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RAVENNA
MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 8 - AGOSTO 2015
PAG. 9
MAURIZIO
FERRINI
TRA HUMOR E ROMAGNA INES BABINI (NEO-CENTENARIA) L’ARTROSCOPIA DELL’ANCA LA RETINOPATIA DIABETICA I BAMBINI E L’AGGRESSIVITA’ L’AUTOSTIMA Via Mantraversa, 19/B
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Sport, Benessere - E...state all’aria aperta. Da 60 anni sanitaria romagnola e' specialista nella realizzazione di plantari personalizzati, ortopedici e per uso sportivo. Una buona performance sportiva parte, infatti, proprio dai piedi. Ciclisti, podisti, calciatori, tennisti, atleti professionisti e amatoriali, possono trarre grande beneficio e giovamento da una corretta postura. Per questo Sanitaria Romagnola propone un esame specifico con apposite solette baropodometriche inserite all'interno delle proprie scarpe sportive. Queste solette sono collegate ad una piccola centralina che, semplicemente fissata in cintura al paziente, permette di eseguire la valutazione in piena libertà: direttamente in sella alla propria bicicletta, durante una camminata, un salto o qualsiasi altro movimento. Le solette rilevano le pressioni esattamente per quelle che sono durante l’atto sportivo evidenziando eventuali vizi o problematiche posturali. Al termine della valutazione i dati raccolti vengono scaricati in un computer ed esaminati con l’esperto: a questo punto sarà possibile stabilire se è necessaria la compensazione con un’ortesi che verrà eventualmente creata su misura per l’atleta. Il risultato che si vuole ottenere è quello di far acquisire allo sportivo maggiore consapevolezza di sé e del proprio corpo: che si tratti di attività agonistica o amatoriale è fondamentale conoscersi non solo per migliorare le proprie prestazioni ma soprattutto per evitare dolori, traumi ed affaticamento. Spesso è ciò che non si vede a fare la differenza. Per appuntamenti e ulteriori informazioni Negozio - Tel. 0545.23669 - info@sanitariaromagnola.it Max - Cell. 335.7848072 - Federico - Cell. 335.6363355
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Nr. 8 - AGOSTO 2015 - www.salute10piu.it LONGEVITÀ
2 INES BABINI - Neocentenaria faentina di Tiziano Zaccaria DERMATOLOGIA
3 SOLE D’AGOSTO, SOLE COCENTE Dott. Ignazio Stanganelli CIBO
6 ALIMENTAZIONE E DIABETE IN ESTATE Dott. Aldo Vallicelli IL PERSONAGGIO
9 MAURIZIO FERRINI Intervista di Tiziano Zaccaria CARDIOLOGIA
12 LA MALATTIA VASCOLARE PERIFERICA Dott. Vladimir Guluta ORTOPEDIA
14 L’ARTROSI DELL’ANCA CAUSATA
DAL CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE
Dott. Manlio Panascì OCULISTICA
16 LA RETINOPATIA DIABETICA Dott.ssa Margherita D’Amato RICERCA
18 LE NUOVE SCOPERTE CONTRO L’EPATITE B PSICOLOGIA
20 I BAMBINI E L’AGGRESSIVITÀ Dott.ssa Isabella Cantagalli SALUTE
22 ATTENZIONE ALLE VERRUCHE - In palestra e in piscina Dott. Antonio Ascari Raccagni BELLEZZA
24 PIÙ SELFIE, PIÙ CHIRURGIA PLASTICA di Anna Danieli PSICOLOGIA
26 L’AUTOSTIMA Dott. José Aguayo Ph. D. I NOSTRI AMICI ANIMALI
29 PET THERAPY - Nuove linee guida in Emilia Romagna Dott.ssa Federica Piras SALUTE 10+ - Anno 5 - N. 8.2015 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it
Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48124 Ravenna Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it - Direttore responsabile: Spada Gabriele Stampa: Modulgrafica Forlivese - Forlì (FC) - www.modulforlivese.it
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LONGEVITÀ
INES BABINI GIOCO A CARTE E A TOMBOLA“
“
La faentina gode di buona salute, ma ha un cruccio: «Mio padre morì al Fronte quando avevo 28 mesi, però lo Stato non mi riconosce più la pensione di orfana di guerra!».
di Tiziano Zaccaria E-Mail: zaccariatiziano@alice.it
Nuova centenaria a Faenza. Si tratta di Ines Babini, nata il 22 maggio 1915, che in occasione del suo primo secolo di vita è stata festeggiata dalla figlia Wanda, dai due nipoti, dai due pronipoti e dagli amici del Centro Sociale Borgo, che frequenta abitualmente. Tutti si sono complimentati con lei per il traguardo anagrafico raggiunto e le hanno augurato un futuro all'insegna di salute e serenità.
Salute che non manca Ines gode di un buona condizione fisica, a parte un comprensibile calo della vista e dell’udito, e di una memoria ancora molto lucida. La sua storia parte dal Borgo Durbecco a Faenza: «Sono nata di fronte alla Chiesa della Commenda – racconta – Mio padre faceva l’operaio, mia madre lavorava nella fabbrica della birra del signor Graziani, in corso Matteotti (attività presente fino alla Seconda Guerra Mondiale, ndr.). Comprava la birra cruda nei barili, poi la cuoceva, la imbottigliava e la distribuiva nei bar della zona».
La Prima Guerra Mondiale… La Prima Guerra Mondiale lasciò subito un segno violento nella vita di Ines: 2
«Mio padre morì al Fronte, sul Trentino, quando io avevo appena 28 mesi. Era in fanteria. Non sappiamo esattamente in che circostanze è morto, comunque ne furono recuperate le spoglie ed oggi è sepolto nel Cimitero di Faenza. Purtroppo, quando è successo, io ero talmente piccola che non ho avuto nemmeno il tempo di conoscerlo. Sono un’orfana di guerra, però purtroppo lo Stato non mi riconosce nulla.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, mi sposai nel 1952 con Luigi Magnani, che era reduce da sette anni di prigionia in Australia, dopo essere stato catturato in Libia. L’avevo conosciuto anni prima, perché era il cugino di una mia cara amica. Sono stata assieme a lui quasi quarant’anni, finché è venuto a mancare nel 1989».
Nel 1980… …quando raggiunsi l’età di sessantacinque anni, iniziarono a darmi una pensione come orfana di guerra, poi però nel 1993 me l’hanno tolta senza spiegarmi il perché. Ora prendo una pensione sociale di 488 euro al mese. Con quelli devo andare avanti, a cento anni». Ines vive comunque serenamente, e con tutto lo stretto necessario, presso la casa di sua figlia. Da tanti anni è socia del Centro Sociale Borgo, che frequenta assiduamente: «Gioco a carte e a tombola. Non vedo più tanto bene e mia figlia mi ha fatto le cartelle della tombola con i numeri grandi». Tornando alla sua storia, Ines ha frequentato le scuole fino alla terza elementare. «Terminate le scuole dell’obbligo, andai a fare la commessa in piazza a Faenza, in un negozio d’abbigliamento.
Nel periodo del boom economico… …dell’Italia, fino alla fine degli anni Settanta, Ines ha lavorato come donna di servizio nelle case della borghesia faentina: «In particolare ho prestato servizio nella casa del signor Sangiorgi, che aveva la farmacia di fronte al Duomo, e in quella del dottor Piazza». Memoria lucida e salute buona a cento anni: Ines però non ha nessun segreto alimentare da svelarci. «Mangio di tutto, senza problemi. Il mio medico di base? Lo vedo al massimo una volta all’anno, quando facciamo un po’ di esami. Che, per ora, sono sempre andati bene». FINE
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DERMATOLOGIA
ATTENZIONE AL SOLE
’ DAGOSTO Alcune BUONE REGOLE per una corretta esposizione solare.
Dott.
Ignazio Stanganelli
Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna
Arriva il sole cocente d’agosto. E’ un mese in cui abbronzarsi è la parola d’ordine, ma dove il sole è preso in maniera sconsiderata può portare danni a breve e lungo termine. I pericoli acuti maggiori sono le scottature (eritemi), le “spellature” alla pelle e le congiuntiviti agli occhi. Gli effetti di una dose cumulativa solare eccessiva nel corso della vita portano ad un precoce invecchiamento della pelle (rughe, macchie, rilassamento cutaneo) ed in particolare nei soggetti con pelle chiara e fotosensibile al rischio di tumori cutanei come i carcinomi ed il melanoma. Studi molto recenti pubblicati su prestigiose riviste internazionali come British Journal of Dermatology e sull’European Journal of Dermatology, dal gruppo di ricerca IOR del Centro di Oncologia Dermatologica dell’IRCCS Istituto Tumori Romagna, hanno rilevato una stretta correlazione tra eccessivo uso di lettini solari artificiali, lunghi tempi di esposizione solare e limitato uso di creme di protezione solare in particolare nei soggetti sotto i 35 anni con pelle chiara, fotosensibile e con lentiggini. Per questo motivo i dermatologi stressano sull’importanza di un’adeguata protezione solare in particolare nei soggetti a maggiore rischio e per acquisire una sorta di “Passaporto per una sana esposizione solare”.
Le buone regole La sensibilità della cute alle radiazioni ultraviolette può variare notevolmente tra gli individui. Questa variabilità condiziona le reazioni cutanee promosse dalla luce solare e può essere utilizzata per determinare il cosiddetto fototipo. Il fototipo rappresenta la qualità della risposta di un soggetto all'azione dei raggi solari ed è calcolata considerando l’insieme di alcune caratteristiche fisiche con la risposta cutanea ai raggi solari. Per maggiore semplificazione i soggetti classificati 1 e 2 vengono definiti Fototipi chiari, i soggetti 3 e 4 Fototipi
scuri, ed infine i soggetti 5 e 6 Fototipi molto scuri. I soggetti a fototipo chiaro sono di razza caucasica di tipo nord europeo, i soggetti a fototipo scuro sono di razza caucasica di tipo mediterraneo, i soggetti molto scuri sono rappresentati dalla razza asiatica (fototipo 5) e dalla razza nera (fototipo 6). Una volta identificato il proprio fototipo è più semplice adeguare i propri comportamenti per una corretta esposizione al sole, godendo dell’aria aperta e delle vacanze al mare o in montagna senza correre »SEGUE rischi.
I 6 FOTOTIPI SECONDO LA CLASSIFICAZIONE DEL DERMATOLOGO AMERICANO FITZPATRICK FOTOTIPO 1 “chiaro”
Capelli biondo-rossi, occhi chiari, carnagione chiara con efelidi, estremamente sensibile al sole, si scotta sempre, non si abbronza mai.
FOTOTIPO 2 “chiaro”
Capelli biondi o castano chiaro, occhi chiari, carnagione chiara, spesso presenza di efelidi, sensibile al sole, cioè si scotta con facilità e si abbronza con difficoltà.
FOTOTIPO 3 “scuri”
Capelli castani, occhi marroni o chiari, carnagione moderatamente scura, può scottarsi, ma si abbronza.
FOTOTIPO 4 “scuri”
Capelli castano scuro o neri, occhi scuri, carnagione olivastra, si scotta di rado, si abbronza con facilità.
FOTOTIPO 5 “molto scuri”
Capelli neri, occhi scuri, carnagione bruno olivastra, si abbronza intensamente.
FOTOTIPO 6 “molto scuri”
Capelli neri, occhi neri, carnagione nera, non si scotta mai, soggetto di razza negra.
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Se si ha un fototipo 1 o 2.
Evitare l’esposizione eccessiva e le conseguenti scottature. Perchè? Chi si scotta frequentemente (cute chiara e fotosensibile) e possiede fattori genetici predisponenti ha maggiori possibilità di sviluppare i tumori della pelle.
Esporsi gradualmente per consentire alla pelle di sviluppare una naturale abbronzatura. Perchè? L’abbronzatura graduale riduce il rischio di scottature solari e per realizzarla si possono usare creme solari. Infatti ci si abbronza anche con fattori di protezione elevati: l’abbronzatura appare più lentamente e meno intensa, ma è più uniforme e dura di più. Bisogna continuare a usare creme solari anche quando si è già abbronzati perché la cute abbronzata non è protetta completamente dall’azione degli UV che creano danni al DNA e alle fibre elastiche della pelle.
Evitare di esporsi durante le ore centrali della giornata. Perchè? In tali ore vi è un maggiore irraggiamento del sole e il grado di intensità delle radiazioni ultraviolette è massimo (vedi UV-index). Questo essenzialmente perché la quantità di radiazioni UV è collegata all’angolo di elevazione del sole (ossia quanto il sole è alto sull’orizzonte). Per lo stesso motivo ai tropici e in alta montagna è necessaria una protezione maggiore.
Proteggere i bambini dalle scottature ed evitare l’esposizione solare diretta dei neonati fino a 1 anno. Perché? Ustioni solari in età pediatrica correlano con un aumentato rischio di sviluppare melanoma in età adulta. Inoltre i neonati, pur avendo un numero di melanociti pari agli adulti, hanno la pelle molto più sottile pertanto è più sensibile al danno da UV ed è in grado
di assorbire più facilmente gli ingredienti chimici contenuti nelle creme solari. Per questi motivi ai bambini andrebbe applicata una crema solare dopo i 6 mesi di vita con una protezione molto alta (50+ SPF) ed a base di filtri fisici (esempio: ossido di zinco). La pelle dei neonati inoltre è soggetta a disidratazione e i sistemi di protezione del corpo, come la termoregolazione, non sono ancora completamente sviluppati. Per questo motivo i piccoli possono stare al mare nelle prime ore della mattinata.
Utilizzare degli indumenti per proteggersi dai danni del sole come il cappello a falda larga che protegge gli occhi, viso e collo, camicia a manica lunga, pantaloni lunghi e occhiali da sole con filtro UV 100. Perché? La barriera fisica creata dagli indumenti è efficace nel bloccare gli UV e la loro capacità non varia nel tempo anche se non bisogna dimenticare che essa dipende da diversi fattori (umidità, colore e fibre). Un tessuto bagnato, chiaro e di cotone è meno efficace nel proteggere dagli ultravioletti rispetto ad un tessuto asciutto, scuro in fibre “fitte”. Gli occhiali da sole hanno la possibilità
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di ridurre il danno agli occhi tanto che l'Unione Europea li classifica come "dispositivi di protezione individuale". Approfittare dell’ombra naturale di alberi, tettoie, ombrelloni. Perché? L’ombra impedisce l’incidenza diretta dell’UV sulla nostra cute quindi riduce il danno attinico. Essa non può impedire l’incidenza riflessa dell’UV, che comunque è meno intensa e quindi meno dannosa. Infatti la pelle viene colpita dalla radiazione diretta del sole, ma anche da quella riflessa.
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Usare creme solari adeguate al proprio fototipo con filtri per i raggi UVA e UVB; (in caso di allergie ad un componente della crema, consultare il dermatologo che consiglierà un prodotto adatto). Perché? Le creme solari riducono il danno attinico perché hanno dei filtri antisolari, che sono sia fisici cioè sostanze in grado di riflettere i raggi solari come uno specchio, sia chimici cioè capaci di assorbire e bloccare l'energia solare. Il fattore di protezione di un prodotto solare è calcolato con metodologie diverse a seconda che ci si riferisca ai raggi UVA e UVB (per questo sulla confezione dei solari attivi sia contro UVA e UVB devono essere riportati entrambi i valori) e dipende dalla quantità e dalla qualità del filtro presente. La protezione UVB serve fondamentalmente a evitare scottature, ma i solari devono proteggere anche contro gli UVA, responsabili dei danni più profondi per la pelle. Per scegliere la crema solare con fattore di protezione solare o SPF adeguato è opportuno conoscere il proprio fototipo (vedi tabella a pag. 3) e conoscere il tempo di esposizione solare in cui la nostra pelle si arrossa. Tanto più il nostro fototipo è chiaro tanto più SPF dovrà essere alto.
Applicare le creme fotoprotettive in dosi adeguate e per più volte durante l’esposizione. Perché? L’efficacia delle creme solari contro i danni attinici dipende dalla quantità di crema che si applica sulla cute e dal numero di applicazioni. La quantità raccomandata dalla comunità europea nella campagna per la protezione solare è di 36gr. (circa a 6 cucchiai colmi) ad applicazione per un intero corpo adulto, ma nelle condizioni reali dell’uso quotidiano la quantità di prodotto applicato, è nettamente più bassa. Il numero di applicazioni è influenzato da diversi fattori tra cui il fattore di protezione solare o SPF, il numero di bagni al mare e l’attività fisica. Non bisogna dimenticare che ogni crema, a causa del sudore o dell’acqua, si diluisce fino a scomparire. Pertanto è importante riapplicarla per evitare che perda la sua azione protettiva soprattutto in caso di sport all’aperto o dopo avere fatto un bagno in mare o in piscina. In ogni caso, bisogna rilevare che l’azione della luce e il fatto che i filtri più avanzati si fermano negli strati superficiali della pelle, rendono necessarie nuove applicazioni del prodotto ogni 2-3 ore, per renderlo veramente protettivo.
UV Index: un modo per conoscere meglio l’intensità delle radiazioni. Perché? L´indice universale della radiazione UV solare, detto più semplicemente indice UV (sigla UVI dall'inglese Ultra Violet Index), descrive il livello di radiazioni UV provenienti dal sole che raggiunge la superficie terrestre in una certa area geografica. I valori dell’indice variano da 0 a 12: più è alto il valore dell’indice, maggiore è il potenziale danno per la pelle e gli occhi e inferiore è il tempo necessario perché tale danno si verifichi. Quindi se vogliamo conoscere in maniera precisa l’intensità delle radiazioni ultraviolette un modo modo semplice ed interattivo è quello di collegarsi alla agenzia ARPA dell’Emilia-Romagna (www.arpa.emr.it) e cercare l’UV index FINE di una specifica località turistica. Martedì 7 luglio 2015 è stato presentato presso il bagno Cala Celeste di Lido Adriano, il libro “Il sole e la Pelle”, firmato da Ignazio Stanganelli. Questo libro nasce come modello di ricerca e di intervento educazionale attraverso la sintesi del lavoro svolto nel progetto “Salviamo la Pelle” dell’Istituto Oncologico Romagnolo. Edizioni Minerva Medica. (ndr).
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CIBO
ALIMENTAZIONE
ECONSIGLI DIABETE PER L’ESTATE Dott.
Aldo Vallicelli
Nutrizionista E-mail: aldoval57@libero.it
I suggerimenti che voglio dare sono rivolti soprattutto ai diabetici di tipo 2, anche se possono valere anche per quelli di tipo 1 e che fanno solo insulina. La maggior parte delle persone con diabete di tipo 2 è sovrappeso o obesa, mangia troppo o male ma, soprattutto, fa poca attività fisica. Dare consigli sulla dieta significa dare consigli sul modo di vivere con particolare riferimento al mangiare ma, anche, sulla giusta e corretta attività fisica. Una alimentazione corretta per i diabetici non è molto diversa da quella consigliata a tutti quelli che vogliono stare bene, diabetici e no.
Il primo suggerimento… …sul comportamento alimentare in estate è quello di incrementare il consumo di liquidi. Normalmente si bevono 1-1.5 litri di acqua al giorno. Con il caldo si deve aumentare il consumo di acqua del 20-30%. In estate si suda di più. La sudorazione è un meccanismo di difesa del nostro organismo, essendo un efficace meccanismo di termoregolazione. 6
Nelle persone con diabete, soprattutto con molti anni di malattia, il meccanismo della sudorazione è alterato, con un aumento del rischio di colpi di calore e scompenso cardiocircolatorio acuto. Preferire acqua naturale o con l'aggiunta di anidride carbonica, oppure infusi preparati in casa come tè o camomilla. Evitare tutte le bevande dolci come bibite e succhi di frutta, compresi i succhi senza zuccheri aggiunti. SULLE SPIAGGE DELLA
RIVIERA ADRIATICA
ll diabete è una diffusa patologia metabolica, conosciuta in maniera superficiale dalla maggioranza delle persone. È una malattia che va tenuta costantemente sotto controllo e può colpire chiunque, recando gravi complicanze a vista, arti, reni, cervello e cuore. In Romagna, ai servizi offerti dal Sistema Sanitario Nazionale, si affianca l’associazione Diabete Romagna, che grazie ai suoi sostenitori e ai suoi volontari, si adopera quotidianamente per sostenere i malati e le loro famiglie.
Limitare il consumo di bevande alcoliche, compresi il vino e la birra, a modeste quantità da bere solo ai pasti principali.
Un altro consiglio importante…
…riguarda il consumo di verdura e frutta di cui se ne suggerisce un consumo abbondante soprattutto per quanto riguarda la verdura. La verdura è costituita per oltre il 90% di acqua e, quindi, può dare un buon apporto di liquidi. Non dà praticamente apporto calorico e contiene pochissimi zuccheri e, quindi, se ne può mangiare a volontà.
Il diabete non va in vacanza: chi ce l’ha, tutti i giorni dell’anno deve più volte al giorno misurare la glicemia e iniettare, tramite puntura o microinfusore, l’insulina, che è l’ormone di cui il corpo necessita per far sì che le cellule assorbano il glucosio e lo utilizzino come energia. Perciò questa estate l’associazione ha lanciato “Diabete Beach: dieci facili consigli per una corretta alimentazione”, iniziativa nata per diffondere sui bagni della riviera adriatica del materiale divulgativo preparato dal nutrizionista Aldo Vallicelli, ricco di consigli per un corretto e sano stile di vita. Il diabete infatti è associato all’alimentazione e il periodo estivo è il momento migliore in cui prendere consapevolezza di come sia tutto sommato semplice riuscire a star bene.
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Il diabete di tipo 1 induce il pancreas a non produrre l’insulina (la chiave necessaria per aprire le porte di ingresso al glucosio) che quindi non potendo entrare nelle cellule non riesce nemmeno a produrre energia. Il diabete di tipo 2, invece, si verifica quando la quantità di insulina (chiave) è sufficiente, però il numero di porte (recettori cellulari) che permettono l’ingresso del glucosio è troppo scarso. Anche se l’insulina c’è, quindi, non può essere usata efficacemente: questa situazione è detta insulinoresistenza e provoca l’aumento della glicemia nel sangue.
È ricca di fibre che rallentano l'assorbimento dei carboidrati del pasto riducendo l'aumento della glicemia dopo il pasto. Contiene molte vitamine, minerali e sostanze antiossidanti che riducono il dannoso effetto ossidativo della glicemia elevata. Vanno bene tutte le verdure, in particolar modo quelle colorate come peperoni, carote, pomodori. Le patate vanno consumate al posto del pane. I legumi hanno pochissimi grassi e molte fibre: si possono consumare al posto della carne o del pane.
La frutta fresca… …ha le stesse proprietà della verdura ma, in virtù di un contenuto di zuccheri che va dal 5 al 20%, se ne deve limitare il consumo a 2-4 porzioni al giorno. Una porzione di frutta è di 150-200 grammi.
Per il cocomero, che ha meno zuccheri, una porzione è di 300-400 grammi. Meglio evitare la frutta secca zuccherina come fichi secchi e datteri e la frutta sciroppata. Fra la frutta fresca al naturale si deve fare qualche attenzione in più a quella un po' più zuccherina come banane, fichi, uva e cachi. Preferire frutta di stagione e proveniente da zone vicine in quanto conserva maggiormente il suo contenuto di vitamine.
vegetali o pomodoro aggiungendo poco olio di oliva extravergine a crudo. In estate si possono preparare piatti di pasta e riso freddi. Accompagnare sempre la pasta con un contorno di verdure. Preferire pane integrale perchè contiene le fibre che rallentano l'assorbimento dei carboidrati evitando che la glicemia aumenti troppo rapidamente. Ridurre il consumo di alimenti grassi come carni grasse, salumi, formaggi stagionati.
Per quanto riguarda il pane e la pasta… …è completamente sbagliato eliminarli dalla dieta giornaliera. I carboidrati, di cui sono composti principalmente, sono elementi nutrizionali fondamentali nella alimentazione delle persone con diabete e, al momento, non esistono dati scientifici per suggerire diete a basso consumo di carboidrati (meno di 130 grammi al giorno). Si deve solo cercare di non mangiarne troppi. Consiglio un piatto di pasta o di riso di 80-100 grammi (peso da crudo) a pranzo e 2 o 3 fette piccole di pane (60-80 grammi) a cena con la pietanza. La pasta deve essere condita preferibilmente con
Dare la preferenza a carni magre e pesce da consumare non più di 1 volta al giorno. Le uova si possono mangiare 1 o 2 volte alla settimana. Preferire cotture ai ferri, alla griglia, al vapore.
E dopo il pasto? Mangiare molti di questi alimenti ricchi di proteine e grassi può affaticare la digestione. Inoltre, un loro consumo eccessivo, può affaticare i reni, oltre a fare aumentare il colesterolo e contenere molto sodio. »SEGUE
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Dott. Mauro Passarini MEDICO CHIRURGO SPECIALIZZATO CHIRURGIA OSTETRICA
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Fare la prima colazione è importante perché così riforniamo il nostro organismo della giusta quantità di energia per iniziare la giornata dopo il digiuno notturno. Molto spesso si acquisisce questa abitudine in quanto alla mattina si ha fretta per impegni di lavoro o scuola. Consiglio di approfittare delle vacanze per trovare un po' di tempo per questo pasto importante. Si possono bere latte, yogurt o un bicchiere di spremuta di frutta con cereali, biscotti secchi o fette biscottate.
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Ipercolesterolemia e ipertensione spesso si associano al diabete e l'insufficienza renale è una complicanza comune in questi pazienti. Come condimento preferire l'olio di oliva extravergine, meglio se da crudo, in quantità non superiori ai 3-4 cucchiai al giorno. Usare meno sale possibile sia per gli effetti sulla ipertensione che sulla sete.
frutta o una piccola porzione di gelato, meglio se alla frutta. Evitare invece pasticceria e il cioccolato in quanto sono anche ricchi di grassi. Una coppetta di gelato alza un po' la glicemia, ma, si può mangiare quando si fa una passeggiata. Un po' di gelato ogni tanto dà buon umore ed il buon umore fa bene al diabete.
Qualche suggerimento sul consumo di dolci
Molto spesso le persone obese e/o con diabete non la fanno. Esiste un nesso di causalità fra il non fare la prima colazione e queste situazioni patologiche.
La prima colazione
Si possono consumare con moderazione biscotti, ciambella, torte alla
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Il moto Per quanto riguarda l'attività fisica suggerisco di approfittare della buona stagione per cominciare a muoversi un po' di più iniziando un’abitudine che, magari, si può continuare anche dopo. D'inverno, di solito, soprattutto durante festività è più frequente mangiare di più. Il brutto tempo inoltre favorisce la sedentarietà. La stagione invernale, di conseguenza, è il periodo in cui spesso le glicemia tende a salire di più nelle FINE persone con diabete.
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IL PERSONAGGIO
MAURIZIO
FERRINI L’ex venditore di pedalò di “Quelli della Notte”, dopo una lunga pausa “forzata”, sta preparando il rientro. «Vorrei fare un film sulla Romagna, senza luoghi comuni». E’ vegetariano e si cura con l’omeopatia.
Intervista di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it Nato a Cesena nel 1953, Maurizio Ferrini salì alla ribalta nel 1985 nella trasmissione televisiva “Quelli della notte”, nella quale Renzo Arbore lo volle come presenza fissa.
Lei a quei tempi non era ancora conosciuto: come riuscì a contattare Arbore per proporsi a “Quelli della Notte”? «Gli feci avere una cassetta, con la registrazione di un mio spettacolo, affidandola a Nicoletta Braschi».
La moglie di Roberto Benigni
“QUELLI DELLA NOTTE”
«Sì, allora erano ancora fidanzati. Io la conoscevo dai tempi dell’adolescenza, perché siamo entrambi di Cesena. Lei riuscì a mettere la mia cassetta nelle tasche di Arbore durante una festa.
Pensai a quella strategia come l’unico modo per riuscire a contattarlo, poi seppi che Arbore era sull’elenco telefonico… e che mi sarebbe bastato sfogliarlo per trovare il suo numero. Comunque, Renzo vide la cassetta e mi chiamò. Il resto lo sapete».
Com’era e com’è attualmente il suo rapporto con Arbore? «Con Renzo c’è sempre stato un rapporto di grande amicizia. Lui nello spirito è più romagnolo di me. Fra l’altro, lui da adolescente veniva in vacanza a… »SEGUE
Nel programma “cult”, Ferrini mostrò il suo modo eccentrico di fare comicità, interpretando il ruolo di un rappresentante di pedalò vetero-comunista. A fianco di altri personaggi celebri come Nino Frassica, Andy Luotto e Riccardo Pazzaglia, si fece conoscere ed apprezzare dal pubblico televisivo, lanciando il popolare tormentone "Non capisco, ma mi adeguo".
Come nacque il personaggio del venditore di pedalò? «Nacque nelle serate che facevo all’inizio degli anni Ottanta, dove interpretavo uno stravangante personaggio che vendeva persone. Fu Arbore a dirmi: “Perché non fai il venditore di pedalò?”. Così corressi un po’ il mio personaggio, lasciandogli comunque i tratti ed i contenuti di prima». 9
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RAVENNA & Provincia » FORLÌ » CESENA LUGO&BAGNACAVALLO » IMOLA …Riccione, dove la sua famiglia affittava una casa di proprietà del Duce. Quindi è molto legato alla nostra terra, soprattutto alla Romagna vacanziera, quella del mare, perché gli ricorda la sua infanzia».
Dopo “Quelli della Notte”, partecipò all'edizione 1989/90 di “Domenica in”, lanciando il suo secondo personaggio di successo: la signora Emma Coriandoli, parodia della casalinga media italiana. «Creai quel personaggio assieme a
Gianni Boncompagni. Fu grazie a questa interpretazione che nel 1991 Antonio Ricci mi chiamò a condurre “Striscia la notizia”, dapprima in coppia con Sergio Vastano, poi con Alba Parietti. Quella di “Striscia” è stata un’esperienza eccellente: Ricci è una persona formidabile».
Fra la fine degli anni Ottanta ed i primi anni Novanta ha recitato anche in alcuni film molto popolari. «Fra gli altri, nel 1986 feci l'agente
Gridelli ne “Il commissario Lo Gatto”, diretto da Dino Risi, al fianco di Lino Banfi. Due anni dopo partecipai a “Compagni di scuola”, diretto da Carlo Verdone, dove interpretavo l'ex alunno Armando Lepore».
Dopodiché lei è scomparso per diversi anni dagli schermi, piccoli e grandi. Che è successo nel frattempo? «Mi sono dato agli studi ed ai viaggi. Mi sono preso una pausa di vita. Sono stato lontano dal mondo dello spettacolo anche perché ho detto dei “no” che hanno fatto arrabbiare alcune persone importanti. “No” motivati dal fatto che i contenuti delle cose che mi proponevano – tra le quali dei cinepanettoni – erano a volte volgari e non in linea con le mie idee».
Ci fu la parentesi del 2005, quando Simona Ventura la chiamò a partecipare al reality show “L'isola dei famosi” ad edizione in corso. Sfiorò la vittoria, finendo secondo dietro a Lory Del Santo. «L’Isola è stata un’esperienza molto profonda ed estrema. Le persone a casa vedono soltanto ciò che accade durante i collegamenti, ma non si rendono conto del resto. Io sono molto credente; ecco, può suonare strano, ma “L’Isola dei Famosi” mi ha arricchito dal punto di vista spirituale».
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Direttore Sanitario Dr. Pier Luigi Fiorella Specialista in Medicina dello Sport e Cardiologia Autorizzazione sanitaria n. PG6592 del 01/03/04
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Tornando a "Quelli della notte": cosa direbbe oggi il venditore di pedalò filo-sovietico? «Sarebbe spiazzato. Le ideologie sono tramontate e non c’è rimasto nulla della politica degli anni Ottanta».
Cosa pensa della classe politica italiana di oggi? «I rappresentanti politici dei tedeschi, su tutti la Merkel, sono esattamente come i tedeschi. Allo stesso modo, i nostri rappresentanti politici assomigliano a noi. Perciò è inutile lamentartsi. Noi italiani siamo così, come chi ci rappresenta».
MAURIZIO FERRINI CON NINO FRASSICA E RENZO ARBORE
Un romanzo divertente, ma che non parli di valzer o di altri luoghi comuni. Vorrei togliere dalla Romagna quelle banalità che l’hanno violentata e rovinata. Se trovo un regista bravo, lo faccio girare a lui. Sennò, lo faccio io».
Per chi vota? «Preferisco non esprimermi. La politica è come la fede, è un fatto privato. E poi la posizione politica di un attore non interessa a nessuno. Che Alberto Sordi votasse democristiano, non importava alla gente, che giustamente si interessava soltanto ai suoi film».
Vive ancora in Romagna? «Dopo aver abitato per otto anni ad Ancona, da poco mi sono trasferito a Milano, dove sto lavorando su alcuni nuovi progetti. Ma conto di mantenere una doppia cittadinanza, romagnola e milanese».
“Salute 10+” è una rivista di sanità e non possiamo esimerci da questo argomento. Lei per qualche anno ha sofferto di depressione: come è riuscito a superarla? «La depressione di cui soffrivo io, era la stessa che oggi affligge milioni di italiani. Ero depresso perché nessuno mi chiamava per propormi qualche lavoro interessante. Guardavo la “spazzatura” che veniva propinata in televisione e nei cinema, e stavo male. Poi ho capito che dovevo risollevermi con le mie forze».
Su quali progetti lavora? «Su uno in particolare: vorrei fare un film sulla Romagna.
Oggi come sta? «Oggi sto veramente bene.
Ci tengo a dire che sono un grande salutista, un vegetariano convinto da otto anni. Non bevo alcolici, non fumo e prendo al massimo un caffè al giorno. La mia salute è migliorata in maniera esponenziale da quando non mangio più carni rosse. Come Arbore, amo molto la cucina orientale, la cosiddetta cucina “fusion”; sono incuriosito dalle contaminazioni culinarie».
Il suo rapporto con i farmaci? «Sono un anti-Verdone (celebre nel mondo dello spettacolo per essere un grande appassionato di medicina e profondo conoscitore di decine di farmaci, ndr.). Mi curo con l’omeopatia. Sono unicista (la terapia omeopatica unicista consiste in una cura fortemente personalizzata, con un solo medicinale, ndr.). Quando lavoravo a “Striscia la Notizia”, sono stato paziente di Antonio Negro, un grande medico, morto a cento anni. Molte cose le ho imparate da lui». FINE
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CARDIOLOGIA
10 DOMANDE sulla MALATTIA
VASCOLARE
PERIFERICA 2 Quali sono le cause?
Dott.
Vladimir Guluta
Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com
1 Cosa significa “malattia vascolare periferica”? Nella pratica di tutti i giorni, per malattia vascolare periferica intendiamo le patologie restrittive (ostruttive) che coinvolgono le arterie degli arti inferiori. Sotto lo stesso nome sono anche le ostruzioni arteriose degli arti superiori ma, per fortuna queste patologie sono estremamente rare.
FLUSSO DEL SANGUE VALVOLA
COAGULO DI SANGUE (TROMBO)
Le patologie arteriose ostruttive “ristringono” il lume delle arterie che portano sangue verso le strutture degli arti (cute, muscoli, ossa) riducendo in questo modo la quantità di ossigeno in grado di raggiungere le suddette strutture. 12
Le cause che ammalano le arterie degli arti inferiori sono le stesse che determinano la malattia di qualsiasi arteria del nostro organismo. Raggruppati sotto il nome di “fattori di rischio cardiovascolare” sono implicati principalmente: il fumo, l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito e l’ipercolesterolemia.
3
Come si manifesta la malattia?
Qualsiasi struttura del nostro organismo il cui flusso di sangue viene significativamente ridotto può esprimersi con sintomi dovuti proprio al basso flusso di sangue (sintomi di ischemia). Il sintomo principale è la “claudicatio” intermittens che significa la comparsa di dolore a livello dell’arto nel momento in cui non gli arriva abbastanza ossigeno. Inizialmente il sintomo si presenta sotto sforzo, ma con il passare del tempo ed il progressivo aumento del grado di ristringimento del lume arterioso e quindi il conseguente calo dell’afflusso di sangue, il disturbo compare anche a riposo. Il sintomo classico è il dolore ma a volte si può avvertire un senso di “pesantezza dell’arto”, “bruciore”, “crampi” oppure di intenso “calore”. La più frequente localizzazione del sintomo è a livello delle natiche, cosce e polpacci.
Quando il fastidio compare sotto sforzo, fermandosi per pochi minuti il sintomo scompare e si è di nuovo in grado di camminare.
4 Altri problemi oltre al dolore? La mancanza di una giusta quantità di sangue ed ossigeno ai tessuti può indurre la comparsa di alterazioni importanti principalmente a livello della cute e dei muscoli. Parliamo di alterazioni della struttura dei tessuti (abrasioni, ulcerazioni dolorose), dell’infezione delle strutture (flemmoni) o la morte dei tessuti (gangrena). Nella maggior parte dei casi, le lesioni possono coinvolgere non solo la cute ma anche il tessuto sottocutaneo, i muscoli, i tendini, le articolazioni e le ossa sottostanti.
5 La malattia può comparire anche all’improvviso? Senz’altro sì ed in quei casi, il quadro patologico è dovuto all’occlusione acuta di un’arteria dell’arto. Un arto il cui sangue viene a mancare bruscamente è freddo, pallido (più bianco rispetto al controlaterale) e molto dolente. Il quadro viene chiamato “ischemia acuta”, oppure “ischemia critica”. Nella stragrande maggioranza dei casi l’occlusione è dovuta ad un coagulo di sangue (trombo), il quale come un tappo chiude (occlude) l’arteria.
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Il trombo proviene molto spesso dal cuore o da placche arteriosclerotiche che si trovano nell’aorta addominale. Se il circolo non viene rapidamente ripristinato i tessuti dell’arto possono morire portando all’amputazione del segmento interessato.
6 Il gonfiore del piede o gamba sono segni della malattia? No. Il gonfiore (edema) del piede o della gamba non hanno nulla a che fare con la malattia arteriosa. La sua presenza indica una diversa causa (cardiaca, renale, epatica, tiroidea, venosa, ecc.).
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Qualcosa di particolare?
Quando si ha cura di un paziente con malattia arteriosa periferica bisogna ricordarsi che la stessa malattia può essere presente non solo a livello delle arterie degli arti inferiori ma anche altrove. Principalmente, bisogna cercare ristringimenti arteriosi (anche se asintomatici) a livello delle carotidi carotidi (arterie che portano sangue al cervello), delle coronarie (le arterie del cuore) e dell’aorta addominale e dei suoi rami principali. Spesso, la malattia arteriosa ostruttiva è polidistrettuale, coinvolgendo arterie di vari organi.
8 Come diagnosticare?
Quando c’è il sospetto clinico (sintomi oppure polsi arteriosi non apprezzabili) abbiamo a disposizione alcune indagini che possono fare diagnosi di “ristringimenti arteriosi significativi”. Si tratta dell’ecodoppler arterioso degli arti inferiori (approfondimento sull’Ecocolor Doppler a pagina 9 di SALUTE 10+ n.7.2015 - www.salute10piu.it). L’esame “vede” le placche e/o i trombi nelle arterie e valuta la validità del flusso del sangue a tutti i livelli degli arti. Altre indagini non invasive possono essere l’angio TAC e l’angio RM, oppure invasive come l’arteriografia digitale.
mentre in altri casi i medici ritengono opportuno consigliano l’intervento chirurgico. Nelle forme da occlusione arteriosa acuta possiamo estrarre il trombo con l’aiuto di un particolare catetere oppure di scioglierlo con farmaci. Indipendentemente dal tipo di terapia invasiva, tutti i pazienti affetti dalla malattia arteriosa ostruttiva devono assumere dei farmaci specifici e controllare al meglio, i fattori di rischio cardiovascolare.
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APPLICAZIONE DI UN ECOCOLOR DOPPLER
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Quale terapia?
Per le forme croniche abbiamo la soluzione chirurgica (bypass) oppure quella percutanea (angioplastica con eventuale posizionamento di stent). Le due forme terapeutiche non sono concorrenziali ma complementari; in alcuni casi la soluzione terapeutica è quella percutanea (PTA)
Ci sono altri mezzi per combattere la malattia?
Ci sono delle buone probabilità di rallentare la progressione della malattia arteriosa periferica. Per questo è indispensabile correggere i fattori di rischio cardiovascolare. Significa smettere di fumare, controllare l’ipertensione arteriosa, mantenete il diabete in equilibrio, ottenere dei normali valori di colesterolo totale e di quello “cattivo” (LDL-colesterolo). Insieme ai farmaci, la volontà di combattere la malattia, la dieta e l’attività fisica associata possono dare una FINE mano non indifferente.
AMBULATORIO DIAGNOSTICA ECOCOLOR DOPPLER Vasi Carotidei (Tronchi Sovraaortici), Arti Inferiori e Superiori (Arterioso e Venoso) Visite Flebologiche - Terapia Sclerosante Vasi Capillari.
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ORTOPEDIA
ARTROSI ’
DELLANCA Se causata da “CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE”, si interviene con le nuove tecniche di chirurgia artroscopica. Ecco in cosa consiste questa patologia ed il trattamento che viene applicato.
Manlio Panascì Chirurgo Ortopedico GVM Care & Research
Il conflitto femoro-acetabolare (FAI) è ormai ritenuto a tutti gli effetti una causa importante per la patologia artrosica dell’anca. Il meccanismo patologico alla base è una deformazione della testa femorale e del collo o del tetto acetabolare, che è causa di conflitto durante il movimento. L’articolazione dell’anca nel FAI (conflitto femoro-acetabolare) è simile a quella osservata nella displasia (sviluppo anormale di un organo o di un tessuto), anche se i meccanismi che la determinano sono differenti. Nella displasia la testa tende a sub-lussarsi e ad uscire della fossa acetabolare, mentre nel FAI la testa rimane pressoché centrata, ma il range di movimento diminuisce a causa di una disfunzione acetabolare o femorale ed in alcuni casi combinata.
LABBRO ACETABOLARE TESTA FEMORALE NORMALE
TESTA FEMORALE DEFORMATA
porzione prominente del femore al passaggio labbro acetabolare-cartilagine acetabolare. Tali reperti sono maggiormente riscontrati nella porzione anterosuperiore dell’acetabolo e determinano nel tempo uno scollamento della cartilagine (flap condrali) con conseguente condropatia (sofferenza del tessuto cartilagineo). Questa lesione tende ad aumentare progressivamente di dimensione, mentre il labbro acetabolare è interessato solo parzialmente, almeno nelle prime fasi.
Esistono due tipologie di conflitto Il CONFLITTO TIPO CAM è maggiormente presente in giovani maschi sportivi ed è il risultato di un’alterata morfologia della testa femorale che causa appunto un conflitto con la cavità acetabolare, non in grado di accomodare un aumentato raggio della testa femorale. I ripetuti movimenti della testa morfologicamente non sferica creano delle forze di taglio che causano uno scollamento a livello della cartilagine in contatto con la 14
Il conflitto TIPO PINCER (deriva dall’effetto pinza) invece è maggiormente riscontrato in donne sportive di mezza età. L’alterazione in questo caso è a carico dell’acetabolo, che determina un’eccessiva copertura della testa femorale. Tale anomalia da un lato aumenta la superficie di contatto tra l’epifisi femorale (ovvero la parte tondeggiante della palla del
femore) e l’acetabolo, dall’altro determina un conflitto tra il collo del femore e la rima acetabolare. Il labbro acetabolare è la struttura maggiormente colpita da questo conflitto. A seguito del precoce stop indotto dall’eccessiva copertura acetabolare, si verificano fenomeni di sublussazione dell’anca, principalmente sul versante postero-inferiore (lesione da contraccolpo). La condropatia in questo caso s’instaura sul versante postero-inferiore e nella porzione centrale dell’acetabolo. Il conflitto tra femore e acetabolo può presentarsi con un quadro definito “MISTO” DOVE CAM E PINCER SONO ENTRAMBI PRESENTI; questa è la condizione più frequente e nel quale i caratteri clinici e strumentali sono sovrapposti. Questo conflitto colpisce la cartilagine articolare, ma la prevalenza del Cam determina un danno cartilagineo maggiore perché accade più precocemente e i sintomi sono inizialmente più sfumati.
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DOLORE TESTA FEMORALE
ACETABOLO
E’ infatti frequente che, quando il paziente inizia a lamentare dolore, le lesione cartilaginea sia già presente. Nel quadro Pincer invece, le fibre propriocettive del labbro acetabolare causano dolore precocemente, permettendo solitamente una diagnosi anticipata.
Il trattamento Le recenti scoperte ottenute con le tecniche artroscopiche, in particolare con strumenti dedicati e l’affinamento dei gesti chirurgici, hanno permesso di trattare questo problema in modo meno invasivo rispetto alla decompressione a cielo aperto. L’artroscopia d’anca presenta molti vantaggi teorici sulla chirurgia aperta, su come si possano raggiungere gli stessi obiettivi chirurgici parimenti alla metodica aperta. L’artroscopia può essere fatta con una sola notte di pernottamento; riduce la morbidità alla ferita; evita la lussazione, permettendo quindi un recupero più rapido ed elimina il rischio di fratture. Infine, le strutture capsulo-legamentose sono meno sollecitate e quindi diminuisce il rischio di instabilità post-operatoria. Sono state descritte diverse tecniche per
l’artroscopia d’anca, così come diverse tecniche per il trattamento artroscopico del conflitto femoro-acetabolare (FAI). Nell’artroscopia di anca l’articolazione è divisa in due compartimenti principali: quello centrale e quello periferico. BACINO ACETABOLO COLLO FEMORALE
FEMORE
TESTA FEMORALE
L’interno dell’articolazione (chiamato compartimento centrale) comprende, oltre alla cartilagine dell’acetabolo e della testa del femore, il labbro acetabolare e la fossa acetabolare legamento teres con ilteres, che che si trova all’interno dell’acetabolo e che ancora la testa del femore all’acetabolo stesso. La zona extrarticolare (chiamata compartimento periferico) è accessibile senza trazione, e contiene la porzione extra-articolare della testa femorale, il collo femorale e la capsula articolare, che avvolge come un manicotto tutte queste strutture. La tecnica chirurgica utilizzata per il FAI prevede una parte dedi-
cata al compartimento centrale ed una dedicata al compartimento periferico. Nel comparto centrale si esegue, ove fosse danneggiato, una riparazione del labbro acetabolare, utilizzando ancore riassorbibili che permettono di far aderire nuovamente questa struttura al bordo dell’acetabolo. Grande attenzione viene posta al riconoscimento di eventuali lesioni della cartilagine, stimolando la riparazione con l’aiuto di membrane esterne. Nel compartimento periferico invece, l’eventuale rimodellamento del collo femorale in caso di conflitto tipo Cam è eseguito modificando i portali secondo la zona da raggiungere e l’anca può essere mobilizzata al fine di valutare e rimuovere il bump (bernoccolo, rigonfiamento, bozza) presente. Nel caso di un conflitto tipo Pincer l’osso è rimodellato per creare una nuova superfice di transizione con la parte sana del labbro, che è quindi reinserito al bordo acetabolare. Il trattamento post-operatorio prevede una mobilizzazione passiva precoce per ridurre il rischio di aderenze dei tessuti. Il carico è concesso parzialmente per 4 settimane in pazienti sottoposti ad una artroscopia standard per Cam o Pincer impingement. Se sono eseguite microfratture, suture o altri trattamenti condrali, lo scarico dell’arto è previsto fino a 8 settimane. Il protocollo prevede diverse fasi di recupero, con un ritorno all’attività sportiva non prima di 4 mesi FINE dall’intervento.
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OCULISTICA
LA RETINOPATIA
DIABETICA Se non adeguatamente curata, PUÒ PORTARE FINO ALLA CECITÀ. Le terapie? Il laser retinico, alcuni farmaci, ma anche una dieta sana ed uno stile di vita corretto. Nei casi più difficili si interviene con un’operazione chirurgica di vitrectomia.
RETINA NORMALE
Dott.ssa
Margherita D’Amato
Medico Chirurgo Oculista Studio: Piazza della Resistenza, 3 Alfonsine (RA) - Cell. 333.1671952 E-mail: marghedamato@hotmail.it
La retinopatia diabetica rappresenta la più comune complicanza indotta dal diabete a livello oculare. Nei paesi industrializzati è la causa principale di cecità nelle persone con meno di 50 anni. Secondo il Winsconsin Epidemiologic Study of Diabetic Retinopathy, il 58% dei pazienti diabetici corre il rischio di sviluppare una patologia maculare retinica (edema maculare) che può causare un importante e talora irreversibile calo della vista.
Esistono due forme principali… …di retinopatia diabetica: una non proliferante, che rappresenta la fase iniziale della patologia, ed una proliferante che rappresenta la fase più avanzata e più grave della malattia. La PRIMA FORMA è caratterizzata da un’aumentata fragilità della pareti dei vasi, causa di emorragia retiniche, e da una loro alterata permeabilità, causa di accumulo di liquidi negli strati retinici. 16
La SECONDA FORMA è caratterizzata dalla formazione di nuovi vasi anomali all’interno dell’occhio che tendono a sanguinare ed essere causa di emorragie che determinano perdita visiva sempre maggiore.
Il sintomo tipico… …della retinopatia diabetica è la riduzione della vista, a causa del deterioramento del tessuto retinico da accumulo di liquidi, emorragie e/o ischemia della retina. Le conseguenze terminali della retinopatia diabetica, se non trattata, sono devastanti (emorragia intraoculare, distacco di retina trazionale, glaucoma neovascolare) e possono condurre a cecità.
I fattori di rischio… …di questa patologia sono: la familiarità per diabete, la durata della malattia diabetica, un controllo glicemico non ottimale, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, uno stile di vita poco salutare.
La diagnosi… …si effettua con visita oculistica e accurata visualizzazione del fondo dell’occhio. L’oculista effettuerà l’esame della vista per lontano e per vicino, valuterà al microscopio tutte le strutture che compongono la parte anteriore dell’occhio, misurerà la pressione oculare e in effettuerà l’esame del fondo dell’occhio. Se lo riterrà opportuno, consiglierà al paziente di sottoporsi ad esami strumentali più approfonditi, che sono principalmente tre.
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1 La FLUORANGIOGRAFIA è un esame che consiste nello studio dei vasi arteriosi e venosi della retina dopo iniezione di un colorante in vena. Essa permette di visualizzare aree di ischemia o edema per alterazione dei capillari retinici. 2 L’OCT (tomografia ottica computerizzata), è un altro esame fondamentale entrato nella routine diagnostica oculare e consente di eseguire in modo non invasivo delle scansioni degli strati retinici utili alla stadiazione (in oncologia definisce lo stato di estensione di un tumore) della patologia. Questi due esami sono spesso complementari, perché forniscono un quadro di insieme della retinopatia diabetica. 3 ECOGRAFIA OCULARE, che permette una valutazione delle strutture oculari posteriori, soprattutto in caso di densa emorragia intraoculare.
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Che frequenza devono avere le visite oculistiche? Per i pazienti di età inferiore ai 30 anni è raccomandabile una visita oculistica completa entro 6 mesi dalla diagnosi della malattia. Le visite successive dovrebbero essere effettuate almeno una volta all’anno, questo intervallo potrebbe essere sensibilmente ridotto a seconda della gravità della malattia.
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Le donne in gravidanza, visto che tale stato può peggiorare l’evoluzione della malattia, è importante che si sottopongano a visita oculistica ad inizio gravidanza e successivamente ogni tre mesi.
sono disponibili, in affiancamento al laser retinico, anche farmaci utilizzati mediante iniezione intraoculare (Steroidi e anti-VEGF). Essi hanno lo scopo di ridurre la componente infiammatoria della patologia a livello del tessuto retinico. Nei casi più gravi, o refrattari al trattamento laser o iniettivo, è necessario un intervento chirurgico di vitrectomia che consente di rimuovere l’emorragia intraoculare, eliminare i capillare anomali proliferati sulla superficie retinica ed eseguire un trattamento laser completo. FINE
Come si cura la retinopatia diabetica? Innanzitutto fondamentale è un ottimale controllo della glicemia, una dieta corretta, un costante esercizio fisico e un attento controllo di tutti i fattori di rischio: ipertensione arteriosa, dislipidemia, fumo, stress. In passato il trattamento di elezione era esclusivamente la terapia laser della retina. Oggi fortunatamente
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RICERCA
LE NUOVE SCOPERTE SCIENTIFICHE
PER COMBATTERE ’
LEPATITE B Una tecnica sviluppata al San Raffaele di Milano permette di osservare dall’interno del corpo umano come i linfociti riescano a fermarsi nei capillari del fegato e distruggere le cellule infettate dal virus dell’epatite B. Gli sviluppatori della tecnica: “Le informazioni ottenute da questa tecnica aiuteranno lo sviluppo di nuove terapie”.
Molti avranno visto “Viaggio Allucinante”, il film fantascientifico del 1966 tratto da un libro di Isaac Asimov. In quella pellicola, diventata un cult movie, un’astronave con alcuni medici veniva miniaturizzata alle dimensioni di una cellula ed iniettata nell’arteria di un uomo, iniziando un fantastico viaggio negli organi del corpo umano per capirne il funzionamento dal vivo. Naturalmente ciò resterà ancora a lungo fantascienza, tuttavia dall’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano arriva una rivoluzionaria tecnica di microscopia in vivo, che in qualche modo ne ricalca i principi. La tecnica, sviluppata da Luca Guidotti e Matteo Iannacone ha consentito, per la prima volta al mondo, di osservare dall’interno e in tempo reale come i linfociti circolanti riescano a fermarsi nei capillari del Matteo fegato, e da lì a Iannacone riconoscere e distruggere cellule infettate dal virus dell’epatite B. 18
Un occhio “da dentro”
COME LAVORA IL NOSTRO ORGANISMO «Poter osservare direttamente ciò IN PRESENZA DI EPATITE B che succede in vivo è un notevole Il sistema immunitario del corpo umano reagicambio di paradigma per la ricersce all’attacco del virus dell’epatite B combatca biomedica, perché ci permette tendo l’infezione ma allo stesso tempo causandi studiare direttamente le patolodo anche danni al fegato. Ciò che nuoce al gie nel loro divenire, invece di fegato sono i linfociti citotossici, specifici gloricostruirle a posteriori - spiegano buli bianchi del sangue, che circolano come Guidotti e Iannacone, che per sentinelle nei vasi dei tessuti alla ricerca di celvisualizzare le varie fasi della lule infettate dal virus, con l’obiettivo di malattia epatica, hanno utilizzato distruggerle. microscopi ad altissima risoluzione. È un po’ come se un meccanico una macchina per vedere esattamente miniaturizzato fosse dentro il motore di dove si trova il guasto».
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«Finora si pensava… …che per compiere la loro attività di killer i linfociti citotossici eseguissero tre esercizi distinti e consecutivi: arrestare la propria corsa nel circolo, uscire dai vasi e, infine, introdursi nel fegato dove le cellule bersaglio si annidano - riprendono Guidotti e Iannacone - Si pensava inoltre che l’arrivo dei linfociti nei vasi dipendesse dalla presenza in loco di specifiche molecole, chiamate selettine, integrine e chemochine, in grado di richiamare i linfociti citotossici dove il loro contributo era necessario. La visualizzazione diretta di questi fenomeni ha invece dimostrato che sono piccole cellule del sangue, le piastrine, ad avvertire i linfociti che qualcosa non va, non le selettine, integrine o chemochine.
più piccolo di un millimetro, attraverso piccole fenestrature poste nella parete dei capillari, perlustrando così l’ambiente sottostante. Quando poi identificano la cellula malata, al di là della parete del vaso, i linfociti usano i tentacoli per trasportare tossine mortali nella cellula malata, restando col proprio corpo all’interno del vaso per continuare a svolgere la loro funzione».
«Le nostre tecniche… ALTRA IMMAGINE “IN DIRETTA” DEL VIRUS DELL’EPATITE B
Il virus dell’Epatite B…
Le piastrine, costruiscono una sorta di “tappeto appiccicoso” che intrappola i linfociti e blocca la loro corsa nel sangue. Una volta arrestatesi sul tappeto piastrinico, i linfociti si staccano e iniziano a scorrere lentamente dentro i capillari. E mentre scorrono, i linfociti infilano sottili tentacoli dal diametro 10mila volte
re i loro tentacoli nelle fenestrature e ciò limita fortemente la loro capacità di riconoscere e distruggere le cellule malate al di là della parete dei capillari. Se queste ultime sono cellule del fegato che stanno acquisendo proprietà tumorali, il mancato riconoscimento da parte dei linfociti citotossici, permette loro di crescere indisturbate e sempre più aggressive».
…infetta il fegato, causando epatiti acute e croniche. Il persistere della malattia per molti anni porta a complicanze quali la cirrosi epatica ed il cancro del fegato. «Tra le caratteristiche della cirrosi vi sono la riduzione del numero e della permeabilità delle fenestrature dei capillari epatici - proseguono Guidotti e Iannacone - Ma i risultati della nostra ricerca spiegano anche perché la cirrosi sia un fattore tanto predisponente per l’insorgenza del tumore del fegato. I linfociti citotossici che scorrono nei capillari epatici non riescono più a infila-
…microscopiche illustrano lo svolgersi della malattia epatica in modi finora inimmaginabili e sicuramente queste informazioni aiuteranno lo sviluppo di nuove terapie per l’epatite B - concludono Guidotti e Iannacone - Non solo, queste tecniche permetteranno una miglior comprensione di altre patologie epatiche di natura virale, batterica, parassitaria o tumorale per le quali non disponiamo ancora di adeguate terapie». FINE Luca Guidotti è responsabile del laboratorio di Immunopatologia ed è vice-direttore scientifico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. Matteo Iannacone è responsabile del laboratorio di Dinamica delle risposte immunitarie sempre al San Raffaele di Milano. I risultati della loro ricerca sull’Epatite B sono stati pubblicati su “Cell”, una delle riviste scientifiche più importanti al mondo.
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PSICOLOGIA
’ ’ LAGGRESSIVITA
NEIBAMBINI COME AFFRONTARE LA LORO RABBIA, inevitabile reazione emotiva in presenza di una minaccia.
Le molteplici cause della rabbia
Dott.ssa
Isabella Cantagalli
Psicologa - Psicoterapeuta c/o Phisiomedica Faenza Cell. 329.8025403 E-mail: drcantagalli@gmail.com
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Pericoli e bisogni insoddisfatti La più elementare causa di rabbia è una minaccia alla sopravvivenza o al benessere. Tra questo tipo di minacce rientrano il dolore, la fame e la paura, insieme al rischio percepito di essere in pericolo
FRUSTRAZIONE
o di essere lasciato solo. Tutti questi aspetti sono evidenti fin dai primi mesi di vita. Nel corso di tutta l’infanzia, la primissima forma di rabbia scaturisce dal mancato soddisfacimento di un bisogno.
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La rabbia è come la paura: una reazione emotiva in presenza di una minaccia alla nostra sopravvivenza. Ci mette in guardia contro il pericolo, spiegandoci ad agire: se prevale la paura, fuggiamo; se invece prevale la rabbia, ci mettiamo a combattere. I tentativi di soffocare completamente la rabbia possono essere incauti e sono destinati a fallire. Di fatto, un bambino che non può provare rabbia o manifestarla corre il rischio di restare incompreso, senza la dovuta protezione e persino di trovarsi in una situazione di pericolo; può darsi persino che cominci a dirigerla verso di sé. Nel corso del tempo, il bambino dovrà imparare a controllare le proprie emozioni in modo da poterne comprendere l’origine. Inoltre, dovrà imparare a manifestare le reazioni emotive in modo efficace così che gli altri possano comprenderle e siano disponibili a rispondere positivamente ad esse. Tuttavia, quando un bambino piccolo prova rabbia, è portato nella maggior parte dei casi ad agire impulsivamente, senza avere la possibilità di capire perché sia arrabbiato e quale sia il comportamento migliore da adottare.
Alcuni adulti potrebbero pensare alla rabbia come a un’emozione negativa, da reprimere a qualunque costo. Eppure è un’emozione inevitabile e necessaria. Generalmente la rabbia serve a uno scopo per il bambino; e poiché può essere dovuta a una serie di elementi scatenanti diversi, è importante comprenderne la causa per stabilire il modo migliore per aiutarlo a gestirla.
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Vergogna e umiliazione La rabbia può scaturire, inoltre, dalla vergogna e dall’umiliazione che possono accompagnare un insuccesso. Ciò ha luogo quando il bambino, divenuto consapevole delle aspettative degli altri nei suoi confronti, è in grado di valutare le sue prestazioni per verificare se si è comportato all’altezza di queste aspettative. Solitamente il bambino non è in grado di fare questo tipo di confronto tra se stesso e i criteri altrui, fino a quando non ha almeno tre anni.
Cause più serie all’origine della rabbia Quando un bambino sembra essere arrabbiato per gran parte del tempo oppure le sue reazioni appaiono sproporzionate rispetto alla causa e la sua rabbia interferisce sia con i rapporti con la famiglia e gli amici sia con attività importanti a scuola, la presenza di questa emozione potrebbe essere un sintomo di un problema sottostante più serio. Quando, per esempio, un bambino è depresso, potrebbe sembrare più
TENTATIVI DI CALMARE e tranquillizzare il bambino: rivolgersi a lui con tono dolce, cantargli una ninnananna, abbracciarlo, cullarlo. AIUTARE IL BAMBINO A DISTRARSI
arrabbiato che triste; può darsi che sia irritabile per gran parte della giornata e incapace di divertirsi nelle attività che un tempo gli piacevano. Quando all’interno della famiglia vi sono manifestazioni prolungate o violente di rabbia, per esempio se il matrimonio dei genitori è in crisi o si verificano casi di violenza domestica, è probabile che il bambino sia arrabbiato più spesso e in maniera spropositata rispetto all’elemento che nell’immediato può aver scatenato la collera.
Modi per aiutare un bambino a colmare la rabbia INTERRUZIONE DELL’AZIONE abbandonare la scena: allontanarsi dalla causa della rabbia può essere un primo passo fondamentale.
INVITARE IL BAMBINO ALL’ATTIVITA’ FISICA FORME DI ESPRESSIONE CREATIVA schiacciare una palla di creta o plastilina. SFOGARSI CON QUALCUNO parlare con una persona comprensiva può contribuire ad alleviare i sentimenti di rabbia. UNA NUOVA COMPRENSIONE quando il bambino è pronto a parlare con voi, aiutatelo a riconoscere gli altri sentimenti che potrebbero stare alla base della rabbia. FINE
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SALUTE
PISCINE E PALESTRE: ATTENTI ALLE VERRUCHE
Si tratta di MANIFESTAZIONI VIRALI che determinano nodulini nelle piante dei piedi e nel palmo delle mani. Per evitare tali rischi, la prima raccomandazione è evitare il contatto diretto con le superfici umide.
Dott.
Antonio Ascari Raccagni
Responsabile U.O. Dermatologia AUSL di Forlì
Con l’arrivo del caldo e della bella stagione, è naturale cercare refrigerio in piscina. Tuttavia occorre prestare attenzione, perché a bordo vasca possono annidarsi fastidiosi nemici della pelle: le verruche. Si tratta di manifestazioni virali frequenti, esistenti sin dagli albori dall’umanità, che, nelle loro diverse forme, possono interessare tutte le superfici corporee. La singola verruca è un piccolo tumore benigno che altera la capacità delle cellule cutanee di riprodursi e determina nodulini nelle piante dei piedi e nel palmo delle mani, le zone di solito più colpite, che risultano dolorosi, un po’ come un sassolino nella scarpa. Nulla di pericoloso, comunque. Per evitare tali rischi, la prima raccomandazione è evitare il contatto diretto con le superfici umide. Non sempre la prevenzione è facile, ma è bene considerare che le fonti d’infezione più comuni sono il bordo piscina e le docce, pertanto, bisogna calzare sempre un paio di ciabatte, osservare una corretta igiene dei sanitari della doccia, e servirsi solo di un asciugamano personale. 22
Occhio anche agli attrezzi ginnici Nelle palestre le verrucche possono albergare negli attrezzi ginnici, ad esempio i manubri, se utilizzati in precedenza da persone già affette. In questi casi, si consiglia rispettivamente l’ausilio di guanti o tovagliette e la sostituzione del grip. Fino a un certo livello, tali manifestazioni virali risultano asintomatiche, e generano dolore solo dopo aver superato una certa soglia di grandezza.
Le terapie per eliminarle Nelle fasi iniziali sono efficaci i comuni rimedi da banco. Quando, invece, i nodulini plantari e/o palmari iniziano a diventare più spessi, occorre l’intervento del medico, necessario, in primo luogo, a evitarne la diffusione e la conseguente manifestazione di elementi plurimi.
Qualunque sia il metodo utilizzato dal dermatologo l'obbiettivo è la cauterizzazione (bruciatura) o la rimozione della cute infettata dal virus. Pertanto, teoricamente l'asportazione chirurgica, il laser o l'intervento con azoto liquido sono ugualmente efficaci; nella pratica quotidiana però la scelta di utilizzare una tecnica rispetto ad un'altra è determinata da: sede dell'infezione, numero delle manifestazioni, età del soggetto, attività lavorativa della persona, stato di salute del paziente. Ad esempio, un’infezione di piccole dimensioni, localizzata all'angolo delle labbra, sarà rimossa con un intervento chirurgico in anestesia locale, mentre la stessa tipologia di lesione in sede palmo-plantare con l'azoto liquido. Infine, se localizzata in altri distretti corporei con il laser. Particolare attenzione devono prestare i pazienti debilitati e affetti da disturbi del sistema immunitario, maggiormente soggetti alla diffusione delle verruche. La tendenza odierna è privilegiare terapie il più possibile dolci e poco dolorose.
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I farmaci cherolitici risultano quasi sempre risolutivi; se non danno risultati, spesso la responsabilità è del paziente, che non li applica con la necessaria continuità. Nei rari casi in cui ciò non basti, si procede all’asportazione completa attraverso crioterapia con azoto liquido, diatermocoagulazione mediante bisturi, o laser; tali rimedi, tuttavia, sono più dolorosi, anche se tutti eseguiti a livello ambulatoriale.
E al mare attenti alle meduse Nessun pericolo di contrarre verruche invece in spiaggia, tranne che sui pavimenti degli stabilimenti balneari, e nelle docce, dove vale la stessa precauzione di munirsi di ciabatte.
Al mare, invece, un problema emergente è rappresentato dalle meduse, la cui incidenza dipende dalle condizioni delle acque e varia, dunque, di anno in anno. Si tratta di esseri planctonici privi di mobilità, che si lasciano trascinare MEDUSA URTICANTE dalle correnti; non hanno difese, ad eccezione di tentacoli con estremità urticanti in grado di provocare vere e proprie ustioni chimiche. Per evitare spiacevoli conseguenze, la prima avvertenza, naturalmente, è evitare il contatto, stando attenti quando si nuota.
Qualora si venga comunque punti dai tentacoli, occorre lavare subito accuratamente la superficie cutanea colpita con acqua di mare, ancor meglio con acqua dolce e sapone, in modo tale da eliminare le sostanze urticanti. Nel caso di danni alla pelle, si deve evitare, per qualche giorno, di esporre al sole la sede interessata, così da scongiurare cicatrici più evidenti; sarà poi il medico a valutare, eventualmente, la necessità di un trattamento locale o sistemico, a base di cortisonici, steroidi FINE e antinfiammatori.
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BELLEZZA
PIU SELFIE ’
PIU’ CHIRURGIA PLASTICA
Uno studio americano illustra come il fenomeno degli autoscatti col telefonino aumenti il ricorso alla chirurgia estetica. In Italia la SICPRE ha realizzato un sondaggio, delineando l’identikit di questo nuovo target di pazienti.
di Anna Danieli Basta uscire di casa per accorgersene: è sempre più diffusa l’abitudine dei “selfie”, gli autoscatti realizzati con la fotocamera del proprio cellulare. Ragazzi e non più ragazzi li scattano continuamente: davanti a un cappuccino, a un monumento, in un negozio mentre provano i vestiti e all’ingresso del cinema. Fatti e pubblicati sui social network per documentare i piccoli grandi momenti della vita di tutti i giorni, i selfie si trasformano però anche in prove impegnative: “che brutto naso mi è venuto!”, “Ma davvero sono così rugosa?”.
Insomma, anche il selfie… …contribuisce a renderci insoddisfatti del nostro aspetto, a tal punto che l’American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery identifica negli “insoddisfatti da selfie” un nuovo target. Scontente della propria resa fotografica, infatti, le persone si rivolgono al chirurgo plastico, per correggere difetti o attenuare i segni del tempo.
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Lo stesso fenomeno si riscontra in Italia? Almeno in forma tendenziale sì, come dimostra il sondaggio che la SICPRE, Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, ha realizzato tra i suoi soci. In base ai dati raccolti, il “paziente da selfie” è soprattutto donna (addirittura l’83%) e giovane: il 39% ha dai 18 ai 25 anni e il 28% dai 26 ai 35.
(58%) per colmare i solchi che con il passare del tempo appaiono sul viso, e a ritocchi al naso (53%). Seguono in classifica il trattamento con tossina botulinica (44%), per spianare le rughe, e quindi la mastoplastica additiva (33%), cioè l’intervento di aumento del seno.
Le richieste più diffuse…
«Spesso questi pazienti hanno di sé un’immagine più virtuale che reale –
…sono relative a infiltrazioni di filler
Si preferisce l’apparenza
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sottolinea Fabrizio Malan, presidente della SICPRE – e infatti il colloquio con questi pazienti parte spesso dall’analisi di un autoscatto, cioè da un elemento virtuale». Quindi non il naso in carne e ossa, ma il naso come viene nella foto. Il problema però è che quel ‘difetto’ non è esattamente come appare nel selfie, che come è noto non riproduce la realtà in modo totalmente oggettivo. «Il primo passo, con questa tipologia di pazienti, è quello di distinguere tra riproduzione della realtà e realtà stessa, scoprendo i reali motivi di disagio. Una volta di più, è fondamentale intavolare col paziente un discorso all’insegna dei desideri ma soprattutto della realtà e di ciò che è realmente realizzabile».
Un’immagine distorta di sè In base alle risposte dei soci SICPRE, il 78% dei pazienti che si rivolge al chirurgo plastico per un’insoddisfazione da selfie non ha un’immagine corporea equilibrata e obiettiva, anche se l’elemento realmente rivoluzionario portato da questo target è l’affievolirsi dei modelli estetici esterni.
«Per molti anni abbiamo incontrato pazienti che mostravano foto di attrici e modelle. Oggi si afferma la tendenza a partire da sé, per migliorarsi senza assomigliare a nessuno». Ed è una tendenza che l’84% dei rispondenti SICPRE ha giudicato in modo positivo, perché rivelatrice di un atteggiamento “più realistico”.
Necessità o bisogno? Invece, è costante la tendenza a presentarsi
dallo specialista già con la “soluzione” pronta. «Non si va dal dentista chiedendo un’otturazione, non si va dall’oculista chiedendo un laser alla retina. Eppure si va da un chirurgo plastico chiedendo un intervento al mento o un’infiltrazione di filler, fa notare Malan. È un errore, ovviamente, perché mette il paziente e lo specialista in posizioni sbagliate, come se il primo facesse ordinazioni à la carte e il secondo fosse un semplice esecutore. Invece bisogna ricordare che il chirurgo plastico è innanzitutto un medico. Deve ascoltare e capire il disagio, quindi proporre la soluzione, senza accettare nessuna forma di impoveriFINE mento professionale».
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PSICOLOGIA
AUTOSTIMA
L‘
Volerci bene ci rende emotivamente più forti e capaci di affermarci.
Dott.
José Aguayo Ph.D.
Psicologo - Psicoterapeuta Cell. 340.8385059 Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it
Perché è così importante per la vita di relazione, affettiva e lavorativa di ognuno avere rispetto per se stesso e avvalorare le proprie competenze? L’essere umano è imperfetto per natura; come evitare che questa immagine di sé non venga “gonfiata” da false o inesistenti caratteristiche personali oppure, peggio ancora, che vi sia una svalutazione personale cronica in ragione dei nostri pregiudizi o false credenze?
Il valore dell’autostima La valutazione complessiva che abbiamo di noi stessi è specchio del grado di autostima con cui ci misuriamo nel mondo e di fronte alle relazioni che abbiamo con gli altri. Questa considerazione è quindi un’immagine costruita da noi stessi e comprende anche la consapevolezza che abbiamo a che fare con delle aree della nostra personalità in cui percepiamo insuccesso o che sentiamo inadeguate. 26
Si tratta di una percezione che ci mette in condizioni di stabilire un certo tipo di rapporto con il nostro intorno relazionale; essa è costruita e si consolida nell’interazione con gli altri. In effetti, le esperienze vissute nell’arco della nostra infanzia e adolescenza fanno da materia prima a partire dalla quale (ognuno a modo proprio) vengono elaborate le nostre percezioni riguardo a come ci vediamo, a come vorremmo essere e come crediamo che gli altri ci vedano. Sono tutte considerazioni che acquisiscono un significato importante nella misura in cui siamo noi stessi a darglielo basandoci su quei messaggi negativi o di critica che abbiamo raccolto nell’arco delle nostra esperienza di vita con gli altri. A partire da tutto ciò, interpretiamo e attribuiamo un peso specifico a ciò che secondo noi rappresenta l’opinione, il giudizio che gli altri ipoteticamente hanno su di noi, anche quando non abbiamo modo di verificarlo. Quindi, risulta che avere cura della nostra autostima vuol dire curare noi stessi ed avere la possibilità di sentirci protetti e di mettere in atto uno sviluppo personale congruo e fluido.
Impariamo a volerci bene Non c’è niente di più dannoso che i giudizi e le modalità cognitive e relazionali con cui ognuno reagisce univocamente nei confronti delle vicissitudini del vivere quotidiano, nonostante esse ci facciano soffrire e siano fonte di disagio cronico. Quei giudizi divengono delle vere e proprie reazioni abitudinarie che scattano dentro di noi, creando dei “loop” ripetitivi, dei circoli viziosi con cui ci maltrattiamo amplificando un senso personale di fallimento e di inadeguatezza. I pensieri come “sono un incompetente…”, “tutti ce l’hanno con me…”, “non me lo merito…”, rappresentano alcuni dei pensieri che fanno da cornice a quelle situazioni inaspettate con cui spesso la vita ci mette a confronto.
Diversi studiosi del comportamento umano nell’ambito della psicologia clinica, concordano nel sottolineare l’im-
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portanza che può avere per ogni persona, sviluppare consapevolmente delle modalità cognitive e relazionali che blocchino quei loop di pensieri “tossici” e favoriscano l’affrontare con affermazione la propria vita relazionale, affettiva e lavorativa. I maltrattamenti emotivi auto inflitti possono creare degli effetti pragmatici che compromettono l’autostima e quindi la salute mentale della persona.
Sane modalità per migliorare l’autostima MEGLIO NON GENERALIZZARE Trovarsi ad avere a che fare con degli sbagli o dei fallimenti come conseguenza delle nostre azioni, non equivale a temere di dovere avere a che fare in futuro nei confronti di situazioni analoghe con gli stessi effetti indesiderati. L’analisi dei risultati ottenuti, può invece essere un’opportunità di crescita e arricchimento, una lezione da cui imparare qualcosa. TRASFORMARE IN POSITIVO Il linguaggio può essere un nostro alleato che ci aiuta a reinterpretare e a trasformare una realtà che inizialmente poteva sembrarci inaccettabile. La positività può essere contagiosa, essa ci fa apprezzare aspetti degli avvenimenti altrimenti inesplorabili e trarne di conseguenza un effetto virtuoso sui nostri rapporti con gli altri.
La connotazione positiva con cui interpretiamo il mondo che ci sta intorno, è come un filtro di interpretazione che ci apre a delle nuove possibilità di intervento. Da un “è già tardi” ad un “sempre è possibile far qualcosa di meglio” vi è la differenza generata dalla convinzione secondo la quale le situazioni comunque possono sempre evolvere positivamente se noi siamo in grado di permettere che ciò avvenga OGGI SCELGO PENSIERI CHE MI “NUTRONO” E SOSTENGONO
TUTTI SIAMO UNICI La nostra responsabilità risiede nel essere consapevoli delle nostre risorse e limiti: da essa dipende l’accettazione di noi stessi. Se ci osserviamo in profondità troveremo più risorse di quelle che noi inizialmente credevamo e per farlo bisogna che impariamo a valorizzare le nostre riuscite e in particolare le modalità attraverso le quali le abbiamo raggiunte. Riconoscere e valorizzare i successi del passato, è una strategia per rafforzare
la nostra autostima e per garantirci la possibilità di successi futuri. EVITA PARAGONI CON ALTRI Tutti siamo diversi, per cui sicuramente siamo migliori di altri in molte cose ma peggiori di altri in altre. Nessuno è perfetto anche se lo può sembrare; i paragoni possono avere effetti che diventano auto-distruttivi, quindi piuttosto conviene provare a riconoscere le proprie qualità per poterne usufruire. CAMBIA CIO’ CHE NON TI PIACE Se trovi in te cose che non ti piacciono, valuta fin dove sta nelle tue mani la possibilità di cambiarle, siamo padroni delle nostre vite e possiamo cambiarle decidendo la direzione. Lo sforzo può valerne la pena. EVITA DI DIPENDERE DALL’APPROVAZIONE DEGLI ALTRI Anche se può essere importante ricevere sostegno… »SEGUE
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…dagli altri, meglio non essere ossessionati su ciò che gli altri possano pensare di noi. Quindi piuttosto prova a credere in ciò che fai, l’approvazione non deve essere mai imprescindibile e neanche deve collocarsi al di sopra della propria approvazione. SII RESPONSABILE DELLA TUA VITA Da te dipende ciò che fai, quindi i tuoi successi e i tuoi fallimenti. Non incolpare il destino o gli altri dei tuoi risultati, così facendo rischi soltanto di cronicizzare un senso di passività e di impotenza. FAI FRONTE AI PROBLEMI Cerca soluzioni e mettile in pratica,
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diventando una persona attiva capace di controllare la propria vita. PRATICA COSE NUOVE Vi è sempre qualcosa che ti può stimolare ad avanzare, perché abbiamo tante capacità inesplorate, da esse puoi prendere degli stimoli, delle soddisfazioni. Comunque non pretendere di essere buono in tutto e nemmeno pensare che i buoni risultati devono essere raggiunti sin da subito, anche perché ci saranno cose che non si addicono a te e ciò non è un fallimento ma un apprendimento. ABBI CURA DELLA TUA SALUTE E DELLA TUA FISICITA’ Bisogna avere la consapevolezza delle limitazioni del proprio corpo e che vi sono cose che non possono essere cambiate. Sentirsi bene fisicamente e più attrattivo per te stesso(a) e per gli altri, può essere funzionale a favorire una maggiore autostima.
Conclusioni Quindi, ognuno di noi, con attenta parsimonia introspettiva, può prendersi cura di se stesso per essere in grado di crescere insieme alle esperienze che la vita ci mette davanti. Per cui, una sana autostima è il risultato della convinzione secondo la quale essere impegnati nella propria crescita può voler dire vivere la propria vita con entusiasmo, FINE curiosità e apertura.
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
PET THERAPY NUOVE LINEE GUIDA IN EMILIA ROMAGNA
Federica Piras
Medico Veterinario E-mail: st.fe@libero.it
Il termine “pet therapy” indica una serie complessa di utilizzi del rapporto uomoanimale in campo medico e psicologico. Nei bambini con particolari problemi, negli anziani e in alcune categorie di malati e disabili fisici e psichici, il contatto con un animale può aiutare a soddisfare alcuni bisogni come l'affetto, la sicurezza, le relazioni interpersonali e recuperare alcune abilità perdute. La Giunta regionale, nel giugno scorso, ha recepito l’accordo Stato–Regioni che definisce il tipo di interventi di pet therapy, la composizione dell’equipe multidisciplinare, i requisiti dei luoghi dove effettuarla (strutture sanitarie e non, oppure il domicilio), la verifica sull’efficacia dei risultati, senza dimenticare la valutazione del benessere animale.
Quali sono le finalità e a chi è rivolta? Uno degli scopi della pet therapy è proprio il cercare di ottenere e mantenere un buon equilibrio psico-fisico attraverso alcu-
Barbara
EDUCATRICE CINOFILA Iscritta APNEC (Associazione Nazionale Educatori Cinofili)* Istruttore di Huntering di III° livello Federcinofila
» Lezioni individuali di educazione di base, anche a domicilio. » Attività di huntering (obbedienza, traccia e riporto)
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ne Attività Assistite dagli Animali (AAA). Animali (TAA), interventi mirati a favoSolitamente i pet (animali d'affezio- rire il raggiungimento di funzioni fisine) utilizzati sono il cane, l'asino, il che, sociali, emotive e/o cognitive. cavallo, il gatto ed il coniglio, come La pet therapy può ammortizzare in parindicato nel provvedimento; altre spe- ticolari condizioni di stress, conflittualità e cie come ad esempio il delfino deve può essere di aiuto in pazienti con proessere valutato blemi di comporÈ stato infatti comprovato scientificamente, che dal Centro di tamento sociale il contatto con un animale può sostituire gli referenza naziodi comunicazione, affetti carenti o mancanti e favorisce i contatti nale. in bambini ed inter-personali offrendo spunti di conversazione, Lo stato di saluanziani, ma di ilarità e di gioco, l'occasione, cioè, di interate di chi si trova anche per chi sofgire con gli altri per mezzo suo. in particolari fre di disabilità, condizioni di disagio, viene migliorato ritardo mentale e pazienti psichiatrici. attraverso Terapie Assistite dagli Ipertesi e cardiopatici possono… »SEGUE
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…trarre vantaggio dalla vicinanza di un animale, diminuendo la pressione arteriosa e regolarizzando la frequenza cardiaca. I bambini ricoverati in ospedale, ad esempio, soffrono spesso di depressione, con disturbi del comportamento, del sonno, dell'appetito e dell'enuresi dovuti ai sentimenti di ansia, paura, noia e dolore determinati dalle loro condizioni di salute, e dal fatto di essere costretti al ricovero, lontani dai loro familiari, dalla loro casa, dalle loro abitudini.
ne e della mancanza di affetti, si chiude in se stesso e rifiuta rapporti interpersonali. Nel campo delle Terapie Assistite dagli Animali, la pet therapy propone co-terapie dolci da affiancare alle terapie mediche tradizionali e, attraverso precisi protocolli, è diretta a pazienti colpiti da disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione, disturbi psicomotori, nevrosi ansiose e depressive, sindrome di Down, sindrome di West, autismo, demenze senili di vario genere e grado, patologie psicotiche, ma anche a quanti necessitano di riabilitazione motoria come chi è affetto da sclerosi multipla o reduce da periodi di coma. L’intervento degli animali, scelti tra quelli con requisiti adatti a sostenere un compito così importante, è mirato a stimolare l’attenzione, a stabilire un contatto visivo e tattile, Alcune recenti esperienze… un’interazione sia dal punto di vista …condotte in Italia su bambini ricovera- comunicativo che emozionale, a favorire ti in reparti pediatrici nei quali si è svol- il rilassamento e a controllare ansia ed to un programma di Attività Assistite eccitazione, ad esercitare la manualità dagli Animali, dimostrano che la gioia e anche per chi ha limitate capacità di la curiosità manifestate dai piccoli movimento, a favorire la mobilitazione pazienti durante gli incontri con l'ani- degli arti superiori, ad esempio accarezmale, consentono di alleviare il loro zando l’animale, o di quelli inferiori disagio e rendere più sereno il loro attraverso la deambulazione con conduapproccio con le terapie e il personale zione dell’animale la cui presenza rende sanitario. gli esercizi riabilitativi meno noiosi e più stimolanti. Le attività ludiche e ricreative organizzate in Per prendere parte ad uno di compagnia e con lo stimolo degli animali, il questi progetti è necessaria dare loro da mangiare, il prenderli in braccio un'attenta valutazione del caso per accarezzarli e coccolarli, hanno lo scopo di e delle possibili controindicazioriunire i bambini, farli rilassare e socializzare tra ni, che dovranno essere prese in loro durante il periodo di degenza, migliorando considerazione dal medico di la qualità della loro vita in quella particolare famiglia o specialista che ha in contingenza. cura il paziente.
Altre esperienze…
Il ruolo delle istituzioni
…di Attività Assistite dagli Animali riguardano anziani ospiti di case di riposo. Si è osservato che a periodi di convivenza con animali è corrisposto un generale aumento del buon umore, una maggiore reattività e socievolezza, contatti più facili con i terapisti. Un miglioramento nello stato generale di benessere per chi spesso, a causa della solitudi-
Qualsiasi intervento di pet therapy richiede il coinvolgimento di un’equipe multidisciplinare, composta – a seconda del tipo di intervento – da figure sanitarie, pedagogiche e tecniche, con diversi compiti e responsabilità. L’accordo Stato-Regioni insiste molto e in maniera articolata sulla formazione dell’equipe di assistenza.
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Tutti gli operatori devono avere effettuato la formazione specifica così come prevista dall’accordo e devono iscriversi in un apposito registro tenuto dai Servizi veterinari delle Aziende Usl. In particolare, per tutti i tipi di intervento è richiesta la figura del medico veterinario e della persona che prende in carico l’animale durante le sedute. Per gli interventi di cura e per gli interventi di tipo educativo viene inoltre individuato un responsabile del progetto con il compito di coordinare l’equipe e il referente di intervento, che prende in carico la persona nella terapia è una figura professionale dell’area sanitaria – per esempio, infermiere, logopedista, fisioterapista - nell’intervento educativo è un operatore con laurea triennale in ambito socio-sanitario, psicologico o educativo.
Gli animali scelti… …sono sottoposti a una valutazione sanitaria e comportamentale preventiva da parte del medico veterinario e tale idoneità deve essere costantemente monitorata durante gli interventi, inoltre devono essere sottoposti a uno specifico percorso educativo e di addestramento. L’educazione dell’animale deve essere orientata a incentivare la pro-socialità a favorire quindi il benessere della persona, senza che vi sia la previsione di una ricompensa, e in tutto il percorso deve essere assicurato il benessere dell’animale, evitando dunque modalità coercitive, assecondando i suoi bisogni e verificando che l’attività non diventi per l’animale una fonte di stress.
Come vengono “tutelati” gli animali Nel contempo si stanno eseguendo delle ricerche scientifiche volte ad individuare eventuali alterazioni del benessere negli animali, al fine di non esporre gli animali stessi ad utilizzi che possano portarli a condizioni di malessere. La non ancora approfondita conoscenza delle condizioni di impiego degli animali deve essere trattata con un approccio comunque precauzionale per escludere la possibilità di condizioni stressanti.
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Quando si utilizzano gli animali per finalità umane sussiste sempre il forte rischio di una loro “antropomorfizzazione”, che può portare a non riconoscere o addirittura a trascurare le loro esigenze specifiche con il conseguente insorgere di crescenti situazioni di disagio che, con il tempo, potrebbero configurare vere e proprie forme di maltrattamento. Secondo una certa prospettiva antropologica la civiltà umana è nata ed è tuttora basata sulla domesticazione di piante e animali. Dunque, la convivenza con gli animali è da considerarsi una condizione ordinaria. Ma spesso, però, la convivenza ha determinato una qualche forma di sfruttamento: animali come mezzi di trasporto, strumenti di lavoro, oggetti di spettacolo nei circhi, etc. Anche la Pet Therapy potrebbe inquadrarsi nel solco di questo sfruttamento.
un certo grado di oggettività nel giudizio, da parte di un veterinario. Nella pet therapy è innanzitutto doveroso assicurare all’animale una condizione di vita migliore di quella che avrebbe avuto altrimenti, anche in momenti di non impiego. Sotto questo punto di vista, costituirebbe un sicuro beneficio, qualora sia possibile e con le opportune cautele, utilizzare animali presenti nei rifugi in condizioni di vita generalmente misere. E’, invece, da escludere l’utilizzazione di animali selvatici e, in genere, di specie non domestiche.
qualità durante e dopo l’impiego terapeutico o assistenziale.
Nel nostro territorio…
Non possiamo, trascurare il rischio che la Pet Therapy finisca per essere letta come una mera attività ludica che soddisfa le esigenze limitate di soggetti in difficoltà, contribuendo indirettamente a ribadire l’idea falsa, retorica, intollerabile, che stare con gli animali sia da bambini, da devianti, da persone con problemi. Malgrado gli studi in questo campo siano stati avviati da relativamente pochi anni, si hanno a disposizione indicatori di natura analitica, fisiologica, patologica e comportamentale che permettono
I delfini
Forti perplessità, dal punto di vista dell’interesse animale, sussistono sull’utilizzazione dei delfini, per le condizioni di stress che queste attività potrebbero implicare. Stress che si aggiunge alla già innaturale condizione di cattività. In ogni caso, è buona norma e anzi obbligo morale utilizzare tecniche di addestramento cosiddette “gentili”, non violente. Occorre, inoltre, individuare risorse per una vita animale di
…sono presenti realtà in cui gioco, interazione, attività, laboratori, letture animate, hanno l'intento di diffondere una cultura zooantropologica e di creare opportunità in cui poter sperimentare una relazione equilibrata e benefica con la natura e gli animali. Queste realtà propongono esperienze, eventi e percorsi a contatto con la natura, dove la relazione con il cane, l'asino e il cavallo genera benefici in ambito familiare, scolastico FINE e assistenziale.
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HANNO COLLABORATO al numero 8_AGOSTO_2015 di SALUTE 10+ Dott. José Aguayo Ph.D. Psicologo - Psicoterapeuta
Manlio Panascì
Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it Dott. Antonio Ascari Raccagni Responsabile U.O. Dermatologia AUSL di Forlì
Dott.ssa Federica Piras Medico Veterinario
Chirurgo Ortopedico GVM Care & Research
E-mail: st.fe@libero.it Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna
Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Physiomedica Via Malpighi, 150 - Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403 Dott.ssa Margherita D’Amato Medico Chirurgo Oculista Studio: Piazza della Resistenza, 3 Alfonsine (RA) - Cell. 333.1671952 Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com
Dott. Aldo Vallicelli Nutrizionista E-mail: aldoval57@libero.it Ti piacerebbe vedere pubblicato un articolo firmato con il tuo nome? Stiamo ricercando collaboratori motivati ed interessati a scrivere per SALUTE 10+. Contattaci allo 0544.501950 oppure scrivi a multiredazione@linknet.it
I COLLABORATORI DI SALUTE 10+ Dott. José Aguayo Ph.D. - Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it Dott.ssa Serena Bagli - Psicologa e Psicoterapeuta - Lugo Email: info@serenabagli.it - www.serenabagli.it Dott. Ugo Cimberle - Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Physiomedica Via Malpighi, 150 - Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403 Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza - E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com
Denny Conti - Sport GM Solarolo Rivenditore specializzato scarpe da running Dott. Andrea Drei Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza E-mail: andrea.drei@alice.it
Nicoletta Fabbri Laureata in Scienze Motorie e Sportive Titolare di Spazio Pilates - Faenza E-Mail: nicofabbri@libero.it Dott. Maurizio Fontana Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia Presidio Ospedaliero di Faenza
Reg. Emilia Romagna Disciplinato ai sensi della Legge nr. 4/2013 E-mail: barbara.maioli@alice.it Dott. Andrea Maccolini - Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Tecnobios Procreazione Bologna Consigliere CECOS Italia - Email: amaccolini@alice.it
Gianna Manna - Optometrista E-mail: giannamanna@yahoo.it Dott. Marco Manfrini Specialista in terapie Chirurgiche Innovative
Dott.ssa Francesca Negosanti Medico Chirurgo, specialista in Dermatologia e Venereologia c/o Centro Dermatologico srl via Ercolani, 8 - Bologna - www.centro-dermatologico.it
Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola - www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it
Dott.ssa Monica Negosanti - Dietista AUSL Bologna UOC Igiene Alimenti e Nutrizione
Fabrizio Tagliavini - Direttore Dipartimento Malattie Neurogenerative - Istituto Carlo Besta
Dott. Gianfranco Niedda - Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it
Prof. Umberto Tirelli Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica, Centro di Riferimento Oncologico, Istituto Nazionale Tumori di Aviano (Pordenone)
Dott. Roberto Nonni - Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital - Faenza - E-mail: rnonni@alice.it Dott. Marco Quarantini Medico Chirurgo spec. Odontostomatologia Centro Odontoiatrico Bononia - Bologna E-mail: marcosmile@libero.it
Dott.ssa Elisabetta Giusti - Specialista in Chirurgia d’urgenza e P. S.. Diagnostica Ecocolor Doppler - Flebologia Ravenna - Casa di Cura Domus Nova E-mail: ela.giusti@gmail.com
Dott. Massimiliano Perrone Medico Chirurgo Oculista Direttore Sanitario Poliambulatorio Privato DSC - Bologna - Tel. 051.242588 E-mail: info@poliambulatoriodsc.com
Dott. Emanuele Guagnini Responsabile Centro Salute Mentale www.radioshock.biz
Dott.ssa Federica Piras Medico Veterinario - E-mail: st.fe@libero.it Edda Plazzi - Psicologa e Psicoterapeuta di coppia per problemi sessuali e relazionali Cell. 333.6921234 - E-mail: eddaplazzi@hotmail.com
Dott. Marcello Lanari - Consiglio Direttico SIN, Società Italiana di Neonatologia Dott.ssa Enza Lamanna - Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it
Dott. Giuseppe Plazzi Dipartimento di Scienze Neurologiche Università di Bologna - E-mail: giuseppe.plazzi@unibo.it Dott. Oliviero Quercia Responsabile Unità di Alta Specializzazione di Allergologia - Ospedale di Faenza Dott. Alessandro Repici Responsabile Endoscopia Digestiva Humanitas Milano
Tiziano Rondinini Apicoltore - Faenza
Dott. Luciano Lozio - Docente universitario e consulente farmaceutico
Gianna Manna - Optometrista - E-mail: giannamanna@yahoo.it Barbara Maioli - Educatore Cinofilo APNEC nr. 043
Dott. Sergio Spinato - Odontoiatra - Sassuolo - Tel. 0536.883868 www.studiodentisticospinato.it E-mail: studiodentisticospinato@gmail.com Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica Skin Cancer Unit IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Progetto Melanoma Istituto Oncologico Romagnolo
Dott. Pietro Querzani - Neurologo E-mail: querzani@gmail.com
Dott. Marco Ioni - Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza - AUSL di Ravenna
Francesco Spadoni - Tecnico ortopedico Email: francesco@ortopediaspadoni.it
Alberto Mantovani - Direttore Scientifico IRCCS Istituto Clinico Humanitas e docente Humanitas University
Dott. Andrea Flamigni - Specialista Idrologia Medica Direzione Sanitaria Terme di Cervia Email: andrea.flamigni@terme.org
Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com
Dott. Ernesto Sarracino Coordinatore pedagogico Comune di Russi e Faenza - Pedagogista al centro per le famiglie del Comune di Forlì Consulente per i genitori - Tel. 335.5238668
Dott. Antonio Salzetta Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Presidio Ospedaliero di Faenza - Ausl Ravenna
Doriana Togni Bottega dei Servizi - E-mail: info@bottegadeiservizi.it Dott. Gregorio Tugnoli Responsabile U.O.S.D. Chirurgia del Trauma Ospedale Maggiore, Azienda USL di Bologna E-mail: gregorio.tugnoli@ausl.bologna.it Dott.ssa Sara Vignoli Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 - E-mail: vignolisara@gmail.com Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata - E-mail: salutenaturasnc@alice.it
Max Vismara Istruttore cinofilo e psicologo clinico - www.dicasavismara.it Ing. Nicola Vitiello - Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Dott. Salvatore Voce Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it Dott. Roberto Zabberoni Centro Dentale La Cura - Ravenna Dott. Alfonso Zaccaria Ex Direttore Dipartimento Oncologia ed Ematologia Azienda USL di Ravenna Dott. Franco Ziccardi - Medico di medicina generale Gruppo C.A.S.P.I.T.A. di Faenza E-mail: caspitafaenza@gmail.com Prof. Dott. Raul Zini Maria Cecilia Hospital Cotignola
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Direttore Sanitario Dott. Paolo Balella
AL POLIAMBULATORIO POLO SANTA TERESA DEL BAMBINO GESU’ UN LABORATORIO ANALISI ED UN PUNTO PRELIEVI DI QUALITÀ Il LABORATORIO ANALISI ed il PUNTO PRELIEVI del Polo Sanitario Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù’ sono in grado di offrire un efficiente e completo percorso PRELIEVI ed ANALISI di LABORATORIO. NOVITA' ASSOLUTA il fatto che sia i prelievi che le prestazioni infermieristiche possano essere eseguiti non solo all'interno del POLO SANITARIO ma anche a DOMICILIO, previo appuntamento.
SI PUO’ ACCEDERE AL PUNTO PRELIEVI direttamente SENZA APPUNTAMENTO Il LABORATORIO ANALISI è in grado di eseguire ANALISI CLINICHE e MICROBIOLOGICHE su TUTTE le TIPOLOGIE di CAMPIONI BIOLOGICI. Analisi di chimica clinica, microbiologica clinica, ematologia, sieroimmunologia, coagulazione, citologia, tossicologia, indagini di fertilità e intolleranze alimentari. L'AMBULATORIO INFERMIERISTICO, un'altra delle eccellenze del Polo Sanitario Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù, è un servizio organizzato e gestito da PERSONALE INFERMIERISTICO ed eroga ai cittadini tutte le prestazioni di natura infermieristica con presentazione di ricetta medica.
QUESTE PRESTAZIONI POSSONO ESSERE EFFETTUATE ALL’INTERNO DELLA STRUTTURA POLIAMBULATORIALE e, su appuntamento, anche a DOMICILIO. In particolare possono essere prenotate anche da effettuarsi PRESSO la PROPRIA ABITAZIONE, prestazioni infermieristiche come: la rimozione dei punti di sutura, le medicazioni, le fasciature ed i bendaggi semplici, i prelievi ematici e delle urine, le iniezioni sottocutanee ed intramuscolari, l'ECG. Oppure altre rilevazioni come: la misurazione della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e respiratoria.
Altre prestazioni a domicilio come, ad esempio, le visite odontoiatriche e le visite geriatriche possono essere eseguite dopo aver valutato con attenzione le singole richieste. DA SINISTRA
DA SINISTRA
Cinzia Severini
Fiamma Sfrisi
Responsabile Laboratorio Analisi
Infermiera
Venturi Daniela
Mirco Coffari
Tecnico di Laboratorio Analisi
Assistente alla Direzione
Francesca Focaccia
Elga Ricci
Tirocinante
Infermiera
Punto Prelievi - Dal lunedì al sabato dalle 7.30 alle 10.00 - Accesso diretto Ambulatorio infermieristico - Iniezioni e vaccinazioni: dal lunedì al sabato dalle 7.30 alle 11.00 Altre prestazioni infermieristiche - Dal lunedì al venerdì dalle 11.00 alle 13.30 - Il sabato dalle 11.00 alle 13.00
PRELIEVI E PRESTAZIONI INFERMIERISTICHE A DOMICILIO - SU APPUNTAMENTO Polo Sanitario Opera Santa Teresa del Bambino Gesù - Via Don Angelo Lolli, 20 - Ravenna - Tel. 0544.38513