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Nr. 12 - DICEMBRE 2014 - www.salute10piu.it
ALIMENTAZIONE
2 I BENEFICI DEGLI AGRUMI Dott.ssa Monica Negosanti CARDIOLOGIA
4 GRAVIDANZA E PROBLEMI VALVOLARI CARDIACI Dott. Vladimir Guluta MATERNITÀ
7 BAMBINI NATI NELL’OTTAVO MESE A cura di SIN: Società Italiana di Neonatologia MALATTIE INFETTIVE
8 IL TETANO Prof. Andrea Drei LONGEVITÀ
10 PIA GADDONI - Centenaria di Castelbolognese di Tiziano Zaccaria L’INTERVISTA
12 GIOVANNI BIGNAMI E LA “MISSIONE FUTURA” ORTOPEDIA
14 GINOCCHIO - Lesione al legamento crociato anteriore Prof. Raul Zini - Dott. Alberto Busilacchi ESTETICA
16 UN TRATTAMENTO DI BELLEZZA PER REGALO di Anna Danieli MEDICO E PAZIENTE
18 RICETTA ELETTRONICA Dott. Andrea Baldisserri TECNOLOGIA
19 DARIO: UN’APP PER MONITORARE LA GLICEMIA Ugo Cosentino SALUTE
20 INFORTUNI SUL LAVORO SALUTE IN CUCINA
24 LE CONSERVE ALIMENTARI - Ultima puntata di Tiziano Zaccaria SANITÀ
28 IOR - Breve storia dell’Istituto Oncologico Romagnolo I NOSTRI AMICI ANIMALI
30 LA FAVOLA DI “BECCO DI RAME” Dott. Alberto Briganti SALUTE 10+ - Anno 4 - N. 12.2014 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it
Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it - Direttore responsabile: Spada Gabriele Stampa: Modulgrafica Forlivese - Forlì (FC) - www.modulforlivese.it
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ALIMENTAZIONE
AGRUMI Sono FONTE DI VITAMINA C, che rinforza le difese immunitarie contro le malattie invernali, ma hanno anche numerose sostanze che riducono il rischio di insorgenza dei tumori.
mondo hanno messo in evidenza un legame tra il consumo di agrumi e la riduzione del rischio di sviluppare alcuni tumori, soprattutto quelli che riguardano l’apparato digestivo, ovvero l’esofago, la bocca, la laringe, la faringe e lo stomaco, dove sono state osservate riduzioni del rischio pari al 40-50 per cento. Dott.ssa Monica Negosanti I meccanismi coinvolti in questi processi Dietista - AUSL Bologna restano ancora in larga parte sconosciuUOC Igiene Alimenti e Nutrizione ti, anche se alcuni dati suggeriscono che “I frutti del freddo” i composti fitochimici degli agrumi siano L’inverno è la stagione degli agrumi e in in grado di bloccare la capacità delle celcommercio ne troviamo di vari tipi e di lule tumorali di riprodursi e di modulare differenti qualità: limoni, arance, manda- il sistema di disintossicazione dalle sostanze cancerogene. L’interazione degli rini, clementine, pompelmi e cedri. agrumi con questi sistemi è ben illustrata dall’effetto che Sono una ricchissima fonte può avere, per esempio, il di vitamina C, la quale ci succo di pompelmo su alcuni aiuta a rinforzare le difese medicinali, facendone raddopimmunitarie contro i piare le quantità di medicinale malanni stagionali e pernel sangue e aumentando mette un migliore assorbinello stesso tempo i suoi effetmento del ferro, rendendoci più forti e meno stanchi. ti secondari. Gli agrumi, però, non devono essere Considerato anche lo scarso apporto caloconsiderati solo come un’eccellente riser- rico (un arancia apporta solo 34 Kcal per va di vitamina C, ma anche come ali- 100 g), nel periodo invernale, andrebmenti in grado di apportare all’organi- bero assunti quotidianamente, sotto smo numerose sostanze fitochimiche forma di frutto o di spremuta fresca. antitumorali. Per esempio, un’arancia Le sostanze fitochimiche che gli agrumi contiene quasi 200 sostanze diverse, tra apportano all’organismo potrebbero cui una sessantina di polifenoli, oltre a non solo agire direttamente sulle cellumolti membri di una classe di molecole le tumorali e quindi prevenirne lo sviluppo, ma svolgere anche un’azione molto profumate, denominate “terpeni”. antinfiammatoria e modificare l’assorNon solo le vitamine bimento e l’eliminazione di molte Alcuni studi realizzati in diverse parti del sostanze nocive. 2
Il consumo quotidiano di agrumi, sotto forma di frutto intero o succo, rappresenta dunque un modo semplice ed efficace per aggiungere una “scorza” di freschezza a un regime di prevenzione dei tumori.
Un po’ di storia Tutti i Citrus trovano origine in India e nell’Estremo Oriente oltrechè in altre regioni asiatiche quali Malesia, Cina, Thailandia. Nel tempo si diffusero verso altre regioni orientali e da qui seguirono il cammino della civiltà, unendo idealmente l’Oriente e l’Occidente.
Arancia (Citrus sinesi) Anche se questo frutto è originario della Cina, la parola “arancia” sembra provenire dall’arabo narandj, a sua volta derivato dal sanscrito nagarunga, che significa “frutto amato dagli elefanti”. Le arance sono state introdotte in Occidente nel XV secolo dai portoghesi e fu Cristoforo Colombo a importare dopo il suo secondo viaggio i semi che dettero origine alla coltivazione delle arance in America. Ancora considerato un alimento di lusso all’inizio del secolo scorso, l’arancia è diventata, dopo la seconda guerra mondiale, l’agrume più consumato del pianeta, e rappresenta fino al 70% della produzione mondiale di questi frutti.
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Pompelmo (Citrus paradisi Macfadyen)
Non è da confondere con il CEDRO frutto importato nel Mediterraneo da Alessandro il Grande e che, secondo gli scritti di Teofrasto, Democrito e Virgilio, veniva utilizzato di frequente come antidoto ai veleni.
verde o lime (Citrus aurantifolia) è una specie botanica diversa, originaria della Malesia e che necessita di un clima più tropicale rispetto al limone.
Il pompelmo che conosciamo oggi è una varietà ottenuta dall’incrocio tra l’arancia e il pompelmo. INSALATA DI ARANCE Il pompelmo vero e proprio Si prenda un’arancia, la si sbucci lasciando un po’ del bianco (Citrus grandis) fa risalire il suo della buccia (è ricco di sostanze nutritive e di fibra), tagliarla a nome all’olandese pomplemoes, rondelle, spolverare con un po’ di origano, di olio e un pizziche significa “grosso limone”, co di sale ed eventualmente un pezzettino di cipolla cruda denominazione che fu attribuita a tagliata fine (per questo frutto portato dalla Malesia farla diventare dolce dagli olandesi nel XVII secolo. e più digeribile può essere lasciata in acqua per 10 minuti). Ed ecco servito un piatto ricco di antiossidanti…
Limone (Citrus limon), cedro e lime Probabilmente originario della Cina e dell’India, in prossimità dell’Himalaya, il limone è stato introdotto in Europa nel XII secolo da parte degli arabi.
Il limone si diffuse rapidamente come rimedio contro lo scorbuto, ma è solo nel XV secolo che entra a far parte delle abitudini alimentari europee. Nonostante l’aspetto e l’uso in cucina simili, il limone
Mandarino (Citrus reticula)
Il mandarino, il cui nome proviene senza dubbio dalla somiglianza del suo colore a quello delle tuniche di seta dei mandarini cinesi, è anch’esso originario del SudEst asiatico e probabilmente è stato coltivato 2500 anni fa in Cina. Arrivato sulle coste del Mediterraneo nel XIX secolo, è diventato sempre più popolare da quando nel 1902 è stato sviluppato il suo ibrido senza semi, la clementina. Clementine e mandarini rappresentano oggi il 10 per cento di tutti gli agrumi prodotti nel mondo. FINE
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CARDIOLOGIA
LA GRAVIDANZA
IN PRESENZA DI PROBLEMI
VALVOLARI CARDIACI Le disfunzioni valvolari e le loro conseguenze sulla funzionalità cardiaca in generale possono creare una situazione cardiovascolare a rischio, sia per la mamma che per il feto.
Innanzi a tutto…
Dott.
Vladimir Guluta
Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com
Quando una valvulopatia è moderata o grave, c’è il rischio che la disfunzione valvolare abbia determinato delle modificazioni importanti a livello del cuore stesso, dei polmoni e a volte a livello dell’aorta. Nella maggior parte dei casi si tratta della dilatazione del ventricolo sinistro, del calo della capacità contrattile del ventricolo sinistro (disfunzione ventricolare sinistra), dell’aumento della pressione polmonare (ipertensione polmonare), della dilatazione del segmento iniziale dell’aorta (dilatazione o aneurisma dell’aorta ascendente), immediatamente al di sopra del cuore. In altri casi ci possono essere disturbi del ritmo cardiaco e segni di scompenso cardiaco che complicano in modo drastico il percorso di una donna incinta. 4
…si deve capire che il grado di disfunzione della valvola può essere lieve; in questi casi si può affrontare una gravidanza con una certa tranquillità. In altri casi, però, il sovraccarico di lavoro al quale il cuore viene sottoposto durante la gravidanza è tale da non essere per niente ben sopportato dalla futura
mamma. In questi casi si deve decidere se la mamma necessita di una specifica terapia prima della gravidanza, oppure se la gravidanza stessa sia controindicata. L’assenza di sintomi in presenza di una valvulopatia non significa sempre che la disfunzione valvolare sia lieve. Alcune donne presentano severe patologie valvolari anche in assenza di
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RAVENNA - Via Galilei, 63 - Tel. 0544.407170 RIMINI - Via Flaminia, 134 - Tel. 340.6853938 La Kinesiologia emozionale ha come obiettivo il raggiungimento e il mantenimento del benessere delle persone. Aiuta a riconoscere i disagi individuali più frequenti: stress, paure profonde, insicurezza, ipersensibilità. Offre un sostegno dolce e consapevole a chi desidera risolvere i propri conflitti interiori. La Kinesiologia emozionale non vuole in alcun modo sostituirsi al medico o allo psicologo, ma vuole essere un semplice strumento di aiuto alla quotidianità dell’individuo sano.
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sintomi. Il lavoro del team di medici che si occupa della problematica valvolare di ogni donna (ginecologi, cardiologi, cardiochirurghi, anestesisti, psicologi, ecc.) deve stabilire con precisione la situazione cardiovascolare nella quale essa si trova.
In molti casi… …la disfunzione valvolare e cardiaca è tale da indicare un intervento chirurgico cardiaco prima di affrontare la gravidanza. In altri casi però, quando una donna con problemi valvolari desidera una gravidanza, non si deve tenere conto solo della disfunzione valvolare in se stessa, ma anche dell’eventuale necessità di assumere dei farmaci indispensabili per mantenere un buon equilibrio cardiovascolare. Alcuni di questi farmaci sono controindicati durante la gravidanza e, come potete immaginare, in questi casi la situazione si complica ancora di più. Un esempio molto frequente è quello dell’uso di farmaci anticoagulanti (in presenza di un’aritmia che si chiama fibrillazione atriale oppure in presenza di una protesi meccanica). La gestione della terapia anticoagulante è complessa sia durante la gravidanza che durante il parto. Una impropria manipolazione dei farmaci anticoagulanti crea non solo un rischio emorragico, ma anche un rischio di trombosi della protesi materna; a maggior ragione, in pre-
senza di protesi biologiche si è visto che la gravidanza accelera la degenerazione di queste protesi (ispessimento e calcificazione delle cuspidi) e conseguentemente abbrevia la durata del loro buon funzionamento rispetto alla media.
…in altri casi… …abbiamo a che fare con delle donne che sono già state trattate chirurgicamente per un problema valvolare, prima di desiderare una gravidanza oppure di essere incinta. L’operazione ha comportato solo la plastica della valvola (la riparazione della valvola nativa) oppure la sua sostituzione. In questo ultimo caso, la donna è portatrice di una protesi valvolare che può essere biologica (valvola di maiale) oppure meccanica (protesi in carbonio). I numerosi studi eseguiti su pazienti di questo tipo pubblicano dati che sono simili a quelli pubblicati circa 20 anni orsono.
Nonostante i progressi… …della medicina e della scienza in generale, le percentuali delle complicanze fetali e materne sono rimaste pressoché identiche. La decisione di rimanere incinta, oppure di portare avanti la gravidanza in presenza di una severa disfunzione valvolare (o di una protesi valvolare artificiale), deve essere presa in base ad indagini specifiche eseguite da un gruppo di esperti. I futuri genitori devono essere messi in grado di capire la situazione ed aiutati a prendere la giusta decisione.
La scelta decisiva Gli argomenti raccolti durante le varie indagini eseguite devono essere la base del colloquio finale tra la coppia che intende affrontare la gravidanza ed il team di medici che seguirà la donna durante questo prezioso percorso della FINE sua vita.
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MATERNITÀ
LATE
PRETERM NATI NELL’OTTAVO MESE: sono quei neonati che anche se non possono essere considerati prematuri necessitano di un’adeguata attenzione medica.
SIN: Società Italiana di Neonatologia Cosa sono i late preterm? Quali rischi corrono e che cosa si deve fare per loro? Questo il tema del XX Congresso Nazionale della SIN, la Società Italiana di Neonatologia, che si è tenuto a Roma dal 9 all’11 ottobre. In Italia questi bambini nati qualche tempo prima del termine naturale (ovvero tra la 34ª e la 36ª settimana) e che quindi non possono essere considerati prematuri, sono circa 34.500 (dati 2013 Istat su elaborazione SIN). La maggior parte dei late preterm nasce prima del termine a causa di patologie materne come ipertensione, emorragie antepartum, anomalie placentari o fetali, che impongono il parto anticipato e che purtroppo possono causare danni al neonato a breve e a lungo termine. Ci sono anche diverse patologie che possono colpire purtroppo un late preterm: tra le più diffuse, le infezioni neonatali, l’ipoglicemia, l’iperbilirubinemia e l’instabilità della temperatura corporea. Molto spesso capita che questi neonati abbiano anche difficoltà nell’alimentazione e problemi neuroevolutivi e comportamentali. Proprio questi ultimi sono i più ricorrenti, come quello di avere performance scolastiche meno brillanti. Se pensiamo a tutte queste problematiche, non possiamo che deplorare la pratica di tagli cesarei elettivi a 36-37 settimane, che espone questi neonati a rischi ingiustificati e inaccettabili.
Necessità della giusta attenzione Per molti anni, sbagliando, si è pensato di poter dimettere precocemente il late preterm, di allattarlo esclusivamente al seno, di considerarlo a basso rischio di patologia respiratoria e metabolica. Tutto ciò amplificato dalla necessità di ridurre al minimo la spesa sanitaria, alibi tanto ingiusto quanto inutile. Un approccio sicuramente sbagliato, almeno in parte, se si
pensa che molti di questi presentano problemi non solo alla nascita, ma anche dopo la dimissione e richiedono per questo ri-ospedalizzazioni “inattese”. Non è affatto naturale infatti nascere 3-4 settimane prima del termine senza avere problemi. Tutto ciò rafforza ancor di più l’erronea modalità nel trattare questi neonati come i normali nati al nono mese, considerando addirittura sbagliato il “medicalizzarli” FINE troppo a lungo.
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MALATTIE INFETTIVE
IL TETANO PUÒ PORTARE A MORTE per insufficienza respiratoria: è una malattia generata dal batterio Clostridium Tetani e provoca spasmi muscolari e convulsioni. In Italia, la vaccinazione è obbligatoria.
Dott.
Andrea Drei
Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza - E-mail: andrea.drei@alice.it
Il tetano è una malattia infettiva non contagiosa, provocata dalla tossina prodotta da un batterio, il Clostridium Tetani. Si tratta di un bacillo lungo 2-5 micron che è in grado, in particolari condizioni, di assumere uno stato di quiescenza formando delle spore. Queste possono sopravvivere per anni in condizioni ambientali sfavorevoli e sono in grado di resistere al calore, all'ebollizione per oltre un'ora e all'azione di molti disinfettanti.
Il pericolo dal terreno Le spore del tetano sono diffuse in concentrazioni particolarmente elevata nel terreno. Esse possono penetrare nell'organismo umano tramite le ferite, dove in particolari condizioni di anaerobiosi, cioè di mancanza di ossigeno, possono germinare dando luogo alle forme attive del bacillo che produce la tossina. Ne consegue che le ferite a maggiore rischio di tetano sono quelle 8
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profonde, a punta e lacero contuse, dove i tessuti mortificati ricevono uno scarso apporto di ossigeno. Il rischio inoltre cresce in ragione del grado di contaminazione della ferita con terreno e/o con corpi estranei.
Spasmi e convulsioni La tossina del tetano, una volta prodotta, entra nel circolo ematico e di qui anche in piccolissime quantità esercita la sua azione patogena sul sistema nervoso mediante un aumento dell'eccitabilità riflessa. Ciò significa che quando viene compiuto un movimento, non viene ad essere inibito quello opposto come accade in condizioni normali. Il malato pertanto va incontro a spasmi muscolari e convulsioni. Il periodo di incubazione, cioè il tempo che intercorre fra la ferita e l'insorgenza dei primi sintomi, è di una/due settimane nella maggioranza dei casi, ma può avere punte estreme che variano da 2-3 giorni a diverse settimane. I primi sintomi compaiono generalmente a carico della muscolatura del volto.
Caratteristico è il TRISMA, cioè la contrattura spasmodica della mandibola con difficoltà all'apertura della bocca. Lo spasmo della muscolatura mimica facciale può poi configurare il cosiddetto “riso sardonico”. SUCCESSIVAMENTE le contratture si estendono al torace, all'addome e agli arti. Compaiono degli spasmi muscolari parossistici, molto dolorosi, che interessano anche i muscoli respiratori. La morte pertanto può sopraggiungere per insufficienza respiratoria.
Terapia antibiotica Nei casi di malattia conclamata la terapia consiste in antibiotici, immunoglobuline, cioè anticorpi preformati, in dosi elevate, miorilassanti e supporto rianimatorio alla ventilazione polmonare. Nonostante tali risorse terapeutiche, attualmente la percentuale di mortalità per tetano è stimata intorno al 20-30 per cento. Per combattere la malattia in maniera efficace, diventa pertanto fondamentale prevenirla mediante la vaccinazione. Questa viene attuata mediante la somministrazione di un'a-
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natossina, cioè di una tossina modificata, che stimola l'organismo a produrre anticorpi contro la tossina stessa.
Il vaccino come prevenzione L'attuale protocollo ministeriale, nonché le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, prevedono un calendario vaccinale che viene iniziato al terzo mese di vita, con due successivi richiami entro il dodicesimo mese.
menta l'apporto di ossigeno ai tessuti, rendendo più difficile la formazione della tossina tetanica. Altre misure consistono nella possibile somministrazione di una dose anticipata di vaccino al fine di incrementare il tasso anticorpale e nell'eventuale somministrazione di immunoglobuline antitetaniche.
Italia, incidenza troppo alta…
Dopo un ulteriore dose di vaccino a 45 anni, i successivi richiami avranno una cadenza decennale. Al Pronto Soccorso è demandata poi la profilassi post esposizione, cioè il trattamento dei pazienti dopo una ferita a rischio. Il trattamento locale della ferita si avvale di lavaggi abbondanti con soluzione fisiologica e con disinfettanti allo scopo di eliminare detriti e corpi estranei. In particolare l'acqua ossigenata incre-
Nonostante le misure preventive vigenti in Italia, il tetano presenta un'incidenza ancora troppo elevata rispetto agli altri paesi, 15 volte rispetto agli Usa. Negli anni Settanta, all'indomani dell'introduzione della vaccinazione obbligatoria per i nuovi nati si era assistito ad una drastica diminuzione dei casi di tetano in Italia. Poi all'inizio degli anni Novanta, in seguito all'introduzione dell'obbligo di acquisizione del consenso informato per la somministrazione della immunoglobuline antitetaniche, si era assistito ad una recrudescenza dell'incidenza del tetano. Infatti molti pazienti rifiutavano le immunoglobuline temendo, erronea-
mente, che potessero essere apportatrici di virus. Col passare degli anni questo pregiudizio si è attenuato e il tasso di incidenza annuale ha ripreso a ridursi pro-gressivamente. Tuttavia fra gli Stati che partecipano alla sorveglianza europea, l'Italia è il paese in cui si registra il maggior numero di casi di tetano. Nel 2010, il tasso di incidenza europeo era pari a 0,02 casi per 100.000 abitanti, mentre quello italiano si attestava attorno allo 0,09.
…e le femmine sono più colpite Nella grande maggioranza dei casi si tratta di pazienti anziani, e fra questi prevale nettamente il sesso femminile. La differenza di incidenza fra i due sessi trova la sua spiegazione nel fatto che gli uomini anziani hanno alle spalle le vaccinazioni eseguite durante il servizio militare. Questi dati confermano l'importanza della sensibilizzazione della popolazione nei confronti della profilassi antitetanica e più in generale della necessità di fugare i pregiudizi nei confronti delle FINE vaccinazioni.
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LONGEVITÀ
IL SECOLO DI VITA DI
PIA GADDONI
La neo centenaria di Castelbolognese si è sempre dedicata al lavoro nei campi. Oggi, ancora in salute, vive nel ricordo del marito Giuseppe e del figlio Luigi, scomparsi prematuramente.
di Tiziano Zaccaria
Tra passato e presente
E-Mail: zaccariatiziano@alice.it
Oggi Pia ha dieci nipoti e quattordici pronipoti, ma anche due grandi crucci. Il primo dolore riguarda la prematura morte del marito a soli 39 anni. «Cadde mentre stava lavorando. Lo portarono d’urgenza in ospedale, dove morì dopo quaranta giorni. Nel cadere, qualcosa aveva schiacciato il cuore, ma nel referto di morte scrissero che era deceduto a causa di un tumore: una versione alla quale non abbiamo mai creduto. Però rifiutammo di fare l’autopsia e non si è mai saputa quale fosse la verità». Il secondo dolore: la scomparsa più recente del figlio Luigi a 64 anni.
Pia Gaddoni, nata il 9 novembre 1914 a Castel Bolognese in località Ponte Nuovo, ha raggiunto il ragguardevole traguardo dei cento anni festeggiata dai numerosi parenti, dal parroco don Marco Bassi e dal sindaco Daniele Meluzzi. Terza di quattro figli, tre femmine ed un maschio, Pia nel 1937 si è sposata con Giuseppe Piancastelli, dal quale ha avuto cinque figli (Caterina, Romano, Anna, Walter e Luigi, quest’ultimo scomparso all’età di 64 anni), rimasti orfani del babbo ancora piccoli. www.privatassistenza.it
«Devo dirle la verità: se si potesse, rinuncerei volentieri ai miei cento anni, per allungare la vita di mio marito e di Luigi. La perdita di un figlio, per una madre è un dolore enorme».
La prima metà del ‘900 Pia nacque quando stava per iniziare la Grande Guerra, ma ovviamente i suoi primi ricordi sono legati al periodo fra i due conflitti mondiali: «I miei erano contadini ed io, fin da bambina, mi sono sempre dedicata al lavoro nei campi. Prima della seconda guerra mondiale conobbi mio marito Giuseppe: era il cognato di mia sorella. In pratica, facemmo due matrimoni fra
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due sorelle e due fratelli. Durante la seconda guerra mondiale Giuseppe venne esonerato dalla spedizione in Africa perché aspettavamo la nostra terza figlia: restò a fare il militare a Mestre».
Gli anni ‘50 Dopo la scomparsa del marito, morto nel 1950 nelle circostanze già descritte, Pia ha continuato a crescere i figli, trasferendosi da Ponte Nuovo ad un podere situato nei pressi della località Serra di Castelbolognese. Dopo essere andata in pensione, da trent’anni abita con la figlia Anna nel centro castellano.
GADDONI PIA FESTEGGIATA DAI PARENTI E DAL SINDACO DI CASTELBOLOGNESE DANIELE MELUZZI
Oggi…
Stili di vita
…la sua salute è ancora buona, a parte qualche normale problema di deambulazione ed un calo di vista. «Qualche anno fa mi dissero che avrei dovuto operarmi alla cataratta: io rinunciai, ma oggi ho problemi di vista soprattutto da un occhio (adesso, a cento anni, è considerata inoperabile, ndr.). Comunque, sono ancora qua. Ogni giorno che passa, è un giorno di vita guadagnato».
Nella sua dieta, Pia ha dovuto eliminare i fritti, che cucinava spesso fino a poco di tempo fa. «Comunque mangio ancora di tutto: minestra coi fagioli, pasta asciutta, brodo, uova, verdure cotte e crude». Poca carne, quindi, come era d’abitudine nelle campagne romagnole fino al boom industriale degli anni Sessanta. La sua giornata trascorre lenta e serena, ma con un rito
irrinunciabile: «Guardo la Messa tutti i giorni su Tele Pace. Il mercoledì c’è anche la benedizione del Papa in piazza. La domenica successiva al mio centesimo compleanno sono invece andata personalmente a messa, nella chiesa della mia parrocchia. Durante la funzione don Marco mi ha fatto gli auguri di compleanno, poi alla fine tutti sono venuti a darmi la mano e festegFINE giarmi».
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Un cattivo allineamento dentale comporta un’estetica insoddisfacente e l’impossibilità di mantenere una corretta igiene orale. Un errato posizionamento della mandibola inoltre reca, disturbi articolari e muscolari come cervicalgie, mal di testa, rumori nella zona auricolare.
Per sorridere alla vita.
Nel bambino la terapia corregge i difetti precocemente e consente una crescita armonica dell’apparato masticatorio. Nell’adolescente si ottengono i corretti rapporti occlusali in dentatura permanente. Nell’adulto si può intervenire per riposizionare elementi dentali per ragioni protesiche, per malocclusioni che possono provocare disturbi all’articolazione temporo-mandibolare, o per il miglioramento del sorriso.
©2014
L’ortognatodonzia si occupa non solo del puro allineamento dei denti, ma anche del riposizionamento della mandibola in un corretto rapporto con l’articolazione temporo-mandibolare. La terapia ortodontica, utilizzando dispositivi funzionali o meccanici (detti “apparecchi”), mira a stabilire normali relazioni anatomiche e funzionali dei denti e delle loro basi ossee.
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L’INTERVISTA
COME VIVERE NELLO SPAZIO Il noto scienziato GIOVANNI BIGNAMI parla della missione Futura sulla Stazione Spaziale Internazionale dell’astronauta Cristoforetti. «Farà studi sull’alimentazione, sulla pressione sanguigna in assenza di gravità e sulle problematiche relative al sonno».
Intervista a Giovanni Bignami Presidente di INAF Istituto Nazionale di Astrofisica
È tra gli scienziati più autorevoli nella ricerca spaziale: a lui abbiamo chiesto un commento sulla missione “Futura” nella Stazione Spaziale Internazionale, organizzata e finanziata dall’Agenzia Spaziale Italiana, che vede la presenza di Samantha Cristoforetti, la prima astronauta italiana nello spazio.
Professor Bignami, qual è il ruolo della Cristoforetti nella Stazione Spaziale Internazionale? «Il 26 novembre scorso Samantha è arrivata bordo di un Sojuz sulla Stazione che orbita attorno alla Terra, dove resterà per una missione lunga ben sei mesi. In questo periodo la grande astronauta italiana studierà in particolare la problematiche nello spazio legate all’alimentazione, all’insufficienza venosa ed al sonno, monitorando la salute sua e degli altri astronauti presenti nella Stazione». 12
Si cercherà di capire come ottimizzare l’alimentazione dell’uomo in una condizione di vita non semplice.
Da qui anche lo studio delle problematiche legate alla circolazione del sangue ed al sonno, che Samantha porterà avanti nei prossimi mesi.
«Prima d’ora questo aspetto non è mai stato approfondito più di tanto. Gli astronauti hanno sempre avuto la tendenza a mangiare un po’ di tutto nel cosmo: quelli italiani si portano il parmigiano, gli svizzeri la fontina, qualche russo sarebbe perfino riuscito a portarsi di nascosto una bottiglia di wodka. Oggi, invece, si vuole capire meglio qual è l’alimentazione giusta per l’uomo in assenza di gravità».
«Il corpo umano è fatto per funzionare in presenza della gravità terrestre. Nello spazio, la pressione sanguigna ed il sistema linfatico e della ritenzione idrica vengono modificati in maniera significativa. Samantha farà perciò esperimenti di fisiologia su sé stessa e sugli altri astronauti, per capire le reazioni del corpo umano a questo tipo di ambiente. E poi c’è il problema del sonno, perché lassù il ritmo giorno/notte della Terra non c’è. Viaggiando ad una velocità media di 27.600 chilometri all’ora, la Stazione Spaziale Internazionale completa ben 15,5 orbite ogni giorno terrestre. In pratica, su di essa il giorno dura appena 45 minuti e la notte idem. E’ un continuo alternarsi di bellissime albe e straordinari tramonti, una cosa stupenda per gli occhi, ma non altrettanto per i nostri ritmi circandiani e biologici, che ne escono confusi».
Insomma, per fare una battuta potremmo dire che sta per nascere una nuova professione: il dietologo dello spazio. «Il prossimo obiettivo dell’uomo a media scadenza è lo sbarco su Marte. E’ un viaggio che durerà un paio d’anni, quindi è necessario affrontarlo con le giuste precauzioni, sapendo bene come si comporta il corpo umano nel cosmo per un periodo così lungo».
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Dobbiamo cioè capire come il corpo umano dovrebbe adattarsi alle “nuove abitudini” che in futuro il cosmo potrebbe imporgli.
d’ombra di 67P/Churyumov-Gerasimenko ed i suoi pannelli solari non sono riusciti a ricaricarsi».
«Sì, è così. Però vorremmo capire anche se qualche buona abitudine terrestre possiamo continuare a permettercela pure nello spazio. Infatti, per esempio, per la prima volta sulla Stazione Spaziale è stata portata una macchina per il caffè espresso. E corre voce che Samantha proverà a preparare un risotto. Il primo in orbita».
di Philae, che ha il compito di crivellare la superficie della cometa per tirare su un po’ di ghiaccio e roccia. Questo materiale viene poi trasferito nella pancia del lander, dove un “piccolo chimico” lo “assaggia” e ci fa sapere qual è il sapore di una cometa».
Detta così, sembra tutto relativamente facile…
Di recente c’è stato anche lo storico primo sbarco dell’uomo su una cometa, avvenuto attraverso il lander Philae; perché l’idea ardita di andare a posarci a cavallo di una cometa è così importante? «Perché la metà dell’acqua dei nostri oceani arriva dalle comete cadute sul nostro pianeta quattro miliardi di anni fa, quindi abbiamo un rapporto molto intimo con questi astri, fatti in gran parte di ghiaccio, ma anche di molecole organiche che potrebbero essere i “mattoni” fondamentali della vita sulla Terra. Infatti Philae ha subito “fiutato” tracce di molecole organiche sulla cometa prima di spegnersi dopo appena un paio di giorni, perché purtroppo è caduta in una zona
Philae si è spenta velocemente, ma non è “morta”.
«Invece è un traguardo incredibile, se si considera che la cometa dista da noi 500 milioni di chilometri e viaggia nello spazio profondo ad una FINE velocità di 20 km al secondo».
«No, per ora è lì tranquilla, in una sorta di ibernazione. Aspettiamo con fiducia “IL MISTERO DELLE SETTE SFERE” che fra qualche mese possa riprendere a Nel suo ultimo libro, uscito in questi funzionare, quando la cometa passerà giorni, Giovanni Bignami racconta più vicina al Sole. Potrebbe accadere nell’affascinante storia dell’esplorazione l’agosto 2015, forse anche prima. dell’uomo. L’autore conduce il lettore Intanto la sonda Rosetta continua ad in un viaggio alla scoperta delle sfere orbitare attorno a 67P/Churyumoval di sotto e al di Gerasimenko, restando pronta a raccosopra della sfera gliere i dati di Philae per inviarli sulla “zero”, quella Terra». della superficie terrestre, punto di riferimento. Un libro imperdibile, edito da Mondadori.
C’è molto di Italia in questa missione firmata dall’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea. «Parecchia tecnologia è “made in Italy”, a partire dal trapano carotatore
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ORTOPEDIA
LESIONE AL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE DEL
GINOCCHIO
Questa patologia COSTITUISCE UNO DEI PIÙ FREQUENTI TRAUMATISMI DEL GINOCCHIO, per i quali si ricorre al trattamento chirurgico.
Prof. Dott.
Dott.
Raul Zini
Alberto Busilacchi
Maria Cecilia Hospital Cotignola
Maria Cecilia Hospital Cotignola
crociato si rompe per via di traumatismi ripetuti, tanto da non accorgersi in un momento particolare, ma piuttosto per i sintomi che inficiano la vita quotidiana. Quando il legamento crociato è completamente rotto, il paziente riferisce instabilità. La rottura può essere talora isolata e talora associata a lesioni meniscali, cartilaginee o abbinata ad altre lesioni lega-
mentose, come in particolare il legamento collaterale interno o il legamento crociato posteriore.
Come si interviene L’intervento oggi è molto standardizzato e consente un rapido recupero ed un ritorno allo sport anche ad alti livelli.
Come avviene la lesione Il legamento crociato anteriore è uno stabilizzatore della torsione del ginocchio e della traslazione anteriore della tibia rispetto al femore. E’ in grado di resistere a forze molto consistenti, tuttavia in traumi ad alta energia, in TORSIONI IMPROVVISE o in impatti diretti contro una forza esterna, può rompersi parzialmente o totalmente. In seguito alla lesione, il ginocchio tende a gonfiarsi rapidamente, a dare molto dolore ed il paziente non riesce ad appoggiarvi il peso corporeo. Ma è vero anche il contrario: a volte il 14
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si possa aspettare anche qualche settimana prima di operare per consentire il ridursi dell’edema dei tessuti e della infiammazione locoregionale.
Tempi di recupero Il ritorno allo sport, a fronte di una terapia riabilitativa specifica è consentito a circa 5-6 mesi dall’intervento, ma già dopo un paio di mesi il paziente può deambulare senza restizioni con fluidità, in modo naturale come se non avesse subito alcun intervento.
Conclusioni
INTERVENTO CHIRURGICO DI RICOSTRUZIONE LCA IN VISIONE ARTROSCOPICA. La telecamera ad alta risoluzione inserita da piccoli fori millimetrici nel ginocchio amplifica l’immagine sullo schermo. Poichè l’anestesia non è generale anche il paziente può assistere all’esecuzione della procedura attraverso un monitor dedicato (non visibile in questa immagine).
La ricostruzione del LCA rientra in una chirurgia mini-invasiva, praticata per via artroscopica. In genere prevede uno o due giorni di degenza ospedaliera ed un veloce ritorno alla deambulazione. Si utilizzano prelievi di tendine del paziente stesso, oggi più frequentemente i tendini di semitendinoso e gracile o il tendine rotuleo, ed in casi molto selezionati tessuti tendinei di donatore, con i quali si prepara un nuovo legamento che si alloggia al posto del legamento rotto, che il chirur-
go è costretto a rimuovere. E’ cura dell’ortopedico trattare contestualmente al problema del legamento crociato anche lesioni associate, cartilaginee o meniscali: si preferisce essere conservativi e “riparare e salvare” piuttosto che “demolire ed asportare” come in passato.
Per quanto in ortopedia si stia assistendo ad una vera e propria “rivoluzione biologica”, con impiego sempre più incalzante di cellule staminali e fattori di crescita o sostituti tissutali prodotti in laboratorio, per la chirurgia del legamento crociato non è possibile ad oggi portare delle evidenze scientifiche schiaccianti: pertanto ci si affida ancora a tecniche ritenute “tradiFINE zionali” ma ancora vincenti.
Quando operare? Spesso si discute sul timing dell’intervento: operare immediatamente oppure no? Al momento si concorda che l’intervento non sia un’urgenza e
IL COLORE VIOLA INDICA IL NUOVO LEGAMENTO, POSIZIONATO SUL “LETTO” DI QUELLO ORIGINALE, IN POSIZIONE DEL TUTTO ANATOMICA
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ESTETICA
BELLEZZA SOTTO L’ALBERO? Idee per un regalo di Natale, con un occhio al portafoglio.
di Anna Danieli Fino a qualche anno fa non mancavano strenne (doni di Natale) come la mastoplastica additiva o il lifting. Ma anche nel mondo della bellezza la crisi si è fatta sentire e, se è vero che non si rinuncia a prendersi cura di sé e della propria immagine, è altrettanto vero che oggi si scelgono ritocchi più “soft”. Innanzitutto per il portafoglio e last but not least (alla lettera, ultimo ma non meno importante), sul fronte della convalescenza. Insomma, è il trionfo delle cosiddette punturine, le più comuni delle quali sono le infiltrazioni di acido ialuronico, il filler che si utilizza per colmare i solchi e aumentare il volume di labbra e zigomi, e la tossina botulinica, che induce una riduzione parziale e temporanea della mobilità dei muscoli in cui viene iniettata, spianando di conseguenza le rughe. Il perché di questo successo è presto detto: il periodo di Natale è di solito fitto di incontri con i parenti, brindisi con i colleghi, saluti con gli amici che non si vedono da tempo. Ciliegina sulla torta, dopo la gran sarabanda dei regali, scartati con le persone più intime, ecco il 31 dicembre, la notte più mondana dell’anno. Chi vuole presentarsi a questi appuntamenti con lividi e cerotti? 16
“Nel caso dell’acido ialuronico e del botulino – spiega DANIELE FASANO, responsabile del reparto di Chirurgia Plastica dell’Ospedale Bellaria di Bologna e coordinatore del Programma di Formazione Permanente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, SICPRE – si tratta spesso di regali che arrivano prima di Natale, proprio per permettere a chi riceve il dono di presentarsi al meglio agli appuntamenti di dicembre. I due trattamenti (botulino e acido ialuronico) hanno infatti in comune una convalescenza praticamente inesistente: la persona che ha fatto una fiala di botulino o un’infiltrazione di acido ialuronico può uscire a cena la sera stessa. Al massimo, l’evenienza negativa più frequente, ma comunque rara, è la comparsa di piccole ecchimosi, a partire dal giorno dopo, facilmente mascherabili sotto il normale trucco”. Ma, si sa, non sempre tutto va come dovrebbe e infatti la cronaca periodicamente si occupa di “mostri” che sono conseguenza di trattamenti sbagliati. “Sono casi estremi, che nascono dall’incontro tra specialisti senza scrupoli e pazienti che hanno perso la capacità di vedersi e che, in balia di un meccanismo quasi patologico,
vogliono sempre di più: LABBRA PIÙ TURGIDE, ZIGOMI PIÙ ALTI e rughe assolutamente inesistenti, pena l’assoluta immobilità della faccia. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, chi sceglie questi trattamenti vuole un aspetto più giovane e più fresco, magari eliminando quell’espressione triste e preoccupata che in molti si associa al passare degli anni”. Tutta colpa del fatto che, con l’età, i muscoli mimici perdono la capacità di rilassarsi completamente, rimanendo in parte contratti e dando così luogo al tipico volto corrucciato.
Come si fa Acido ialuronico e tossina botulinica vengono trasferiti con un ago nei tessuti e sono entrambi trattamenti ambulatoriali. Possono essere pertanto eseguiti in sicurezza nello studio del chirurgo, a patto ovviamente di utilizzare materiali sterili. Finito il trattamento, il paziente ritorna a casa e non necessita di ulteriori controlli, né medicazioni. Più semplice di così… Ma allora non ci sono controindicazioni nel sottoporsi a queste infiltrazioni anche dall’estetista, ad
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esempio? “Ci sono eccome – spiega Fasano: “Tutti i trattamenti presuppongono una conoscenza dell’anatomia che non si improvvisa, ma richiede una laurea, una specializzazione e ovviamente una certa esperienza.” Basti pensare che, nel caso del botulino, inoculare la tossina nel muscolo sbagliato può portare a inconvenienti sgradevolissimi, come l’impossibilità di sollevare una palpebra, che rimane costantemente abbassata, almeno in parte e per fortuna solo per un certo periodo. Dopo qualche settimana, quando la tossina viene progressivamente ‘digerita’ dall’organismo, la situazione tende naturalmente a ristabilirsi”. Può dare complicanze anche l’acido ialuronico – una sostanza di per sé sicurissima in quanto totalmente anallergica e riassorbibile -: se iniettato male, andando ad occludere un’arteriola, può addirittura provocare la necrosi, cioè la morte, dei tessuti. “Sono evenienze rarissime – sottolinea Fasano - ma la sicurezza sta
proprio nel conoscere tutti i rischi e le possibili evenienze negative, e nell’agire tenendone conto”. Anche se dall’estetista (o dal parrucchiere) le proposte sembrano particolarmente allettanti, magari soprattutto sul fronte del prezzo, vale quindi la pena di pensare bene ai rischi che si corrono.
Nel giro di una settimana, la situazione è perfettamente ristabilita e non si devono osservare particolari cautele, se non ovviamente quella di evitare i traumi nella zona”.
Giovani pazienti Le vacanze di Natale sono il momento ideale anche per ritocchi di tutt’altro genere, quelli che riguardano i più giovani. “In questo caso gli interventi più eseguiti, proprio approfittando del fatto che non c’è scuola, sono quello al naso, la rinoplastica, e la correzione delle orecchie a sventola, un difetto quest’ultimo che può essere alla base di feroci prese in giro che per questo si può decidere di affrontare anche a 1213 anni. L’intervento, in pazienti così giovani, avviene di solito in anestesia generale e lascia una cicatrice praticamente invisibile, in quanto posta nella faccia posteriore del padiglione auricolare.
Più lunga, ovviamente, la convalescenza dopo una RINOPLASTICA, intervento che comporta traumatismi maggiori, a carico delle ossa nasali, del setto (se sono presenti problemi di respirazione) e infine della cartilagine, se è necessario rimodellare anche la punta. “Però, immaginando un intervento prima di Natale, il paziente può sicuramente ritornare a scuola senza segni evidenti”. Et voilà, il nasone (o gli orecchioni), non ci sono più. FINE
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MEDICO E PAZIENTE
ARRIVA LA
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RICETTA ELETTRONICA Entro il 2015 verrà “dematerializzata” la “VECCHIA” ricetta.
Dott.
Andrea Baldisserri
Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it
Entro il prossimo anno il Medico di Famiglia abbandonerà la classica ricetta su carta che normalmente scrive al proprio paziente. La ricetta elettronica on line è il risultato finale di un progetto che nasce nel 2003, standardizzando le ricette mediche e la tessera sanitaria. Questo processo ha coinvolto medici, farmacisti, Ausl, Regioni, Agenzia delle Entrate ed Inps, col coordinamento della Ragioneria Generale dello Stato. L’obiettivo è di realizzare misure di appropriatezza prescrittiva, farmacovigilanza, sorveglianza epidemiologica e, perché no, risparmio economico, eliminando i supporti cartacei delle 600 milioni di ricette erogate ogni anno in Italia.
Cosa cambia per i dottori NON UTILIZZERANNO TRADIZIONALI BLOCCHI CARTACEI DI RICETTE Collegandosi col proprio computer, il medico effettuerà la prescrizione on line utilizzando un numero assegnatogli dall’Ausl, affiancato dal codice fiscale dell’assistito. Eliminando la ricetta rossa attualmente in uso, già ci sarà un importante 18
Il sistema validerà le informazioni con eventuali esenzioni e si genererà la ricetta elettronica sul server centralizzato.
risparmio, essendo questa oggi stampata dallo Stato con costi enormi per evitare falsificazioni. Inoltre, il sistema informatico permetterà di aggiornare in tempo reale il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), che è la raccolta on line di dati ed informazioni sanitarie che costituiscono la storia clinica e di salute di una persona. Dal FSE è possibile accedere ai servizi sanitari messi a disposizione dalla Regione. Al momento, solo il cittadino può accedere al suo FSE; in un prossimo futuro potranno accedervi anche i professionisti del Servizio Sanitario Regionale, previa autorizzazione nel rispetto della privacy.
L’importanza del FSE In Emilia Romagna la realizzazione del FSE è possibile grazie a SOLE (Sanità On LinE), la rete informatica che dal 2008 collega i medici ed i pediatri di famiglia a tutte le strutture sanitarie del Servizio Regionale che possono condividere, se l’interessato ha dato il consenso, la documentazione clinica relativa a prestazioni erogate. Il FSE cresce nel tempo, si auto-alimenta, conservando la storia sanitaria della persona, che può aggiungervi appunti e note personali; è costituito dai documenti prodotti
dalle strutture pubbliche del Servizio Sanitario Regionale e successivamente dalle strutture private accreditate. Il FSE è già operativo anche per l’Asl di Ravenna*.
Conclusioni Per il cittadino non cambierà nulla. Inizialmente, quando il medico di famiglia prescriverà farmaci o esami specialistici utilizzando la ricetta elettronica, all’assistito verrà consegnato un foglio “promemoria” che riportarà le stesse informazioni della ricetta rossa. L’utente che deve ritirare un farmaco o prenotare una visita o un esame, consegnerà il promemoria così come faceva con la ricetta rossa. In una fase successiva, quando il sistema sarà a regime, il promemoria non sarà più necessario: ci sarà solo la ricetta elettronica in rete. FINE *Su www.fascicolo-sanitario.it è possibile registrare un account di accesso al sistema FSE previa convalida presso sportello CMP di via Fiume Abbandonato a Ravenna.
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TECNOLOGIA
DIABETE DARIO, UNA APP DI ULTIMA GENERAZIONE ed un dispositivo tascabile per monitorare la glicemia da smart-phone e tablet.
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DARIO è il nome dato allo strumento per il controllo della glicemia e per il monitoraggio delle variabili legate alla gestione quotidiana del diabete, come ad esempio la conta dei carboidrati, il suggerimento dell’unità di insulina, il calcolo del residuo di insulina nel corpo durante la giornata o il monitoraggio dell’attività fisica.
sto percorso lo spunto per sviluppare prodotti e servizi nascenti direttamente dalle loro esigenze. La stessa azienda ha poi completato questo strumento con una serie di sofisticate funzionalità disponibili grazie ad una mobile App in continua evoluzione, ancora una volta sulla base dei suggerimenti e segnalazioni che arrivano da parte dei diabetici stessi. L’obiettivo di Harmonium Pharma è
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SALUTE
INFORTUNI SUL LAVORO Nel 2013 sono scesi del 9%, toccando il minimo storico. Tuttavia occorre continuare a tenere la guardia alta.
Dal tormentato mondo dell’occupazione arriva anche una buona notizia: in Italia gli infortuni sul lavoro continuano a calare. Nel 2013 sono diminuiti del 9 per cento, passando dagli oltre 500mila dell’anno prima a 457mila, stando ai dati della Relazione annuale dell’Inail, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortunio sul Lavoro. In particolare l’anno scorso gli infortuni mortali sul lavoro sono stati 660, in ribasso di circa il 21 per cento rispetto all'anno precedente: si tratta di un nuovo minimo storico, il livello più basso da quando è iniziata la rilevazione nel 1954. Nel 2013 gli infortuni sul lavoro hanno causato circa 11,5 milioni di giornate di inabilità con costo a carico dell’Inail: in media 81 giorni per gli infortuni che hanno provocato menomazione e circa 20 per quelli in assenza di menomazione.
I dati dell’Inail si riferiscono tuttavia soltanto ai suoi assicurati, non coprono cioè l’intero mondo del lavoro, essendo escluse dalla copertura garantita dall’Istituto alcune categorie di lavoratori come quelli delle forze armate e di polizia, i vigili del fuoco e i volontari della protezione civile. 20
Non abbassare la guardia Malgrado i dati incoraggianti, serve ancora il massimo dell’attenzione da parte di tutti i soggetti interessati per prevenire tragedie evitabili, poiché il fenomeno degli infortuni sul lavoro conserva tuttora dimensioni importanti per un paese civile come il nostro. Inoltre, questa flessione trae anche un po’ in inganno, perché sebbene sia anche frutto di una maggiore sensibilizzazione delle istituzioni e delle aziende, occorre considerare gli effetti della crisi economica e occupazionale che incidono sull’andamento dei dati.
Ad influenzare la riduzione del fenomeno - oltre al miglioramento delle condizioni degli ambienti lavorativi, particolarmente incisivo negli ultimi anni - ha infatti contribuito in misura significativa la continua emorragia di posti di lavoro e la sensibile flessione delle ore lavorate, che hanno determinato una sostanziale riduzione dei tempi di esposizione al rischio infortunistico. Sono stati proprio i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica quelli che hanno fatto registrare le diminuzioni più consistenti, ovvero le
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attività manifatturiere, e ancor più il settore delle costruzioni. Nonostante la sempre più capillare opera di sensibilizzazione, in molti luoghi di lavoro i rischi di infortuni gravi, a volte mortali, restano ancora alti, a maggior ragione se si considera che per effetto dell’emorragia occupazionale dell’ultimo periodo sono molti i casi in cui si è costretti a improvvisare mestieri pericolosi, sottovalutando i rischi. Perciò occorre fare tutto il possibile per continuare a diffondere una cultura della sicurezza, vigilando sulle condizioni di lavoro e sul rispetto delle norme.
Come comportarsi in caso di infortunioLA DENUNCIA LA DENUNCIA DI INFORTUNIO Il lavoratore deve informare immediatamente il datore di lavoro di qualsiasi infortunio subito, per evitare la perdita del diritto all’indennità relativa ai giorni precedenti la segnalazione. Se possibile, è bene che il lavoratore segnali al datore di lavoro il fattore di rischio che ha contribuito a causare l’infortunio. Per esempio: in caso di caduta specificare se il pavimento era sconnesso o bagnato, al fine di evitare il non riconoscimento dell’infortunio per rischio generico (quel tipo di rischio che non è collegato all’attività lavorativa, ma incombe sulla generalità dei cittadini).
Info:
IL PRIMO CERTIFICATO MEDICO Se necessario, l’infortunato deve andare al Pronto Soccorso, che rilascia il primo certificato medico. Tale certificato deve essere inviato al datore di lavoro, il quale, se la prognosi comporta astensione dal lavoro superiore a tre giorni, deve presentare denuncia alla sede Inail competente entro due giorni (si può presentare la denuncia di infortunio via internet, ma va spedito in seguito il primo certificato medico). In caso di infortunio lieve, a seguito del quale il lavoratore non si reca al Pronto Soccorso e non abbandona il lavoro, oppure se la prognosi è inferiore a tre giorni, il lavoratore deve comunque informare il datore di lavoro, anche se quest’ultimo non è tenuto a presentare la denuncia all’Inail. LA VISITA PRESSO GLI AMBULATORI INAIL Se la prognosi del Pronto Soccorso è superiore a tre giorni, il lavoratore è invitato a presentarsi all’Inail per la visita medica due-tre giorni prima della scadenza della prognosi. L’Inail rilascerà un cartellino con un successivo appuntamento a visita in caso di continuazione della temporanea e un certificato da consegnare al datore di lavoro. L’Inail provvederà poi alla chiusura della temporanea con un certificato di
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sas di
chiusura definitiva da consegnare in azienda per riprendere il lavoro. I “portatori” di gesso o di tutore sono invitati a presentarsi a visita all’Inail dopo la rimozione degli stessi. L’INFORTUNIO “IN ITINERE” E’ tutelato dall’Inail anche l’incidente occorso durante il tragitto di andata e ritorno fra l’abitazione e il luogo di lavoro, e qualora non sia presente una mensa aziendale, durante il percorso di andata e ritorno dal luogo di lavoro a quello di consumazione del pasto. L’assicurazione INAIL opera anche nel caso di utilizzo del mezzo privato se “necessitato”. »SEGUE
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Le procedure da seguire sono le stesse indicate sopra per le altre tipologie di infortunio. Ma può accadere che un infortunio in itinere venga denunciato in ritardo perchÊ il lavoratore, non essendo a conoscenza che l’evento può essere considerato infortunio sul lavoro, non informa il datore di lavoro ma gli invia semplicemente un certificato di malattia. In questo caso il datore di lavoro, appena informato del fatto, deve fare denuncia all’Inail e, segnalando di essere venuto a conoscenza dell’infortunio in ritardo, può evitare le sanzioni economiche. L’infortunio, se sussistono gli altri requisiti, può essere riconosciuto, ma il lavoratore perde il diritto all’indennità per i giorni precedenti la segnalazione (mantiene comunque l’indennità di malattia, se dovuta). INFORTUNIO NON DENUNCIATO DALL’AZIENDA In questo caso il lavoratore deve presentare denuncia di infortunio all’Inail, allegando il certificato
medico e prove testimoniali. Se la ditta è irreperibile, un accertamento ispettivo da parte dell’Inail può determinare il riconoscimento dell’infortunio. LE RICADUTE Se dopo aver ripreso a lavorare l’infortunato è costretto a tornare al Pronto Soccorso, il certificato di quest’ultimo deve essere inviato sia al datore di lavoro che all’Inail; è importante specificare che si tratta di ricaduta di infortunio. ALTRO CASO Se dopo aver ripreso il lavoro, l’infortunato non si sente bene, il datore deve fare richiesta di visita medica all’Inail, la sola che può accogliere la ricaduta. Infine, se il lavoratore infortunato che ha già ripreso l’attività si deve sottoporre ad un intervento chirurgico, occorre presentare al datore di lavoro e allo sportello dell’Inail la prescrizione dell’intervento chirurgico e il relativo foglio di ricovero.
Al termine dello stesso occorre produrre la cartella clinica all’Inail, che riconosce la riapertura della temporanea dalla data del ricovero. DIAGNOSTICA E RIABILITAZIONE Esami diagnostici e terapie riabilitative sono a carico dell’Inail solo se prescritte o autorizzate dall’Inail medesimo. ESENZIONE DAL TICKET Per tutta la durata della temporanea gli esami diagnostici sono esenti da ticket, sia che vengano prescritti dall’Inail che dal medico curante. Successivamente, se sono riconosciuti postumi permanenti o rendita, sia ha diritto all’esenzione parziale riferita alla patologia specifica, da richiedere alla ASL competente, producendo la documentazione Inail che attesti i postumi riconosciuti. ASSISTENZA PROTESICA L’Inail eroga protesi e presÏdi sanitari, ma la prescrizione medica è sempre necessaria, anche per il rinnovo e la loro manutenzione.
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SALUTE Solo in casi di comprovata necessità ed urgenza l’assicurato può acquistare il dispositivo tecnico a proprie spese, informando preventivamente l’Inail, e poi chiedere il rimborso. INDENNITÀ DI TEMPORANEA Il giorno dell’infortunio è considerato come giorno lavorato e deve essere interamente retribuito. I successivi tre giorni (carenza) sono retribuiti dal datore di lavoro al 60%, salvo migliori condizioni previste dai contratti di lavoro. Dal quarto al novantesimo giorno spetta l’indennità dell’Inail pari al 60% della retribuzione giornaliera. Dal 91° giorno in poi tale indennità è elevata al 75% della stessa retribuzione. In genere i contratti di lavoro prevedono una integrazione salariale a carico del datore di lavoro fino alla copertura del 100% della retribuzione, per periodi variabili in ragione dell’anzianità lavorativa. Non esistono limiti alla durata della temporanea erogata dall’Inail, che viene chiusa quando le condizioni cliniche sono stabilizzate e il lavoratore è in grado di riprendere il lavoro. Occorre però fare attenzioni alle limitazioni circa il diritto alla conservazione del posto di lavoro, che possono essere stabilite dai vari contratti di lavoro. CURE TERMALI Gli infortunati sul lavoro possono gra-
tuitamente fruire di cicli di cure termali prescritte dal medico di fiducia, concedibili dal sanitario dell’Inail se ritenute utili al recupero della capacità lavorativa e per prevenire possibili evoluzioni di particolari patologie. Gli oneri relativi alle cure termali gravano sul Servizio Sanitario Nazionale, mentre sono di competenza Inail le spese di viaggio e le rette alberghiere. QUOTE INTEGRATIVE PER I FAMILIARI Sulle rendite vengono corrisposte le quote per il coniuge e i figli minorenni o maggiorenni se studenti (fino a 21 anni per la scuola media superiore e fino a 26
anni per l’università) o inabili. Per avere diritto alle quote è sufficiente la parentela. Non esistono limiti di reddito né obblighi di convivenza. DOMANDA DI AGGRAVAMENTO Il lavoratore infortunato ha facoltà di presentare domanda di aggravamento entro 10 anni dalla data dell’evento o dalla decorrenza dell’eventuale rendita. L’aggravamento del danno biologico può essere richiesto per una sola volta entro il termine suddetto. L’aggravamento della rendita può essere richiesto una volta all’anno per i primi quattro anni, poi al settimo e al decimo dalla decorrenza della rendita. FINE
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SALUTE IN CUCINA
CONSERVE
ALIMENTARI ULTIMA PUNTATA: come preparare in sicurezza marmellate, salse, confetture e vari tipi di conserve.
di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it
Come preparare marmellate e confetture Dopo aver lavato la frutta, tagliarla a pezzi aggiungendo lo zucchero e gli altri ingredienti previsti dalla ricetta, quindi portare ad ebollizione mescolando di continuo. Quando il composto inizia ad addensarsi, abbassare la fiamma per evitare che lo zucchero “caramellizzi” e conferisca alla conserva un colore bruno. Terminata la cottura, invasare riempiendo i contenitori fino a un centimetro dal bordo, mettere un disco di carta oleata sopra
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la confettura, quindi chiudere i barattoli, capovolgerli e lasciarli raffreddare. Nelle confetture, la frutta si addensa grazie al contenuto di pectina che durante la cottura si trasforma in gelatina. La pectina è una sostanza naturale che si trova in particolare nella buccia, nei semi e nel torsolo. Non tutti i frutti ne contengono lo stesso quantitativo, ne sono particolarmente ricchi mele ed arance, mentre kiwi, meloni e cocomeri ne sono quasi privi. Per la preparazione è possibile utilizzare anche la pectina disponibile in commercio.
Attenzione ad una buona acidità I fattori più importanti che influiscono sulla conservazione di una marmellate e una confettura sono l’acidità e il contenuto di zucchero. L’acidità della frutta, oltre a svolgere la sua azione come conservante, evita che lo zucchero cristallizzi durante la cottura. Se si utilizzano frutti poco acidi è consigliabile aggiungere succo di limone. Per quanto concerne lo zucchero, è importante non eccedere nella quantità per evitare che durante la cottura cristallizzi, è però altrettanto importante non difettare, pena la conservabilità del prodotto. Si dovrebbero preferire le ricette in cui è previsto uno stesso quantitativo di zuc-
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chero e di frutta, in ogni caso non si dovrebbe mai scendere sotto i 700 grammi di zucchero per kg di frutta. Altro fattore importante è la cottura: se è eccessiva può provocare la cristallizzazione dello zucchero, ma una cottura non sufficiente rende il prodotto troppo liquido e facilmente attaccabile da muffe e microrganismi. Le composte di frutta hanno un contenuto di zucchero minore rispetto a marmellate e confetture. La loro sicurezza rispetto al rischio botulismo è garantita dal basso pH, inferiore a 4. Si possono conservare in frigorifero fino a 7 giorni, oppure più a lungo previa pastorizzazione come le altre conserve vegetali. Per quanto riguarda le gelatine di frutta, che si ottengono da succo di frutta e sciroppo di acqua e zucchero, è necessario acidificare il succo con limone fino ad arrivare ad un pH minore di 4, poi aggiungere lo zucchero, invasare e chiudere i barattoli capovolgendoli come per marmellate e confetture.
Evitate di conservare sughi e salse Sughi e salse preparati in casa, se non opportunamente conservati, possono costituire un rischio per il botulismo. Infatti la carne o il pesce aggiunti al pomodoro aumentano il pH del sugo, rendendolo un terreno idoneo alla proliferazione delle spore del botulino. È pertanto non consigliabile preparare sughi o salse anche previa bollitura sterilizzante. Infatti, a livello domestico la sterilizzazione propriamente detta non può essere praticata e per rendere sicure queste preparazioni la bollitura in acqua non è sufficiente. Tali prodotti si conservano in maniera sicura soltanto con il congelamento.
Come conservare la frutta La FRUTTA SOTTO SPIRITO non costituisce un rischio per il botulismo a patto che si utilizzi alcol a 90 gradi o liquori secchi ad alta gradazione come grappa e brandy. La frutta non deve essere eccessivamente matura e deve avere preferibilmente piccole dimensioni, per permettere all’alcol di penetrarvi all’interno più facilmente. Questo tipo di preparazione non necessita di trattamenti di pastorizzazione.
FRUTTA SCIROPPATA Lo sciroppo è una soluzione concentrata di zucchero in acqua. Considerando che la frutta è generalmente acida e che il contenuto di zucchero nello sciroppo non deve essere inferiore al 30%, queste preparazioni si possono considerare sicure dal punto di vista microbiologico, previa pastorizzazione che serve anche per la cottura della frutta stessa. Per quanto riguarda la preparazione dei SUCCHI DI FRUTTA, se la frutta non è suffcientemente acida, è necessario aggiungere il succo di limone fino ad arrivare ad un pH minore di 4. Il pH della frutta varia in funzione del grado di maturazione, del cultivar e della stagionalità, pertanto deve essere misurato ad ogni preparazione. Anche queste preparazioni necessitano di un trattamento di pastorizzazione.
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SALUTE IN CUCINA …presentare un rischio per il botulismo nel caso in cui la concentrazione di sale non sia idonea. La salamoia deve contenere almeno il 10% di sale (100 grammi di sale per ogni litro di acqua).
Quando i vegetali vengono immersi nella salamoia, i carboidrati che essi contengono subiscono una naturale fermentazione ad opera di microrganismi capaci di crescere ad elevate concentrazioni di sale, che li trasformano in acidi organici. È fondamentale non eliminare tali microrganismi dalla salamoia, come nel caso delle olive, in cui vanno a formare uno strato biancastro sulla superficie dell’acqua.
Conserve di pomodoro Le conserve a base di pomodoro sono tradizionalmente le più preparate in ambito domestico. Le più importanti sono la passata, i concentrati e i pelati. Generalmente il pH del pomodoro varia da 3,9 a 4,6.
Qualora i pomodori non fossero sufficientemente acidi, è possibile acidificarli aggiungendo succo di limone. Per un litro di succo di pomodoro generalmente è sufficiente aggiungere due cucchiai da tè di succo di limone. Dopo aver lavato e triturato i pomodori, riempire i contenitori (è possibile utilizzare anche bottiglie con il tappo a stella) e pastorizzare. Nella passata di pomodoro domestica, dopo la pastorizzazione si separa la fase liquida dalla polpa. Per preparare i concentrati, una volta ottenuta la passata, si può eliminare l’acqua in eccesso filtrandola con un panno di lino o cotone.
In alternativa, può essere eliminata cuocendo la passata per circa 2-3 ore a fiamma medio-bassa senza coperchio. Infine, per realizzare i pelati, dopo aver selezionato i frutti maturi e sodi, lavarli in acqua corrente e praticare su ognuno un taglio a croce, poi scottarli in acqua bollente per 2-3 minuti. Aspettare che i pomodori si raffreddino, togliere la pelle, invasare e pastorizzare i barattoli.
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Conserve domestiche a rischio botulismo Le conserve a base di vegetali, carne e pesce in ambiente domestico non possono essere prodotte in sicurezza, in quanto essendo poco acide o non acide necessitano di sterilizzazione, quest’ultima ottenibile soltanto in ambito industriale. Si consiglia pertanto di non preparare queste conserve in casa, dove carne e pesce possono essere conservati per tempi più o meno lunghi solo mediante congelamento, che blocca l’attività microbica e rallenta fortemente l’attività enzimatica. Alcune tipologie di microrganismi, se congelati per periodi lunghi, possono subire danni o anche morire. Nel libretto delle istruzioni del congelatore sono riportati i tempi di conservazione consigliati per le diverse categorie di alimenti. IL PESTO è un’altra preparazione pericolosa, in quanto può costituire un rischio correlato al botulismo, pertanto dovrebbe essere conservato mediante congelamento. Se si utilizzano quantità ridotte di prodotto, si possono utilizzare piccoli contenitori di plastica dotati di coperchio. PESCE SOTTO SALE: in molte regioni italiane è tradizione conservare il pesce azzurro (alici, in particolare) sotto sale. Pure questo prodotto può costituire un rischio per la salute, in quanto, durante la prima fase di preparazione, soprattutto negli strati inferiori, possono crearsi condizioni di anaerobiosi. Inoltre il sale che non è ancora penetrato nel prodotto non può inibire lo sviluppo dei clostridi produttori di tossine botuliniche, perciò eventuali spore possono germinare e moltiplicarsi. In queste prime fasi è quindi necessario mantenere bassa la temperatura per bloccare lo sviluppo microbico. PRODOTTI ITTICI MARINATI: sono preparazioni gastronomiche a base di pesce, molluschi o crostacei, che possono essere contaminate da
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ceppi di clostridi produttori di tossine botuliniche, diffusi nell’ambiente acquatico e in grado di sopravvivere anche a temperature di refrigerazione. E’ quindi richiesta un’acidificazione del prodotto in salamoia contenente sale e aceto di vino.
DISGRAFIA Dott.ssa M. Germana Azzarello Consulente Grafologa Educatrice e Rieducatrice della scrittura. Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura
Iscritta all’ANGRIS - nr.192 L. 4/2013.
- LA DISGRAFIA È UN DISTURBO DELL’APPRENDIMENTO CHE PUO’ ESSERE AFFRONTATO ESEMPIO DEL RISULTATO DI UNA RIEDUCAZIONE ALLA SCRITTURA: PRIMA
A livello domestico è diffusa la preparazione di prodotti marinati crudi, a partire da pesce azzurro, principalmente alici e sardine, ma in alcune zone di Italia è comune anche la preparazione di pesce cotto come le anguille. Inoltre, si vanno diffondendo anche prodotti come le insalate di mare, preparate a partire da molluschi, seppie, calamari, polpi e crostacei, cotti e poi sottoposti a marinatura. In merito a queste produzioni, la marinatura è il passaggio di preparazione più importante, essendo indispensabile ridurre il pH del prodotto a valori uguali o inferiori a 4,5, per evitare che eventuali spore di clostridi produttori di tossina possano germinare. Generalmente la marinatura si prepara con aceto di vino bianco, sale e olio, ma alcuni consumatori preferiscono il limone, o una miscela di aceto e limone. La marinatura deve avvenire in contenitori di vetro o ceramica; sono da evitare recipienti metallici.
Come misurare il PH delle conserve La misura del pH è abbastanza semplice se i prodotti contengono acqua, ma complicata nel caso dei sottolio. Il pH misura il grado di acidità in una scala che va da 0 a 14. Minore è il valore del pH, maggiore è il grado di acidità di un prodotto. Per quanto riguarda il rischio botulismo, i prodotti sono sicuri se il loro pH è minore di 4,6. In ambito domestico il pH si può misurare con le cartine al tornasole: striscioline di carta che variano il loro colore in funzione dell’acidità del prodotto.
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un pezzetto della cartina nel prodotto da valutare. Il contatto con la frazione acquosa della conserva modifica il colore della cartina. Poiché le sostanze di cui sono formate le cartine potrebbero essere tossiche, si consiglia di prelevare una parte della conserva per effettuare la misurazione, in modo da non contaminare l’intero barattolo. Se il prodotto è un sottolio, per misurare il pH è necesvalore del pH della conserva. In com- sario eliminare la frazione di olio con mercio è possibile reperire le cartine al l’uso di acqua demineralizzata, quella utitornasole nei magazzini per prodotti chi- lizzata per il ferro da stiro. Occorre prenmici o in farmacia. dere una porzione della conserva conteLa misura viene effettuata immergendo nente l’olio, metterla in un sacchetto asciutto (come quelli per il congelatore), aggiungere un’uguale quantità di acqua e mescolare. Lasciare riposare il sacchetto aspettando che la parte acquosa si separi dall’olio, posizionandosi sotto. Effettuare un piccolo taglio sotto al sacchetto e sgocciolare il liquido acquoso in un bicchierino di plastica, nel LE CARTINE TORNASOLE INDICANO IL VALORE PH DEL LIQUIDO quale immergere la cartina DI CONTATTO ATTRAVERSO UNA COLORAZIONE DIVERSA per misurare il pH. FINE Il confronto del colore ottenuto misurando il pH del prodotto con una scala colorimetrica di riferimento presente nella confezione delle cartine, fornisce il
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SANITÀ
ISTITUTO ONCOLOGICO
ROMAGNOLO E’ PRESENTE CON DIECI SEDI NELLE PROVINCE DI FORLÌ-CESENA, RAVENNA E RIMINI. Offre assistenza domiciliare gratuita, è impegnato nella ricerca scientifica, nel campo delle cure palliative e nelle campagne scolastiche di sensibilizzazione.
Nel 1979 nacque a Forlì l’Istituto Oncologico Romagnolo, fondato da tredici persone allo scopo di agire là dove la struttura pubblica non aveva risorse da investire: epidemiologia, prevenzione, ricerca, informazione medica e assistenza domiciliare. Erano i tempi in cui gli oncologi forlivesi svolgevano la loro attività in un sottoscala dell’Ospedale. La serietà degli scopi consentirono una rapida evoluzione dello IOR, che nel 1992 fu premiato dal Presidente della Repubblica con la Medaglia d’oro al merito della Sanità Pubblica. Oggi, a trentacinque anni dalla sua costituzione, l’Istituto Oncologico Romagnolo è protagonista di una diffusione capillare che investe i territori delle province di ForlìCesena, Ravenna e Rimini, con dieci sedi IOR a Forlì, Meldola, Ravenna, Rimini, Riccione, Cesena, Faenza, Lugo, Imola, Santarcangelo di Romagna e oltre 80 Punti IOR. Dai tredici soci fondatori si è passati agli attuali 2.649 soci, ai circa 1.000 volontari, ai 42 giovani ricercatori borsisti IOR. In trentaquattro anni, grazie all’incredibile e continuo sostegno dei cittadini romagnoli, lo IOR ha potuto investire in Romagna 40 milioni di euro in ricerca scientifica, 7 milioni in attrezzature scientifiche e 10 milioni in cure palliative e assistenza psicologica. Questi risultati sono frutto dell’affetto e dalla generosità testimoniati dai cittadini romagnoli. 28
L’HOSPICE DI RAVENNA SI TROVA NELLA FRAZIONE BORGO MONTONE
L’assistenza domiciliare Nel 1986 l’Istituto Oncologico Romagnolo (IOR) ha istituito il Servizio di Assistenza Domiciliare gratuita, offrendo ai pazienti oncologi giunti ad una fase critica della malattia, o che attraversano momenti particolarmente difficili sul piano terapeutico, la possibilità di fruire dell’assistenza sanitaria fra le mura domestiche, al centro degli affetti. Questo Servizio è oggi in gran parte sostenuto dalle Ausl, grazie ad una legge regionale che si è ispirata anche all’esperienza dello IOR. Rimane comunque invariato l’affiancamento dei Volontari IOR all’equipe di Assistenza Domiciliare oppure presso gli Ospedali nei gruppi di Compagnia e Ascolto, che, preparati attraverso corsi di formazione, aiutano il paziente a vivere con minor disagio la propria condizione, assolvendo alle piccole incombenze quotidiane e fornendo
così un supporto morale e materiale a famiglie sconvolte ed estenuate nell’assistenza del proprio congiunto. Fino ad oggi, sono stati assistiti oltre 14.000 pazienti in maniera gratuita.
La ricerca scientifica Oggi la ricerca scientifica portata avanti dallo IOR persegue come finalità principale la ricerca direttamente applicabile al letto del paziente. Grande impulso viene data in particolare alla Ricerca Traslazionale, con la quale è possibile produrre ricerche originali e innovative. Si intende la ricerca che inizia sul banco del laboratorio biologico e si conclude, possibilmente, nel letto del malato per una sperimentazione clinica controllata. Questo tipo di ricerca fornisce notizie fondamentali su nuove associazioni di farmaci, nuove molecole, nuovi approcci innovativi alla cura dei tumori.
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Con questo scopo lo IOR è stato l’ideatore e il principale socio fondatore a Meldola, in provincia di Forlì, dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (IRST), riconosciuto dal Ministero della Salute quale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. L’IRST di Meldola oggi rappresenta un nodo nella rete oncologica territoriale, parallelamente i dipartimenti oncologici che operano nell’ambito delle quattro Ausl della Romagna (Forlì, Cesena, Ravenna, Rimini) costituiscono un punto di riferimento per gli aspetti clinici ed oncologici. Il network Area Vasta Romagna fornisce alla comunità un’ampia gamma di servizi che spaziano dalla prevenzione primaria alle cure palliative per i malati terminali, perseguendo l’approfondimento delle conoscenze in epidemiologia, ricerca di base, traslazionale e clinica, medicina radioterapica e radio metabolica, trattamenti innovativi come immunoterapia, vaccini anticancro, terapia genica e cure palliative.
Le cure palliative
Casa Famiglia Residenza e semiresidenza per anziani La Residenza Villa Gaia si propone per il sostegno di persone anziane autosufficienti o con lievi insufficienze che per i più svariati motivi hanno difficoltà a vivere sole nelle proprie abitazioni.
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Servizi offerti - Assistenza diurna e notturna - Pulizia e riordino camere e spazi comuni - Servizio lavanderia - Servizio guardaroba - Servizi amministrativi - Assistenza nella cura della persona - Fornitura pasti - Servizio di accompagnamento esterno alla struttura Ogni ospite può continuare ad usufruire del proprio medico di famiglia avvalendosi del servizio di accompagnamento in caso di visita ambulatoriale oppure può richiedere di essere inserito nell’elenco dei medici di base di zona. Nel caso di visite specialistiche mirate la struttura può farsi carico, su richiesta dei familiari, di espletare tutte le pratiche necessarie.
RAVENNA - Via Trento, 22 e 25 zioni non-profit, impegnate nella tutela dei diritti della persona in stato avanzato di malattia e della sua famiglia. I progetti di prevenzione nelle scuole. Dal 1991 ad oggi sono stati 76.000 gli studenti coinvolti in tutto il territorio romagnolo, dalla scuola dell’infanzia agli istituti superiori, in importanti progetti di prevenzione,
CAMERLONA - Via Frati S. Vitale, 2 con l’obiettivo di far aumentare nei giovani la conoscenza e la consapevolezza dei fattori di rischio oncologico. La campagna contro il fumo ha riscosso favori anche a livello internazionale; importanti risultati sono stati ottenuti anche dalle campagne contro l’abuso di alcol, sui corretti stili di vita e sulla prevenzione oncologica. FINE
Da alcuni anni l’Istituto Oncologico Romagnolo è attivamente impegnato nel campo delle cure palliative, l’integrazione cioè, di terapie, supporti psicologici, socio-assistenziali e solidaristici volti alla ottimizzazione della qualità di vita delle persone affette da malattie inguaribili a rapida evoluzione, in fase avanzata e terminale. In tale contesto, nel 2001 sono nati in Romagna gli Hospice, nuove strutture assistenziali dedicate a pazienti in fase avanzata di malattia, in cui vengono garantite qualità e dignità di vita grazie sia alla presenza di figure professionali (medici, infermieri, psicologi) e non (volontari) appositamente preparate, che di un ambiente specificamente predisposto e dotato di attrezzature all’avanguardia. Lo IOR è uno dei soci fondatori della Federazione Cure Palliative, a cui attualmente aderiscono 68 organizza29
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
BECCO DI RAME
La bella favola dell’oca alla quale una volpe aveva strappato la parte superiore del becco, ricostruito artigianalmente con una lamina di rame. Ora l’oca sta bene e la sua incredibile storia sta facendo il giro del mondo. BECCO DI RAME È STATA INOLTRE PROPOSTA COME MASCOTTE IN OCCASIONE DELLE PARAOLIMPIADI DI RIO DE JANEIRO NEL 2016.
Dott.
Alberto Briganti
Clinica Veterinaria Briganti Località Restone - Figline Valdarno (Firenze) www.beccodirame.com
La storia è accaduta nel febbraio 2012 Una notte, in una fattoria nei pressi di Montevarchi (in Toscana, provincia di Arezzo), una volpe affamata è entrata nel pollaio in cerca di cibo, ma ha trovato di fronte a sé una coraggiosa oca maschio di razza Tolosa, pronta a difendere strenuamente le galline, polli e anatre. Dopo una lunga lotta l’oca è 30
riuscita ad evitare che i suoi “amici” venissero aggrediti e sbranati, ma nella colluttazione la volpe le ha strappato la parte superiore del becco. I proprietari l’hanno trovata la mattina seguente in una pozza di sangue. Dopo qualche giorno, mi hanno portato l’oca in condizioni disperate, in quanto non riusciva più a mangiare. La particolare lesione non permetteva nessun tipo di cure e l'unica strada era quella di una protesi, completamente da ideare in emergenza. A quel punto ho pensato a delle lamine di rame che
avevo in casa, sulle quali mia figlia faceva delle incisioni quando era bambina. Dopo aver addormentato l’oca, ho tagliato una lamina con l’impronta del becco e l’ho fissata sull’unico moncone rimasto, facendo dei fori di ancoraggio e legandola con i fili d’acciaio usati in chirurgia veterinaria. Ho praticato sul rame anche i fori per l’aerazione in corrispondenza di quelli naturali. La sera stessa del giorno dell’intervento, Becco di Rame mangiava già, senza dimostrare fastidio, passandosi il becco tra le penne per pulirsi, come aveva sempre fatto prima.
PRIMA E DOPO L’INTERVENTO
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Insomma, ha riconosciuto subito il suo nuovo becco, anche se artificiale. Nonostante la protesi di metallo, l’oca nel giro di pochi giorni si è reinserita nel contesto della fattoria, tra i suoi “amici”, con la stessa disinvoltura di prima. Il lieto fine della storia di Becco di Rame è coronato dalla costituzione della sua nuova famiglia con Esmeralda e l’arrivo di tre ochette.
All’oca è dedicata una favola Oggi questa meravigliosa oca di oltre otto chili è ormai diventata famosa. E’ rimasta a vivere in un’area appositamente attrezzata nella mia clinica veterinaria, dove ogni giorno vengono a vederla decine di bambini ed adulti. Moltissimi si sono interessati a questa storia, anche dall’estero. Becco di Rame ha permesso di scrivere una fiaba per bambini, che ne narra fedelmente la vita in fattoria con i suoi “amici”, fino all’incidente e quanto di più incredibile è avvenuto quando tutto sembrava perduto.
si era presa in carico la riabilitazione degli animali selvatici in difficoltà delle province di Firenze e Arezzo, ma da circa tre anni le sovvenzioni delle province sono venute a mancare, per cui la Fondazione provvederà ora a far rivivere il centro con gli utili derivanti dai suoi progetti. Sono previste borse di studio per medici veterinari che vorranno lavorare nel centro di recupero degli animali selvatici, seguendo anche un programma di formazione professionale.
Il progetto didattico La Fondazione Becco di Rame Di recente è nata la Fondazione Becco di Rame, che già dato alle stampe un libro e sta studiando prodotti a marchio “Becco di Rame”. Gli utili che scaturiranno da questi progetti, e le donazioni che arriveranno, saranno destinati a giovani sportivi protesici-disabili, che devono vedere nello sport un'altra grande opportunità di vita. Becco di Rame dimostra che, dopo incidenti molto gravi, si può essere anche migliori di prima. Inoltre la Fondazione si occuperà del recupero e della cura di animali selvatici in difficoltà. Per oltre vent'anni il Centro Recupero della Clinica Briganti
Nel dicembre 2013 è nato anche Becco di Rame Education, un progetto che coinvolge già migliaia di bambini della scuole materne, elementari e medie, insegnando fin dall’infanzia ad osservare, comprendere, rispettare ed amare gli animali. La storia di Becco di Rame rafforza il concetto di benessere animale che, sempre più, si va affermando non solo per gli animali da compagnia, ma anche riguardo alle specie destinate all’alimentazione umana. Benessere animale, quindi, vuol dire avere cura e rispetto per tutti gli altri esseri viventi oltre all’uomo, garantendo loro una buona qualità di vita e tutto ciò che occorre per evitarFINE gli sofferenze.
IL MEDICO CHE HA SALVATO
BECCO DI RAME Alberto Briganti è nato a Spoleto il 1° Febbraio 1956. Laureato in Medicina Veterinaria presso la Facoltà di Perugia, per otto anni è stato il direttore tecnicomarketing della divisione veterinaria della Boehringer Ingelheim Spa Italia. Docente a contratto presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Bologna, è stato il responsabile del Centro Recupero Animali Selvatici della Provincia di Firenze ed Arezzo per oltre venti anni, ed il responsabile medico del Parco Faunistico del Comune di Cavriglia per dieci anni. Attualmente opera come direttore sanitario nella clinica veterinaria che ha fondato a Figline Valdarno. Molti dei suoi risultati professionali sono stati pubblicati su quotidiani nazionali e internazionali e hanno dato vita a filmati scientifici trasmessi dalla Rai. Ha lavorato con molte specie animali, anche della fauna selvatica, tra cui cervi, caprioli, daini, falchi, orsi, lupi, aquile, bisonti e scimmie.
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HANNO COLLABORATO al numero di DICEMBRE di SALUTE 10+ Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Dott. Alberto Briganti Clinica Veterinaria Briganti Località Restone - Figline Valdarno (Firenze) www.beccodirame.com Dott. Alberto Busilacchi Maria Cecilia Hospital Cotignola
Dott. Andrea Drei Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza E-mail: andrea.drei@alice.it Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com Dott.ssa Monica Negosanti Dietista AUSL Bologna UOC Igiene Alimenti e Nutrizione
Ugo Cosentino Presidente di Harmonium Pharma Italia
Prof. Dott. Raul Zini Maria Cecilia Hospital Cotignola
I COLLABORATORI DI SALUTE 10+ Dott. José Aguayo Ph.D. Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it Dott.sa Azzarello Maria Germana Iscritta AGI (Associazione Grafologi Italiani) Iscritta ANGRIS (Ass.ne Naz. Grafologi Rieducator) E-mail: azzarellogermana@gmail.com Dott.ssa Serena Bagli - Psicologa e Psicoterapeuta - Lugo Email: info@serenabagli.it - www.serenabagli.it
Andrea Berardi - Dogs Paradise Dott.ssa Elena Berti - Ottica e optometrista E-mail: elenabx1@libero.it Dott. Matteo Biserna - Psicologo e scrittore - Ravenna Email: matteobiserna@gmail.com www.marginidelfoglio.blogspot.com
Simonetta Ferretti - Responsabile U.O. Consultori Familiari Ausl Ravenna
Dott.ssa Federica Piras Medico Veterinario - E-mail: st.fe@libero.it
Dott. Stefano Farioli-Vecchioli Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia - Centro Santa LuciaEbri-CNR, Roma - E-mail: stefano.farioli@inmm.cnr.it
Dott. Giuseppe Plazzi Dipartimento di Scienze Neurologiche Università di Bologna - E-mail: giuseppe.plazzi@unibo.it
Dott. Maurizio Fontana - Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia - Presidio Ospedaliero di Faenza
Dott. Alessandro Repici Responsabile Endoscopia Digestiva Humanitas Milano
Dott. Andrea Flamigni - Specialista Idrologia Medica Direzione Sanitaria Terme di Cervia Email: andrea.flamigni@terme.org
Dott. Antonio Salzetta Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Presidio Ospedaliero di Faenza - Ausl Ravenna
Dott. Marco Ioni Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza - AUSL di Ravenna
Francesco Spadoni - Tecnico ortopedico Email: francesco@ortopediaspadoni.it
Dott. Flaviano Jacopi - Specialista in cardiologia e medicina dello sport - Direttore sanitario Astrea Medical Center Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it
Dott.ssa Letizia Bompani Ortodontista c/o Studio ABB - Faenza - Tel. 0546.623355 E-mail: info@studioabb.it
Dott. Marcello Lanari - Consiglio Direttico SIN, Società Italiana di Neonatologia
Dott.ssa Chiara Bucherini Biologa nutrizionista
Dott.ssa Enza Lamanna - Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it
Dott. Eugenio Bucherini - Angiologo
Dott. Angelo Lofino - Psicologo Psicoterapeuta www.psicologia-studio-sessuologia.it
Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica Skin Cancer Unit IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Progetto Melanoma Istituto Oncologico Romagnolo Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola - www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it
Prof. Pierluigi Strippoli - Università di Bologna Dott.ssa Letizia Bompani Ortodontista c/o Studio ABB Faenza - Tel. 0546.623355 - E-mail: info@studioabb.it Dott. Ugo Cimberle - Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Physiomedica Via Malpighi, 150 - Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403 Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza - E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com Dott. Giorgio Maria Cicognani Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it
Dott. Leonardo Loroni Pediatra a Ravenna presso Ospedale Privato San Francesco e presso Ravenna Medical Center E-mail: leonardo.loroni@gmail.com
Doriana Togni - Bottega dei Servizi E-mail: info@bottegadeiservizi.it
Gianna Manna - Optometrista E-mail: giannamanna@yahoo.it
Dott. Gregorio Tugnoli Responsabile U.O.S.D. Chirurgia del Trauma Ospedale Maggiore, Azienda USL di Bologna E-mail: gregorio.tugnoli@ausl.bologna.it
Barbara Maioli Educatore Cinofilo APNEC nr. 043 - Reg. Emilia Romagna Disciplinato ai sensi della Legge nr. 4/2013 E-mail: barbara.maioli@alice.it
Dott.ssa Donatella Valmori - Psicologa e Sessuologa E-mail: d.valmori@libero.it
Dott. Andrea Maccolini Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Tecnobios Procreazione Bologna Consigliere CECOS Italia - Email: amaccolini@alice.it
Gianna Manna - Optometrista - E-mail: giannamanna@yahoo.it Dott. Guido Cocchi Responsabile Centro Malformazioni Congenite e Amb/DH MR UO-Neonatologia Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna E-mail: guido.cocchi@unibo.it Dott. Sergio D’Addato Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche Università di Bologna - Ospedale Sant’Orsola Malpighi Dott. Calogero Di Stefano - Specialista urologo E-mail: loger99@libero.it Prof. Marinella Di Stani Psichiatra Responsabile Ambulatorio del Comportamento Alimentare di Ravenna - AUSL Romagna Dott.ssa Valeria Fabbri - U.O. Officina Trasfusionale, Centro Servizi AVR - Pievesestina (Cesena) E-mail: vfabbi@ausl-cesena.emr.it
Fabrizio Tagliavini - Direttore Dipartimento Malattie Neurogenerative - Istituto Carlo Besta
Federico Marchetti Direttore Dipartimento Maternità ed età evolutiva Ausl Ravenna Dott. Giuseppe Morino Responsabile di Educazione Alimentare Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, Roma Dott. Francesco Motta Primario del reparto di Ortopedia Pediatrica Ospedale “dei Bambini” Vittore Buzzi di Milano E-mail: francesco.motta@icp.mi.it Dott. Gianfranco Niedda Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it Dott.ssa Valentina Orlandi - Ortottista E-mail: valentina.orlandi28@libero.it
Dott.ssa Sara Vignoli Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 - E-mail: vignolisara@gmail.com Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it Dott.ssa Dalila Visani Psicologa - Psicoterapeuta E-mail: dalila.visani@gmail.com
Max Vismara Istruttore cinofilo e psicologo clinico - www.dicasavismara.it Dott. Salvatore Voce Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it Dott.ssa S. Zamuner - Medico Nutrizionista E-mail: info@stefaniazamuner.it Dott. Franco Ziccardi Medico di medicina generale Gruppo C.A.S.P.I.T.A. di Faenza E-mail: caspitafaenza@gmail.com
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