Salute 10 più Nr.1 Anno 2017

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Salute Dieci Piu’

RAVENNA

MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 1 - GENNAIO 2017

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ALLARME

MENINGITE L’OTITE ATTENZIONE AL CIBO CRUDO 101 CANDELINE PER IOLANDA MISEROCCHI I TEST PER LE INTOLLERANZE ALIMENTARI LA MEDICINA OMEOPATICA PERCHE’ I CARBOIDRATI FANNO MALE AI CONIGLI?

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2 IPERICO: proprietà, benefici e controindicazioni Dott.ssa Tiziana Mundula OTORINOLARINGOIATRIA

4 L’OTITE Dott. Andrea Baldisserri SANITA’

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6 LE MALATTIE DEL SANGUE SONO GUARIBILI Dott. Alfonso Zaccaria

CADUTA CAPELLI

ALIMENTAZIONE

12 ATTENZIONE AL CONSUMO DI CIBO CRUDO Dott.ssa Paola Ferrari INFETTIVOLOGIA

16 LA MENINGITE Dott. Roberto Nonni LONGEVITA’

18 101 ANNI PER IOLANDA MISEROCCHI

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Tiziano Zaccaria SANITA’

20 I TEST PER LE INTOLLERANZE ALIMENTARI Tiziano Zaccaria SALUTE

22 LA MEDICINA OMEOPATICA Dott.ssa Giuliana Comin MSc

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OCULISTICA

24 ”RIDARE” LA VISTA AI NON VEDENTI SALUTE

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28 L’ISTAT FOTOGRAFA LA SALUTE DEGLI ITALIANI Fabio Lironzi I NOSTRI AMICI ANIMALI

30 I CARBOIDRATI FANNO MALE AI CONIGLI Dott.ssa Marta Avanzi SALUTE 10+ - Anno 7 - N. 1.2017 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it

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FITOTERAPIA

IPERICO DALL’USO POPOLARE AL FARMACO

Le proprietà, i benefici e le controindicazioni dell’erba di San Giovanni.

Dott.ssa

Tiziana Mundula

Farmacista E-Mail: greentea@virgilio.it

L’iperico è una pianta erbacea perenne, alta 20-50 cm, che cresce spontanea in tutta Italia. Presenta foglie opposte, fiori gialli con cinque petali punteggiati di nero, riuniti in corimbi. Fiorisce in estate, nel periodo giugno-agosto, nei campi incolti dove cresce allo stato spontaneo. Il frutto è una capsula rossastra.

La storia Il nome scientifico è Hypericum perforatum L., famiglia delle Hypericaceae. E’ chiamata anche erba di San Giovanni, nome derivante dal fatto che

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la pianta fiorisce nel periodo della festività dedicata al Santo, il 24 giugno, e in passato i capolini utilizzati in medicina popolare venivano proprio raccolti durante la notte della vigilia della festa. Un altro appellativo suggestivo è “scaccia diavoli”, in quanto veniva utilizzato sia come amuleto per tenere lontani gli spiriti maligni, sia successivamente per “curare” patologie del sistema nervoso (quali insonnia, malinconia, nervosismo ecc.) attribuite alla presenza di influssi malefici. L’uso tradizionale dell’iperico si perde nella notte dei tempi. Le prime testimonianze scritte si trovano nel testo greco di Dioscoride,

il De Materia Medica (immagine sopra) del VI secolo d.c., successivamente viene citato da Plinio il vecchio nell’opera Historia naturalis, nei testi della Scuola medica salernitana e in molte altre opere successive fino ai giorni nostri. In questi trattati l’iperico viene consigliato da solo o in associazione ad altre piante come rimedio per uso interno con azione antiinfiammatoria, antidolorifica, febbrifuga, espettorante, diuretica, purgante, vermifuga, antivertiginosa, antidepressiva e sedati-


va e per uso esterno come cicatrizzante per piaghe, ferite, ulcere ed eritemi.

Componenti principali Componenti naftodiantronici: ipericina, pseudoipericina. Derivati del floroglucinolo: iperforina. Flavonoidi: iperoside, rutina, quercetina. Infine tannini, aminoacidi , vitamine A e C Terpeni.

Uso esterno Per utilizzo esterno veniva preparato un olio, che ancora viene utilizzato come rimedio di “primo soccorso” ed è conosciuto come l’“olio della casalinga”. Si ottiene facendo macerare le parti fiorite della pianta, raccolta durante il tempo balsamico (periodo nel quale è più ricca di sostanze benefiche) che coincide con l’inizio della fioritura, in olio di oliva.

Fitoterapia

Dopo circa un mese l’oleolito sarà pronto e dopo filtrazione si ottiene un liquido color rubino che potrà essere applicato per facilitare la guarigione di scottature, eritemi, piaghe, ferite o per benefici massaggi antidolorifici in caso di dolori muscolari o articolari. In commercio si possono trovare anche unguenti e creme a base di iperico ad azione lenitiva, disarrossante e cicatrizzante, utili in tutti i casi di pelle irritata, sensibile o con problematiche dermatologiche.

Per uso interno …viene commercializzato in Italia come specialità medicinale o come integratore alimentare, per il trattamento della depressione. La sua efficacia è stata paragonata a quella di altre sostanze di sintesi da numerosi studi clinici. In particolare da vari studi scientifici sperimentali, è emerso che i componenti dell’iperico inibiscono la ricaptazione di vari neurotrasmettitori, quali la noradrenalina e la serotonina e producono un

Dermocosmesi

aumento dei recettori post-sinaptici della serotonina. Il suo uso può presentare effetti collaterali quali disturbi gastrintestinali, mal di testa, secchezza delle fauci, vertigini. Inoltre può provocare reazioni di fotosensibilizzazione in cute esposta al sole. Non deve essere somministrato in concomitanza con altri antidepressivi in particolare SSRI, IMAO, buspirone e triptani a causa del pericolo di sviluppo della sindrome serotoninergica (con tachicardia, convulsioni), può interferire con il metabolismo di altri farmaci, per cui alcune associazioni sono controindicate. Sconsigliato durante la gravidanza, l’allattamento e ai bambini. E’ sempre preferibile chiedere un consulto medico prima dell’utilizzo.

Uso cosmetico In cosmesi si usa per pelli arrossate e con couperose, screpolate, per pelli mature come anti-aging. Può essere applicato anche sul cuoio capelluto, ad azione lenitiva e rigenerante anche in presenza di prurito e desquamazione. FINE

Veterinaria

Bio Make Up

Dr.ssa Maddalena Piffanelli: laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche (Università degli Studi di Ferrara) ed iscritta all’Ordine dei Farmacisti dal ‘97. Dopo una ventennale esperienza nel settore farmaceutico, dal giugno del 2015, è titolare e dirige la Parafarmacia Elisir di Ravenna ove, con professionalità e dedizione, mette a disposizione utili consigli per la tutela della salute e l’ottimizzazione del benessere corporeo.

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OTORINOLARINGOIATRIA

Canali semicircolari Membrana timpanica

Coclea

LOTITE ’

FORME, CAUSE, SINTOMI, DIAGNOSI, PREVENZIONE e CURA

Tromba di Eustachio ORECCHIO ESTERNO » MEDIO » INTERNO

Dott.

Andrea Baldisserri

Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it

L’otite è un’infiammazione dell’orecchio che, in base alla sede in cui si localizza si distingue in esterna e media. L’otite esterna è un’infiammazione del condotto uditivo, che colpisce soprattutto i giovani d’estate, a causa dei germi e dei funghi presenti nelle piscine e nel mare. Questi, in un ambiente umido, hanno vita facile, causando l’infezione. L’otite esterna può essere causata anche da una pulizia non adeguata delle orecchie. L’otite media colpisce soprattutto i bambini ed è la forma più grave di otite, poiché causata da batteri o virus. Il motivo per cui sono i più piccoli ad ammalarsi più di frequente è fisiologico: la tromba di Eustachio (vedi disegno sopra), il condotto che collega l’orecchio medio alla faringe, è più corto nei bambini e, di conseguenza, batteri e virus si annidano più facilmente. In età neonatale è una di quelle malattie che manda in allarme i genitori inconsapevoli dei motivi che inducono il piccolo a piangere disperatamente, al punto da costringere mamma e papà a recarsi dal pediatra. 4

Le cause più frequenti - Infezioni delle alte vie respiratorie (riniti, adenoiditi, tonsilliti), in cui la tuba di Eustachio può chiudersi e le secrezioni dell’orecchio si accumulano, favorendo la colonizzazione di batteri, virus e funghi. - Uno stato allergico locale. - Lesioni da grattamento del condotto uditivo, per esempio con i cotton-fioc. - Malattie cutanee quali eczema e psoriasi. - Alterazioni della funzionalità della tuba (non funzionando il sistema ciliare che dovrebbe eliminare le secrezioni prodotte dal condotto uditivo, queste si accumulano). - Scarsa igiene e la vita in comunità, soprattutto per i bambini, che all’asilo o a scuola sono più soggetti ad infezioni.

Sintomi Uno dei principali sintomi è il dolore all’orecchio (otalgia), insieme al senso di occlusione, a causa del quale può verificarsi autofonia, ossia può accadere che la persona senta sé stessa parlare. Chi è colpito da otite può poi percepire una riduzione dell’udito a causa dei feno-

meni di vuoto che si producono nella cavità dell’orecchio medio. Tuttavia In alcuni casi può verificarsi un’infiammazione purulenta dell’orecchio, a causa del fatto che il pus generato dall’infezione fuoriesce verso l’esterno. Un altro sintomo comune, soprattutto nei bambini, è la comparsa di febbre, con malessere generale, affaticamento e stanchezza. Probabili anche nausee e vertigini poiché l’orecchio, oltre ad essere responsabile dell’udito, è anche l’organo dell’equilibrio, per cui in caso di otite possono verificarsi perdite di equilibrio. Infine tra gli altri sintomi segnalo irritabilità, vomito, perdita di appetito, vertigini, ronzii all’orecchio, sanguinamento delle orecchie a causa della rottura del timpano. VISITA CON OTOSCOPIO

Diagnosi La diagnosi può essere effettuata con un’appropriata anamnesi del paziente, ma fondamentale è la visita con otoscopio. Se si sospetta un’infezione fungina, una coltura del liquido auricolare può definire il patogeno. Qualora si sospetti un coinvolgimento osseo, può risultare appropriata l’esecuzione di una TC dell’osso temporale.


La diagnosi differenziale deve essere posta principalmente con le otiti medie acute.

Cura Esistono diversi farmaci per la cura dell’otite: gli antibiotici, necessari quando si sospetta una causa batterica; gli antinfiammatori per togliere il dolore e il gonfiore, i decongestionanti nasali se l’otite è associata ad un raffreddore; gli antistaminici, se concomitano disturbi allergici. Le terapie prescritte vanno completate anche se i disturbi scompaiono prima, perché altrimenti si rischia il persistere dell’infezione. La maggior parte delle otiti si risolve spontaneamente o con le terapie mediche prescritte. Tuttavia ci sono dei casi nei quali può rendersi necessario un intervento chirurgico. IMMAGINE DI UNA MIRINGOTOMIA, CON TUBO DI DRENAGGIO INNESTATO

Nel caso dell’otite media secretiva che persiste da molto tempo, alla miringotomia può seguire il posizionamento di un tubicino di ventilazione o drenaggio trans timpanico, che permette all’aria di entrare nell’orecchio medio dal condotto uditivo esterno.

Prevenzione otite media acuta - Ridurre l’esposizione dei bambini piccoli ai patogeni respiratori, evitando il contatto con coetanei già infetti, per esempio tenendoli lontani dall’asilo nido almeno nei periodi di massimo rischio di contagio.

Prevenzione otite esterna - Non utilizzare cotton fioc (meno si va attorno all'orecchio, meglio è).

LASCIAR SCENDERE L’ACQUA DALL’ORECCHIO

- Asciugare bene le orecchie dopo aver nuotato o fatto il bagno, facendo uscire l’acqua che è entrata inclinando la testa.

Evitare l’uso del succhiotto dopo i sei mesi di età. - Evitare il fumo passivo.

- Utilizzare l’asciugacapelli a bassa temperatura e dirigerlo verso l’orecchio.

- Allattare al seno almeno per i primi sei mesi di vita.

- Indossare tappi quando si nuota.

Il più semplice, la miringotomia, consiste in un’incisione della membrana timpanica che permette la fuoriuscita delle secrezioni e l’attenuarsi del dolore.

- Non pulire il condotto uditivo con oggetti che possono causare microtraumi.

- Vaccinare contro i virus influenzali stagionali e contro lo pneumococco (batterio responsabile della polmonite negli adulti).

- In caso di eccesso di cerume, farlo rimuovere da un operatore sanitario mediante un otoscopio.

- Attenzione a tutte le cause di infiammazione delle prime vie aeree, FINE dal raffreddore al fumo.

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SANITA’

LE MALATTIE DEL SANGUE

SONO

GUARIBILI

L’impressionante progresso registrato negli ultimi 10-15 anni nel trattamento di molti tumori, in particolare in quelli del sangue, fa sì che oggi si possa guardare a queste malattie con un atteggiamento molto diverso rispetto al passato.

Quando siamo di fronte ad una malattia tumorale del sangue, ad esempio una leucemia acuta, un linfoma o un mieloma multiplo, una volta completata la procedura per una diagnosi precisa, occorre impostare una terapia con precise finalità. Per questo Dott. Alfonso Zaccaria occorre fare riferimento ai soggetti in Ex Direttore Dipartimento Oncologia ed Ematologia Azienda USL di Ravenna causa. 1 Il paziente: abbiamo a che Quando si parla di tumori in generale, e di tumori del fare con un giovane sano sangue in particolare, la prudenza è d’obbligo. In que(Teseo) o con un anziano che sti casi le informazioni devono essere precise e non già soffre per altre malattie? devono mai cedere a facili trionfalismi. Tuttavia, l’impressionante progresso che si è registrato negli ultimi 2 La malattia è di quelle aggres10-15 anni nella conoscenza e nel trattamento di molti sive (Minotauro) o è discretatumori, in particolare in quelli del sangue, fa sì che mente gestibile? oggi si possa guardare a queste malattie con un atteggiamento assai diverso rispetto al passato. Per questo è 3 Che armi abbiamo in mano: d’obbligo il punto interrogativo al titolo iniziale, con la un sasso, arco e frecce o una speranza che quella frase possa presto diventare una bomba atomica? affermazione e non più una domanda. Per illustrare questo argomento mi rifarò ad un notissimo mito greco: quello di Teseo, del Minotauro e del Labirinto. I Greci riponevano nei miti i loro sentimenti, le loro angosce, le loro passioni ed è quindi facile vedere nella lotta tra un eroe e un mostro la personificazione della lotta del Bene contro il Male o, nel nostro caso, della lotta del medico contro la Malattia. Ma questa lotta non avviene in campo aperto, bensì in un Labirinto. E La valutazione del paziente cos’è il Labirinto se non quel complesso di paure, di (età, altre malattie concomitanangosce che si impossessa di quanti lottano contro il ti, grado di istruzione, grado di Male e si vedono in difficoltà o addirittura soccombeautonomia, grado di collabore di fronte ad esso? Quindi, è necessario, sì, lottare razione, ecc.) è fondamentale per uccidere il Minotauro, ma è anche necessario usciper l’impostazione di un trattare dal Labirinto. mento più o meno aggressivo. 6

Allo stesso modo, molte malattie del sangue hanno caratteristiche biologiche (evidenziabili alla diagnosi con sofisticate tecniche di biologia molecolare), che consentono di collocare il paziente in una categoria a rischio alto, intermedio o basso e di conseguenza consentono di modulare il trattamento. INFINE, abbiamo oggi a disposizione farmaci che in molti casi consentono ottimi risultati e spesso una vera e propria guarigione, quando per guarigione si intende l’assenza di segni clinici e biologici di malattia per 5 anni dopo l’ultimo trattamento, con tasso di mortalità simile a quello della popolazione normale. Fino a poco tempo fa, per un paziente giovane e in buona salute si proponevano trattamenti aggressivi finalizzati alla guarigione, per un paziente anziano trattamenti conservativi e per un paziente anziano e fragile trattamenti di solo supporto. Oggi l’approccio è cambiato e, grazie a farmaci attivi e poco tossici, si è ampliata la popolazione in grado di affrontare terapie con finalità di non solo contenimento come in passato. Fin dagli anni Ottanta sapevamo moltissimo del profilo biologico di molte malattie, conoscevamo i geni coinvolti e le loro anomalie, ma non avevamo le armi per porre rimedio a quelle anomalie. Nel corso degli anni ’90 e successivamente, quelle conoscenze biologiche


hanno fornito la base per la costruzione di farmaci in grado di aggredire la malattia nel suo punto critico in modo specifico quindi con maggiore effetto e minore tossicità rispetto alla chemioterapia tradizionale.

La leucemia acuta a promielociti In passato era conosciuta come la leucemia “fulminante” perché portava a morte il 50% dei malati nelle prime 48 ore per una gravissima sindrome emorragica; oggi, grazie all’associazione dell’acido retinoico alla chemioterapia porta a guarigione oltre l’80% dei pazienti.

La leucemia mieloide cronica Era una grave malattia che mediamente nell’arco di poco più di 4 anni si trasformava in una leucemia acuta invariabilmente resistente e destinata al peggio. La conoscenza della struttura molecolare della proteina anomala che si forma nella cellula tumorale a seguito di una traslocazione cromosomica ha fatto sì che si è costruito un farmaco in grado di inserirsi nella tasca dell’enzima patologico e di inattivarlo.

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0544 0544 4470419 70419 RAVENNA . Via Panfilia, 62 Ciò porta ad un esaurimento del clone tumorale e alla ricostituzione di una popolazione midollare normale. A circa 13 anni dall’immissione in campo terapeutico dell’Imatinib, oltre il 90% dei pazienti è in vita e la maggior parte non ha segni di malattia. All’Imatinib si sono aggiunti altri prodotti, da lui derivati che intervengono in caso di perdita di risposta.

Il mieloma multiplo Era una malattia molto grave, caratterizzata dalla produzione di una proteina anomala (Componente

Monoclonale) e da possibili complicanze: anemia, insufficienza renale, lesioni ossee con possibilità di fratture patologiche invalidanti e dolorose. Da oltre 10 anni, al vecchio armamentario terapeutico si sono aggiunti nuovi farmaci, in particolare la lenalidomide, un derivato della talidomide di triste memoria per avere causato, negli anni Sessanta, assunto come tranquillante da donne in gravidanza, gravissimi effetti sul feto. »SEGUE a pag. 9

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Questo derivato è oggi un pilastro della terapia del mieloma in quanto, tra l’altro, ha la proprietà di ridurre la produzione di vasi capillari che il tumore stesso crea per procurarsi nutrimento, così che il tumore stesso viene a “soffrire la fame” e non si riproduce. Il Bortezomib è l’altro pilastro della terapia: agisce inibendo la funzione di un elemento citoplasmatico che distrugge le proteine vecchie, degradandole a elementi semplici, disponibili per la sintesi di nuove proteine. Questi sono farmaci biologici, non sono chemioterapici. Oggi la terapia del mieloma è quasi completamente gestita con farmaci non chemioterapici. Linfomi e Leucemia Linfatica Cronica hanno visto grandi progressi dall’impiego di Anticorpi monoclonali, anticorpi costruiti per aggredire in modo specifico molecole di superficie particolarmente, o selettivamente, rappresentate sulle cellule tumorali. Il Rituximab è stato il primo ed è oggi seguito da diversi altri più potenti e meno tossici. Ibrutinib e Idelalisib sono altri due esempi di farmaci selettivi per una azione inibente su molecole di superficie importanti per la trasmissione del segnale dalla superficie della cellula al nucleo. Queste molecole permettono oggi di cancellare apparentemente la malattia per anni con ritorno del sangue

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Le leucemie acute sono quelle che fino ad oggi hanno risentito meno dei progressi della terapia A parte alcuni sottotipi, la maggior parte costituisce ancora un grosso problema terapeutico. In questi casi, il trapianto di cellule staminali da donatore diventa l’unica via di in grado di prospettare una guarigione. Nonostante grandi e continui miglioramenti, tuttavia, il trapianto è ancora gravato da diversi problemi: non

è applicabile a tutti i pazienti ed ha ancora una notevole tossicità. Il nostro sistema immunitario è costantemente impegnato a identificare cellule anomale e a distruggerle. Talvolta questa sorveglianza fallisce, ma il Sistema I. rimane sempre importante.

Oggi… …gran parte della ricerca è finalizzata a potenziare il sistema immunitario stesso contro le cellule tumorali: le nuove tecnologie consentono oggi di costruire anticorpi contro antigeni della »SEGUE a pag. 11 cellula tumorale e…

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Cadute in casa, come prevenirle La caduta tra le mura domestiche, specialmente nella popolazione anziana, rappresenta uno dei principali eventi indesiderati. Spesso infatti si tratta di un evento drammatico che mette a rischio la salute ed è causa di grave inabilità fino alla possibilità di morte. Le ricerche riportano che una persona su tre, sopra i 65 anni, cade almeno una volta all’anno e i costi complessivi compresi di intervento, degenza e cure a carico del sistema sanitario nazionale sono stimati in oltre un miliardo e di euro e sono in continuo aumento visto l’allungamento dell’aspettativa di vita media. Per prevenire le cadute dobbiamo analizzare e individuare i fattori di rischio che sono molteplici e non di facile lettura. Si possono però dividere in due aree: i rischi legati alla persona e quelli legati all’ambiente di vita. Tra i più importanti rischi legati alla persona possiamo elencare: deterioramento mentale, rigidità e retrazioni muscolo tendinee, piede affetto da problematiche dolorose, disturbi dell’equilibrio e della coordinazione, problemi all’apparato visivo e dell’udito, incontinenze, deficit di forza, gravi malattie che riducono la mobilità, ecc.. Tra quelli, invece, correlati all’ambiente e alle abitudini di vita troviamo: uso di calzature non adeguate (poco contenitive, grandi, instabili, ecc..), errato uso di ausili, pavimentazioni scivolose o irregolari, presenza di tappeti o zerbini, letti con difficoltà di accesso, scale insicure senza corrimano o strisce antiscivolo, spazi ridotti, scarsa illuminazione e, soprattutto, assunzione di farmaci che interferiscono con le abilità motorie, cioè che riducono lo stato “attentivo” della persona o facilitano la minzione notturna (molte cadute infatti avvengono di notte mentre si va in bagno). Per ridurre il rischio di cadute è quindi importante introdurre piccoli accorgimenti al proprio stile di vita e, quando possibile, eliminare gli ostacoli che possono essere fonte di pericolo tra le mura domestiche. Studi consolidati inoltre riferiscono che risulta fondamentale mantenere uno stile di vita fondato sul mantenimento di una buona forma fisica mediante l’inserimento di esercizi atti ad elevare forza, tecnica di deambulazione, equilibrio, coordinazione, flessibilità articolare, abilità o capacità di camminare con ausili anche su terreni differenti (quali scale, superfici erbose, terra, ghiaia, lievi pendenze, ecc..). Per il Consorzio So.lco - Costante Emaldi - corif@solcoravenna.it Cooperativa Sociale Sol.Co Società Cooperativa Sede legale e uffici amministrativi: via Alfredo Oriani, 8 48121 Ravenna - Tel. 0544.37080 - Fax 0544.215935

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montarli sulla superficie delle cellule del sistema immunitario che in questo modo possono sfruttare la loro attività “killer” per distruggere le cellule malate.

Quelle appena citate sono solo alcune delle diverse linee di sviluppo di farmaci nuovi Le Case Farmaceutiche mettono a disposizione degli studi clinici numerosi nuovi potenziali farmaci ogni anno. La loro immissione in commercio è decisa dopo attentissime verifiche originate da studi clinici controllati. Purtroppo, il rovescio della medaglia è dato dall’alto costo di queste terapie. Ma siamo di fronte a prodotti di altissima tecnologia che in molti casi hanno letteralmente modifica-

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to, in meglio, la storia clinica di molte malattie. Stiamo passando da una terapia basata sulla somministrazione di farmaci chemioterapici, erogati a dosi calcolate sulla superficie corporea del paziente a terapie mirate su bersagli specifici della cellula tumorale con grandi progressi. E’, facendo riferimento all’esempio iniziale, come uccidere il mostro con un colpo solo anche di una piccola arma ma mirata e precisa. Il prossimo passo sarà la personalizzazione della terapia. Ogni individuo reagisce a suo modo alla cura. Presto sarà possibile ottenere per ciascun paziente un profilo genetico tale da conoscere in anticipo se sarà sensibile o resistente a certe terapie.

Dott. Mauro

Conclusioni Oggi possiamo affermare che ci sono ampie premesse perché molte malattie tumorali possano non essere più viste come “malattie inguaribili”. I farmaci a disposizione e quelli che verranno presto consentiranno una sopravvivenza sempre più lunga. Oggi l’obiettivo non è ancora quello di distruggere l’ultima cellula neoplastica. Questo può avvenire certo in un buon numero di casi, ma possiamo accontentarci di tenere controllata la malattia a livelli minimi, non farla progredire, con una normale qualità di vita del paziente. Ovviamente, se uccidiamo il Minotauro è meglio, ma possiamo anche incatenarlo e renderlo inoffensivo. L’importante è uscire dal Labirinto. FINE

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ALIMENTAZIONE

ATTENZIONE AL CONSUMO DI

CIBO CRUDO Latte, uova, carne e prodotti ittici si possono mangiare senza cuocerli solo a determinate condizioni. Vediamo quali.

A cura di Paola Ferrari Medico Veterinario della Società Scientifica Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva Email: segreteria.fvmromagna@yahoo.it

La popolarità dei cibi crudi è in crescita costante e sono in aumento i consumatori che adottano pratiche alimentari, anche molto diverse tra loro - dal crudismo fruttariano, vegano, vegetariano, pescetariano, onnivoro, al crudismo carnivoro - che hanno in comune il rifiuto per ogni trattamento fisico o chimico degli alimenti, che ne alteri le proprietà nutrizionali d’origine. Alla base di questa scelta alimentare vi sono motivazioni di tipo salutistico, ambientalista-ecologista ed etico-religiose, che portano i crudisti a ritenere che gli alimenti crudi siano più sani, più nutrienti, più rispettosi dell’ambiente e della natura. Ogni scelta personale è degna di considerazione, ma quelle che hanno un importante impatto per la salute devono essere prese tenuto conto delle informazioni fornite dai nutrizionisti e dagli igienisti ed in piena consapevolezza dei rischi e dei benefici apportati da una alimentazione indirizzata prevalentemente al consumo degli alimenti crudi. Anche tra quelli di origine vegetale esistono alimenti che, se consumati crudi, possono costituire un rischio igienico per il consumatore (ad esempio i germogli, i frutti di bosco congelati, alcuni funghi, ecc.), ma non c’è dubbio che le problematiche più importanti e più diffuse si originano dal consumo di alimenti crudi di origine animale. 12

Il consumatore è l’ultimo “controllore” e “garante” di ciò che mangia La produzione, la lavorazione e la commercializzazione del latte, delle uova, della carne e dei prodotti ittici avviene sotto la sorveglianza dei Medici Veterinari delle AUSL, con l’obiettivo di tutelare la salute dei consumatori, consentendo l’immissione sul mercato solo di alimenti salubri e nutrienti. A prescindere, però, da tutti i controlli effettuabili lungo le filiere produttive, alcuni alimenti dovrebbero essere sempre consumati cotti, in quanto l’applicazione delle alte temperature, anche per tempi brevi, è in grado di controllare efficacemente i pericoli di tipo microbiologico eventualmente presenti in queste importanti fonti di proteine di elevato valore biologico.

Alcune categorie di consumatori, in particolar modo le donne in gravidanza o in allattamento, gli immuno-depressi, i bambini sotto i 3 anni e gli anziani, dovrebbero evitare l’assunzione di alimenti crudi.

Il latte Ad alcuni anni dalla diffusione dei distributori automatici di latte crudo, approvvigionati quotidianamente e direttamente dagli allevatori di bovine da latte, si sono verificati alcuni casi di una patologia, la Sindrome Uremico Emolitica, caratterizzata da insufficienza renale. Questa malattia, particolarmente grave in alcune forme, è causata da un microrganismo sensibile al calore, quindi facilmente eliminabile con una breve cottura. Per questa ragione, dal 2012 è obbligatorio che su ogni distributore di latte crudo sia ben visibile la scritta, indirizzata al consumatore, “prodotto da consumarsi previa bollitura” e non devono essere disponibili bicchieri o contenitori destinati all’assunzione immediata del latte. Per un consumo privo di rischi il latte crudo deve essere conservato, anche a casa, a temperature vicine ai 4°C e devono essere evitate prolungate soste a temperatura ambiente. In ambito domestico si può facilmente raggiungere la temperatura di cottura


considerata efficace: il latte è da considerarsi sicuro quando la superficie inizia ad incresparsi e si formano delle bollicine lungo il bordo del contenitore, segno che in tutta la massa del prodotto è stata raggiunta la temperatura di 100°C. Se è possibile, invece, misurare la temperatura al cuore, con un termometro a spillo o a sonda, il latte può essere scaldato fino a 75°C, e tale temperatura deve essere mantenuta per almeno 15 secondi. I nutrizionisti hanno sottolineato che l’applicazione di alte temperature, vicine ai 100°C, può danneggiare le proprietà nutrizionali che fanno del latte crudo un alimento pregiato (soprattutto per l’alto contenuto in vitamine) e gradevole (per la presenza di sostanze grasse aromatiche), importante nella dieta degli organismi in accrescimento. E’ dimostrato, tuttavia, che solo una percentuale degli elementi nutrizionali viene distrutta dal calore, e che il contenuto in calcio, ad esempio, a seguito del trattamento con il calore resta inalterato. La bollitura in micro-onde, inoltre, grazie ai ridotti tempi necessari a raggiungere elevate temperature, lascia praticamente intatto il valore nutrizionale del latte crudo.

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Le uova Il consumo di uova crude rappresenta un’abitudine alimentare a rischio per la salmonellosi, infezione gastrointestinale un tempo diffusissima nelle specie avicole e negli allevamenti di galline ovaiole, ormai da anni in drastico calo, grazie alle campagne di controllo che gli Stati dell’Unione Europea hanno intrapreso su tutti gli allevamenti industriali. Un pregiudizio da sfatare è quello relativo alle garanzie fornite in merito all’assenza di Salmonelle nelle uova provenienti da galline allevate con metodo biologico: il rischio di contami-

nazione in queste uova risulta, infatti, paragonabile e sovrapponibile a quello degli allevamenti convenzionali. Anche se le tossinfezioni da consumo di preparazioni a base di uova crude (dolci al cucchiaio, maionese, salse, ecc.) sono in diminuzione, resta comunque importante tenere sotto controllo la potenziale carica infettiva del guscio: le piccole incrinature possono, infatti, permettere l’ingresso nell’uovo di batteri eventualmente presenti nelle feci della gallina, e contaminare quindi albume e tuorlo. »SEGUE

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Al di là, quindi, della generica indicazione a non consumare uova crude, è importante non utilizzare e allontanare il prima possibile tutte le uova rotte o con il guscio evidentemente imbrattato, per non contaminare anche le superfici di lavoro e gli altri alimenti.

!

Fatto salvo che le uova imbrattate e rotte non dovrebbero essere utilizzate, il lavaggio del guscio di norma non è indispensabile, anzi può essere dannoso, perchè asporta la pellicola naturale che, sigillando i pori presenti, impedisce l'ingresso di germi patogeni nell'uovo. Se proprio si vuole procedere con il lavaggio, allora è bene che sia fatto immediatamente prima dell'utilizzo.

cioè delle difese organiche in grado di contrastare lo sviluppo della malattia. Anche per questo gruppo di alimenti, infatti, è molto importante che alcune categorie di consumatori – donne in gravidanza, immunodepressi, bambini sotto i 3 anni e anziani - si astengano dall’assumere carne cruda, soprattutto macinata; la carne è da considerarsi “cotta”, e quindi sicura dal punto di vista microbiologico, quando ogni parte della massa ha assunto un colore nocciola, segno che è stata raggiunta la temperatura di sicurezza di circa 75°C.

La carne Il consumo di tartare, carpacci e carne cruda in genere nasconde alcune insidie; in particolare la carne di pollo, i macinati e gli insaccati freschi, come l’hamburger e la salsiccia, se non prodotti nel rispetto impeccabile di regole igieniche o a partire da materie prime non controllate, possono apportare al consumatore batteri e parassiti, agenti di gastroenteriti generalmente blande, ma a volte più gravi, a seconda soprattutto dello stato sanitario del consumatore,

Pesce e molluschi Sulle tavole dei ristoranti o nei banchi delle pescherie sono, da alcuni anni, disponibili alcune preparazioni alimentari, regionali o esotiche, a base di pesce crudo: dopo le alici marinate, le tartare e le tagliate di tonno e di spada, i consumatori italiani hanno cominciato a conoscere e ad apprezzare il sushi giapponese e il ceviche messicano. E’ bene sapere che può essere presente nelle carni di quasi tutte le specie ittiche, provenienti da tutte le zone di pesca del pianeta, la larva di una parassita, il cui ciclo biologico, piuttosto complesso, è

legato alla presenza contemporanea, nei mari e negli oceani, di alcune specie animali, uccelli, mammiferi, pesci e crostacei. Il riscontro di questo parassita è testimonianza dell’elevato grado di biodiversità dell’ambiente da cui il pesce proviene, ma il consumatore deve conoscere che esso può causare nell’uomo una patologia, detta da “larva migrante”, caratterizzata da dolori addominali, nausea, vomito, e perfino da peritonite da perforazione intestinale, nei casi più gravi.

Mentre i prodotti ittici congelati/surgelati, in scatola o affumicati “a caldo” possono essere ritenuti altrettanto sicuri di quelli cotti, i prodotti marinati con procedure tradizionali, le cosiddette “marinature leggere o dolci”, non sono altrettanto sicuri, perché l’acidità blanda raggiunta nelle masse muscolari del pesce non è sufficiente a disattivare le larve eventualmente presenti. Per non rinunciare al piacere del gusto del pesce crudo, nel caso di consumo domestico è sufficiente attenersi alla semplice buona pratica, raccomandata anche dal Ministero della Salute, di mantenere il pesce fresco, una volta

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accuratamente eviscerato, in congelatore a -18°C per almeno 96 ore, oppure a -20°C per almeno 24 ore. I Molluschi Bivalvi (cozze, vongole, ecc.) sono i prodotti della pesca più a rischio per tutte le infezioni da enterobatteri e da virus enterici, seguiti dai filetti di pesce e dai crostacei cotti sgusciati. La prevenzione si attua in prima battuta evitando accuratamente di mangiare molluschi di origine non controllata, cioè non provenienti da centri di depurazione e di spedizione sottoposti a sorveglianza veterinaria, conservandoli in regime di refrigerazione, senza interrompere la catena del freddo dal momento dell’acquisto a quello

della preparazione, ed infine sottoponendoli a cottura, che fortunatamente risulta efficace anche se non prolungata.

Alcune tossine prodotte da microrganismi marini possono essere particolarmente concentrate nei molluschi, che le accumulano filtrando le acque marine in cui vivono; la grande maggioranza di queste sostanze, al contrario dei microrganismi, non è sensibile alle alte temperature e non viene inattivata neanche dalla cottura; l’unica misura concreta che può in questo caso essere presa è l’acquisto dei molluschi da fornitori garantiti, inseriti nei circuiti commerciali sottoposti a controlli da parte delle AUSL.

Conclusioni e consigli pratici NON ACQUISTARE prodotti che vengono posti in vendita o esposti in banchi non refrigerati, a maggior ragione se destinati ad essere consumati crudi o poco cotti, nella stagione più a rischio, cioè quella estiva. DOTARE IL FRIGORIFERO di termometro per il controllo della temperatura di esercizio e conservare la carne macinata e le preparazioni a base di uova crude nella parte più fredda. TENERE SEPARATO il cibo crudo da quello cotto e da taglieri, coltelli e posate. FINE I consigli di Stomatologica

“I miei denti non mi piacciono, per cambiarne il colore e l’estetica cosa posso fare?”

“Oggi è possibile fare miracoli senza rimpicciolire i denti, ma incollandovi sopra delle faccette di ceramica”. (Dottoressa Susanna Stagni)

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INFETTIVOLOGIA

ALLARME

MENINGITE COSA C’E’ DA SAPERE Cause, sintoni e prevenzione di questa pericolosa patologia, che nei casi più gravi può portare perfino alla morte, come evidenziano alcuni casi recenti di cronaca nazionale. Pelle

Aponeurosi Periostio Osso del cranio MENINGI

negli Stati Uniti si trovano anche i ceppi W135 e Y. Le forme di meningite dovute a virus sono invece generalmente a decorso benigno. Dott.

Roberto Nonni

Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital Faenza E-mail: rnonni@alice.it

Nelle ultime settimane si è sentito parlare spesso di meningite ed in alcune regioni si parla ormai di allarme. La meningite è una malattia dovuta all’infiammazione delle membrane che rivestono il cervello, chiamate meningi. Ciò causa gravi sintomi neurologici, che possono portare a sordità, ritardo mentale, paralisi motorie, epilessia e perfino alla morte.

Da cosa viene generata? La meningite può essere provocata da batteri o da virus. La causa più temibile è quella batterica, dovuta principalmente a tre germi: meningococco, pneumococco, emofilo tipo B. MENINGOCOCCO (Batterio Neisseria Meningitidis) In questo caso esistono diversi sottotipi di batteri che possono produrre un’infiammazione a livello delle meningi: B e C frequenti in Italia e in Europa; A, più frequente in Africa e Asia e infine 16

PNEUMOCOCCO (Batterio Streptococcus pneumoniae) Questo agente batterico causa infezioni a livello delle prime vie respiratorie, (otiti e polmoniti). Può provocare meningite nei bambini e nei soggetti immunodepressi. EMOFILO DI TIPO B (Batterio Haemofilus influenzae) Questo agente batterico causa infezioni a livello delle prime vie respiratorie, (otiti e polmoniti). Può provocare meningite nei bambini e nei soggetti immunodepressi. La gravità della meningite batterica è più elevata in età pediatrica: provoca danni permanenti nel 30-35% dei casi e il decesso del bambino nel 5-10% dei casi. L’infiammazione può essere provocata anche da microrganismi naturalmente presenti nell’organismo umano e quindi non patogeni, ma diventa virulenta se la resistenza dell’organismo diminuisce, ad esempio in seguito a un raffreddore.

Ci sono altri fattori scatenanti? Un’infezione localizzata in altra sede

Duramadre Aracnoide Pia madre

La MENINGITE è dovuta ad un’infiammazione delle meningi (membrane che rivestono encefalo e midollo spinale) ed in particolare della pia madre, dell’aracnoide e del liquido cerebro spinale (liquor). Le tre membrane citate sono concentriche, rivestono l’interno della scatola cranica e del canale spinale, proteggono cervello e midollo e costituiscono una barriera che contro le sostanze tossiche ed i metaboliti, impedendogli di raggiungere all’encefalo. Quando un’infiammazione di qualsiasi natura, aggredisce pia madre, aracnoide e liquor, causando un considerevole accumulo di globuli bianchi, allora si parla di meningite. La meningite è letale nel 5-10% dei casi per i bambini e in quasi il 30% dei casi per gli anziani.

può evolvere in una meningite, come un’infiammazione dell’orecchio medio o del naso che si diffonde alle meningi. Un’infiammazione dovuta a trauma della scatola cranica, in seguito al quale i microrganismi penetrano nelle meningi attraverso la ferita aperta.

Questa malattia può essere classificata a seconda di come si presenta FULMINANTE Generalmente di tipo batterico, ha un'evoluzione improvvisa e rapidissima che conduce al coma, che molto spesso si rileva irreversibile, anche in corso di terapia.


VACCINO MENINGOCOCCO B Il vaccino protegge contro quasi il 90 per cento dei ceppi di meningococco B e si può fare a partire dai 2 mesi, anche in concomitanza con gli altri vaccini previsti nei primi anni di età.

ACUTA Generalmente di tipo virale, compare improvvisamente e si conclude nell’arco temporale di ore o giorni (3-6). CRONICA E’ tale se il quadro sintomatologico, in maniera più blanda, va avanti per settimane o addirittura mesi. Questa forma di meningite non è contagiosa. RICORRENTE Se la malattia, per un difetto anatomico o immunitario del paziente, si ripresenta periodicamente.

Come si viene contagiati e quali sono le cause principali dell’infiammazione alle meningi? I batteri entrano nell’organismo dalle vie respiratorie, naso e bocca. La trasmissione da individuo a individuo si verifica per rapporto diretto, mediante scambio di goccioline microscopiche di vapore acqueo. Tuttavia, anche nelle epidemie più gravi la maggior parte delle infezioni non presentano rapporti apparenti l’un con l’altro, perciò è difficile dimostrare un rapporto di diffusione diretta da un individuo ad un altro. Gli agenti principalmente responsabili dell’infezione possono essere batteri (come visto in precedenza) virus (Herpes virus o Enterovirus) e protozoi (organismi unicellulari come Toxoplasma goondi, Trypanosoma oppure Naegleria fowleri).

Quali sono i sintomi? I sintomi principali della meningite sono febbre, nausea, vomito ed irritazione delle membrane meningee, avvertite sotto forma di rigidezza dei muscoli della nuca.Tipici segni collaterali sono anche la diminuzione dello stato di coscienza, senso di torpore, battito cardiaco rallentato e convulsioni.

RIGIDITA’ AI MUSCOLI DELLA NUCA

Con quali farmaci si cura e quali sono i tempi di guarigione? Se la meningite è originata da virus, i pazienti vengono sottoposti a trattamento antibiotico e di solito si ristabiliscono senza grossi problemi entro una settimana. Se invece la meningite è causata da batteri come stafilococchi, streptococchi e pneumococchi, i pazienti ne sono gravemente afflitti per almeno due o tre settimane, con le possibili gravi conseguenze già citate. Anche in questo caso l’infezione si combatte con gli antibiotici. La cura viene eseguita sempre in ospedale, dove il paziente va ricoverato senza perdere tempo al primo sospetto di meningite.

Prevenzione e vaccino L’unica misura veramente sicura ed efficace è la vaccinazione preventiva. Esistono vaccini contro Meningococco, Pneumococco e Hemophilus influenzae. Quando si verifica un caso di meningite da meningococco in un asilo o una scuola, a tutte le persone entrate in contatto con l’ammalato vengono somministrare dosi di antibiotico a scopo preventivo. Ma sarebbe importante la cosiddetta “vaccinazione di gregge”, senza aspettare il verificarsi di un caso: più persone sono vaccinate e meno circolano i batteri che causano la malattia. VACCINO MENINGOCOCCO C E’ inserito tra le vaccinazioni raccomandate dal Piano nazionale per la prevenzione vaccinale ed è gratuito.

VACCINO TETRAVALENTE (A, C, W135, Y) È stato finora raccomandato prevalentemente per i viaggiatori che si recano in Paesi dove sono presenti tali sierotipi di meningococco. Si può comuqnue fare a partire da 2 anni ai bambini che non hanno ancora effettuato il MenC o agli adolescenti di 12-16 anni già vaccinati con MenC, a completamento della copertura.

Come si capisce se un bambino è colpito da meningite? Se un bambino si presenta molto indebolito, con la febbre, rigidità del collo ed eventualmente piccole macchie rosse diffuse sulla pelle, deve essere subito visitato dal medico e all’occorenza ricoverato in ospedale. Per una diagnosi certa di meningite l’unico sistema è quello di analizzare una piccola quantità di liquido cerebrospinale prelevato mediante puntura lombare, una manovra che non comporta rischi. Identificando le specie e la quantità dei microrganismi patogeni, si conoscono la natura e la gravità dell’infezione.

Qual’è il decorso della malattia? Il decorso varia in base ai singoli individui ed alla gravità dell’infezione. Nei casi non trattati, la sintomatologia progredisce, fino a portare alle gravi conseguenze già indicate o ad esito fatale. Gli antibiotici rappresentano la migliore terapia e, instaurando subito un trattamento adeguato, nella maggioranza dei casi le condizioni del paziente migliorano notevolmente entro le quarantotto ore. FINE 17


LONGEVITA’

IOLANDA MISEROCCHI 101ANNI IN CAMPAGNA

La cotignolese è sempre vissuta a contatto con la natura, facendo la contadina e l’ortolana. Oggi passa il tempo cucendo, giocando a carte e guardando i programmi tv di cucina.

Le origini, il lunghissimo matrimonio e la famiglia

di Tiziano Zaccaria E-Mail: zaccariatiziano@gmail.com

E’ nata a Cassanigo di Cotignola il 2 dicembre 1915, pochi mesi dopo l’ingresso nella Prima guerra mondiale del Regno d’Italia. Lontano dagli echi del conflitto contro l’Impero Austro-ungarico, per Iolanda Miserocchi iniziava una vita di sacrifici ma serena, che l’ha condotta fino ai giorni nostri. Nello scorso dicembre Iolanda ha festeggiato i centouno anni d’età, festeggiata dal sindaco cotignolese Luca Piovaccari e dal parroco don Stefano Rava, oltre che da figli, nipoti e pronipoti.

Figlia di contadini, Iolanda ha sempre lavorato la terra. Il 2 settembre 1935, non ancora ventenne, sposò Giacinto Carolingi, al quale è rimasta legata per ben settantaquattro anni, fino al 2009, quando il marito è venuto a mancare all’età di 98 anni. Insieme hanno avuto tre figli: Anna Maria, Venerina e Gianfranco. Nonostante qualche acciacco dovuto all'età e alle conseguenze di un ictus che l'ha colpita a novant’anni, oggi Iolanda è ancora attiva, si muove da sola con il carrello e si gode i suoi otto nipoti e dieci pronipoti.

ProgettoTROVAMI

Oggi «Ama cucire e giocare a carte - racconta la figlia Anna Maria, che abita insieme alla mamma -. Guarda la televisione, soprattutto i programmi di cucina. È ancora lucida nonostante l'età. Ha sempre lavorato parecchio e si è anche occupata di suo suocero per anni, accudendolo con amore e dedizione. È un’ottima mamma, capace ancora oggi di insegnare».

Iolanda era la più grande di tre fratelli e due sorelle Oggi è l’unica di loro rimasta in vita. Dopo aver frequentato le scuole fino alla terza elementare, da ragazza in estate

L’Associazione Alzheimer Ravenna ha attivato il progetto “Trovami”, acquistando e mettendo a disposizione delle famiglie con un malato di Alzheimer 6 apparecchi GPS TomWare. Un piccolo dispositivo portatile e facilmente indossabile in grado di tracciare il percorso effettuato dall’utente e di individuarne la posizione. Questo servizio è stato realizzato in collaborazione con Pubblica Assistenza di Ravenna, che si occuperà di fornire (24 ore su 24) le informazioni ai familiari che devono rintracciare il malato scomparso, grazie al software (fornito da Tomware Ravenna) di geolocalizzazione satellitare attivo su tutto il territorio nazionale.

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L’apparecchio viene fornito in comodato d’uso gratuito (a carico dell’utilizzatore solo il costo mensile del servizio (G 10,00 + iva).

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lavorava in campagna e in inverno si dedicava al cucito ed ai lavori domestici. Assieme al marito Giacinto, dopo il matrimonio, andò ad abitare per qualche tempo in località Budrio di Cotignola, prima di trasferirsi nel 1938 nella casa di campagna di Cotignola, a due passi dal fiume Senio, dove vive tuttora.

Gli anni più difficili? Quelli della seconda guerra mondiale. «Durante la Seconda guerra mondiale, proprio per la vicinanza con il fiume Senio, dove si era insediato il Fronte (sulla nostra sponda c’erano i tedeschi, sull’altra gli inglesi), la nostra famiglia fu sfollata per qualche tempo a Lugo – prosegue la figlia Anna Maria – Quando tornammo, alla fine del conflitto, ritrovammo la nostra casa in gran parte distrutta dai bombardamenti e devastata dai tedeschi che ci avevano portato via tutti i mobili. Nel Dopoguerra con grandi sacrifici ci rimettemmo in piedi poco a poco, ripartendo da zero. In campagna il lavoro non mancava».

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IOLANDA MISEROCCHI INSIEME A SINDACO E PARENTI

Qualche segreto Iolanda, oltre a crescere i suoi tre figli, ha lavorato la terra e ha fatto l’ortolana fino al raggiungimento della pensione negli anni Ottanta. Probabilmente la sua lon-

gevità è anche frutto di quella vita, dura ma sana, e della genuina alimentazione di campagna che l’ha accompagnata: ha sempre mangiato molta frutta e verdura, cibi poveri ma naturali. FINE

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SANITA’

INTOLLERANZE

ALIMENTARI QUALI SONO I TEST E COME FUNZIONANO

di Tiziano Zaccaria E-Mail: zaccariatiziano@gmail.com Cosa sono le intolleranze alimentari? E quali sono i test giusti per individuarle? Il mondo delle intolleranze alimentari è complesso e gli addetti ai lavori spesso si dividono su questo argomento. Innanzitutto è necessario capire cosa sono e non confonderle con le allergie alimentari. Proviamo a capire meglio le differenze: ciò vi aiuterà a rivolgervi all’esperto più adatto al vostro caso, evitando test inutili.

Cosa sono le allergie alimentari? Un’allergia alimentare provoca una reazione immediata. Il nostro sistema immunitario si scatena subito, o entro breve tempo, appena ingeriamo l’alimento a cui siamo allergici. I sintomi possono comprendere gonfiore e/o prurito a livello della lingua, comparsa di orticaria e nei casi più gravi shock anafilattico e svenimento. Non è detto che tutti i sintomi compaiano, ma in ogni caso la risposta del nostro corpo ad una reazione allergica è rapida. Si ha una reazione allergica quando il sistema immunitario produce anticorpi contro una sostanza innocua, presente nel cibo, come se fosse patogena.

E le intolleranze alimentari? Le intolleranze alimentari, invece, non hanno una reazione immediata e 20

sono legate all'incapacità del nostro corpo di digerire e assimilare alcuni componenti degli alimenti. I sintomi possono essere vari e coinvolgere diversi organi e apparati. Si possono avere disturbi gastrointestinali come diarrea, gonfiore, sindrome del colon irritabile, reflusso gastroesofageo e colite. Possono presentarsi sintomi cutanei, come l’orticaria, dermatiti, eczemi e prurito in generale. Il soggetto può presentare affezioni respiratorie, come sinusiti, asma e riniti, dolori muscolari, crampi, mestruazioni irregolari, prostatiti, vaginiti oppure anomalie della sfera nervosa, come mal di

testa, stanchezza, difficoltà di concentrazione, sonnolenza, ansia o insonnia. Nei bambini occorre fare attenzione anche ad altri segnali all’apparenza non correlati: anemia, carenza di acido folico, rachitismo, inappetenza, oltre che feci troppo chiare o emissioni di feci abbondanti.

Quali sono i test diagnostici? PRICK TEST (test con puntura) Per effettuarlo si posizionano sulla pelle dell’avambraccio delle gocce di allergene purificato. La pelle viene scalfita con una lancetta monouso, in modo da far penetrare l’allergene negli strati sotto la cute.

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Si attende per circa 20 minuti e successivamente viene valutata la reazione cutanea nella zona in cui è stato posizionato l’allergene.

Se la reazione è positiva, si può osservare nell’area interessata un edema cutaneo, simile ad una puntura di zanzara. Il costo del test va dai 20 ai 70 euro, in base alla scelta dello specialista o della struttura sanitaria. PRICK BY PRICK In questo caso si utilizzano gli alimenti freschi, soprattutto di origine vegetale. Il test è molto utile se non si possono avere a disposizione degli estratti allergenici per l’alimento che si sospetta essere alla base dell’intolleranza.

L’alimento viene bucato con una lancetta sterile, con la quale si scalfisce la cute dell’avambraccio, allo stesso modo del prick test.

PATCH TEST Piccole quantità della sostanza vengono posizionate in alcune cellette di plastica, che saranno fatte aderire a cerotti applicati sulla pelle del paziente, di solito sul dorso, e dovranno restare per 48-72 ore. Il medico, dopo questo periodo, toglierà i cerotti e verificherà il risultato. Solitamente il costo si aggira intorno ai 32 euro. TEST DI PROVOCAZIONE ORALE Questo metodo consiste nella somministrazione orale di un alimento allo scopo di osservare eventuali reazioni che si sviluppano. Il test deve essere effettuato sotto stretto controllo medico, perché ci sono dei rischi: possono comparire reazioni cutanee, manifestazioni respiratorie o gastroenteriche. Si tratta del test più semplice da effettuare e costa meno rispetto agli altri metodi. PRIST TEST Indica le Immunoglobuline totali e viene realizzato per escludere un’allergia alimentare.

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Per effettuarlo è necessario procedere ad un esame del sangue. In particolare si valuterà la concentrazione delle immunoglobuline E totali sieriche nel sangue. Questa analisi viene effettuata per rilevare la quantità di anticorpi presenti, senza stabilire la natura della reazione. Per scoprire maggiori informazioni possono essere effettuate altre indagini, come il RAST test. Anche in questo caso, il prezzo corrisponde al costo della ricetta utile per la prenotazione dell’esame.

RAST TEST Indica le immunoglobuline specifiche e viene effettuato soprattutto per escludere la presenza di un’allergia alimentare. Il Rast Test consiste in un esame del sangue atto a rilevare la presenza di una reazione ad una specifica sostanza, ad esempio il polline, gli acari, la fragola, il latte, il legno e altri. In condizioni normali nel sangue sono presenti immunoglobuline E in piccole quantità. Grazie all’analisi del sangue è possibile valutare la quantità di questa classe di anticorpi, che può dire di più sulla reazione del nostro organismo a determinate sostanze. Il costo è quello della ricetta che serve per prenotare l’esame, circa 36 euro. FINE

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SALUTE

ALLA SCOPERTA DELLA

MEDICINA

OMEOPATICA cità psicofisica ed analizza attentamente questa complessità allo scopo di focalizzare i primi momenti responsabili della patologia in atto.

Dott.ssa

Giuliana Comin MSc

Medico Omeopata Responsabile Ambulatorio Omeopatia Clinica ASTREA Medical Center - Faenza (RA) E-Mail: giuliana.comin@gmail.com

La medicina omeopatica è un metodo di cura e prevenzione delle malattie, fondato dal medico tedesco Samuel Hahnemann agli inizi del XIX secolo. Le basi scientifiche della medicina omeopatica in questi ultimi tempi vanno rafforzandosi sempre più con lo studio della coerenza elettrodinamica quantistica, che è una branca della fisica quantistica. Anche la PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI), cosi come l’epigenetica (branca della biologia molecolare che studia le mutazioni genetiche), supportano l’importanza terapeutica della medicina omeopatica come scienza medica olistica. La maggior parte delle persone pensa che la medicina omeopatica non possa curare le malattie gravi ma questo non è assolutamente vero, anzi l’omeopatia è nata proprio come cura per le malattie croniche.

La medicina omeopatica… …cura l’organismo malato secondo il principio dell’individualità, che considera ogni paziente nella sua uni22

La malattia infatti è il risultato dell’interazione tra una causa scatenante, che può essere di origine virale, batterica, chimica, fisica o psichica, il corredo genetico e la capacità reattiva dell’individuo, che è l’espressione del livello di salute dell’organismo; quest’ultimo emerge dalla raccolta dell’anamnesi (storia clinica del paziente).

Ciò significa che per potersi sviluppare, una malattia ha bisogno anche di fattori predisponenti. Questo spiega ad esempio perché in una epidemia di influenza certi individui si ammalano ed altri no, ed anche perché tra quelli che si ammalano, alcuni presentano una sintomatologia grave ed altri meno grave.

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Lo scopo di questa branca... …della medicina non è solo quello di curare le malattie acute, ma soprattutto quello di curare le predisposizioni patologiche acquisite o ereditate, secondo la legge della similitudine, che è il pilastro fondamentale della omeopatia. Non esiste un rimedio generale per una certa malattia, ma rimedi diversi per organismi diversi che sono affetti da quella malattia. Il rimedio, altamente simile alla sindrome del paziente, sarà profondamente curativo, mentre i rimedi che si allontanano da questa similitudine avranno un’azione curativa minima o nulla.

La visita omeopatica è suddivisa in quattro fasi 1 La raccolta della storia del paziente

che prende in considerazione l’organismo come una unita’ inscindibile di funzioni interdipendenti che riguardano il livello fisico, emozionale e mentale.

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L’esame obiettivo e la valutazione di esami di laboratorio o strumentali già eseguiti con la richiesta di eventuali ulteriori approfondimenti o eventuali consulenze specialistiche.

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La diagnosi.

4

La terapia, spesso supportata tramite validazione con software omeopatico. I medicinali omeopatici sono prodotti a partire da una sostanza di base attraverso diluizioni progressive alternate a succussioni, procedimento detto anche dinamizzazione. Le sostanze usate sono presenti e descritte nella Materia Medica Omeopatica. La loro preparazione e commercializzazione sono ufficialmente consentite dalla legislazione italiana ed europea. Mai ed in nessun caso i medicinali omeopatici sono pericolosi in quanto non hanno alcun effetto collaterale; infatti la dinamizzazione elimina le proprietà tossiche della sostanza di base, lasciando solo quelle terapeutiche.

Patologie trattate Tutte le malattie acute sia di origine virale che batterica, malattie pediatri-

che sia somatiche che psicologiche, patologie che non rispondono agli specifici trattamenti farmacologici convenzionali, patologie che tendono alla cronicizzazione in pazienti sottoposti per anni ad una terapia multifarmacologica, cefalee, allergie, malattie autoimmunitarie, malattie reumatiche, malattie dell’apparato respiratorio, malattie dermatologiche, disturbi funzionali e/o organici dell’apparato digerente ed urinario, problemi ginecologici, sindrome premestruale, disturbi della menopausa, terapie di situazioni patologiche in gravidanza, compresa la presentazione anomala del feto (a meno che non siano presenti alterazioni anatomiche genetiche o acquisite dell’utero), sterilità maschile, complicanze somatiche, neurologiche e psichiatriche in seguito a trauma fisico, patologie neurologiche, disturbi psicologici e psichiatrici, compresa la depressione anti e post-parto. Va infine sottolineato che l’omeopatia deve essere praticata a livello clinico solo da medici altamente specializzati e formati dopo lunghi percorsi di livello anche universitario. FINE

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OCULISTICA

RIDARE LA VISTA AI NON VEDENTI

MICROCHIP

OCCHIO

Un MICROCHIP INSTALLATO SOTTO LA RETINA, trasforma la luce in uno stimolo elettrico che arriva direttamente al cervello. Il paziente non vedente può così tornare a percepire le forme.

MICROCHIP

Il San Raffaele di Milano sarà il primo centro italiano ad impiantare un innovativo microchip, in grado di sostituire la retina danneggiata, in pazienti con gravi patologie oculari. Il nuovo dispositivo potrà restituire una certa capacità visiva, ripristinando la percezione della luce e delle forme di oggetti e persone circostanti. Denominato Alpha AMS e prodotto dalla tedesca Retina Implant AG, l’impianto è destinato a chi ha perso la vista in età adulta a causa di alcune gravi malattie ereditarie, come la retinite pigmentosa. Si tratta del sistema di visione artificiale in assoluto più evoluto al mondo, che può restituire una visione indipendente da supporti esterni come telecamere o occhiali.

Come funziona Alpha AMS? Il suo funzionamento si basa sulla sostituzione dei fotorecettori della retina, cioè le cellule che servono per vedere, con un fotodiodo, un microscopico apparato elettronico in grado di trasformare la luce in uno stimolo elettrico.

Il microchip è grande circa 3 millimetri e contiene 1.500 sensori. Viene inserito sotto la retina con un delicato intervento chirurgico, in modo da stimolare il circuito nervoso che collega il cervello all'occhio, sostituendo così l'attività delle cellule malate e non più funzionanti. Appena si concluderà l'iter di selezione dei pazienti candidati, sarà effettuato il primo intervento. “Il microchip - spiega Marco Codenotti, responsabile della Chirurgia vitreo-retini-

ca del San Raffaele - può essere impiantato solo in persone con malattie retiniche degenerative che non hanno subito traumi pregressi, e in cui il circuito nervoso che collega gli occhi al cervello è funzionante”.

C’è un precedente Oltre cinque anni fa il toscano Riccardo Santini fu il primo italiano al quale venne impiantata in via sperimentale una retina artificiale. Santini aveva perso la vista all’età di 21 anni per una retinite pigmentosa bilaterale, che comunque aveva lasciato il

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nervo ottico funzionante, anche se impossibilitato a ricevere stimoli visivi. Nel 2011 l’Unità di chirurgia oftalmica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa aveva effettuato su di lui la prima operazione per il recupero della vista grazie a un sistema computerizzato: un microchip inserito nella retina dell’occhio destro, in grado di ricevere direttamente via wireless le immagini catturate da una telecamera posta su un paio di occhiali. Grazie a questo dispositivo, denominato Argus II e messo a punto dalla società californiana Second Sight, le immagini vengono trasformate in impulsi elettrici ed inviate lungo il nervo ottico alla corteccia occipitale cerebrale, dove nasce la visione.

Signor Santini, cosa ricorda? «La prima cosa che vidi dopo l’intervento chirurgico, fu il neon acceso nella stanza – ricorda Santini, che continua tuttora ad utilizzare quegli occhiali necessari per vedere - Poi con l'aiuto del personale medico andai in corridoio, dove c'erano RICCARDO SANTINI tre persone e tra queste anche mia figlia. La riconobbi: non so descrivere l'emozione provata». Nei mesi successivi Santini fu sottoposto ad esercizi di recupero della vista.

«Le promesse cliniche pre-intervento sono state mantenute. Riuscire a distinguere le sagome, a vedere i contorni di una finestra, ad accorgermi se è giorno o notte, sono belle sensazioni - dice oggi – Certo, non posso fare a meno del bastone quando cammino per strada, perché l'apparecchio non mi permette di avere la profondità delle immagini, ma la differenza rispetto al buio assoluto è notevole».

E poi? Dopo l’intervento c’è stata la fase riabilitativa, molto importante per imparare a reinterpretare i segnali che arrivano al cervello. «Io vedevo fino a ventun anni e quindi avevo una certa sensazione. Ora con questo apparecchio i segnali sono diversi e la metodologia cerebrale per interpretarli va affinata. Comunque, dall’intervento ad oggi la mia vista si è mantenuta stabile. È una visione di ombre e sagome, che non ha niente a che vedere con la vista normale, pero è fondamentale per muovermi». Oggi Santini ha 65 anni e vive in autonomia nella sua casa di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. Con la società californiana Second Sight, l’azienda costruttrice del suo occhio bionico, si incontra una volta all’anno per fare il punto della situazione. «La società mi chiede suggerimenti per migliorare il dispositivo e mi sottopone le evoluzioni FINE delle loro tecnologie».

CANADA: MAMMA CIECA RIESCE A VEDERE SUO FIGLIO GRAZIE A OCCHIALI SPECIALI La ventinovenne Kathy Bietz, affetta dalla sindrome di Stargardt dall’età di undici anni, è riuscita a provare la gioia più grande della sua vita grazie a una tecnologia innovativa. Kathy, indossando un paio di occhiali speciali che utilizzano la tecnologia “eSight” è riuscita a provare l'immensa felicità di vedere in viso suo figlio Aksel. La sindrome di Stargardt è una malattia genetica che colpisce la retina e causa una degenerazione oculare provocando gradualmente la perdita della visione centrale e gran parte di quella periferica. Oggi grazie alla tecnologia degli occhiali "eSight" la donna canadese ha potuto vivere la gioia più grande della sua vita grazie all’integrazione di un display, un sistema software avanzato ed una videocamera in grado di riprendere a 360 gradi la realtà circostante e "mostrarla" in tempo reale a chi indossa gli occhiali “eSight”. (ndr.)

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SALUTE

AMIANTO DIMEZZATA LA MORTALITA’

GRAZIE AD UNO SCREENING SPECIFICO I dati di una ricerca aprono nuove prospettive per la sorveglianza degli esposti nelle aree a rischio.

L’amianto oggi

Dott.

Gianpiero Fasola

Direttore del Dipartimento di Oncologia, Azienda Sanitaria Università di Udine. Coordinatore studio ATOM 002.

Il mesotelioma della pleura e il cancro del polmone possono essere provocati dall’esposizione all’amianto. In Italia si registrano ogni anno 40mila casi di tumore polmonare e 1.900 casi di mesotelioma, ma l’incidenza è particolarmente elevata in alcune Regioni del Paese, tra le quali il Friuli Venezia Giulia. In questa Regione, tra il 2002 ed il 2004 è stato condotto uno studio di screening su 1050 lavoratori dei cantieri navali nell’area di Monfalcone e Trieste grazie ad una collaborazione tra l’Azienda OspedalieroUniversità di Udine e l’Azienda Sanitaria Isontina, l’analisi dei dati a 10 anni ha evidenziato che programmi di sorveglianza con Tac, analoghi a quelli promossi nei forti fumatori, possono ridurre del 50 per cento la mortalità dovuta a cancro del polmone in soggetti esposti all’amianto. E’ questo il principale risultato emerso dallo studio ATOM 002. 26

Solo nei Paesi occidentali l’amianto provoca ogni anno 20mila casi di carcinoma polmonare e 10.000 mesoteliomi. Questo materiale è stato messo al bando da diversi anni, ma causa ancora decessi dovuti all’esposizione precedente e si prevede che il picco di incidenza di queste patologie oncologiche si verifichi tra il 2020 e il 2025. E’ quindi è necessario attivare programmi di screening nelle aree a rischio. Ad oggi però non esiste una strategia di sorveglianza basata sull’evidenza.

Il follow up a 10 anni di questa ricerca, condotta assieme ai colleghi dell’Ospedale di Monfalcone e all’Epidemiologia dell’Università di Udine, documenta per la prima volta una riduzione dei decessi per tumore polmonare causati dall’asbesto (amianto). Sulla base delle evidenze maturate riteniamo ragionevole che la Tac a basso dosaggio di radiazioni possa essere inserita in programmi pubblici di sorveglianza rivolti a popolazioni accuratamente selezionate e ad alto rischio per l’esposizione all’amianto.

COS’E’ UNA TAC A BASSO DOSAGGIO?

La Tomografia Computerizzata a basso dosaggio di radiazioni (Tac) è lo strumento migliore per la diagnosi del tumore polmonare iniziale: è efficace nella scoperta di lesioni di piccole dimensioni, espone a un dosaggio molto basso di radiazioni, è di facile e rapida esecuzione e non richiede mezzo contrasto. Si tratta di un esame veloce (10-15 secondi) e indolore che permette di notare eventuali noduli polmonari di piccolissime dimensioni (nell'ordine dei millimetri) e intervenire con chirurgia o terapia mirata in una fase iniziale del tumore.


Un salto nel passato Il nostro mensile aveva già trattato l’argomento dell’amianto nel numero di aprile 2013 (puoi sfogliare on-line il file pdf su

MESOTELIOMA DELLA PLEURA

Fibre di amianto all’interno del polmone

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La storia di questa sostanza altamente nociva inizia alla fine dell’Ottocento, quando si scopre l’eccezionale resistenza al calore delle fibre di amianto e la possibilità di produrre laminati molto resistenti. Nel 1901 viene brevettato il famigerato Eternit e sei anni dopo nasce la storica fabbrica di Casale Monferrato, in Piemonte.

Tessuto mesotelico

CELLUELE MESOTELICHE

SANO

NECROSI

Una “incubazione” molto lunga

Ma già negli anni Venti del secolo scorso si scoprì la nocività per l’apparato polmonare nei lavoratori esposti e negli anni Quaranta si diagnosticarono i primi casi di mesotelioma pleurico, un tipo di tumore correlato all’amianto. Nello stesso periodo, in Italia, si fece un ampio consumo di amianto per la coibentazione delle navi e delle carrozze ferroviarie, oltre che per le coperture edilizie. Soltanto nel 1992, sull’onda delle sempre più numerose morti per mesotelioma pleurico, con un’apposita legge è stato proibita la produzione dell’amianto.

L’insidiosità di questa grave malattia sta anche nel fatto che il periodo che intercorre fra il contatto con la fibra di amianto e l’insorgenza della patologia è particolarmente lungo, da un minimo di 20 anni ad un massimo di 40. L’età media alla diagnosi è di circa 69 anni. Con questi ritmi di crescita, e assumendo che si faccia una seria bonifica del prodotto cancerogeno, è prevedibile che il tasso di incidenza raggiunga l’apice attorno al 2020-2025.

Cosa provoca l’aver respirato l’amianto per lungo tempo? Il mesotelioma pleurico è una patologia tumorale che interessa la pleura, quella sottile pellicola che avvolge i polmoni, per-

mettendogli di espandersi e di far entrare l’ossigeno necessario alla nostra vita. Il processo patologico inizia con la formazione di abbondante liquido nella cavità pleurica ed evolve poi nella formazione di una massa carnosa che impedisce i movimenti respiratori. L’esito fatale della malattia è la gravissima insufficienza respiratoria e la morte per asfissia.

La chirurgia non è del tutto risolutiva L’intervento chirurgico, ove possibile, rappresenta la prima scelta per un tentativo di cura. Purtroppo la diagnosi viene generalmente posta in ritardo e le possibilità di effettuare un intervento radicale sono molto basse. Di recente, l’impiego di chemioterapie con nuovi farmaci efficaci ed il loro utilizzo in fasi più precoci ha migliorato la prognosi; tuttavia la mortalità resta ancora molto alta. FINE

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STATISTICHE

FOTO

SULLA

SALUTE DEGLI ITALIANI Un rapporto annuale dell’ISTAT “fotografa” che nel nostro paese è aumentato il consumo di alcolici, ma anche quello di frutta e verdura.

di Fabio Lironzi Si arresta l’aumento della vita media, ma per longevità restiamo secondi in Europa dopo gli spagnoli e fra i primissimi al mondo. Scende la mortalità infantile, quella causata da tumori, demenze e malattie del sistema nervoso tra gli anziani. E si riduce lievemente la percentuale di adulti in sovrappeso, anche se resta un problema la sedentarietà di una buona fetta di popolazione. Torna invece a crescere lievemente il consumo di alcol, in buona parte dovuto all’aumento del fenomeno del “binge drinking” (sbronzarsi) tra i giovani. È questa la fotografia principale del capitolo dedicato alla Salute del rapporto Istat sul “Benessere equo e sostenibile in Italia” relativo al 2015.

Speranza di vita Nel 2015 la speranza di vita alla nascita in Italia è stata di 82,3 anni. Il nostro Paese resta il secondo più longevo d’Europa dietro la Spagna, ma l’anno precedente il dato era di 82,6 anni, quindi si registra un lieve calo. Secondo l’Istat, “la leggera riduzione della vita media è dovuta ad una combinazione di oscillazioni demografiche e di fattori congiunturali di natura epidemiologica ed ambientale”. In parole semplici, è frutto per lo più di circostanze transitorie, delle quali 28

non bisogna preoccuparsi più di tanto. Secondo le proiezioni, infatti, nel 2016 la vita media nel nostro Paese dovrebbe essere tornata ad allungarsi.

Tasso di mortalità infantile In Italia il tasso di mortalità infantile è da anni tra i più bassi in Europa, dove, nonostante il continuo miglioramento, alcuni Paesi presentano ancora tassi di mortalità relativamente alti. Il record negativo è della Romania, dove si registrano 8,4 morti ogni 1.000 nati nel loro primo anno di vita, mentre

il tasso più basso è quello di Cipro, con 1,4 morti ogni 1.000 nati. Nel nostro Paese i dati si attestano sui 3,0 decessi.

Disturbi mentali Buone notizie: gli italiani sono tra i meno ansiosi e depressi nell’Unione Europea. Nel nostro Paese la percentuale di persone con disturbi depressivi è pari al 4,3%, a fronte di una media europea del 6,8%. In Italia sono mediamente più depresse le donne, per una percentuale del 5,3%, mentre gli uomini si fermano al 3,3%.

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Aumenta il consumo di frutta e verdura Dopo anni di stabilità, il consumo di quantità adeguate di frutta e verdura aumenta leggermente, soprattutto tra le donne. Nel complesso tale quota è pari solo al 18,8%, quindi sarebbero necessari ulteriori miglioramenti, in quanto non raggiunge nemmeno un quinto della popolazione.

Stabili i fumatori Dopo un lungo trend di graduale diminuzione, nel 2015 il numero dei fumatori è rimasto stabile al 20,2% come l’anno precedente. Nonostante la battuta d’arresto, l’Italia può aspirare a raggiungere il target indicato dall’Oms entro il 2025. Per il nostro Paese significa che la quota dovrebbe scendere di poco più di due punti percentuali.

Alcol, in aumento il “binge drinking” In italiano significa “sbronzarsi”: nel 2015, il 16,4% delle persone presenta abitudini di consumo di alcol a rischio.

In particolare sta aumentando il cosiddetto “binge drinking”, ovvero l’assunzione smodata di alcolici, finalizzata ad ubriacarsi rapidamente, di solito in occasione di feste o nel weekend. Il fenomeno del “binge drinking”, passato dal 6,9% nel 2014 al 7,8% nel 2015, coinvolge soprattutto i maschi dai 20 ai 35 anni, fascia di età nella quale si osserva un incremento di 2 punti percentuali in un anno. La problematica del consumo di alcol superiore alle quantità giornaliere raccomandate si presenta soprattutto al Nord: le regioni dove è più diffusa sono la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige.

Crescono le diseguaglianze sociali In generale l’Italia sta meglio rispetto a cinque anni fa. «Dal confronto del 2015 con il rapporto sul Benessere equo e sostenibile del 2010 – evidenzia l’Istat – emergono trend positivi per salute, ambiente, istruzione e un recupero per l’occupazione.

Livelli lievemente inferiori si registrano per reddito, relazioni sociali e soddisfazione per la vita. I divari sono invece ancora rilevanti per condizioni economiche minime e qualità del lavoro». La moderata crescita del reddito disponibile pro-capite, pari a +1% rispetto al 2014, non ha modificato la disuguaglianza sociale, che resta sopra la media europea. Il reddito del 20% della popolazione più benestante è 5,8 volte più alto rispetto a quello del 20% di persone con i redditi più bassi, quindi i segnali positivi non coinvolgono chi vive in condizioni di forte disagio economico.

Cala l’ottimismo verso il futuro Non va meglio nemmeno nei rapporti sociali e nell’ambiente. La soddisfazione per le relazioni interpersonali «è molto bassa, sia per la rete familiare, sia per quella degli amici». Anche le risposte ai problemi di salvaguardia ambientale restano frammentate, con una «leggera flessione della soddisfazione per la qualità ambientale della zona di residenza». Infine, diminuisce la quota di quanti guardano al futuro con ottimismo, pari al 26,6% delle persone intervistate. In Italia la speranza è merce sempre più FINE rara e quindi più preziosa.

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I NOSTRI AMICI ANIMALI

PERCHE’ I CARBOIDRATI FANNO MALE

AI CONIGLI? Questi graziosi animali non riescono a digerire i carboidrati e la loro ingestione può portare perfino alla morte.

La flora batterica…

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Marta Avanzi - Veterinaria

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Pane, fette biscottate, biscottate, dolci, merendine, focacce, pizza. Tutte cose buone, ma non per i conigli. conigli. Lo stesso vale per i cereali cereali contenuti nei mangimi. mangimi. Perché questi alimenti, che i conigli trovano irresistibili, in realtà per loro sono dannosi e possono essere addirittura mortali? La spiegazione sta nella flora intestinale, vale a dire l’insieme di batteri e altri microrganismi che tutti gli animali ospitano nell’intestino. La flora intestinale ha un ruolo particolarmente importante nel coniglio, perché è un erbivoro: la sua dieta naturale si basa sul consumo di erba e piante di campo, che contengono principalmente fibra. L’apparato digerente dei mammiferi, coniglio compreso, non produce gli enzimi necessari alla digestione della fibra, che è affidata alla flora batterica; questa scinde la fibra in elementi più semplici, producendo sostanze nutritive che il coniglio può assimilare. Per la cronaca, all’uomo la fibra non fornisce alcun nutrimento, anche se è fondamentale per la nostra motilità e per la salute dell’intestino. 30

…nei conigli non è fissa e stabile: è composta da una miriade di specie batteriche diverse, selezionate in base all’ambiente ed essenzialmente all’alimento che hanno a disposizione. Se nell’intestino arrivano alimenti ricchi di fibra come fieno, erba e verdure, i batteri benefici proliferano perché hanno “carburante” a disposizione, con reciproco vantaggio per loro e per il coniglio, in quanto entrambi ne ricavano nutrimento.

Ciò toglie spazio vitale ai batteri dannosi, che proliferano solo se possono disporre di altre sostante, in particolare i carboidrati: zuccheri e amidi. A parte il fruttosio, uno zucchero della frutta, il coniglio non è equipaggiato per digerire e assimilare i carboidrati, che arrivano nell’intestino cieco dove vengono utilizzati da batteri nocivi (clostridi e coliformi). Questi possono quindi prosperare e moltiplicarsi, causando un’enterite. I clostridi, poi, trasformano il glucosio in una potente tossina in grado di uccidere un coniglio in poche ore, senza che compaiano sintomi premonitori. SANTERNO - RA

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La pericolosità dei carboidrati dipende dalla dose ingerita Una piccola quantità provoca un’alterazione lieve della flora e della motilità intestinale, che si manifesta soprattutto con un rallentamento del transito intestinale (feci piccole e scarse) e/o una modificazione del ciecotrofo (le feci molli che il coniglio normalmente reingerisce) che diventa tenero e informe, e che non viene consumato imbrattando l’ano. Una gran quantità di carboidrati consumata in una sola volta può causare la morte in poche ore o pochi giorni, perché il sovraccarico di amidi e zuccheri che arriva all’intestino causa un’esplosiva moltiplicazione dei batteri nocivi con conseguenze nefaste. Spesso in questi casi neppure cure veterinarie tempestive possono evitare la morte. Per evitare incidenti è quindi molto importante non lasciare in giro sacchetti del pane, scatole di biscotti o dolciumi vari, a cui il coniglio può arrivare senza farsi notare, facendosi una scorpacciata letale.

Vietati i “bocconcini” E’ altresì da evitare l’abitudine di allungare al coniglio qualcosa dalla nostra tavola: una volta che ha imparato che cose buone mangiamo noi, sarà difficile resistere alle sue insistenti richieste. Infine, sono da bandire totalmente i mangimi commerciali basati su semi, fiocchi di cereali, frutta secca, mais, carrube e altre insensatezze alimentari.

I CONIGLI E IL FREDDO

Nei mesi caldi i conigli pet vivono all’aperto, in giardino o in terrazza. All’avvicinarsi della cattiva stagione molti proprietari si chiedono se possano soffrire il freddo e se sia meglio tenerli in casa. Partiamo da una premessa: poter correre all’aria aperta, in un ambiente sicuro, per i conigli ha certamente dei benefici per la salute in ogni stagione. I conigli selvatici affrontano l’inverno senza grossi problemi, grazie alla pelliccia protettiva e al fatto di vivere in profonde tane sotterranee, che li isola dalle temperature estreme. Escono in cerca di cibo anche nelle giornate gelide e corrono nella neve senza problemi. Anche i conigli domestici sopportano bene le basse temperature e sicuramente si divertono a correre nella neve come bambini felici. La frutta non causa particolari problemi, perché il fruttosio che contiene viene assimilato nell’intestino tenue, ma il contenuto calorico e la relativa scarsità di

Durante l’inverno, se li si ospita in casa, occorre avere la precauzione di non tenerli in ambienti troppo riscaldati (la loro temperatura ambientale ideale è di 16°C), in modo che all’aperto non soffrano troppo lo sbalzo di temperatura. Per loro uscire al freddo è come per noi uscire di casa con il cappotto.

Se per causa di forza maggiore sono alloggiati all’esterno tutto l’anno, necessitano di una tana riparata, isolata termicamente (ad esempio una cuccia per cani), sollevata dal suolo qualche centimetro, in una zona al riparo dal vento e dalle intemperie. Un’abbondante strato di fieno, da rinnovare periodicamente, permetterà di creare un nido caldo e confortevole. Fino a 4°C in queste condizioni un coniglio giovane e sano può affrontare l’inverno. A temperature inferiori, o in caso di conigli anziani, malati o debilitati, sarà necessario offrire un ambiente casalingo a temperature superiori. fibra rispetto a fieno ed erba sconsigliano di somministrarla ai conigli, se non come premio occasionale e solo se non ci sono problemi di obesità. FINE

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HANNO COLLABORATO al numero 1_GENNAIO_2017 di SALUTE 10+ Dott.ssa Marta Avanzi Veterinaria www.avanzimorivet.it Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Dott.ssa Giuliana Comin MSc Medico Omeopata Responsabile Ambulatorio Omeopatia - Clinica ASTREA Medical Center - Faenza (RA) E-Mail: giuliana.comin@gmail.com Dott. Gianpiero Fasola Direttore del Dipartimento di Oncologia, Azienda Sanitaria Università di Udine. Coordinatore studio ATOM 002.

Salute Dieci Piu

Dott.ssa Paola Ferrari Medico Veterinario della Società Scientifica Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva Email: segreteria.fvmromagna@yahoo.it Dott.ssa Tiziana Mundula Farmacista E-Mail: greentea@virgilio.it Dott. Roberto Nonni Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital - Faenza E-mail: rnonni@alice.it Dott. Alfonso Zaccaria Ex Direttore Dipartimento Oncologia ed Ematologia Azienda USL di Ravenna

I COLLABORATORI DI SALUTE 10+ Dott. José Aguayo Ph.D. - Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it Dott. Francesco Antonaccio - Dermatologo - Parma www.dermstologiacosmetologica.it Dott. Antonio Ascari Raccagni Responsabile U.O. - Dermatologia AUSL di Forlì Dott.ssa Marta Avanzi - Veterinaria - www.avanzimorivet.it Prof. Gherardo Buccianti - Presidente Aspremare Fondazione Buccianti - Ospedale Niguarda Cà Grandi - Milano Dott.ssa Marina Buzzi - Responsabile Struttura Semplice Banca dei Tessuti, del Sangue cordonale e Biobanca - Policlinico Sant’Orsola-Malpighi - BO

Sonia Collina - Consulente Macrobiotica, Operatore Shiatsu e Terapia Cranio Sacrale - E-mail: soniacol50@gmail.com Dott. Andrea Costa - Laurea in tecniche audioprotesiche Dott. Ugo Cimberle - Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle Ravenna - E-mail: cimberle@cidiemme.it Dott.ssa Margherita D’Amato Medico Chirurgo Oculista - Studio: Piazza della Resistenza, 3 Alfonsine (RA) - Cell. 333.1671952

Stefania De Fazio - Consigliere nazionale della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica SICPRE Dott. Andrea Drei - Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza - E-mail: andrea.drei@alice.it

Nicoletta Fabbri - Laureata in Scienze Motorie e Sportive Titolare di Spazio Pilates - Faenza - E-Mail: nicofabbri@libero.it Paola Ferrari - Medico Veterinario della Società Scientifica Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva Email: segreteria.fvmromagna@yahoo.it Dott.ssa Alice Finazzer - www.ambulatoriozama.it

Dott.ssa Elisabetta Giusti - Specialista in Chirurgia d’urgenza e P. S.. Diagnostica Ecocolor Doppler - Flebologia Ravenna - Casa di Cura Domus Nova - E-mail: ela.giusti@gmail.com Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com Dott. Marco Ioni - Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza AUSL di Ravenna Dott. Marcello Lanari - Consiglio Direttico SIN, Società Italiana di Neonatologia Dott.ssa Maria Luisa Madera Specialista in Ginecologia e Ostetricia Ambulatorio - Via Spalato, 37 - Marina di Ravenna Tel. 333.3302252

Dott. Ernesto Sarracino Coordinatore pedagogico Comune di Russi e Faenza Pedagogista al centro per le famiglie del Comune di Forlì Consulente per i genitori - Tel. 335.5238668 Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Professore associato Università di Parma - E-mail: igstanga@tin.it

Dott.ssa Paola Stefanelli - Dipartimento Malattie Infettive, Parassitarie ed Immuno-mediate Istituto Superiore di Sanità - Roma

Prof. Paolo Morselli - Docente di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica - Università di Bologna

Prof. Piero Stettini - Professore di Psicologia Generale e Psicologia Clinica c/o Università di Genova. Membro dei Consiglio direttivo della FISS

Dott. Gianfranco Niedda - Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it

Dott. Mauro Stronati - Presidente S.I.N. Società Italiana Neonatologia

Dott. Roberto Nonni - Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital - Faenza - E-mail: rnonni@alice.it

Fabrizio Tagliavini - Direttore Dipartimento Malattie Neurogenerative - Istituto Carlo Besta

Dott. Marco Quarantini - Medico Chirurgo spec. Odontostomatologia Centro Odontoiatrico Bononia - Bologna E-mail: marcosmile@libero.it

Dott. Gregorio Tugnoli Responsabile U.O.S.D. Chirurgia del Trauma Ospedale Maggiore, Azienda USL di Bologna E-mail: gregorio.tugnoli@ausl.bologna.it

Dott. Massimiliano Perrone Medico Chirurgo Oculista Direttore Sanitario Poliambulatorio Privato DSC - Bologna - Tel. 051.242588 E-mail: info@poliambulatoriodsc.com

Dott. Alessandro Fiocchi Responsabile Allergologia Dipartimento Pediatrico Universitario-Ospedaliero Bambin Gesù di Roma

Dott.ssa Federica Piras Medico Veterinario - E-mail: st.fe@libero.it

Dott. Emanuele Giordano Direttore Sanitario Centro Veterinario Riminese

Dott. Andrea Sagona Senologo - Itituto Clinico Humanitas - www.humanitasalute.it

Dott.ssa Annalisa Marinoni - Medico Chirurgo Psicoterapeuta Specializzata in Psicoterapia SistemicoRelazionale e Terapia della Famiglia Sessuologia Clinica e Psicotrerapia della Gestalt

Prof. Giancarlo Ferraccioli - Ordinario di Reumatologia alla Cattolica e Direttore del Polo di Scienze Reumatologiche, Dermaotlogiche, Immuno-Allergologiche, Urologiche e Nefrologiche del Policlinico A. Gemelli - Roma

Dott. Francesco Giambelli Specialista in Ginecologia e Ostetricia Presidio Ospedaliero di Ravenna Email: francesco.giambelli@auslromagna.it

Prof.ssa Chiara Ruini Professore Associato di Psicologia Clinica Università di Bologna

Dott. Stefano Stea - Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it

Dott. Stefano Palo - Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica Cell: 393.4825681 - E-mail: dott.stefanopalo@gmail.com

Dott. Francesco Giuseppe Foschi Ambulatorio Interdipartimentale Malattie Epatiche Complesse Presidio Ospedaliero di Faenza - Azienda USL di Ravenna

Roberta Rossi Presidente Federazione Italiana Sessuologia Scientifica

Dott. Andrea Maccolini - Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Tecnobios Procreazione Bologna Consigliere CECOS Italia - Email: amaccolini@alice.it

Dott. Maurizio Fontana - Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia - Presidio Ospedaliero di Faenza

Dott. Andrea Flamigni - Specialista Idrologia Medica Direzione Sanitaria Terme di Cervia Email: andrea.flamigni@terme.org

Tiziano Rondinini - Apicoltore - Faenza

Edda Plazzi Psicologa e Psicoterapeuta di coppia per problemi sessuali e relazionali Cell. 333.6921234 - E-mail: eddaplazzi@hotmail.com Prof.ssa Annalisa Pantosti Dipartimento Malattie Infettive Parassitarie ed Immunomediate Istituto Superiore di Sanità - Roma Dott. Claudio Pedicelli Dirigente medico, specialista radiologo

Antonio Ravaglioli Esperto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici per impiego biomedico E-mail: ravaglioli.antonio@alice.it

Dott.ssa Sara Vignoli - Fisioterapista - Studio Medico Via Anastagi, 2 - Ravenna - Cell. 333.3537612 E-mail: vignolisara@gmail.com Dott. Nicola Vanuzzo Odontoiatra - Centro Dentale Vanuzzo - Padova Tel. 049.8790496 - info@centrodentalevanuzzo.it www.centrodentalevanuzzo.it Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata - E-mail: salutenaturasnc@alice.it

Max Vismara Istruttore cinofilo e psicologo clinico - www.dicasavismara.it Ing. Nicola Vitiello Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Dott. Giuseppe Vieni - Responsabile servizio di Allergologia e Pneumologia pediatrica Unità Operativa di Pediatria e Neonatologia Ospedale S. M. delle Croci di Ravenna e Presidi Ospedalieri di Faenza e Lugo - AUSL Romagna Dott. Massimo Vincenzi Dietologo e gastroenterologo - Faenza Dott. Alfonso Zaccaria - Ex Direttore Dipartimento Oncologia ed Ematologia Azienda USL di Ravenna


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