Salute 10 più Nr.4 Anno 2016

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RAVENNA

MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 4 - APRILE 2016

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ANDREA LENZI LE NUOVE FRONTIERE

DELL’ENDOCRINOLOGIA PAG.30

I DOCUMENTI DEL CANE ELSA FRANCESCONI (centenaria)

SEGUICI SU

ACIDO FOLICO e GRAVIDANZA DEGENERAZIONE MACULARE VIRUS ZIKA FASCITE PLANTARE

Salute Dieci Piu’

COS’E’ IL SEXTING?

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Il risveglio della tigre. Ritrovare la mobilità e la vitalità del proprio corpo. Cos’è l’Antiginnastica®?

A chi è rivolta?

E’ un’attività fisica, un metodo di lavoro su corpo e muscoli, creato in Francia negli anni ‘70 da Thérèse Bertherat. E’ un potente strumento preventivo e pedagogico per entrare in contatto col proprio corpo e smettere di farsi male.

Alle persone che sono determinate a cambiare le abitudini comportamentali mai messe in discussione, a trasformare la rigidità in elasticità, il blocco in energia, le difficoltà in opportunità.

Perchè praticare? Il movimento dei muscoli dall’interno permette di creare un collegamento tra corpo e cervello; l’esperienza neuromotoria permette di sentire che tutte le parti del corpo sono interconnesse e interdipendenti.

E’ collegata con le emozioni? Certamente: ogni emozione vissuta lascia la sua impronta nel corpo, il quale si adatta alle richieste del momento modificando la sua organizzazione e la sua forma. Eppure nulla è irreversibile: a qualsiasi età la muscolatura è malleabile.

Come e dove? L’AG si pratica in piccoli gruppi di persone in ambienti tranquilli e confortevoli, con la guida di esperti con certificato di licenza.

Ravenna e Bagnacavallo Angela Duranti Cell. 335.5475217 E-mail: montrob@alice.it

Faenza, C.Bolognese e Forlì Antonella Calandrini Cell. 347.6824758 E-mail: calandriniantonella@gmail.com

Forlì e Cesena Liana Maranini Cell. 349.5872722 E-mail: maraniniliana@gmail.com

Forlì Elisa Massi Cell. 349.2869635 E-mail: elymassi@gmail.com Pedagogia del Corpo A.S.D. » E-Mail: pedagogiadelcorpo@gmail.com

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Salute Dieci Più

Nr. 4 - APRILE 2016 - www.salute10piu.it

ALIMENTAZIONE

3 SEI TIPI DI LATTE “VEGANO” di Fabio Lironzi SANITA’

6 ACIDO FOLICO E GRAVIDANZA di Alice Maraschini, Paola D’Aloja, Ilaria Lega, Serena Donati SANITA’

8 UNA “CORRELAZIONE PERICOLOSA” Dott. Vladimir Guluta OCULISTICA

10 LA DEGENERAZIONE MACULARE Dott.ssa Margherita D’Amato ANZIANI

12 IL PARKINSON E LE CADUTE Dott. Giovanni Abbruzzese L’INTERVISTA

15 ANDREA LENZI - Le nuove frontiere dell’endocrinologia di Tiziano Zaccaria LONGEVITA’

18 ELSA FRANCESCONI (neocentenaria di Fusignano) di Tiziano Zaccaria ATTUALITA’

19 VIRUS ZIKA Dott. Andrea Baldisserri CHIRURGIA ESTETICA

22 STAMINALI DEL GRASSO - Un aiuto alla bellezza di Anna Danieli ORTOPEDIA

25 FASCITE PLANTARE E TALLONITE Dott.ssa Sara Vignoli SESSUALITA’

27 IL FENOMENO “SEXTING” Prof. Piero Stettini I NOSTRI AMICI ANIMALI

30 I DOCUMENTI DEL CANE Dott. Emanuele Giordano SALUTE 10+ - Anno 6 - N. 4.2016 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it

Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48124 Ravenna Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it - Direttore responsabile: Spada Gabriele Stampa: Modulgrafica Forlivese - Forlì (FC) - www.modulforlivese.it

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ALIMENTAZIONE

LATTEVEG Per gli intolleranti al lattosio, sei alternative al latte vaccino arrivano da SOIA, MANDORLA, RISO, FARRO, AVENA E COCCO.

di Fabio Lironzi Il consumo di latte e latticini può provocare disturbi gastrointestinali come gonfiore, dolore addominale, flatulenza, diarrea e vomito. Sono i sintomi più comuni dell’intolleranza al lattosio, causata dalla mancanza o dalla drastica riduzione dei lattasi, gli enzimi incaricati alla digestione del lattosio, lo zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati. E se non è correttamente digerito, il lattosio viene fatto fermentare dalla flora batterica intestinale, con conseguente produzione di gas e diarrea. Questa intolleranza può manifestarsi raramente fin dalla nascita, a causa della mancanza dell’enzima lattasi per motivi genetici. Più comunemente emerge in età scolare e infine può manifestarsi a causa di una patologia, come la gastroenterite o la diarrea acuta infettiva: in questo caso è transitoria e regredisce nell’arco di alcuni mesi. C’è soltanto un modo per evitare questa problematica: non bere latte vaccino. Da adulti si può anche scegliere di evitare volutamente il latte, per seguire un’alimentazione vegana, basata esclusivamente su ingredienti naturali. Ecco perché, in un caso o nell’altro, è opportuno conoscere le seguenti sei alternative naturali al latte vaccino, che possono permetterci di bere un caffè o una cioccolata senza rinunciare al gusto del latte, oppure realizzare dolci e biscotti.

Latte di soia E’ preparato con i semi della soia, un legume molto diffuso in Asia. Ha proprietà importanti: previene l’osteoporosi, è in grado di riequilibrare la flora intestinale, combatte la ritenzione idrica, la cellulite, allevia i sintomi di gastrite e reflusso, contrasta il colesterolo e idrata la pelle. Presenta molte vitamine, specialmente quelle del gruppo B, la A e la E. Il suo contenuto di grassi e carboidrati è inferiore rispetto al latte di mucca e inoltre apporta poche calorie. Non contiene il colesterolo, anzi ne contrasta

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l’accumulo, essendo ricco di sostanze che agiscono sui grassi, contrastandoli. Allo stesso tempo abbonda di vitamina K e quindi può aiutare a prevenire l’osteoporosi. Il latte di soia possiede un basso indice glicemico, perciò può essere consumato anche da chi soffre di diabete. Inoltre, agisce contro la ritenzione idrica, stimolando la diuresi. »SEGUE

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dietetico, costituisce un vero e proprio rifornimento di amminoacidi, anche di quelli essenziali, ed essendo privo di glutine è adatto a chi soffre di celiachia. Tra i possibili effetti collaterali, bisogna stare attenti ad eventuali problemi renali, perché la soia è ricca di ossalato, che favorisce la formazione dei calcoli.

Latte di mandorla E’ una bevanda ricavata dalle mandorle, usata nella dieta vegana e vegetariana come sostituto del latte vaccino. Per una scelta ancora più sana, si consiglia di prendere quello biologico. Conosciuto fin dal Medioevo, il latte di mandorla è una bevanda della tradizione italiana: veniva prodotto nei monasteri siciliani e, ancora oggi, è molto diffuso soprattutto nelle regioni del Sud. Diversamente dal latte di mucca, non contiene colesterolo né lattosio, e ha anche un contenuto inferiore di proteine. Tuttavia, contiene molti nutrienti, come fibre, vitamina E, magnesio, selenio, manganese, zinco, potassio, ferro, fosforo e calcio. Grazie alle sue proprietà, aiuta la digestione. L’unica cosa a cui prestare attenzione sono le calorie: ha ben 50 calorie ogni 100 ml, perciò è bene non assumerne quantità esagerate. La dose consigliata si attesta su un bicchiere al giorno. Il latte di mandorle può essere utilizzato anche per preparare frullati di frutta, dolci o ricette salate, come il purè di patate. Il tutto nelle stesse quantità che usereste per il latte di mucca. In commercio si trova in gusti diversi: i più gettonati sono la vaniglia o il cioccolato, talvolta arricchiti di vitamine. IL LATTE DI MANDORLA È FACILE DA PREPARARE ANCHE A CASA. Basta frullare 100 grammi di mandorle sbucciate con un litro d’acqua bollente. Lasciate poi riposare per circa due ore, finché la bevanda non si raffredda e poi filtrate il latte con un colino. Il latte di mandorla si può trovare nei supermercati, anche in quelli specializzati in prodotti biologici.

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Latte di riso E’ una bevanda ottenuta facendo macerare i chicchi dell'omonimo cereale in un brodo d'acqua, aggiungendo poi degli enzimi e pressando il tutto. Il liquido che se ne ricava viene sottoposto a filtrazione e spesso arricchito di sostanze addensanti come amido di riso, e talvolta di micronutrienti ed oli vegetali; è il caso del latte di riso fortificato con calcio, ferro, vitamina B12, niacina e vitamina D. L'assenza di lattosio lo rende adatto all'alimentazione delle persone intolleranti a questo zucchero; mancano inoltre le proteine del latte vaccino, verso le quali alcuni soggetti, neonati inclusi, sviluppano ipersensibilità. Purtroppo, oltre al lattosio, nel latte di riso si registra l'assenza o comunque la carenza di alcuni preziosi nutrienti: mancano ad esempio la vitamina B12 e la vitamina D, mentre le concentrazioni di calcio sono nettamente inferiori, così come il contenuto proteico. Non a caso, le formule per lattanti vengono profondamente adattate in modo da ricalcare la composizione del latte materno; è ad esempio prevista l'aggiunta di taurina, carnitina ed aminoacidi essenziali come la lisina. Nel latte di riso abbondano gli zuccheri semplici derivati dall'idrolisi spontanea dell'amido, che lo rendono una bevanda energetica di facile digestione. La frazione lipidica è infatti modesta e a differenza di quella del latte vaccino, è priva di colesterolo, poverissima di grassi saturi e ricca di acidi grassi polinsaturi. Il latte di riso potrebbe essere controindicato in presenza di diabete o ridotta tolleranza ai glucidi. Contiene infatti importanti quantità di zuccheri semplici, digeriti ed assorbiti rapidamente a livello intestinale, con conseguente rialzo della glicemia. Perciò andrebbe consumato con moderazione dalle persone obese o sovrappeso. Il consumatore dovrebbe scegliere prodotti ottenuti a partire da riso integrale, meglio se di agricoltura biologica, ed arricchiti con nutrienti come calcio, vitamina D e vitamina B12.

LA RICETTE PIÙ SEMPLICI…

…prevedono la cottura del riso per circa un'ora in due parti di acqua (una tazza di riso in due tazze di acqua). Il contenuto della pentola va quindi lasciato riposare per circa un'ora. Quando il riso ha assorbito tutta l'acqua, frullatele insieme ad un litro d'acqua; il latte di riso così ottenuto va filtrato con un colino o una garza. A discrezione del consumatore resta l'aggiunta di aromi, come vaniglia, cannella, cacao e sale.

Latte di farro E’ ottenuto dai chicchi dell’antico cereale. Denso e cremoso, questo latte dal sapore delicato è un’ottima bevanda, sia calda che fredda, da gustare a colazione o a merenda. Può essere bevuto insieme al caffè, con il cacao o accompagnato dai cereali. In cucina può essere usato sia nelle ricette dolci che salate per preparare creme e besciamella. Il latte di farro si trova in commercio già pronto, soprattutto nei negozi di prodotti alimentari biologici. Una volta aperto, può essere conservato in frigorifero per 4/5 giorni. PREPARAZIONE CASALINGA

Prendete 100 grammi di farro biologico decorticato, cuocetelo in un litro di acqua sino ad ammorbidirlo almeno per 40 minuti. A questo punto, scolate e frullate il farro fino a ridurlo in poltiglia. Filtrate il composto con una garza, imbottigliate e conservate in frigorifero per un massimo di 3 giorni. Il latte di farro è uno dei latti vegetali più ricchi di calcio, ma contiene anche buone quantità di proteine, sali minerali e vitamine, che lo rendono adatto a chi soffre di osteoporosi, ai bambini e a chi è debilitato. Non è molto calorico ed è altamente digeribile.


PREPARAZIONE

Latte di cocco E' una buona fonte di minerali, scarsi nelle altre bevande che simulano il latte, in particolare antiossidanti come il selenio e il magnesio, ma anche micronutrienti chiave come potassio, ferro e zinco. In misura minore, rappresenta una fonte di vitamine C ed E, anch'esse potenti antiossidanti protettivi contro l'azione dei radicali liberi. E' un ottimo regolatore di sazietà: i suoi particolari grassi portano a consumare una media di 256 calorie in meno al giorno. Inoltre, un bicchiere di latte di cocco è un valido rimedio naturale per calmare i sintomi del reflusso acido.

Si trova nei negozi di alimenti naturali, a volte miscelato con altri latti vegetali, solitamente riso-cocco.

Il latte di cocco si può preparare facilmente anche in casa, frullando la polpa del cocco oppure a partire dal cocco grattugiato (si compra in buste di plastica al supermercato), mettendolo a bagno in acqua calda per poi filtrarlo. E' ottimo da aggiungere ai frullati di frutta e verdura fresche, rendendoli ancora più saporiti. Si sposa bene al caffè (ed essendo dolce, si può evitare così di aggiungere lo zucchero), oppure si può gustare semplicemente come bevanda a sé stante. In quest'ultimo caso, però, è consigliato moderare la quantità a chi vuole perdere peso, essendo comunque ricco di grassi e contando circa 250 calorie per bicchiere. Il latte di cocco è un ingrediente fondamentale di importanti cucine come quella thailandese e di altri Paesi africani e del sud-est asiatico.

Latte di avena Particolarmente indicato per chi segue una dieta vegana o vegetariana e per chi è intollerante al lattosio, il latte d’avena è ricco di vitamina E, di zuccheri complessi e potassio, e ha un basso contenuto calorico pur vantando un discreto apporto proteico. Tra le sue principali proprietà, c’è quella di aiutare a ridurre il colesterolo e i trigliceridi nel sangue, grazie alle molte fibre contenute come il beta-glucano.

Il latte d’avena è ricco di carboidrati complessi, ad assorbimento lento, perciò è ideale da consumare quando siete a dieta. Oltre a migliorare la digestione, infatti, aumenta la sensazione di sazietà, favorendo l’effetto dimagrante.

IL LATTE DI AVENA PUÒ ESSERE ACQUISTATO MA ANCHE PRODOTTO A LIVELLO CASALINGO. Bastano pochi ingredienti per prepararlo: 500 gr di farina d’avena, 100 ml d’acqua, 150 gr di banana, aromi come vanillina o cannella, 3 gr di sale da cucina e sciroppo d’acero. Uno studio condotto sui fiocchi d'avena ha dimostrato come l'assunzione di avena sin dai primi mesi di vita sia in grado di ridurre il rischio di diventare asmatici del 66%. FINE

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SANITA’

ACIDO FOLICO Già fin da prima di programmare una gravidanza è fondamentale la sua assunzione per prevenire alcune malattie congenite.

ALIMENTI RICCHI DI FOLATI Con il contributo delle dottoresse:

Alice Maraschini - Paola D’Aloja Ilaria Lega - Serena Donati Istituto Superiore di Sanità Reparto Salute della Donna e della Età Evolutiva - Roma L’acido folico, o vitamina B9, è essenziale nella sintesi del materiale genetico (Dna) e delle proteine cellulari, quindi nei processi di crescita, nella produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo, nello sviluppo e nel funzionamento del sistema nervoso centrale. Per queste ragioni è fondamentale assumerlo quotidianamente, con una dieta ricca di frutta e verdura fresca. Durante la gravidanza il fabbisogno di acido folico aumenta, perché nelle prime fasi di sviluppo dell’embrione c’è un’intensa proliferazione cellulare ed un’aumentata sintesi di materiale genetico e di proteine cellullari.

Alimento

Perchè è importante in gravidanza

Mg/100gr Alimento

Mg/100gr

3900 Sesamo

96

Lievito secco

L’acido folico permette di dimezzare il rischio delle malformazioni congenite del tubo neurale (anencefalia, spina bifida), che nel nostro Paese colpiscono circa 9 bambini ogni 10.000 nati. Si stima che in Italia ogni anno nascano circa 450 bambini affetti da queste patologie per le quali non disponiamo di terapie efficaci, per cui la loro prevenzione è l’unica arma a disposizione. Inoltre altre ricerche, seppure meno valide e definitive, suggeriscono che l’acido folico possa ridurre anche l’inci-

Germe di grano 328 Barbabietola cruda 93 Ceci

199 Cavolo crudo

65

Spinaci

193 Fiocchi d’avena

51

Lattuga

179 Avocado

50

Soia

171 Uovo sodo

49

Tuorlo crudo

152 Indivia

46

Fagioli rossi

133 Arancia

43

Fagioli bianchi

129 Pomodoro

39

Prezzemolo

116 Cipolla rossa

36

Broccoli

105 Cavolo rosso crudo 34

denza di altre malformazioni congenite importanti, come alcune malformazioni cardiache.

Dott. Mauro

Passarini

MEDICO CHIRURGO SPECIALIZZATO CHIRURGIA OSTETRICA

Quali alimenti sono più ricchi di acido folico? Pur trovandosi in abbondanza nelle verdure a foglia verde (carciofi, broccoli, asparagi, spinaci, lattuga), nei legumi (fagioli, ceci) e in alcuni frutti (arance, fragole e frutta secca), ha una ridotta biodisponibilità. Le verdure fresche, conservate a temperatura ambiente, possono perdere fino al 70% di acido folico in tre giorni, inoltre è idrosolubile e perdite considerevoli (fino al 95%) si verificano nei processi di cottura. 6

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La supplementazione periconcezionale con acido folico rappresenta quindi uno strumento importante per prevenire i difetti congeniti.

Come e quanto acido folico deve assumere una donna che desidera una gravidanza? La dose giornaliera è di 0,4 mg per tutte le donne in età fertile che non facciano uso di contraccettivi (cioè che non escludano una gravidanza), da assumere fino alla conclusione del terzo mese di gestazione: questa è la “Raccomandazione ufficiale per la prevenzione dei difetti congeniti”. Le dosi possono essere maggiori nel caso in cui una donna abbia già avuto un figlio con queste malformazioni congenite, o assuma farmaci in grado di alterare l’assorbimento dell’acido folico. Per esempio, una donna affetta da epilessia che desideri programmare una gravidanza, deve consultare il medico per una prescrizione personalizzata.

Qual’è il costo per un trattamento prima di una gravidanza? Fin dal 2006 l’acido folico è un prodotto offerto gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale attraverso la prescrizione in classe A. In alcune regioni, come nel Lazio, i prodotti in classe A nelle confezioni da

120 compresse sono anche esenti dal pagamento del ticket.

Quante donne sono informate sull’importanza dell’acido folico prima di una gravidanza? Le indagini condotte in Italia negli ultimi dieci anni hanno rilevato che la proporzione di donne che assume in maniera appropriata l’acido folico, iniziandolo prima dell’insorgenza della gravidanza e continuandolo fino alla conclusione del terzo mese, era pari al 4% circa nel 2000 ed è salita al 20% negli ultimi anni. Acido Folico La vitamina della gravidanza

Da uno studio condotto nel 20132014 dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con il Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, si è osservato che la prevalenza d’uso appropriato di Acido Folico in epoca peri-concezionale è ancora bassa (19%), nonostante le donne intervistate abbiano riferito che nell’82% dei casi le gravidanze erano programmate.

Come promuovere e migliorare l’uso appropriato di acido folico in epoca periconcezionale? Esiste un ampio margine di miglioramento che può essere sfruttato dai professionisti sanitari, in particolare ginecologo e medico di medicina generale, prescrivendo 0,4 mg di acido folico alle donne in età riproduttiva che desiderano una gravidanza. Inoltre sono state realizzate diverse campagne informative promosse dalle Istituzioni e dalle organizzazione coinvolte nella prevenzione delle malattie congenite. Quest’anno nell’ambito delle attività del progetto coordinato dall’ISS, è stata creata una pagina web dedicata al tema dell’acido folico, dove è possibile acquisire informazioni sull’efficacia e la sicurezza dell’uso dei farmaci in gravidanza, ascoltare interviste alle donne in età riproduttiva circa la loro esperienza con l’assunzione dell’acido folico e interviste realizzate con i professionisti sanitari sulle possibili azioni per migliorare l’offerta di questa misura di prevenzione. FINE Per maggiori informazioni visita: www.epicentro.iss.it/temi/materno/consumo_f armaci_gravidanza/index.html

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SANITA’

PRESSIONE ALTA - DIABETE - DISFUNZIONE RENALE

UNA CORRELAZIONE

PERICOLOSA C’è una correlazione… Dott.

Vladimir Guluta

Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com

Nella pratica di tutti i giorni un cardiologo incontra numerosi soggetti con ipertensione arteriosa, con diabete e con disfunzione renale. Infatti, le cause più frequenti di malattie cardiovascolari sono proprio il diabete mellito di tipo 2 e l’ipertensione arteriosa. I pazienti con disfunzione renale, soprattutto nelle fasi avanzate della malattia renale, sviluppano complicanze cardiache e vascolari in una consistente percentuale dei casi.

…tra alcuni fattori di rischio e lo sviluppo del diabete, di alti valori della pressione arteriosa (ipertensione arteriosa) e della malattia renale. In molti casi i fattori di rischio che una persona presenta sono gli stessi che determinano tutte e tre le complicanze nello stesso paziente.

I fattori di rischio… …che favoriscono particolarmente le tre malattie elencate sono: obesità, fumo e colesterolo alto. La condizione peggiore (tra quelle indicate qui a fianco) è ovviamente quella nella quale si trova un paziente affetto da tutte e tre le patologie; il suo

E’ IMPORTANTE CONSIDERARE CHE: Un paziente con ipertensione ha un alto rischio di danneggiare i reni e di diventare diabetico. Un paziente con diabete può trovarsi più facilmente con problemi renali ed ipertensione arteriosa. Un paziente con importante disfunzione renale è a rischio di sviluppare ipertensione e severe complicanze cardiache e vascolari.

rischio cardiovascolare è altissimo e supera quello di ognuna delle tre patologie quando si presentano da sole.

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DOTT.SSA ELISABETTA GIUSTI

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SPECIALISTA in CHIRURGIA D’URGENZA e PRONTO SOCCORSO - ULTRASONOLOGIA VASCOLARE RICEVE SU ALFONSINE (RA) - Studio Medico - Piazza della Resistenza, 3 - Tel. 0544.84814 APPUNTAMENTO RAVENNA - Casa di Cura DOMUS NOVA - Via Pavirani, 44 - Tel. 0544.508311

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Molti pazienti… …sviluppano diabete attraversando per alcuni anni una fase conosciuta come prediabete o intolleranza glucidica. Si tratta di valori della glicemia che sono più alti della norma, ma non ancora così alti da essere considerati come “valori da diabete conclamato”. Ad esempio, concentrazioni alti del glucosio nel sangue (glicemia) a digiuno di 110-120 mg/dl per alcuni anni sono fuori norma, e pur non essendo ancora alti come nel diabete (più di 126 mg/dl) si trovano comunque nella zone di quello che si chiama prediabete. Il prediabete, molte volte interpretato e considerato con troppa leggerezza dai pazienti e da alcuni medici è una malattia vera e propria. Sappiamo molto bene che la progressione sarà (nell’arco di pochi anni) verso il diabete conclamato e non solo; il prediabete predispone i pazienti ad un più elevato rischio di complicanze cardiache (infarto del miocardio) e vascolari (ictus). In più, molti pazienti in fase di predia-

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bete iniziano a “disturbare” la struttura e la funzione dei reni, il che si aggiungerà come ulteriore severo fattore di rischio per complicanze cardiache e vascolari.

E’ un po’ tutto collegato Come si può facilmente intuire si stabiliscono dei circoli viziosi molto pericolosi per la salute del cuore e dei vasi, meccanismi che diventeranno ancora più difficilmente controllabili con il passare del tempo.

Prevenire la “reazione a catena”… Per questi motivi dobbiamo fare di tutto affinché non si arrivi al prediabete, che il prediabete (se già presente) non si trasformi in diabete conclamato, che il paziente diabetico abbia i valori del peso corporeo della pressione arte-

riosa e della glicemia più vicini a quelli normali, che i reni non vengano danneggiati dal diabete e da alti valori della pressione arteriosa (ipertensione), che l’ipertensione non inizi, oppure che non resti senza una giusta terapia in grado di abbassare i valori verso quelli consigliati. Consigliare ad un paziente “semplicemente” di dimagrire, significa da una parte ridurre il rischio di progressione verso prediabete o diabete, ipertensione arteriosa e disfunzione renale e dall’altra parte diminuire notevolmente il rischio di complicanze cardiache e vascolari che possono essere gravi, molto gravi o catastrofiche.

Conclusione L’unione fa la forza e la banda dei Bassotti lo dimostra nei fumetti… L’elemento più importante da considerare quando abbiamo a che fare “con i nostri tre Bassotti” è quello di ricordarsi che lottare contro una delle tre patologie significa diminuire notevolmente la probabilità FINE di comparsa delle altre due.

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OCULISTICA

DEGENERAZIONE

MACULARE Colpisce particolarmente le donne ed è una delle cause più frequenti di cecità nel mondo occidentale, circa il 20%. UN TEST GENETICO PUÒ AIUTARNE LA PREVENZIONE.

Dott.ssa

Margherita D’Amato

Medico Chirurgo Oculista - Riceve per appuntamento: - Studio: Piazza della Resistenza, 3 Alfonsine (RA) - Cell. 333.1671952 - Medical Center Ravenna (RA) - Tel. 0544.407077 E-mail: marghedamato@hotmail.it

Cos’è la degenerazione maculare senile? È una patologia causata dal processo di invecchiamento dell’occhio e viene favorita anche dall’ereditarietà, è infatti importante che i familiari di soggetti affetti da maculopatia si sottopongano a visite oculistiche periodiche.

MACULOPATIA ATROFICA

Quanti tipi di degenerazione maculare esistono? La forma più diffusa è quella ATROFICA o secca, che rappresenta circa il 90% delle maculopatie.

RISONANZA MAGNETICA

Con l’invecchiamento si ha la riduzione dell’apporto di sangue e nutrienti ai tessuti retinici che progressivamente si atrofizzano e assottigliano perdendo la capacità di funzionare.

muscoloscheletrica aperta

In seguito ai recenti cambiamenti normativi, la Clinica San Francesco dà la possibilità ai cittadini di accedere all’esame con la sola richiesta del medico, in tempi rapidi e ad un costo quasi pari a quello del ticket.

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Al di sotto della macula (regione centrale e nobile della retina) si accumulano depositi giallastri responsabili dell’alterazione della funzionalità delle cellule retiniche. L’altra forma è quella ESSUDATIVA o umida, più rara.

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MACULOPATIA ESSUDATIVA

Al di sotto della macula indebolita si formano alcuni neovasi anomali. Questi neovasi sottili lasciano fuoriuscire la parte liquida del sangue (plasma) che va a danneggiare le cellule retiniche maculari; inoltre questi neovasi essendo molto fragili possono andare incontro a rottura con conseguente emorragia (*figura sopra).

Quali sono i sintomi? La percezione alterata e distorta delle immagini (metamorfopsia), la distorsione delle linee dritte, segue la riduzione della visione centrale che nelle fasi terminali della malattia si presenta proprio come perdita completa della visione centrale (scotoma centrale).

INVIA LA TUA CANDIDATURA OPPURE CONTATTA LA NOSTRA REDAZIONE:

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I fattori di rischio… …sono associati in modo significativo alla degenerazione maculare e vista l’ereditarietà di tale patologia è importantissima la prevenzione al fine di agire precocemente e rallentare la progressione della malattia se colta nelle fasi precoci.

Un nuovo test genetico Esiste la possibilità di effetture un test genetico che permette di analizzare il DNA individuale a scopo clinico e permette di evidenziare alterazioni correlate con patologie, fornendo informazio-

ni probabilistiche sulla predisposizione genetica di ogni individuo. Il DNA sul quale si effettua il test genetico della degenerazione maculare viene ottenuto mediante tampone orale. L’operazione è semplice rapida e non invasiva. Essa consiste nell’utilizzo di uno spazzolino morbido monouso sterile che viene sfregato nella superficie interna delle guance, tale operazione permette di prelevare cellule contenenti DNA del soggetto, che verrà estratto e sottoposto all’indagine genetica. FINE

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ANZIANI

IL PARKINSON E IL PROBLEMA DELLE CADUTE

Dott.

Giovanni Abbruzzese

Dinogmi - Università di Genova

Le problematiche legate ai disturbi del cammino e alle cadute sono assai frequenti nella popolazione anziana. Studi epidemiologici hanno stimato che circa il 30% degli anziani sopra i 65 anni d’età cade almeno una volta l’anno e di questi il 6% riporta una frattura ossea. Questa situazione è significativamente assai più accentuata nella popolazione affetta da patologie neurologiche o da deficit cognitivi, dove l’incidenza annuale è stimata tra il 60-80%.

La malattia di Parkinson (MP)… …è la seconda più comune patologia neurologica a origine degenerativa ed è caratterizzata da un decorso cronico con progressiva comparsa di complicanze motorie e di sintomi che non rispondono alle terapie attualmente disponibili. I soggetti con MP in fase medio-avanzata presentano, con frequenza relativamente elevata, cadute che avvengono durante le attività della vita quotidiana, anche in condizioni di trattamento farmacologico ottimale. Numerosi studi internazionali hanno affrontato il problema delle cadute 12

nella MP dimostrando che un’elevata percentuale di soggetti (tra 38-68%) cade almeno una volta l’anno e in un terzo dei casi le cadute sono ricorrenti. Anche il recente studio patrocinato dall’Accademia LIMPE-DISMOV nella popolazione italiana (19 Centri clinici che hanno analizzato oltre 500 soggetti con MP e oltre 300 soggetti di controllo) ha identificato una frequenza di cadute superiore al 42%. Le cadute possono determinare conseguenze traumatiche, quali fratture che costituiscono la più frequente causa di ospedalizzazione nei soggetti parkinsoniani.

Tuttavia, anche quando la caduta non ha conseguenze dirette e immediate, si sviluppa molto spesso la “paura di cadere”. Le cadute, quindi, determinano una ridotta mobilità, con conseguente perdita dell’autonomia personale e un aumentato ricorso ad assistenza e ospedalizzazione. Tale situazione esercita un impatto rilevante sia sulle famiglie sia sui costi a carico del sistema sanitario nazionale. La frequenza degli episodi di caduta nella MP tende generalmente ad aumentare col progredire della malattia

DISGRAFIA Dott.ssa M. Germana Azzarello Consulente Grafologa Educatrice e Rieducatrice della scrittura. Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura

Iscritta all’ANGRIS - nr.192 L. 4/2013.

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che comporta modificazioni della postura (ad esempio, la flessione del tronco in avanti) e la compromissione dei riflessi normalmente utilizzati per mantenere l’equilibrio.

Quali sono le cause? Le cadute nella MP, tuttavia, rappresentano comunque un fenomeno complesso, causato da meccanismi diversi e che è stato associato a molteplici fattori di rischio: la durata e gravità di malattia, la storia precedente di cadute, i disturbi del cammino e dell’equilibrio, i bruschi cali della pressione arteriosa, la presenza di disturbi cognitivi con riduzione dell’attenzione e della capacità di concentrazione. Il già ricordato studio nella popolazione italiana ha evidenziato come i soggetti con MP che cadono (rispetto a quelli che non cadono) siano più anziani e ammalati da più lungo tempo, presentino una peggiore qualità di vita, soffrano maggiormente di ansia o depressione e manifestino una compromissione cognitiva più rilevante.

Prevenzione Data la complessità del fenomeno, e non essendo in questo momento disponibile alcuna terapia farmacologica efficace contro le cadute, risulta molto importante identificare quei soggetti che presentano un rischio maggiore di cadere, allo scopo di impostare strategie che possano prevenire o almeno ridurre il rischio di caduta. La raccolta delle informazioni che si riferiscono alle circostanze in cui si verificano le cadute è molto importante, ma soprattutto è fondamentale l’identificazione dei fattori individuali predittivi del rischio di cadere nella MP, al fine di programmare interventi preventivi o trattamenti specifici di riabilitazione motoria. A questo riguardo, la letteratura internazionale non è del tutto concorde e gli studi hanno suggerito indicatori diversi del rischio di caduta, quali la somministrazione di particolari scale cliniche o di specifiche valutazioni di laboratorio.

Tuttavia, l’utilizzo di questi indicatori richiede molto tempo e risulta spesso poco praticabile nella realtà clinica quotidiana.

Alcuni studi (incluso il recente studio italiano) sembrano suggerire che alcuni test motori di facile esecuzione siano in grado d’identificare i soggetti con un rischio aumentato di cadere. Un esempio di questi test è il cosiddetto “time up and go test” in cui si richiede ai pazienti di alzarsi da una sedia, camminare per tre metri, girarsi, e tornare indietro alla sedia per sedersi. La capacità predittiva di questi semplici test dovrà, ovviamente, essere verificata e confermata in nuovi studi clinici su ampie casistiche.

In conclusione… …il fenomeno delle cadute frequenti nei soggetti con morbo di Parkinson è un problema molto importante sia per la salute, l’indipendenza e la qualità di vita dei pazienti, sia per le conseguenze e i costi a carico del sistema sanitario. La capacità di prevedere quali soggetti abbiano sviluppato un rischio più elevato di cadere rappresenta un obiettivo di grande rilevanza clinica per la gestione dei pazienti e, soprattutto, costituisce la premessa necessaria allo sviluppo di programmi riabilitativi indirizzati a migliorare la mobilità dei pazienti e ridurre l’eventualità delle cadute. FINE

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L’INTERVISTA

L’ENDOCRINOLOGIA

DEL TERZO MILLENNIO

Intervista ad ANDREA LENZI, Presidente della Società Italiana di Endocrinologia.

di Tiziano Zaccaria Professor Lenzi, l’endocrinologia è una branca della medicina specialistica ancora poco conosciuta. Di cosa si tratta esattamente? «L’endocrinologia - ancora poco nota al grande pubblico per vari motivi, principalmente perché è una scienza medica relativamente giovane - studia in particolare l’attività degli ormoni sulle diverse funzioni dell’organismo. Prodotti dalle ghiandole endocrine, gli ormoni funzionano e si comportano come dei messaggeri che partono dalla singola ghiandola, circolano nel sangue, raggiungono i vari organi ed agiscono sui cosiddetti recettori, come se fossero chiavi che fanno scattare una serratura. Nel nostro organismo sono presenti decine di ormoni che svolgono funzioni vitali. ALCUNI ESEMPI L’ ormone tiroideo attiva l’utilizzo dell’energia da parte delle cellule; il testosterone e gli estrogeni, prodotti dalle gonadi maschili e femminili, ci consentono di essere fertili e sessualmente attivi; l’ormone della crescita è responsabile dello sviluppo staturale; il cortisolo e l’adrenalina ci permettono di reagire agli stress; l’insulina, forse l’ormone più conosciuto, assieme al glucagone controlla il metabolismo degli zuccheri;

l’ormone antidiuretico controlla il metabolismo idrico e dei sali; l’ossitocina è collegata al meccanismo del parto e della eiaculazione maschile. Tutte le azioni di queste molecole sono strettamente connesse con l’attività cerebrale e l’ambiente esterno attraverso una struttura del cervello chiamata ipotalamo (situata nella zona centrale interna ai due emisferi centrali) e la ghiandola collegata alla base del cervello, chiamata ipofisi. Insomma, gli ormoni sono ovunque nell’organismo, svolgono molteplici funzioni ed influenzano tutte le principali attività corporee.

Mi piace definirli come le “molecole della vita” e del “buon invecchiamento”, perché se sono in equilibrio si invecchia più lentamente e meglio».

Quali sono le principali patologie legate alle disfunzioni del sistema endocrino? «Il malfunzionamento della tiroide può comportare un eccesso di lavoro di tutte le cellule (ipertiroidismo), o un rallentamento delle stesse attività (ipotiroidismo). La disfunzione degli ormoni gonadici causa »SEGUE sterilità o incapacità sessuale.

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volte che si avverte qualcosa di diverso dallo standard delle funzioni del proprio organismo. Un controllo ormonale è d’obbligo, specie tra i 30 e 40 anni, e può migliorare la qualità della vita».

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Come vengono affrontate queste patologie?

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Il malfunzionamento delle ghiandole endocrine può portare all’invecchiamento precoce, al mancato sviluppo sessuale, al nanismo o gigantismo, al diabete, all’obesità, all’incapacità di controllare la perdita di acqua e sali, all’osteoporosi, alla pressione alta e incontrollabile. Esistono poi varie patologie del sistema endocrino più sfumate, in cui i deficit sono minimi e spesso vengono interpretati come peggioramenti della propria qualità di vita. Faccio qualche esempio. Essere sempre affaticati, nervosi, avere tremore, fame ecces-

siva o inappetenza, sono sintomi che andrebbero interpretati dallo specialista endocrinologo, il quale, trattando adeguatamente l’alterazione ormonale responsabile, potrebbe risolvere la patologia».

Quando è necessario rivolgersi allo specialista endocrinologo? «Oggi l’endocrinologo deve essere inteso come il perfetto connubio tra il medico generalista e lo specialista. Quindi, a parte le situazioni caratterizzate da sintomi conclamati, ci si dovrebbe rivolgere a questa figura tutte le

«Oggi abbiamo quasi tutti gli ormoni disponibili come farmaco e possiamo sostituire la funzione in caso di deficit o curarne gli eccessi. Tuttavia, l’endocrinologia sta ponendo grande attenzione alla prevenzione primaria e secondaria mirate a interventi su stili di vita dannosi, come cattiva alimentazione, fumo, obesità, sedentarietà ed alcol, ma anche sui fattori di rischio ambientali. Sostanze come i derivati delle plastiche e gli idrocarburi, agendo attraverso vari meccanismi, appaiono correlate ad un incremento del rischio di sviluppare tumori, malformazioni genitali, alterazioni del liquido seminale, sterilità, alterazioni della pubertà nella donna, del ciclo mestruale, dell’ovulazione e della fertilità. Il paziente si accorge degli scompensi ormonali solo quando sono realmente in eccesso o in difetto, ma siamo in grado di accorgerci per tempo delle alterazioni in arrivo con un semplice prelievo di sangue e una visita adeguata.

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Oltretutto, come dicevo, oggi disponiamo di farmaci progettati espressamente per sostituire gli ormoni che non funzionano bene. Spesso il pediatra o il medico di medicina generale sollecitano una visita specialistica dall’endocrinologo, proprio perché i sintomi che intercettano sono alla base di un’efficace prevenzione.

tutti gli alimenti, proteine, zuccheri, grassi, persino l’acqua e i sali minerali, lavorano in sinergia con gli ormoni per farci star bene. Col cibo condizioniamo le modalità, la qualità e la quantità di azione dei nostri ormoni. Ad esempio, se mangiamo troppi grassi o troppi zuccheri, esauriamo più rapidamente la nostra scorta di ormoni deputati a controllare il metabolismo di queste sostanze ed inizieremo ad ingrassare, creando un circolo vizioso che possiamo interrompere solo adottando una condotta alimentare equilibrata.

Si è evoluta sia dal punto di vista clinico e delle nuove competenze affrontate, mi riferisco a tutte quelle patologie di rilievo sociale come l’obesità, l’osteoporosi, la disfunzione della fertilità e della sessualità, le malattie, i tumori rari ed altre.

Un esempio: il pediatra che controlla la situazione testicolare nel neonato, può identificare precocemente alterazioni reversibili, che se non vengono diagnosticate per tempo possono devastare una vita».

Ci sono comportamenti alimentari che possono essere responsabili o anche prevenire le patologie endocrine? «Personalmente mi piace definire il cibo un para-farmaco o anche un paraormone. A parte alcune sostanze, come le vitamine, che sono dei veri e propri ormoni, con l’unica differenza che l’organismo non è in grado di fabbricarli e deve approvvigionarsene dall’esterno,

Non una dieta, ma una “condotta” alimentare. Teniamo presente che il cervello, oltre ad essere il principale regista degli ormoni, controlla e regola il senso della fame e della sazietà».

Come cambierà in futuro l’endocrinologia? «Negli ultimi cinque anni questa branca della medicina specialistica è molto cresciuta.

L’endocrinologia mai come oggi deve essere in grado di curare e gestire le tre fasi della vita di un individuo: lo sviluppo, la maturità e la vecchiaia. L’endocrinologia del futuro è orientata verso l’alta specializzazione e il Super-Endocrinologo del domani sarà una figura di raccordo tra molteplici discipline, ma anche un ricercatore e al tempo stesso un clinico aperto, preparato ad affrontare una società FINE in continua evoluzione».

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LONGEVITA’

I100 ANNI “ “

DI ELSA

Maria Francesconi risiede a Fusignano fin dalla nascita. Da bambina è cresciuta in un collegio a Lugo, poi ha lavorato a lungo le pelli per le industrie calzaturiere cittadine. Suo marito era l’artista Ido Silvagni.

di Tiziano Zaccaria E-Mail: zaccariatiziano@alice.it Il 5 gennaio scorso è stato celebrato a Fusignano il secolo di vita di Maria Francesconi, per tutti “Elsa”, che per l’occasione ha ricevuto la visita del sindaco Nicola Pasi. Nata nel 1916 a Fusignano, quando era ancora neonata restò orfana di madre e venne mandata in un collegio di suore a Lugo. «Mia madre morì all’età di 25 anni, io non ho nemmeno fatto in tempo a conoserla. Ho trascorso la mia infanzia in collegio, poi sono andata a vivere da mia zia, che aveva già sette figli», racconta “Elsa”, che gode ancora di buona salute ed una sorprendente lucidità mentale. «In seguito ho lavorato come donna di servizio per diverse famiglie, finché ho incontrato mio marito, Ido Silvagni, che ho sposato nel 1951. Con lui ho avuto due figli, Elvio e Adele. Mio marito era un artista: faceva poesie e dipingeva».

Dopo il matrimonio… …e la nascita dei due figli, Elsa ha iniziato un’attività domestica da affiancare a quella di casalinga: «In casa tagliavo le pelli per le fabbriche di scarpe di Fusignano. Lavoravo da casa, soprattutto nei mesi estivi. Quando le aziende chiudevano per ferie, mi consegnavano un sacco di lavoro che doveva essere pronto per la loro riapertura». 18

Anche il figlio Elvio ha lavorato a lungo nel settore calzaturiero.

Oggi Maria… …è seguita con cura ed affetto dalla sua badante di origine polacca e dai due figli. E’ ancora autonoma e ha superato indenne un paio di fratture: «Una quindicina di anni fa mi ruppi un braccio; ancora oggi faccio fatica ad alzarlo, ma non mi ha mai dato problemi particolari. Tre anni fa mi sono rotta un femore, ma sono riuscita a recuperare bene e ho ricominciato un po’ anche a camminare».

Il suo unico fratello, invece, è drammaticamente morto ancora giovane in un incidente stradale. Elsa ha cucinato e cucito fino a 94 anni. Prende solo i farmaci per stabilizzare la pressione. Mangia poco, ma di tutto. Trascorre il suo tempo spesso in compagnia delle vicine di casa, amiche di vecchia data, che vanno a trovarla per chiacchierare un po’ con lei. Alle pareti di casa ha appeso molti quadri di suo marito Ido, un modo per ricordarlo e tenerlo ancora vicino a sè: «Era una persona molto intelligente, conosciuta ed apprezzata in città». FINE

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SANITA’

VIRUS ZIKA CHE RISCHI CORRIAMO? Dott.

Andrea Baldisserri

Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it

Da diverse settimane si parla della diffusione a livello globale del virus Zika. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha diffuso un’allerta nei confronti di questo agente patogeno, avvisando che in futuro la situazione potrebbe peggiorare, soprattutto nei Paesi in cui sono presenti le zanzare che trasmettono il virus, come il Brasile, dove l’infezione è stata correlata a migliaia di casi di difetti congeniti nei bambini nati da madri infettate in gravidanza. Margaret Chan, direttore generale dell’Oms, ha dichiarato: «Finora, il focolaio Zika si è concentrato nella parte nord-orientale del Brasile e molto resta ancora da comprendere su questo virus. I ricercatori stanno ancora lavorando per individuare il nesso di causalità tra il virus e il difetto congenito nei bambini nati da madri infettate in gravidanza. Gli scienziati stanno anche studiando un potenziale legame tra l’infezione Zika e la sindrome di GuillainBarre, una malattia neurologica rara che può indebolire i muscoli e causare la paralisi» .

E’ diffuso soprattutto in Sud America

Dove è presente il virus Zika?

Dopo il Brasile, la Colombia è la nazione più colpita: ha riportato più di 37mila casi di Zika, tra cui oltre seimila nelle donne in gravidanza. Almeno 34 paesi, per lo più nelle Americhe, hanno focolai Zika attivi e ci si aspetta che il virus si diffonda ulteriormente. Nell’auspicio che questo allarme nei prossimi mesi possa spegnersi nel nulla, ecco una semplice ed esaustiva guida a tutto quello che c’è da sapere su questo agente patogeno, diffusa dal Ministero della Salute.

E’ presente nelle regioni tropicali, in grandi popolazioni di zanzare, circola in Africa, nelle Americhe, in Asia meridionale e nel Pacifico occidentale. Il virus è stato scoperto nel 1947, ma per molti anni sono stati rilevati solo casi sporadici nell’uomo, in Africa e in Asia meridionale. Nel 2007, il primo focolaio documentato di malattia è occorso nel Pacifico. Dal 2013, casi e focolai di malattia sono stati segnalati dal Pacifico occidentale, dalle Americhe e dall'Africa. Data la diffusione ambientale delle zanzare… »SEGUE www.lafavolasenzaglutine.it

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da urbanizzazione e globalizzazione, esiste la possibilità che si verifichino epidemie globali.

ZANZARA AEDES ALBOPICTUS, DETTA “TIGRE”

Come si trasmette? Si trasmette con la puntura di zanzare del genere Aedes, le stesse che trasmettono la dengue, la chikungunya e la febbre gialla.

Come si riproducono le zanzare Aedes Pungono solo le femmine, che preferiscono pungere più di una persona. Una volta che la zanzara femmina si è completamente alimentata, riposa tre giorni prima di deporre le uova, che necessitano di piccole quantità di acqua stagnante e possono sopravvivere fino a un anno senza acqua. Le zanzare si infettano da persone portatrici del virus.

Quanti tipi di zanzara Aedes esistono?

I sintomi di solito scompaiono nell’arco di una settimana.

Ce ne sono due tipi in grado di trasmettere il virus. Nella maggior parte dei casi, Zika si diffonde attraverso la zanzara Aedes aegypti nelle regioni tropicali e subtropicali. Questo tipo non sopravvive a temperature climatiche più fredde. Anche la zanzara Aedes albopictus può trasmettere il virus. Questa zanzara può ibernare e sopravvivere in aree più fredde.

Può la zanzara Aedes spostarsi da un paese all’altro? Non vola a più di 400 metri, ma può inavvertitamente essere trasportata dall’uomo da un luogo ad un altro, ad esempio nei bagagliai delle auto o con le piante. Se sopravvive al clima della destinazione, è in grado di riprodursi lì e di introdurre il virus Zika in nuove aree.

Quali sono i sintomi dell’infezione? Il virus Zika di solito provoca una forma lieve di malattia; i sintomi compaiono un paio di giorni dopo la puntura di una zanzara infetta. La maggior parte delle persone colpite presenta febbricola e rash (macchia rossa) cutaneo, si possono presentare anche congiuntiviti, dolori muscolari e articolari, e astenia.

TELESOCCORSO

Quali possono essere le possibili complicanze? Poiché non si sono registrate grandi epidemie di virus Zika prima del 2007, si conosce poco attualmente sulle complicazioni della malattia. Durante il primo focolaio di Zika nel 2013 - 2014 nella Polinesia francese, le autorità sanitarie nazionali hanno riportato un insolito aumento della sindrome di Guillain-Barré (una specie di paralisi progressiva che attacca prima le gambe e poi le braccia: può essere potenzialmente letale). Sono in corso le indagini retrospettive in questo senso, compreso il ruolo potenziale del virus Zika e di altri possibili fattori. Un simile incremento di sindrome di Guillain-Barré si è verificato anche nel 2015, durante il primo focolaio di virus Zika in Brasile. Nel 2015, le autorità sanitarie locali in Brasile hanno anche osservato un aumento di bambini nati con microcefalia, contemporaneamente a un focolaio di Zika. Tuttavia sono necessarie ulteriori indagini e ricerche prima di essere in grado di capire il possibile collegamento. La Sindrome di Guillain-Barré è una condizione in cui il sistema immunitario attacca una parte del sistema nervoso. Essa può essere causata da un certo numero di virus e

È un sistema di controllo, di assistenza e di allarme sanitario attivo tutti i giorni dell’anno 24 ore su 24 particolarmente utile se vivi da solo e puoi avere bisogno urgente d’aiuto: anziani e disabili, persone affette da malattie a rischio, pazienti con handicap psico-fisici. - Semplicità di utilizzo, sicurezza, fiducia; - Un Operatore sempre a disposizione; - Centrale Operativa pronta in ogni momento a ricevere le richieste di aiuto e ad attivare i soccorsi più efficaci; - Cartella clinica con dati sociosanitari, logistici, persone da contattare; - Chiavi di casa custodite da noi o affidate a persone di vostra fiducia.

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può colpire persone di qualsiasi età. Quello che innesca esattamente la sindrome non è noto. I sintomi principali sono debolezza muscolare e formicolio alle braccia e alle gambe. Gravi complicazioni possono verificarsi se sono colpiti i muscoli respiratori, che richiedono il ricovero in ospedale. La maggior parte delle persone affette da sindrome di Guillain-Barré guarisce, anche se alcuni possono continuare ad avvertire sintomi come la debolezza.

Le donne gravide devono preoccuparsi? Le autorità sanitarie stanno indagando sul potenziale legame tra virus Zika nelle donne in gravidanza e microcefalia nei loro bambini.

Cos’è la microcefalia La microcefalia è una rara condizione in cui un bambino ha una testa piccola, dovuta ad un anomalo sviluppo del cervello nel grembo materno o durante l'infanzia.

Neonati e bambini con microcefalia hanno spesso problemi cerebrali durante la crescita. La microcefalia può essere causata da una varietà di fattori ambientali e genetici; esposizione a droghe, alcool o altre tossine nel grembo materno; e da infezione da rosolia in gravidanza.

Come si cura la malattia da virus Zika?

Fino a quando non si saprà di più, le donne in gravidanza dovrebbero fare molta attenzione e proteggersi dalle punture di zanzara. Le donne incinte che sospettano di avere la malattia da virus Zika, devono consultare il medico per un attento monitoraggio durante la gravidanza.

Il trattamento consiste in farmaci per alleviare il dolore e la febbre, il riposo e bere tanta acqua. Se i sintomi peggiorano, consultare un medico. Non esiste un vaccino specifico contro il virus.

Come viene diagnosticata la malattia da virus Zika? Per la maggior parte delle persone, la diagnosi si basa sui sintomi e sull’anamnesi recente, quali punture di zanzara o viaggi in una zona affetta.

Un laboratorio può confermare la diagnosi con esami del sangue.

Cosa si può fare per proteggersi? La migliore protezione dal virus Zika è prevenire le punture di zanzara. Questo può essere fatto utilizzando un repellente per insetti; indossando abiti preferibilmente chiari che coprano il corpo il più possibile; utilizzando schermi a porte e finestre e dormendo sotto zanzariere. E' anche importante mantenere vuoti, asciutti e puliti contenitori come secchi, vasi da fiori o pneumatici, in modo che i luoghi in cui le zanzare si riproducono vengano rimossi.

E’ sicuro viaggiare verso Paesi in cui il virus è presente? Per proteggersi da Zika ed altre malattie trasmesse dalle zanzare, si dovrebbe evitare di essere punti dalle zanzare, adottando le misure sopra descritte. Sulla base delle evidenze disponibili, l'Organizzazione Mondiale della Sanità non raccomanda alcuna restrizione a viaggi o commerci internazionali a causa di epidemie da virus Zika. Come misura precauzionale, alcuni governi, compresa l’Italia, hanno fornito misure di sanità pubblica e raccomandazioni ai viaggiatori, sulla base della valutazione dei fattori di rischio e delle evidenze disponibili.

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CHIRURGIA ESTETICA

STAMINALI DEL GRASSO AL POSTO DI FILLER E PROTESI Le cellule staminali adulte del nostro grasso attivano nei tessuti in cui vengono trasferite un processo di rigenerazione che riempie i volumi e permette di migliorare la pelle.

I filler per riempire i solchi che progressivamente appaiono sul viso e le protesi in silicone per aumentare il volume del seno. Cosa c’è di strano? Cosa c’è di nuovo? Che filler e protesi sembrano oggi avere un nuovo, “insospettabile” concorrente: il nostro grasso. «È la tecnica del lipofilling – spiega il professor Giorgio De Santis, presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica SICPRE, l’associazione che rappresenta l’80% dei chirurghi plastici nel nostro Paese -. Consiste nell’utilizzare il cosiddetto grasso autologo, cioè il grasso del paziente stesso, per attenuare le rughe sul viso, per aumentare alcuni volumi del corpo e, negli interventi ricostruttivi, per colmare le perdite di sostanza che seguono a incidenti, traumi e interventi oncologici». Sempre più utilizzato nella bellezza, l’impiego del grasso è infatti nato nella chirurgia ricostruttiva, che per prima ne ha indagato e sfruttato le straordinarie potenzialità. «Come molti studi hanno dimostrato – dice ancora De Santis -, il nostro grasso è ricco di cellule staminali adulte, in grado di attivare, nei tessuti in cui vengono tra22

sferite, un processo di rigenerazione che, oltre a colmare e riempire i volumi, permette di migliorare la cute, attenuando per esempio gli esiti di cicatrici brutte e dolenti». Addome

Il lipofilling in tre fasi? Fase UNO Si pratica una piccola lipoaspirazione nei punti in cui il grasso è naturalmente presente, per esempio nell’addome, sui fianchi o sui glutei. La lipoaspirazione avviene tramite un’incisione di pochi millimetri e si esegue in sala operatoria, praticando un’anestesia locale.

Gluteo

Fianchi

di Anna Danieli

Il lipofilling permette di prelevare tessuto adiposo dalle zone in cui è presente (color giallo), per poi rinnestarlo in aree deficitarie di volume (indicate dalle frecce color viola).


Fase DUE Il materiale così ottenuto, viene sottoposto a uno speciale trattamento, che permette di depurarlo, migliorando così la sua capacità di “attecchire” nella nuova sede. Fase TRE A questo punto, il paziente è pronto per l’ultimo step, che consiste nell’utilizzare delle cannule per trasferire il grasso autologo in punti del viso e del corpo precedentemente identificati.

linea di massima più esteticamente prevedibile di quello che si può avere trasferendo il grasso con una cannula, oltre al fatto che questa strada è chirurgicamente molto più lunga da percorrere. Aumentare il seno con il lipofilling è infatti più lungo di quanto non sia farlo con le protesi. Ancora, per ottenere con il grasso un risultato equivalente a quello ricavabile con le protesi è necessario sottoporsi a due interventi, a distanza di diversi mesi l’uno dall’altro».

Per il seno Sicuro ed efficace, il grasso però al momento non è un preciso sostituto di tutti i filler e delle protesi. «Bisogna fare alcuni distinguo – specifica De Santis - Il primo è che il 30-40% di quanto iniettato non sopravvive al trattamento e viene pertanto metabolizzato e riassorbito dall’organismo. E qui, rispetto alle protesi, sta la prima differenza: è impossibile sapere con esattezza quale sarà il risultato definitivo, che si ha circa 3-4 mesi dopo il trattamento di lipofilling. Ancora, la dimensione media delle protesi mammarie utilizzate oggi è di circa 250 cc, per un totale di 500 cc per entrambe le mammelle. Partendo da questo presupposto, per ottenere un aumento equivalente alle protesi è necessario avere a disposizione almeno 800 cc di grasso, un quantitativo difficile da ricavare nelle pazienti snelle. Infine, il risultato che mani esperte ottengono impiantando una protesi è in

Per i glutei Se quindi il bilancio del grasso utilizzato al posto delle protesi mammarie vede gli specialisti ancora tiepidi, passando al lato B il responso è complessivamente più positivo. «In tutti i Paesi le richieste di aumento dei glutei sono in crescita – dice De Santis -, ma per questa parte del corpo le protesi si rivelano una soluzione con tante controindicazioni, a partire dal non poter più effettuare iniezioni, fino alle possibili degenerazioni legate al fatto che le protesi nei glutei sono più esposte al microtraumatismo che deriva dal sostenere buona parte del peso corporeo ogni volta in cui si sta seduti». Per chi sogna glutei più torniti, insomma, l’autotrapianto di grasso sembra la strada migliore e più sicura da percorrere.

E per il viso? «In questo caso – spiega ancora De Santis – l’effetto rigenerativo legato alle cellule staminali presenti nel grasso è più che mai utile, perché oltre a colmare i solchi si ottiene un generale ‘effetto giovinezza’, con tessuti più tonici e compatti».

Differenze tra lipofilling e filler Attenzione però al fatto che, anche se sicuramente mini-invasivo, il lipofilling non è certo un trattamento da pausa pranzo. «Nella stragrande maggioranza un’iniltrazione di filler non lascia alcun segno, al massimo piccole ecchimosi che regrediscono in poche ore. Non così per il grasso, il cui trasferimento lascia dietro di sé alcuni lividi che scompaiono completamente nel giro di 10 giorni». Altro elemento di diversità, la durata nel tempo: l’effetto di un’infiltrazione di acido ialuronico, il filler più sicuro e praticato, dura in media tra i 6 e i 12 mesi. Invece, a 3-4 mesi dal trattamento di lipofilling (cioè dopo che l’organismo ha smaltito la parte di grasso non sopravvissuta al trattamento) il risutato è stabile. Insomma, una volta di più, vale la pena di individuare al meglio i propri obiettivi - dal risultato finale, alla propensione verso interventi più o meno invasivi – per individuare la soluzione ideale. FINE

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FASCITE PLANTARE

E TALLONITE Sono entrambe INFIAMMAZIONI che colpiscono il piede e possono comparire all’improvviso, ma non senza cause valide.

TALLONITE

Dott.ssa

FASCITE

Sara Vignoli

Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 E-mail: vignolisara@gmail.com

I dolori sotto la pianta del piede sono molto più comuni di quanto la maggior parte delle persone creda, e spesso si manifestano senza preavviso o apparente spiegazione. Questo non significa però che siano dolori passeggeri e, anzi, sottovalutandoli il dolore si può cronicizzare fino a portare ad una zoppia nel cammino ed un prolungarsi dei tempi di recupero.

La fascite plantare E’ un’infiammazione, con dolore, di tutti i tessuti molli e i tendini della pianta del piede, i quali si irrigidiscono impedendo il corretto appoggio al terreno e, di conseguenza, perpetrando lo stimolo doloroso a loro volta. Alla palpazione tutta la pianta risulta dolorosa, in particolar modo sotto l'arco mediale del piede.

La tallonite Quando il dolore è circoscritto alla zona del tallone, o retro-piede, viene definita

tallonite e si tratta di un'infiammazione circoscritta all'inserzione del tendine d'achille sotto al calcagno. Questa avviene per due motivi principali: 1 stato di contrattura del tricipite surale, il polpaccio, che va a sollecitare eccessivamente il tendine; 2 presenza di uno sperone calcaneare, una formazione ossea sotto al calcagno, che può restare asintomatico per molto tempo e creare problemi solo se ipersollecitato dall'esterno.

Fascite e tallonite… …possono determinarsi e peggiorarsi a vicenda: il piede di fatto è un organo molto ricettivo, determina gli aggiustamenti tra il terreno ed il nostro sistema posturale interno, oltre ad essere un organo di movimento, quindi elastico o modulabile. È facile dunque capire come possano concatenarsi gli eventi se per un qualsiasi motivo il piede non "dialoga" correttamente con l'esterno. Ad esempio, se il polpaccio è in stato di contrattura, determina un appoggio del piede più anteriore, sulla punta, per non peggiorare la situazione sull'inserzione tendinea con l'allungamento; per fare il passo corretto, però, bisognerebbe appoggiare prima il tallone con il piede a martello e poi fare il rotolamento completo della pianta; se non è possibile mettere il piede a martello a causa dell'accorciamento del polpaccio verrà appoggiata tutta la pianta simultaneamente

determinando un'alterazione del passo stesso; a questo punto la pianta diventa più rigida, l'appoggio peggiora ulteriormente, e il piede diventerà sempre più dolente fino a zoppicare.

Come si genera? Le condizioni che possono portare ad un sovraccarico delle strutture del piede sono molteplici e abbastanza comuni nella vita di tutti i giorni: ad esempio un eccessivo peso corporeo, una scarpa troppo stretta (soprattutto scarpe da calcio o anti-infortunistica da lavoro), una lunga o ripetuta camminata/corsa su terreni scoscesi o molto duri, o sul bagno asciuga (non scalzi).

Ascoltare… …il proprio corpo significa avvertire i segnali che manda; segnali che vanno rispettati e non trascurati perché il problema non diventi serio è difficile risoluzione.

Il trattamento… …di una fascite o di una tallonite varia a seconda della causa del problema: se c'è uno sperone va ottemperato il riposo e si procede con una terapia poco invasiva come Tecar o ultrasuoni; quando il dolore invece nasce da una contrattura al polpaccio o alla pianta si vanno a lavorare entrambi i punti manualmente, sciogliendo la muscolatura e ridando mobilità alle articolazioni. Un consiglio che si può seguire è quello di camminare scalzi sulla sabbia asciutta. FINE 25


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SESSUALITA’

IL SEX SEXTING E’ il nuovo fenomeno, in crescita, relativo all’invio di foto e video sessualmente espliciti attraverso i nuovi media, cellulari e internet.

Le funzioni positive

Prof.

Piero Stettini

Professore di Psicologia Generale e Psicologia Clinica c/o Università di Genova. Membro dei Consiglio direttivo della FISS

La parola sexting è un neologismo che deriva dai termini sex (sesso) e texting (invio di messaggi). E’ un fenomeno nuovo, relativo all’invio di foto e video sessualmente espliciti, o di testi a sfondo sessuale, attraverso i nuovi media, cellulari e internet. Negli adolescenti e negli adulti questa nuova forma di comunicazione ed interazione sessuale può presentare aspetti positivi e negativi, di rischio e di opportunità. Spesso si tende all’eccessiva semplificazione di questa realtà: demonizzandola per quanto riguarda gli adolescenti, senza metterne in evidenza la complessità e la multidimensionalità. Ad esempio poco si parla dei rischi che riguardano anche gli adulti, che ne fanno un uso molto frequente, e raramente si mettono in risalto le funzioni anche positive che il sexting può svolgere.

Il sexting può rappresentare una modalità, specie negli adolescenti, per esplorare e sperimentarsi nella sessualità, costituendo una fase sperimentale per chi non è ancora sessualmente attivo. Può anche essere usato, specie nei ragazzi più grandi e negli adulti, per accrescere i sentimenti di intimità e vicinanza con il partner ed arricchire il “gioco” della relazione di coppia. Queste funzioni positive non devono però farci dimenticare i rischi, anche rilevanti, che il sexting può comportare.

Il pericolo della sessualizzazione veloce Un primo rischio è quello che riguarda la sessualizzazione precoce dell’infanzia. La prematura esposizione a contenuti sessuali e pornografici risulta dannosa allo sviluppo: le inchieste condotte sui giovani che ricorrono al sexting ci mostrano che più l’età si abbassa, più questi appaiono preoccupati e » SEGUE turbati.

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www.lapalestra.ra.it RAVENNA - Via Faentina, 121/F C/O Centro Comm.le Il Ponte - Cell: Altro rischio è quello di una sessualizzazione dove le emozioni sessuali sono sempre più sganciate dalla fisicità, dalla presenza reale e corporea dell’altro, situazione che può favorire una mercificazione dei corpi, in particolare di quello femminile.

I danni del cyberbullismo Anche il cyberbullismo, fenomeno in forte crescita, è spesso associato al sexting: la diffusione incontrollata del materiale messo in rete, l’anonimità e l’indebolimento delle regole etiche nel web, rendono il bullismo elettronico molto più pesante e insidioso di quello classico. Sono sempre più numerosi i minori perseguitati via web tramite l’uso di loro immagini sessuali.

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La sofferenza psicologica di questi ragazzi è particolarmente intensa, e in casi eccezionali può portare anche a gesti estremi. Certo, anche per un adulto è angosciante vedere proprie immagini sessuali circolare liberamente sul web senza avere la possibilità di cancellarle. In qualche caso, nonostante abbia luogo la denuncia e vengano presi provvedimenti da parte della polizia postale, non si possono eliminare definitivamente le immagini dalla rete. Questo aspetto condiziona molto le persone, che sviluppano di conseguenza stati di ansia e depressione.

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Gli altri rischi per i giovani Le immagini sessuali di minori immesse sul web possono poi entrare nel mercato pedo-pornografico. E’ importante sapere che produrre e diffondere materiale sessuale riferito a minori costituisce reato di pornografia infantile e come tale perseguibile per legge. Un altro rischio favorito dal sexting è quello del “grooming”, ovvero l’adescamento online: offrire da parte dei giovani immagini provocanti di sé sulla rete (magari sul profilo di un social network) può attirare adulti potenzialmente abusanti, che dopo aver conquistato la fiducia delle vittime con tecniche di manipolazione psicologica, possono indurle a

Perchè i denti permanenti sono così gialli? “Molte volte risultano più gialli in confronto ai “dentini da latte” che, proprio come evoca il nome, sono particolarmente bianchi.” (Dottoressa Susanna Stagni)

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superare le resistenze e instaurare con loro una relazione intima e sessualizzata. Infine, un fenomeno che ha fatto la sua preoccupante comparsa negli ultimi anni è quello della cosiddetta “microprostituzione”, dove adolescenti maschi e femmine inviano loro immagini e video sessuali in cambio di piccoli regali, modeste somme di denaro o ricariche telefoniche. Un fenomeno ancora isolato, ma in crescita, che deve farci intervenire con azioni appropriate.

Fenomeno complesso Il sexting è un fenomeno complesso, dai molti significati, funzioni e conseguenze, per cui gli effetti che può avere sono diversi e variabili in rapporto ai differenti contesti, situazioni, personalità.

La sua influenza può essere sia di tipo attivante, alimentando l'immaginario e il desiderio, sia di tipo inibente, dovuta all'ansia e al disagio connessi. In generale la sua diffusione è in linea con la crescente tendenza della nostra società attuale a mettersi in mostra, ad esibirsi anche negli aspetti più personali.

Come proteggere i giovani da questo rischio Il sexting non va esaltato, ma neppure demonizzato. E' fondamentale un’azione educativa di fondo, che consenta ai giovani di sviluppare una consapevolezza dei rischi connessi a questi comportamenti, rafforzando in loro le capacità necessarie per vivere sessualità e relazioni sentimentali in modo costruttivo, responsabile e autodeterminato. Tutto ciò deve rientrare all'interno di un’educazione sessuale estensiva, che offra occasioni di riflessione, dialogo, confronto e discussione, e che non sia solo centrata sui rischi della sessualità, ma anche sui suoi aspetti positivi e valorizzanti.

Quanti ricorrono al sexting Oggi circa un terzo degli adolescenti ne fa esperienza, con una tendenza progressiva all’abbassamento delle età, che inizia a riguardare anche la fascia della

scuola elementare. E nei giovani adulti il sexting è ancor più diffuso che negli adolescenti: circa la metà lo pratica, in prevalenza nei confronti del partner.

Genitori inconsapevoli Dagli incontri con i genitori emerge la loro difficoltà nel comprendere le dimensioni di un fenomeno che può toccare anche i loro figli ad un'età molto precoce. Teniamo conto del fatto che più di metà dei giovani non parla con nessuno delle proprie esperienze relative al sexting. In una ricerca europea, i genitori italiani appaiono i meno consapevoli dell'esperienza di sexting dei propri figli. In Italia solo il 15% dei genitori dei ragazzi che hanno sperimentato il sexting ne sono consapevoli, a fronte del 20% dei francesi, del 25% degli inglesi e olandesi, del 29% degli spagnoli. E’ evidente che un’azione educativa va svolta anche nei FINE loro confronti.

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I NOSTRI AMICI ANIMALI

I DOCUMENTI

CANE

DEL

Il microchip permette di ottenere immediatamente informazioni utili sull’appartenenza, l’indirizzo e la situazione sanitaria di un cane smarrito. Il passaporto consente a cani, gatti e furetti di viaggiare in tutti i Paesi della Comunità Europea. E poi ci sono il libretto sanitario e il pedigree.

tato nel sottocute della porzione media sinistra del collo dell’aniMICROCHIP PER ANIMALI Capsula di vetro biocompatibile male. E’ costituito da una capsula iniettabile di vetro biocompatibile, contenente un chip sul quale è impresso il Sintonizzatore codice a 15 cifre. Il microchip Microchip in silicone Bobina antenna in rame non attivato è completamente inerte e non emette alcun tipo di onda. Il microchip per cane è La superficie esterna della capsula è tratobbligatorio tata con microsolchi per facilitare l’ancoper legge: senza raggio nei tessuti sottocutanei ed impedi esso non ne è dirne la migrazione. Il microchip ha una permessa né la vendita né la cesdimensione esterna di circa 11 millimetri sione, neppure se di lunghezza e 2 millimetri di diametro. di regalo si tratta. Una volta impiantato, accompagna il - Inibizione degli abbandoni, in quanto il cane per tutta la vita. cane porta per sempre in sé il nome del proprietario che, in caso di abbandono o incuria, andrebbe incontro a pesanti sanzioni. 11,5 MILLIMETRI

Dott.

Emanuele Giordano

Direttore Sanitario Centro Veterinario Riminese

Parecchi amanti degli animali non conoscono bene le peculiarità di tutti i “documenti” del proprio amico a quattro zampe: microchip, passaporto, libretto sanitario e pedigree. E allora meglio fare un po’ di chiarezza.

Il microchip E’ un dispositivo impiantato sotto la cute dell’animale, che consente in qualsiasi momento di avere informazioni aggiornate e facilmente consultabili circa la sua identità, l’appartenenza, l’indirizzo e la situazione sanitaria. Attraverso il microchip, il veterinario libero professionista e l’Asl possono visualizzare una serie di informazioni riguardanti l'animale in questione, compresi i dati dei proprietari e dei detentori. MOLTEPLICI SONO I VANTAGGI DERIVANTI DA QUESTO SISTEMA DI REGISTRAZIONE: - Immediata identificazione del padrone o del detentore di un animale smarrito; - Deterrente ai furti: un animale sempre identificabile non può essere rivenduto; 30

Come molti ricorderanno, la vecchia metodologia d’identificazione si avvaleva del “tatuaggio”, che comportava molti disagi: necessità di una sedazione o anestesia; difficoltà di lettura dei dati tatuati; scolorimento dell’inchiostro; diversificazione di sigle tatuate. Per ovviare a queste problematiche, gli enti competenti hanno trovato una risposta positiva nell’utilizzo di un microchip codificato. Le prime tre cifre del codice identificano la ditta produttrice, seguono altre dodici cifre “random” (sequenza casuale) a completamento del codice. In Europa il microchip ISO viene impian-

Il passaporto Il Regolamento dell’Unione Europea stabilisce che alcuni animali da compagnia, come cani, gatti e furetti, debbano avere un passaporto per viaggiare nei Paesi della stessa Ue.


Il documento, rilasciato dalle Asl, è obbligatorio dal 1° ottobre 2004. Per rilasciare il passaporto ad un determinato cane o gatto, le Asl devono prima verificare che sia presente il microchip iniettato sotto la cute dell’animale dai veterinari autorizzati, riportando sul documento il codice dello stesso microchip. Il passaporto, necessario per tutelarsi dai rischi sanitari, contiene anche i dati anagrafici del proprietario dell’animale. Esso deve inoltre certificare le vaccinazioni effettuate all’animale e obbligatoriamente la vaccinazione antirabbica effettuata almeno ventuno giorni prima della partenza.

Il libretto sanitario… …viene rilasciato al proprietario dal veterinario nel momento in cui si fanno le prime sverminazioni, visite o vaccini al cucciolo. Libretto sanitario

veterinario

E’ gratuito ed è in dotazione a tutti gli ambulatori veterinari. Vi sono inseriti i dati del cane (nome, razza, età, sesso, colore del mantello, numero di microchip e segni particolari) e anche quelli del proprietario. Ci sono poi spazi appositi dove applicare le etichette dei vaccini e dove scrivere la data del richiamo e le varie annotazioni del veterinario. Il libretto va mostrato alle autorità sanitarie qualora ne facciano richiesta ed è indispensabile per conoscere la storia sanitaria dell’animale. E’ utile portarselo dietro quando si va in vacanza col cane. Nel caso di un cane acquistato all’estero, il libretto sanitario viene sostituito dal passaporto Ue.

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Il pedigree Il pedigree, invece, è un documento che spetta solamente ai cani di razza pura. Su di esso viene riportata la provenienza del cane, riporta l’affisso dell’allevatore, la razza, il gruppo di appartenenza della razza, il colore, il sesso, il numero di microchip, la data di nascita, i passaggi di proprietà.

Inoltre, vengono indicati i dati dell’albero genealogico fino alla quarta generazione. Per ottenerlo, l’allevatore deve effettuare nei tempi previsti dall’Enci (Ente nazionale cinofilia italiana) la denuncia di monta e la denuncia di nascita dei cuccioli. Molti pensano che il pedigree serva solo come “pass” per entrare alle esposizioni cinofile; in realtà è un vero e proprio certificato d’origine del cane. FINE

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Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com Dott.sse: Alice Maraschini - Paola D’Aloja Ilaria Lega - Serena Donati Istituto Superiore di Sanità Reparto Salute della Donna e della Età Evolutiva - Roma Prof. Piero Stettini Professore di Psicologia Generale e Psicologia Clinica c/o Università di Genova. Membro dei Consiglio direttivo della FISS Dott.ssa Sara Vignoli Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 E-mail: vignolisara@gmail.com

Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Dott.ssa Margherita D’Amato Medico Chirurgo Oculista Studio: Piazza della Resistenza, 3 Alfonsine (RA) - Cell. 333.1671952 Dott. Emanuele Giordano Direttore Sanitario Centro Veterinario Riminese

I COLLABORATORI DI SALUTE 10+ Dott. José Aguayo Ph.D. - Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it

Dott. Luciano Lozio Docente universitario e consulente farmaceutico

Dott. Antonio Ascari Raccagni - Responsabile U.O. Dermatologia AUSL di Forlì

Dott. Alberto Lazzerini Istituto Clinico Humanitas

Dott.ssa Serena Bagli - Psicologa e Psicoterapeuta - Lugo Email: info@serenabagli.it - www.serenabagli.it

Dott.ssa Maria Luisa Madera Specialista in Ginecologia e Ostetricia Ambulatorio - Via Spalato, 37 Marina di Ravenna - Tel. 333.3302252

Dott.ssa Elena Biasini Odontoiatra specialista in implantologia osteointegrata e chirurgia presso Studio Dentistico & Salute Dentale Tel. 0422.857842 - E-Mail: studiobiasini@gmail.com Dott. Andrea Costa Laurea in tecniche audioprotesiche Dott. Ugo Cimberle Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Physiomedica Via Malpighi, 150 - Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403

Denny Conti - Sport GM Solarolo Rivenditore specializzato materiale da running

Barbara Maioli - Educatore Cinofilo APNEC nr. 043 - E-mail: barbara.maioli@alice.it Dott. Andrea Maccolini Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Tecnobios Procreazione Bologna Consigliere CECOS Italia - Email: amaccolini@alice.it Dott.ssa Francesca Negosanti Medico Chirurgo, specialista in Dermatologia e Venereologia c/o Centro Dermatologico srl via Ercolani, 8 - Bologna - www.centro-dermatologico.it Dott.ssa Monica Negosanti - Dietista AUSL Bologna UOC Igiene Alimenti e Nutrizione Dott. Gianfranco Niedda - Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it

Dott. Ernesto Sarracino Coordinatore pedagogico Comune di Russi e Faenza Pedagogista al centro per le famiglie del Comune di Forlì Consulente per i genitori - Tel. 335.5238668 Dott.ssa Pamela Sparacino E-mail: pamela.sparacino@libero.it Dott. Sergio Spinato - Odontoiatra - Sassuolo Tel. 0536.883868 - www.studiodentisticospinato.it E-mail: studiodentisticospinato@gmail.com Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Professore associato Università di Parma E-mail: igstanga@tin.it Dott. Stefano Stea - Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it

Evelina Tabanelli - Consulente Nutrizionale E-mail: evelinatabanelli@libero.it

Fabrizio Tagliavini - Direttore Dipartimento Malattie Neurogenerative - Istituto Carlo Besta

Dott. Roberto Nonni - Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital - Faenza - E-mail: rnonni@alice.it

Prof. Umberto Tirelli Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica, Centro di Riferimento Oncologico, Istituto Nazionale Tumori di Aviano (Pordenone)

Dott. Marco Quarantini Medico Chirurgo spec. Odontostomatologia Centro Odontoiatrico Bononia - Bologna E-mail: marcosmile@libero.it

Dott. Gregorio Tugnoli Responsabile U.O.S.D. Chirurgia del Trauma Ospedale Maggiore, Azienda USL di Bologna E-mail: gregorio.tugnoli@ausl.bologna.it

Dott. Pietro Querzani Neurologo - E-mail: querzani@gmail.com

Dott. Aldo Vallicelli Nutrizionista - E-mail: aldoval57@libero.it

Dott.ssa Paola Ferrari Medico Veterinario della Società Scientifica Italiana di Medicina Preventiva Email: segreteria.fvmromagna@yahoo.it

Dott. Stefano Palo - Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica Cell: 393.4825681 E-mail: dott.stefanopalo@gmail.com

Dott.ssa Sara Vignoli Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 - E-mail: vignolisara@gmail.com

Dott. Maurizio Fontana Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia Presidio Ospedaliero di Faenza

Dott. Massimiliano Perrone Medico Chirurgo Oculista Direttore Sanitario Poliambulatorio Privato DSC - Bologna - Tel. 051.242588 E-mail: info@poliambulatoriodsc.com

Dott.ssa Margherita D’Amato Medico Chirurgo Oculista - Studio: Piazza della Resistenza, 3 Alfonsine (RA) - Cell. 333.1671952 Dott. Andrea Drei Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza E-mail: andrea.drei@alice.it

Nicoletta Fabbri Laureata in Scienze Motorie e Sportive Titolare di Spazio Pilates - Faenza - E-Mail: nicofabbri@libero.it

Dott. Andrea Flamigni - Specialista Idrologia Medica Direzione Sanitaria Terme di Cervia Email: andrea.flamigni@terme.org Dott. Francesco Giambelli Specialista in Ginecologia e Ostetricia Presidio Ospedaliero di Ravenna Email: francesco.giambelli@auslromagna.it Dott.ssa Elisabetta Giusti - Specialista in Chirurgia d’urgenza e P. S.. Diagnostica Ecocolor Doppler - Flebologia Ravenna - Casa di Cura Domus Nova E-mail: ela.giusti@gmail.com Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com Dott. Marco Ioni - Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza - AUSL di Ravenna Dott. Marcello Lanari - Consiglio Direttico SIN, Società Italiana di Neonatologia

Dott.ssa Federica Piras Medico Veterinario - E-mail: st.fe@libero.it

Edda Plazzi - Psicologa e Psicoterapeuta di coppia per problemi sessuali e relazionali Cell. 333.6921234 - E-mail: eddaplazzi@hotmail.com Antonio Ravaglioli Esperto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici per impiego biomedico E-mail: ravaglioli.antonio@alice.it Tiziano Rondinini - Apicoltore - Faenza Roberta Rossi Presidente Federazione Italiana Sessuologia Scientifica

Dott. Nicola Vanuzzo Odontoiatra - Centro Dentale Vanuzzo - Padova Tel. 049.8790496 - info@centrodentalevanuzzo.it www.centrodentalevanuzzo.it Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata - E-mail: salutenaturasnc@alice.it

Max Vismara Istruttore cinofilo e psicologo clinico - www.dicasavismara.it Ing. Nicola Vitiello Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Dott. Giuseppe Vieni - Responsabile servizio di Allergologia e Pneumologia pediatrica Unità Operativa di Pediatria e Neonatologia Ospedale S. M. delle Croci di Ravenna e Presidi Ospedalieri di Faenza e Lugo - AUSL Romagna Dott. Salvatore Voce - Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it

Dott. Antonio Salzetta Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva - Presidio Ospedaliero di Faenza - Ausl Ravenna

Dott. Alfonso Zaccaria Ex Direttore Dipartimento Oncologia ed Ematologia Azienda USL di Ravenna

Dott.ssa Angela Riccioni - Psicoanalista Membro associato A.I.Psi - Ravenna - Via Rocca ai Fossi, 6 Cell. 347.4819433 - Email: angelariccioni@libero.it

Dott. Franco Ziccardi - Medico di medicina generale Gruppo C.A.S.P.I.T.A. di Faenza - E-mail: caspitafaenza@gmail.com


Don Angelo Lolli

Direttore Sanitario Dott. Paolo Balella

DAL 1928 IL NOSTRO IMPEGNO VERSO CHI SOFFRE Il 25 gennaio del 1928, Don Angelo Lolli inaugurava l’Ospizio Cronici Abbandonati Santa Teresa del Bambino Gesù.

Nell’anno successivo, il 1929, veniva aperta la Farmacia dell’Istituto, completando un servizio allora assai efficiente ed innovativo, nato per aiutare i malati, i più deboli, i bisognosi, le persone anziane.

Don Lolli raccomandava di “accostarsi ai malati con un cuore tutto pieno di bontà”. Questo invito, rivolto dal fondatore di Santa Teresa agli operatori sanitari che prestavano servizio nella struttura da lui fortissimamente voluta, rappresenta, ancora oggi, le fondamenta etiche del Poliambulatorio.

Le moderne tecnologie e le nuove frontiere della medicina rafforzano queste radici. Da segnalare come al Laboratorio Analisi e al Punto Prelievi di Qualità, i prelievi stessi e le prestazioni infermieristiche vengono eseguite non solo sul luogo, ma anche a DOMICILIO, previo appuntamento. L’accesso al Punto Prelievi è diretto e senza appuntamento. Anche l'Ambulatorio Infermieristico, eroga le prestazioni a DOMICILIO. Presso la PROPRIA ABITAZIONE è possibile, quindi, ricevere la rimozione dei punti di sutura, le medicazioni, le fasciature ed i bendaggi semplici, i prelievi ematici e delle urine, le iniezioni sottocutanee ed intramuscolari, l'ECG oppure altre rilevazioni, come la misurazione della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e respiratoria.

NON SOLO Il Centro Riabilitativo e Fisioterapico offre un’ampia scelta di prestazioni e trattamenti, che vengono eseguiti all’interno del centro stesso, modernamente attrezzato e dotato di spaziosa palestra. Le terapie vengono eseguite con l'ausilio di moderni strumenti medicali, ed anche in questo caso, sì è voluto pensare alle persone che hanno difficoltà di spostamento e deambulazione. Il SERVIZIO RIABILITATIVO, ORTOPEDICO e NEUROLOGICO può essere quindi effettuato PRESSO il DOMICILIO dei PAZIENTI. Dott. Paolo

Balella

Direttore Sanitario Polo Sanitario Opera Santa Teresa del Bambino Gesù

"Quando dobbiamo pensare, dire e fare qualcosa per gli altri, riflettiamo che cosa vorremmo che si pensasse, si dicesse e si facesse per noi" - Don Angelo Lolli. Polo Sanitario Opera Santa Teresa del Bambino Gesù - Via Don Angelo Lolli, 20 - Ravenna - Tel. 331.9128451


Dal 1968…

Dal 29 marzo al 10 aprile siamo all’

RAVENNA Via Ricasoli, 18 48100 Ravenna Tel.: 0544 450029 SHOWROOM: Dal lunedì al venerdì 8.00 - 12.00 e 14.00 - 18.30 Sabato mattina 9:00 alle 12:00

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