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MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 6 - GIUGNO 2013
RAVENNA
Chirurgia plastica
LAST-MINUTE
Quali gli interventi per l’estate.
INOLTRE IN QUESTO NR.
· Difendersi dalla zanzara tigre · Pet therapy a Montecatone PAG. 14
Jack Sintini
VITTORIA sulla malattia, TRIONFO con lo scudetto.
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Casa Famiglia Residenza e semiresidenza per anziani La Residenza Villa Gaia si propone per il sostegno di persone anziane autosufficienti o con lievi insufficienze che per i più svariati motivi hanno difficoltà a vivere sole nelle loro abitazioni.
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Nr. 6 - GIUGNO 2013 - www.salute10piu.it
ALIMENTAZIONE
3 FIORI DA MANGIARE Ambra Mambelli ORTOPEDIA
4 LA PROTESI AL GINOCCHIO DELL’ANZIANO Intervista al dott. Giuliano Musacchi SALUTE
6 IL COLESTEROLO Dott. Franco Ziccardi ATTUALITÀ
8 IL FEMMINICIDIO Dott. Angelo Lofino OCULISTICA
12 COSA È IL CHERATOCONO Dott. Ugo Cimberle SPORT
14 JACK SINTINI Fabio Lironzi MEDICINA
18 VIAGRA, VIA LIBERA AL FARMACO GENERICO Dott. Andrea Baldisserri ESTETICA
20 CHIRURGIA PLASTICA LAST MINUTE Anna Danieli AMBIENTE
24 LA ZANZARA TIGRE Tiziano Zaccaria SALUTE
28 STORIA DELLA MEDICINA - Medioevo e Rinascimento Tiziano Zaccaria SOCIETÀ
30 PET THERAPY A MONTECATONE
SALUTE 10+ N. 6.2013 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011. Proprietà, redazione e realizzazione Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it Stampa: Tipografica Derthona - Tortona (Al)
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ALIMENTAZIONE
FIORI DA
MANGIARE UNA CARICA DI ANTIOSSIDANTI
Ambra Mambelli Laboratorio artigianale Erbe in Pasta Via Castel Nuovo Pilastrino 2, Solarolo - Ra Email: erbeinpasta@yahoo.it
Fin dall’antichità i fiori sono stati utilizzati in cucina, sia per abbellire che per migliorare il sapore di alcune ricette. Molti fiori spontanei hanno quantità importanti di antiossidanti, alcuni anche maggiore di frutta e verdura, inoltre sono più facili da riconoscere, con il rischio ridotto al minimo di sbagliare e con rischio basso di tossicità. E’ importante non mangiare fiori acquistati, poiché coltivati con utilizzo di pesticidi e fertilizzanti; uniamo quindi al piacere di una passeggiata in campagna, la raccolta di fiori mangerecci.
Tanto per cominciare… …ecco la ricetta di una frittata di fiori, una sana alternativa. Preparare una pastella con 3 uova, mezzo bicchiere d’acqua, 50 grammi di parmigiano reggiano grattato, un pizzico di cremor tartaro (o bicarbonato) e un cucchiaino di aceto di mele. A composto aggiungeremo fiori di zucca, fiori di borragine, calendula e fiori di malva. Versare il miscuglio in una teglia rivestita di carta forno ed infornare, a forno caldo, (180°). Cuocere per circa 10/15 minuti, fino a quando la frittata non si sarà rappresa!
La Calendula…
Anche i fiori di Borragine…
…ad esempio, è uno dei fiori più ricchi di luteina, sostanza antiossidante protettiva della vista. Fiore apprezzato per l’aroma che ricorda lo zafferano, i fiori di calendula sono CALENDULA buoni sia cotti che crudi, utilizzare i suoi petali ravviva le insalate di colore, sapore e nutrimento.
…hanno, fra le varie caratteristiche, un buon potere antiossidante. Deliziosi sono i fiori di borragine canditi, una sana alternativa alla richiesta di caramelle dei nostri bambini. La ricetta delle Stelle Candite: 20 fiori di borragine, 1 albume, 1 cucchiaio di succo d’arancia, 50 grammi di zucchero. Mescolare l’albume al succo d’arancia e montarlo a neve; immergervi i fiori di borragine ben lavati e asciugati, completamente aperti. Cospargere i fiori con lo zucchero, deporli su un foglio di carta assorbente e lasciarli asciugare per almeno 8 ore. Conservarli in un vaso di vetro a chiusura ermetica separando i vari strati con fogli di carta FINE oleata.
NUVOLE DI PUREA DI PATATE ALLA CALENDULA Ingredienti: 500 grammi di patate a pasta bianca, petali di 5 fiori di calendula, ¼ litro latte intero, 1 noce di burro, 2 uova, 100 grammi di parmigiano reggiano, sale e pepe. Lessare le patate con la buccia in acqua salata, pelare e schiacciarle con lo schiacciapatate ancora calde. Una volta intiepidite, aggiungere i petali di calendula, salare e pepare. Montare gli albumi ben sodi. Amalgamare, patate ai tuorli, aggiungere il latte ed infine i tuorli a neve. Foderare una teglia con carta forno e con l’aiuto della sacca a poche formare dei grossi riccioli. Spolverarli col parmigiano e infornare a forno caldo (180°) per 20 minuti.Può diventare una pietanza completa, aggiungendo sotto le Nuvole di purea alla calendula uno strato di carne mista macinata, insaporita da cipollina fresca tritata finemente, un uovo, sale e pepe.
FIORI DI BORRAGINE CANDITI
Le ricette e i consigli sono tratti dal mio libro “Erbe in Pasta”, stampato da Romano Editore (info per acquistarlo tel. 339-3048010), dove potete trovare ricette della tradizione con l’utilizzo delle erbe selvatiche e aromatiche del territorio. L’arte di fare la pasta tra tradizione e innovazione, gesti semplici che hanno fatto grande le erbe di campo, oggi quasi sconosciute, ma patrimonio di una tradizione da riscoprire.
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ORTOPEDIA
LA CHIRURGIA PROTESICA
NEL GINOCCHIO
DELL’ANZIANO Il dottor Giuliano Musacchi, specialista in ortopedia e traumatologia, ci spiega questa tecnica.
Intervista a cura di Tiziano Zaccaria giornalista per la redazione di SALUTE 10+
Dottore, iniziamo con una premessa: cosa si intende oggi per paziente anziano «La qualità della vita, grazie alla prevenzione e cura delle malattie e alla maggiore attenzione per il proprio corpo, negli ultimi 2030 anni è nettamente migliorata, per cui oggi non è così semplice definire i con-
fini anagrafici del paziente anziano. E poi la suddivisione di Anziano e Grande Anziano a me non è mai piaciuta. Diciamo che per un Chirurgo Ortopedico è importante la qualità di vita del paziente e le varie problematiche sanitarie da valutare, insieme all’Anestesista e all’Internista, prima di un eventuale intervento, non la carta di identità».
Quali sono le patologie ortopediche più frequenti? «In base all’età e all’attività fisica lavorativa e sportiva, possiamo trovare delle patologie infiammatorie tendinee e delle
modeste alterazioni della cartilagine che possono essere trattate con terapia fisica e riabilitativa o infiltrativa (non cortisone, ma acido Ialuronico), fino alle gravi patologie artrosiche e deformanti che necessitano di trattamento Protesico».
Quando un paziente deve sottoporsi ad un intervento di protesi di ginocchio? «Quando tutte le terapie effettuate, fisiche mediche ed infiltrative, non hanno dato risultati e il paziente, con grave artrosi del ginocchio, continua ad avvertire dolore e zoppia che altera la qualità della sua vita».
CENTRO PREVENZIONE - DIAGNOSI - CURA
FRATTURE SU BASE OSTEOPOROTICA
Responsabile Dott. Edoardo Dalmonte (già responsabile Centro Osteoporosi AUSL Ravenna) - Valutazione clinica - Valutazione rischio cadute - Valutazione rischio fratture - Densitometria ossea - Valutazione dietologica - Percorsi riabilitativi e trattamenti fisiochinesiterapici - Rx rachide - Esami di laboratorio
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Pacchetto nr. 1 - G 120,00 Dexa Femorale più lombare Valutazione clinica
L’osteoporosi è un quadro che presenta bassa massa ossea, ed un deterioramento della microarchitettura ossea. Ne consegue un rischio di frattura con effetti a livello di mobilità e conseguente perdita di autonomia.
Pacchetto nr. 2 - G 200,00
Pacchetto nr. 3 - G 150,00
Dexa Femorale più lombare Valutazione clinica e dietologica Nr. 2 trattamenti fisiochinesiterapici
Valutazione clinica e dietologica Nr. 2 trattamenti fisiochinesiterapici Eventuali esami di laboratorio pagheranno solo la relativa quota ticket.
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ORTOPEDIA
Cosa si intende per protesi di ginocchio?
E’ un intervento doloroso?
«La protesi consta di 3-4 componenti: una per il femore che lo riveste (scudo femorale) dopo tagli adeguati, una per la tibia con interposto uno spaziatore che mima GINOCCHIO i menischi e PRIMA consente lo scivolamento delle 2 componenti e una buona articolarità. Esiste anche la protesi di GINOCCHIO rotula, che si impianta DOPO solo quando questa sia particolarmente danneggiata».
«Nei primi giorni è un po’ doloroso, anche perché la riabilitazione inizia subito il giorno successivo all’intervento, e così pure la deambulazione, ma con adeguate terapie analgesiche è normalmente sopportato bene. Poi dipende anche dalla soglia del dolore del paziente e da quanto dolore aveva prima».
I risultati sono sempre buoni? «Nell’80 per cento dei casi i risultati sono ottimi, nel 10 per cento sono buoni, nel 5 per cento mediocri (le cosidette protesi dolorose che non sappiamo perché: rx perfetti, ginocchio asciutto e stabile, ma il paziente accusa dolore ) e nel 5 per cento cattivi (infezione, mobilizzazioni delle componenti protesiche ecc…)».
Quali sono i tempi di recupero per la guarigione GINOCCHIA CON PROTESI (VISTE AI RAGGI X)
«Si cammina subito con due appoggi, e dopo un mese si abbandona un appoggio e si può guidare l’auto, ma è molto
importante una buona e corretta riabilitazione da solo e con il fisioterapista, seguendo un protocollo riabilitativo che normalmente il Chirurgo ortopedico dà al paziente nel post operazione. Quindi diciamo circa tre mesi, ma fino a 5-6 mesi il ginocchio non è ancora guarito completamente».
Quindi la riabilitazione post-operatoria è molto importante? «Direi che è fondamentale. Avere un paziente che ha voglia di collaborare e di impegnarsi quotidianamente a seguire gli esercizi da solo e con il fisioterapista, almeno a giorni alterni per circa due mesi, è sicuramente una situazione ideale per ottenere un buon risultato finale. Ovviamente premesso che la protesi sia stata impiantata bene, e questo è responsabilità del FINE Chirurgo Ortopedico».
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SALUTE
COLESTEROLO Un “amico” che sa essere anche “nemico”
Dott.
Franco Ziccardi
Medico di medicina generale Gruppo C.A.S.P.I.T.A. di Faenza E-mail: caspitafaenza@gmail.com
Da molti anni il colesterolo costituisce l’argomento centrale di chiacchierate nella sala d’attesa del medico, a tavola e in famiglia. In questa articolo esporrò riflessioni con taglio volutamente discorsivo, semplificando gli aspetti scientifici, sullo stile di quanto fanno quotidianamente i medici di famiglia nei loro ambulatori. Sia la stampa scientifica, sia quella leggera, sia convegni medici più o meno seri e più o meno sponsorizzati da interessate Case Farmaceutiche, hanno prodotto negli ultimi sessant’anni molti dati e studi osservazionali/epidemiologici attorno al pianeta-colesterolo e alle malattie cardiovascolari ad esso connesse. Diversi aspetti sono tutt’altro che chiariti. Soprattutto quelli legati al ruolo diretto e realmente responsabile del colesterolo nella incidenza degli eventi cardiovascolari maggiori (infarto del miocardio, ictus cerebrale ecc..). Molte affermazioni e regole date per scontate su detto ruolo non sono ancora scientificamente provate.
Cosa è? Il colesterolo è una molecola indispensabile alla specie umana, in quanto costituisce elemento essenziale della membrana cellulare e regola la vitale divisione cellulare. E’ la base essenziale per formare ormoni vitali quali quelli maschili e femminili, regola lo sviluppo dell’embrione umano, è la base per produrre bile e acidi biliari, ecc. Si presenta come sostanza biancastra e di consistenza come la cera, nelle piante è presente solo in tracce. 6
La stragrande quantità di colesterolo del nostro organismo è prodotta autonomamente e immesso nel sangue circolante dal fegato. Solamente una piccola parte viene assunta con gli alimenti. L’incremento del colesterolo nel sangue dovuto all’alimentazione lo danno principalmente solo gli alimenti contenenti i cosiddetti grassi saturi, che provengono dal mondo animale. Pertanto ciascuno di noi è sostanzialmente geneticamente “predestinato” ad avere un colesterolo circolante alto, basso o giusto! Esso circola nel sangue però, non essendo solubile nel sangue, agganciato alle cosidette lipoproteine che trasportano anche altri grassi. Le più conosciute e importanti sono le cosidette HDL e LDL, ed è dal dosaggio dei queste che “misuriamo” il colesterolo di ognuno di noi. COLESTEROLO BUONO Le HDL prelevano il colesterolo dalle pareti delle arterie, ostacolando la formazione delle placche aterosclerotiche.
COLESTEROLO CATTIVO Le LDL, al contrario, depositano il colesetrolo in eccesso sulle pareti delle arterie, favorendo così la formazione delle placche.
Il nesso causa-effetto del colesterolo sulla incidenza del rischio di eventi cardiovascolari (infarti del miocardio e ictus) non è ancora del tutto chiarito ed ha richiesto molti anni di studi osservazionali ed epidemiologici. Gli studi fatti con metodi validati scientificamente sono tanti, ma tra i piu noti si annoverano il primo e il più vecchio Framingham Heart Study (fatto sulla popolazione di una cittadina del Massachussetts) e il nostro Progetto Brisighella Heart iniziato nel 1972.
Entrambi questi studi hanno dimostrato che a determinare una malattia cardiovascolare contribuiscono numerosi fattori, fra cui un ruolo importante ma non assoluto è rappresentato anche da un tasso alto di colesterolo circolante nel sangue. Anzi sono stati proprio questi grossi studi a confermare quanto si intuiva nella pratica clinica quotidiana, cioè che il tasso di colesterolo era uno dei killer, ma necessitava della compresenza di altri fattori di rischio, fra cui i più importanti sono: diabete, ipertensione, obesità, sedentarietà, fumo, abitudini alimentari. Alcuni studi hanno addirittura dimostrato che anche un tasso troppo basso di colesterolo produce una mortalità minore per cause cardiovascolari ma maggiore per mortalità totale per altre cause. Quindi non colpevolizziamolo al di là delle sue colpe che comunque ha. Anzi, anche recentemente, alcuni scienzati e in particolare il noto scienziato francese Philippe Even, a proposito del ruolo del colesterolo nel determinismo delle malattie cardiovascolari, addirittura parla di “farsa architettata dalle multinazionali farmaceutiche”. Ovviamente una linea ragionevole deve necessariamente adeguarsi alle indicazioni che sono fornite da Organismi Sovranazionali, quali l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), che dovrebbe essere “al di sopra” di ogni sospetto e interesse commerciale, salvo prova contraria.
Ereditarietà e stili di vita Come già detto, la stragrande maggioranza del nostro colesterolo circolante è “predeterminato geneticamente”, quindi roba da… scegliersi i genitori portatori di basso colesterolo! Ma visto che il colesterolo, senza la complicità di altrettanti importanti altri fattori, non è responsabile di grandi danni, un perdono ai genitori ipercolesterolemici lo si può concedere.
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SALUTE Infatti le abitudini alimentari, l’obesità, la sedentarietà e il fumo dipendono dalle responsabiltà personali e dalla nostra educazione ad un sano stile di vita: moto, calo ponderale, abolizione del fumo ecc..
L’ipertensione Discorso analogo si può fare con l’ipertensione che, se pur anch’essa geneticamente predeterminata nella stragrande maggioranza dei casi, è suscettibile di essere “tenuta a bada” anche con un buon stile di vita, fra cui il moto e lo scarso uso di sale sono i più importanti. Pertanto si commette grave errore nel concentrare le proprie attenzioni sul colesterolo, sia sul versante dell’allarme di aumento, sia sul versante di una falsa rassicurazione nel caso di colesterolo normale. Molti medici, su indicazioni consolidate dell’OMS, se pure in continuo divenire, ormai usano correntemente il calcolo del ”rischio cardiovascolare” semplificato attraverso “carte di rischio”: una sorta di tabelle in cui sono indicate età, abitudine al fumo, tasso di colesterolo, valori della pressione ecc.. Ne risulta per ciascuno di noi un calcolo del rischio, cioè di probabilità che si verifichi un evento cardiovascolare nei successivi dieci anni. Esso, pur essendo un indicatore scientificamente provato e approvato, rappresenta solo una previsione, l’unica possibile con gli attuali mezzi scientifici. Perciò “la sentenza” va presa sia dal medico che dal paziente con adeguata ragionevolezza e non come una sorta di “sfera di cristallo” di indovino. In casi ben selezionati di rischio alto e a patto che, una volta intrapresa si prosegua per anni, il medico decide di iniziare una terapia con le arcinote statine che hanno abbondantemnete dimostrato di abbassare il tasso di colesterolo e di diminuire le probabilità di un evento cardiovascolare, ma che non hanno sufficientemente accertato di abbassare la mortalità per tutte le altre cause. Fondamentale rimane il controllo dell’ipertensione, dell’eventuale diabete e del ruolo delle abitudini di vita: eliminazione della sedentarietà, rientro severo nel normopeso e abolizione del fumo!
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E l’alimentazione di cui si favoleggia? E’ molto importante, ma le regole sono poche e banali! In alcuni studi scientificamente controllati e validati gli alimenti ricchi di colesterolo non hanno dimostrato evidenti danni vascolari e sono scarsamente influenti sul tasso di colesterolo. Semplificando, alcune regole di buon comportamento sono: - MODESTE QUANTITÀ di qualsiasi
cibo derivato da animali; - PREFERENZE per i grassi vegetali e le verdure in generale; - USO FREQUENTE di grassi polinsaturi (pesci); - CONSUMO QUOTIDIANO di leguminose quali soia, noci, semi vari, scarso consumo di alcolici, quattro-cinque porzioni di frutta al giorno. Una macchina FINE della verità resta la bilancia!
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ATTUALITÀ
FEMMINICIDIO La violenza maschile sulle donne costituisce la prima causa di morte al mondo per le donne di età compresa tra i 16 ed i 44 anni.
Dott.
Angelo Lofino
Psicologo Psicoerapeuta www.psicologia-studio-sessuologia.it
Il termine femminicidio, o femmicidio, si riferisce alle violenze che vengono perpetrate dagli uomini ai danni delle donne in quanto tali, ossia in quanto appartenenti al genere femminile. Il femminicidio comprende inoltre tutti quei casi di omicidio in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi relativi alla sua identità di genere.
Uomini tra desiderio di possesso e paura In generale, la causa sociale della violenza viene attribuita alla tendenza maschile a non considerare le donne
come individui indipendenti e con il diritto di autodeterminarsi, ma come cosa propria. L’aumento di casi di violenza e femminicidio viene spesso associato al fatto che in questo momento stiamo vivendo una fase di mutamento dell’identità femminile, che va verso l’emancipazione e la libertà, e viene quindi vissuta dagli uomini come una minaccia alla propria virilità o al proprio diritto al dominio sessista.
Nelle donne la paura diventa terrore
Tuttavia anche fattori di tipo psicologico influiscono su questo. La denuncia a volte è difficile da fare perché vi è il concreto rischio di un aumento di maltrattamenti in condizioni di terrore, e chi è terrorizzato fa fatica a parlare.
Spesso vi è stata violenza per molto tempo in molte situazioni che si concludono con morte della donna (Schulman 1979, Johnson, 1995).
Cosa sostiene l’antropologa Marcela Lagarde
Questo problema determina, insieme a molti altri, la percentuale relativamente piccola di donne che denunciano violenza.
Marcela Lagarde, antropologa messicana, considerata la teorica del femminicidio, sostiene che “La cultura in mille modi rafforza la concezione per cui la
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ATTUALITÀ violenza maschile sulle donne è un qualcosa di naturale, attraverso una proiezione permanente di immagini, dossier, spiegazioni che legittimano la violenza, siamo davanti a una violenza illegale ma legittima, questo è uno dei punti chiave del femminicidio”. Il femminicidio secondo Marcela Lagarde è un problema strutturale, che va aldilà degli omicidi delle donne, riguarda tutte le forme di discriminazione e violenza di genere che sono in grado di annullare la donna nella sua identità e libertà non soltanto fisicamente, ma anche nella loro dimensione psicologica, nella socialità, nella partecipazione alla vita pubblica.
DISGRAFIA Dott.ssa M. Germana Azzarello Consulente Grafologa Educatrice e Rieducatrice della scrittura. Iscritta all’ANGRIS -
- LA DISGRAFIA È UN DISTURBO DELL’APPRENDIMENTO CHE PUO’ ESSERE AFFRONTATO ESEMPIO DEL RISULTATO DI UNA RIEDUCAZIONE ALLA SCRITTURA: PRIMA DOPO
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Pensiamo a quelle donne che subiscono per anni molestie sessuali sul lavoro, o violenza psicologica dal proprio compagno, e alla difficoltà, una volta trovata la forza di uscire da quelle situazioni, di ricostruirsi una vita, di riappropriarsi di sé.
Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura
nr.192 L. 4/2013.
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Il lato psicologico Mentre la prospettiva sociale e politica è largamente dibattuta, ci sembra che manchi, per ottenere una comprensione migliore del fenomeno e per contrastarlo più effica-
azzarellogermana@gmail.com
cemente, una discussione psicologica delle cause della violenza di genere (Straus e Gelles 1992; Dutton 1994). Potrebbe essere che la giusta critica alla rappresentazione di femminicidi come ‘momenti di follia’ o ‘folle gelosia’ o… »SEGUE
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ATTUALITÀ …omicidi passionali’ abbia contribuito a rendere riluttanti a occuparsi di questo aspetto molti autori altrimenti attenti al tema. A mio avviso, invece, un’attenta analisi psicologica (al contrario di una superficiale narrazione maschilista o una lettura esclusivamente politica) lungi dal giustificare gli atti di violenza o in qualche modo ‘discolpare’ i colpevoli, può essere di grande aiuto per dare il giusto peso ai segnali di allarme e quindi, nei limiti del possibile, prevenire gli atti di violenza e, sul lungo termine, elaborare strategie vincenti per ridurre e combattere tali atti. Ogni volta che un uomo è violento, questa violenza nasce da un sentimento di helplessness (inettitudine, incapacità), di fragilità, considerata inaccettabile, alla quale egli cerca di resistere picchiando. La violenza è per molti nostri pazienti il tentativo di controllare la depressione, derivata da sentimenti di umiliazione inaccettabili. Spesso queste persone sono cresciute in ambienti violenti, essendo umiliate o maltrattate dalle figure di riferimento.
di uccidere, mi arrabbio, do un pugno, la ragazza cade, batte la testa e muore.
È dunque ormai conoscenza comune e asseverata (accertata) che se un bambino o una bambina assistono a violenza sistematica da parte di un genitore verso l’altro genitore o verso un fratello o se essi stessi subiscono violenza, è più facile che poi utilizzino la violenza quando si trovano in condizioni di stress (Straus, 1998).
IMPULSIVA E BASTA Ho intenzione solo in quel momento di uccidere, mi fa arrabbiare, perdo il lume della ragione e la strozzo, lei muore.
A fronte di una tendenza delle donne e degli uomini a essere egualmente conflittuali, la percentuale di crimini da violenza è tutta a favore dei maschi (90%) rispetto alle donne. Anche se bisogna tenere a mente che questi, naturalmente, costituiscono solo una piccola percentuale degli uomini. Infatti, l’80% dei maschi non sono violenti, il 12% è violento ogni tanto e l’8% è violento sempre. E sono questi i due gruppi che ci interessano per la nostra analisi.
DI GRUPPO Con un gruppo di maschi dopo avere bevuto molte birre, ci prendiamo una ragazza e la violentiamo insieme, poi la buttiamo giù dalla macchina e lei muore.
Quale violenza IMPULSIVA PRETERINTENZIONALE Ho intenzione di fare del male ma non
STRATEGICA, PARANOIDEA Ho un piano di assassinio preparato da giorni: aspetto la mia ex donna che mi ha lasciato dietro un cespuglio, lei arriva e io l’ammazzo;
DA FALLIMENTO DELLA GRANDIOSITÀ NARCISISTA Come si permette una come lei che avevo raccolto per strada di sfidarmi o laciarmi, questa umiliazione, questa perdita della faccia è per me insopportabile e la uccido.
VR Telecomunicazioni è una dinamica azienda nata nel 1989 composta da un team di persone con maturata esperienza professionale, che imposta la sua attività nel settore reti e telecomunicazioni con l’intento di dare origine ad una struttura ad alto valore aggiunto, in grado di fornire servizi di progettazione installazione ed assistenza con la consapevolezza che la capacità di progettare e realizzare le soluzioni più adeguate alle esigenze dei clienti e del loro business è la maggior garanzia che si possa offrire. VR Telecomunicazioni ha successivamente esteso le proprie risorse ed i propri servizi aprendosi al settore della sicurezza ed impiantistica speciale, con particolare attenzione ai sistemi antintrusione, antincendio e rilevazione gas, impianti di video sorveglianza, controllo accessi e rilevazione presenze. DIVISIONE
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ATTUALITÀ anche origine in famiglie nelle quali la violenza e la prepotenza maschile è accettata o tollerata. Le ragazze che hanno padri violenti rischiano di divenire vittime di uomini violenti (Norwood).
ANTISOCIALE - AMORALE Mi ha stufato, non mi serve più, ho un’altra più giovane e più bella, la uccido e così sono libero. La violenza intra-familiare, la violenza di genitori a loro volta maltrattati e che divengono maltrattanti è all’origine di gran parte dei comportamenti violenti dei nostri pazienti. Va combattuta come un grave problema psichiatrico con risvolti sociali importanti. Citiamo da Otto Kernberg: “Bambini maltrattati sviluppano maggiore dipendenza dai genitori abusanti e tendono a riprodurre i rapporti di maltrattamento nell’età adulta”. Se tratto male mio figlio, gli insegno che di fronte a problemi complessi, a minacce di abbandono e difficoltà, si sentirà impotente e maltratterà, spesso le donne.
potenza muscolare tra maschi e femmine nella razza umana mette le donne a maggior rischio di essere maltrattate e uccise. La violenza familiare va dunque individuata e fermata fin dall’infanzia. Bambini violenti diventano uomini violenti, madri che accettano che il figlio assista alle botte che prende dal marito, lo mettono in contatto con la violenza come qualcosa di accettabile, donne che lasciano che il terrore le blocchi nella difesa dei figli, passano il bastone della violenza alla generazione successiva.
Una luce in fondo al tunnel
Se tratto male mia moglie, la umilio, la picchio di fronte ai miei figli, rischio di costruire persone che a loro volta tratteranno male e maltratteranno le loro compagne. E questo, data la diversa
Da un punto di vista psicologico è però anche importante guardare alle donne, che se in alcuni casi riescono a uscire da relazioni violente e a denunciarle, in molti altri non fuggono da uomini violenti, non si proteggono, non leggono segnali preliminari che c’erano stati e spesso estremamente chiari. Donne che accettano la compagnia di uomini violenti sviluppano nei loro confronti spesso relazioni di dipendenza, e la dipendenza femminile da uomini violenti ha
Riconoscere le situazioni rischiose ed avere il coraggio di allontanarsi da esse in maniera definitiva equivale a “salvare” la propria vita. Anche il più piccolo segnale di violenza, (un urlo improvviso, un gesto spazientito che fa saltare il telefono dal tavolo, due domande di troppo del tipo gelosia pericolosa) deve essere preso in considerazione ed interpretato come messaggio prezioso per considerare quella storia una storia non buona, che potenzialmente ci mette a rischio, e che quindi andrebbe chiusa. Un uomo violento non cambia con l’amore di una donna, non è curabile altro che con la conquista della consapevolezza del suo problema e il doloroso passaggio attraverso una buona psicoterapia. Le donne devono imparare ad essere prudenti e difendersi dai primi segnali dalla violenza maschile (Camille Paglia), e a non esporsi a chiarimenti o incontri di discussione in situazioni di conflitto e violenza. Nessun amore maledetto vale la vita, nessun legame familiare ci FINE costringe all’autodistruzione.
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OCULISTICA
IL CHERATOCONO E’ una malattia genetica rara. Colpisce la cornea, che perde progressivamente consistenza, assumendo una forma a cono.
Dott.
Ugo Cimberle
Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it
Malattia classificata rara, ma non infrequente nella nostra regione perché trasmessa geneticamente, il cheratocono è in Italia la causa principale dei trapianti di cornea. È una malattia genetica, quindi già presente alla nascita, ma si fa vedere clinicamente nella giovinezza o nella prima età adulta.
In cosa consiste La nostra cornea è la lente principale dell'occhio, quel vetrino trasparente che ne forma la superficie anteriore e attraverso il quale possiamo vedere l'iride e la pupilla. Questa lente, un po' come il vetro dell'orologio, è spessa mezzo millimetro e larga una dozzina di millimetri, ha una forma regolarmente curva per LA CORNEA PERDE CONSISTENZA E ASSUME UNA FORMA A CONO
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permettere, assieme al COME SI MANIFESTA IL CHERATOCONO cristallino, ai raggi luminosi di andare a fuoco CRISTALLINO esattamente sulla retina. Una cornea affetta da IRIDE cheratocono perde proPUPILLA gressivamente la sua consistenza e tende ad assottigliarsi ed a sfiancarsi tanto che assume una forma a cono, da cui il nome. Questa forma, irregolare praticamente sempre, determina una CORNEA AFFETTA distorsione delle CORNEA DA CHERATOCONO immagini, con un calo NORMALE della capacità visiva tanto maggiore quanto più evoluta è la compongono e quindi indurendola. malattia. Essendo una patologia pro- La cornea così indurita sarà molto più gressiva nella maggior parte dei resistente allo sfiancamento e il cheracasi, ci sarà anche un progressivo peg- tocono non potrà evolvere; spesso si gioramento delle qualità visive che ren- ottiene anche un miglioramento visivo derà necessario il passaggio dagli a causa di una retrazione dell'apice del occhiali alle lenti a contatto semirigide cono. Questo trattamento serve a ed infine alla chirurgia per ottenere stabilizzare ed a ridurre in parte il cheratocono, per poi valutare come una capacità visiva utile. migliorare ulteriormente la capacità visiva, utilizzando un paio di Le possibili soluzioni occhiali o una lente a contatto (se Oggi abbiamo diverse soluzioni per ben tollerata), oppure effettuando un il cheratocono, in relazione allo sta- intervento particolare con il laser ad dio evolutivo ed alla progressione. eccimeri, lo stesso che usiamo per corLa prima cosa da fare appena diagnos- reggere i normali difetti refrattivi di tichiamo un cheratocono, anche se ci si miopia o astigmatismo. In questo caso, vede abbastanza bene con gli occhiali con un particolare programma regolaro le lenti a contatto, è cercare di bloc- izziamo la forma della cornea, riducencarne l'evoluzione con un trattamento do od eliminando la deformazione conservativo sulla cornea, che con- conica attraverso l’asportazione di siste nell'irradiarla con un laser ultravi- pochi micron di tessuto: ciò permette oletto dopo averla imbibita con una un “visus” migliore, a volte senza soluzione a base di riboflabina (vitami- occhiali o con un occhiale leggero, na B2), stimolando così la creazione di oppure una migliore tollerabilità della legami supplementari tra le fibre che la lente a contatto.
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OCULISTICA
Nei casi gravi occorre una nuova cornea
Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici
A malattia più avanzata, quando lo sfiancamento non ci dà altre possibilità, dobbiamo purtroppo sostituire la cornea malata.
Onlus
Oggi preferiamo, quando possibile, non sostituire tutta la cornea con un trapianto perforante, ma cambiarne solo gli strati anteriori.
Organizzazione di Volontariato - Albo Provinciale n.1633
A seconda dello stadio nel quale si trova il cheratocono, cioè quanto è sfiancato ed assottigliato, possiamo in maniera abbastanza semplice asportare una parte di tessuto con il laser ad eccimeri e sostituirla con un lenticolo corneale disidratato, oppure togliere tutta la parte anteriore della cornea fino al sottilissimo strato profondo e sostituirla con una cornea da donatore, privata soltanto della sua membrana interna.
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SPORT
LA BELLA FAVOLA
DI JACK SINTINI DALLA MALATTIA ALLO SCUDETTO Il pallavolista lughese, dopo aver sconfitto un tumore al sistema linfatico, ha vinto il tricolore con l’Itas Trento. “Sembra un sogno, invece è una bellissima realtà”. di Fabio Lironzi Tutte le foto di queste ultime settimane lo ritraggono sempre con un sorriso smagliante. In effetti Giacomo “Jack” Sintini ha più motivi validissimi per essere felice. Il pallavolista lughese, di ruolo palleggiatore, sposato con Alessia e padre della piccola Carolina, l’anno scorso ha vinto la più grande battaglia della sua vita, sconfiggendo un linfoma al sistema linfatico che lo aveva colpito nel 2011 e rischiava di minarne l’esistenza a soli 32 anni. E come in una bella favola, dopo aver ripreso a giocare, il 12 maggio scorso ha vinto da protagonista lo scudetto con l’Itas Trento.
Sintini, ci riassume la storia della sua malattia? «Nella primavera del 2011, appena conclusa la stagione agonistica, ha iniziato a crescermi incessantemente un dolore insopportabile sotto l’ascella e nella zona della scapola. Il male era forte, acuto e profondo, così mi sono rivolto ai medici. Dopo alcune indagini radiologiche, il primo giugno 2011 mi è stato diagnosticato una massa tumorale all’interno di una costola. Per l’esattezza: un linfoma non Hodgkin a grandi cellule B diffuso, ad alto grado di malignità, al quarto stadio. Quel giorno, drammatico, la mia vita si è fermata. 14
JACK SINTINI CON LA COPPA DEL MONDO PER CLUB
Avevo 32 anni, ero nel pieno della mia carriera agonistica. Ho dovuto sottopormi a sette cicli di chemioterapia e successivamente all’auto-trapianto di midollo osseo. E se oggi sono vivo lo devo soprattutto alla grande capacità dei medici che mi hanno assistito. La medicina sta facendo progressi enormi nella cura di queste malattie, grazie alla ricerca. L’ematologia oncologica è in continuo sviluppo e può migliorare ancora».
Santa Maria della Misericordia di Perugia, seguito dallo staff del professor Brunangelo Falini. Il mio iter terapeutico si è protratto per sette lunghi mesi, durante i quali ho lottato come un dannato per non cadere in depressione e in preda allo sconforto».
Da quale staff specialistico è stato seguito?
«Ho pensato molte volte che non avrei mai più potuto giocare a volley. C’erano giorni in cui mi veniva da piangere, vedendo quanto il mio fisico si fosse debilitato.
«Sono entrato in cura nel reparto di Ematologia Oncologica dell’Ospedale
Avrebbe mai pensato di tornare così in alto nella pallavolo, durante la malattia?
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SPORT Quando ho iniziato le cure, nel giugno 2011, ero 85 kg e in ottima forma; a dicembre, dopo sette cicli di chemio e l’auto trapianto di midollo osseo, pesavo 69 kg e non riuscivo nemmeno a camminare. Perciò in quel momento il mio unico pensiero era quello di riuscire a sopravvivere. Poi, quando le cure contro il cancro hanno iniziato a dare segnali incoraggianti, i medici mi hanno detto che il loro obiettivo era quello di riportarmi sul parquet. Da quel momento ho iniziato anch’io a crederci. La pallavolo era sempre stata la mia vita e l’idea di averla perduta per sempre mi aveva causato parecchie sofferenze».
Durante la malattia, sua moglie e la sua figlia di cinque anni le hanno fornito un sostegno importante «La presenza di mia moglie e mia figlia è stata per me uno stimolo incredibile, per lottare, per non abbattermi, per non cedere alla stanchezza. Avere qualcuno con cui piangere e affrontare le paure, ma anche gioire, può fare la differenza. La famiglia, la fede e la voglia di tornare a giocare mi hanno sostenuto, ma di certo non avrei potuto nulla senza l’assistenza dei medici. Loro mi hanno informato, confortato e motivato. Mi hanno controllato centimetro per centimetro, infondendo nelle mie vene i farmaci che hanno » SEGUE distrutto la malattia.
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SPORT Grazie a loro e grazie a Dio oggi sono qui, sono tornato alla vita insieme ai miei cari, posso correre con la mia bambina e posso guardare avanti. E sono tornato ad essere un giocatore di pallavolo ai massimi livelli».
Venendo al titolo vinto con Trento, come ha vissuto la decisiva gara cinque della finale scudetto contro Piacenza?
Lei ora ha fondato una “onlus” che porta il suo nome «E’ un’associazione che raccoglie fondi per la ricerca nella cura dei linfomi e delle leucemie, fondata sul motto: “Ho vinto nella pallavolo grazie alla passione. Ho sconfitto il cancro grazie alla ricerca”. L’idea è maturata durante il difficile periodo delle cure. Io e mia moglie ci chiedevamo spesso come avremmo potuto aiutare chi si ammala di tumore, e come avremmo potuto esprimere la nostra gratitudine verso le persone che mi sta-
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JACK SINTINI CON UN GIOVANE MALATO DI TUMORE
A seguito dell'infortunio del vostro palleggiatore titolare Raphael, lei ha avuto tantissimo spazio, venendo nominato alla fine miglior giocatore della partita. «Giocare a causa dell’infortunio di un compagno non è molto bello, comunque mi sono fatto trovare pronto nel momento decisivo per l’assegnazione del tricolore. Al solo pensiero che soltanto un anno fa non avevo ancora riottenuto l’idoneità sportiva dopo la malattia, mi sembra tutto una favola. Invece è una bellissima realtà».
vano curando, se fossimo riusciti ad uscire da quella terribile situazione. Così è nata questa associazione, per raccogliere fondi da destinare alla ricerca medica, anche per trasformare la mia guarigione e il mio ritorno allo sport nel messaggio che dal cancro si può guarire».
Il suo futuro?
(Associazione Giacomo Sintini, per versamenti: IBAN: IT 45 P 05 704 03000 000000031354)
«Ho ancora un anno di contratto con Trento ed intendo rispettarlo. Ma avrei fatto il possibile per restare anche se avessimo perso lo scudetto, perché qui
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SPORT mi sono sempre rimasti vicini e hanno creduto in me anche quando in pochi lo avrebbero fatto. Devo dire che ho avuto la fortuna di avere a che fare innanzitutto con persone stupende e sono quindi contento di averli ripagato con questa vittoria. Ora con Trento vorrei vincere anche la Champions League, l’unico titolo di club che ancora mi manca. E magari mi piacerebbe tornare a rivestire la maglia della nazionale».
La carriera di Jack Sintini Nato a Lugo nel 1979, Jack Sintini è cresciuto a Bagnacavallo, dove ha iniziato la sua carriera pallavolistica prima di approdare nel Porto Ravenna e successivamente nel Volley Forlì. Nel 2001 si è trasferito nella Sisley Treviso, con la quale ha vinto una Supercoppa italiana; quello stesso anno ha esordito in Nazionale. Nella stagione seguente si è trasferito alla RPA Perugia, con la quale nel 2004-05 è stato premiato come miglior palleggiatore del campionato.
FESTA SCUDETTO
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Nell'estate 2005 con la Nazionale guidata dal CT Gian Paolo Montali ha vinto l'Europeo giocato proprio in Italia: nella finale del PalaLottomatica di Roma gli azzurri hanno battuto la Russia. Nella stagione successiva è passato alla Lube Macerata, con la quale ha vinto il suo primo scudetto, la Coppa CEV e la Supercoppa italiana. Nel 2007 è tornato a Perugia, poi nell'estate del 2010 ha accettato l'offerta del club russo del Lokomotiv Belgorod, ma dopo soli 5
mesi è rientrato in Italia, nello Yoga Forlì. Nella primavera 2011 gli è stato diagnosticato un tumore al sistema linfatico, che lo ha costretto ad abbandonare l'attività agonistica. Dopo un solo anno è riuscito a sconfiggere il cancro e nella scorsa estate è stato ingaggiato dalla Trentino Volley, tornando a giocare una partita ufficiale il 14 ottobre 2012, un anno, 6 mesi e 10 giorni dopo la sua ultima apparizione. Con la squadra trentina in quest’ultima stagione ha vinto la Coppa del Mondo per club, la Coppa Italia e, infine, lo scudetto. FINE
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MEDICINA
VIAGRA, VIA LIBERA AL FARMACO
GENERICO
In giugno scade il brevetto della Pfizer: tutte le case farmaceutiche potranno così produrre lo stesso principio attivo, il Citrato di Sildenafil, contro la disfunzionale erettile. Doveva dilatare le coronarie…
Dott.
Andrea Baldisserri
Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it
Il 22 giugno scade il brevetto internazionale del Viagra e questo permetterà a tutte le case farmaceutiche in tutto il mondo di produrre e vendere lo stesso principio attivo (i cosiddetti farmaci generici equivalenti), naturalmente sotto altro nome, scatenando una corsa al ribasso del prezzo e di conseguenza una maggior diffusione. Per dare approssimativamente una dimensione economica, considerate che una confezione con quattro compresse di Viagra costa attualmente 50 euro e la Pfizer, la casa farmaceutica americana che ne detiene il brevetto, ha una resa annua da questo farmaco di due miliardi di euro. 18
La storia del Viagra, o meglio del Citrato di Sildenafil, come in effetti si chiama il principio attivo in questione, inizia da ricerche effettuate nel 1986, quando la Pfizer, studiando una sostanza ad azione cardiovascolare come dilatatore delle coronarie, si accorse che essa fra gli effetti collaterali facilitava l’erezione del pene. A questo punto approfondì la sperimentazione, modificò l’obiettivo dello studio e nel marzo 1998 lanciò negli Usa il Viagra, che ha come indicazione appunto la disfuzione erettile. Dal 2005, in seguito ad ulteriori ricerche, venne aggiunta l’indicazione clinica dell’ipertensione polmonare.
L’effetto inizia circa un’ora dopo l’assunzione e persiste per almeno 5-6 ore. Prima di assumere questa pillola, è necessario valutare le condizioni cardiovascolari della persona, considerando che la percentuale di rischio di gravi eventi cardiovascolari (infarto, ictus, morte improvvisa) sono quelli connaturati all’attività sessuale. Di conseguenza, pazienti affetti da scompenso cardiaco e cardiopatia severa devono considerare con attenzione l’esposizione ad eccessivo sforzo fisico legato all’atto sessuale. E’ necessario ricordare che il Viagra può creare severe conseguenze in chi è portatore di alterazioni della coagulazione ematica e in chi è affetto da ulcera gastrica.
Funzionamento e controindicazioni La celebre pillola blu di forma romboidale agisce inibendo un enzima che, modificando il meccanismo di vasodilatazione arteriosa e costrizione venosa, determina ristagno di sangue nei corpi cavernosi del pene, facilitando l’erezione. Ma non produce erezione se non c’è stimolazione sessuale.
UN’ANALISI DELLE CONDIZIONI CARDIOVASCOLARI È NECESSARIA PRIMA DELL’ASSUNZIONE DEL FARMACO
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MEDICINA Da segnalare anche la potenziale tossicità oftalmica, la possibilità di alterazioni della percezione cromatica, offuscamento della vista, vasculopatia retinica, rischio di neuropatia ottica ischemica. E’ controindicato in associazione con i nitrati, farmaci usati frequentemente dai cardiopatici per le loro proprietà coronarodilatatrici. Può creare inconvenienti severi in chi usa farmaci antistaminici (per le allergie), macrolidi (comuni antibiotici) e antimicotici. Banali effetti collaterali possono essere la cefalea, la diarrea e fastidiose “vampate”.
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Perché ho elencato tutti questi inconvenienti? E’ semplice: l’Italia è il terzo consumatore al mondo di Viagra dopo gli Stati Uniti e il Brasile. La commercializzazione nel nostro Paese è in continua ascesa e ha superato i venti milioni di pillole vendute in un anno. Considerando che la prossima fine del brevetto comporterà un notevole calo del prezzo di vendita e una maggiore diffusione del Viagra (o meglio, dei farmaci generici equivalenti), reperibile non solo in farmacia ma commercializ-
zato anche attraverso canali sempre meno controllati da esperti di sanità (attenzione alle vendite “on line” di prodotti simil Viagra), inevitabilmente potrà esporre a gravi conseguenze persone che potrebbero avere controindicazioni importanti all’uso di tale sostanza. E’ un farmaco importante e utile, ma non è un gioco e va gestito in modo consapevole. Chiedere un consiglio al proprio medico non costa nulla. FINE Cautela sul WEB
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ESTETICA
CHIRURGIA PLASTICA LAST MINUTE
Quali interventi fare prima delle vacanze di Anna Danieli
Ma chi l’ha detto che l’estate non è una buona stagione per sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica? Anche se il convincimento è diffuso – lo dimostra il calo stagionale che si registra immancabile ogni anno – di fatto non c’è ragione per rimandare all’autunno gli interventi estetici. «Anzi, per certi versi proprio il periodo delle vacanze è ideale per affrontare la convalescenza nel modo più tranquillo, lontano dagli sguardi curiosi di vicini e colleghi», dice Daniele Fasano, del Capitolo di Estetica della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, SICPRE. Così, trascorsa l’estate, al ritorno dalle vacanze, si sembrerà in forma strepitosa… Inutile dire che non tutti gli interventi sono adatti alla stagione più calda. Ecco, allora, i semafori verdi, quelli gialli e quelli rossi. 20
SEMAFORO VERDE Occhi La blefaroplastica è l’intervento che permette di ringiovanire la zona degli occhi, eliminando tessuti e grasso in eccesso. L’INTERVENTO La blefaroplastica superiore e inferiore tradizionale prevede l’asportazione della pelle ed eventualmente del grasso in eccesso da tutte e quattro le palpebre, tramite incisioni praticamente invisibili: subito sotto le ciglia nelle palpebre inferiori e, nelle palpebre superiori, nel solco palpebrale superiore, parte che è nascosta quando l’occhio è aperto. L’intervento dura tra i 60 e i 90 minuti e si svolge di solito in anestesia locale associata ad una leggera sedazione, senza ricovero. La blefaroplastica transcongiuntivale è l’intervento alle palpebre inferiori indicato in presenza di borse “congenite”, consigliato solitamente ai pazienti più giova-
ni che non lascia cicatrici visibili in quanto si asporta il grasso in eccesso dalla parte interna della palpebra inferiore. LA CONVALESCENZA Gonfiore e lividi durano 5-6 giorni. La situazione è ristabilita entro una settimana. PERCHÉ SÌ È un intervento soft che garantisce un recupero rapido e che si maschera perfettamente con gli occhiali da sole. No al sole per circa un mese.
Orecchie L’INTERVENTO L’otoplastica avviene di solito in anestesia locale e comporta un’incisione dietro il padiglione auricolare, quindi praticamente invisibile. Da qui, si provvede a rimodellare il padiglione auricolare asportando, se opportuno, l’eccesso di cartilagine. LA CONVALESCENZA Per i primi 1-2 giorni si indossa una medicazione a “turbante”, per mantenere i padiglioni nella posizione corretta ed evitare ogni tipo di trauma; poi è sufficiente portare per circa una settimana una fascia elastica.
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PERCHÉ SÌ Di solito si operano in età giovanile. E le lunghe vacanze dalla scuola o dai banchi dell’università possono essere il momento ideale per cancellare questo difetto.
Naso Un naso che fa ombra al resto del volto? Un naso che fa respirare male? In entrambi i casi, la soluzione è la rinoplastica, che a seconda delle necessità può interessare la sola componente morfologica estetica (rinoplastica correttiva) oppure anche il setto e i turbinati (setto-rinoplastica funzionale), risolvendo così anche i problemi di cattiva respirazione. L’INTERVENTO Avviene generalmente in anestesia generale e può essere effettuato in regime di day surgery senza degenza notturna. Dura 1-2 ore. LA CONVALESCENZA Per 6-10 giorni si porta un tutore rigido, cioè una protezione in materiale plastico,
oppure un gessetto. Il naso resta gonfio per circa 15 giorni, dolente per una decina. PERCHÉ SÌ Le vacanze estive sono il momento migliore per evitare di esibire lividi. Da consigliare per chi va in vacanza al fresco, o comunque non al mare per un mese.
Aumento del seno La mastoplastica additiva è uno degli interventi maggiormente richiesti, in Italia e nel mondo. L’INTERVENTO Di solito si pratica un’incisione nella parte inferiore dell’areola o nel solco sottomammario. Attraverso questa via, si introducono le protesi, collocate a seconda dei casi dietro alla ghiandola mammaria o dietro al muscolo pettorale.
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LA CONVALESCENZA Il fastidio che segue l’operazione ricorda l’indolenzimento dato da un allenamento eccessivo. E’ opportuno indossare un reggiseno elastico di tipo sportivo per circa un mese. Dopo una settimana di convalescenza, possono essere riprese le normali attività lavorative. PERCHÉ SÌ Dopo i primissimi giorni, non comporta alcun fastidio né limitazioni nei movimenti. Vietato, ovviamente, prendere il sole in topless.
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MINILIFTING Il minilifting solleva e ringiovanisce la metà inferiore del volto. Di solito avviene in anestesia generale e comporta una cicatrice poco visibile, in quanto dentro e dietro l’orecchio. LA CONVALESCENZA Si tiene il volto bendato per 24-48 ore e il gonfiore scompare progressivamente nel giro di 7-10 giorni. PERCHÉ SÌ Per non fare sapere di aver fatto l’intervento e per prendersi il tempo necessario per una buona convalescenza, eventualmente durante le vacanze, ideali in montagna o in campagna.
SEMAFORO ROSSO Mastopessi Addominoplastica Lipoaspirazione La mastoplastica riduttiva/mastopessi (rispettivamente riduzione e “sollevamento” del seno) l’addominoplastica (eliminazione della pelle in eccesso dalla pancia) e la lipoaspirazione
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(l’intervento che elimina una volta per tutte i cuscinetti di grasso) sono gli interventi di chirurgia plastica sconsigliati in estate. Spiega il dottor Fasano: «I primi due perché comportano le cicatrici maggiori, di più difficile guarigione quando il sudore contribuisce a macerare le ferite, rallentandone la guarigione. No alla lipoaspirazione, invece, perché i tipici lividi e gonfiori lasciati dall’intervento richiedono con il caldo più tempo per scomparire. Ancora, l’estate non è il momento ideale per indossare le guaine elastiche che si consigliano sempre dopo gli interventi di rimodellamento corporeo».
Le buone regole Sottoporsi a un intervento di chirurgia
plastica prima delle vacanze, o comunque in piena estate, non presenta controindicazioni a patto che si osservino poche, semplici regole. VACANZE Si può partire per un po’ di meritato riposo non prima di 4-5 giorni dall’intervento. Questo breve lasso di tempo è l’intervallo massimo in cui si possono presentare complicazioni. SOLE Tutte le cicatrici devono essere protette con filtri solari a protezione totale per 6-7 mesi dopo l’intervento. MARE 15 giorni sono il tempo massimo in cui è consigliato evitare il contatto tra le cicatrici e l’acqua del mare. CICATRICI Vale la pena di aiutare a guarire le cicatrici di una certa entità tenendole compresse con un cerotto per i primi 3-4 giorni (in questo modo si eviterà che si formino in rilievo) e massaggiandole per pochi minuti per i successivi 10 giorni, in modo da tenerle il più possibile elastiche.
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ESTETICA
Pronto dottore? L’IMPORTANZA DI ESSERCI (SOPRATTUTTO D’ESTATE) Queste le doti fondamentali che permettono di riconoscere un buon chirurgo plastico, uno specialista serio e preparato, da uno improvvisato. CHIAREZZA Il bravo chirurgo sa spiegarsi. Mai come nella chirurgia plastica, infatti, i pazienti vogliono sapere e capire. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, si tratta di interventi non necessari, interventi quindi da comprendere a fondo per decidere in tutta libertà.
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REPERIBILITÀ È essenziale poter parlare con il proprio chirurgo nei giorni successivi all’intervento, per dissipare eventuali dubbi, chiedere conferma del decorso postoperatorio e degli eventuali disagi ed essere visitati in caso di necessità.
FINE
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AMBIENTE
DIFENDERSI DALLA
ZANZARA TIGRE Il più delle volte la sua puntura è semplicemente fastidiosa e un po’ dolorosa. Ma in rari casi può essere vettore di virus e malattie. Ecco le buone regole di prevenzione.
di Tiziano Zaccaria Con l’arrivo dell’estate e della stagione molto calda, si ripresenta puntuale il seccante problema delle zanzare e delle loro fastidiose punture, che in qualche raro caso possono diventare pericolose per la salute dell’uomo. Fra le centinaia di specie di zanzare dissiminate nel mondo, nella nostra zona è particolarmente diffusa la temuta Aedes Albopictus, meglio nota come “zanzara tigre”. Il suo nome inquietante le deriva dall’aspetto: è nera, con strisce bianche su zampe e addome, ma anche dal carattere particolarmente aggressivo. La zanzara tigre non è autoctona: è arrivata in Italia soltanto all’inizio nel 1990, provenendo da Giappone e Stati Uniti con il commercio dei copertoni usati, adattandosi velocemente ai nostri ambienti.
Carta d’identità Appartenente all’ordine dei ditteri, la zanzara tigre ha dimensioni comprese tra i 4 e i 10 mm. Il suo ciclo vitale comprende quattro stadi: uovo, larva, pupa e adulto. Le uova sono nere e lunghe circa mezzo milliUOVA DI ZANZARA TIGRE metro. Le larve, che crescono e si sviluppano in acqua, stanno appena sotto la superficie e respirano col sifone. 24
L’adulto, infine, conduce vita aerea. La zanzara tigre ha come areale originario il Sudest asiatico. Nella seconda metà del Novecento si è diffusa in tutto il mondo e in Emilia Romagna è bastato poco più di un decennio perché infestasse praticamente tutte le città, diffondendosi in gran parte per trasferimento passivo tramite il traffico veicolare.
Abitudini Particolarmente aggressiva, la femmina di zanzara tigre è attiva anche in pieno giorno, durante il quale effettua spostamenti anche di centinaia di metri, avvicinandosi al chilometro. Nonostante possa pungere anche uccelli, rettili e anfibi, attacca preferibilmente l’uomo, procurando pomfi e irritazioni fastidiose. I maschi di zanzara, invece, hanno vita più breve e fanno poco danno: si accontentano di sostanze zuccherine, tipo nettare. Gli adulti generalmente preferiscono spazi aperti, al riparo negli ambienti freschi e trovano quindi rifugio soprattutto tra l’erba alta e gli arbusti; tuttavia negli ultimi anni sono stati segnalati abbondantemente anche in zone assolate come i parcheggi dei supermercati o nelle aree industriali.
Ciclo vitale La femmina di zanzara tigre può compiere pasti di sangue a distanza di 35 giorni uno dall’altro e in condizioni ottimali vive più di 40 giorni. Depongono tra le 40 e le 80 uova per ciclo e nella loro esistenza possono arrivare fino a 7 cicli, per un totale di 350450 uova per individuo nell'arco di vita. Grazie a raffinati meccanismi biofisiologici, le uova possono sopravvivere in forma quiescente anche durante il freddo invernale ed i periodi di siccità. In primavera e autunno, dalla deposizione delle uova fino allo sfarfallamento dell’adulto passano in media 15-20 giorni, mentre in piena estate questo periodo si accorcia a soli 6-8 giorni.
Dove vive e come si diffonde La variabilità genetica della specie e la capacità delle uova di sopravvivere alla stagione invernale, hanno permesso alla zanzara tigre di colonizzare rapidamente ambienti anche molto diversi tra loro, come quello urbano e quello collinare, tutti comunque accomunati dalla presenza di acque stagnanti. Quando si insedia su un territorio, si diffonde gradualmente: dopo qualche anno la colonizzazione è a macchia di leopardo e successivamente si diffonde sull’intero centro urbano con densità diverse a seconda delle condizioni ambientali.
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Nei centri abitati l’infestazione sul suolo pubblico è associata ai tombini e alle bocche di lupo per lo sgrondo dell’acqua piovana delle strade. Tuttavia, un ruolo TOMBINI determinante viene giocato da focolai che si trovano in aree private, come caditoie e tombini pluviali, bottiglie, barattoli, lattine, annaffiatoi, secchi e bacinelle, sottovasi, bidoni e vasche, teli di plastica che coprono cumuli di materia- SOTTOVASI li, abbeveratoi per animali, grondaie otturate e pneumatici. Questi ambienti, quando sono umidi e ricchi di foglie e scarti vegetali, attraggono la femmina di Aedes per la deposizione delle VECCHI COPERTONI uova. Nelle zone dove sono presenti palazzi e condomini, le zanzare sono capaci di raggiungere anche appartamenti al ventesimo piano, nonostante solitamente volino ad altezze di circa un metro da terra.
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ECOSCONTO 65% detraibile fiscalmente Quali armi di difesa Le principali raccomandazioni che arrivano da Ausl e Comuni, artefici della lotta alla zanzara tigre sono note: utilizzare le zanzariere, efficaci e prive di "effetti collaterali", ed i repellenti da spalmare sulla pelle, che confondono il sistema percettivo di questi insetti. Infatti i loro palpi (gli organi di senso, insieme alle antenne) non riescono più a individuarci e la zanzara, che ha una pessima vista, va altrove a cercare nutrimento.
Sono utili anche i fornelletti, da usare con criterio; i tradizionali zampironi, che però sviluppano fumi non privi di una certa tossicità, e le bombolette spray, che pure vanno usate con prudenza, arieggiando bene le stanze dopo averle utilizzate. Questi tre mezzi non si limitano ad allontanare le zanzare: le uccidono. Ci sono anche altri metodi, per esempio i repellenti a ultrasuoni, che molti preferiscono perché sono senza rischi, ma non c’è dimostrazione scientifica del tutto convincente sulla loro efficacia. » SEGUE
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Effetti sulla salute Nell'agosto 2007 sulla nostra costa Adriatica sono stati notificati i primi casi di trasmissione del virus della Chikungunya da parte della zanzara tigre. La prima epidemia nota, nel mondo, risale al 1952 in Tanzania; negli anni successivi altre se ne verificarono in Asia e in Africa. Il virus responsabile della Chikungunya appartiene alla famiglia delle Togaviridae, del genere degli Alphavirus. Considerato che la zanzara tigre è un vettore naturale di questo e di altri arbovirus pericolosi per la salute umana, è necessario tenere sotto controllo l’infestazione.
La prevenzione degli enti pubblici In Emilia Romagna la necessità di contenere l’espandersi della zanzara tigre ha reso necessaria una pianificazione degli interventi a diversi livelli; ai Comuni spetta la gestione della disinfestazione, mentre il Servizio sanitario regionale è tenuto a supportare le Amministrazioni pubbliche nella sorveglianza sanitaria e entomologica, nella programmazione degli interventi e nelle strategie di comunicazione e coinvolgimento dei cittadini. Al di là dei casi di Chikungunya, che dopo il 2007 non si sono più manifestati, uno dei danni maggiori associati alla zanzara tigre è il suo impatto sulle abitudini di vita dei cittadini.
Si tratta infatti di un insetto che punge soprattutto nelle ore più fresche della giornata, al mattino presto e al tramonto, procurando gonfiori e irritazioni persistenti, pruriginosi, spesso anche dolorosi. Nelle persone particolarmente sensibili, un elevato numero di punture può dare luogo a risposte allergiche che richiedono attenzione medica. La sua presenza in numerosi focolai può arrivare quindi a modificare le abitudini delle persone, rendendo difficile ai bambini e agli anziani la vita all’aperto nelle ore fresche della giornata, proprio quelle più piacevoli durante la stagione calda. In Emilia Romagna i piani di lotta messi a punto dai vari Comuni nel periodo di attività stagionale dell’insetto, prevedono principalmente i trattamenti larvicidi su suolo pubblico, il monitoraggio con ovitrappole ed i trattamenti adulticidi soltanto in caso di emergenza e in siti sensibili. Altre attività preventive che anche ogni cittadino è chiamato a svolgere sono: trattare i tombini e le zone di scolo e ristagno con i prodotti larvicidi; eliminare ove possibile i sottovasi; verificare che le grondaie siano pulite e non ostruite; coprire le cisterne e tutti i contenitori dove si raccoglie l’acqua piovana con coperchi ermetici, teli o zanzariere ben tese; tenere pulite fontane e
vasche ornamentali, eventualmente introducendo pesci rossi che sono predatori delle larve di zanzara tigre. E’ inoltre necessario evitare di accumulare copertoni e altri contenitori che possono raccogliere anche piccole quantità d’acqua stagnante; non lasciare che l’acqua ristagni sui teli utilizzati per coprire cumuli di materiali e legna; non lasciare le piscine gonfiabili e altri giochi pieni d’acqua per più giorni.
Da sapere… DURANTE UNA PUNTURA la femmina in genere succhia una quantità di sangue circa uguale al suo peso, di 2-3 milligrammi. LA ZANZARA TIGRE riesce ad oltrepassare perfino alcuni tessuti: per esempio il cotone a nido d’ape delle polo estive viene oltrepassato facilmente. NELLE NOSTRE ZONE la massima densità numerica della popolazione adulta di zanzara tigre si osserva generalmente tra metà agosto e metà settembre, ma la sua presenza si inizia ad avvertire da maggio e arriva fin quasi a novembre. MENTRE PUNGE la femmina immette nel nostro corpo della saliva, che contiene sostanze anti-
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AMBIENTE coagulanti: è quella ad essere irritante e a determinare una risposta piÚ o meno marcata. ESISTONO PERSONE IPER-SENSIBILI la cui reazione alla puntura è eccessiva: pomfo immediato, con eritema e a volte gonfiore da accumulo di linfa che può durare anche qualche giorno. GLI ODORI DEL NOSTRO CORPO e l’anidride carbonica che produciamo respirando sono i fattori principali che rendono una persona piÚ o meno "appetibile" per le zanzare. Chi suda tanto, emette piÚ odori e piÚ vapore acqueo, per cui è piÚ "attraente". Anche la temperatura corporea alta attira l’insetto. LA ZANZARA TIGRE ha conquistato il primo posto nella lista delle zanzare nocive in Italia, richiedendo un impegno finanziario a carico delle casse pubbliche stimabile tra i 30 e i 50 milioni di euro. A questa cifra sono da aggiungere i costi diretti sostenuti dalle famiglie in termini di protezione personale (repellenti, insetticidi domestici, trappole, zanzariere, ecc.) e cure mediche-farmacologiche, valutabili in circa 20-30 milioni di euro. FRA LE SOSTANZE IMPIEGATE per la lotta larvicida, un prodotto efficace è il Bacillus thuringiensis israelensis (Bti), un batterio già presente in natura, non dannoso per altri animali. Bti si può acquistare sotto forma di fluido, granuli o pastiglie, e va posto nei tombini, sottovasi e in qualsiasi altro contenitore in cui c’è ristagno d’acqua. In commercio sono disponibili anche altri prodotti (a base di Diflubenzuron e Pyriproxyfen) che hanno una persistenza superiore, quindi sono comodi in occasioni di assenze prolungate. ANCHE LE ZANZARE comunque, hanno una loro funzione e rientrano nell’equilibrio dell'ecosistema: le larve nutrono animaletti acquatici e "ripuliscono" l’acqua da sostanze organiche e batteri, gli "adulti" sono FINE cibo per pipistrelli e uccelli.
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SALUTE
STORIA DELLA MEDICINA
Medioevo
e Rinascimento Rnascimento Importante periodo storico durante il quale l’umanità registrò un consistente progresso scientifico e sanitario. di Tiziano Zaccaria
Federico II, stupor mundi Nel XIII secolo Federico II, Imperatore del Sacro Romano Impero, nonché nipote di Federico Barbarossa, fu uno dei principali artefici dell’evoluzione medica nel corso del Medioevo. Sopranominato stupor mundi per la sua grande curiosità verso tutte le cose di questo pianeta, Federico II fu filosofo, statista, condottiero e soprattutto scienziato.
Secondo le cronache del tempo, era un tenace salutista, con una forte passione per la medicina; curava con dovizia l'igiene del proprio corpo, come dimostrano gli impianti sanitari di cui dotava le case imperiali. Dalla sua corte uscirono trattati medici capaci di segnare un vero e proprio progresso scientifico e interessanti norme per la prevenzione delle epidemie.
La Scuola Medica Salentina Uno dei principali meriti di Federico II fu lo sviluppo della Scuola Medica Salernitana, allo scopo di tutelare la salute pubblica ed emettere una legislazione sanitaria evoluta. Il periodo aureo della Scuola era iniziato nell'XI 28
secolo, con l'arrivo a Salerno di Costantino l'Africano, che introdusse nell'insegnamento le importanti opere arabe. Alla fine del XII secolo la sua FEDERICO II prosperità fu influenzata dalle tormentate vicende politiche che colpirono Salerno, ma con il successivo avvento di Federico II riprese un'intensa attività. L'Imperatore, infatti, finanziò la ricerca scientifica e così la Scuola Medica Salernitana iniziò a svolgere un ruolo importante nella gestione della politica sanitaria nel Regno di Sicilia. Gli studiosi dell'Ateneo contribuirono in maniera determinante a formulare le norme contenute nel "Liber Augustalis", la prima legislazione a impronta costituzionale all'avanguardia in parecchi settori, non ultimo quello della salute pubblica.
Il più importante obiettivo degli alchimisti era la trasmutazione dei metalli in oro o argento, ma in medicina tentarono di creare la “panacea universale”, un rimedio che doveva curare tutte le malattie e prolungare indefinitamente la vita. Il terzo obiettivo consisteva nel creare la vita. Oltre a essere una disciplina fisica e chimica, l’alchimia aveva un’implicazione mistica e filosofica, poiché consentiva all’artefice dell'esperimento di crescere e di liberarsi dalle costrizioni mentali, avvicinandosi alla salvezza. Certamente, anche se molti concetti e strumenti tecnici dell’alchimia sono ALCHIMISTI diventati patrimonio della moderna chimica, le due discipline hanno più diversità che punti in comune. Dopo la prima influenza islamica, in Europa l’alchimia si sviluppò su linee autonome, con una particolare diffusione presso le corti papali e le case regnanti.
Gli alchimisti e la “panacea universale”
Lo studio dell’anatomia
Nel Medioevo si sviluppò anche l’alchimia, antica pratica protoscientifica che combina elementi di chimica, fisica, astrologia, arte, semiotica, metallurgia, medicina, misticismo e religione.
Nei secoli successivi, durante il Rinascimento, in campo medico si svilupparono sensibilmente gli studi di anatomia. Alla fine del Quattrocento, Antonio Benivieni, medico
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Le prime scuole di chirurgia Sempre in Toscana, nel Cinquecento furono aperte diverse scuole di chirurgia, come la Scuola dello Spedale del Ceppo di Pistoia e la Scuola MedicoChirurgica dell’Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze. Presso quest’ultimo, per volere di Cosimo I de' Medici, tutti i medici e i chirurghi della Toscana dovevano sostenere l’esame di abilitazione alla professione medica. DISEGNI DI ANATOMIA DI LEONARDO
dell'Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, scrisse oltre un centinaio di osservazioni cliniche, frutto di esami su cadaveri: perciò è riconosciuto come il precursore dell’anatomia patologica, la scienza che cerca di comprendere le cause delle malattie studiando i tessuti e gli organi colpiti. Nei primi del Cinquecento anche Leonardo da Vinci studiò il corpo umano, praticando la dissezione dei cadaveri sempre all’Ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova. Di tale attività restano numerosi disegni, considerati veri e propri capolavori di anatomia. Le sue osservazioni, incentrate sulla comparazione tra il corpo umano e la macchina, rivoluzionarono la scienza medica tradizionale. Leonardo fu il primo a rappresentare con precisione le fasce muscolari, mettendone in evidenza l’azione meccanica.
Durante questo periodo la chirurgia, grazie anche al contributo di Andrea Vesalio con i suoi studi anatomo-fisiologici, non fu più considerata un'arte da lasciare nelle mani di cerusici e barbieri, bensì una materia destinata a entrare nel curriculum di ogni medico. Le prime osservazioni sulla circolazione del sangue sono del fisiologo inglese William Harvey, che identificò nel cuore la pompa che regola WILLIAM HARVEY in modo meccanico la dinamica della circolazione sanguigna. Successivamente, nel Seicento, ulteriori osservazioni furono sviluppate da Marcello Malpighi, che con il microscopio dimostrò l'esistenza dei capillari sanguigni.
Sempre in Toscana, nel 1654 Francesco Folli da Poppi, prendendo spunto dalle sue esperienze sugli innesti delle pianFRANCESCO FOLLI te, compì le prime trasfusioni di sangue, pensando che avrebbero potuto curare malattie e fortificare le persone deboli, senza però conoscere l'esistenza dei gruppi sanguigni. Infatti in alcuni casi i suoi esperimenti riuscirono, mentre in altri il malato perì, senza che il medico capisse la ragione di esiti così diversi.
Lorenzo de’ Medici Nel Cinquecento un ruolo importante nello sviluppo di una nuova cultura medica fu svolto anche da Cosimo I de' Medici, che fece di Firenze uno dei centri principali della cosiddetta alchimia rinascimentale, più vicina alla scienza vera e propria rispetto a quella medievale. Fu merito anche del fiorire economico e dell’emergente capacità produttiva artigianale fiorentina nella fusione dei metalli, nella preparazione e la fissazione dei coloranti per stoffe e arazzi e nella preparazione dei medicamenti da parte della potente corporazione fiorentina degli "speziali", i futuri farFINE macisti.
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SOCIETÀ
La Pet Therapy entra a Montecatone
Nell’ospedale imolese, ogni sabato gruppi di pazienti con lesioni midollari interagiscono coi cani dell’associazione ChiaraMilla. Presso l’Ospedale di Riabilitazione di Montecatone, ad Imola, all’inizio di aprile è partito un progetto di Pet Teraphy, innovativo in Romagna. Organizzato a conclusione di uno studio osservazionale che negli anni scorsi ha coinvolto numerosi soggetti disabili ospiti di case di residenza per anziani non autosufficienti imolesi, il progetto coinvolge piccoli gruppi di pazienti con lesione midollare, a cui gli operatori dell’Associazione ChiaraMilla di Santa Maria Codifiume (Ferrara), presenti ogni sabato in struttura, propongono diverse attività di Pet Therapy, svolta preferibilmente nel parco, ma anche negli spazi interni qualora le condizioni del tempo non permettano di stare all’aperto. Il progetto terminerà nel settembre prossimo.
Una terapia di supporto «Diversi studi hanno dimostrato l’utilità della Pet Therapy per migliorare la qualità della vita, attraverso l’interazione uomo-animale – spiega il dottor Andrea Rossi, direttore del distretto Azienda Ausl di Imola - Gli effetti benefici sono principalmente basati sullo sviluppo dei sentimenti e delle emozioni originati dalla relazione tra la persona e l’animale, ma in alcuni casi l’attività è mirata a rinforzare l’azione riabilitativa, secondo le indicazioni del terapista.
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SOCIETÀ Addirittura l’animale, se correttamente formato, per alcune persone può diventare un supporto quotidiano utile per migliorare l’autonomia. Dunque la Pet Therapy non è una terapia alternativa, ma una co-terapia che affianca quelle in corso, il cui scopo è facilitare i compiti assistenziali, clinici e terapeutici delle diverse figure sanitarie, soprattutto nei casi in cui è necessario stimolare un’adeguata collaborazione del paziente».
Benefici molteplici «Prendersi cura di un animale calma l'ansia, trasmette calore affettivo e aiuta a superare lo stress e la depressione – aggiunge il dottor Rossi – La Pet Therapy consente di ottenere miglioramento di svariati disturbi della sfera fisica, motoria, psichica, cognitiva o emotiva, e può quindi essere impiegata su pazienti affetti da differenti patologie con obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e psicologicoemotivo. Negli ultimi anni anche nel nostro paese vi è stata una crescente attenzione verso la Pet Therapy, che ha ottenuto maggiore dignità scientifica. La sua regolamentazione normativa ha contribuito a svincolare le esperienze dal “fai da te” e fra l’altro di recente, il 26 marzo scorso, la Regione Emilia Romagna ha deliberato nuovi disposizioni sul benessere animale, fra le quali vi è l’intenzione di “promuovere la conoscenza, lo studio e l’utilizzo di nuovi trattamenti di supporto e integrazione delle cure clinicoterapeutiche, effettuate in affiancamento alle terapie di medicina tradizionale, con impiego degli animali”. Il nostro progetto rientra a pieno titolo sotto questa indicazione».
I sensi del cane Il dottor Geremia Dosa, veterinario responsabile della sanità animale dell’Ausl di Imola, precisa che nel pro-
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getto di Montecatone viene tutelata anche la salute dei cani coinvolti, poiché questa attività per loro è comunque un “lavoro” stressante. «Il cane è un animale duttile, capace di alta interazione sociale, facilmente gestibile. I suoi sensi più affinati, l’olfatto e l’udito, uniti alla sua capacità di lettura della comunicazione posturale, gli consentono di avvertire segnali che sfuggono alla nostra percezione».
I gruppi di pazienti che partecipano a questo progetto, selezionati dall’equipe riabilitativa di Montecatone, sono composti da persone al primo ricovero e con lesione midollare residenti nel Circondario imolese, in modo da garantire la frequenza al laboratorio per 6-7 settimane consecutive. «Non ci è stato difficile trovare persone disponibili alla sperimentazione, perché l’interesse è stato altissimo fin dalla prima presentazione del progetto», spiega Roberta Vannini, fisioterapista di Montecatone. Le attività sono svolte dagli operatori di ChiaraMilla e dai cani dell’Associazione. Tra di loro Alessandra Santandrea, già ricoverata a Montecatone a seguito della lesione midollare e autrice del libro “La sedia di Lulù”, in cui racconta l’importanza del legame col suo cane Lulù nel percorso di post dimissione. Per Alessandra tornare a Montecatone come operatrice di Pet Therapy è importante «Quando ero ricoverata a Montecatone ho fatto un corso di pet therapy da cui è nata la volontà di prendere il cane che avevo sempre desiderato – spiega Alessandra – Una volta tornata a casa Lulù è stata fondamentale per spingermi a tornare alla FINE vita attiva». 31
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Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Dott. Ugo Cimberle Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it Dott. Angelo Lofino Psicologo Psicoterapeuta
Ambra Mambelli Laboratorio artigianale Erbe in Pasta Via Castel Nuovo Pilastrino 2, Solarolo - Ra Email: erbeinpasta@yahoo.it Dott. Giuliano Musacchi Specialista in ortopedia e traumatologia Dott. Franco Ziccardi Medico di medicina generale Gruppo C.A.S.P.I.T.A. di Faenza E-mail: caspitafaenza@gmail.com
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I NOSTRI COLLABORATORI Dott. José Aguayo Ph.D. Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it
Dott. Giorgio Guidetti Unità Operativa Audio-Vestibologia Azienda USL di Modena - Ospedale Ramazzini di Carpi
Dott. Paolo Antonelli Direttore Sanitario Terme di Punta Marina E-mail: antonellip@termepuntamarina.com
Dott. Giovanni Innocenti Medico Chirurgo - Specializzato in malattie infettive Medico responsabile per il Consorzio Solco/Corif nella RSA San Rocco (Fusignano)
Dott.ssa Serena Bagli - Psicologa - Lugo Email: info@serenabagli.it - www.serenabagli.it
Dott. Flaviano Jacopi - Specialista in cardiologia Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it
Dott. Giuseppe Ballardini Medico Specialista Reparto Infettivi c/o Ospedale di Ravenna - E-mail: campehna@me.com Dott. Pier Luigi Bedei Medico, ginecologo E-mail: plbedei@hotmail.com
Alessandro Benazzi - Gruppo Astrofili Faentini “G.B. Lacchini” - E-mail: astrofililacchini@racine.ra.it Dott. Franco Borghesan Specialista in allergologia Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com Dott. Michele Ciani Dottore in psicologia - Osteopata Fisioterapista c/o Studio di Terapia Manuale e Poliambulatorio Osteolab E-mail: ciani.michele08@gmail.com www.micheleciani.com Dott. Giorgio Maria Cicognani Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it Dott. Andrea Drei Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza E-mail: andrea.drei@alice.it Prof. Fabio Fabbri Responsabile tecnico area fitness e spinning Cosmos Fitness Club - Faenza E-mail: fabio.cosmos@virgilio.it
Dott. Luca La Fauci Biologo Nutrizionista - Consulente RAI Dott.ssa Chiara Lisi - Tecnologo alimentare E-mail: dipartimentotecnico@naturhouse.it Dott. Massimo Liverani - Biologo Nutrizionista Consulente programma Dimagrimento c/o Centro Dimagrimento THOMAS TAI E-mail: info@indacosrl.it Dott. Maurizio Marangolo Specialista in Medicina Interna ed Oncologia Medica. Ricercatore volontario Istituto Oncologico Romangolo E-mail: m.marangolo@libero.it Dott.ssa Monica Negosanti Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mnegosanti@gvmnet.it Dott. Roberto Nonni Direttore Sanitario - San Pier Damiano Hospital - Faenza E-mail: rnonni@alice.it Dott.ssa Barbara Pallareti Medico Veterinario - E-mail: barbara.pallareti@gmail.com Dott.ssa Anna Pasi - Specialista in ginecologia e ostetricia E-mail: a.pasi1961@libero.it Dott. Giuseppe Plazzi Dipartimento di Scienze Neurologiche Università di Bologna - E-mail: giuseppe.plazzi@unibo.it Dott. Luca Rossi Direttore Tecnico Centro Studi del Cane Italia ASD E-mail: direzione@centrostudidelcane.com
Dott. Fabio Fusconi Odontoiatra c/o Ospedale Privato Domus Nova
Dott. Maurizio Santarini - Medico Veterinario, Ravenna E-mail: maurizio.santarini@gmail.com
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Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica Skin Cancer Unit IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Progetto Melanoma Istituto Oncologico Romagnolo
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Stefano Vignudelli Cooperativa Sociale La Pieve Canile Municipale di Ravenna Dott.ssa Dalila Visani Psicologa - Psicoterapeuta c/o Ospedale privato San Francesco Cell. 331.7324658 Email: d.visani5478a@ordpsicologier.it Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it
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Alessandro Benazzi Dott. Andrea Bulzacca Flaminia Buttazzi Dott. Stefano Carlini Dott. Stefano Costa Dott. Lauro Di Meo Prof. Fabio Fabbri Dott. Pierluigi Fiorella Agostino Ghesini Dott. Maurizio Grilli Dott. Massimo Margheri Marco Mastropasqua Dott. Marco Neri Giacomo Scoccia Claudia Serena Monghini Dott.ssa Laura Venturelli Mauro Zaccarini
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