TEMPO PRESENTE
N. 463-465 luglio-settembre 2019
euro 15,00
COMUNICAZIONE GLOBALE * L’AVVOCATO DI MATTEOTTI * BLACKFACE * ANALFABETISMO FUNZIONALE * ARMANDO GNISCI ESTRATTO * I CANTI DELLA PATRIA * UNA BIOGRAFIA DI PAOLO TREVES * FILOSOFIA DELL’ARTE * KIERKEGAARD * ROTTAMAZIONE * SEMI DI CONSOLAZIONE * FRANCO CARTIA * AUTONOMIA DELL’ARTE
a. blasioli g. brescia e. capuzzo m. cartia a. casu r. catanoso r. deidier m. grasso s. nasti v. pavoncello l. romussi a. g. sabatini
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ALbERTO AGHEMO
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Presidente: EMMANuELE F. M. EMANuELE
HANS ALbERT - ALAIN bESANçON - NATALINO IRTI bRyAN MAGEE - LuCIANO PELLICANI Hanno fatto parte del Comitato i membri già deceduti: ENzO bETTIzA - KARL DIETRICH bRACHER - PEDRAG MATVEjEVIC - GIOVANNI SARTORI REDAzIONE Coordinamento: SALVATORE
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TEMPO PRESENTE
Rivista mensile di cultura N. 463-465 luglio-settembre 2019 PRIMA PAGINA ANGELO G. SABATINI, Comunicazione globale, p. 3 UOMINI E IDEE
ALESSANDRO BLASIOLI, L’avvocato di Matteotti, p. 6 VITTORIO PAVONCELLO, Blackface, p. 11 ROSARIA CATANOSO, Analfabetismo funzionale e politica, p. 16 MONICA CARTIA, Ricordo di Armando Gnisci, p. 20 ESTER CAPUZZO, I canti della Patria, p. 22 MIRKO GRASSO, Una biografia di Paolo Treves, p. 26 ROBERTO DEIDIER, La filosofia dell’arte di Fabio Vander, p. 30 LUCREZIA ROMUSSI, Kierkegaard il filosofo dell’impossibile possibile, p. 33 MARGINALIA ANTONIO CASU, Parole chiave: Rottamazione, p. 35 FRAMMENTI ANGELO G. SABATINI, ... di semi di consolazione, p. 37 LE MASCHERE DELL’ARTE SALVATORE NASTI, L’artista Franco Cartia e la sua Sicilia, p. 38 GIUSEPPE BRESCIA, Autonomia dell’arte, tempo e senso del celeste, dal barocco alla modernità: il posto di Schopenhauer, p. 41
Monica Cartia
Ricordo di Armando Gnisci Il 17 giugno 2019 Armando Gnisci ci ha lasciato. Critico letterario e accademico, ha insegnato per molti anni come Professore associato presso la Facoltà di Lettere e filosofia all’Università La Sapienza di Roma. È stato uno dei più importanti comparatisti in Europa, ha scritto 50 libri tradotti in rumeno, francese, ungherese, slovacco, spagnolo (Spagna e Cuba), inglese, cinese mandarino, arabo (Egitto), macedone, serbo e portoghese. Ha tenuto lezioni e conferenze nelle Università e in Istituti di cultura di tutto il mondo, in Europa, Asia, America, Africa. Dal 1° novembre 2010 si era dimesso da docente della Sapienza spiegando i motivi della sua coraggiosa scelta. “Mi sono dimesso dall’Università perché ho dato troppo (…) in un luogo che è diventato sempre di più, a mio avviso, malato e inadeguato”. Continua poi sottolineando che “la malattia fondamentale sta nell’arretratezza culturale e morale della classe politica italiana. (…) L’università e la ricerca sono sempre più tagliabili, dimenticabili e trascurabili (…) Com’è possibile tagliare le arti nel paese delle arti, in Italia, nazione che ha costruito ville e palazzi e scritto musica per il mondo intero? I teatri sono costretti ad auto-finanziarsi ospitando matrimoni. I valori di una repubblica vera sono il welfare, lavoro e dignità per i giovani e le donne, coscienza e conoscenza”. Alla domanda su che ricordi nutra nei confronti della sua docenza presso la Facoltà di Lettere, il Prof. Gnisci risponde “Non ho nessun bel ricordo, ho sempre vissuto con rabbia e lottando contro” riferendosi ai suoi colleghi e alla baronia universitaria come un “muro di chiusura” simile a quello tra israeliani e palestinesi in cui ognuno rivendica solo il suo territorio”. L’unica soddisfazione in un mondo universitario che tanto rispecchia la crisi della nostra Repubblica e delle nostre istituzioni, sembrano essere i giovani. “Vi saluto assicurandovi che l’unica parte dell’università dalla quale non mi sono dimesso è la vostra” scrive rivolgendosi ai suoi studenti ma anche a coloro che non l’hanno mai incontrato e che rappresentano le generazioni future ammettendo “per anni ho sentito voi come i miei veri colleghi”. Lo scopo di Armando Gnisci è stato, in tanti anni di insegnamento, quello di infondere nei suoi studenti una conoscenza basata sul sapere comparativo. “Guardando all’indietro il cammino intellettuale che ho percorso, posso dire che il mio destino di comparatista letterario si è mosso e si è spostato da un sapere letterario verso un sapere di sapere vitale, e cioè, percorrendo letterariamente la via della mia vita, o interpretando la vita come una via”, (scrive in Decolonizzare l’Italia) una via capace di portarci verso nuove aperture, spostando il proprio io presso l’altro per uscirne “alterati” e più saggi.
Sono stata alunna di Armando Gnisci nel senso più nobile del termine, ossia come colei che desidera essere alimentata. E così fu con lui, il mio Maestro più grande. Oltre ad essere stato il fondatore della cattedra di Letterature Comparate all’Università La Sapienza di Roma, Armando Gnisci era IL professore e la Guida. Lo era dei suoi amati studenti che quell’amore ricambiavano appassionatamente e senza limiti affollando l’aula 3 al piano terra della facoltà di Lettere e filosofia di mattina presto, consapevoli
che non avrebbero assistito ad una lezione universitaria canonica ma che sarebbero andati ad un appuntamento fatale. Un appuntamento con la letteratura, con i poeti e le loro voci (oltre che con la Sua, profonda e sensuale, indimenticabile), con quello che Lui definiva “il dire della letteratura”. Con lui gli studenti pensavano insieme al testo in un disegno di interrelazioni e di sensi che solo un grande comparatista come Lui sapeva tessere. Nelle pagine di Spighe (il mio volume le ha ormai consunte) amore e
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Ricordo di Armando Gnisci
letteratura diventavano un unicum, in quelle di Appuntamenti temi letterari e filosofici si proponevano come “appuntamenti” di un percorso ermeneutico in cui tutto si legava e si interrelava in un mosaico di connessioni infinite. Con Armando Gnisci ho rivoluzionato me stessa abbracciando i poeti, sentendo fremere in me la voce di Eminescu e Montale, di Gongora ed Eliot, di Salinas ed Ady per dirne solo alcuni dei tanti. Non erano lezioni le Sue, erano amplessi con il testo letterario e le sue corrispondenze ed in quegli amplessi trascinava gli studenti, ogni volta, sempre di più. Studiare e laurearsi con Armando Gnisci ha significato comprendere pienamente e totalmente il valore della letteratura, ha significato iniziare a mondializzare la mente – secondo una definizione a Lui cara – in quei già lontani primi anni Novanta, anni in cui egli invitava alla decolonizzazione mentale, a superare le barriere nazionali nel nome di una letteratura di respiro transculturale. In quegli anni scrisse testi come Noi altri europei, saggi di letteratura comparata sul concetto di identità europea, mentre nella rivista Kumà proponeva l’idea di un meticciato culturale. Armando Gnisci ha lasciato un vuoto gigantesco. Non solo perché abbiamo
perso un vero critico militante ed uno studioso emerito di fama mondiale, ma perché avevamo ancora tanto bisogno di Lui. Ai suoi studenti ha lasciato un messaggio importante, una specie di investitura dall’inestimabile valore: “Vi chiedo, in ultimo, di non perdere speranza, in voi stessi e nella comune repubblica, che sembra tramontare sull’orizzonte civile degli italiani, invece che venirci incontro come “il sole dell'avvenire”. Sappiate che solo voi potete – ogni volta che lo vogliate – far risorgere il desiderio e il fervore di un “brave new world”, come scrive Shakespeare ne La Tempesta. L’utopia di un “meraviglioso mondo nuovo”, al quale tutti abbiamo diritto. E per il quale serviamo noi letterati: e tradurre. E per indicarlo come il valore finale di una educazione che non può finire mai, come ci hanno insegnato i nostri antenati latini.” “Com’è possibile tagliare le arti nel paese delle arti, in Italia, nazione che ha costruito ville e palazzi e scritto musica per il mondo intero? I teatri sono costretti ad auto-finanziarsi ospitando matrimoni. I valori di una repubblica vera sono il welfare, lavoro e dignità per i giovani e le donne, coscienza e conoscenza”. In quel Mondo nuovo, io credo e sempre crederò, mio amato e caro Prof.
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Collana Studi di Storia e politica (6) A cura di Ester Capuzzo – Antonio Casu – Angelo G. Sabatini Premessa di Angelo G. Sabatini Saggi di Alberto Aghemo, Giorgio benvenuto, Francesco bonini, Ester Capuzzo, Andrea Ciampani, Tommaso Frosini, Francesco Margiotta broglio, Guido Melis, Michela Minesso, Paolo Passaniti, Antonio Patuelli, Mario Pendinelli, Rocco Pezzimenti, Cesare Salvi, Giancarlo Vallone Il volume espone, in una dimensione interdisciplinare, i contributi di autorevoli studiosi di diversa formazione – storici, giuristi, filosofi ed economisti – sui principi fondativi della Carta costituzionale italiana nell’intento di verificarne, in alcuni settori specifici, il grado di attuazione a settant’anni dalla sua entrata in vigore. La pubblicazione è stata realizzata con il contributo del Mibact Stampato in Italia nel mese di maggio 2019 da Rubbettino Print per conto di Rubbettino Editore srl - 88049 Soveria Mannelli (Catanzaro) www.rubbettinoprint.it ISbN 978-88-498-5907-2