dossier
spero
allievi_arch__Francesco Giunta______________________________ _Salvatore Pappalardo_ _Marco Tripi_
prof_arch_Emanuele Fidone________________________________
Architettura_degli_interni________________________________
UniCt_fArch_2003-4_____________________________________
considerazioni istantanee_____
l’idea dello spazio____________
il sistema dello spazio____________________
il sistema degli alloggi_____________
percorsi virtuali__________
dipinto con la luce__________
_Considerazioni istantanee Di una cosa bisogna prendere atto, del concetto di esistente, di edificio abbandonato, di una funzione oramai persa. L'edificio è oggi un rudere che non vive, se non nel ricordo della sua primitiva immagine, che si erge tra i cespugli che ne definiscono i contorni; l'immagine è forte, i pezzi che la definiscono pure, l'alta ciminiera, la “grande scatola” , la sua copertura, il contesto seminato di altri ruderi. L'idea progettuale scaturisce da ciò che oggi si vede e si percepisce, poco della sua originaria funzione, molto della sua immagine architettonica. La condizione è chiara: l'edificio perderà la sua funzione originaria per divenire altro, per vestire i panni dell'arte, per divenire punto di incontro, per suscitare emozioni forti. Tutto questo deve contenere e deve essere quello che a noi piace pensare come un grande contenitore. _intenti · un centro di produzione culturale, polo di riferimento per organizzare e raccogliere le capacità culturali, artistiche e produttive; · un grande laboratorio di idee e di attività volto alla sperimentazione, alla ricerca, allo sviluppo e all'esplorazione di nuovi linguaggi, nuovi saperi e nuove tecnologie; · un luogo dove gli artisti sono protagonisti della produzione culturale e fruitori degli eventi; · uno spazio aperto alle proposte più vitali della città; · un centro attivo, vivo e frequentabile tutto l'anno e durante l'intero arco della giornata.
_L'idea dello spazio L'immagine del rudere è oggi essenziale, asciutta, definita da linee marcate e da moduli precisi ed è proprio questa che per noi diventa motivo di contraddizione, di fascino, di progetto. La contraddizione sta nell'opporre alla serenità del rudere l'esplosione dello spazio interno, alla staticità la flessibilità di oggetti che invaderanno lo spazio rendendolo dinamico, vivo, mutevole ad ogni diversa esperienza. Il fascino è quello della convivenza tra due forme di architettura diverse che vivranno insieme senza mai disturbarsi l'un l'altra ma definendo insieme un luogo utile per il futuro. Il progetto è la tecnica, lo sforzo esecutivo delle idee, l'approccio materiale e le relazioni tra le cose, la definizione globale della nostra idea. _intenti · rispetto dell'immagine del rudere, si è deciso un tipo di intervento di capace di salvaguardare gli aspetti architettonici di fondo, ritenuti un pregevole esempio di archeologia industriale, e di consentire, se pur nel suo rispetto (la struttura di base non verrà mai toccata), la realizzazione di un grande centro per la produzione artistica. · esplosione dello spazio interno, l'idea è quella di realizzare uno spazio articolato dove sia possibile coniugare cultura e produzione, dar vita ad azioni che coinvolgano competenze artistiche, una realtà in cui creare individualmente, avendo la possibilità di entrare in relazione con altri soggetti per un reciproco arricchimento e una maggiore efficacia delle proposte.
_Il sistema dello spazio Il concetto di spazio globale è alla base del tutto. Crediamo che l'arte non possa essere rinchiusa, immobilizzata, annullata dall'architettura che la contiene. Pensiamo che debba essere l'arte stessa a definire il suo spazio e diventare architettura. Questo è il concetto che tenteremo di proporre! Ci risulta difficile concepire tutto questo con una pianta o con una sezione, semmai quelli possono essere strumenti che ci aiutino a capire i rapporti tra le cose, ma non a concepirli. La lettura dello spazio sarà unica e globale. Il percorso artistico sarà vissuto per intero, dall'atto del concepimento dell'artista, alla sua realizzazione, all'emozione che susciterà nel visitatore.
_Il sistema degli alloggi Gli otto alloggi per gli artisti saranno ancorati alla copertura, otto “scatole” sospese che avranno la duplice funzione di ospitare gli artisti, essendo organizzate all'interno come dei veri e propri monolocali, e di fornire all'esterno immagini forti, essendo le loro pareti scenario di rappresentazioni artistiche. Gli alloggi vengono dunque concepiti in maniera più ampia rispetto alla loro stretta accezione, è proprio l'artista, nel suo alloggio-laboratorio, a definire lo spazio che lo circonda rendendolo sempre mutevole come fatto unico ma soprattutto nei confronti del tutto. _intenti · alloggi per gli artisti, il recupero degli edificio dell'ex saponificio tiene conto dell'esigenza fondamentale di creare un insieme di spazi estremamente duttili, flessibili, adattabili alle diverse funzioni. La scelta è stata quella di suddividere lo spazio sulla base di unità innalzate rispetto al piano di calpestio principale, saranno dei satelliti sospesi completamente autosufficienti definite "modulo laboratorio".
_Percorsi virtuali Il piano terra sarà dunque teatro di tutto ciò che ha a che fare con l'esposizione artistica. Il suo percorso non sarà unico ed immobile, esso sarà realizzato con strutture movibili e facilmente cangianti. L'immagine che vogliamo dare è quella di uno spazio mai uguale a se stesso, che cambia insieme alle immagini, ai colori, alla luce che lo definiscono. Tutto entra a far parte di un'unica rappresentazione che dal basso viene recepita secondo delle direttive visuali e percettive ben precise. Tutti gli oggetti (alloggi, pannelli espositivi, percorsi orizzontali e verticali) sono parte attiva di una logica artistica che non verrà mai vincolata. _intenti · percorsi flessibili, il grande spazio a piano terra sarà completamente, o quasi, destinato alla ricerca espositiva; questo spazio, se pur grande e articolabile, certamente non fornirà una risposta a tutte le esigenze di creatività e di cultura, ma vuole essere un grande laboratorio di esperienze e di idee; le attività ipotizzate sono quelle della sperimentazione e della ricerca connesse a segmenti dell'edificio originario. Il senso classico del percorso sarà perduto a vantaggio di una aggregazione materiale ed immateriale.
_Dipinto con la luce La luce gioca un ruolo fondamentale se non addirittura primario nella nostra logica di intervento, la luce dovrà coinvolgere, invadere, penetrare e abbagliare gli oggetti rendendoli “altro” rispetto alla loro immagine iniziale. L'aspirazione ad una flessibilità totale sarà dunque perseguita da due direzioni, la prima è quella che coinvolge la struttura stessa delle cose, la seconda è il rapporto sempre mutevole nei confronti dell'incessante attività luminosa. Il progetto della luce sarà costituito da due percorsi paralleli non sconnessi tra di loro ma fortemente simbiotici, quello della luce naturale e quello della luce artificiale. Il primo sarà la ricerca naturale di una luminosità che giunge dall'alto, che muterà con lo scorrere delle ore e grazie alla flessibilità della copertura stessa. Il secondo prende le mosse dalla valutazione dall'esperienza dell'artista americano James Turrell, è impressionante come luce sia per l'artista il motore delle cose, la forza generatrice che di spazi vuoti crea vere e proprie architetture. _intenti · manipolazione della luce naturale, la luce naturale penetrerà prevalentemente dall'alto per mezzo di una copertura flessibile che dovrà essere in grado di filtrare, direzionare, amplificare la luce diurna. · istallazioni luminose, come James Turrell cercheremo di creare una dimensione virtuale in cui l'unica materia è la luce.
...discorsi sulla luce aprendo un'altra apertura entravano le luci abbaglianti delle auto in corsa sulla strada, la stanza era illuminata a giorno solo per pochi istanti e tornava immediatamente buia. Da un altro punto, il semaforo rosso e poi verde. La parete veniva illuminata come un quadro monocromo. Il colore aveva una qualità speciale, impalpabile. Aprendo un altro buco entrava la luce delle auto in sosta in attesa che il semaforo diventasse verde. Era bianca, riposante, serena, dava una realtà sicura alle cose illuminate. [‌] . Il cielo è, e sempre rimane. Tratto da James Turrell, Dipinto con la luce, Motta Architettura, Milano, 1998.