2011 saggio per martiniello

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Multimedialità tra comunicazione e formazione di Salvatore Colazzo in: L. Martiniello (a cura di), Comunicazione multimediale e processi formativi, Guida, Napoli, 2011, pp. 63-88. ISBN 978-88-6042-935-3. doi: 10.4443/sc93 Comunicazione vs formazione? Negli ultimi anni, nel dibattito pedagogico si sono moltiplicati i contributi relativi alla relazione che intercorre tra formazione e comunicazione 1. L’idea del presente lavoro è quello di declinare il tema per gettare luce sulle prospettive di sviluppo della didattica multimediale. L’attuale modello comunicativo è quello fortemente interattivo rappresentato dai social network e dall’ambient intelligence2. L’addomesticamento dei media, cioè il processo di incorporazione della tecnologia che fa sì che essa diventi parte integrante delle nostre pratiche quotidiane e di quelle che riusciamo ad immaginare 3, porta a non riuscirci più a pensare fuori dal 1

Citiamo solo qualcuno tra i titoli che più espressamente fanno riferimento alla tematizzazione del rapporto formazione/comunicazione: F. CAMBI, L. TOSCHI, La comunicazione formativa. Strutture, percorsi, frontiere, Apogeo, Milano 2006; A. SEMERARO, Pedagogia e comunicazione. Paradigmi e intersezioni, Carocci, Roma 2007; A. ABRUZZESE, R. MARAGLIANO, Educare e comunicare. Spazi e azioni dei media, Bruno Mondadori, Milano 2008. 2 Il costrutto di Ambient intelligence si deve agli studi di Weiser, Normann e Aarts, che, ognuno per la sua via, sono arrivati a ritenere la tecnologia come un modo per arricchire di potenzialità l’ambiente quotidiano, consentendo un allargamento dell’esperienza e delle possibilità di interazione col contesto. L’aspirazione, soprattutto di Wieser, è quello di pervenire ad artefatti tecnologici capaci di integrarsi nel tessuto delle azioni quotidiane delle persone, poiché progettati per essere usati senza nemmeno pensarci. Cfr. F. SORRENTINO, F. PAGANELLI, L’intelligenza distribuita. Ambient intelligence: il futuro delle tecnologie invisibili, Erickson, Trento 2006. 3 Cfr. T. BERKER, M. HARTMANN, Y. PUNIE, K. WARDS (eds.), Domestication of Media and Technology, Open University Press, Maidenhead 2006. Nella prima metà degli anni '90 del secolo scorso i media studies britannici hanno elaborato il concetto di addomesticamento per descrivere il processo di appropriazione e incorporazione delle tecnologie mediali nei contesti familiari. Il frame interpretativo studia il rapporto fra media, tecnologie e vita quotidiana. L'inizio di questo approccio è considerato il libro di R. SILVESTRON e S. HIRCH, Consuming Technologies, Routledge, London 1992. Uno degli assunti di base della teoria dell'addomesticamento è che fra tecnologie e attori sociali abbia luogo un mutuo adattamento, alla ricerca di un equilibrio. Quindi succede che nel corso dell'appropriazione delle tecnologie, queste si trasformino adattandosi al contesto socioculturale in cui abitano, per altro verso le culture e le pratiche familiari si modificano in relazione ai vincoli e alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Attorno ai media si disegna una economia morale dell'unità familiare. Internet per esempio ha modificato gli spazi della casa contemporanea, dentro/fuori, privato/pubblico non sono più definiti dalle pratiche di una volta. La presenza in casa di telefonini, computer, tv digitale hanno modificato la stessa capacità degli universi familiari di proporsi come cardine attorno a cui si costituiscono i processi sociali di incorporazione delle tecnologie: l'appropriazione delle tecnologie oggi è sempre più individuale.


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