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2013
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ANTONINO
ANILE,
La Croce e
le
rose Das
Gefull ist alles...
Goethe.
NAPOLI Riccardo Ricciardi editore 1909
LA CROCE
E
LE
ROSE
DEL MEDESIMO AUTORE.
Opere di poesia
Primum mane INTERMEZZO
:
— A.
DI
ULTIMO SOGNO
Tocco. Napoli.
SONETTI
—
— S.
Landi. Firenze.
L. Pierro. Napoli.
Sonetti dell'anima
— (Nuova
edizione). R. Ricciardi. Napoli.
ANTONINO A NI le: y..
/
La Croce e
le
rose Das
Oefiill ist alles...
Goethe.
"^iiĂ&#x2C6;
NAPOLI Riccardo Ricciardi editore t909
PROPRIETÀ LETTERARIA
Tutti
i
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TIPI
S.
riproduzione sono riservati.
MORANO-NAPOLI
Alla memoria di mio padre.
LA CROCE
E LE
ROSE.
UNA in
Croce col Cristo s'erge fondo suU' ampia radura,
appena l'alba luce
i
cieli
di
sua pura
opachi deterge.
Della Croce solenne
al
piede
(poi che l'Aprile ha giĂ disciolto i
rivoli pei
campi) un folto
rosaio fiorire
si
Le rame, periate si
vede.
di brine,
snodano, meravigHose
di vivi boccioli di
attorno alle
rose,
membra
divine.
Pei fianchi del Cristo morente si
tendono V ardue volute,
e salgono, e, sotto le mute labbra, s'apre
una rosa ardente;
La Croce
e
le
rose
e salgono, e tutta la bionda
cesarie del pio Nazareno, la fronte reclina,
ecco, un pieno
serto di corolle circonda.
Al nuovo trionfo
grande
la
soave pupilla pensosa sorride; e nella luminosa
espande:
aria quel sorriso si
e passa su tutte le aiuole e
va coi fiumi
tributari,
e brilla sui cernii mari
co
'1
vasto sorriso del Sole.
Par che anelito,
le rose,
un giocondo
in
siano salite
a detergere di tutto
il
le
ferite
dolore del mondo.
La Croce solenne,
di nera
tagliata ròvere rubesta,
come al
albero
novo
si
desta
soffio della primavera.
Le rose dischiuse fiammanti abbracciano
il
Cristo che
geme;
e paion bocche che a supreme
ebbrezze
s'
aprano anelanti;
La Croce e pare che
il
e
le
rose
sangue divino
sia tutto passato alle rose,
che effondono con odorose parole un linguaggio divino; e par che la trama del fiore
schiuso appena, la trama d' ogni petalo, sia quella dei sogni
che
s'
aprono
di
un Dio nel cuore.
Ritenne la Terra neir ime profonditĂ
quando
e,
Verbo
il
celeste;
di fiori si veste,
quel Verbo per
uomini esprime.
gli
Per ogni speranza,
sfiorita
dentro
le
stanche anime umane,
ridono
le
balze montane
e
piani di
i
Per
nuova
le vigilie
pei cuori
fiorita.
dolorose,
da V Odio
ritorti,
per l'ultimo sogno dei morti la
Terra fiorisce di rose.
Pel sangue fraterno, che 'n guerra
fumiga ancora su
le zolle,
parole d' amore, in corolle di rose, dischiude la Terra.
AD UN BIMBO.
Io guardo mare i
nitido
i
Una
del
il
grandi occhi, or
come
ali di
sĂŹ
mio
or no, aperti tra palpebre, mobili
primi voli.
i
luce vi tremola dentro, che io sento in
onde
tu vedi chiare le
di cieli
sgombri
alla tua
nuova anima
da alcuna velatura tenue parole del
come
perduta,
;
mio
mondo, che a
,
si
tende.
non ancora ombrata
di pensiero,
te
d'intorno
si
rivela
effusa armonia di che tu stesso fremi.
Dimmi quel che il
me
cose e ne ascolti l'occulto
ritmo, a cui invano l'orecchio
Giungono
si riflette
lido nativo,
uccello che tenti
una trasparente luce
le
dove
tuoi grandi occhi azzurri,
fiotto
tu vedi; fa che io senta per
ampio che passa
un istante
pei sensi, schiusi
come
Ad
10
golfi a limpidi fiumi,
delle tue
con sue di
trame
di vela ai venti.
tu guardi, e sorridi negli occhi e nel volto
dita
TAurora, e
tutte le novelle rose
Primavera fossero nel tuo sangue.
nulla sai, e sorridi; io nulla so,
ci
ma
piango. Quale
separa velario, o bimbo dai glauchi occhi
vivi nelle cose; io, per triste
ho fasciato
Ogni tua
la strofe di
perchè vivi
piii
fibra è
Maggio
Tu
le
roseo come se plasmato t'avesse
sì
Tu
ascende e commuove
e
vene come trame
D'ognintorno
Tu
un bini b
li
volte
come
i
di pensiero,
miei sensi di bende.
la fibra degli steli
esprima, ed ogni tua ora è
appena
come
un divino canto, che dalla Terra
gli astri dispersi
con
il
ancor vivo,
di
ne sentan
sale
la parola.
Tutto; io col mio pensiero mi chiudo, tra
e quanto più so,
che fuori
opera
!
me
mura
di gelido sepolcro;
meno comprendo fluttua e
accende
della vita i
immensa,
grandi tuoi occhi.
L'USIGNUOLO DEL NORD.
POI la
in
che
in
nordiche selve ebbe disciolta
trama delle melodie, segreta,
che T anima sua tutta è raccolta,
cime all'inquieta
(e svettano le
frequenza di rovaio) per piĂš mite clima apre
Con
il
voi T aligero poeta.
usata virtĂš tende
penne
dell' ala
le ardite
remighiera verso,
chi sa, quali lontane erte fiorite;
e della sua canora
anima
il
verso
racchiuso in fondo
al cor,
quell'ala aperta in
mezzo all'Universo.
forse mantiene
Passa sopra boscaglie, sopra arene di fiumi,
e,
in
uno
al
palpito dell'aria,
l'usignuolo alla grande Alpe perviene,
L'usignuolo del nord
14
che
il
con
la fronte di
volo migratore
gli
contraria
neve erta nel
come immane muraglia
cielo,
solitaria.
S'attarda un poco, avvolge dentro del cuore
nuova una speranza,
di portare più in alto
il
Nel suo piccolo capo
si
il
velo
e tenta
volo anelo.
rammenta
d'inni remoti, e ferma alquanto Tale
per sentire se giunga
la
tormenta;
e poi, fatto securo, sale sale
neiraria fredda ed in quel petto breve è
come un'ansia grande
e
guadagna
le alture,
mentre lieve
per vederlo passare alza
qualche trepido
ed
i
fior di
d'ideale;
la testa
bucaneve;
venti, pensosi di tempesta,
guardan con stupore
di tra le forre,
passare sopra della fredda
rocciosa cresta
la
Alpe quel fervente cuore,
che pare un punto oscuro, un solo punto su quell'eterno nivèo candore, quel palpito che ninno ode, che, assunto
per miracol lassù, trasvola; e a cui
d'ogni armonia
il
palpito è congiunto.
L'usignuolo del nord Nel fondo intanto pregano per gli
Echi deir Alpe ed ogni mormorante
polla sorgiva per meandri bui
ed
lui
egli passa,
la vetta del
immota
;
rade trepidante
nevoso baluardo
sotto
un
cielo
d'adamante.
Ancora, ancora un ultimo gagliardo battito d'ala;
ed
egli giĂ discende,
con Tali ferme, verso
il
pian lombardo,
che, ridendo dai suoi laghi, T attende.
15
IL
VECCHIO.
IL
fiume, per pioggia recente,
è gonfio ricurvi di
Tu
;
un
e corre sotto gli assi esile ponte.
passi
sul ponte,
che porta
acceso giĂ
di
al villaggio,
qualche lume
nel fondo; e avanzi
con
pie' lento
sul fiume.
Sul fiume, che corre, che corre, (si
di
piegano
al soffio
sponda ed
i
i
ligustri
giunchi), tu curvo
di lustri,
affranto passi; e sotto
il
ponte
fuggire senti Tacque chiare; e,
sopra, un fiume assai piĂš grande
passare,
20
II
vecchio
un fiume, che giĂ reclina,
Tra ti
i
un
la tua fronte
invincibil gorgo.
due fiumi sparir nell'ombra
scorgo.
A LA NOTTE.
NOTTE, che in veli d'ombra la Terra secolare chiudi e stendi su gli
occhi
il
umani
vel delle palpebre, mentre, sorridendo,dischiudi
occhi d'astri lontani
madre d'ombre
;
e di luci, tu sui
flutti
dell'aria effondi
l'ampio volume delle
chiome e
rechi, nel cerchio dei tuoi sognanti occhi profondi,
un tremolĂŹo
Quando il tuo primo
di stelle.
soffio si
espande via per
gli orizzonti
gli alberi, nelle loro
cime, ancora fiammanti nella porpora dei tramonti,
senton
come un canoro
brivido; e di odorosi incensi e in lontananza s'
fuman
le
verbene;
ode
l'ansare innumerevole delle marèe, che urgon le arene delle falcate prode;
A la Notte
24
e le nubi pensose, fra azzurre immensitĂ sospese,
raccolgono lente
si
sui monti opposti e
mostrano rosei
orli di
labbra protessi
ad un bene imminente.
Tu
Notte, ed ecco una grande pervade dolcezza
giungi,
cose;
le si
e,
come l'ombra
distende e s'adegua, pare una materna carezza
che un dolore disgombra; e salgono con polso piĂš lene verso le montane sorgenti Tacque vive; e,
a guardare s'
e
il
mare,
par che Tonde delle fiumane
le stelle,
indugian tra
mare
il
le rive;
sente, a
sommo
delT acque diffuse,
risalire anelanti gli abissi, e,
con
gli abissi,
fosforescenze di meduse
e di attinee gemmanti;
e la Terra respira, pervasa da sogni
come un esil
vena
fanciullo,
di stelo e tutte le
felici
ed ogni arboree radici
aspiran di quei sogni la dolcezza,
che passa pei tronchi, che ascende pei rami,
che perviene e ne ripiega
i
alle foglie
lembi quai labbra, che giunge agli stami
del fior che
si
raccoglie.
A
Tu
Notte; e a
vegli,
la
Notte
25
Te conduce
il
Silenzio le mille
voci, gli Echi lontani,
come armentario
antico moltitudini di tranquille
greggi d'Asia sui piani.
Le
stellari
armonie, di cielo in cielo, dolcemente
voce
fletton l'arcana
a Te,
come
flettonsi, sotto di
un fiume a
la corrente,
l'erbe verso la foce.
Il
palpito tu ascolti dei sogni odorosi, che
i
fiori
chiudono nei boccioli, le foglie
entro
le
gemme;
e intendi
i
sogni che entro
i
cuori
cantan dei rosignoli.
Tu
come
ascolti
farfalle; e
il
bruco
il
come
vento apra
l'ala;
e
come
prepari
l'iridate
passi la grande fantasia dei mari
nelle nubi chiomate.
Tu
ascolti
il
sai la
canzone
germogliare dei sogni degli umani;
da qual sogno nacque
di
Dante, e
come Colombo
discorse,
navigando, con l'acque.
L'immenso ritmo
ascolti della vita
che s'infutura
perennemente; e guidi su nuziali talami coppie ebre; rendi pi첫 caldi
i
nidi.
e,
con vigile cura,
e, forse,
A la Notte
26
O
poesia eterna del mondo, o vivente
Notte,
nella tua
poema
delle cose,
ombra
è
il
Vero; nella tua ombra è
la
sorgente
delle albe luminose.
Ogni germe nell'ombra ed esprima
nasconde perchè maturi
si
gli steli.
Nell'ombra, sul tuo capo, sogni di morti e nascituri
passano sotto
cieli.
i
Al riflesso di cento vulcani ardevano foreste d'eterna primavera,
a rapirti
e,
le stelle,
Notte
ma quando Ei il
tu,
madre,
;
e
l'
il
mare balzava
Uomo non
giunse e
il
era
in
tempeste,
:
Sole in ogni fibra a
lui
trasfuse
pensiero di un Nume, sorridesti; e
il
tuo sorriso
si
racchiuse
di quegli occhi nel lume;
e, in
dolce ansia materna al
e
,
apristi
il
fior del
sogno in
primo umano cuore;
tutti gli astri
tremuli, dal cielo periato profondo,
sorrisero a quel fiore.
fonc^
LA MORTE DELL'ALLODOLA.
CON
volo obliquo rade
Tallodola
s'immerge
di
la
pianura
ferita, e nella folta
un ontĂ n capigliatura.
L'albero attinge Tanima raccolta del Sol calante, e 'n cima ancor s'accende,
mentre un
soffio
V investe, a volta, a volta
cosĂŹ che al rotto volo
si
protende,
e in sĂŠ chiude l'allodola coi rami
come madre che L'allodola
si
il
posa;
suo nato difende.
ma
ai
richiami
della luce, che ancora in sulle dell'
cime
ontano dispiega aurei velami,
riapre
il
volo stanco;
e,
dalle prime
rame, che l'ombra grande ormai disfiora, tende a quella che tremola sublime.
;
La morte dell'allodola
30
L'ala
ma
ferita
sempre pi첫 dolora;
rallodola, con voli pi첫 lenti,
guadagna un ramo Par che
le foglie,
e tende in alto ancora.
in
armonia stormenti,
sostengano quel volo, quella viva ansia di luce in due occhi morenti. Si raccoglie la luce fuggitiva
su l'ardua cima, la
Beve in
e,
con palpito anelo,
moriente anima vi arriva. la luce
dell'estremo cielo
un fremito intenso;
come
indi
procombe,
fiore divelto dallo stelo,
nel mentre l'ombra su le cose incombe.
A MIO PADRE,
N Io
ON
senti,
padre, questa nuova primavera che viene
dai cieli, e T첫bere Terra inonda di gioia?
vengo, pellegrino
di te, a
questa erta sopra
'1
mare
silenziosa plaga di verde solatia;
e
veggo ancora Torme
e di
solevi, a Talbe,
nuovo
fiorito
e
e di
del tuo passo lungo
donde
il
il
risalutare
ciliegio,
lieta
dalla tua
la
mano,
i
sentieri,
sole;
che tu piantasti,
melograno e pi첫 da lungi
pampini
il
il
pesco;
pergola ampia, che, educata i
primi grappoli ora ostenta.
Altre volte io venivo, stanco di ansie e di pensiero; e tu
ed
mi aprivi sorridente
io sentia
le
braccia:
qualcosa della mia lontana infanzia
rivivere nel cuore, sotto la tua carezza,
A mio p adre
34
Tombre dileguare dairanima
e
d'ogni cosa quetarsi per vento che ne sgombri
le
;
e
'i
tenace dubbio
come un
e,
nubi, aprirsi
'1
cielo puro
mio pensiero
e risuonar per mille echi d'armonia.
Io
bevevo per
tuoi soavi occhi; e fluiva
la luce de' le
mie vene un'ignota dolcezza,
come avviene nel mare quando una
polla d'acqua dolce
silenziosamente gorgoglia su dal fondo:
gioiscon Tacque amare, e un largo brivido trascorre di golfo in golfo per le canute rive.
Nulla era di scienza
s'avvicendano
in te: i
ma
armoniosi annunzi; e come
con immagini
tu sapevi
venti; e quali
il
di luce, al
come
van per
cielo azzurro
mare che
parli,
ascolta;
e quali corrispondenze ascendono su con che, a
l'aria
nubi,
le
messaggio compiuto, languiscono
Dal profumo del
fiore sapevi
il
sapore del
sui
moni
frutto,
e t'eran note le melanconie degli alberi;
e
'1
linguaggio che dicon in cui si
rompe
il
le stelle
a la Terra,
germe semenzato
le notti
del grano;
I
A mio padre
35
quando s'apron, come un primo
sorrider di bimbo,
mignole su
le
Io t'ascoltavo:
in
cima
fronzuti oliveti.
ai
e tutto l'attinto sapere de'
pareva un gioco
al
mio
libri
cui l'ingenua
spirito,
tua parola svelava qualche vero, e dava la gioia
che sente
Or
piĂš non
sei:
il
bruco quando l'aspra crisalide rompeÂť
ma
torna ancor la dolce primavera
a la tua terra; e
mano, fioriscono; ed
la tua
e
Petali bianchi e rosei
come su chiome 1
sono
cieli si
come
ciliegio è tutto
il
mandorli succingon
i
seppe
gli alberi, le cui radici
van su
i
bianco
loro rosei veli.
le
dorate onde dell'aria
d'invisibili Ofelie.
chiari d'intorno,
come
se
i
tuoi occhi
fosser riaperti e riaccesi in essi;
se la tua
ed
il
anima
si
fosse confusa ne'
Io sento qualche cosa, o padre, in
e veggo
questa che il
cieli
tuo cuore palpitasse nel Sole.
s'
della tua carezza
indugia pia carezza di sole;
tuo sorriso rinnovellarsi oggi nei
innumerevoli, che erompon da
fiori
le zolle;
e un'eco della tua parola viene anche col vento che svaria
le
chiome dei
tuoi
memori
alberi.
IL
CANTO DELL'USIGNUOLO.
ENTRO
il
folto di
un brolo, cui
d'ombre precinge (or di luce
la notte
or no, da lungi,
sì
un'alba spia tra nubi rotte)
un usignuolo canta. Nella gola, perfusa di canora ebbrezza, quale si
disnoda
ineffabile
L'ombra è d'intorno, fatto di
parola?
ma
quel cuor
sì
breve,
musical trama, del grande
splendor, eh' è ne' diffusi astri, s'imbeve;
e canta in
ch'empie
una
strofe
la notte,
luminosa
che empie
di
un fulgore
armonioso ogni sognante cosa. Nel silenzio niun'altra voce intanto s'ode,
ma
se la Terra a l'infinito
dà un'eco, è sol per Teco
di quel canto,
40
//
canto dell' usignaol o
che balza in
cadenza
che
trilla
che
in gloria,
si
piega e implora
che gorgheggia,
di flauti,
muor per rimbalzare ancora;
e
per quel canto che ha Fansia di rosai
primavere,
di piĂš dolci
fioriti,
non raggiunte mai.
di gioie ignote
Gli alberi attorno sentono pulsare le linfe in
ritmo, e, ad ogni fiato lieve,
par che pieghin
Hanno
Il
venature
le foglie nelle
brividi, e, dentro si
cime ad ascoltare.
le
preparan
le
polline dei
il
nuove
fiori,
fioriture.
mar, da lungi, par che smorzi Tire
lungo tace e
la riva, si
ove
espande
la sĂŹ
tremula onda
come ad
L'alba lunare fluttua,
si
udire.
spiega
su Testasi del mondo; qualche stella per Il
le
vibranti lontananze annega.
canto via per Tarla
si
diffonde
come un fiume sonoro, che chi sa
e
il
da
dilaghi
quali naufragate sponde;
cuore della notte, che alimenta
per noi di sogni un
rifiorire eterno,
beve quell'armonia; e s'addormenta
come
fanciullo in
un cantar materno.
I
AL CAVALLO.
Dopo
o
R che
il
tuo corso è breve, alipede amico dell'Uomo,
volo del desiderio insonne;
al folle
onde van messaggi
e Tocculta parola, in cielo,
ed
il
al
con il
in
di cielo
nostro interrogar risponde;
cuore, che tante volte pulsò unisono al tuo,
pulsa ora
tu,
la scoperta del siero antidifterico*
i
al
ritmo divino delle stelle,
lucidi occhi, in cui par
che ancora s'accolga
riflesso di tutti gli occhi
un ultimo sogno
umani, che, aperti
di gloria, si chiuser nei tuoi
balenanti sui campi fumidi di battaglia,
dolcemente
ti
volgi, e parH:
è tanto breve,
e su nuovi vibranti
sorvoli
i
Uomo,
ÂŤ
l'ansito del
congegni
piani e tenti
Se pel tuo pensiero
i
mio fianco,
di lucido acciaio
campi
dell'aria.
AlcavQ Ilo
44
un'arcana virt첫
di vita resta entro
mio cuore
il
e circola per gli alvj turgidi del
mio sangue.
Io la trassi dal mare, dai profondi sentieri d'alghe,
dove ancora, a memoria io la trassi
gara con
i
e al
Ecco
mio
io t'offro
di
il
ascolta; ed
Ma
i
falbi e
i
di
drappi
auii
gli
le
pupille
occhi de'tuoi bimb
sauri poledri annitrenti
vena degli
mano che s'arma nel
in
mio sangue; e vedi come or
offron muti la
a la
come
Echi balzavano de' monti.
misorridon del lume che han
L'Uomo
quando,
tuo freno, io corsi,
sue bande,
nitrito gli
il
secolari
selci percosse,
senza
venti,
Sole m'avvolgeva
'1
le
mia quadruplice unghia;
fuoco delle
io la trassi dal
e
me, erran, grippocam
da Taspro groviglio de
foreste, rotte dalla
in
di
steli
un ago
del collo
sottile.
Trapassa
sangue ardente un rabido veleno.
dalle piii segrete fibre de' giovini poledri,
dai meandri pi첫 oscuri delle vitali trame,
dove freme qualcosa per
ma
le
del soffio de' venti aspirati,
froge pulsanti, nelle focaci corse,
su dal cuor, che seppe
una
gli aneliti del
virt첫 di vita meravigliosa
cuore umano,
erompe.
Al cavallo
L'Uomo la
trae dal sangue, che fiotta
45
da pronta
mentre il grande occhio langue come una
Ora empion
ferita,
stella
a Talba.
rosei bimbi le case di risa e bisbigli,
come un
fior
che
si
espande empie Tarla
di odori.
iNon pi첫 trepide madri tendon Torecchio al rombo della nera Nemica dei pargoli che viene.
*Ridon securi tra
i
i
bimbi; ed inconscii fanno carezze,
loro giuochi, ai simulacri equini.
PER UN
MORTO ILLACRIMATO.
DA
da
si
snoda
la valle,
un sentiero,
siepi in fiore avvolto, al cimitero,
eh' è là , sul pian raccolto.
Quattro bifolchi, a spalle, la
bara alzan di un loro
morto. GiĂš, nella valle, palpita un vespro d'oro
dall'aperto orizzonte,
come, dopo un' ebbrezza, su d'una bianca fronte
indugia una carezza.
Il
Sole sulla vanga
uccise l'uomo, che ora
(non v'è alcun che ne pianga)
va a l'ultima dimora;
Per un morto illacrimato
50 e
'1
Sol, nel declinare
quest'oggi, un aureo dono
mette alla bara, e pare voglia chieder perdono.
Su
la
mobile spalla
dei vivi, che, ansimando,
salgono, ecco, traballa
quando, a quando.
la bara, a
Le al
che ala fanno
siepi,
funebre viaggio,
senton
la
scossa ed hanno
un brivido
al
Svettan
cime delle
le
passaggio.
vitalbe in fioritura;
e cadon le novelle corolle, in
una pura
pioggia, folte leggère, all'urto
che
con aperte
le
squassa,
le antère,
su la bara che passa,
come
se, in
qualche
a
mezzo
ai tralci,
fratello ignoto,
gittarle, le falci
per un tenero voto.
Per un morto illacrimato L'aspra bara, nel denso
fogliame giĂ immersa, pare che frema
al
senso
della vita universa.
Ma
poi che alfine dalle
boscaglie esce
il
sentiero;
e s'apre, oltre la valle, di contro al cimitero,
bara rompe
la
il
folto
e sosta; e un trionfale
plaustro somiglia, avvolto di gloria floreale.
La viva
siepe, ignara,
il
suo tesoro ha dato
a
la
deserta bara
del morto illacrimato.
Non
spettano corone
di fiori a ignoto lutto,
ma
oggi
le siepi
buone
fiorivan dapertutto;
e la bara deserta
discende, o Terra, in tutta di fior coperta
come bara
di re.
te,
51
LE
DUE CITTA.
LE
due
cittĂ si
cittĂ dei
guardano:
bianca
la
morti e la cittĂ dei vivi,
due opposti
raccolte a fronte di
clivi,
si
guardan nella notte, mentre tenue
si
diffonde un chiaror di luna stanca.
Dormono
i
vivi, e
neir alta notte. Un'
mute case e su
sopra
le
ed
queir ombra, a
in
grava
sonno
il
ai
morti
ombra unica incombe le
tratti
tombe; a
tratti,
passano
sogni di vivi e insiem sogni di morti.
E vanno come due e vanno,
i
sogni a un confin lontano,
fiumi ad una stessa foce;
come va V onda veloce
di
due fiumi, che, assai prima
al
mare,
si
confondono
di
sul piano.
giungere
Lei due cittĂ
56
Qualcosa
in
fondo nella notte attende:
un baratro un abisso una rapina. I
sogni vanno verso una ruina
sconosciuta, non mai colma nei secoli;
e
la notte di
Le due
qualche astro
cittĂ si
guardano; e
entro un sudario sol V
La morte in
si
s'
ombra
confonde con
accende.
le
cinge
infinita.
la vita
un solo tumulto, nel silenzio
della Notte dai freddi occhi di Sfinge.
PRIMA STELLA.
DIETRO
un'alta purpurea cortina
di nubi,
immobilmente
che su boschi stesa, gi첫 nel
in
il
Di contro,
i
fiamme pare
mare Sol declina.
monti spiegano un regale
manto pezzato
sui rocciosi fianchi.
Per
nubi
le
cime
le
in voli
bianchi
raccolgon Tale.
Pura dei
cieli
come anima di
di
inarcasi la volta,
bimbo, che,
tra ciglia
grandi occhi, per nova meraviglia,
guardi raccolta.
Io
guardo
il
ciel,
che
la
dolcezza delle
ombre attende, dolcezza che matura,
come sogni
in
un cuor,
la fioritura di tante stelle.
Prima
60
E mentre
Sol nei gurgiti sparisce,
il
e deir ultime il
stella
fiamme
cielo occiduo; e
il
si
disgombra
mare,
alla
prima ombra,
rabbrividisce;
ed attonite guardansi le
cose,
dalle
e,
tra loro
cime delle biade,
dai tenui steli 'n fior l'ultimo cade
velame d'oro, io
veggo,
la sera,
sul silenzio
per
dei cieli, io
le
ampio, che adduce
vie ancora chiare
veggo un primo tremolare fiore di luce.
O
prima
stella,
o sola pel sereno
cielo aspettante gioia luminosa,
primiero sorriso, che non osa mostrarsi appieno,
^
deir effusa armonia, che trasvola di sfera in sfera e si disperde ignota
nel cuore della Notte, prima nota,
prima parola, di
un mondo
che a noi
ti
invisibil,
sveli,
sentimento
o palpito del cuore
deir infinito, o primo unico fiore del firmamento.
I
Prima stella forse la Terra tien di te qualcosa se dentro occhi di
se
una gemma,
bimbi un raggio accoglie;
tra brividi di foglie, s'
se
da un grumo s'addensano
fibre di
un cuore; se ala
di farfalla;
si
le
apre odorosa;
prime
colora
se un' anima canora
un verso esprime.
61
A UNA VERTEBRA DI NAUFRAGO.
SSEO
anello, sopra la candida arena del lido
abbandonato dal risucchio anello, che giĂ
d'una viva anima umana chiudesti,
nel giro del tuo arco,
e sentisti salire
lungo
fili
un'onda,
di
palpitante intrico,
il
T ampio anelito delle cose, vibranti,
come
citeree corde,
dimmi, per quali ignote vicende,
dagr imi gorghi ricompari
ancor non franto^
tu,
nel
Sole?
lentamente nato da germi dispersi di vita, per compiere nel tempo una forma suprema,
tu,
nel frale di fosti
schermo
un uomo, che ebbe Tansia del navigare,
valido sostegno.
eretto, Ei fissava
verso mal
â&#x20AC;&#x201D;Sopra
esile
T audace pupilla
dome lontananze
di
mare. 5
A una vertebra di naufrago
66
La barra
del timone nel
pugno rompeva securo
r ampia sonora verginitĂ
avendo
al
dell'
suo pensiero sommessi
che sorrideano a
lui
come
e attorno al capo,
in
acque,
i
vaghi
cernii flutti, orli
di
spuma,
in aureola, riflessi di
cieli,
su cui mandrie di nubi van per ignoti pascoli.
Non
venti,
i
passando, con dolce
ala,
molceanle rughe
di quel viso intento a un ago
volto
al
polo?
e di ombre, tessute da sogni amorosi sciamanti,
non fasciava e
non
Notte quella fronte pensosa?
la
Talte Pleiadi pulsavano unisone al ritmo
silenzioso di quel vigile cuore?
Ma, un vespro, che
e
foschi
in livido
i
cieli
piombarono sopra Tacque,
tumulto balzarono a
rUomo, con sgomente
della
'1
Tempesta
nubi;
pupille, vide avida aprirsi
r inviolata nera anima degli e r esil schermo e
le
abissi;
vasto pensiero furono travolti nella corrusca chioma.
Lieve su di un molle giacigHo d'aUghe compose la
Morte
dell'
insonne navigator
la
spoglia
;
A una vertebra di naufrago ed
il
pondo
infinito dell'acque
gravò sopra
gli
67
occhi
che indagato aveano TUniverso;
piccoli,
e attorno a quella fronte nuda, che dall' idea contenne
r abisso, muti
Ora ad
raccolsero
si
ora, o vertebra
tenaci nodi deir immoto
(i
corpo cedendo e sciolta
nel
gli abissi.
la rete
verdeazzurro fondo a l'ombra
ampia
di grige
delle
vene
meduse),
mancasti lenta all'ossea compage; e l'acque, le diffuse acque, nel vasto silenzio
fluirono per entro
il
senza echi,
tuo sottile anello.
vertebra, nata per lenta opera secolare di forze occulte;
vaganti per
le
o
plasmodi informi,
di
glauche profondità del mar fecondo,
meravigliosa architettata forma;
cerchio dalla la vita
mano
dentro
saldato di un
alvii
Nume, che urge
sempre più
che l'energie disperse per
i
saldi,
cieli stellari
aduna
perchè s'accenda un cerchio di pupilla umana,
che
l'infinita
l'arco
anima
delle cose raccoglie sotto
d'una fronte perchè un pensier
rifulga,
A una vertebra di naufrago
68
breve anello; o forma primigenea di ogni parvenza, poi che la Terra in cerchio
e in
le
vago cerchio avvolse attorno la capigliatura
dimmi,
tu,
dimmi quel che
al
membra compose
suo capo festante
mobile delle nubi,
che sapesti
lungo stami
sue
il
brivido dell'anima umana,
di nervi dentro di te raccolti,
sentisti allor
che l'anima del mare
iruppe nel giro del tuo lucido arco:
e,
su
le
fonde arene, vagasti lungh' essi sentieri
vergini d'orme, in
mezzo
a prati d' anemoni,
mentre immote conchiglie aprian valve come palpebre per guardarti con occhi meravigliosi di perla. nata da diffusi germi del mare, e risaliente, di
forma
in
forma, sino
al fastigio dell'
uomo;
ripresa dal mare, ed ora sul bianco lido apparsa fragil cosĂŹ
in
polvere
ti
che un piede inconscio di bimbo
rende, dimmi quel che 'n te comprendesti
mistero alto del mare e dell'anima
umana
!
VILLAGGI CALABRI.
VILLAGGI,
circonclusi dagli olivi,
che, in ordine serrato di sui piani si
dispiegano e sui
filari,
clivi;
brevi villaggi, sotto cieli chiari, cui
poca
terra tiene, e riguardanti
lungi la pura vastitĂ dei mari;
bianchi villaggi, immersi
negr
incanti
deir ombra, che apparite, in lontananza,
come
soste di bianche greggi erranti;
villaggi ignoti, su cui
dai casolari
per tanta di
il
poco avanza
campanil discreto
campane risonanza;
villaggi chiusi, a cui sorride lieto il
cielo aperto, e nella dolce notte
ogni stella discopre un suo segreto;
Villaggi calabri
72
villaggi fidi, a cui tornano a frotte
che M loro nido intatto
le rondini,
trovano ancor sotto grondaie
rotte,
qual, tra gli olivi e voi, villaggi, patto
passa
amor, che, a Talbe ed
d'
benedicono
Non
i
ma, a volte, un' eco
so,
ai
tramonti,
cieH di scarlatto?
di racconti
meravigliosi via per V aria sale, e sfiora
sensi miei vigili e pronti.
i
Nei tronchi degli
immortale
nasconde, che sorride
deitĂ
si
da
mignole un
le
olivi un'
riso virginale;
e se, a sera, ogni fusto nelle fide
rame,
i
tutto di
suoi
fiori
candidi matura,
Numi un popolo
sorride.
A
quel sorriso, che neir aria pura
si
effonde
come un
di gioia, e
e,
su
le
fiume
inno, ardono il
nubi, fremono
archi dei
e dentro
'1
cieli, il
e
il
i
piani
palpito misura,
i
mare
lontani si
commuove,
cuore stanco degli umani
una dolcezza sconosciuta piove.
SORRISO MATERNO.
a mia sorella
QUANDO,
:
ISABELLA CONCETTA BEVILACQUA
sorella, gli occhi sorridenti, dietro
una viva
velatura di pianto, tu rivolgesti
verso
allora,
la
bambina, che
i
suoi apriva
a te d' accanto,
che vedesti in quegli occhi, tra lepalbebre appena schiusi, e giĂ sĂŹ rilucenti,
come mobili vene d'acque, che da meandri attingon
come
in Aprii, tra
le
i
folti broli,
che a r alba
come un
si
astro disperso
neir orbita e
Che vedesti
chiusi
sorgenti;
un petalo
protenda
quando s'
di viole
;
precipiti d'
un Sole
accenda ?
nel breve cerchio degli occhi, che in
un vago
tremolavan stupore,
come, sovente, a sommo dell'acqua tranquilla di un lago di
nenĂšfaro un fiore ?
Sorriso materno
76
Forse vedesti accendersi le pupille
come
e,
ma
leggiadre;
si
spegne è come un astro che tramonta:
s'aprono novelle
nuovi
nati; e la
al ciel
Tu
al riflesse
occhi di nostra madre.
occhio che
luci nei
un chiaror supremo
per incanto, aprirsi in quel fulgore istesso gli
Un
di
di
Notte ancora racconta
nuove
stelle.
vedesti, o sorella, in quegli occhi un'
onda
infinita
di luce palpitare:
quella luce che accese
il
primo germe della vita
giĂš nel fondo del mare;
e cinse subitamente d'una calda gioia materna il
Tu
geHdo Universo.
vedesti V accesa della vita fiaccola eterna
fiammeggiare attraverso quei dolci occhi di bimba, che, dischiusi allora allora in ti
grande meraviglia,
guardavan cosĂŹ come soavi occhi d'aurora di nubi tra le ciglia.
IL
CANTO DELL'UCCELLO
CIECO.
/^
LI
VJT
dei canti miei puri e giocondi,
uomini crudeli, non paghi
attraversarono, con aghi torridi,
gli
occhi miei profondi:
piccoli occhi vividi aneli, aperti sui laghi sui clivi,
occhi che avean rapito i
ai
cieli
loro bagliori piĂš vivi.
Io vidi
come
un brulichĂŹo,
di scintille
tra
fiamme
effuse,
e r anima, nelle pupille, d'
un
tratto,
fiore arso,
si
chiuse;
e scese sopra le distrutte
pupille un'
un'
ombra
ininterrotta,
ombra oscura piĂš
di tutte
l'ombre che scendon quando annotta.
80
canto delT uccello cieco
//
Or, se io gorgheggio, chiamo, imploro, (vibran di pianto
le
mie note)
la vision di
un lembo
di cieli, tra
nuvole immote.
Che r
d'
ali,
ancora
io risenta
ebbrezza,
oro
calda
la
brivido che apriva
il
un
d'
poi che V alba
tratto,
nei rosei veli alta appariva
Le cime degli il
alberi presso
fiume e V acque e ogni bocciolo
sentivano
brivido istesso
il
me schiudeva
che a
Verso il
!
mio
i
cieli
Tali a volo.
fiamme
in
salia
fiamma
spirto, qual
lieve,
r immensa diffusa armonia
urgea nella mia goia breve,
come,
di
monti
r impeto urge
come
tutta in
d'
in
una gola,
una fiumana;
una parola
breve, freme V anima umana.
Or, se io canto, quantunque cieca
non vegga
d' intorno
è per quella luce che rivive dentro
il
che nero,
meco
mio pensiero.
//
come
canto deir uccello cieco le
sabbie degli ardenti
deserti, nel Sol
a
tratti
81
che V inonda,
dĂ n lampeggiamenti
anche nella notte profonda. Per quanti petali
di rosa
piovere io vidi, in una gloria di luce, io
a l'albe, qualche cosa
sento ancor nella memoria; e canto per questo ricordo
che ho
in
cuore, per quella mia gioia
e canterò fin che
estremo
di luce
un ricordo
non muoia.
;
A
UNA CENTENARIA.
Q
UALI dinanzi a
come
gli
occhi,
e'
han tenui
riflessi di luce,
sacrario in cui tremi un' ultima fiamma.
passano visioni, o centenaria ? Al tardo ritmo del cuor, che batte contro V arco fragil del petto,
ascende la
in
il
sangue per
cute oscura,
come
un azzurro intreccio di te
la vita
le
;
navi
al
senti tu
di
soffii,
nave presso
come il
attorno
porto.
porto, con tutte le vele succinte,
poi che dimani
Non
disegnan sotto
e tu vivi mentre qualcosa
attorno al cuore gli ultimi
le
si
giĂ piena d' ombra,
ad ora ad ora muore, mentre raccoglie
ad una antenna vele Stanno
vene, che
si
riapron nel vento.
qualcosa della speranza delle navi
ripartenti?
non
senti, tra le
pieghe profonde
A una centenaria
86 di tua
stanca vecchiezza,
che riaprirĂ
la
nuovo
palpito del
il
tua anima nel
mondo
soffio,
?
Cosa arde in questo estrem.o bagliore, che illumina il cerchici dei tuoi occhi sereni ?
di
Ă&#x2C6; T
ultimo riflesso
un incendio che langue, o forse d'
Non
una gloria
so,
ma
se
prima
la
guardo assisa presso
ti
aperta contro un molle degradare
e
ti
veggo
godere sĂŹ
io
la finestra,
di clivi
tranquilla seguire la fuggevole
del volo degli uccelli, che
e
dell'
radono
i
;
ombra
maggesi
;
oro di tante foglie, che V autunno
dolce aduna sopra
mi chieggo
scintilla
luce, in cui verrai travolta ?
di
il
tuo davanzale,
come avviene per qualche
se,
vetusto
albero, che di tanto affonda le sue radici,
che non posson e
non
le linfe
muore per
i
sia cosi di te,
a
poco a poco,
piĂš giungere a
sommo
'
del tronco,
rami, mentre sotterra vive,
della tua anima, che lascia, il
corpo, mentre
e tu senti nel fievol calore del tuo
si
espande altrove
sangue
della fiumana innumerevol del Tutto,
il
flusso
;
A una centena ria
come presso il
Il
la
87
foce un rivolo esiguo giĂ sente
brivido della grande anima del mare.
tuo pensier
si
oscura:
ma
neirincerto tuo linguaggio
rivivon gli echi d'una lontana infanzia;
e tornan le parole dei giorni in cui eri bambina,
ora che
al limitare di un'altra vita
giungi.
COLLABORAZIONE.
O EMPRE che
^
compresa
che confondono e
riveggo
le
torno a questa solitaria
io
terra natia,
1'
due mari,
fra
alito neir ario,
antiche usanze e
memori luoghi,
e
provo
cari
i
dolcezza
la
pura deir ombra dei paterni
tu,
vecchio gelso, tremulo a
mi
riporti
lari,
brezza,
la
un saluto, e nella sana
m' avvolgi delle tue foglie carezza.
Per volgere d' etĂ fatta sovrana la
chioma lambe
le finestre,
del caseggiato rustico
e,
quando
io,
;
chiuso nella breve stanza,
a r arte mia ritorno, ecco, la
avanza
V altana
si
scopre
frondeggiante tua mobil sembianza
Collaborazione
92 di
contro
;
e sento
il
cuore, che nell' opre
recondite del tronco pulsa, e fa le foglie
Auspice
al
onde Aprii
e,
il
me
quante volte V anima
mi susurri stormendo e svarii nella e,
Nel lavoro serenitĂ
;
in vivi
io
le
le
discrete
un
;
e festante
giochi d' ombra,
e,
sopra
smaga
attigue piante.
m' attardo ora, con paga
ed una ignota scende
fragranza dentro Y anima, e dilaga
il
;
istante,
parole
chioma ardua,
tuo sorriso su
rete
duole
si
di tradurre un' idea, tu, in
il
copre.
vampeggiar del Sole,
ed ombre consenti a
ondeggi,
liete ti
mio lavoro, se con
di rami impigli luci
tutto
il
:
foglio bianco, di distende
giro della strofe, che qualcosa
del mio, del tuo tumulto ormai comprende.
Poi, tu
come
la
profonda ansia riposa,
ricomponi immobil
la
ghirlanda
delle foglie neir aria luminosa
;
Collaborazione in attesa,
che a mia nuova dimanda
di un' altra rima, di
un
alito
leggiero
vento giunga dall'opposta banda,
e tu stormisca dentro
il
mio pensiero.
93
PER UNA LAMPADA VOTIVA.
IN fondo su tu,
a un breve incavo del
la via,
che
rupestre,
piombante
innanzi a sacra icone, ardi; e gli uomini che passano si
tramandano
il
voto di serbarti raccesa.
Viene dal mare, a quando a quando, respiro, ed agita
A
masso
snoda lungo Tarco del mare,
si
notte
il
il
il
soffio
dell'enorme
tuo palpito di fiamma.
tuo fievole chiaror taglia la nera via,
e piĂš vivida brilli contro le stelle dei cieli
a Talba impallidisci
come Tultima
stella,
;
che s'indugia
su restremo confine del mare ampio, a guardarti.
Cosa arde nel tuo lume perenne ? PiĂš che umile fede d' umili
uomini, io sento nella tremula fiamma
ardere V infinita ansia deir
breve è questo cerchio
Anima, per cui tanto di
Terra che
ci
chiude.
Per una lampada votiva
98
Quanto su questa aiuola ma,
oltre
il
fiorisce tende in alto al Sole
;
Sole, brilla per l'Anima una luce
più in alto ancora, oltre ogni sfera, che corrusca di lampi
r
iridi
umane, cui
è volto
delle infaticate ali del pensiero
il
remiggio
ed
il
desiderio
dei sogni immortali accesi nei cuori 'n fondo.
Striscia la nostra vita sul suolo
donde erompon
fiori,
sotto cieli fiorenti di costellazioni.
L' ansia delle radici, che
attingano
e,
sopra
il
le
cime,
le
due
uragano in
Un
fioriture
il
piede
;
orbite, a
V
infinito.
V Anima arde come una fiamma
la pieghi,
ardue spire,
alito di
affondan perchè più luce
ferve sotto
nuove
inestinguibil, che,
d'
s'
nostro capo, tumultuano messaggi d'astri
trasmigranti per
Tra
ci
ove un colpo
d' ala
rimbalza e lingueggia più viva,
attratta trepida
questa fiamma è
in te,
verso V
alto.
lampada, che ardi
alimentata dalla più dolce speranza.
Gli uomini per un voto, che, di anima in anima, passa^
come,
di
mano
in
mano, face pinacotèa.
Per una lampada votiva serbano il
un'
la tua luce, al cui
vago
riflesso,
dentro
cavo della rupe aspra, par che sorrida
immagin
di
che diede
Madre ai
cuori
reclina sul volto del Figlio, il
primo sogno
dell' Ideale.
99
IL
RACCONTO DEL PIOPPO.
NACQUI,
tra miei fratelli,
su
le rive
del fiume, e, delle mie radici torte,
argine feci a V acque fuggitive;
e crebbi ai venti su, giovine e forte, la terra
radici,
imprigionando
come
Fremeano,
in
mezzo a Time
in valide ritorte.
in
vasto turbinio di rime,
effuse dagli uccelli a le dorate
velature dell' alba, le mie cime;
mentre, cantando, dentro l'arginate rive,
scorreva
il
fiume verso
con r acque alquanto E,
non
d'
'1
mare,
ombra ancor
so, anch' io sentivo palpitare
dalle umidi radici ai bronchi,
insino
a l'alte foglie, l'ansia del mare;
velate.
104
//
racconto del pioppo
e seguivo, benchĂŠ immoto,
dell'acque chiare,
il
cammino
col favor del vento,
e,
versavo Toro sopra Tacque chino,
e qualche foglia, che, all'avvolgimento
sparia dell'acque per ricomparire
e perdersi lontan sul fiume lento.
Adulto giĂ , sentivo
al
pie fluire
r acque, sentivo V ultime mie rame ancora un poco verso
A
notte, stelle
e stelle presso si
il
ciel salire.
avea dentro le radici
il
fogliame;
oscure,
specchiavan dell'acqua nel velame;
e sognavo divine fioriture pei rami; ed una
tesseano
A io,
le
imminenza
subita
con
i
le
ecco, giĂ corre
sotto
il
il
di tempeste,
pioppi attigui, in un consiglio,
ripiegavamo
lungo
nuova argentea veste
mie foglie nasciture.
chiomate
nell' aria
fiume, che, a riflesso di
teste:
un bisbiglio
tratti
a
tratti,
smaglia
un lampo vermiglio.
//
racconto del pioppo
Da ma
Talto un
erti
contro la cupa nuvolaglia,
rombo d'uragan
come a
noi serrati insiem,
vibriamo quale enorme dai venti
;
e,
sotto,
il
lira
scaglia,
si
difesa,
presa
fiume ampio raffrena
r acque come a guardar V ardua contesa.
Vittoriosi, al Sol
che ribalena,
noi sorridiamo V un V altro con lene di foglie
un mormorio, che s'ode appena.
Nel seguir
di
vicende aspre e serene
cresco d'altre foglie rivestito
io
ogni qualvolta primavera viene.
Il
fiume, giĂš dal
dava, per
la
monte
qualcosa del suo cuore
ed e,
io
m' ergevo saldo
dentro
'1
mio
di granito;
in
ogni arbusto;
stormir, fremeva
che dalle cose ascende
Ma
scaturito,
radice aspra, al mio fusto
al
un giorno un improvviso
di folgore colpĂŹ,
il
canto
Sole augusto. orribil schianto
tra costa e costa,
me, nel mio tronco
(gli altri
pioppi accanto
105
106
//
racconto del pioppo
sussultarono) ed
chioma e
le
io,
con
il
la riva
cielo si velò; gli echi, d'
un
tratto,
frotta.
fiume allor rifece stupefatto,
nel suo tremulo specchio la
e
opposta.
r urlo della mia anima rotta
rimbalzarono V urlo da ogni
Il
scomposta
braccia svelte nella lotta,
piombai d'un colpo su
A
la
r Uomo,
come
si
al
tenda
mia fronte;
mio morire, vide, tra
in atto,
due rive un ponte.
ALBA D'INVERNO
ODO anima sgomenta; :
par che un' ignota pianga
che batta pei morti una vanga, nel freddo rovaio che venta;
pare che una cetra sonora, sotto stanche dita, s'
infranga, d'un tratto; che V ora
suoni di un'angoscia
Una nebbia opaca
infinita.
diaccia
finge atri fantasmi.
Nudi
i
rami d' alberi braccia
paiono contorti da spasmi.
Il
cielo basso, tra lo strappo
delle nubi grige,
mi sembra un funereo drappo che serba del
mondo
l'effige.
Alba
110
Occhi si
nel
vitrei,
dubbio lume,
Sole, fluttua
della tua grande
tratti,
Sole,
il
anima
fiume d' oro ?
un gelido torpore
mi pervade
O
inverno
guardati tra loro.
Dove,
A
d'
i
sensi.
Sole, che
naufraghi nei tuoi
il
flutti
mio cuore immensi
!
BRIATICO.
Io
torno a questa terra, tutta quanta
dal Sole arrisa, e sacra nel perenne
rifiorire di
verde che V ammanta
a questa terra, la
dove un giorno venne
gente di mia casa, e che, nel grembo
fedele,
il
Son balze di
;
cuor dei miei avi ritenne.
e anfratti in
un estremo lembo
Bruzia, che protendesi virente
nel mar, di contro; e s'apre al sole e al
Io
nembo.
tocco questa terra madre, ardente
per r alto Sol che V anima, e per V ime
vene
di
e rivivo
fuoco non ancora spente
;
e risplendono
le
cime
dei miei pensieri; e avverto, dal
come un segreto zampillar
:
di
profondo,
rime
;
Br latteo
114
me quanto
e sento tutto in di cielo
con
lo
viva anch'esso
sguardo di
circondo
e par che
il
verso
questo suol fecondo;
e tutte le radici, che gli
;
hanno immerso
alberi nella terra, e
'1
fluttuare
del pòlline, fra terra e ciel disperso,
e l'armonia, che vola per le chiare serenitĂ , su Tali
e r infinito
ampie del vento,
murmurc
del mare,
e l'arcano diffuso sentimento, il
di
divino linguaggio, che trasvola
cosa
Non
in cosa, nel
per quel che
la
pensiero io sento.
mia anima sola
oggi veda od ascolta,
ebbe
Io
ai
per quanto
sensi dei miei padri parola.
penso: e dentro
rivivono
ma
le
il
mio pensiero intanto
imagini degli avi
tumultuose, ed urgon nel mio canto.
Solcarono s' si
la terra
alma e dei
flavi
allietaron fromenti, e questi cieli
specchiaron nei loro occhi soavi
:
B ria fico schiuser le vele sensi,
venti, e,
ai
con
115
aneli
guidaron navi; e nei tramonti
s'avvolser,
come
re,
d'aurei veli.
Alla terra servirono con pronti spiriti
e al mare; e
Tinno ampio, che esala
dalle cose, baciò le loro fronti,
come oggi mette
alla
mia
strofe Tala.
POESIA.
POI che
pensier vigile chiuse
il
sue
tutte le
ali,
nelle indagini aspre del Vero,
ecco,
Tu mi
come sopra un'alba e
appari, i
mari
di luci diffuse;
M voi riapre
il
mio pensiero.
Poi che l'anima spesso geme,
come acque
in
concluso
seno, di un suo antico lutto.
Tu
vieni; e disghiacci
le
dighe, e allacci
di
nuovo
la
mia
vita insieme
con quella divina del Tutto. Balzo
alla tua
spiriti,
ridesti,
voce con pronti
con sensi con
il
cuore intento;
Poesia
120
Teco
e ne avverto in
me, come speco,
celato tra forre di monti,
che divien sonoro nel vento.
La tua voce par che
sveli
si
dair anima occulta delle cose: viene dai fiori,
da ogni pupilla di
bimbo che
brilla,
dair ampia pupilla dei
cieli
aperta sui mari canori.
Sale dalle linfe profonde della Terra, si
dove
preparan pei monti e
i
piani
nuovi 첫beri maggi; canta nei linguaggi
luminosi degli
astri,
donde
piove un'eco pei sogni umani. Al ritmo della tua parola si
schiudono
occulti, si
vanno entro
le i
i
germi
accendon
le
aurore,
correnti
mari,
i
venti
aprono Tala, un Dio trasvola sopra
i
mondi, pulsa ogni cuore.
Poesia Le
121
verità al pensier contese
che indaga e anela,
— poi
che
di tua
voce
s'
accende
ogni intima fibra e in alto
si
libra
r anima mia con V
V
ali
tese,
—
OCCHIO, FATTO PURO, COMPRENDE.
NOTE.
Al Cavallo (pag. Il
germe
con un' iniezione sottocutanea,
una vena
di
ficazioni tali, per cui
prie cellule,
come qualcuno
usa,
diret-
superficiale, induce nei tessuti
modi-
o,
cavallo viene a formare, con l'attività delle pro-
il
un controveleno che
accumula
si
nel sangue.
questo sangue, estratto dall'animale, che rappresenta
eh' è ormai la sola
forma razionale
B
siero antidifterico scoperto dal tistica dei
Prima
il
morbo. Questo veleno, iniettato nel corpo del ca-
dal
tamente nel sangue
di
produce un veleno, che uccide
(bacillo) della difterite
bambino colpito vallo, o
41).
di
cura della
e h r
i
n g
,
difterite.
a cui
si
Ed il
è
siero
il
farmaco,
È questo
deve se
la
il
sta-
morti per difterite è scesa a proporzioni trascurabili.
B
della scoperta del
falciati dalla difterite.
Il
difterica scrisse l'ode «
e h r
i
n g
i
fanciulli
venivano a schiere
Carducci sotto l'impressione d'una epidemia
M
o
r s
», che rimane la testimonianza più alta
del flagello ora quasi del tutto scomparso.
A una
vertebra di naufrago (pag. 63).
e sentisti salire
lungo Si
fili
1'
vibranti
ampio
come
anelito delle cose citeree corde.
allude alle fibre di senso, che, dagli organi periferici di senso,
si
rac-
colgono nei cordoni posteriori della midolla spinale racchiusa nella teca vertebrale, e salgono al cervello.
INDICE.
LA CROCE
E
LE ROSE
pag.
AD UN BIMBO
1
7
USIGNUOLO DEL NORD VECCHIO A LA NOTTE LA MORTE DELL'ALLODOLA... A MIO PADRE IL CANTO DELL'USIGNUOLO... AL CAVALLO PER UN MORTO ILLACRIMATO LE DUE CITTÀ PRIMA STELLA A UNA VERTEBRA DI NAUFRAGO L'
11
IL
17 21
27 31
37 41
47 53 57
63
VILLAGGI CALABRI SORRISO MATERNO IL CANTO DELL' UCCELLO CIECO A UNA CENTENARIA
69
COLLABORAZIONE PER UNA LAMPADA VOTIVA IL RACCONTO DEL PIOPPO ALBA D' INVERNO
89
BRIATICO POESIA
Note
...
...
73 77
83
95 101
107 111
117
123
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