Poesie raccolta completa - Anile, Antonino, 1869 1943

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vi

r

o






ANTONINO ANILE

POESIE RACCOLTA COMPLETA

PRIMI

TUMULTI

- 1

SONETTI DELL'ANIMA

LA CROCE E LE ROSE

BOLOGNA

NICOLA ZANICHELLI EDITORE



SiBUPTW uh ^:

gfBags^-^-S-


DEL MEDESIMO AUTORE

a

ediz.) Laterza

Vigilie di scienza e di vita (2

La

Salute del pensiero (3

Nella Scienza

e

nella

In preparazione

Medaglioni di

La

a

edizione) Laterza

Vita

-

Zanichelli

:

naturalisti italiani

bellezza delle cose

-

-

Bari

-

Bari

Bologna


ANTONINO ANILE

POESIE RACCOLTA COMPLETA

PRIMI

TUMULTI

-

1

SONETTI DELL'ANIMA

LA CROCE E LE ROSE

BOLOGNA

NICOLA ZANICHELLI EDITORE

A/55


L*

EDITORE ADEMPIUTI

ESERCITERÀ

I

I

DIRITTI SANCITI

DOVERI

DALLE LEGGI


ALLA MEMORIA DEI MIEI GENITORI

LEOLUCA ED AMALIA TOZZI



PREFAZIONE



Raccolgo

in

stenze di benevoli amici

da quella del

volume

questo

la

per reiterate

mia produzione

poeticg.

:

(Primi tumulti) a quella

tutto giovanile

dell'Anima e

della maturità (Sonetti

insi-

La Croce

e

le

Rose).

Nel liriche,

dopo

ripiegarmi,

mi

lungo silenzio, su queste

è caro avere avvertito che

due periodi della mia

attività poetica

il

distacco tra

i

tra cui inter-

cede un aspra e non breve vigilia di lavoro scientifico

riguarda

i

modi della forma, che diviene

più docile ai freni dell' arte, tivi

di

ispirazione,

scienza a

che

me non ha

sono

ma

non per nulla

rimasti

i

fatto che estendere

realtà eccitatrice di immagini,

E

via via i

medesimi. i

mo-

La

limiti della

solo in questo senso

che qui, non poche volte, diventa argomento di poesia.

Per

di piìi le

debbo di aver potuto conservare a lungo

quella vivace sensibilità del mio

spirito,

per la quale


PREFAZIONE

non v'ha

che mi lasci

riore,

mude

mondo

teatro

anni, a

assai folta di piccoli fatti

volte che ne

le

este-

anatomico e

provavo

riuscivo,

medesima sensazione di chi rinasca alla

la

vita e

mi

rinnovellavano dinanzi agli occhi, quasi per mira-

colo, le

sembianze delle cose le

linea di un

intravisto

una

gioia.

albero

Gioia

nuli' altro 'mai

sĂŹ

chiesi

influenza delle

bastava un filo d'erba

e

che s'inverdiva tra

l'

un

di

una scienza

insegnare

e di misure, io, tutte

si

piĂš umile, del

il

indifferente: costretto, per

chiuso nelle

vivere

ad

anche

aspetto,

connessure di un selciato o la

piena e

che

potetti

mode

lontananza a darmi

in

mi bastava, onde

io

rimanere estraneo al-

letterarie,

succedutesi nel pe-

riodo che va dalla prima all'ultima di queste liriche, e difendere in

una solitudine popolata

ricchezza religiosa della mia

Quella

stessa

delle cose,

quale

di

immagini la

vita.

emozione dinanzi alla sacra bellezza primieramente mi

si

rivelò nell' in-

fanzia trascorsa nel mio piccolo paese natio mare, non scema adunque l'

armonia

ira

il

ritmo

di

in

simpatia

adempiersi di

umana

doveri.

e

bellezza e quello

gode svolgersi

Io vissi

IVordsworth voleva che razione e di amore.

questa

gli

e

perde

si

una sua luce solare

dello spirito, che acquista

dagna

ulteriormente, ne

erto sul

vivo

in

se

gua-

un severo

ancora come

uomini vivessero

:

di

il

ammi-


PREFAZIONE

L'aver

potuto,

mio primo sonetto anni

inoltre,

constatare che

di offerta

succederanno

è stato

dopo

il

grido del

avevo allora

diciotto

:

Scrivo e guardo nell'alto; e

non

XI

tanti

io

:

i

lustri

ai

muterò ben poco

da me smentito nella poesia lustri

lustri

posteriore,

ahimè oggi realmente

ne

trascorsi!

nelle pubblicazioni seguaci di vario genere e nella

stessa

mia

colta,

che

attività

pratica,

dà un valore a questa

mi lusingo non

sia

soltanto

di

rac-

carattere

personale. Napoli, Febbraio

1921

Antonino Anile



PRIMI

TUMULTI

(1888-1894)

Anil«



OFFERTA

/\gh

amici

miei versi, onde

1

le

bontà dei Mecenati io non invoco Scrivo e guardo nell'alto; e

succederanno

:

Aquile ancora no

forte

1'

!

lustri

ai

lustri

muterò ben poco.

io

:

sono palustri

uccelli queste strofe, e

ma

i

illustri

il

grido han roco

;

ala eh* io, tra veglie industri,

temprai dei voli

al

periglioso gioco.

Chi guarderà su queste carte

?

Voi

voi soli, amici, a cui l'età novella

vergine ride di livori insani.

Vuoi

tu,

guarire

da presso, o dolce schiera, vuoi

un cuore,

il

cuore che una bella

feminea mano riduceva a brani

?



PRIMI

TUMULTI

CONSONANZE

1 alora,

nei tramonti, quando, per

una rossa

scalea di nubi,

il

sole declina giù nel mar,

e che, via per

il

concavo ètere,

la

commossa

meraviglia di un primo occhio stellare appar,

l'anima mia

si

come, sovr' arsa

non un pensier

piega mestamente alla terra la

zolla,

di vita

non un'orma d'amore

il

un

calice di fior:

mio cervel

persiste nel

Tutta un' ombra di morte, lugubre nell'essere

spegnendo ogni

si

cor.

distende

attiva virtù;

e vorrei quasi dare al Sol, che *n 1'

rinserra,

mio

mar discende,

addio come a persona che non vedrò mai più.


PRIMI

TUMULTI

Opesso, a l'albe tranquille, quando viole e rose tingon l'estrema zona del cielo orientai, e gorgheggi d' uccelli ed di fiori

anime odorose

vanno insieme nell'aer mattinai,

l'anima mia s'innalza superbamente

al

siccome in primavera giovane arbusto

ed un novello mondo col pensier

La

caccia, in

mi e,

si

folli

al

Sol,

a conquistar anelo

che trascorre

giovinezza,

cielo

gli

spazi immensi, a voi.

amazzone nuova,

alle

mie speranze

galoppi, gi첫 pei fianchi

il

suo spron

schiude dinanzi un mare d'esultanze

a fenderlo,

la

vela scioglie una mia canzon.

;


TUMULTI

PRIMI

LOTTE SEGRETE Le

notti,

che

al

riposo

s'abbandona ogni umana anima stanca, io

m'indugio pensoso

su

la

pagina bianca

in quel silenzio

che il

si

tesse

il

mondo che

:

sogno,

il

suo nido entro

;

;

speranza più bella

che esce dal la

mente

più agogno

col pensiero fremente

la

la

curva

dell'alma

iri

gli

cor,

come

aquila dai monti

;

che abbella orizzonti;

quel che più fragra e splende fiore

d'affetto entro

il

le

sommità, cui tende

la

fantasia volante,

mio cuore ansante;


PRIMI

TUMULTI

tutto vorrei, nel verso,

questo segreto immaginar fermare,

ma in

il

meglio resta immerso

me, come perduta

gemma

in

mare

!


TUMULTI

PRIMI

AL MARE

vJ mare, io t' amo sia che al litorale le immane ondate avventi alto mugghiando, :

(stanno di contro brivido m'urge

o che al

monti, ed un mortale

cuore a quando

Provvido,

turiboli

con l'ale;

piaccia rispecchiare, blando,

ti

chiaror

tu dai

quando)

a

qual nudato brando,

sole e giochi dei venti

o che il

scintilli,

1

il

la

d'una notte

ai

siderale.

solchi della terra

madre

nube, qual da vasti ardenti

d'incensi un vaporare:

ed amoroso

leghi

i

e abbracci e rendi

continenti 1'

;

isole leggiadre

;

e canti e preghi in mille strofe, o mare.


TUMULTI

PRIMI

10

II.

Io

e'

ho

respiro che

che

mar

sul

commuove

maree

le

casa, io vibro al

la

solleva,

grande

l'acqua in onde,

che

espande

si

dagli oceani a queste umili sponde:

il

respiro che vien dalle profonde

arborescenze di mal note lande, e col respir dei cieli se d'astri intreccia

Sento l'alena lungh'essi

come

e,

di

i

si

la

confonde

notte ghirlande.

infaticata, sento,

lidi

del

mio golfo bianchi,

un cuore enorme

1*

ansia alterna;

poi che la salsedine col vento

m'investe, par che un tua giovinezza

il

soffio

mio pensier

dell'eterna rinfranchi.


PRIMI

TUMULTI

LA CROCE ED

1

VILLAGGIO

IL

In cima ad una balza, dal cuore di granito,

incontro a

I

infinito

una croce s'innalza.

Dell'erta balza

un

al

piede

villaggio s'annida,

che dorme nella

ombra

fida

della sua fede

:

come

il

fanciul che

sopra

il

materno petto,

come un sotto

fiore

protetto

una quercia enorme,

come una

perla in seno

d'una conchiglia

come

dorme

accolta,

un' idea raccolta

dentro un'occhio sereno.

l


TUMULTI

PRIMI

12

Su, da

l'alto,

V antica

nude

ferrea croce

sue braccia dischiude;

le

e par che benedica

con parole che, pronti, ricambian

si 1

tmgon

si

tra

quando

venti,

gli

loro d* oro

orizzonti

;

con parole, che ancora s'indugia ad ascoltare

qualche

stella

sul

mare,

mentre arde giĂ V aurora.

Lievi

il

bianco villaggio

dalla conca raccolta,

ma

chiari,

gli

echi di

donde

a notte, ascolta tal

linguaggio:

a ogni cuore arriva

una pace

tranquilla,

a ogni casa in cui brilla

lampada

la

Ai i

votiva.

pargoli soavi

padri usan parlare

attorno al focolare della fede degli avi;


PRIMI

ed

il

TUMULTI

villaggio assorto

tutto in

una preghiera,

pare una nave, a sera, sul!*

Ă ncora, nel porto.

13



PRIMI

TUMULTI

15

AD UN FRATELLO DARTE (a

l i

Giuseppe Zuppone-Strani

oeta, è dolce risentire

immerso

cuor nel cuore delle cose, e

che

ci

riduce, vincere e del verso

farci preghiera che esultando

e fermar,

nella strofe agile,

del canto, fra e

in

male,

'1

la

sé crearsi

terra e

un

d'ogni fiamma che

ascoltare, commossi,

il

sale.

Tale ciel

disperso,

sole d'ideale sia

nell'universo;

come viene

dai secoli snodandosi solenne

l'eco misteriosa d'altre età;

navigar verso plaghe più serene. oltre

di

l'

uman

tumulto, sulle penne

un sogno nostro che s'innalza e

va.

I



TUMULTI

PRIMI

17

TEMPORALE Ju

la

morta

cittĂ ,

che

le

verzure

dei campi, sparsi d'ogni intorno, taglia col suo bianco profilo,

il

cielo oscure

nuvole aduna ed eccita a battaglia.

Convulsa, fuor da

le

profonde

fratte,

degli aligeri venti urla la varia

muta.

La

rea battaglia ecco s'abbatte

su la cittĂ dei morti solitaria.

Squarciasi

lampo.

il

nembo

tuono

Il

si

in vasto

ed estuante

frange in mille rombe.

L'aria par che diventi acqua, mugghiante

acqua

tra

S'apron

Terme

le

esterrefatte tombe.

tombe, innanzi all'improvvisa

Visitatnce, da nuova ansia tocche;

s'aprono, l'una dopo l'altra, a guisa d' Anilc

avide bocche, d' assetate bocche.


TUMULTI

PRIMI

18

E,

ecco pi첫 d* una malsicura

fuori,

cimba

strana

affiorar

fra

bianche spume,

che T acqua, rompendo ogni cintura,

fin

irrompe

E,

al

piano, furioso fiume.

sotto

allora,

il

ciel,

fra

la

rovina,

ormai schiudente vaste chiazze chiare, il

fiume,

il

dei feretri

Odono gli

nuovo fiume ecco la

flotta,

morti

i

le

e corre al mare.

armonie, che, in coro,

uccelli effondon

dopo

il

Un* inde sublime, ecco su ora

gli

temporale? loro

svolge in arco trionfale

si

trascina

:

alberi intorno par eh' alzin le

cime

a guardare: dagli 첫beri tepenti

della terra,

per

i

materna ansia s'esprime

germi lanciati via dai venti.

Sentono

i

morti

il

brivido de*

cieli,

poi che le nubi ormai fuggon disperse?

Senton

luce che dispiega veli

la

tremuli sopra

Sentono

lo

le

montagne emerse?

stupore delle cose

che di nuovi colori

Senton

1*

che, dai

il

Sol riveste?

ebbrezza d* anime odorose fiori

esalante,

il

tutto investe?


PRIMI

certo

Si,

1

ritmo, che

che il

li

TUMULTI

19

morti sentori l'universo

non ha posa e non ha

riprende e che

li

fretta,

avventa verso

mare, che laggi첫 sereno aspetta.



TUMULTI

PRIMI

VERSO

IL

Il

verso è

dall'

l'

21

fiamma, che più sale

agii

incendio dell'anima, dove ardono confusi

ansie di abisso e sogni d'Ideale.

Il

verso è l'ala del condòre, è

che attinge di

Il

l'infinito,

e,

il

volo

sui venti e sul

nero

nubi turbinio, sovrasta, solo.

verso è

il

solca di luce

lampo, che, per un momento, i

cieli

dell'anima, ove fosche

le

passioni irrompono al cimento.

Il

verso è l'onda altissima, che a

lidi,

curvi siccome labbra, anela per morire in

Il

un

trionfo di

spume

e di gridi.

verso è un mondo, che, nel cuore, freme

inviolato, e vive di noi, del tutto, e vive

della vita di mille

mondi insieme.



TUMULTI

PRIMI

PLENILUNIO

silenzio

il

nell'aria;

gh

astri

;

sfalda

si

apron sale

ciglia

le

di un' alba

lunar la meraviglia.

L' onda del mare stanca ai

lidi

ultimi anela

passa al largo tacita,

;

una vela

tutta bianca.

Raccoglie e chiude in ogni fresco anfratto la notte

T

ombre

residue.

I

sogni

pel ciel volano a frotte.

Un

soffio

le

alberelle

desta sul poggio e piega. Il

in

plenilunio annega sua marea

le

stelle.

23



PRIMI TUMULTI

25

L'OLIVO

1

e vuole

il

verso, se ai miei clivi Inverno

dia nevi, o Estate dia torridi baci, te

che

agli

occhi ed

rame

te,

dai cui frutti

stilla

cuori offrir

ai

di

ti

piaci

verde eterno,

un pio nepente d\oro

alle nostre vulnerate

membra,

e che, nei ferrei ordigni, infonder sembra

nuove ansie

Quante

volte,

scemata da

battaglie e alfin di a te

venne

la

le

le

dure

pace sospirosa,

gente e in tua frondosa

chioma vibrò

Cadean e donne

di lavoro.

la

scure

!

rame e vecchi tremebondi

e bei garzoni alto le

esultando porgevano

(1

mani

lontani

fremean echi giocondi),


TUMULTI

PRIMI

26

e alle città, che

sangue de l'infame

il

contrasto ancor bagnava, àlacre urgea la

folla

e gioia dentro

;

le

i

pugno

nel

cuori e avea

tue rame

le

rame che placar sapeano Y

:

ire

dei truculenti in sante tregue. Spoglio restavi tu, finche

un nuovo rigoglio

non

Ora, se filari,

io salgo

il

ti

facea

colle,

fiorire.

che

in serrati,

olivo, hai conquistato e avvolto,

pare che

io

vada per un tempio di vecchi colonnati

odo ansie

folto :

odo richiami

di preghiere,

nuovi e soave ad ogni senso aperto

A

m* indulge una dolcezza.

come e adoro fra

i

per T

TUom

se

tratti

di Galilea,

che

tuoi tronchi volgendo,

uom

pensò, per

avverto

un Dio mi chiami,

1*

uom

che ancora

il

occhi

gli

una parola lasciò

cuor

:

gli

la

soli

tocchi


TUMULTI

PRIMI

27

AD UNA FOGLIA {Nel fondo, in un segreto angolo della

mio lavoro amica,

solinga stanza, al

entro un'anfora gaia evvi un'antica

una

pianta, che mette

Avviluppata

foglia novella.

in se la foglia bella,

a poco, a poco,

suo nodo districa,

il

e,

in sua paziente

le

strette

indomita fatica

bende sforza e

Compiesi un giro

dissuggella.

in ogni giorno,

cede una piega e un lembo fin

che

la

foglia

s'

si

lenta

dispiana,

aprirĂ contenta.

Cosi nel mio pensiero, ad ora, ad ora, si

fin

snoda che

il

la

verso, con fatica arcana, strofe

eromperĂ sonora.



PRIMI

TUMULTI

29

GENOVA IViarmorea lidi

la

tua fervente anima esprimi,

mar tendi

e al

che, dai sonori

cittĂ ,

braccia con

le

gli

opimi

della verde riviera promontori;

cittĂ ,

che del leon nizzardo

sentisti

alti

i

primi

tumulti, eroici ardori,

e dal cuor di Mazzini, ardui condòri, vedesti

i

sogni al ciel poggiar sublimi

madre d'ogni conquista ardua,

se

;

un mondo

ignoto v'era un giorno da scoprire, schiuse

Or

che

Colombo

la

in te l'occhio

profondo.

Patria tra l'ignavia e l'ire

s'attarda, spiega

e d' un balzo

t'

il

tuo vessil giocondo,

accampa

a

l'

avvenire.



TUMULTI

PRIMI

LA VIA Veggo

una

via deserta,

laggi첫, bianca tra

una del

che su l'erta

via,

monte arduo

Veggo una da

perde.

si

che pare,

via,

un nastro bianco;

lungi,

di pioppi alti

doppio

verde,

'1

le

un

corre

filare

al

fianco.

Sul monte arduo, una stanca dolcissima spirale

disvolgendo, via di tra

'1

la

bianca

verde

sale,

e par, sotto l'intenso del sol dardeggiamento, flessuoso

ed immenso

un colubro d'argento.

31


32

PRIMI

non so dove rechi

Io

e

TUMULTI

dove nata

sia

;

di quali passi gli echi

fremono su

Io io

a

la

via.

non so dove

arrivi,

non so dove

porti

una

cittĂ di

a una cittĂ di morti

Veggo

via,

la

:

vivi ? ?

che intaglia

l'arduo fianco montano, e avanza la boscaglia e

si

e in

perde lontano,

me

l'anima stanca

piange un sogno fuggito, chissĂ , per quale bianca via,

verso

l'

infinito!


PRIMI

2

TUMTLTI

NOVEMBRE Date

Date

a chi muore

L'ampie

33

i

fiori

plenis

lilia

manibus

!

corolle, le corolle vive

dei piĂš vivi colori,

copran

faccie prive

le

di sangue,

Il

fior,

copran

gli

agghiacciati cuori.

che dalla terra

nasce, e dall'alveo

donde

si

sprigiona

ogni virtĂš rinserra, eh' effluvi

il

fior

a

lui

il

fior,

eh' è terra

dona ed or torna

alla terra

ricco d'arcana

essenza, che, nella sua vita breve,

d'una parla,

vita lontana si

sul fiore Anile

poggi lieve

morto d'ogni bocca umana.

;


TUMULTI

PRIMI

34

II

che avidamente

fior,

beve del cielo

le

rugiade e d'ogni

vivente essere sente

l'ebbrezze intime e

copra

il

sogno che

tersi,

il

sogni,

i

sogno degli uomini moriente:

il

ci

rende

sogno per cui l'anima verso

sacre regioni ascende,

e via, nell'Universo, rivive per incognite vicende.

Il

fior

lume

che, primo, al puro esulta del giorno, e che

i

fugaci

del sole morituro raccoglie ultimi baci,

scenda su l'occhio eternamente oscuro

dei morti, scenda,

come

pia carezza, sui morti lagrimati, sui morti

senza nome,

sui morti illagrimati

e sulle grige e sulle bionde chiome,

scenda sopra

il

guanciale

freddo, sui visi che ultimo un pensiero

esprimono,

Se

fatale.

lento al cimitero

va un carro in

fiori,

è

un carro

trionfale.


TUMULTI

PRIMI

35

NOTTE La

quando piove lentamente,

notte,

par che uno stuolo Iagnmando vada

d'anime

erranti, par

di pianto, in

La a

sulla terra cada.

stille,

terra accoglie

lei

discende,

e,

che una sorgente

il

pianto alto, che lieve

nella tenebrosa

notte, ogni solco a

poco a poco beve

quel pianto immenso, ogni

Io

penso a

tutte le

fiore,

ogni cosa.

speranze scese,

quai bolidi, nei gorghi dell'oblio, a in

la

mia

vita,

lotte inani.

a Io

le

giornate spese

penso e piango anch'

io

I



PRIMI

TUMULTI

37

CIME D'ALBERI

1 remule cime cT alberi giganti,

superbe in una gloria alta di

foglie,

voi di nidi, di fremiti, di canti liete

e di

prime i

veli

al

fiori

soffio

che nessun raccoglie:

dell'Alba, appena scioglie

della sua veste fiammanti

;

ultime al Sol che muore; in voi s'accoglie il

tremolĂŹo delle notti

Cime

stellanti.

dischiuse ad ogni stanco volo

d'uccelli; cime che vibrate, quali cetre, se

i

venti irrompono a battaglia;

cime, a cui Saigon linfe verginali su dalla terra, cime sacre, solo

quest'anima che canta a voi s'eguaglia!



PAESAGGI CALABRI



MALARIA Ootto

il

primo chiaror sparso l'armento

bruca per

le

pianure paludose,

un torrente che volge lutulento e un fiorire di palme accidiose. tra

L'acqua scorre con flebile lamento, e di tristezza copronsi le cose d intorno, ed ogni aereo aleggiamento par che suoni di note dolorose.

I

bifolchi del

vengon con giĂ

volti cavi,

soccombe a

segue, a

con

borgo lentamente

tratti,

la

in cui la vita

squallida malaria;

una donna

scheletrita

sen vizzo un pargolo morente per quell'ampia distesa solitaria! al



PAESAGGI CALABRI

43

URAGANO L'i nubi un groppo immane, ecco, sovrasta Già, come una grande scheggia

le

alture.

di

fuoco, guizza

solitudine

Tenta

il

il

lampo e per

vasta

la

tuono rumoreggia.

pastore, invan, la sparsa greggia

il

cacciare dal burrone; invan con Tasta

urge

i

dorsi vellosi

dinanzi a

Cupa

l'

l'

uragan che

aria precipita

chiedon soccorso nel buio

Squassa

«

le

i

;

essa indietreggia la

abbaiando

cani, e,

Avanti, avanti!

quercie

il

contrasta.

ancor con lena »

urla

il

pastore.

vento, imperversando

batte la pioggia e la temuta piena

ruina con orribile fragore.



PAESAGGI CALABRI

45

NELLA NOTTE Sembrano

monti, nella vasta ombria,,

i

immani

chiglie di naufragati

vascelli,

sopra cui siano passati

ondate enormi

le

e

i

clivi,

d'

una

traversia,

che degradano via via

dai monti, a guisa di pietrificati

marosi, levan, di chiaror periati, creste di

spuma

luna pia,

nella

mezzo

nella luna che fende in

placido alone il

—

oh

silenzio infinito della

l'aria nugoli

indugino or

sĂŹ

abisso T

un biondo !

—

notte.

Par che ne

or no.

a

auspice divina

1*

di brina

Come un

ombra ogni rumore

profondo

inghiotte.



PAESAGGI CALABRI

47

SERA

Ljiunge solenne poi che declina

scendono

i

l'ora dei riposi il

dĂŹ.

Da

l'irto

calle

boscaiuoli frettolosi

con corrusca una scure su

spalle.

le

Filari ardui di pini resinosi,

che insorgon lungo

il

ciglio

d'una

valle,

chiudon, quasi scenari maestosi, il

paesaggio di pianure

Fuma un

villaggio a

gialle.

manca,

Come

un largo

respirar di bufalo dormiente

snodasi

Pende

Ed

il

fumo

sulle

ecco

su dai casolari.

campagne ampio un

alfin

dall'

letargo.

albuĂŹo oriente,

vigile occhio del ciel tu,

luna, appari.



PAESAGGI CALABRI

49

MIETITURA

Un

braccio di montagna ed un filare

di pioppi in

fondo chiudon queste apriche

pianure, sopra cui bionde le spiche al

solleone ondeggian

Gli uomini

forti

ed

come mare.

usi alle fatiche

passan curvi ne Y opra del falciare.

Dimani appariran, come un

altare

improvvisato a Dio, Y erette biche.

Falciano intanto. d* fa

un

tratto,

che

le

Ma,

in coro,

ecco, inginocchiati

pregano

:

ÂŤ

Signore

spiche siano tutte piene!

Âť.

Poi ripigliano l'opra con ardore novello, e, sulla messe ampia, piegati

archi

Anilt

sembran

le

loro curve schiene.



PAESAGGI CALABRI

51

NEVICATA

ianJ, piani

1

allo sguardo, e

Un

laggi첫 d'alte montagne.

freddo greve

cose involge, mentre, a fiocchi, piena,

le

scende da un

Rompe l'

una catena

ciel

cenere

la

d'uccelli qualche trillo

alto silenzio,

La

di

qualche

trillo

neve.

appena

lieve.

terra questa provvida e serena

fiorita

lilial

grata riceve.

Le mandrie,

nell'ovile, a volta a volta,

nella lana del ciel scuoton la lana,

mentre

sul limitare

il

can

Bianche pianure, bianche; i

si

lagna.

alla lontana

monti. Nella egual neve sepolta

caldi meriggi sogna la

campagna.



PAESAGGI CALABRI

53

VENDEMMIA

sole,

Il

che compare come un Dio,

mettendo perle dove sono brine, ferisce in

pieno

ricco di vigne e

Emergono su per

le

colle solatio,

vago di casine.

belle

celle, in

pampini e

di i

il

il

montanine

mezzo a un

di tralci, a coglier chine

bei grappoli prodighi d'oblio.

Poi come un'onda dolce di

mandano

In

stornelli

a l'aure, mentre maestose

ricolmi in testa portano

il

rigoglio

un arco

i

corbelli.

di cielo, liberale

Sol trionfa.

Da

pien d' inni un inno

le

al

vive cose

padre Autunno

sale.



PAESAGGI CALABRI

55

GIORNO ESTIVO

Ixisplende nel gran sole

come un

il

golfo stanco

clipeo d'argento ampio, lunato.

Degradante dei monti intorno si

Su

tutto

fianco

sgombro e placido: non anco

via per l'immobil aria \i

il

copre di un regal manto pezzato.

cielo è

un

cirro,

un

fiato.

immenso un padiglione bianco

sopra di monti

immenso colonnato.

N<lla diffusa chiarità le cose,

che

la

hamo

solenne immensità confonde, strane parvenze luminose;

poi eie scende bianchissima dai cieli sulle c«e, sui clivi, sopra

una

Tonde

pioggia soave d'asfodeli.



PAESAGGI CALABRI

57

NEMBO botto

il

ciel

basso ecco che

il

monte

il

dosso

piega ed ora dispare ora traspare,

scuotendo della sua selva di bosso vello nella rabbia aquilonare.

il

Degli incerti orizzonti notte

la

il

vasto bosco è

trascorrenti traversie

Orribilmente

la

rotta dal tuono,

Dio

limitare

incombe minacciosa. Al rosso

baglior dei lampi

da

al

mare

commosso.

montagna romba

come

se

un novelio

favellasse ancora al suo profeta.

Vulnerati nelT anima segreta, i

di

bossi

un

mandan diluvio,

grida alte al flagello

che contro loro piomba.



PAESAGGI GALABRI

59

ACQUA SORGENTE Acqua

sorgente, che dal pie del

rompi e

in

rocchio

ti

un

riso

limpido

segue fino a che

monte

sveli,

ti

ti

celi

nella stretta dolcissima del ponte.

Tu

la

doni a

virtù della segreta fonte gli

alberi antichi e ai tenui steli,

e abbeveri le mandrie, e corri e aneli al

mare aperto a l'ultimo

Acqua che

che corri

sorgi,

come una vena

orizzonte,

al

alla

foce

cor, per ritornare

ardua nube nel circolo fecondo,

farà l'anima mia, voce, di verso, anch'essa

vòlta alla morte,

esil

un pò

di

voce

bene

come un fiume

al

al

mondo

mare

?



GLI

AMORI



DIMANDE Ditemi, o

figli

che dal suolo

come

dite tristi

1*

della luce, o aprii

ditemi, alghe, del

1*

disserra,

alfin

gli

algori

del verno ha scosso, oggi la terra.

Alghe marine, che sia

novo

ami, poi che

fiori

l'abisso inserra,

mar grandi

che scateni, quai destrieri

onde, o che prono

al

Sol

si

gli

amori,

in guerra,

copra di

òri.

Dite, stelle, che, via pei firmamenti, solete nelle pie notti sciamare,

l'amore che

Io

vi

guida per

le sfere.

che adoro una bimba ed ho fulgenti

speranze, della terra oggi e del mare e

gli

amori del

ciel vorrei

sapere.



GLI

AMORI

SORRISO

Allor che

tu sorridi,

io

penso a un puro

paesaggio nell'ora

soave di un* aurora,

che su dal

Raccoglie

ciglio

il

appar di un monte oscuro.

monte

sul

suo ciglio ardito

l'anima grande; e beve quel chiarore, ancor lieve, e freme nelle vene di granito.

In basso

un Iago

la

pianura aperta

rompe;

e,

dentro una chiostra

di palmizii,

come

di

bimbo una

Si diffonde pei cieli

si

mostra

pupilla incerta.

una primizia

solare: par che

avvampi

ogni nube; pei campi un brivido sorvola di letizia.

65


GLI

66

AMORI

Gli alberi, che han sognato nella notte caldi amori col sole

esultano in parole,

che van

gli

uccelli giĂ

scandendo

a frotte.


GLI

AMORI

67

PER ALBO

Oignora dei miei che tu versi dal

come un le

per

io sento le

vene

primavere

la

parola

bocca,

fiore della

mi tocca

liquor dolcissimo,

profonde

ed

canti,

si

ferite e

mi consola;

un'ebbrezza salir,

come

siano, in

alta,

un ardore

se cento

un momento,

confuse in una sola entro

il

mio cuore.



GLI

AMORI

69

SOTTO LA LUNA Saliva in cielo V astro lunar, saliva lento

:

quadrante d'alabastro sporto dal firmamento.

Sopra

il

mare

olivastro,

dal flebile lamento,

mettea

la

luna un nastro

bianchissimo, d' argento.

Noi scendevamo per 1*

la

via,

soli

che prospetta

immensitĂ del mare,

e invisibili voli di sogni, o

mia

diletta,

sentivamo sciamare.



AMORI

GLI

71

ABBRACCIAMENTI

Otringono le

ponti, entro le snelle volte,

i

de

belle correntĂŹe

ai declivi

rame

le

le

protendono

come

viti,

Sitibonde d'amore

le

fiumane

;

molte

braccia umane.

le

liane

cingon di spire stranamente avvolte gli

alberi

alti,

che

stese dei campi,

Con

ergon sulle piane

volute ardue tende

le rocce,

un

s*

come immote

fiorir

scolte.

ad abbracciare

che sembianze hanno di

sfingi,

di vitalbe rigogliose.

L'isole belle cantano nel mare

che

mi

le culla

;

e tu vieni ora e

mi

cingi delle tue braccia amorose.

cingi,



AMORI

GLI

NOME

O

DI

LUCE

che un'immagine festante

cara,

sommesso e prono,

svegli nel cuore a te

e rechi di

marmi gorghi un tono

mutevole entro

l'iride stellante,

in ogni fibra giĂ saturo io

di te,

come

a notte,

e,

73

di luce i

sogni

sono

un diamante

e,

:

a giorno, tutte quante

T ansie del mio pensiero t'abbandono.

E

mi sembra,

talora,

viver

d'una

vita piĂš grande, che, nel cerchio il

immenso,

palpitare d'ogni cosa aduna:

e,

se

in

me

un'

ti

sogno, germogliare io sento

gli

onda

astri;

e m'invade, se

di gioconditĂ solare.

ti

penso,



GLI

AMORI

75

SOLITUDINE

ler

l'amor nostro grande una deserta

piccioĂŹa casa io sogno, biancheggiante tra gli

inviolata di

e

il

su

alberi,

I'

erta

un monte gigante,

mare che

si

rompa

di

spume

e,

innanzi, l'orizzonte

in

al

pie del

monte

una ridondante frangia,

che ad ora ad ora nella luce cangia.

Una di

piccioĂŹa casa, che biancheggi

fra

un mantello d'alberi

fiorito,

e a cui d'intorno aleggi, nel finito,

Una

il

pensier dell' infinito.

piccioĂŹa casa, che

mantenga

l'amor nostro con ogni ansia gelosa, e a cui, nell'albe, venga

gaio

il

saluto d'ogni gaia cosa;


76

AMORI

GLI

e

il

vento che

vi batte,

di corolle silvestri

a

tratti,

rechi

una fragranza

indefinita, e gli echi

delle selve clamanti in lontananza.

Sentir viva nell'anima la voce delle cose: 1*

e

il

dischiudersi del seme,

ansar d'acque alla foce, il

perchè canto e voi vadano insieme.

Sentir in noi la libertĂ dei puri cieli,

ove stanca

la

nube

veleggia,

che, ai soli morituri,

sembra

di

fulvi

buoi pascente greggia.


GLI

AMORI

77

LE STELLE

\J

stelle

luminose,

che Tetra arate stelle

in vostre orbite ignote,

remote

che una fiammante aureola date alle chiome delle nebulose,

astri

migranti

(i

spazii al soffio

vani

ansan della vostra

vita),

nell'infinita

notte del ciel riverberi estuanti di soli pi첫 lontani,

fiori

di luce, ardenti

in divin laccio

per eterna via,

nell'armonia dei cieli ignoti numeri, nel

tempo innumerevole, momenti,


GLI

78

a voi

1*

AMORI

anima ascende

ebbra d'amore

in

un supremo

volo.

L'amor, che solo le

vie dei cieli supera,

vi

raggiunge, vi segue e vi comprende.


AMORI

GLI

79

SOGNO VERGINALE Luce

mio pensiero, o

del

dimmi quai sogni

dischiuso,

Quando la

fior

tu dormi, e, sotto

anima, non anco

dell'

fluttuano in te, il

ecco, la Notte schiude contro la tua a gli

palpebre

vel delle

lievi,

meraviglia annega dell'iride stellante,

occhi, eh'

a sentire

il

han

luci

lungi, lungo

O

palpito,

i

lidi,

che solo

nota finestra

ed ombre, ed invoca

fiottare del senoÂť

da

me

ia

il

il

Silenzio

a cui solo risponde,

risucchio dell'onda.

Notte

vigile ode,

quale

nel tuo ritmo fiorire d'immagini e di sogni! Io

non

so,

ma

le

bianche sciolgonsi nevi

quando

ripenso che, al primo soffio dell'Aprile,

e scorrono giubilanti l'acque in

come

fa

il

i

di fiumi,

letti

sangue in polsi di giovinezza,

certo le prime

sognano

alpestri,

gemme, chiuse ne

sogni

istessi,

1'

onde freme

ascella delle foglie, il

tuo cuore

:


80

GLI

sognano ampie

corolle,

AMORI

ebbre di

la

dolcezza che chiama

O

cuore virginale, o perfetta

ove palpita

il

chieggo che

io

i

germe d'una

sigillata urna,

gioia imminente,

tuo sogno dentro

il

1'

anima mia

come voce del mare in tortil valva di come armonia di venti dentro il cuore te

la

hanno

con l'ansia

e'

avidamente

tesi

hanno

che

Non

i

soave

fili

le

esili

d'arboree radici

chiuse pupille d'intender la luce,

dormendo, ti

l'anelito del

cieli,

schiusi al tuo

nessuna accendersi rossa fiamma

Nel lago del tuo cuore corre pronte a cingere le

fiorire.

mio pensiero

cinge rete d'abbracciamenti?

vedi su pe'

Urge per

di un'eco.

o vergin sognante,

germi in granito captivi di

senti tu, in

conchiglia,

verso una zona irrigua,

con l'ansia c'han

Non

accolga

stanca anima, dolorante dietro richiami

di veritĂ contese, tende,

e'

s'

perla dei cieli nell'alveo di un fiore,

come

A

maturanti

sole, e

canori alveari.

i

il

d'

sogno verginale,

incendio

?

brivido c'han l'acque

fianchi di naviglio

che viene.

tue vene ignoto un trionfo d'amore

come, ancora se occulta, primavera nel mondo.


GLI

AMORI

81

TRISTEZZA

L/ anima, come

a te tutta protesa, vibra

vibra al dolore.

10 t'amo, e la tristezza in ogni fibra

mi pervade del cuore.

Una

tristezza lene

di fior

che a sera da un albero cada,

o di nube che sviene nell'aria, o

d'onda morta

in

Verso plaghe, non mai prima il

mio pensiero

11

dolore è

la

sulla

rada.

intraviste,

sale.

via che alle conquiste

urge dell'Ideale.

Io soffro e ascendo.

or

Alcuna

non mi tocca impuritĂ del mondo

;

l'Universo s'aduna nella Anile

magia dell'occhio tuo profondo. 6


GLI

82

Vieni

mio

al

come una

AMORI

fianco,

volta.

la

mano

Geme

a quando a quando se

porgimi

cuor,

il

ma non

procediamo insieme;

se l'alito, o Divina, sentire io posso della tua persona;

se al

mio fianco vicina

secura io

ti

vedrò serena e buona

;

se dietro questi cieli, queste oscure

immagini arde un sole se, nella le

lotta,

;

io sentirò

dolci tue parole.

le

pure

invano


AMORI

GLI

83

RELIQUIE

1 utto di te

religioso,

conserverò con senso

ogni piĂš piccola cosa

che fu

tua,

chiuda

il

che

dell'

mite ricordo e

Non muoion mai Io

anima odorosa,

le

mite incenso.

il

cose che tu tocchi.

penso che derivi imperitura

una tua

vita a le cose,

mano

Tutto

che

tocca e guardano

di te conserverò

reliquie:

pura

la

il

fior,

le

i

tuoi occhi

siccome

foglie e* hai raccolto

da l'aiuola quel giorno,

il

nastro tolto

(rammenti?) dalle tue seriche chiome.

Ecco, in sacello,

io

d'oggi in avanti

la

ove folla

1

voglio trasformare casetta mia,

sogni dal cuor siccome pia si

genuflettano a pregare.


84

GLI

Tu

sei

AMORI

DivinitĂ suprema.

son reliquie

le

Rare

cose che tu m'hai

date. Io le adoro

come non ho mai

nulla adorato sopra alcuno

altare.


AMORI

GLI

85

BACIO

lo so quale dolcezza nell'angol de

si

la

raduna bocca,

dove l'un labbro curva s'inflette e

Io

I"

altro

conosco

il

tremerò ed

che

il

volto

ti

una

in

labbro tocca.

il

pallore

sfigura

nel sentir la puntura di

un ape audace ad un purpureo

E

bevo

il

gorgo della tua divina

vita,

come

che

al

labbro

affiora,

a sorgente alpina

un puro tremolĂŹo d'acqua canora.

fiore.



GLI

AMORI

87

PREGHIERA

Poggia

man

la

de

la

sulla

mente

mia il

fronte, ascolta

tumulto,

questa insonne rivolta contro

il

pensiero delle cose occulto.

Avvolgimi

di luce, sciogli

il

laccio

del dubbio che tormenta

;

nel cerchio del tuo braccio eh' io la

suprema

veritĂ risenta

;

e eh* io mi plachi, e in ogni fibra avverta di te la pia dolcezza

come

rupestre un'erta

sotto molle di nuvola carezza.



GLI

AMORI

89

RIVELAZIONE

vaiando la

la

fronte, su cui, rotto

chioma

si

il

freno,

scompiglia,

tu rialzi dal pieno

dolce abbandono, e in

me

fisi

le

ciglia

balenanti, e mi guardi stanca, senza

un moto, io,

stupefatta,

nella trasparenza

improvvisa

dell* iride contratta,

ridisvelarsi

veggo

le

sorgenti

di tua vita profonda,

come,

in

pausa di venti,

abisso schiuso di tra

onda ed onda.



GLI

AMORI

91

LONTANANZA Oon

chiuse

le

finestre

de

la

nota

tua casa. Io passo solo per la via,

con chiusa dentro l'anima l'ombria, che piĂš m'invade, d'una angoscia ignota.

Non un

tempio deserto, a cui non resta

un solo nume, un solo

come una

Tu

ora

la

sei

Non

tua casa.

tristezza al

lontana.

mondo

è

triste

esiste

eguale a questa!

Piovono dolore

le

finestre del tuo

io

passo per

la

altare,

vedovo

via solo

che intorno pianga

:

lare

e

;

mi pare

in ogni cosa

umano, pianga un'esistenza

un cuore

vinta,

pianga una parte dell'anima mia,

Tu

sei

lontana. Io passo per la via

solo e vivente

d'una

vita estinta!



AMORI

GLI

93

LETTERE Io leggo questi

fogli,

che

la

mano

tua sottile vergò, che tu sovente

ad un assente

inviavi, pietosa,

sempre presente quand' anche lontano.

E

in essi io trovo,

ad ogni mia domanda,

gioie dagli anni

non ancora dome

in essi io sento

ancora e sempre come

il

profumo

La con

di te viva e

s'

;

espanda.

tua parola dentro mi risuona echi

gli

finchĂŠ T

e'

ha di suscitar costume,

anima mia

sul

blando fiume

dei ricordi deriva e s'abbandona;

e naviga, felice, in

mezzo a sciami

di sogni, verso lontananze vive di poesia, di

donde

fascini

;

tra rive

ĂŹncrociansi assai

chiame e richiami.


GLI

94

E

AMORI

T anima viaggia ebbra di sole,

come una

vela turgida nei venti,

viaggia ebbra di sole e di concenti sul fiume,

o Donna, delle tue parole.


AMORI

GLI

95

DISTACCO loi che premon

gli

ecco

ti

io

bianchi e

Ed

che tiranni

tu vuoi cosi, poi

ecco

d' uccel

eventi, poi che

il

cuore oblia,

Addio! Cara degli anni migliori! E ognun per la sua via! lascio!

sogno chiede

il

ferito,

ecco

e diventa passato.

il

Dai

l'ala,

al

pari

passato è vuoto calzari

l'aurea d'antiche vie polvere io scuoto.

Ammaina

il

pensier

la

vela bianca,

invan solcato mare,

dischiusa

sul!'

ed entra

in porto

come nave

stanca

nave stanca per lungo navigare.

Mentre

l'illusione ultima

cade

succinta nei suoi veli, un'energia solo adesso intravista ecco pervade 1'

assetata di luce

anima mia.


96

GLI

Mi

AMORI

balena dinanzi una sublime

vetta,

che non conosce orma di piede.

Io tenterò raggiungere le

cime

sospinto dalla mia novella fede.


GLI

AMORI

97

AD UN NIDO I

icciol

a

gli

nido, giĂ noto

amori, che pendi

rotto,

calice,

imbianchito Sol

al

t*

e,

vuoto

accendi.

cuore, cuor mio, che appendi ali*

amore

il

tuo voto,

che, sospirando, tendi

ad un sogno remoto:

ditemi, pria che forte,

dentro

i

vortici suoi

vi rapisca

la

morte,

ditemi, o nido, o cuore, ritornerĂ per voi di

nuova

ala

il

tepore?



GLI AMORI

A ME

99

STESSO (dopo

lVIi parla oggi la Vita:

la

laurea in medicina)

Esil garzone,

ÂŤ

che lungamente a stringere

la

chioma

di

vaga illusione

la

tua lanciasti gioventĂš maldoma,

sorgi,

che un

oltre

un velo

mondo

ora

di nebbie,

ti il

schiudo, dove,

Ver

si

scopre,

e son grandi le prove e fiere le battaglie ed alte l'opre;

dove, tra

il

grido dei dolori umani,

soggiogherai, farai parlar le sfingi

mute

ed a piene mani

prodigare potrai gioia e salute,

e sentirai, dovunque andrai, nel petto la

santa del tuo pio compito gloria,

e,

sotto piĂš di

un

tetto,

di te fraterna lascierai

memoria.


GLI

00

AMORI

Sorgi, che indarno m'hai cercata in fondo al

fulgor di pupille o glauche o nere:

nel clamore giocondo io

non vivo del

Io

sono dove

riso e del piacere.

aspro maglio tenta

1'

un* anima foggiar sopra un' incude

perchè

scintilli

e senta

che sopra noi l'occhio di Dio Io sono

si

schiude.

dove freme delle genti

T anima immensa

;

io dei

lavoratori,

ignari o sapienti

nuovi o vegliardi,

come

vivo dentro

segreto fuoco di Vestale.

Io sovrasto lotte

io

ed accendo

le

severe

per l'Ideale;

e veglio su l'alture del Dovere.

i

cuori


MADRE



SCIENZA INANE

r\ĂŹ capezzale, o madre, ove languivi Gli occhi,

io venni.

i

fulgidi occhi, vigili

su T anima dei tuoi quattro

come, a

notte, sul

mar due

figliuoli,

fari

soli,

eran di luce privi.

Nella stanza, ov'

io pria

venni alle porte

di vita, era silenzio: quel silenzio

formidabile, in cui solo s'ascolta risonare nel cuore, a volta, a volta, il

passo della Morte.

Tu

mi

parlasti ancora, e le tue

rade

parole m'eccheggiar dolci nell'anima

come armonia e

1*

arso

anima fior

la

le

di ciel trepida, lieve;

bevve,

rugiade.

come beve


MADRE

104

Poi nulla piĂš di

!

Vidi una Forma vuota

forme pender sopra

te; raccogliere

l'ultimo fiato; stendere, con tardo gesto,

un oscuro velo

e poi

lasciarti

ed

io,

onde

cui la

immota

sul tuo sguardo, :

non ignoto era

morte

si

1*

ardire,

combatte, trepido

di terror, di viltĂ , nulla tentai allora.

Non

avevo visto mai,

mai mia madre morire

!


MADRE

105

RICORDANZE Ixammento, o madre, e

le

che a

fole

me

le

leggende strane

tu raccontavi

;

(rivivon nel pensiero le lontane

cose e

riso dei tuoi occhi soavi).

il

*

Spesso era un baldo cavalier, sospinto per monti e piani da un fatale amore.

Nelle notti di

ei

un lume

correa con l'occhio avvinto

al lontanissimo chiarore.

Anch'io, madre, nel mio arduo viaggio nel tenebrore della vita mia,

vedevo, a

tratti,

del tuo vigile

da lontano, un raggio

amor

Or non

sei

più,

T ombra

le

vette

chiarir la via.

mentre più fosca cinge

dove è

il

mio

destino,

mentre su l'ardua via più d'una m'illude, e allunga

il

già lungo

sfinge

cammino!



MADRE

107

ANNIVERSARIO

Vygniqualvolta, o madre,

dome sul la

rotti

i

geli,

dei venti F ire burrascose,

mondo, vien

dai cieli

primavera con

le

prime rose,

e sui mandorli antichi e giovanetti

par che una rosea nube e le linfe pei tronchi e

hanno una

sia '1

discesa,

sangue

ai

sola ascesa,

io

penso, o madre,

la

Morte

sotto

il

al

giorno quando venne

nostro antico tetto,

per chinarsi solenne sovra un letto, sul tuo candido

e far che sotto

il

letto,

grave

velame delle palpebre, sparire vedessi io

petti

le

pupille,

ove soave

splendeva un lume e dove

1*

avvenire


MADRE

108

del

mio vivere ignaro

io chiaro

innanzi intravedevo al pari

di navigante,

che intraveda un faro

nelle notti in cui

Borea urla

sui mari.

Noi rimanemmo da quel giorno nella casa, che parve allora

quattro ombre,

i

soli

enorme

;

tuoi figliuoli

per T ampia casa, quattro vane forme.

Memori le

ancor, parlavano le mura,

cose intorno a noi,

parlavan de si

svolse,

1*

infanzia,

che secura

o madre, sotto

gli

occhi tuoi,

Ci guardavamo muti rabbrividendo

erravamo in

;

cosĂŹ,

e per la casa avita

come

una solitudine

perduti

infinita.


MADRE

109

INVOCAZIONE

Oovra ci

la casa,

ove,

e

feriti

raccogliemmo, dopo

tempesta,

la

tu guarda, o madre, guarda

non ancora securi e il

tuoi figliuoli,

i

senza

forti,

sostegno del tuo vigile cuore,

senza

i

soli

il

presidio della tua presenza:

tuoi figliuoli,

di te,

che

lasciasti privi

che invano chiesero

seguirti,

che, nel morire, tu lasciasti vivi;

i

tuoi figliuoli, che in un'ansia

tengono avvinti

i

nell'ansia della lor

Guarda

la

madre perduta,

breve casa, ov'

tenacemente e dove, nel le

mie

sorelle giĂ

muta

loro quattro cuori,

io

lavoro

silenzio,

pregano

in coro,


MADRE

HO

mentre scende naufragano

le

la

sera

ed

in

un sogno

cose, e, triste e

sola,

l'anima nostra piange nel bisogno intenso, o madre, della tua parola.


1

MADRE

1

TEMPESTA Allor che da

il

pioggia su

la

tuono romba

ed imperversa

lungi,

la

lastra della tua

tersa

tomba;

tu al dolore, all'intensa

angoscia dei

figliuoli,

che da quel giorno lasciavi,

soli

o madre, pensa.

Nessun dolore umano eguaglia e

il

nostro cuor col

'I

mondo,

nostro al

rombo

uria dell'uragano.

E

un'anima percossa

il

vento che

e

la

si

lagna

;

pioggia, che bagna,

o madre,

le

tue ossa

1


2

!

MADRE

1

è

il

pianto nostro,

il

pianto

dell'anima dolente

che viene a

te,

sovente,

o madre, in camposanto!


MADRE

113

RITORNO

Anche

una

spinto dal desio

volta,

vivo delle marine ampie e serene, io torno,

Tu le il

o madre,

non attendi

al

mio loco

natio.

più, di gioia piene

pupille profonde e luminose,

memore che

tuo figliuolo

Tu

non

che dir

viene.

apri le braccia a lui solevi, le parole

le

tue parole meravigliose,

io

non ascolto

più,

le

;

cose

nuove,

io,

che

alle

prove

della vita ogni dì, con qualche brano di cuore,

io

Anile

compro

che T amore

al

le

mie forze nuove,

mondo ho

chiesto invano,

che troppi agguati trovo

in sulla via,

e so

umano,

li

artigli

del livore

8


4

|

MADRE

1

io

non ho madre

pi첫,

non ho chi

stia

salda al mio fianco e infonda la mia vita, del suo coraggio, e mi sospinga e dia

balsami ad ogni mia nuova ferita

!


I

SONETTI DELL'ANIMA [1904-1906]



L'ANIMA

Wggi

l'

ANIMA,

ancor

sĂŠ stessa. Io sento

vigile,

lieve palpitare

il

degli abissi, se tacita sul

mare

chioma erra

della Notte la

disciolta

sento l'inno dei

cieli,

stelle

cerulea vòlta

s'

infiori

la

ascolta

;

se di rare ;

e la sacra parola, eh' è raccolta negli

Echi della Terra secolare.

me, come se un senso

Vibra qualcosa

in

arcano vigilasse

alle

fluttuanti

L'

segrete

armonie dell'Universo.

Anima

ascolta,

e invano con

le

parole cerca trattenere un verso,

un verso

solo del

poema immenso.

viete



I

SONETTI DELL'ANIMA

L'

Ombra

di nubi,

sulla distesa dei

1

OMBRA che

enorme

spieghi

ti

mari e dei piani,

come un velame oscuro ombra di forme tenui di fiori ombra di monti immani ;

;

;

o d'alcioni trasmigranti a torme

ombra rapida immutabili

incombi

e lieve

;

o di lontani

ombra che informe

fati

sulla terra e sugli

umani;

tu sui deserti libici la Sfinge

disegni oscura sulle arene bianche

e in te lo sguardo del Mister

Tu

sola eterna;

di tristezza le sin

ed

il

si

;

volge.

tuo velo cinge

umane anime stanche

che l'ombra

di

Morte non

le

avvolge.

19



I

SONETTI DELL'ANIMA

121

LE PALPEBRE

v-ortine delicate,

onde l'occhio

si

èsili

veli,

copre e

si

difende;

l'occhio che in mille fiamme arde e risplende del riflesso purissimo dei

cieli,

l'occhio che accoglie in sé quanto tu sveli di

forme, o sole, quanto in

dalla

nube

te

disciolta in auree

a le corolle aperte su

gli

s'accende:

bende

steli;

tenue riparo, dietro cui non vede più l'occhio stanco la

tremula pupilla

e, si

come onda

in

un seno,

riposa,

a voi ripensa l'anima che chiede

una pàlpebra invano, qualche cosa per cui non veda, per un'ora almeno.



SONETTI DELL'ANIMA

I

123

GLI USIGNUOLI

Allor che

usignuoli, nelle pie

gli

dormono, e

notti d'Aprile,

la

breve

ala chiusa, nel suo solco, riceve il

picciol

capo pieno d'armonie,

qual volo allor di tenui melodie de' lor sogni nel ciel librasi lieve?

Non

fornire

Non

deve

forse ogni astro, giĂš dall'etra,

un verso per ignote vie?

forse

i

fiori

parlano con voci

nuove? e

vi

lunghesso

i

E

notte alfin la melodia

non

la

canta qualche nota lidi

il

mare

a cui s'apron le foci?

svelerĂ delle cose, che ascoltare

chiede invano

la

stanca anima mia?



I

SONETTI DELL'ANIMA

125

AL MIO CUORE \J

inviluppo di fibre

èsili,

o cavi

piccioli seni, per cui corre intenso

sangue un

di

prima

salgono flussi

me

in

lievi,

d'ogni vita e d'ogni senso,

ora che io sogno e penso,

il

fra

i

fior,

Terra urgon su

tuo ritmo misura

Il

il

come

arcani da te

tronchi, anelando

della

o muscol che vibravi

fiotto,

lidi, e,

palpito

forse,

il

il

ti

dal cuore

immenso

linfe soavi.

mar, costretto palpitar dell'onda

educò della tua

e forse, nel morir dentro già

pei gravi

fibra;

il

mio

petto,

rinnovi nel baglior che vibra

dei cieli nell' immensità profonda.



SONETTI DELL'ANIMA

I

!27 Âť

SERA SUL MARE

Via

per

le

sere estive,

quando

mare,

al

che dapertutto arse di fiamme rosse,

scendono

1*

ombre lievemente mosse

nella serenitĂ crepuscolare,

una dolcezza senza nome pare che conquisti

le

vaste acque commosse,

come se l'ombra una palpebra fosse e '1 mare un occhio stanco di guardare.

Una

grande dolcezza

alia sul

grande

abisso sconfinato, e tenui veli fra

il

grigio cielo e

grigio

mare espande

come occhio che si celi un'immensa palpebra, e ghirlande

e sogna sotto

il

il

mar,

d'astri a quel

sogno dan cortesi

i

cieli.

;



I

SONEirrDELL' ANIMA

PROTHOMO Cielo, allor che tu, vinta la stretta

Il

di mostri immani, come Lacoonte, Uomo, primo Uomo, alzasti alfin sul monte la tua cervice umanamente eretta,

il

Cielo, altera

altra

nĂŠ

si

come

tua fronte

la

non seppe piĂš scorgere profonda, come

pupilla,

la

acqua raccolta

Uomo, primo Uomo,

vetta,

tua schietta

in

lago o fonte.

che, qual vivo fiore

palpitante di palpiti solari,

crescere in petto

tu,

ti

il

cuore,

vergine nel vergine universo,

forse vedesti allor

ciò che indarno io

Anile

sentivi

con sensi ignari

domando

oggi col verso.

129



SONETTI DELL'ANIMA

1

131

AD UNA VECCHIA VELA 1 oi

che

il

naviglio a fendere marosi

d'ali novelle

arma

vecchia vela, sui tu

i

pennoni

lidi

abbandonata e lacera

Lacera

sĂŹ,

ma

ornai,

sabbiosi ristai.

ancora bianca assai

e schiusa e disdegnosa di riposi.

Mentre contemplo fremere, venti del mare,

io

e

nei gai

tuoi lembi corrosi:

veggo a poco a poco l'ardua

onde contesta le

i

sei,

frange ondar

ti

tela,

rompersi, e scisse

come

disciolte

veggo morire, o bianca

a brani a brani, sopra

anima dentro un sogno

i

chiome;

vela,

venti,

come

alto in cui visse.



I

SONETTI DELL'ANIMA

I

v^uando

la

133

VENTI

fronte

mia sfiorano

venti

i

un improvviso brivido pervade T anima, come

un

dell'alba

Da

il

mare quando cade

soffio ai golfi dormienti.

quali inviolabili sorgenti

vengono? a quali ignote a noi contrade spiriti

tali i

lori

Non

cuori ondata di concenti?

ma

so;

nuovi, ed

come

vanno? e quale invade

di

Vivono

io sento

un palpitar

un imminente

bocca che

il

alito io

mio

forse l'anime dei

viso

di canti

sento sfiori.

fiori,

degli usignuoli tutti o degli amanti oltre la vita; e le trasporta

il

vento?



I

SONETTI DELL'ANIMA

135

AD UN PONTE 1

onte, che lanci le tue bianche arcate

sopra

e leghi in

muto

il

le

fluir

del fiume lento,

pianure sterminate

un saldo e perenne abbracciamento,

passan su te

le

passa, di sotto,

genti affaticate, il

fiume lutulento;

e tu delle pianure sterminate

scambi

il

dolce linguaggio e

Ponte, che vai da l'una a

1*

il

sentimento.

altra riva,

ponte, che intagli sovra l'orizzonte

verde

la

tua gentil sagoma bianca

;

l'anima mia, nel desiderio stanca si

slancia invano e chiede invano

un arco che l'unisca a

un ponte,

l'altra riva.



I

SONETTI DELL'ANIMA

137

APRILE

V^hi pensa oggi per

che inebria

il

me? L'idea

novella

mio pensier donde discende?

giĂš da che mondi, giĂš da quale stella

piove

La

la

luce che nel cuor mi splende?

Terra,

nell* aprii,

e sotto al sole

cantan

le

si

rinnovella,

suoi piani protende

1

;

cose e l'inno alato, nella

chiara ampiezza del ciel, vibra ed ascende.

Io

veggo e ascolto cose che

non conobbero mai parvenze incontro

voci

d'amor

tra

:

al

i

miei sensi

meravigliose

Sol migranti a schiere,

mondi

e

mondi, intensi

richiami d'armonie. Nel mio pensiere

oggi è

un

riflesso

di divine cose.



SONETTI DELL'ANIMA

I

139

HUMUS

V^uesta polvere oscura, cui

dita

mia mano serrano, contiene

della il

le

germe

morta e

dell' etĂ

Passa

indistruttibile,

tale virtĂš

vita

la

dell' etĂ

che viene.

nell' infinita

famiglia delle piante; rende piene le

ariste

ed urge

E

mareggianti

Dante su

e attinge

'1

che

si

io

i

cuori incita le

;

vene.

dagli evi oscuri appare

Cielo

ode Colombo

Ecco,

;

un pensiero entro

di

il

;

e, nella

notte fonda,

ritmo ampio del mare.

lancio la polvere feconda

disperde via col vento, e pare

che nel

flusso del

Tutto

si

confonda.



I

SONETTI DELL'ANIMA

141

AD UN ALVEO Alveo i

deserto, che sentisti

lieti

palpiti del fiume e delle vive

linfe

il

fragore,

nudo ora

a* quieti

meriggi appari delle ardure estive;

ma

T erbe, che fioriron pei tuoi greti,

sono verso

come

la

foce ancor declive,

se ancor sentissero segreti

avvolgimenti d'acque fuggitive.

Si piegarono l'erbe alla fiumana '

irrompente cosĂŹ che son rimaste volte al mar, lungo l'alveo inaridito.

Qual

soffio,

onde

travolse

che s'è

quale irrompere di vaste

un

dĂŹ

l'anima umana

rivolta verso l'infinito?



I

SONETTI DELL'ANIMA

143

NOTTE SUL MARE

V^uando sopra e

la

la notte

Terra stanca

mare, oltre

il

lunati,

golfi

schiude

le

riflette

le

e nei silenti

stelle,

al

tremolar di quelle

taccion laggiĂš pronubi

luci

;

e

mare

'1

firmamenti

di procelle,

sirti

s'ingemman Tacque

i

i

venti

;

tutto par s'accenda, nelle

profonditĂ , di nuovi firmamenti.

Dagli

abissi del cielo a quei del

un'immensa armonia un'armonia

mare

sale e discende,

di note luminose.

Nell'alta notte appena uno sciamare

dolcissimo di sogni l'aria fende;

ed attonite ascoltano

le

cose.



I

SONETTI DELL'ANIMA

145

LE VIOLE

L»a siepe che ostinata, con cespi

inserti

riso dei cieli a sé preclude,

il

oggi in sue

mude,

tra riflessi incerti,

un

sorriso

ampio dischiude.

di viole

Sopra tremuli càlami, appena

erti

dal suolo, occhieggian le corolle nude,

dove ogni tenue petalo racchiude l'azzurra libertà dei cieli aperti.

Fiori d'

ombra han

nel cerchio d'

corolla, tutta schiusa,

de' purissimi

cieli

una sola

qualche cosa

di viola.

Così, talora, un'anima pensosa segreto esprime un fiore; e

d'una

Anile

si

consola

gioia di cieli luminosa.

1



I

SONETTI DELL'ANIMA

147

LE ALGHE

Alghe

marine,

mare enorme,

del

pondo

sotto

lievi

sotto

dell' infinite

il

il

pondo

secolare

acque del mare

;

alghe sognanti delle arene in fondo,

da quali

soli

piove nel profondo

la luce a voi? quale

fa

i

vostri steli?

onda gi첫 piegare

quale occhio di chiare

perle s'apre nel vostro alveo fecondo?

Mobili guida

prati, gli

a cui nessun bifolco

armenti, per qual giunse arcana

via la semente fino al vostro solco?

Io

penso

alle

speranze nel profondo

fiorenti della stanca

su cui grava

il

anima umana,

dolore alto del mondo.



SONETTI DELL'ANIMA

I

149

ALLA CROCE DEL VÙLTURE

Terrea croce, che

di sopra l'erta

del Vùlture le tue braccia disveli e sovrasti

la

;

valle ampia, gli aneli

fiumi e dei piani la distesa aperta,

tu

ancor nel

al

piano

veli

i

così le braccia che conserta

par che

Le

mentre

l'ombra della sera incerta,

già spiega alzi

sole,

la

terra voglia essere ai cieli.

tue radici, o croce,

son nella

zolla,

ma

non

infisse

nel più profondo

penetrale del cuore degli umani

degli umani, per cui

parola

il

e schiusi

:

non una disse

Vero, per cui angusto è i

cieli

liberi e

lontani.

I

mondo



I

SONETTI DELL'ANIMA

151

ALL'AMATA

ibe tu del mio pensier batti alla soglia

s'empie di luce ov* io

la

m' attardo

ad una

e V anima

s'

invoglia

che ogni gioia avanza:

gioia

come acqua

;

solinga stanza,

occulta che nell'esultanza

dell'imminente libertĂ gorgoglia,

come un cespo che dell'imminente

Non il

so che

ricordo,

fior

sia,

ma

indicibili gioie

I

senta

la

speranza,

tra foglia e

ma

foglia.

della tua persona

suono del tuo nome

accende e dona.

L'anima gode ormai, dopo

tanta ombra,

abbandonarsi a questa luce, come fa

il

mare

a l'alba che l'aria disgombra.



I

SONETTI DELL'ANIMA

153

LE VELE

Vele,

voi che

un pennone

ĂŠsil

sostiene;

piccole vele aperte sopra mari interminati, sotto cieli chiari,

bianche

fra

due profonditĂ serene

vele, nelle cui pieghe

si

;

trattiene

l'anelito dei venti aquilonari; vele, a cui nelle pie notti lunari

calmo

il

respir dell'infinito viene;

turgide vele aperte a vele quadrate al

vele triangolari a

assai pensieri,

tutti

modo modo

come

i

venti,

di bandiere,

d'ale;

voi frementi,

apre l'anima mia, che un suo sentiere vuol segnare sul mar dell' Ideale.



I

SONETTI DELL'ANIMA

155

L'ANCORA

Ancora, che

su

gli

occhi della prora

come un ferreo ciglio, glauca del mar distesa sfiora,

alta t'inarchi

se la lieto

di vele e fremiti,

il

naviglio;

Ă ncora, che t'accendi nel vermiglio chiarore dei tramonti e dell' aurora

;

e nelle paci ascolti e nel periglio dei mari immensi l'anima sonora;

tu,

se la

tregua,

nave

chiede una pia

alfin

procombi

nelle cui sabbie

stridula nel il

mare

ferro tuo s'affonda.

Fida compagna d'ogni navigare, pure

t'

invoca invan

1*

anima mia

dispersa nella immensitĂ profonda.



I

SONETTI DELL'ANIMA

ESTREMA LUCE

Centro 1*

i

ombra

rosei tramonti, allor il

che scioglie

tacito volo nel pianoro,

l'estrema luce l'anima sua d'oro su le cime degli alberi raccoglie

Gli alberi, che

si

oscurano nel loro

tronco, cui l'ombra, ormai piĂš vasta, accoglie,

fulgono ancora su l'ultime foglie,

un

e fremono in

Dalle

palpito sonoro.

foglie, pei rami, insino a

torte radici

si

l'ime

propaga pura

l'alta soavitĂ di quella luce.

Non

altrimenti la

rivive, poi

mia

vita oscura

che ancora su

del pensiero

il

le

cime

tuo sogno, Arte, riluce.

157



I

SONETTI DELL'ANIMA

159

OCCHI MORENTI

vecchi morenti

come

smarriti in

in

palpebre socchiuse,

un pensiero arcano,

passano forse innanzi a voi diffuse le

iridescenze di un

Per

voi T

anima

mondo

lontano

che

s'illuse

nostra,

?

dietro parvenze perseguite invano,

trova oggi e scorge innanzi a sĂŠ dischiuse

negate

le vie

al

desiderio umano.

SĂŹ: forse or vede di che fiamme

pulsan lassĂš; forse i

i

cieli

Mister discioglie

suoi finora inviolati veli.

Forse la

'1

dell* ideal,

vita,

oggi

un

che a noi precluse riflesso in voi

s'accoglie,

occhi morenti in palpebre socchiuse

!



I

SONETTI DELL'ANIMA

161

LE NUBI

Oalgon

lievi

salgono

i

le

dal

mar

le

nubi,

come

sogni dagli umani cuori,

nubi a cui giĂ l'Alba Ă lacre

va prodigando delle

Lieve pei

cieli

sciolte

gli

òri

chiome.

migrano, siccome

petali di meravigliosi fiori, e,

nelle notti, ai taciti chiarori,

assumono parvenze senza nome.

Ma,

poi che

soffia,

le

vellosa, ecco,

il

suo sgomento

s'addossano; ed

il

caccia contro

le

lacera, le sferza, le volteggia;

i

vento

culmini montani,

le

e van disperse

Anile

tempesta

la

nubi simili a una greggia

come

sogni umani.

1 1



I

SONETTI DELL'ANIMA

163

LA RIMA

1

u balzi sola dal pensier, che ancora

una e,

vigilia

d'un

opprime;

faticosa

tratto,

una

gioia alta d' aurora

illumina dell'anima le cime.

L'adolescenza mia per ansie

conobbe e

bene

io sentivo

dell'

te

le

prime

ebbrezza

l'

ora

;

palpito sublime

il

del Tutto nella tua voce canora.

Or, che ardua

la

scienza mi conduce

per cieche ambagi,

onde s'indaga,

tu sul

passi alata, e

mio

s'apre

e,

un

l'ansia e

riso

sentiero, e, al il

nelle vigili opre,

io sento

il

duolo;

appar di luce

rombo del tuo

vel che la diva Iside copre.

volo,



LA CROCE E LE ROSE (1907-1910)



LA CROCE E LE ROSE

Una in

Croce

fondo

appena luce

i

s'erge

col Cristo

ampia radura,

sull'

l'alba di sua pura

opachi deterge.

cieli

Della Croce solenne

piede

al

(poi che l'Aprile ha giĂ disciolto i

rivoli

pei campi)

rosaio fiorire

Le rame, si

si

un

folto

vede.

periate di brine,

snodano, meravigliose

di vivi boccioli di

attorno alle

rose,

membra

divine.

Pei fianchi del Cristo morente si

tendono l'ardue volute,

e salgono,

e,

labbra, s'apre

sotto le

mute

una rosa ardente;


LA CROCE E LE ROSE

168

e salgono, e tutta

la

bionda

cesarie del pio Nazareno, la

fronte reclina, ecco,

un pieno

serto di corolle circonda.

Al nuovo

trionfo la grande

soave pupilla pensosa sorride

;

e nella luminosa

aria quel sorriso

e passa su tutte e va coi fiumi

espande:

si

aiuole

le

tributari,

e brilla sui ceruli mari

co

1

vasto sorriso del sole.

Par che

rose, in

le

un giocondo

anelito, siano salite

a detergere di tutto

ferite

dolore del mondo.

il

La Croce

le

solenne, di nera

tagliata ròvere rubesta,

come al

Le

albero novo

soffio

si

desta

della primavera.

rose dischiuse fiammanti

abbracciano

il

Cristo che

geme

e paion bocche che a supreme

ebbrezze

s'

aprano anelanti

;

;


LA CROCE E LE ROSE

e pare che/il sangue divino sia tutto passato alle

rose,

che effondono con odorose parole un linguaggio divino

e par che

la

trama del

schiuso appena,

;

fiore

trama d'ogni

la

petalo, sia quella dei sogni

che s'aprono

Ritenne

quando

quel

Terra nell'ime

la

profonditĂ e,

un Dio nel cuore.

di

il

Verbo

di fiori

Verbo per

celeste

si

gli

Per ogni speranza,

;

veste,

uomini esprime.

sfiorita

dentro

le

stanche anime umane,

ridono

le

balze

e

i

Per

piani di

le

montane

nuova

fiorita.

vigilie dolorose,

pei cuori da l'Odio

ritorti,

per l'ultimo sogno dei morti la

Terra

fiorisce di rose.

Pel sangue fraterno, che

fumiga ancora su

le

n guerra

zolle,

parole d'amore, in corolle di rose, dischiude la Terra.

169



LA CROCE E LE ROSE

171

AD UN BIMBO lo guardo nitido

i

il

i

grandi occhi, or

come

Una

ali

di

occhi azzurri, dove

tuoi grandi

mare del mio sĂŹ

lido

i

di cieli

tu vedi chiare le cose e

Giungono

alla tua

me

ne

mio

ascolti si

l'occulto

tende.

di pensiero,

parole del mondo, che a te d' intorno

come

effusa

Dimmi fiotto

perduta,

nuova anima, non ancora ombrata

da alcuna velatura tenue

il

voli.

sgombri;

ritmo, a cui invano l'orecchio

le

primi

luce vi tremola dentro, che io sento in

onde

riflette

or no, aperti tra palpebre, mobili

uccello che tenti

una trasparente luce

si

nativo,

armonia

di

rivela

si

che tu stesso fremi.

quel che tu vedi; fa che io senta per un istante

ampio che passa pei

sensi,

schiusi

come


LA CROCE E LE ROSE

172

a limpidi fiumi, e ascende e

golfi

vene come trame

delle tue

commuove

le

trame

di vela ai venti.

D'ognintorno tu guardi, e sorridi negli occhi e nel volto sì

roseo

come

se plasmato t'avesse

con sue dita l'Aurora, e

primavera fossero nel tuo sangue.

di

Tu ci

nulla

sai,

e sorridi

ma

io nulla so,

;

piango, Quale

separa velario, o bimbo dai glauchi occhi

Tu ho

vivi nelle cose

;

tua fibra è

Maggio

li

Tu

vivi

gli

triste

miei sensi di bende.

i

come

un divino

la

fibra degli steli

con

il

Tutto;

ne sentan

io col

la

appena

come

canto, che dalla

dispersi

astri

!

opera di pensiero,

esprima, ed ogni tua ora è

strofe di

perchè

per

io,

fasciato più volte

Ogni

la

tutte le novelle rose

Terra

sale

parola.

mio pensiero mi chiudo,

ancor vivo, tra muri di gelido sepolcro;

e quanto più so,

che

fuori di

me

meno comprendo fluttua e

accende

della vita immensa, i

grandi tuoi occhi.


LA CROCE E LE ROSE

L'USIGNUOLO DEL NORD

loi che

nordiche selve ebbe disciolta

in

la

trama delle melodie, segreta,

in

che V anima sua

(e svettano le

cime

tutta è raccolta,

all'

inquieta

frequenza di rovaio) per piĂš mite clima apre

Con

il

voi

V aligero poeta.

usata virtĂš tende le ardite

penne

dell'ala remighiera verso,

chi sa, quali lontane erte fiorite;

e della sua canora

anima

racchiuso in fondo

al

quell'ala aperta in

mezzo all'Universo.

cor,

il

verso

forse mantiene

Passa sopra boscaglie, sopra arene di fiumi, e, in 1'

uno

al

usignuolo alla grande

palpito dell'aria,

Alpe

perviene,

173


LA CROCE E LE ROSE

174

che

il

con

la

volo migratore

gli

contraria

fronte di neve erta nel cielo,

come immane muraglia

solitaria.

S'attarda un poco, avvolge dentro

il

velo

del cuore nuova una speranza, e tenta di portare più in alto

il

volo anelo.

Nel suo piccolo capo

si

rammenta

d* inni

remoti, e ferma alquanto

per sentire se giunga

la

l'

ale

tormenta;

e poi, fatto securo, sale sale

ed

nell'aria fredda

è

come

in quel petto

e guadagna

alture,

le

mentre lieve

per vederlo passare alza

qualche trepido

ed

i

breve

un'ansia grande d'ideale;

fior

di

la

testa

bucaneve;

venti, pensosi di tempesta,

guardan con stupore

di tra le forre,

passare sopra

della fredda

la

rocciosa cresta

Alpe

quel fervente cuore,

che pare un punto oscuro, un solo punto su quell'eterno nivèo candore,

quel palpito che niuno ode, che, assunto

per miracol lassù, trasvola; e a cui d'ogni armonia

il

palpito è congiunto.


LA CROCE E LE ROSE

175

Nel fondo intanto pregano per gli

Echi dell'Alpe ed ogni mormorante

polla sorgiva per meandri bui

ed

lui

egli passa,

rade trepidante

del nevoso baluardo

la vetta

immota

;

sotto

un

cielo

d'adamante.

Ancora, ancora un ultimo gagliardo battito d'ala;

con

l'ali

ed

egli giĂ discende,

ferme, verso

il

pian lombardo,

che, ridendo dai suoi laghi, l'attende.



LA CROCE E LE ROSE

VECCHIO

IL

Il

177

fiume, per pioggia recente

è gonfio; e corre sotto lunati di

Tu

un

gli

assi

esile ponte.

passi

che porta

sul ponte,

villaggio,

al

acceso giĂ di qualche lume nel fondo; e avanzi con pie' lento sul

fiume.

Sul fiume, che corre, che corre, (si

piegano

di

sponda ed

soffio

al

i

i

ligustri

giunchi), tu curvo

di lustri,

affranto passi

fuggire senti e,

sopra,

;

1*

e sotto

il

ponte

acque chiare

un fiume

assai piĂš

;

grande

passare, Anile

12


LA CROCE E LE ROSE

178

un nume, che reclina,

Tra ti

i

un

giĂ la tua fronte

invincibil gorgo.

due fiumi

scorgo.

sparir nell'ombra


LA CROCE E LE ROSE

179

A LA NOTTE IN otte, che occhi

ombra

in veli cT

e stendi su

gli

giĂ rivesti

i

culmini nudi

umani

vel delle palpebre, mentre, sorridendo, dischiudi

il

occhi d*

madre d'ombre e

astri

lontani

;

di luci, tu sui

flutti

dell'aria effondi

T ampio volume delle

chiome e rechi, nel cerchio dei tuoi sognanti occhi profondi,

un tremolio

Quando

il

tuo primo

gli

di stelle.

soffio si

espande via per

gli orizzonti,

alberi, nelle loro

cime, ancora fiammanti nella porpora dei tramonti,

senton

brivido

;

come un canoro fuman

e di odorosi incensi

le

verbene

;

e in lontananza s'ode l'ansare innumerevole delle marèe, che urgon le arene delle falcate prode

;


LA CROCE E LE ROSE

180

e le nubi pensose, fra azzurre immensitĂ sospese,

raccolgono lente

si

monti opposti e mostrano rosei

sui

orli di

labbra protese

ad un bene imminente.

Tu

giungi, o Notte,

cose

le si

distende e

s'

ed ecco una grande pervade dolcezza e,

;

come

1*

ombra

adegua, pare una materna carezza

che un dolore disgombra

;

e salgono con polso piĂš lene verso

Tacque vive

sorgenti e.

montane

;

a guardarcele stelle, par che l'onde delle s'

e

le

il

mare,

indugin tra

mare

il

le

rive

;

sommo

sente, a

fiumane

dell'

acque

diffuse,

risalire anelanti abissi,

gli

con

e,

gli

fosforescenze di

abissi,

e di attinee

gemmanti

e la Terra respira, pervasa

come un esil

vena di

;

da sogni

fanciullo,

meduse

felici

ed ogni

stelo e tutte le arboree radici

aspiran di quei sogni

la

dolcezza, che passa pei tronchi, che ascende pei rami.

che perviene e ne abbassa

i

del

alle

foglie

lembi come palpebre, che giunge fior

che

si

raccoglie.

agli stami


LA CROCE E LE ROSE

Tu

o Notte

vegli,

Te conduce

e a

il

Silenzio le mille

Echi lontani,

voci, gli

come armentario

;

181

antico moltitudini di tranquille

greggi d'Asia sui piani.

Le

armonie, di cielo in cielo, dolcemente

stellari

fletton l'arcana

a

Te, come

flettonsi,

sotto di

l'erbe verso

II

voce

la

un fiume a

corrente,

la

foce.

palpito tu ascolti dei sogni odorosi, che

i

fiori

chiudono nei boccioli, le

foghe entro

le

gemme

;

e intendi

i

sogni che entro

i

cuori

cantan dei rosignoli.

Tu

come

ascolti

bruco

il

farfalle;

e

come

vento apra l'ala; e come prepari

il

l'

iridate

passi la

grande fantasia dei mari

nelle nubi chiomate.

Tu

ascolti

il

sai la

germogliare dei sogni degli umani

;

e, forse,

da qual sogno nacque

canzone di Dante, e come Colombo discorse, navigando, con l'acque.

L'immenso ritmo

ascolti della vita

che s'infutura

perennemente; e guidi su nuziali talami coppie ebbre;

rendi pi첫 caldi

i

nidi.

e,

con

vigile tuia


LA CROCE E LE ROSE

182

O

Notte, o poesia eterna del mondo, o vivente

neHa tua

poema delle cose, ombra è il Vero nella ;

tua

ombra è

la

sorgente

delle albe luminose.

Ogni germe nell'ombra ed esprima Nell'ombra,

gli

nasconde perchè maturi

steli.

sul tuo capo, sogni di morti e nascituri

passano sotto

Al

si

riflesso di

cieli.

i

cento vulcani ardevano foreste

d'eterna primavera, e,

a rapirti

le

stelle,

il

mare balzava

in tempeste,

Notte; e l'Uomo non era:

ma quando il

tu,

Ei giunse e

il

sole in ogni fibra a lui trasfuse

pensiero di un

madre, sorridesti; e

il

Nume, tuo sorriso

di quegli occhi nel

e, in

racchiuse

lume;

dolce ansia materna, apristi al

si

il

fior

del sogno in fondo

primo umano cuore;

e tutti gli astri tremuli, dal cielo periato profondo, sorrisero a quel fiore.


LA CROCE E LE ROSE

183

LA MORTE DELL'ALLODOLA V^on volo obliquo rade

pianura

la

l'allodola ferita, e nella folta d'

un ontano fuorvia

capigliatura.

La

pianta, che giĂ

la

bevve

raccolta

tremolante del sole anima e intende venire un gran dolore alla sua volta,

all' il

incontro dell' egra aperto tende

suo verde e l'allodola fra

chiude, madre che

Ma

l'

egra non

si

del Sol, che l'oro

i

i

rami

suoi nati difende.

posa

:

essa ai richiami

appende

in sulle

cime

vive e svettanti de' suoi gai velami,

riapre

il

volo stanco; e dalle prime

basse rame, che l'ombra ormai disfiora,

tende a quella che tremola sublime.


LA CROCE E LE ROSE

184

L'ala

ma

ferita

sempre piĂš dolora;

l'allodola,

con

voli piĂš lenti,

è ancora ascesa e tende in alto ancora.

Par che

le

foglie,

in

armonia stormenti,

sostengano quel volo, quella viva ansia di luce in

due occhi morenti.

Si raccoglie la luce fuggitiva

su l'ardua cima, la

moriente anima

Beve in

e,

la

con palpito anelo, vi arriva.

luce dell'estremo cielo

un fremito intenso;

come

indi

procombe,

fiore divelto dallo stelo,

nel mentre l'ombra su le cose incombe.


LA CROCE E LE ROSE

185

A MIO PADRE 1

Non

dai

senti,

cieli,

e

o padrei questa nuova primavera che viene 1*

ubere Terra inonda di gioia?

Io vengo, pellegrino di te, a questa erta sopra

'1

mare

silenziosa plaga di verde solatia;

e veggo ancora l'orma del tuo passo lungo

donde

e di nuovo e

il

V albe, risalutare

solevi, a

fiorito

il

dalla tua

mano,

Altre volte

io

i

la

sole

che tu

ciliegio,

melograno e pi첫 da lungi

e di pampini lieta

il

il

i

sentieri,

;

piantasti,

pesco;

pergola ampia, che, educata

primi grappoli ora ostenta.

venivo, stanco

e tu mi aprivi sorridente

le

di

ansie e di pensiero;

braccia:


LA CROCE E LE ROSE

186

ed

io

mia lontana infanzia

sentia qualcosa della

rivivere nel cuore, sotto la tua carezza,

e l'ombre dileguare dall'anima e

d'ogni cosa quetarsi;

e,

per vento che ne sgombri

come un

tenace dubbio

'1

cielo

nubi, aprirsi

le

puro

'1

mio pensiero

e risonar per mille echi d'armonia.

Io

per

bevevo le

la

luce de' tuoi soavi occhi; e fluiva

mie vene un' ignota dolcezza,

come avviene

nel

mare quando una

polla d'acqua dolce

silenziosamente gorgoglia su dal fondo:

gioiscon l'acque amare, e

un

largo brivido trascorre

di golfo in golfo per le canute rive.

Nulla era di scienza s'avvicendano

i

ma

tu sapevi

come

venti; e quali van per l'aria

armoniosi annunzi; e

con immagini

in te:

come

di luce, al

il

cielo azzurro parli,

mare che

ascolta;

e quali corrispondenze ascendono su con

le

nubi,

che, a messaggio compiuto, languiscono sui monti.

Dal profumo del e t'eran note

le

fiore sapevi

il

sapore del frutto,

melanconie degli alberi;


LA CROCE E LE ROSE

e

linguaggio che dicon

I

in cui

si

rompe

le

stelle

a

mignole su

Io

t'

ascoltavo

cima

in

Terra,

la

sorrider di bimbo,

fronzuti oliveti.

ai

e tutto V attinto sapere de'

:

pareva un gioco

le notti

germe semenzato del grano;

il

quando s'apron, come un primo le

187

al

mio

spirito,

libri

cui l'ingenua

tua parola svelava qualche vero, e dava la gioia

che sente

Or a

i

:

tua terra; e

tua

ed

bruco quando l'aspra crisalide rompe.

piĂš non sei

la

la

il

mano,

ma

torna ancor la dolce primavera

gli

alberi,

fioriscono

;

mandorli succingon

ed i

le

il

cui radici seppe

ciliegio è tutto

loro rosei veli.

Petali bianchi e rosei van su le dorate

come

1

cieli

si

bianco

onde

dell'aria

su chiome d'invisibili Ofelie.

sono chiari d'intorno, come se

i

tuoi occhi

fosser riaperti e riaccesi in essi;

come

se la tua

ed

tuo cuore palpitasse nel sole.

il

anima

si

fosse confusa ne' cieli

Io sento qualche cosa, o padre, della tua carezza in questa

che

s'

indugia pia carezza di sole

;


LA CROCE E LE ROSE

188

e veggo

il

tuo sorriso rinnovellarsi oggi nei

innumerevoli, che erompon da

le

fiori

zolle;

e un* eco della tua parola viene anche col vento

che svaria

le

chiome dei

tuoi

memori

alberi.


LA CROCE E LE ROSE

IL

LLntro

CANTO DELL'USIGNUOLO

il

folto

un brolo, cui

di

d'ombre precinge di

189

(or

si,

la

notte

or no, da lungi,

iuna un'alba spia tra nubi rotte)

un usignuolo canta. Nella

gola,

perfusa di canora ebbrezza, quale si

disnoda ineffabile parola?

L'ombra

è d'intorno,

fatto di musical

ma

quel cor

breve,

trama, del grande

splendor, eh' è ne' diffusi

astri,

s'imbeve.

e canta in una strofe luminosa

ch'empie

la

notte,

che empie

di

un fulgore

armonioso ogni sognante cosa.

Nel

silenzio niun' altra

s'ode,

ma

se la

dà un'eco, è

sol

voce intanto

Terra a

l'infinito

per l'eco di quel canto,


LA CROCE E LE ROSE

190

che balza in

cadenza

che

che

in gloria,

spiega e implora

che gorgheggia,

di flauti,

e

trilla

sĂŹ

muor per rimbalzare ancora

per quel canto che ha

1*

;

ansia di rosai

di piĂš dolci primavere,

fioriti,

non raggiunte mai.

di gioie ignote

Gli alberi attorno sentono pulsare le

ad ogni

linfe in ritmo, e,

par che pieghin

Hanno

le

fiato

lieve,

cime ad ascoltare.

le

foglie nelle venature

brividi, e, dentro

il

polline dei

nuove

fiori,

si

preparan

Il

mar, da lungi, par che smorzi Tire

lungo

la

le

e par che taccia

riva,

effusa in atto

fioriture.

come per

L'alba lunare

fluttua,

su Testasi del

mondo; qualche

per

Il

le vibranti

chi sa

e

si

il

spiega stella

lontananze annega.

canto via per l'aria

come un fiume

Fonda

udire.

si

diffonde

sonoro, che dilaghi

da quali naufragate sponde;

cuore della notte, che alimenta

per noi di sogni un

rifiorire

in quel canto s'acqueta, e

come

fanciullo in

eterno,

s'addormenta

un cantar materno.


LA CROCE E LE ROSE

191

AL CAVALLO (dopo

KJt che al

il

volo del desiderio insonne

folle

in cielo,

il

scoperta del siero antidifterico)

tuo corso è breve, alipede amico dell'Uomo,

e l'occulta parola,

ed

la

al

onde van messaggi

nostro interrogar risponde

il

in

di cielo ;

cuore, che tante volte pulsò unisono al tuo,

pulsa ora al ritmo divino delle

tu,

;

con

i

riflesso

stelle,

lucidi occhi, in cui par di tutti gli occhi

un ultimo sogno

che ancora s'accolga

umani, che, aperti

di gloria,

si

chiuser nei tuoi

balenanti sui campi fumidi di battaglia,

dolcemente

ti

è tanto breve,

volgi,

e parli:

Uomo,

l'

«

Se

ansito del

pel tuo pensiero

mio

fianco,

e su nuovi vibranti congegni di lucido acciaio sorvoli

i

piani e tenti

i

campi

dell'aria,


.

LA CROCE E LE ROSE

192

un'arcana virtù di vita resta entro e circola per

mio sangue.

alvei turgidi del

gli

mio cuore

il

Io la trassi dal mare, dai profondi sentieri d'alghe,

dove ancora, a memoria io la trassi

da l'aspro groviglio de

fuoco delle

io la trassi dal

e'I sole

con

Ecco

io

venti, senza

m'avvolgeva

mio

e al

i

t*

nitrito gli

offro

il

le

secolari

mia quadruplice unghia;

foreste, rotte dalla

in gara

me, erran, gl'ippocampi;

di

percosse, quando,

selci il

tuo freno, io corsi,

di sue bande,

come

in drappi aurei,

Echi balzavano de' monti.

mio sangue

:

e vedi

come

or le pupille

mi sorridon del lume che han

gli

occhi de' tuoi bimbi

L'Uomo

e

sauri poledri annitrenti

ascolta;

offron muti la

a

la

mano che

ed

falbi

vena degli s*

arma

nel sangue ardente

Ma

i

di

steli

i

»

del collo

un ago

sottile.

Trapassa

un rabido veleno.

dalle più segrete fibre de' giovini poledri,

dai meandri più oscuri delle vitali trame,

dove freme qualcosa del

soffio

de' venti aspirati,

per le froge pulsanti, nelle focaci corse

ma una

su dal cuor, che seppe

gli aneliti

virtù di vita meravigliosa

;

del cuore

erompe.

umano,


LA CROCE E LE ROSE

L*

Uomo

mentre

il

la trae

dal sangue, che fiotta da pronta ferita,

grande occhio langue come una

Ora empion rosei bimbi le case di come un fior che si espande empie

risa

piĂš trepide madri tendon l'orecchio

nera

Nemica

tra

i

Ami.

securi

stella a Falba.

e bisbigli,

V aria di odori.

Non

Ridon

193

al

rombo

della

dei pargoli che viene.

1

bimbi

;

ed ĂŹnconscn fanno carezze,

loro giuochi, ai simulacri equini.

13



LA CROCE E LE ROSE

PER UN MORTO ILLACRIMATO

Uà da si

un

valle,

la

siepi

snoda

sentiero,

in fiore avvolto, al

cimitero,

là,

sul pian

raccolto.

Quattro

bifolchi,

a spalle,

eh* è

la

bara alzan di un loro

morto. Giù, nella valle

indugia un vespro d'oro

dall'

aperto orizzonte,

come, dopo un'ebrezza, su d' una bianca fronte si

posa una carezza.

Il

sole sulla

vanga

uccise l'uomo, che ora

(alcun non

vuol

1'

v'

è che

il

ultima dimora

;

pianga)

!95


LA CROCE E LE ROSE

196

e

'1

Sol, nel declinare

quest'oggi,

un aureo dono pare

offre alla bara, e

voglia chieder perdono.

Su

la

mobile spalla

dei vivi, che, ansimando,

ascendono, traballa la

bara, a quando, a

quando;

e le siepi, che fanno ala al triste viaggio,

senton

la scossa

ed hanno

un brivido

al

Svettan

cime delle

le

passaggio.

vitalbe in fioritura;

e cadon le novelle corolle,

in

una pura

pioggia, folte leggère, all'urto che le squassa,

con aperte

le antère,

su la bara che passa,

come

in

se,

qualche

mezzo

ai tralci,

fratello ignoto,

a gittarle,

le

falci

per un tenero voto.


LA CROCE E LE ROSE

GiĂ

la

bara, nel denso

verde fogliame immersa, pare che frema

senso

al

della vita universa.

Ma

poi che alfine dalle

boscaglie esce

e s'apre, oltre

il

sentiero;

la

valle,

di contro al cimitero,

bara rompe

la

il

folto

e sosta; e un trionfale plaustro somiglia, avvolto di gloria floreale.

La

viva siepe, ignara,

il

suo tesoro ha dato

a

la

deserta bara

del morto illacrimato.

Se non spettan corone di fiori a ignoto lutto,

oggi

le

siepi

buone

fiorivan dapertutto;

e la bara deserta

discende, o Terra, in di corolle coperta

come bara

di re.

te,

197



LA CROCE E LE ROSE

199

LE DUE CITTÀ

Le

due

città

città dei

guardano

si

morti e

città

la

:

la

bianca

dei vivi,

due opposti

raccolte a fronte di

clivi,

si

guardan nella notte, mentre tenue

si

diffonde un chiaror di luna stanca.

Dormono

i

vivi,

nell'alta notte.

e grava

ai

morti

Un'ombra unica incombe

mute case e su

sopra

le

ed

quell'ombra, a

in

sonno

il

tombe

le

tratti

a

;

tratti,

passano

sogni di vivi e insiem sogni di morti.

E

vanno

i

come due e vanno, di

due

al

mare,

sogni a fiumi ad

come va

fiumi, si

un confin lontano, una l'

stessa foce

:

onda veloce

che, assai prima di giungere

confondono

sul

piano.


LA CROCE E LE ROSE

200

Qualcosa

in

fondo nella notte attende

:

un baratro un abisso una rapina. I

sogni vanno verso una ruina

sconosciuta,

non mai colma nei

e la notte di qualche astro

Le due

cittĂ si

guardano

entro un sudario sol V

La morte in

un

della

si

;

s*

;

accende.

e le cinge

ombra

confonde con

secoli

la

infinita.

vita

solo tumulto, nel silenzio

Notte dai freddi occhi di Sfinge.


LA CROCE E LE ROSE

201

PRIMA STELLA

Lnetro un' di nubi,

alta

purpurea cortina

che su boschi

fiamme pare

in

immobilmente stesa, gi첫 nel il

Di

contro,

i

le

cime

Sol declina.

monti spiegano un regale

manto pezzato Per

mare

le

sui rocciosi fianchi.

nubi in voli bianchi raccolgon V

Pura dei

cieli

come anima

di

inarcasi

volta,

la

bimbo, che,

di grandi occhi, per

ale.

tra ciglia

nova meraviglia guardi raccolta.

Io

guardo

ombre m*

come

il

ciel,

invia,

sogni in

che

la

dolcezza delle

dolcezza che matura

un cuor,

la

fioritura

di tante stelle.


LA CROCE E LE ROSE

202

E

mentre

il

Sol nei gurgiti sparisce,

e dell* ultime fiamme il

cieĂŹo occiduo; e

il

si

disgombra

mare,

alla

prima ombra,

rabbrividisce

ed attonite guardansi cose, e, dalle

le

dai tenui

steli

;

tra loro

cime delle biade,

*n fior

l'ultimo cade

velame d'oro,

io

veggo, sul silenzio ampio, che adduce

la

sera, per

dei

io

cieli,

le vie

tuttora chiare

veggo un primo tremolare fiore di

O

prima

stella,

luce.

o sola pel sereno

cielo aspettante gioia luminosa,

o primiero sorriso, che non osa mostrarsi appieno,

o

dell* effusa

gamma, che

di sfera in sfera e

si

trasvola

disperde ignota

nel cuore della Notte, prima nota,

prima parola,

o di un

mondo

che a noi

ti

dell* infinito,

invisibil

sveli,

sentimento

o palpito del cuore

o primo unico

fiore

del firmamento,


LA CROCE E LE ROSE

forse la

Terra

tien di te qualcosa

bimbi un raggio accoglie

se dentro occhi di

se

una gemma,

tra

brividi di foglie s*

se

da un grumo

fibre di

s'

un cuor;

di farfalla

;

203

se un'

apre odorosa

addensano

se un* ala

le

si

;

prime

colora

anima canora

un verso esprime.



LA CROCE E LE ROSE

A UNA VERTEBRA vJsseo anello, sopra

la

NAUFRAGO

candida arena del lido

abbandonato dal risucchio anello, che giĂ

DI

di

un'onda,

d'una viva anima umana

nel giro del tuo arco,

il

205

chiudesti,

palpitante intrico,

e sentisti salire l'ampio anelito delle cose,

lungo

vibranti,

fili

come

citeree corde,

dimmi, per quali ignote vicende,

tu,

ancor non franto,

dagl'imi gorghi ricompari nel sole?

O

lentamente nato da germi dispersi di

vita,

per compiere nel tempo una forma suprema,

tu,

nel frale di

fosti

un uomo, che ebbe

l'ansia del navigare,

valido sostegno. Sopra esile

schermo

eretto,

verso mal

dome

Ei

fissava

l'audace pupilla

lontananze di mare.


LA CROCE E LE ROSE

206

La

barra del timone nel pugno rompeva securo

l'ampia sonora verginitĂ dell'acque,

avendo

al

suo pensiero sommesso

che sorrideano a

in vaghi orli di

lui

e attorno al capo,

ceruli

i

come

flutti,

spuma,

in aureola, riflessi di cieli,

su cui mandrie di nubi van per ignoti pascoli.

Non

i

con dolce

venti, passando,

di quel viso intento a

un ago

ala,

molcean

le

rughe

volto al polo?

e di ombre, tessute da sogni amorosi sciamanti,

non

fasciava la Notte quella fronte pensosa?

e non l'alte Pleiadi pulsavano unisone al ritmo silenzioso di quel vigile cuore?

Ma, un

vespro, foschi

i

cieli

piombarono sopra

che in livido tumulto balzarono a

le

nubi

l'acque,

;

e l'Uomo, con sgomente pupille, vide avida aprirsi l'

inviolata nera

e

l'esil

della

schermo e

Tempesta

Lieve su la

ed

anima degli

di

'1

abissi

vasto pensiero furono travolti

nella corrusca chioma.

un molle

pondo

piccoli,

infinito

compose

giaciglio d'alighe

Morte dell'insonne navigator il

;

la

spoglia;

dell'acque gravò sopra

che indagato aveano

l'

Universo

;

gli

occhi


LA CROCE E LE ROSE

207

e attorno a quella fronte nuda, che dell' idea contenne 1*

abisso, muti

Ora ad

si

raccolsero

ora, o vertebra

corpo cedendo e sciolta

(i

gli

abissi.

tenaci nodi dell* rete

la

immoto

ampia delle vene

nel verdeazzurro fondo a l'ombra di grigie meduse),

mancasti lenta all'ossea compage; e Tacque, le diffuse acque, nel vasto silenzio senza echi, fluirono per entro

O

il

tuo sottile anello.

vertebra, nata per lenta opera secolare,

di forze occulte; o di plasmodi informi,

vaganti per le glauche profonditĂ del mar fecondo,

meravigliosa architettata forma;

mano

o cerchio dalla la vita

un Nume, che urge

saldato di

dentro alvei sempre piĂš

che l'energie disperse per

i

saldi,

cieli

stellari

aduna

perchè s'accenda un cerchio di pupilla umana,

che

l'infinita

l'arco

anima delle cose raccoglie

d'una fronte perchè un pensier

o breve anello

;

rifulga,

o forma primigenia di ogni parvenza,

poi che la Terra in cerchio le sua

e in vago cerchio avvolse attorno la

sotto

capigliatura mobile delle nubi,

al

membra compose, suo capo festante


LA CROCE E LE ROSE

208

dimmi, o

tu,

che sapesti

il

brivido dell'anima umana,

lungo stami di nervi dentro di te raccolti,

dimmi quel che

sentisti allor

che l'anima del mare

irruppe nel giro del tuo lucido arco:

e,

su le fonde arene, vagasti lungh'essi sentieri

vergini d'orme, in

mezzo

a prati d'anemoni,

mentre immote conchiglie aprian valve come palpebre per guardarti cogli occhi meravigliosi di perla.

O

nata da diffusi germi del mare, e risaliente,

di

forma

in

forma, sino

al

fastigio

dell'uomo;

o ripresa dal mare, ed ora sul bianco lido apparsa fragil cosĂŹ

che un piede inconscio di bimbo

in polvere

ti

rende,

dimmi quel che n

mistero alto del mare e dell' anima

te

comprendesti

umana

!


LA CROCE E LE ROSE

209

V

VILLAGGI CALABRI

Villaggi, circonclusi dagli che, in ordine serrato di sui piani

si

poca

filari,

dispiegano e sui

brevi villaggi, sotto cieli cui

olivi,

clivi

;

chiari,

terra tiene, e riguardanti

lungi la pura vastitĂ dei mari

;

bianchi villaggi, immersi negl' incanti

dell'ombra, che apparite in lontananza,

come

soste di bianche greggi erranti

villaggi ignoti, su cui

dai casolari

per tanta di

;

poco avanza

campami discreto campane risonanza

il

;

villaggi chiusi, a cui sorride lieto il

cielo aperto, e nella dolce notte

ogni stella discopre un suo segreto; Anile

14


LA CROCE E LE ROSE

210

a cui tornano a frotte

villaggi fidi, le

rondini, che

loro nido intatto

'1

chiedono ancora

alle

grondaie rotte,

qual, tra gli olivi e voi, villaggi, patto

passa d* amor, che, a V albe ed

benedicono

Non

i

di scarlatto ?

cieli

ma, a

so,

tramonti

ai

volte, un'

eco di racconti

meravigliosi via per V aria sale,

e sfiora

sensi miei vigili e pronti.

i

Nei tronchi deitĂ

da

e

le

se,

rame,

nasconde, che sorride

si

mignole un

si

i

suoi

fiori

;

candidi matura,

Numi un popolo

sorride.

quel sorriso, che nell'aria pura

come un

effonde

di gioia, e

e,

riso virginale

a sera, ogni fusto, nelle fide

tutto di

A

degli olivi un* immortale

su

le

archi dei

e dentro

'1

fiume

inno, ardono il

nubi, fremono cieli, il

e

il

i

piani

palpito misura,

i

mare

lontani si

commuove,

cuore stanco degli umani

una dolcezza sconosciuta piove.


LA CROCE E LE ROSE

MATERNO

SORRISO

(a mia sorella

v^uando, o

211

:

Isabella

Concetta Bevilacqua).

occhi sorridenti, dietro una viva

sorella, gli

velatura di pianto,

bambina, che

tu rivolgesti verso la

che vedesti

in quelli occhi, tra le

e giĂ

sĂŹ

i

suoi apriva

d'accanto,

allora, a te

palpebre appena schiusi,

rilucenti,

come mobili vene

d'

acque, che da meandri chiusi

attingon le sorgenti;

come

in Aprii, tra

folti

i

che a T alba

come un

astro disperso nell* orbita

Che

si

e

quando s'

un petalo

broli,

protenda

;

precipiti d'

accenda

di viole

un Sole

?

vedesti nel breve cerchio degli occhi, che in

un vago

tremolavan stupore,

come, sovente, a

sommo

un nenĂšfaro

dell'acqua tranquilla di un lago

in

fiore ?


LA CROCE E LE ROSE

212

Forse vedesti accendersi di un chiaror supremo le pupille leggiadre e,

come per

incanto, aprirsi in quel fulgore istesso

occhio che

ma luci nei

si

spegne è come un astro che tramonta

:

s'aprono novelle

nuovi nati; e al ciel

Tu

;

occhi di nostra madre.

gli

Un

al riflesso

di

la

Notte ancora racconta

nuove

stelle.

vedesti, o sorella, in quegli occhi un' di luce palpitare

quella luce che accese

il

onda

infinita

:

primo germe della

giĂš nel fondo del mare

vita

;

e cinse subitamente d' una calda gioia materna il

Tu

vedesti

gelido Universo. 1*

accesa della vita fiaccola eterna

fiammeggiare attraverso

quei dolci occhi di bimba, che, dischiusi allora allora in ti

grande maraviglia,

guardavan cosi come soavi occhi d'aurora di nubi tra le ciglia.


LA CROCE E LE ROSE

IL

CANTO

213

DELL* UCCELLO CIECO

vali uomini crudeli,

non paghi

dei canti miei puri e giocondi, attraversarono, con aghi torridi,

gli

occhi miei profondi

:

piccoli occhi vividi aneli,

aperti sui laghi sui clivi,

occhi che avean rapito ai cieli i

loro bagliori più vivi.

Io vidi

come

di scintille

un

brulichìo, tra

e

1*

anima, nelle pupille,

d'

un

tratto,

fiore arso,

e scese sopra pupille

un'

fiamme

le

un'ombra

si

effuse,

chiuse

;

distrutte ininterrotta,

ombra oscura più

di tutte

l'ombre che scendon quando annotta.


LA CROCE E LE ROSE

214

Or, se

io

gorgheggio, chiamo, imploro,

(vibran di pianto la

le

risenta ancora la calda

io

ebbrezza,

T

d'

ali,

d' oro

immote.

di cieli, tra nuvole

Che

mie note)

un lembo

vision di

brivido che apriva

il

un

tratto,

poi che V alba

nei rosei veli alta appariva

Le cime il

degli alberi presso

fiume e l'acque e ogni bocciolo

sentivano

che a

me

Verso

i

il 1*

!

mio

il

cieli in

spirto,

immensa

di

ali

fiamme

a volo.

salia

qual fiamma lieve,

diffusa

armonia

mia gola breve,

urgea nella

come,

brivido istesso

schiudeva Y

monti

in

una

gola,

T impeto urge d' una fiumana

come

tutta in

;

una parola

breve, freme V anima umana.

Or, se

io

non vegga

canto, quantunque cieco d* intorno

è per quella luce che rivive dentro

il

che nero,

meco

mio pensiero,


LA CROCE E LE ROSE

come

sabbie degli ardenti

le

deserti,

nel Sol che

a

dĂ n lampeggiamenti

tratti

215

li

inonda,

anche nella notte profonda.

Per quanti

petali di rosa

piovere io vidi, in una gloria di luce, a io sento

1*

albe, qualche cosa

ancor nella memoria

:

e canto per questo ricordo,

che ho

in cuore, per quella

e canterò

fin

mia gioia

che un ricordo

estremo di luce non muoia.



LA CROCE E LE ROSE

217

A UNA CENTENARIA v^uali dinanzi a

come

gli

occhi, c'han tenui

riflessi

di

luce,

sacrario in cui tremi un'ultima fiamma,

passano

visioni,

o centenaria?

Al

tardo ritmo

del cuor, che batte contro Parco fragil del petto,

ascende

il

sangue per

la

cute oscura,

in

un azzurro

di te

la

come

vene, che

si

disegnan sotto

giĂ piena d'ombra,

intreccio; e tu vivi

mentre qualcosa

ad ora ad ora muore, mentre raccoglie

vita attorno al

cuore

ad un' antenna vele Stanno

le

di

gli

ultimi

si

soffii,

nave presso

navi al porto, con tutte

poche dimani

Non

le

il

le

come

attorno

porto.

vele succinte,

riapron nel vento.

senti tu qualcosa della speranza delle navi

ripartenti?

non

senti,

tra

le

pieghe profonde


LA CROCE E LE ROSE

218

di tua stanca vecchiezza,

che riaprirà

Che

cosa

t'

E

?

Non

forse la

so,

ma

se

ti

guardo

scintilla

assisa presso la finestra

veggo tranquilla seguire

ti

prima

gloria di luce, in cui verrai travolta?

aperta contro un molle degradare di

e

soffio,

mondo?

F ultimo riflesso

un incendio che langue, o

d'una

nuovo

palpito del

arde in questo crepuscolo effuso nel cerchio

dei tuoi occhi sereni

di

il

tua anima nel

la

la

clivi

fuggevole ombra

degli uccelli radenti nel lor volo

i

maggesi

e godere dell'oro di tante foglie, che sì

dolce aduna sopra

io

mi chieggo

se,

il

;

l'

;

autunno

tuo davanzale,

come avviene per qualche

vetusto

albero, che di tanto affonda le sue radici,

che non posson e

muore per

non

sia

così

i

linfe

il

tu senti nel fievole calore del

come

presso

la

sommo

del tronco,

della tua anima, che lascia,

corpo, mentre

innumere ed occulta

il

più giungere a

rami, mentre sotterra vive,

di te,

a poco a poco,

e

le

la

si

espande altrove;

sangue

fluire

fiumana del Tutto,

foce un rivolo esiguo già sente

brivido della grande anima del mare.


LA CROCE E LE ROSE

Il

tuo pensier

rivivon

le il

oscura

:

ma

nell' incerto

echi d* una lontana infanzia

gli

e tornan ora che

si

219

tuo linguaggio

;

parole dei giorni in cui eri bambina,

limitare di un'altra vita attingi.



LA CROCE E LE ROSE

COLLABORAZIONE

Oempre che

io

torno a questa solitaria

compresa

terra natia,

che confondono e riveggo

memori

le

gli

fra

aliti

due mari, nell'aria,

antiche usanze e

provo

luoghi, e

la

dolcezza

pura dell'ombra dei paterni

tu,

vecchio gelso, tremulo a

mi

ripeti

lari,

la

brezza,

e nella sana

saluto,

il

cari

i

m' avvolgi delle tue foglie carezza.

Per volgere d'etĂ la

chioma lambe

fatta le

sovrana

finestre,

avanza

del caseggiato rustico l'altana;

e,

quando

a l'arte la

io,

mia

chiuso nella breve stanza,

ritorno, ecco,

si

scopre

frondeggiante tua mobil sembianza

22


LA CROCE E LE ROSE

222

di contro; e sento

il

cuore, che nell'opre

recondite del tronco pulsa, e liete

onde Aprii

foglie

fa le

Auspice

al

mio

di rami impigli luci

e,

tutto

lavoro, se con

impotente,

rete

vampeggiar del

il

me

ed ombre consenti a

se,

copre.

ti

il

sole,

discrete

verso mio

si

;

duole

dinanzi ad un' idea, tu, stormeggiante, subito m'

offri

immagini e parole

;

e svarii nella chioma ardua, e festante

ondeggi. In vivi giochi d'ombra, smaga il

tuo sorriso su le attigue piante.

Nel lavoro serenitĂ ;

io

m'attardo ora, con paga

ed una ignota scende

fragranza dentro

e, il

sopra

il

1'

anima, e dilaga

foglio bianco,

giro della strofe,

si

:

distende

che qualcosa

del mio, del tuo tumulto ormai comprende. Poi,

come

la

tu ricomponi

profonda ansia riposa,

immobil

la

ghirlanda

delle foglie nell' aria luminosa

in attesa,

che a mia nuova dimanda

di un'altra rima, di

;

un

alito

leggiero

vento giunga dall'opposta banda,

e tu stormisca dentro

il

mio pensiero.


LA CROCE E LE ROSE

223

PER UNA LAMPADA VOTIVA

In fondo a un breve incavo del masso rupestre, piombante su la via, che

tu, si

innanzi a sacra icone, ardi

tramandano

Viene

il

notte

ed

il

agita

e

gli

uomini che passano

quando a quando,

il

brilli

soffio

dell'enorme

tuo palpito di fiamma.

il

tuo fievole chiaror taglia

e piĂš vivida

contro

a l'alba impallidisci

le

come

su l'estremo confine del

Che

;

voto di serbarti raccesa.

dal mare, a

respiro,

A

snoda lungo l'arco del mare,

si

stelle

nera

la

dei

cieli

via,

;

l'ultima stella indugiante

mare ampio, a

guardarti.

cosa è nel tuo lume perenne? PiÚ che umile fede

d'umili uomini, io sento nella tremula fiamma


LA CROCE E LE ROSE

224

ardere

1*

dell'Anima, per cui tanto

infinita ansia

breve è questo cerchio di Terra che

ci

chiude.

Tutto che

in questa aiuola fiorisca tende in alto al sole

ma,

il

oltre

brilla

sole,

;

per l'Anima una luce

più in alto ancora, oltre ogni sfera, che corrusca di lampi

umane, cui è volto

l'iridi

delle infaticate

il

remeggio

del pensiero ed

ali

il

desiderio

dei sogni immortali accesi nei cuori 'n fondo.

Striscia la nostra vita sul suolo

sotto

cieli fiorenti

donde erompono

fiori,

di costellazioni.

L'ansia delle radici, che s'affondan perchè più luce attingano le cime, ci ferve sotto

e,

sopra

le

due

nuove

fioriture

inestinguibil, che,

d'uragano in

ardue

Un

alito

piede;

nostro capo, tumultuano messaggi d'astri

il

trasmigranti per

Tra

il

orbite, a l'infinito.

l'Anima arde come una fiamma

ove un colpo d'ala

la pieghi,

rimbalza e lingueggia più viva,

spire, attratta trepida verso l'alto.

di questa

fiamma è

in te,

alimentata dalla più dolce speranza.

lampada, che ardi


LA CROCE E LE ROSE

225

Gli uomini per un voto, che, di anima in anima, passa,

come, di mano

serbano il

in

mano, face pinacotèa,

tua luce, al cui vago riflesso, dentro

la

cavo della rupe aspra, par che sorrida

un*

immagin

che diede

Anile

ai

di

Madre

cuori

il

reclina sul volto del Figlio,

primo sogno

dell' Ideale.

15



LA CROCE E LE ROSE

227

RACCONTO DEL PIOPPO

IL

IN acqui,

miei

tra

del fiume,

fratelli,

delle

e,

mie

Tacque

argine feci a

su le rive

radici torte,

fuggitive;

e crebbi ai venti su, giovine e forte, la

terra

imprigionando

come

radici,

Fremeano,

in

in

mezzo

a

l'ime

valide ritorte.

vasto turbinio di rime,

in

effuse dagli uccelli a le dorate

velature dell'alba, le mie cime;

mentre, cantando, dentro l'arginate scorreva

rive,

il

fiume verso

'1

mare,

con l'acque alquanto d'ombra ancor

E, non delle a

1'

so,

umide

alte

anch' io sentivo palpitare radici ai bronchi,

foglie,

1'

ansia del

insino

mare

;

velate,


LA CROCE E LE ROSE

228

ben che immoto, seguivo

e,

dell'acque chiare,

versavo

col favor del vento,

e,

oro sopra

1*

cammino

il

1*

acque, chino

;

e qualche foglia, che, all'avvolgimento sparia dell'acque per ricomparire

e perdersi lontan sul fiume lento.

Adulto

giĂ , sentivo al pie fluire

Tacque, sentivo l'ultime mie rame ancora un poco verso

A

notte, io stelle

e stelle, presso si

specchiavan

le

il

ciel

salire.

avea dentro

fogliame;

il

radici oscure,

dell'

acqua entro

il

velame

;

e sognavo divine fioriture pei rami; ed una nuova argentea veste

tesseano

le

mie

foglie nasciture.

A

sĂšbita

imminenza

io,

con

pioppi attigui, in consiglio,

i

ripiegavamo

le

di tempeste,

chiomate

ecco, giĂ corre nell'aria

lungo sotto

il il

fiume, che, a riflesso di

teste

un bisbiglioÂť

tratti

a

tratti,

smaglia

un lampo vermiglio.

Da

l'alto

ma

noi serrati insiem,

erti

contro

un rombo d'uragan

la

;

come

si

scaglia,

a difesa,

cupa nuvolaglia,


LA CROCE E LE ROSE

vibriamo, quale enorme dai venti;

sotto,

e,

Tacque come

il

229

presa

lira

fiume ampio raffrena

a guardar l'ardua contesa.

Vittoriosi, al Sol

che ribalena,

noi sorridiamo l'un l'altro con lene di foglie

Nel

un mormorio, che s'ode appena.

seguir di vicende aspre e serene

io cresco d'altre foglie rivestito

ogni qualvolta primavera viene.

Il

fiume, giĂš dal

dava, per

la

monte

scaturito,

radice aspra, al mio fusto

qualcosa del suo cuore di granito

ed e,

io

m* ergevo saldo

dentro

1

mio

in ogni arbusto

giorno,

fremeva

stormir,

che dalle cose ascende

Ma, un

:

il

;

canto

sole augusto.

al

un improvviso

orribil schianto

di folgore colpĂŹ, tra costa e costa,

me, nel mio tronco

(gli

altri

sussultarono) ed

con

la

chioma e

le

io,

il

l'urlo della cielo

si

scomposta

braccia svelte nella lotta,

piombai d'un colpo su

A

pioppi accanto

velò;

la

mia anima gli

echi,

riva opposta.

rotta

d'un

rimbalzarono l'urlo da ogni

tratto,

frotta.


LA CROCE E LE ROSE

230

Il

fiume allor rifece stupefatto

nel suo tremulo specchio la mia fronte;

e

TUomo,

come

si

al

tenda

mio morire,

tra

due

vide, in atto,

rive

un ponte.


LA CROCE E LE ROSE

231

ALBA D'INVERNO vJdo: par che un'ignota pianga anima sgomenta; che batta pei morti una vanga, nel freddo rovaio che venta

;

pare che una cetra sonora, sotto stanche dita,

s'infranga,

d'un

tratto;

suoni di un'angoscia

Una

che l'ora

infinita.

nebbia opaca diaccia

finge atri fantasmi.

Nudi

i

rami d'alberi braccia

paiono contorti da spasmi.

Il

cielo basso, tra lo strappo

delle nubi grige,

mi sembra un funereo drappo che serbi del mondo

1*

effige.


LA CROCE E LE ROSE

232

Occhi si

vitrei,

guardan

Dove, o

nel dubbio lume,

tra

sole,

loro.

fluttua

A

tratti,

sole,

fiume d'

oro

?

un gelido torpore

mi pervade

O

il

anima

della tua grande

o

i

sensi.

sole,

che

naufraghi nei tuoi

il

flutti

mio cuore immensi!


LA CROCE E LE ROSE

BRIATICO

lo torno a questa terra, tutta quanta dal sole arrisa, e sacra nel perenne rifiorire

verde che l'ammanta;

di

un giorno venne mia casa, e che, nel grembo

a questa terra, dove la

gente di

fedele,

il

cuor dei miei avi ritenne.

Son balze

e anfratti in

di Bruzia,

che protendesi virente

un estremo lembo

nel mar, di contro; e s'apre al sole e al nembo.

Io calco questa

madre

terra,

ardente

per T alto Sol che Y anima, e per Y ime

vene

di fuoco

non ancora spente:

e rivivo; e risplendono

le

cime

dei miei pensieri; e avverto, dal profondo,

come un

segreto zampillar di rime.

233


LA CROCE E LE ROSE

234

Ora

io tutto

in ciò

mi fondo e mi confondo

che l'occhio abbraccia; e par che

il

viva anch'esso di questo suol fecondo;

alberi

gli

immerso

ansito inestinguibil, che

1'

e

han nella

terra; e

fluttuare

'1

del pòlline, fra terra e ciel disperso

;

e l'armonia, che vola per le chiare serenitĂ , su

e

l'

infinito

l'ali

ampie del vento;

murmure

del

mare

;

e l'arcano diffuso sentimento; il

divino linguaggio, che trasvola

di cosa in cosa,

Non

nel pensiero io sento.

per quel che

mia anima sola

la

ma

oggi veda od ascolti,

ebbe

Io

ai

penso

rivivono

per quanto

sensi dei miei padri parola.

:

le

e dentro

il

mio pensiero intanto

imagini degli avi

tumultuose, ed urgon nel mio canto.

Solcarono

la

terra

alma e dei

flavi

s'allietaron fromenti, e questi cieli si

specchiaron nei loro occhi soavi

schiuser le vele ai venti, sensi,

guidaron navi

s'avvolser,

come

re,

;

e,

:

con aneli

e nei tramonti

d'aurei

veli.

verso


la croce: e le rose

Alla terra servirono con pronti spiriti

e al mare; e l'inno ampio, che esala

dalle cose, baciò le loro fronti,

come

oggi mette alla mia strofe l'ala.

235



LA CROCE E LE ROSE

237

POESIA

IoĂŹ che tutte

le

pensier vigile chiuse

il

sue

ali,

nelle indagini aspre del

ecco,

Tu

mi appari,

come sopra

mari

i

un' alba di luci diffuse e

'1

Vero,

voi riapre

il

;

mio pensiero.

Poi che T anima spesso geme,

come acque

in

concluso

seno, di un suo antico lutto,

Tu

vieni

e disghiacci

;

le

dighe, e allacci

di

nuovo

la

mia

vita

insieme

con quella divina del Tutto.

Balzo spiriti,

ridesti,

alla tua

voce con pronti

con sensi

con

il

cuore intento

;


LA CROCE E LE ROSE

238

e ne avverto l'eco

me, come speco,

in

celato tra forre di monti,

che divien sonoro nel vento.

La

tua voce par che

dall'

si

sveli

anima occulta

delle cose: viene dai

fiori,

da ogni pupilla

bimbo che

di

dall'

brilla,

ampia pupilla dei

cieli

aperta sui mari canori.

Sale dalle linfe profonde della Terra, si

dove

preparan pei monti e piani

nuovi Ăšberi maggi

;

canta nei linguaggi luminosi degli

astri,

donde

piove un' eco pei sogni umani.

Al si

ritmo della tua parola

schiudono

occulti,

vanno entro

si

le i

sopra

Le

i

accendon

le

aurore,

correnti

mari,

aprono V

germi

i

ala,

i

venti

un Dio trasvola

mondi, pulsa ogni cuore.

veritĂ al pensier contese,

che indaga e anela,


LA CROCE E LE ROSE

—

poi che di tua voce

s'

239

accende

ogni intima fibra e in alto

si

libra

F anima mia con

1*

ali

tese,

—

T occhio, fatto puro, comprende.



NOTE



Prothomo (pag. 129). Questo sonetto accoglie dell'

uomo

clima e

concetto che

il

la

necessità

della

teoria

difesa contro le

della

nare l'umanità dell'uomo primitivo.

scimmia

all'

nulla a

Al Cavallo

bambino

nel

campo

vedere.

della

(bacillo)

produce un veleno, che uccide

difterite

morbo. Questo veleno,

colpito dal

o con un'iniezione sottocutanea, o,

cavallo,

della scienza,

istesso

191).

(pag.

germe

Il

il

siano valse a sprigio-

fiere

semplicismo del passaggio della

Il

uomo, ormai abbandonato

non ha qui

dell'evoluzione

scientifica

asprissime contro le condizioni del

lotte

le

nel corpo del

iniettato

come qualcuno

tamente nel sangue di una vena superficiale, induce nei ficazioni

per cui

tali,

viene a formare, con

cavallo

il

proprie cellule, un controveleno che siero di questo sangue, estratto

dall'

si

accumula

nel

1'

tessuti

dei morti per

sangne.

animale, che rappresenta

Prima falciati

scrisse

a

è scesa a proporzioni

della scoperta del

dalla difterite.

difterica

Beh ring,

scoperto dal

difterite

l'ode «

Beh ring

Carducci sotto

Il

Mors

»,

i

1*

cui

si

deve

modi-

attività

eh' è ormai la sola forma razionale di cura della difterite. siero antidifterico

usa, diret-

il

E

Ed

delle

è

il

farmaco, questo

il

se la statistica

trascurabili.

fanciulli

venivano a schiere

impressione d'una epidemia

che rimane

la

testimonianza più alta

del flagello ora quasi del tutto scomparso.

A

una vertebra

di

naufrago (pag. 205).

e sentisti salire

lungo

fili

1'

vibranti

ampio

come

Si allude alle fibre di senso, che,

anelito delle cose citeree corde.

dagli

organi periferici

di

senso,

sj

raccolgono nei cordoni posteriori della midolla spinale racchiusa nella teca vertebrale, e salgono

al

cervello.



INDICE



Prefazione

p ag

.

vii

Primi tumulti

»

Offerta

»

3

Consonanze

»

5 7

9

Lotte segrete

»

/\1

mare

»

La

croce ed

Ad

un

^ il

villaggio

i

»

11

»

15

»

17

verso

»

21

Plenilunio

»

23

L'olivo

»

25

»

27

»

29

fratello

d* arte

Temporale Il

Ad

una

Genova

La

* .

foglia ,

»

31

2 Novembre

»

33

Notte

»

35

»

37

Paesaggi calabri

»

39

Malaria

»

41

Uragano

»

43

Nella notte

»

45

via

Cime

d'alberi


INDICE

248

Sera

Pag.

Mietitura

»

Nevicata

»

Vendemmia

»

Giorno

»

estivo

Nembo

»

Acqua

sorgente

»

Gli amori

»

Dimande

»

Sorriso

»

Per albo

»

Sotto

la

»

luna

Abbracciamenti

Nome

»

»

di luce

Solitudine

»

Le

»

stelle

Sogno

»

verginale

Tristezza

»

Reliquie

»

Bacio

»

Preghiera

»

Rivelazione

»

Lontananza

»

Lettere

»

Distacco

»

Ad

»

un nido

A

me Madre

»

stesso

Scienza inane

» ,

»

Ricordanze

»

Anniversario

»

Invocazione

»

Tempesta

»

Ritorno

»


9 1

249

INDICE

I

SONETTI DELL'ANIMA

Pag.

Anima

L*

»

L' ombra

115 1

I

I

1

»

7

Le palpebre

.

121

Gli usignoli

.

123

Al mio cuore Sera

mare

sul

125 127

.

Prothomo

129

Ad

131

I

una vecchia vela

....

venti

Ad

133

un ponte

»

135

Aprile

»

137

Humus

»

139

Ad

»

141

*

143

un alveo

Notte

sul

mare

Le

viole

»

145

Le

alghe

»

1

Alla Croce del Vùlture

»

149

All'amata

»

151

Le

»

153

L'ancora

»

155

Estrema luce

»

157

vele

Occhi morenti

47

»

159

Le nubi

»

161

La

»

163

,

rima

.

.

La Croce e le Rose

»

165

La Croce

»

167

»

1

»

173

»

177

Ad

e

le

un bimbo

L'usignuolo del Il

A

Rose

Nord

vecchio la

,

Notte

La morte

dell'allodola

7

-

179

»

183


7

INDICE

250

A

mio padre

Pag.

185

»

189

»

191

Per un morto illacrimato

»

195

Le due

»

199

»

201

»

205

»

209

»

2

»

213

Il

Al

canto

usignuolo

cavallo

Prima

A

dell'

città

stella

una vertebra di naufrago

Villaggi calabri

.

Sorriso materno Il

A

canto dell'uccello cieco

.

1

1

»

2

Collaborazione

»

221

Per una lampada votiva

»

223

una centenaria

1

»

227

Alba d'inverno

»

231

Briaticò

»

233

»

237

»

241

Il

racconto del pioppo

Poesia

Note

.

,


Finito di stampare il

giorno

nella Cooperativa in

ĂŹ

5

luglio

1921

Tipografica Azzoguidi

Bologna




— Casa Editrice NICOLA ZANICHELLI

Bologna

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e

— — —

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