Il Libro Giallo

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Sommario

Premessa.

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Confronto all’americana.

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Le nostre diciotto buone ragioni. Pruitt Igoe / US Blues Point Tower / AU Thamesmead / UK Trellick Tower / UK Corviale / IT ZEN / IT Barbican Estate / UK Rozzol Melara / IT Walden 7 / ES Habitat 67 / CA Gallaratese / IT Le Vele / IT Robin Hood Gardens / UK Edificio Copan / BR Forte Quezzi / IT Bijlmermeer / NL Ponte City Tower / ZA Marina City / US

21 22 26 30 34 38 42 46 50 54 58 62 66 70 74 78 82 86 90

Crediti.

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Premessa

Premessa.

Questo è il libro giallo. Un’indagine sui grandi complessi residenziali e sulle diverse forme del vivere collettivo costruite intorno agli anni Sessanta e Settanta. La ricerca è nata dalla necessità di un approccio multidisciplinare che a partire dal campo dell’architettura, che rappresenta il nostro metro per pensare il mondo, apra lo sguardo alle direzioni cui queste opere si rivolgono e ne rilegga il contenuto. Consci di affrontare un tema su cui è già stato versato molto inchiostro, ne proponiamo una lettura narrativa, consapevole ma ironica, per assumere però una posizione critica rispetto al tema citato, letto nel suo intorno temporale come nei suoi effetti contemporanei. Il giallo in questione è quello di un delitto che più volte è stato commesso, un crimine sventato, un crimine il cui verdetto è già stato annunciato o erroneamente rinviato a giudizio. Con questa indagine vogliamo provare a ritracciare la linea che demarca il corpo del reato sulla scena del crimine, delineando il limite che separa le diverse forze in gioco e gli svariati attori di questa vicenda. Il nostro obiettivo è mettere in luce la responsabilità fra chi le ha concepite, chi progettate, chi ancora ne ha permesso la realizzazione stabilendone le modalità, chi le ha vissute in prima persona e chi no, chi le ha guardate, giudicate o stigmatizzate e condannate. Riconoscere un limite che separa il campo dell’architettura dal contesto socio-economico e culturale, e dall’intrecciarsi di eventi e attori che lo determinano, è un compito più che mai complesso, e le motivazioni sono forse troppe per essere adeguatamente argomentate nel poco spazio delle pagine a nostra disposizione. Queste le diciotto scene del crimine, diciotto storie di successi o fallimenti, storie di rinascite e trasformazioni, storie che vengono scritte ancora oggi. Lungi dal cercar d’essere esaustivi sull’argomento, proponiamo quindi le nostre diciotto motivazioni a sostegno della premessa di questo lavoro.


Il Libro Giallo

Perché?

Il perché rappresenta la nostra “domanda fondamentale”, lo sguardo con cui abbiamo costruito la nostra interpretazione dei casi. Perché cercare di rileggere un capitolo che si presta a facili ostilità interne e soprattutto esterne all’Architettura? Perché critichiamo la superficialità con cui si guarda a queste architetture, senza tentare di capire le ragioni, i princìpi, i valori che ne stanno alla base, senza cercare visioni che trascendano l’immagine di massima restituita da dipinti mediatici carichi di grigie pennellate accusatorie. Perché crediamo nella ricerca e nella sperimentazione, e crediamo che queste architetture siano il degno prodotto tangibile e misurabile di questi processi. Perché siamo dell’idea che siano la concreta dimostrazione della capacità di una macchina pubblica o privata, Stato o impresa che sia, di solidificare nel calcestruzzo anche la più astratta delle teorie. Perché, nel male o nel bene, sono soluzioni reali a problemi altrettanto reali, senza auree fatte di slogan e buone intenzioni. Perché riteniamo sia opportuno ragionare anche sulle condizioni al contorno, oltre che sull’oggetto in sé, prima di poter decretare successi o fallimenti. Perché sono oggetti che in un modo o nell’altro sono riusciti a guadagnarsi un posto nella storia in campi meno prossimi a quello architettonico. E l’elenco potrebbe proseguire ancora. A questo punto entrino in scena i diciotto esemplari da noi scelti a testimonianza delle nostre ragioni: ciascuno di essi porta con sé delle storie, alcune semplici e lineari, altre molto più dense ed articolate, che possono essere una risposta alla nostra “domanda fondamentale”.


Premessa

Breve nota di colore.

Siamo studenti di Architettura. È l’ambizione e l’interesse che coltiviamo con passione ed impegno, costantemente affascinati da ogni sua espressione e manifestazione. Persa l’ingenuità iniziale nei confronti della disciplina e del contesto di provenienza e complici l’inconsistenza geografica, economica e storica del nostro incubatore, abbiamo pensato che nell’aridità che ci circondava avremmo comunque potuto trovare delle opportunità nel semplice metterci in gioco. È così che nel 2013 nasce “Banned? / Banditi? ”, piccola esposizione che mette faccia a faccia gli abitanti di un’amena cittadina del Nordest italiano con una questione non facile da maneggiare, e che poi è confluita in questo libro. Altre iniziative sono poi seguite, e sparse in varie forme se ne può trovare traccia, ma lasciamo ora il passo al vero contenuto, che auspichiamo possa sollevare dubbi e questioni, sui quali, se intenzione del lettore accorto, saremo ben lieti di discutere.


Il Libro Giallo


Confronto all'americana

Confronto all’americana

Tre strumenti sono qui consegnati al lettore al fine di individuare sia l’emergere di un limite fra il campo dell’architettura, il contesto socioeconomico e quello culturale; sia nel trarre delle conclusioni dal confronto diretto fra le diciotto scene del crimine. Il disegno Ogni caso studio è stato ridisegnato nell’intenzione di restituire un’identità grafica che consenta al lettore sia di conoscere l’opera sia di poter confrontare le diciotto architetture. Lo strumento del disegno rappresenta intrinsecamente la miglior guida nelle varie questioni, dal tema della scala dell’opera, alla morfologia spaziale e alle matrici progettuali. Il confronto spaziale è affrontato analiticamente tramite un’analisi quantitativa dei dati relativi all’uso del suolo e all’uso del costruito, alla densità edilizia e alla densità abitativa. I grafici comparativi Un ulteriore strumento è rappresentato dai diagrammi relativi alla popolazione che risiede in queste architetture. I dati si riferiscono sia all’anno di realizzazione sia ad oggi, o, in rari casi, all’anno di demolizione. Sono, nell’ordine: in relazione alla composizione della popolazione, individui vs famiglie e poveri vs ricchi; in relazione ai fenomeni che determinano il benessere sociale, segregazione vs integrazione e criminalità vs sicurezza. Il Radar L’ultimo strumento, il più giallo di tutti, è stato costruito cercando di riportare una traccia cronologica dell’impatto che ha avuto l’immagine dell’architettura in tre campi: la cultura popolare, i fenomeni sociali e i fatti di cronaca.


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Confronto all'americana


Il Libro Giallo

Pruitt Igoe Blues Point Tower Thamesmead Trellick Tower Corviale ZEN Barbican Estate Rozzol Melara Walden 7 Habitat 67 Gallaratese Le Vele Robin Hood Gardens Edificio Copan Forte Quezzi Bijlmermeer Ponte City Tower Marina City

Costruito Strada Verde Altro


Confronto all'americana

Residenza Servizi Spazi serventi



Le nostre diciotto buone ragioni.




Il Libro Giallo


Thamesmead

è un’opera di Robert Rigg per LCC si trova a London, UK è stata costruita dal 1963 al 1972

Cultura Popolare 1970 Living at Thamesmead / GLC 1971 A Clockwork Orange / Stanley Kubrick 1973 The Optimist of Nine Elms / Anthony Simmons 1989 The Firm / Alan Clarke 1994 Radio Thamesmead / 106.8 Time FM 1995 Thamesmead Gazzette / volontari 1996 Local Studies Notes: No. 5 Thamesmead / Bexley Local Studies Centre 1996 Beautiful Thing / Hettie MacDonald 1997 Back to the Future - A Social History of Thamesmead / V.G. Wigfall 1997 Come to Daddy [Pappy Mix] / Aphex Twin 2009–13 Misf ts / Howard Overman 2012 Thamesmead Stage 3 / pagina facebook della comunità 2014 A Clockwork Jerusalem / Padiglione Inglese alla Biennale di Venezia Fenomeni Sociali Anni ‘80 Sono presenti sei centri di comunità, numerose associazioni dei residenti, un’associazione sportiva e due organizzazioni di management 1986–2000 La gestione è aff data all’organizzazione no-prof t TTL Thamesmead Town Limited 2000 Si forma l’associazione Gallions Housing 2000 Viene fondata l’associazione Trust Thamesmead 2010 Nasce The Link Thamesmead community hub Cronaca 2008 Thamesmead / BBC Inside Out 2008 Dreams set in concrete / Micheal Collins per The Guardian Anni ‘60 L’ isolamento dal resto della città ha portato la New Town a fenomeni di microcriminalità, disagio sociale e vandalismo Anni ‘70 Il degrado urbano era riconoscibile negli ascensori inutilizzabili, nei percorsi pedonali inagibili e nella condizione di inquinamento idrico; tutto ciò ha portato a def nire il complesso uno sink estate ed un fallimento Anni ‘80 La gestione passa in mano alla TTL, numerose iniziative comunitarie e il graduale miglioramento dei collegamenti cittadini trasformano il modo in cui si vive nel complesso, successivamente restituito dai media

Punta dell’iceberg del complesso processo di rinnovamento urbano avviato nel Regno Unito nei tardi anni Quaranta, Thamesmead, scenografia di diverse opere dall’Arancia Meccanica di Kubrick ai più recenti video musicali, è probabilmente uno degli interventi più visitati dai media. Da un lato nuovi centri, dall’altro risanamenti radicali di sobborghi operai che miravano essenzialmente ad allentare la pressione edilizia degli slums attorno al nucleo della capitale e delle maggiori città per fornire alloggi alla popolazione in rapida crescita. Questi sogni, dove convivevano tutti i comfort che la grande città al contempo concedeva e negava, si sono ben presto dimostrati tali, rivelando una natura più adatta ad ospitare comunità teoriche che reali. Successe però una nuova generazione, a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta, che iniziò a prendere atto di come la distanza che separava le loro vite da quelle ambite della “City” fosse in realtà la chiave per cercare il nuovo negli spazi che meglio conoscevano. Nella musica, sulla scia lasciata da esperienze d’importazione e rifiutando in gran parte i modelli consolidati nei decenni precedenti che ancora imperavano nelle major londinesi, sorsero una serie di episodi che cercavano di fare della loro esperienza un prodotto pop. Un prodotto auto-costruito, slegato da schemi certi di riuscita, sperimentale quanto i luoghi in cui vivevano, fatto di suoni sintetici, rubati dai vicini cantieri o dall’industria pesante, simboli della classe operaia di cui erano figli. Come cantano a ritmo pop The Human League in Blind Youth [1] «High-rise living / Not so bad.» a testimoniare che scenari come quello di Thamesmead, utero gestazionale della contro-cultura underground, si sono realizzati in maniera inaspettata, imprevista e non progettata, sulle macerie di quei sogni falliti e ad oggi ne manifestano l’assoluto valore.




Il Libro Giallo


Z.E.N.

è un'opera di F. Amoroso, S. Bisogni, V. Gregotti, H. Matsui, F. Purini si trova a Palermo, IT è stata costruita dal 1969 al 1973 [mai completata]

Cultura Popolare 1998 Racconti di architettura / Vittorio Gregotti 2003 Le Modernità dell’Architettura - La questione del Quartiere ZEN 2 di Palermo / Andrea Sciascia 2005 Zenigma / Antonello Longo 2006 L’architettura dello Zen / Le Iene 2008 Lo Zen di Palermo. Antropologia dell’esclusione / Ferdinando Fava 2010 La casa rubata / Le Iene Fenomeni Sociali 1988 Si costituisce l’associazione di volontariato Laboratorio Zen Insieme 2008 Nasce l’associazione onlus Lab Zen 2 2011 Progetto partecipato di riqualif cazione / Noi per lo Zen ed Ettore Mazzola Cronaca Anni ‘70–2014 Si testimoniano fenomeni di associazioni maf ose, violenze, criminalità, disagio sociale, spaccio di armi e droga, vandalismo 1997 Lo Zen di Palermo riparte da un nome nuovo in Corriere della Sera / Luigi Offeddu 2007 Vengono arrestati il boss di San Lorenzo e suo f glio, Totò e Sandro Lo Piccolo 2009 Lo Zen e l’arte di sopravviverci in Corriere della Sera / Gaetano Savatteri 2010 Insediata nel quartiere la Stazione dei Carabinieri

La comoda e surreale ingenuità di chi prende le distanze e guarda da lontano. Vittorio Gregotti è l’architetto incaricato di progettare negli anni Sessanta la Zona Espansione Nord, uno degli interventi di edilizia residenziale pubblica più controversi e stigmatizzati. Cercando di cogliere in profondità la storia, i motivi, lo sviluppo e gli esiti relativi al tema ZEN nascono spontaneamente alcune semplici domande. Questioni come il fallimento, quindi riconoscere il limite che separa la responsabilità del progettista, del committente, del contesto socio-economico e dell’incompletezza dell’opera; oppure temi come la consapevolezza o meno dello Stato di solidif care nell’intervento una precisa ideologia; o ancora, quanto la demolizione possa rappresentare una soluzione concreta ai problemi attuali. Ecco le risposte reperite direttamente alla fonte. Le ragioni del fallimento del progetto ZEN le ho più volte descritte—dichiara Gregotti, da noi intervistato—Resta in più l’ingenuità del “piemontese a Palermo” [ben descritta da Tomasi di Lampedusa] che nel mio caso non mi ha permesso di valutare la diffusa forza delle maf e e delle loro connessioni politiche. A cui si aggiunge un’opposizione tra la cultura dello ZEN e quella dello Stato: non limitata certo a quegli anni. I grandi complessi di residenza collettiva hanno le loro colpe di proporsi senza complessità sociale e funzionale e senza offrire servizi speciali che li connettano alla città come suo elemento indispensabile. La cancellazione è sempre un arbitrio storico di cui ci si può pentire. Meglio una modif cazione creativa capace di stabilire nuove possibilità necessarie ad un futuro migliore: anche per l’architettura, evitando che le bizzarrie linguistiche falsamente pretese da ogni architetto divengano solo fumo adatto a nascondere la fissità dei poteri del capitalismo finanziario globale dei nostri anni.




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Rozzol Melara

è un’opera di Carlo Celli [coordinatore gruppo di progettazione] si trova a Trieste, IT è stata costruita tra il 1969 e il 1982

Cultura Popolare 1978 Pubblico e privato nell’insediamento Rozzol Melara in Casabella n.437 / C. Celli 2002 Riprogettare la città moderna / Concorso internazionale di idee 2002 Trieste ‘900: edilizia sociale, urbanistica, architettura: un secolo dalla fondazione dell’Ater / Paola Di Biagi, Elena Marchigiani, Alessandra Marin 2004 Avere Vent’anni / Massimo Coppola per MTV 2011 Ragazzi di confine: la storia di Gabriele / MTV 2013 Celli e Tognon e la corte di Rozzol Melara a Trieste / Villa e Piazza / G. La Varra per www.abitare.it Fenomeni Sociali 1998 Nasce il progetto Habitatmicroaree, salute e sviluppo della Comunità / Comune di Trieste, Azienda Sanitaria e Ater 2007 Nasce l’associazione Melart Cronaca Anni ‘70 Si registrano fenomeni di degrado sociale, violenza, suicidi, spaccio di droga

È la fine degli anni Sessanta e la città di Trieste, italiana da poco più di una decina d’anni, cade nelle grazie della legge 167, che le garantisce la copertura economica necessaria a realizzare circa seicento alloggi popolari. L’illuminato Luigi Stasi, presidente dell’allora IACP, invita gli architetti e gli ingegneri cittadini a proporre un progetto innovativo, in linea con lo spirito del tempo. Dei ventinove progettisti che si presentano inizialmente viene poi formato un unico gruppo di lavoro guidato da Carlo Celli; già nei primi disegni è possibile riconoscere la forte identità del progetto, che però, a detta di uno degli autori, non è mai stato completato. Negli anni Ottanta emergono i primi attriti fra i caratteri forti della città: alla “Trieste bene”, storicamente intimidita da presenze estranee, il fatto che «i poveri si mettano in mostra» non va proprio giù. La borghesia cittadina si sente seriamente minacciata dalla presenza incombente di questo monumento in calcestruzzo che sembra squadrarla dall’alto verso il basso. Ma Rozzol Melara e i suoi residenti hanno altro di cui preoccuparsi, in fondo da lassù tutti vedono il mare, e c’è chi pagherebbe per questo. La conferma di ciò arriva nel decennio successivo, quando il vuoto lasciato dalle istituzioni viene progressivamente, benché solo in parte, colmato. Il Quadrilatero diventa la meta più ambita tra tutti i possibili beneficiari che, potendo scegliere tra la massa informe di palazzine e le forme severe del complesso, non hanno dubbi nell’esprimere preferenza per le seconde.




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Le Vele

è un’opera di Francesco Di Salvo si trova a Napoli, IT è stata costruita tra il 1966 e il 1980

Cultura Popolare 1999 Oltre Le Vele. Rapporto su Scampia / E. Pugliese 1998-2002 NEHOM Neighbourhood Housing Models / Progetto sponsorizzato dall’Unione Europea 2002 Le politiche pubbliche per il quartiere Scampia a Napoli in NEHOM project / Giovanni Laino e Daniela De Leo 2006 Napoli siamo noi. Il dramma di una città nell’indifferenza dell’Italia / Giorgio Bocca 2006 Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra / Roberto Saviano 2006–12 Scampia / Intervista doppia: Scampia / Occupy Scampia / Com’è oggi Scampia / Le Iene 2008 Gomorra / Matteo Garrone 2012 Scampia 24 - Un giorno a caccia di pusher e vedette / Matteo Piscitello per Il Mattino Fenomeni Sociali 1981 Si forma l’associazione culturale GRIDAS 2005 Progetto teatrale Arrevuoto in collaborazione con il Teatro Stabile di Napoli, dal 2012 trasformatosi nell’associazione di teatro e pedagogia 2007 L’associazione Creativ-educare crea la struttura di accoglienza Casa Arcobaleno 2007–12 Centro Ricerche Mammut 2012 Occupy Scampia / manifestazione Cronaca 1962 La Legge 18 aprile 1962, n.167 predispone l’area di Secondigliano per la realizzazione degli alloggi Anni ‘70 Cronache riportano notizie di degrado, faide camorristiche, spaccio di droga, abusivismo, disoccupazione 1980 Il terremoto dell’Irpinia lascia numerose famiglie senzatetto portando all’occupazione abusiva di alcuni alloggi 1987 Viene insediato il primo commissariato di Polizia 1997–2003 Vengono demoliti 3 dei 7 edifici iniziali 2006 Deliberata in giunta comunale la Società di Trasformazione Urbana NapoliNord 2012 Scampia, la vita dietro le Vele in L’Espresso / Alessandra Cardinale

Questa è la storia di due gemelli separati alla nascita, destinati a due vite più che mai diverse. All’inizio degli anni Sessanta, il comune e lo IACP di Napoli si trovarono a dover risolvere il problema della grave carenza di alloggi e fu individuata per questo una zona nella periferia Est della città. L’area consisteva in una decina di grandi lotti disposti attorno ad un nucleo centrale destinato a contenere tutti i servizi e le strutture necessari alla ingente quantità di residenza prevista. Dallo stesso lato del Mediterraneo ma un po’ più a Nord, un gruppo di imprenditori entrati in possesso di un tratto di Costa Azzurra adibito a campeggio si posero l’obiettivo di trasformarlo in un quartiere residenziale di lusso. A Napoli uno degli interventi fu aff dato a Francesco Di Salvo, noto per aver operato in diverse occasioni in città; egli, nello sviluppo del progetto, cercò di far riferimento al concetto megastrutturale di crescita illimitata dell’edificio a tenda, cercando al contempo di seguire princìpi quali la riduzione della superficie coperta, la separazione dei flussi e la massima illuminazione. Il risultato progettuale fu una serie di sette edifici dal profilo triangolare, debitamente disposti, collegati e provvisti di servizi. Quanto fu invece realizzato rispondeva solo lontanamente al progetto architettonico, e difettava di tutte le qualità ed attenzioni riscontrabili nelle indicazioni dell’architetto. A Nizza furono previsti quattro edifici a cingere un elegante porticciolo, anch’essi con un profilo triangolare gradonato. Il progetto impiegò circa vent’anni per essere completato. A Napoli, a causa dei problemi noti a tutti, si è iniziato a demolire alcuni dei blocchi. A Nizza, si vendono ad oltre settemila euro al metroquadro le poche unità rimaste disponibili. Questa è la storia di due gemelli omozigoti per geometria e più che mai differenti per destino, ed è nella distanza tra gli esiti che è possibile misurare la responsabilità limitata del progetto architettonico nella riuscita o meno di progetti così articolati.




Il Libro Giallo


Marina City

è un’opera di Bertrand Goldberg si trova a Chicago, USA è stata costruita tra il 1959 e il 1968

Cultura Popolare 1965–85 Il sedicesimo piano ha ospitato la stazione radio WCFL e il canale tv WFLD 1967 Copertina del National Geographic 1971 Copertina dell’album There’s a Riot Goin’On / Sly and the family Stone 1972–78 The Bob Newhart Show / serie televisiva ideata da David Davis 1974 Three The Hard Way / Gordon Parks Jr. 1980 The Hunter / Buzz Kulik 1986 Copertina dell’album Big Sexy Land / Revolting Cock’s 1986 Nothing in Common / Garry Marshall 2002 Copertina dell’album Yankee Hotel Foxtrot / Wilco 2005 Rockstar / Nickelback 2006 Vengono poste delle installazioni luminose in cima alle torri 2010 Marina City – Bertrand Goldberg’s Urban Vision / I. Marjanovic e K. Ruedi Ray 2012 Inside Marina City / Iker Gil e E.G. Larsson 2014 This is Hybrid / a+t research group Fenomeni Sociali 1977–2014 Il complesso viene convertito in un condominio e da questo momento passa in gestione alla Marina Towers Condominium Association, associazione dei residenti Cronaca 1965 L’American Institute of Architects riconosce alle torri un premio per il loro carattere innovativo

Due cilindri elegantemente scanalati che si ergono con tanta disinvoltura occupando solo parzialmente il loro pregiatissimo lotto del centro cittadino sono un grande gesto di sfida. Una presa di posizione netta rispetto alla media dei circostanti high-rise a pianta rettangolare nella ricerca neppure troppo implicita di unicità e differenziazione dal circostante. E l’eponimia stessa del complesso ne è indice: qui vivono l’esclusività del grattacielo downtown con il vezzo del porticciolo privato, di norma nelle facoltà dei residenti in località decisamente più marittime. Ad ulteriore conferma di ciò, dal basamento iperfunzionale, che ne garantisce un efficace collegamento alla struttura urbana, si sviluppa per ciascuna torre un parcheggio elicoidale che si avvita in un’unica rampa per ben un terzo dell’altezza totale, ostentato come elemento imprescindibile per la classe dei residenti destinatari di questo grande simbolo. A coronamento del parcheggio, per ciascun edificio, un piano di servizi comuni ai residenti costituisce la base da cui si susseguono per quaranta piani gli alloggi; gli appartamenti sono declinati in una manciata di tipologie differenti, ma che presentano morfologicamente una coerenza cristallina rispetto all’esterno, insindacabile pure dalle più severe letture venturiane, e che sono, dopotutto, una sfida alle schiere di architetti che mai accetterebbero il loro elemento più caratterizzante: l’angolo acuto. Il tutto a pochi passi dalla mancata colonna del Chicago Tribune di Loos.



Il grande libro giallo.

Crediti.

Giunti a conclusione di questa nostra piccola fatica, ci sembra opportuno esprimere il nostro riconoscimento a tutti coloro i quali, a vario titolo, hanno preso parte all’iniziativa [in ordine di comparsa]. Al progetto iniziale Banned? / Banditi? hanno preso parte, oltre agli autori: Greta Colle, Alessandro Martinelli, Giulia Paladin, Jacopo Romanin, Francesco Zilli. Ringraziamo tutti coloro i quali hanno ritenuto questo progetto meritevole di supporto economico. Ringraziamo Luciano Celli e Vittorio Gregotti per la grande disponibilità e l’interesse dimostrati nei nostri confronti. Ringraziamo Giovanni Damiani e Matteo Bartoli per i preziosi consigli e per il tempo dedicatoci. Ringraziamo infine l’editore Fresco per aver creduto nel nostro progetto.


Crediti fotografici. US Geological Survey – p. 24 Nick-D – p. 28 The JR James Archive – p. 32 Steve Cadman 2008, 2001 – p. 36, 72 Riodamascus 2012 – p. 48 Samuel Iuri 2014 – p. 52 Pere López 2011 – p. 56 Cricu – p. 68 Silvio Tanaka – p. 76 Rinina 2007 – p. 80 Wieland Van Dijk 2004 – p. 84 Charlie Hindhaugh 2014 – p. 88 S. Dahlman – p. 92



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