GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI Cavellini Artistamp / Mostra a Domicilio
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
Invito Mostra di Guglielmo Achille Cavellini - Giovanni Bonanno 2016
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY “CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO” a cura di Sandro Bongiani Presentazione critica di Piero Cavellini (In collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia)
Dal 22 dicembre 2017 al 31 marzo 2018 Inaugurazione: venerdì 22 dicembre 2017, ore 18.00 Web Gallery - http://www.collezionebongianiartmuseum.it Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00 e-mail: bongiani@alice.it
Artistamp di Domenico Ferrara Foria, creato nel 2017 in occasione della mostra personale a Salerno.
Comunicato/ S’inaugura venerdì 22 dicembre 2017, alle ore 18.00, la mostra Personale dal titolo “CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO” a cura di Sandro Bongiani che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista italiano Guglielmo Achille Cavellini, presentando, in collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia la serie di 77 francobolli, alcuni ancora inediti, in una mostra volutamente “virtuale”, come logico sviluppo delle mostre realizzate dall’artista a domicilio, tra opere ad acrilico, intarsio, carbone, legno, collage, pennarello, serigrafia, fotografia e studi grafici preparatori creati nel corso degli anni 70’ e 80’ sotto forma di Artistamp, con il fine d’indagare una parte significativa del lavoro di Cavellini ancora non del tutto conosciuto. Nella sua ininterrotta navigazione nel territorio dell’arte GAC ha ricercato senza sosta segnali chiarificatrici che rendessero esplicito la condizione dell’artista e le sue ambizioni molto spesso frustrate dal conflitto con la dinamica sociale. In tale contesto nascono i primi francobolli, nella seconda metà degli anni Sessanta, essenzialmente riproduzioni in legno ad intarsi di opere degne di essere eternizzate con il mezzo più semplice ed immediato che la comunicazione sociale ha per dare lustro ad un’attività umana: quello di inserirla nella iconografia postale. Una vita dedita totalmente all’autostoricizzazione, diffusa ampiamente dal 1970 in poi con mostre e cataloghi a domicilio, manifesti, spille, stickers, cimeli, francobolli, performance, happening, attendendo e programmando la celebrazione ufficiale del 2014 in concomitanza con il centenario dalla sua nascita, nel veneziano Palazzo Ducale e nei musei più prestigiosi del mondo.
Scrive Piero Cavellini nella presentazione alla mostra: “ E’ nei primi anni Settanta che, appropiandosi di una dilagante espressione concettuale, questi suoi giudizi in qualche modo esplodono. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” ed inizia un lavoro espanso ed insistito ponendosi in prima persona come paladino della condizione dell’artista portando su se stesso il compito di fornirgli le modalità per superare lo stato dell’esclusione. Lo fa essenzialmente col concetto di “Centenario” come strategia anticipatoria della propria celebrazione e con le “Mostre a domicilio”, veicolo espositivo postale che gli permette di esporre il proprio lavoro in diecimila luoghi in tutto il mondo. Queste attività lo inseriscono in un circuito di arte postale internazionale che già si stava diffondendo da qualche anno nelle dinamiche espressive del periodo. E’ all’interno di questa fuga in avanti che rientra in gioco il “Francobollo” come elemento essenziale di questo tipo di circolazione artistica. Nella parte finale del suo lavoro, gli anni Ottanta, quando la sua presenza nel mondo dell’arte diventa estesa e partecipata, questo espediente sintattico della comunicazione diviene sempre più “opera dipinta” esso stesso dando sfogo ad una creatività senza freni, un produrre con soggetti svariati ed eclettici una grande quantità di opere come “Progetto di Francobollo per il mio Centenario”. E’ in questo periodo, quindi, che usa un suo particolare “stile” per dare sostanza al corpus di lavori che avrebbero dovuto supportare le esposizioni museali del 2014 . Ne risulta la composizione di un universo sia intimo che sociale con cui da corpo ad una visione di se stesso rapportato agli altri in cui il francobollo diviene il territorio privilegiato con cui tenta di eternizzare il proprio stato.
BIOGRAFIA di GUGLIEMO ACHILLE CAVELLINI
GAC (Guglielmo Achille Cavellini) è stato un importante studioso e collezionista dell'arte astratta europea. Dalla metà degli Anni '40 esordisce con disegni e ritratti. Nel '60, si dedica invece alla sperimentazione: alcuni esempi del suo lavoro sono spesso legati a citazioni, vere e proprie elaborazioni di celebri opere che ne fanno un autentico attore nella messa in scena dell'arte. GAC mette in pratica la sua teoria dell'autostoricizzazione: il fare da sé nel costruirsi attorno l'alone del successo, mettendo in disparte i processi canonici che il sistema utilizza a tale scopo. Non è un atto di megalomane autorappresentazione, bensì l'innescarsi di una procedura alternativa: una rivoluzione all'interno della comunicazione artistica. Andy Warhol si mette a ritrarre Cavellini, e il geniaccio GAC rende omaggio a Andy con il francobollo "Le Marilyn di Warhol" (1984). L’utilizzo dei materiali di recupero (negli oggetti assemblati, negli intarsi in legno, nei carboni), è lo strumento del suo operare. Nascono i Teatrini e i francobolli d’artista attraverso i quali viene reso omaggio ai geni della pittura: Picasso, Lèger, Matisse, Braque e nasce, anche, l’amore per la Mail Art, movimento libero e democratico che permette a GAC di avere contatti e confronti importanti con tanti artisti sparsi su tutto il pianeta.
La Galleria Virtuale
Visit. http://www.collezionebongianiartmuseum.it/
La Galleria virtuale SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
UNA SALA DELLA MOSTRA VIRTUALE DI GIUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI (Brescia 1914 - 1990)
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI Un artista globale nel rapporto tra arte e vita Guglielmo Achille Cavellini si è rivelato personaggio multiforme e geniale. Ha vissuto l'arte contemporanea dal secondo dopoguerra al 1990, anno della sua morte, come fosse un arbitro speciale. Risiede forse qui il cardine per comprenderlo a fondo. Non é stato un artista come tanti altri, con la sua piccola o grande innovazione. Non é stata una questione di stile la sua, ma una specie di giudizio illuminato che ha ricondotto giustamente all'individuo e al suo pensiero i balbettii di un sistema che si stava sbriciolando in mille rivoli di potere dove l'arte e l'artista rischiavano di rimanere relegati nell'ombra. Non è poco, si dirà. Eppure sembra che tutto ciò non sia ancora chiaro, ai più. Lo fu invece per Jean Dubuffet che nel 1978 così gli scrisse: "...Abbiamo creduto innocentemente che la capacità producesse il merito e che dal merito derivasse la gloria. Abbiamo via via scoperto che ciò non accade... Ridiamo ora attraverso di Lei dei nostri precedenti errori...".
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI Cavellini Artistamp / Mostra a Domicilio
GAC E L’EPICA DEL FRANCOBOLLO
Nella sua navigazione ininterrotta nel territorio dell’arte GAC esprime un giudizio sul sistema che la sottende. Lo ha fatto da artista abbandonando la sua produzione per raccogliere attorno a sé una nuova generazione senza altra speranza di trovare luce per uscire da una diatriba sterile e passatista. Continua poi producendo opere come artista attivo ricercando senza sosta segnali che rendessero esplicito il suo argomento: la condizione dell’artista e le sue ambizioni molto spesso frustrate dal conflitto con la dinamica sociale.
Dapprima agendo sul suo stesso lavoro, incassettando le proprie opere precedenti distrutte o proponendole come opere bruciate, in seguito iniziando a ragionare sul consenso riservato alle opere degne di celebrazione. In questo contesto nascono i primi francobolli, nella seconda metà degli anni Sessanta, essenzialmente riproduzioni in legno ad intarsi di opere degne di essere eternizzate con il mezzo più semplice ed immediato che la comunicazione sociale ha per dare lustro ad un’attività umana: quello di inserirla nella iconografia postale. Sorge così un suo codice estetico speciale che lo accompagnerà in seguito in gran parte del suo lavoro. E’ nei primi anni Settanta che, appropiandosi di una dilagante espressione concettuale, questi suoi giudizi in qualche modo esplodono. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” ed inizia un lavoro espanso ed insistito ponendosi in prima persona come paladino della condizione dell’artista portando su se stesso il compito di fornirgli le modalità per superare lo stato dell’esclusione. Lo fa essenzialmente col concetto di “Centenario” come strategia anticipatoria della propria celebrazione e con le “Mostre a domicilio”, veicolo espositivo postale che gli permette di esporre il proprio lavoro in diecimila luoghi in tutto il mondo. Queste attività lo inseriscono in un circuito di arte postale internazionale che già si stava diffondendo da qualche anno nelle dinamiche espressive del periodo. E’ all’interno di questa fuga in avanti che rientra in gioco il “Francobollo” come elemento essenziale di questo tipo di circolazione artistica. Nella parte finale del suo lavoro, gli anni Ottanta, quando la sua presenza nel mondo dell’arte diventa estesa e partecipata, questo espediente sintattico della comunicazione diviene sempre più “opera dipinta” esso stesso dando sfogo ad una creatività senza freni, un produrre con soggetti svariati ed eclettici una grande quantità di opere come “Progetto di Francobollo per il mio Centenario”. E’ in questo periodo quindi che usa un suo particolare “stile” per dare sostanza al corpus di lavori che avrebbero dovuto supportare le esposizioni museali del 2014.
Osservandone la varietà si trovano riassunte gran parte delle sue tensioni dove compaiono la raffigurazione geografica dell’Italia ricomposta attraverso elementi naturali come foglie, pigne, segmenti di tronchi d’albero, oppure sociali come la sua minuziosa scrittura o gli stessi elementi comunicativi che usava negli invii mailartistici. Non manca la sua riflessione sulla pittura del recente passato tra cui appare Andy Warhol con le sue iconografie popolari a cui si sente particolarmente vicino. Ne risulta quindi la composizione di un universo sia intimo che sociale con cui da corpo ad una visione di se stesso rapportato agli altri in cui il francobollo diviene il territorio privilegiato con cui tenta di eternizzare il proprio stato. Piero Cavellini, Dicembre 2017
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
Guglielmo Achille Cavellini (o GAC, come si firmava) è stato un personaggio multiforme e geniale che per circa un cinquantennio ha vissuto, come fosse un arbitro speciale, l’arte contemporanea, dal secondo dopoguerra fino al 1990, anno della sua morte. Sta forse qui il cardine per capirlo. Non è stato un artista come tanti altri, con la sua piccola o grande innovazione. Non è stata una questione di stile la sua, ma una specie di giudizio illuminato che ha ricondotto giustamente all’individuo ed al suo pensiero i balbettii di un sistema che si stava sbriciolando in mille rivoli di potere dove l’arte e l’artista rischiavano di rimanere nell’ombra. Non è poco si dirà, eppure sembra che tutto ciò ancora ai più non sia chiaro. La storia ha inizio sul finire degli anni quaranta quando GAC, messi da parte i suoi primi tentativi espressivi, scopre una nuova arte europea che, chiamandosi astratta, coniuga un fronte nuovo della pittura. Ne diviene uno dei maggiori collezionisti, se ne innamora come pittore e offre il suo primo giudizio
all’arte. Per molti sembra che il suo valore termini qui, ma invece quella non fu altro che la scintilla iniziale, un modo per mettere in piedi un’idea dell’arte come scelta individuale che è stata l’elemento conduttore della sua esistenza d’artista. Nel 1960 ha ripreso il lavoro con forza, dapprima sul versante dell’astrattismo pittorico che tanta parte aveva avuto nei suoi interessi del decennio precedente, ma con un gesto, un segno nuovi che appaiono ora come anticipatori del suo lavoro sulla scrittura che prenderà corpo più tardi. La sperimentazione continua e nel 1965 sforna un gruppo di lavori che sono un’ulteriore tappa verso un uso diversificato dei materiali. Recupera dal quotidiano oggetti, soprattutto giocattoli, soldatini, lamette da barba ecc. che uniti a materiali di discarica vanno a formare una sorta di teatrino carico di memoria e anche di denuncia sociale. E’ quindi la volta delle cassette che contengono opere distrutte (1966-1968) in cui ingabbia i suoi tentativi di lavoro precedente ed anche, e qui appare per la prima volta l’elemento citazione-appropriazione, opere di artisti di cui stima maggiormente il lavoro. Citazione - appropriazione che prende corpo più chiaramente (19671968) con opere formate da intarsi in legno dipinto in cui gioca con i personaggi della storia dell’arte, ed anche con i primi francobolli, dando il via ad una ricognizione sulla celebrazione che sarà poi sempre presente nel suo lavoro. Nei carboni (1968-1971), che per un certo periodo sono stati un vero e proprio simbolo del suo lavoro, dove bruciare significa creare il nuovo purificandosi, coniuga più apertamente i concetti appena accennati nei lavori precedenti, dalla pittura all’oggetto, dalla citazione all’appropriazione fino a far assumere a certe icone la valenza di opera propria, usando opere di altri autori oppure l’immagine dell’Italia in innumerevoli situazioni e contesti. Nel 1970 produce una serie di opere, intitolate Proposte, in cui l’azzardo di appropriazione iconoclasta lo porta a sezionare tele di altri autori di importante valore storico ed artistico. Il gioco e l’ironia prendono ancora più spazio lasciando posto anche al dubbio che ci si trovi di fronte ad un gesto estremo e lesionista (era sì o no Cavellini in tempi passati un famoso collezionista?). Nel 1971 c’è una svolta cruciale nel suo lavoro: decide di rivolgere attenzione unicamente a se stesso per segnalare la deformazione di un sistema permeato da invidie e chiusure invalicabili. Conia il termine Autostoricizzazione, che fu una vera e propria puntualizzazione, un modo per mettere in pratica il suo giudizio. Il termine può sembrare a prima vista un escamotage brillante e narcisista per mettersi in mostra, ma è tanto forte l’idea da intrufolarsi nel sistema dell’arte e straripare nei suoi gangli più vitali mettendone in luce ogni contraddizione. Le sue Mostre a domicilio furono una specie di vessillo per tanti giovani artisti con cui ebbe un fitto scambio di arte postale, tanto da creare uno degli archivi-museo tra i più cospicui ed interessanti di questo tipo di opere provenienti da ogni parte del mondo. Museo che egli, a più riprese, disse di considerare “la sua opera più importante”. Produce quindi i manifesti che innumerevoli musei di tutto il mondo dovranno usare per celebrare il suo centenario, abbinando al suo nome la sigla 1914-2014. A questo punto la fantasia dell’artista, liberata da ogni pudore verso l’autocelebrazione, si scatena. Nei francobolli entra lui con la sua mimica votata allo sberleffo. Scrive una
Pagina dell’Enciclopedia partendo da una semplice cronaca autobiografica fino a sfociare in una vera e propria iperbole del culto della personalità. La sua scrittura diviene quindi una cifra pittorica usata con maniacale insistenza su tutti i supporti possibili: colonne, manichini, tele e drappi di dimensioni enormi. E’ questa la realtà che vede Cavellini come autentico innovatore, ed anticipatore anche negli aspetti di una nuova comunicazione nell’arte, scavalcando i canonici rapporti che sembrano una base inscalfibile del sistema, dando una risposta concreta e carica di vitalità al suo messaggio di provocante giudice del territorio dell’arte.
Visita: http://www.museokendamy.com/gac04.html
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI 1914-2014 Siglare nelle opere la data che celebra il proprio Centenario è stata una delle peculiarità nell’attività di Guglielmo Achille Cavellini a partire dal 1971, anno in cui decise che attraverso un meccanismo di Autostoricizzazione gli sarebbe stato permesso di incidere sull’identità dell’artista quasi sempre fuorviata e repressa da un sistema incapace di intenderne le libertà. Azione questa che lo portò a destrutturare le condizioni del sistema stesso per condurle, a suo piacimento, in un ambito creativo nuovo che a molti parve un eccesso di megalomania ma che un contesto internazionale attento e desideroso di un cambiamento di queste condizioni acclamò come una nuova via dell’arte che, a partire da allora, l’avrebbe riavvicinata alla vita reale spostandola dalla rigidità evoluzionista in cui ancora si dibatteva, nonostante gli sforzi delle Avanguardie storiche del primo Novecento. Un’anticipazione questa che precorre un concetto di liquidità sociale applicata allo specifico che sembra prevalere nell’analizzare il sistema complessivo della nostra epoca. Tutto ciò per partire dalla fine e da quel work in progress che non senza un poco di meraviglia è vicino a concludersi ma la storia di GAC artista, usando l’acronimo con cui si firmava nel quale si specifica la sua formula comunicativa, ha ben più complessi antecedenti che di quell’atto finale sono un incipit molto più coerente di quanto non si possa pensare. Il suo avvento sulla scena dell’arte, ormai documentato da numerose biografie e autobiografie, si concretizza nell’incontro con Emilio Vedova a Venezia davanti alla Tempesta del Giorgione e da allora ne è stato un continuo attraversamento attuato da un arbitro speciale, non un artista come tanti altri con la sua piccola o grande innovazione, uno stile, ma un individuo che conduce un giudizio illuminato, prima sulla sua generazione e poi sul resto del mondo e sulle trasformazioni che ha prodotto fino a che è stato in vita. Credo sia questo l’unico modo per coglierne la presenza, senza fraintendimenti sulla questione dei ruoli e sui cambiamenti di stato che sono un argomento stantio nel definire un comportamento che stava ormai nel futuro. Con quell’incontro del 1946 scopre una nuova arte astratta europea, capace in un attimo di far svanire nel nulla i suoi primi tentativi espressivi autodidatti che, rivisti oggi, testimoniano la sua innata artisticità, e ci volle poco perché decidesse che fosse più producente farsene paladino per metterla in luce verso il mondo piuttosto che continuare l’apprendistato su argomenti che stavano oramai fuori da quella contemporaneità. Basterebbe questo atteggiamento per decidere di escluderlo dalla storia del collezionismo per introdurlo nella storia dell’arte. E’ questo il suo primo giudizio, un giudizio
da artista che, liberato dai propri fantasmi, sceglie di articolare la sua presenza all’interno dell’esperienza generazionale che forniva le novità più pregnanti con cui era venuto improvvisamente in contatto. E’ per ciò che parlo di giudizio, come poi avverrà per il resto delle sue frequentazioni e si tradurrà in quel lavoro in fieri di cui si è detto, portandolo al punto di creare un piedistallo per l’arte degli altri come fosse la sua o quella che non avrebbe avuto bisogno di fare perché già in atto in un contesto che trovava più producente condurre piuttosto che partecipare. Fin qua il primo atto che, condotto in porto con la pubblicazione del libro Arte astratta e con l’esposizione di una selezione delle opere presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1957, ne aprì un altro dove degli altri colleghi non aveva più bisogno. Ha inizio qui l’attraversamento che in definitiva è un giudizio anch’esso ma sporcandosi le mani producendo da autore a partire dal 1960. E tutti i Sessanta risultano una sorta di viaggio propedeutico all’ultimo dei suoi atti che ho citato in testa a questo scritto, condotto tra citazione e autopresentazione, tra pubblico e privato, tra costruzione e incassettamento, tra incendio e purificazione, dove se l’oggetto è sempre l’arte il soggetto è la vita, quella dell’artista ma anche quella di noi tutti. Appropriandosi delle opere degli altri, attività divenuta molto in voga circa vent’anni dopo, ne assoggetta la forma a queste sue incessanti dualità, ne estremizza i significati ed inizia a definirne i confini sovrastrutturali come nei primi francobolli a partire dal 1966. Che differenza ci sia rispetto al primo atto credo non sia una questione sostanziale ma che si tratti di una sorta di delocazione dello stesso atteggiamento dove in un luogo diverso, con delle architetture create da sé, come con il libro e la mostra in precedenza, attua la sua presenza verso l’esterno, azione propria della creazione artistica. In definitiva: non c’è bisogno di creare figure nuove per parlare di ciò che anche quelle già fatte esprimono. Il terzo atto, ho già detto, ha inizio a partire dal 1971, anche se le Proposte dell’anno precedente in cui seziona con atto apparentemente iconoclasta tele di autori museali sono un antefatto di un cambiamento di stato, anche se ripeto non di sostanza: la forma altrui non serve più se è di se stesso che si deve parlare. E quel se stesso siamo tutti noi, l’essere artista è una metafora dell’essere nel mondo. Il giudizio diventa filosofico, si parla di identità, di stato, di presenza, e della biografia come atto primigenio che può assumere valenze divinatorie: l’Autostoricizzazione travalica il tempo ed è posteriore a tutto, compresa la modernità e la sua stentorea presunzione cronicistica. Sembra proprio che ci siano i termini per constatare un’ulteriore preveggente anticipazione sui tempi a venire che tanti fiumi di parole hanno fatto scrivere
senza individuare il soggetto vero delle cose, l’opera che le accompagnasse. Ed eccola allora quella scrittura incessante che copre tutto per svelare la coscienza individuale, il senso di sé nell’essere attore della coscienza di tutti. E’ con questo atto nuovo che GAC esplode, come se quelle opere post che necessitano per affermare un pensiero nuovo su se stessi volesse farle tutte lui. Ed esplode anche la comunicazione, senza Rete senza Socialnetworks, bisogna attuare da soli anche quella e non lasciare alcunché di intentato. Nascono così le Mostre a domicilio, cataloghiopera in diecimila copie che viaggiano in tutto il mondo per rimpiazzare la staticità dei luoghi deputati, per diffondere, segnalare, scrivere una poststoria che non ha tutti i vincoli della precedente. Tutto via Posta, il modo migliore per occupare tutti gli spazi possibili, con una rete che si crea da sé, senza condizioni, senza mercato. I soggetti sono sempre gli altri, ma smaterializzati, ridotti ad idea funzionale a sé stesso, come nelle 25 lettere ai grandi della storia con cui si coinvolge in relazioni amicali, o I Frontespizi di famosi libri di ogni tempo di cui diviene il principale protagonista, e così via in un eccesso parossistico di riscrittura dove tempo e spazio si frammentano, ed ancora diventano liquidi ed incapaci di costruzioni stabili ed esclusive. Sappiamo bene che la libertà non arriva da questa condizione, anzi come ne abbiamo riprova oggi ne è ulteriormente complicata , ma se non si scardina il lessico che la descrive, come hanno fatto i Ready made duchampiani a suo tempo, non avremo l’occasione per conquistarla. GAC questa ulteriore operazione la fece a suo tempo, forse troppo in anticipo perché venisse compiutamente recepita. Chissà che la ricorrenza del 2014, ora così vicina, non ci porti l’occasione per finalmente riconoscerlo? (Piero Cavellini, 2014).
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI L’arte tra ironia, utopia e vita “Caro Guglielmo Achille Cavellini, noi tutti abbiamo all’inizio dedicato la nostra fede (il nostro entusiasmo giovanile) a degli schemi che si sono rivelati ingenui. Abbiamo creduto innocentemente che la capacità producesse il merito e che dal merito venisse la gloria. Abbiamo scoperto via via nel tempo che ciò non accade. Abbiamo imparato che, nei rapporti sociali, è la gloria che crea il merito e la capacità. Ed ecco che ora scopriamo che questo concetto di capacità è scomparso divenendo un’idea ingannevole che i divulgatori introducono a loro piacimento. Ridiamo ora attraverso di lei dei nostri sbagli precedenti. Ridiamo del merito e della gloria. Ridiamo del pubblico e della società, ridiamo delle loro beffarde mitologie. Questo è il messaggio che sgorga dalla sua sferzante e singolare attività. La saluto e la elogio. Vivissimi auguri”. (Da una lettera di Jean Dubuffet a Guglielmo Achille Cavellini, del 15-10-1978)
GAC acronimo di (Guglielmo Achille Cavellini), nasce l'11 settembre del 1914 e muore a 74 anni il 23 ottobre del 1990. E’ stato esattamente nel 1971 che ha inventato “l’autostoricizzazione”, siglando ironicamente ogni opera con la data del centenario dell'autore e inviando per via postale in tutto il mondo una decina di “mostre a domicilio”. In Italia, per diversi decenni, GAC è stato osteggiato come “un ricco eccentrico in vena di esibizionismo”, non compreso perché ritenuto soltanto un importante collezionista d’arte contemporanea e di conseguenza collocato dalla critica ufficiale nel completo isolamento. A partire dal 1971, dopo l’irruzione nel mondo dell’arte dell’americano Ray Johnson, vissuto nello stesso periodo dell’artista bresciano, G. A. Cavellini incomincia a ribellarsi ai poteri forti attuando l'autopromozione e l'autocelebrazione di sé attraverso la diffusione di interventi di vario tipo cercando opportunamente di ridicolizzare certe logiche sottese al mercato dell'arte. GAC riteneva il sistema ufficiale dell’arte impenetrabile e corrotto, di conseguenza la decisione di proporre la sua stessa presenza come autentico momento creativo. Insomma, una sorta di artista isolato che dal chiuso decide finalmente di non far parte più di quella schiera di pittori delusi e incompresi come Munch, Van Gogh, Modigliani o Tancredi e di far sentire la propria voce attuando appropriate “interferenze” all’interno del sistema monopolistico dell’arte. Dopo aver realizzato, distrutto e riciclato una parte consistente del suo lavoro degli anni precedenti, GAC decide di compiere “il grande passo”, ossia di contrapporsi ad un sistema ormai sordo e monotono, un ulteriore sviluppo verso la messa in crisi del tradizionale sistema ufficiale dell’arte. E’ proprio GAC per primo a porre in modo evidente il problema della mercificazione e del condizionamento da parte del potere culturale attuando per reazione un straordinario “attivismo di contrasto frontale” con il
sistema impenetrabile dell’arte ufficiale. L’arte, dopo essere stata relegata per molto tempo al chiuso delle idee, con l’attuazione dell’autostoricizzazione” diveniva liberazione, apertura delle frontiere culturali che si integrava nella vita. Cavellini si ritrova a condividere contemporaneamente vari campi d’esperienza trasversali e alternativi alle proposte della cultura ufficiale; dalla pittura alla poesia visiva, dalla body art alla performance, collocandosi apertamente ai margini di un sistema, in una zona franca, ovvero “in una periferia di confine praticabile” abbracciando concretamente una pratica che di fatto assorbiva diverse esperienze convogliandole in nuove possibilità creative. Inoltre, con la preferenza e l’utilizzo della Mail Art poteva finalmente confrontarsi a 360 gradi con artisti di diversa esperienza e latitudine sparsi in tutto il mondo. Una pratica, quindi, “di lucido confronto” che poteva fare a meno del mercato dell’arte. Dal 70 in poi, Cavellini partecipa attivamente alla messa in crisi del sistema “come battitore libero“ condividendo in modo trasversale e parallelo più campi di ricerca e smantellando così un concetto tradizionale che preferiva la produzione dell’artista ripetitiva e ben identificabile, una produzione piuttosto “riconoscibile” al completo servizio del mercato dell’arte. Oggi, GAC ci sembra davvero la figura più convincente, molto più di Ray Johnson che, secondo noi, non è riuscito a far udire in tempo utile la propria voce, relegandosi supinamente ai margini di un sistema autoritario e subendo di conseguenza il silenzio e l’anonimato come triste marchio d’infamia che il sistema dell’arte attribuisce a chi non reputa utile alla causa speculativa del mercato ufficiale dell’arte. Grosso modo è’ risaputo il triste epigono del “più famoso artista sconosciuto di New York”, il 13 gennaio 1995, a Sag Harbor, lasciandosi annegare, (si dice) nell’acqua torbida e gelida del Long Island. In quella particolare situazione vi fu molta speculazione anche da parte dei critici, studiosi e funzionari delle forze dell'ordine che considerarono il triste evento persino come "ultima performance" dell’artista americano. Dopo la Pop Art tutto poteva diventare merce di consumo e l’artista trasformarsi in un’icona da incensare e venerare. Inoltre, con le proposte dadaiste ogni oggetto poteva essere considerato “artistico” e quindi presentato come opera d’arte; bastava “deprivarlo” dalla reale funzione pratica, immetterlo in una galleria d’arte certificando così un suo possibile valore artistico. Negli anni ’60, anche Piero Manzoni aveva cercato di sovvertire un ordine prestabilito attuando interventi di tipo “utopico” che di fatto sconvolgevano il sistema ufficiale dell'arte che si regolava sul tacito patto consensuale tra coloro che gestiscono le ipotesi e i flussi di opere d’arte da immettere in circolazione all’interno del mercato dell’arte. (Presentazione di Giovanni Bonanno, 2014)
“ Carboni accesi ” (Poema visuale dedicato a Guglielmo Achille Cavellini in occasione del Centenario del 2014)
Muri caduti, arie sottili aleggiano vivide nel buio cupo della notte, inseguono curiose primavere andate prima di svanire all’improvviso. Ho attraversato labirinti oscuri che non mi fanno più dormire. Solo i ricordi non hanno peso.
Camminare a passi stretti, cerco invano tracce di senso da dare alla mia esistenza, mi trascino i miei cinquantacinque chili di ossa annegati dentro una casacca di carne. Tutt’intorno il silenzio.
L’arte è la mia vita, buste bianche, timbri, francobolli e un vecchio orologio appeso a scandire le mie ore. Bisogna raccontarsi per frammenti da conservare dentro anonime casse di legno. L’occhio del ribelle non ha più voglia di vedere.
L’eco della mia voce rimbomba sorda, a ferragosto ho strisciato lungo i margini senza uscita di un ascensore e ho raccolto i miei pensieri che sembravano ortiche disseccate al sole. Non mi guardo più allo specchio per non vedere la mia faccia.
Camera 61, anche i sogni hanno finito di calpestare la putrida melma, sono come macigni appesi che si consumano all’improvviso. Ho accarezzato persino il nulla per non udire la vanità degli uomini e mi sono trovato solo dentro un letto a S. Orsola. Il sistema mi ha messo in croce.
Camminare stanca. Ormai i ricordi sono come carboni spenti in una triste giornata di dicembre, ti accarezzano e poi fugaci svettano via lontano. Se ti lasci andare puoi vedere anche tu la bava del tiranno disseccarsi al sole. Tento invano di toccare la mia carne. Capisco di essere solo.
© Giovanni Bonanno 31 luglio 2014
L’artista Guglielmo Achille Cavellini
Guglielmo Achille Cavellini con l’amico del genio Gianni Romeo. In primo piano l’artistamp “Gac Forever” di Domenico Ferrara Foria
BIOGRAFIA / GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
Brescia 1914-1990 Guglielmo Achille Cavellini (o GAC, come si firmava) è stato un personaggio multiforme e geniale che per circa un cinquantennio ha vissuto, come fosse un arbitro speciale, l’arte contemporanea, dal secondo dopoguerra fino al 1990, anno della sua morte. Sta forse qui il cardine per capirlo. Non è stato un artista come tanti altri, con la sua piccola o grande innovazione. Non è stata una questione di stile la sua, ma una specie di giudizio illuminato che ha ricondotto giustamente all’individuo ed al suo pensiero i balbettii di un sistema che si stava sbriciolando in mille rivoli di potere dove l’arte e l’artista rischiavano di rimanere nell’ombra. Non è poco si dirà, eppure sembra che tutto ciò ancora ai più non sia chiaro. La storia ha inizio sul finire degli anni quaranta quando GAC, messi da parte i suoi primi tentativi espressivi, scopre una nuova arte europea che, chiamandosi astratta, coniuga un fronte nuovo della pittura. Ne diviene uno dei maggiori collezionisti, se ne innamora come pittore e offre il suo primo giudizio all’arte. Per molti sembra che il suo valore termini qui, invece quella non fu altro che la scintilla iniziale, un modo per mettere in piedi un’idea dell’arte come scelta individuale che è stata l’elemento conduttore della sua esistenza d’artista. Nel 1960 ha ripreso il lavoro con forza, dapprima sul versante dell’astrattismo pittorico che tanta parte aveva avuto nei suoi interessi del decennio precedente, ma con un gesto, un segno nuovi che appaiono ora come anticipatori del suo lavoro sulla scrittura che prenderà corpo più tardi. La sperimentazione continua e nel 1965 sforna un gruppo di lavori che sono un’ulteriore tappa verso un uso diversificato dei materiali. Recupera dal quotidiano oggetti, soprattutto giocattoli, soldatini, lamette da barba ecc. che uniti a materiali di discarica vanno a formare una sorta di teatrino carico di memoria e anche di denuncia sociale. E’ quindi la volta delle cassette che contengono opere distrutte (1966-1968) in cui ingabbia i suoi tentativi di lavoro precedente ed anche, e qui appare per la prima volta l’elemento citazione-appropriazione, opere di artisti di cui stima maggiormente il lavoro. Citazione-appropriazione che prende corpo più chiaramente (1967-1968) con opere formate da intarsi in legno dipinto in cui gioca con i personaggi della storia dell’arte, ed anche con i primi francobolli, dando il via ad una ricognizione sulla celebrazione che sarà poi sempre presente nel suo lavoro. Nei carboni (1968-1971), che per un certo periodo sono stati un vero e proprio simbolo del suo lavoro, dove bruciare significa creare il nuovo purificandosi, coniuga più apertamente i
concetti appena accennati nei lavori precedenti, dalla pittura all’oggetto, dalla citazione all’appropriazione fino a far assumere a certe icone la valenza di opera propria, usando opere di altri autori oppure l’immagine dell’Italia in innumerevoli situazioni e contesti. Nel 1970 produce una serie di opere, intitolate Proposte, in cui l’azzardo di appropriazione iconoclasta lo porta a sezionare tele di altri autori di importante valore storico ed artistico. Il gioco e l’ironia prendono ancora più spazio lasciando posto anche al dubbio che ci si trovi di fronte ad un gesto estremo e lesionista (era sì o no Cavellini in tempi passati un famoso collezionista?). Nel 1971 c’è una svolta cruciale nel suo lavoro: decide di rivolgere attenzione unicamente a se stesso per segnalare la deformazione di un sistema permeato da invidie e chiusure invalicabili. Conia il termine Autostoricizzazione, che fu una vera e propria puntualizzazione, un modo per mettere in pratica il suo giudizio. Il termine può sembrare a prima vista un escamotage brillante e narcisista per mettersi in mostra, ma è tanto forte l’idea da intrufolarsi nel sistema dell’arte e straripare nei suoi gangli più vitali mettendone in luce ogni contraddizione. Le sue Mostre a domicilio furono una specie di vessillo per tanti giovani artisti con cui ebbe un fitto scambio di arte postale, tanto da creare uno degli archivi-museo tra i più cospicui ed interessanti di questo tipo di opere provenienti da ogni parte del mondo. Museo che egli, a più riprese, disse di considerare “la sua opera più importante”. Produce quindi i manifesti che innumerevoli musei di tutto il mondo dovranno usare per celebrare il suo centenario, abbinando al suo nome la sigla 1914-2014. A questo punto la fantasia dell’artista, liberata da ogni pudore verso l’autocelebrazione, si scatena. Nei francobolli entra lui con la sua mimica votata allo sberleffo. Scrive una Pagina dell’Enciclopedia partendo da una semplice cronaca autobiografica fino a sfociare in una vera e propria iperbole del culto della personalità. La sua scrittura diviene quindi una cifra pittorica usata con maniacale insistenza su tutti i supporti possibili: colonne, manichini, tele e drappi di dimensioni enormi. E’ questa la realtà che vede Cavellini come autentico innovatore, ed anticipatore anche negli aspetti di una nuova comunicazione nell’arte, scavalcando i canonici rapporti che sembrano una base inscalfibile del sistema, dando una risposta concreta e carica di vitalità al suo messaggio di provocante giudice del territorio dell’arte. (Archivio Cavellini di Brescia).
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI / Mostre personali
1965, Galleria Apollinaire, Milano, Italia 1970, Galleria Toninelli, Milano, Italia 1971, Galleria Il Salotto, Como, Italia 1971, Galleria Toninelli, Roma, Italia 1971, Galleria Flori, Firenze, Italia 1971, Galleria Triade, Torino, Italia 1972, Galleria La Lanterna, Trieste, Italia 1972, Galleria Cenobio-Visualità, Milano, Italia 1972, Aktions Galerie, Berna, Svizzera 1972, KataKombe Galerie, Basilea, Svizzera 1972, Galerie Impact, Losanna, Svizzera 1973, Galleria Cenobio-Visualità, Milano, Italia 1973, Galleria La Bertesca, Genova, Italia 1973, Palazzo dei Diamanti, Ferrara, Italia 1974, Agora Studio, Maastricht,
1983, Ingeborg Hiel, Graz, Austria 1983, Gallery 360°, Tokyo, Giappone 1984, Modern Realism Presents, Dallas, Stati Uniti 1984, Nucleo Arte, Bologna, Italia 1985, Ken Damy Photogallery, Milano, Italia 1985, Galerie Prutt, Minden, Germania 1986, Galleria Hovara Arte, Torino, Italia 1986, Magazzini Kintetsu, Osaka, Giappone 1986, Gallery 360°, Tokyo, Giappone 1987, Metropolitan Museum, Tokyo, Giappone 1988, Galerie M, Wilhelmshaven, Germania 1990, Galleria Piero Cavellini, Brescia, Italia 1990, Artestudio, Pontenossa, Italia 1991, Galerie Air de Paris, Nizza, Francia 1991, Sala Estense, Carpi, Italia 1991, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 1992, Espace,
1998, Di là dal fiume tra gli alberi, Concesio, Italia 1998, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 1998, Expo Arte, Montichiari, Italia 1998, Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Udine, Italia 1999, Sala delle Colonne, Botticino, Italia 1999, Galleria Spaziotemporaneo, Milano, Italia 1999, Palazzo dei Congressi, Cavalese, Italia 1999, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 1999, Galleria Peccolo, Livorno, Italia 2000, Comune di Cormons, Italia 2000, Comune di Volta Mantovana, Italia 2000, Castello di Rivara, Italia 2000, Scuola Elementare di Calcinatello, Italia 2000, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 2000, Archivio Cavellini, Brescia, Italia 2001, Villa Glisenti e Villa Carcina, Brescia, Italia 2001, Istituto italiano di cultura, Praga, Repubblica Ceca
Paesi Bassi 1974, Visual Art Center, Napoli, Italia 1975, Galleria Banco, Brescia, Italia 1975, Galleria Nuovi Strumenti, Brescia, Italia 1975, Galeria Współczesna, Varsavia, Polonia 1975, Galeria Sztuki Współczesnej, Cracovia, Polonia 1976, Galeria Sztukildk, Lublino, Polonia 1976, Studentski Kulturni Centra, Belgrado, Serbia 1976, Studio De Ambrogi, Milano, Italia 1976, Salon Empik Koszalin, Koszalin, Polonia 1976, Galeria Nova, Zagabria, Croazia 1976, Galeria Pryzmat, Cracovia, Polonia 1977, Galleria La Nuova Città, Brescia, Italia 1977, Parachute Center, Calgary, Canada 1977, Western Front, Vancouver, Canada 1977, Galeria Łódź, Łódź, Polonia 1977, Galerie S.T. Petri, Lund, Svezia
Torino, Italia 1992, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 1993, Fondazione Mudima, Milano, Italia 1993, Musei Civici, Rimini, Italia 1993, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 1993, Chiesa del Carmine, Brescia, Italia 1993, Museo Andy Warhol, Medzilaborce, Slovacchia 1993, Saletta Grifl, Cairo Montenotte, Italia 1994, Slovenska Vytarna Unia, Bratislava, Slovacchia 1994, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 1994, Palazzo Civico, Sirmione, Italia 1995, Sala Laurana, Pesaro, Italia 1995, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 1995, Stamp Art Gallery, San Francisco, Stati Uniti 1996, Archivio Cavellini, Brescia, Italia 1996, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 1997, Sarenco Club Art Gallery, Verona, Italia 1997, Passage Ierimonti, Milano, Italia 1997, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 1998, Wella Italia, Castiglione delle Stiviere, Italia
2002, Galleria Fabbrica Eos, Milano, Italia 2002, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 2003, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 2004, Palazzo Comunale, Volta Mantovana, Italia 2004, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 2005, Museo Remo Bianco, Monticelli Brusati, Italia 2005, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 2006, Galleria Orler, Cortina d'Ampezzo, Italia 2006, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 2007, Museo Ken Damy, Brescia, Italia 2007, Show Room Artetivù, Marcon, Italia 2008, Ar.Ri.Vi, Roma, Italia 2008, Florence Lynch Gallery, New York, Stati Uniti 2014, Biblioteca Ruffilli, Roma, Italia 2014, Istituto italiano di cultura, San Francisco, Stati Uniti 2014, Ludwig Museum, Budapest, Ungheria 2014, Spazio Ophen Virtual Art Gallery, Salerno, Italia
1978, Center Spinnerel, Nussbaumen, Svizzera 1979, Galleria Unde?, Torino, Italia 1979, Camera di Commercio, Carrara, Italia 1979, Galeria Jatki, Breslavia, Polonia 1981, Galleria Cinquetti, Verona, Italia
Link di G. A. Cavellini: http://www.cavellini.org/Cavellini.org/Home.html http://www.cavellini.org/Autostoricizzazione/Ritratti.html http://www.cavellini.org/Documenti/Biografia.html
Dall’Archivio Cavellini Visita la sezione dedicata alle OPERE di GAC Visita la sezione dedicata all’ AUTOSTORICIZZAZIONE Visita la sezione dedicata ai RITRATTI di GAC realizzati da Andy Warhol, Renato Birolli, Mimmo Rotella, Mario Ceroli. https://ildiavolocompramaver.wordpress.com/2015/02/20/guglielmo-achille-cavellini/
LA MAIL ART: http://www.cavellini.org/Cavellini.org/Mail_Art.html
VERSO IL 2014: http://www.cavellini.org/Cavellini.org/Verso_il_2014.html http://gac2014.it/events/giornata-studi-guglielmo-achille-cavellini/ http://www.cavellini.org/Documenti/Edizioni_Nuovi_Strumenti.html https://it.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_Achille_Cavellini
http://www.museokendamy.com/gac04.html
VIDEO / GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI VIDEO / GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
Cavellini immaginato centenario 2014 https://youtu.be/QxWpd1WZlOI durata 7:01 The interviewers-Il gallerista- Piero Cavellini https://youtu.be/Lr9uffyC2-o durata 3:53 Cavellini 1914 2014 https://youtu.be/i9G8tx7xXw0 durata 2:53 Guglielmo Achille Cavellini nel ricordo di Giacomo Danesi https://youtu.be/0WUCjxOkxlA durata 5:08 020 CAVELLINI Guglielmo Achille https://youtu.be/p4KNLeebrE4 durata 3:40 Guglielmo Achille Cavellini Documentary Video https://youtu.be/aPMTPJXRJPQ durata 7:20 Cavellini 2014 - Budapest / finisszรกzs https://youtu.be/NttllxtTeQ8 durata 39:36 Homage to Vera Mukhina https://youtu.be/LhXPjnq4pa4 durata 3:20 Cavellini in New York https://youtu.be/DeomP6TLc6o durata 21:02 Cavellini in California https://youtu.be/KynYEUgioaU durata 34:39 Cavellini in Japan (excerpt) https://youtu.be/y-8IcbgfGSQ durata 11:42 Guglielmo Achille Cavellini https://youtu.be/5a8QY00kx94 Durata 7:28
Dediche:
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI Brescia 1914 – 2014 di Sandro Bongiani https://vimeo.com/250308278 durata 01:59
100 Flags for Cavellini of Carl Chew https://youtu.be/phpCL7Eqh1Q durata 6:00 G. Romeo l'Amico del Genio – Intervista A. B. Oliva su Cavellini, 1985. https://youtu.be/8ePvZSMGrRQ durata 5:54 CAVELLINISANTINIDELPRETE 1914-2014 https://youtu.be/vyfiLI--Ec8 durata 10:03 VIVA GAC https://youtu.be/EG25V9uAM7k durata 5:46 2009 LUCCHETTI per CAVELLINI https://youtu.be/tzxBPBkykGs durata:8:16
LA MOSTRA PERSONALE INTERATTIVA VIRTUALE DI GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
LO SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY DI SALERNO Nella Sala n°1 vengono presentate le opere del 1966 al 1989 con i francobolli ad acrilico, gli intarsi su legno, le tele emulsionate, i collage, i carboni, le serigrafie e le sezioni di tronco di legno. Nella Sala n°2 sono presenti i francobolli del 1971 al 1989 con i collage, le fotografie, le buste spedite da Cavellini e le sette opere di una mostra a domicilio del 1986. Nella Sala n°3 sono visibili i progetti grafici su carta e gli studi di francobolli realizzati a disegno, pennarello, collage e fotografia che coprono un arco di tempo che va dal 1977 al 1990 (anno della scomparsa di GAC).
Visit. http://www.collezionebongianiartmuseum.it/
77 opere in permanenza virtuale in una mostra a domicilio OPERE Sala 1
Artistamps di Guglielmo Achille Cavellini
1 - Mostra a domicilio 2017, Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno. Manifesto di Giovanni Bonanno, 2017.
2 - Francobollo, Fernand LĂŠger, Colori acrilici ed intarsi di legno,1966, cm.80x84x10.
3 - Francobollo in legno con profilo carbone Italia su fondo rosso, 1971, cm. 93x73x5. (15m).
4 - Francobollo ad intarsio di legno con opera Picasso, colori acrilici, 1968, cm. 87x100x7. (15m).
5 - Francobollo con tronco in legno e scala di colori,1985, cm.103x80x2,5.
6 - Tela Emulsionata con francobollo Italia ed adesivi vari, 1986, cm. 86x86. (12m).
7 - Francobollo Lichtenstein, collage su compensato,1988, cm.120x85.
8 - Francobollo Autoritratto con fili di lana, assemblage su cartoncino,1989, cm.102x73.
9 - Francobollo Liz, colori acrilici su tela,1989, cm.80x70.
10 - Francobollo Allen Johns, colori acrilici su tela emulsionata,1970, cm.130x100.
11 - Francobollo in legno con sezione albero e scala cromatica in colori acrilici, 1987, cm. 100x77x5. (12m).
12 - Francobollo Marilyn, acrilici su tela,1989, cm.150x100.
13 - Francobollo Italia Unita con regioni sparse in cassa di legno con legno bruciato e colori acrilici su legno a rilievo su fondo azzurro, 1970, cm.85,5x63x10.
14 - Francobollo con carbone geometrico e scala di colore, 1971, cm.50x50, (timbro archivio per autentica e data sul retro).
15 - Francobollo con tronco in legno e scala di colori (2)1985, cm.103x80x2,5.
16 - Francobollo Carbone geometrico, colori acrilici su tela emulsionata,1970, cm.50x50.
17 - Francobollo I Maestri del colore, colori acrilici su tela emulsionata,1972, cm.134x115.
18 - Francobollo su compensato con elementi naturali (pigne oblunghe), 1987, cm. 104x75. (Firma e nota dell’autore sul fronte).
19 - Francobollo Italia di foglie sezionata, collage su cartoncino,1988, cm.102x73.
20 - Francobollo Mondrian, collage su compensato,1988, cm.100x75.
21 - Francobollo su cartoncino con Italia scritta a collage stampata e colori acrilici, 1977, cm. 144x100 (firma e data sul fronte, timbro archivio sul retro).
22 - Francobollo con straccio e borsa, assemblage su cartoncino,1989, cm.102x73.
23 - Francobollo su compensato, Italia con passamaneria tricolore colori acrilici e due adesivi in metallo, 1988, cm. 104x70,5 (firma e data sul fronte).
24 - Francobollo con straccio e colori, assemblage su cartoncino, 1989, cm.102x73.
OPERE Sala 2
Artistamps di Guglielmo Achille Cavellini
1 - Personaggi della storia, fotografie e quadrifogli su cartoncino, cm.102x72, 1979.
2 - Francobollo, collage di foto con ritratto Ceroli su fondo fotografico, 1977, cm.40x26.
3 - Francobollo Autoritratto con vestito scritto e colonna,foto su legno, 1978, cm.40x30.
4 - Busta, Operazione andata-ritorno (per variazione indirizzo) GAC 1985 - Collezione Bongiani Art Museum di Salerno.
5 - Busta, Operazione andata-ritorno (per ricevuta) GAC 1985 - Collezione Bongiani Art Museum di Salerno.
6 - Busta, Operazione andata-ritorno (per ricevuta) GAC 1986 - Collezione Bongiani Art Museum di Salerno.
7 - Cartella Mostra a Domicilio, serie Artisti Anomali. (7 francobolli) 1986 – Collezione Bongiani Art Museum di Salerno.
8 - Cartella Mostra a Domicilio, serie Artisti Anomali. (7 francobolli) 1986 – Collezione Bongiani Art Museum di Salerno.
9 - Cartella Mostra a Domicilio, serie Artisti Anomali. (7 francobolli) 1986 – Collezione Bongiani Art Museum di Salerno.
10 - Cartella Mostra a Domicilio, serie Artisti Anomali. (7 francobolli) 1986 – Collezione Bongiani Art Museum di Salerno.
11 - Francobollo, il sistema mi ha messo in croce, collage su fondo fotografico, 1986, cm. 60x40.
12 - Francobollo su tela a colori acrilici di autoritratto Andy Warhol con Jackline, Liz e Marylin, con sovrascritte dall’alto Personaggi della storia, Cavellini 1914.
13 - Francobollo A con crocefissi, collage foto su legno,1986, cm.60x40.
14 - Francobollo con collage foto ritratto Costa (Tit. Home Sapiens-Modernus Vivente fine XX° Secolo), 1973, cm. 39x29 (titolo, descrizione, firma e data sul retro).
15 - Francobollo fotografico con impronta a colori del piede destro di GAC, sovrascritte dall’alto i maestri della pittura, Cavellini 1914-2014, Poste Italiane 0,2, firma gac 1985 sul fronte in basso a destra. cm. 49,5x33,5.
16 - Francobollo GAC austronauta, foto su legno, 1978, cm.40x30
17 - Francobollo, impronta della mano sin. a colori acrilici su fondo fotografico, 1983, cm.60x40.
18 - Francobollo, collage di foto con autoritratto sul trono del Pavone su fondo fotografico, 1977, cm.40x26.
19 - Francobollo fotografico con impronta a colori della mano sinistra di GAC, sovrascritte dall’alto I maestri della Pittura, Cavellini 1914-2014, Poste Italiane 0,2.
20 - Francobollo Italia in fettucce (2), assemblage su cartoncino, 1989, cm.102x73.
21 - Francobollo fotografico con collage autoritratto GAC con vestito scritto e maschera Botticelli 1445-1510 sovrascritte dall’alto Cavellini 1914-2014, poste Italia.
22 - Francobolli per il centenario, colori acrilici su tela emulsionata, 1971, cm.104x89.
23 - Francobollo fotografico con impronta mano sinistra GAC a colori, sovrascritte dall’alto I Maestri della Pittura, Cavellini 1914-2014, Poste Italiane 0,2, firma gac 1983 sul fronte, sul retro dedica a Piero Natale 1988, firma e data sul retro, cm. 49,5x33,5.
24 - Francobollo, collage di foto di colonne scritte su fondo fotografico, 1977, cm. 40x26.
OPERE Sala 3
Artistamps di Guglielmo Achille Cavellini
1 - Francobollo Autoritratto GAC Leonardo, pennarelli su fondo fotografico, su legno, 1985, cm.49x33,5 (firma e data sul fronte, timbro archivio sul retro.
2 - Progetto di francobollo per il mio centenario, LeonardoCavellini, collage di disegno su carta e francobolli GAC su busta in carta, 1990, cm. 42x29.
3 - Francobollo fotografico con collage autoritratto GAC con vestito scritto e maschera, sovrascritte a collage dall’alto Cavellini 1914-2014, Poste Italiane L. 50, firma gac 1977 sul retro, cm. 40,5x26,5.
4 - Progetto di francobollo per il mio centenario, GACSandro Botticelli, collage di disegno a pennarello e foto su busta in carta, 1990, cm. 42x29.
5 - Francobollo Il sistema mi ha messo in croce, foto su legno, 1986, cm.40x30.
6 - Progetto di francobollo per il mio centenario, crocefissioni CavelliniVelasquez, collage di disegni a pennarelli su busta in carta, 1990, cm. 42x29.
7 - Francobollo con collage foto autoritratto con smorfie su fondo fotografico, 1977, cm.40x26 (firma e data sul retro).
8 - Progetto di francobollo per il mio centenario, GACMao, collage di disegno a pennarello e foto su busta in carta, 1990, cm. 42x29.
9 - Francobollo autoritratto con frontespizio, foto su legno, 1978, cm.40x30.
10 - Progetto di Francobollo per il mio centenario, Personaggi della storia Mao Tze TungCavellini, pennarelli su busta in carta, 1990, cm. 42x29.
11 - Progetto di Francobollo per il mio centenario, GACWarhol, collage e pennarello su busta in carta, 1990, cm.42x29.
12 - Francobollo Dalla pagina dell'enc 13 - Progetto di francobollo per il mio centenario, GACWarhol, collage e pennarello su busta in carta, 1990, cm.42x29.
13 - Progetto di francobollo per il mio centenario, GACWarhol, collage e pennarello su busta in carta, 1990, cm.42x29.
14 - Progetto di Francobollo per il mio centenario, Personaggi della storia La GiocondaCavellini, pennarelli su busta in carta, 1990, cm. 42x29.
15 - Progetto di Francobollo per il mio centenario, Maestri del colore ritratto Van Gogh, pennarello su busta in carta, 1990, cm. 40x26.
16 - Francobollo autoritratto con cornice, foto su legno, 1978,cm. 40x30.
17 - Progetto di francobollo per il mio centenario, I maestri del colore ritratto di Picasso, pennarelli su busta in carta, 1990, cm. 40x26.
18 - Francobollo con collage di autoritratto a pennarello in cornice fotografica su fondo fotografico (Punta Ala Hotel Alleluia, camera 104, luglio 1981 sul fronte, ) (dedicato ad Andreina Natale ’88 sul retro), 1981, cm. 49x33,5.
19 - Francobollo, collage di foto con GAC che sostiene cornice con vecchie opere eliminate su fondo fotografico, 1977, cm.40x26.
20 - Progetto di Francobollo per il mio centenario, Maestri del colore WarholCavellini, collage di disegno a pennarello e stampe su busta in carta, 1990, cm. 42x29.
21 - Progetto di Francobollo per il mio centenario, Personaggi della storia , Liz Taylor/ Marilyn Monroe/Cavellini, pennarelli su busta in carta, 1990, cm. 42x29. (eseguito nel 1990 nella clinica San Camillo BS).
22 - Francobollo autoritratto con colonna, foto su legno,1978, cm.40x30.
23 - Progetto di francobollo per il mio centenario, Leo CastelliGAC, collage di disegni a pennarelli su busta in carta, 1990, cm. 42x29.
24 - Progetto di francobollo per il mio centenario, I maestri del colore Warhol Cavellini, pennarelli su busta in carta, 1990, cm. 40x26.
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY “CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO” a cura di Sandro Bongiani Presentazione critica di Piero Cavellini (In collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia)
Dal 22 dicembre 2017 al 31 marzo 2018
Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159 e-mail: bongiani@alice.it Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
Visit: Web Gallery: - http://www.collezionebongianiartmuseum.it
UFFICIO STAMPA Archivio Ophen Virtual Art di Salerno Via S. Calenda, 105/D 84126 Salerno Italy Tel.089 56 48 159
E- mail Bongiani@alice.it
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO CATALOGO WEB ONLINE N° 9 A CURA DI SANDRO BONGIANI © Collezione Sandro Bongiani Artecontemporanea