30175 Marghera Ve - Ottobre 2010
La Voce
Opera San Luigi Orione
Parrocchia S. Pio X - periodico di comunicazione-
2010-2011
ANNO DELLA FAMIGLIA Trasmissione ed Educazione
Alla Scuola del Maestro Nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale Lo Spirito nella Confermazione Scuola Materna: Arrivi e Partenze Don Daniele: “Grazie” La Chiesa Parrocchiale Rinnovata Battistero: Guardando dal Basso Palus San Marco: Testimonianze Giovanni Baglioni alla Festa con Noi Cronache dall’India Missioni: lo Spreco del Cibo Santa Madre Teresa Laboratorio Unitalsi
La Parola del Parroco
Alla scuola del Maestro Leggendo alcuni passaggi dei diversi discorsi fatti dal Papa nella sua visita in Inghilterra, mi sono imbattuto in questa sua frase rivolta ai giovani studenti delle scuole cattoliche inglesi: “Quale tipo di persona vorreste davvero essere? Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte”. Non accontentarsi delle seconde scelte. Pensando alla nostra comunità parrocchiale che si avvia ad iniziare un nuovo Anno Pastorale, quali potrebbero essere queste “seconde scelte” da cui il Papa ci mette in guardia? Nel cercare una risposta mi viene in mente quel brano del vangelo in cui si narra che Gesù incontrò un tale che gli pose questa domanda: “Maestro che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Lo ricordate tutti, è l’episodio denominato del “giovane ricco” che fin dalla sua fanciullezza aveva sempre rispettato e vissuto secondo i comandamenti di Dio, eppure si era accorto che davanti a Gesù tutto questo ancora non poteva bastare, gli mancava ancora un passo, magari una scelta, forse una scelta di vita: gli mancava la prima scelta. E Gesù, il Maestro, fissandolo negli occhi lo amò e gli disse: “Va vendi quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”. Ecco la prima scelta. Quella che avrebbe permesso a quel giovane di realizzare pienamente la sua umanità ed il suo desiderio più profondo di felicità. Tornando a noi, riparto dalla domanda: quali sono le seconde scelte per la nostra comunità? In generale sono quelle che ci fanno pensare e vivere un cristianesimo di molta “osservanza” ma di poca “sequela”; un cristianesimo come religione e non come persona di Cristo; una pratica religiosa poco 2
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La Parola del Parroco
vicina e poco dentro la vita reale fatta di scelte, atteggiamenti, problemi, sofferenze, desideri; fino ad arrivare ad un perbenismo di facciata mentre la vita viaggia sui binari del relativismo etico, morale, affettivo ecc… La nostra comunità che si appresta a riprendere il cammino sa che non può ignorare questo pericolo, il pericolo delle seconde scelte, ma di fronte alla proposta di Dio è consapevole che l’unica via si chiama Cristo Gesù. Soltanto Lui è la via che conduce l’uomo alla pienezza della sua umanità. Egli è il Maestro che annuncia un vangelo di libertà e che fa risuonare nel nostro cuore la Parola di Dio, quale Parola radicalmente umana perché è quella che porta la vita nelle nostre attraversate difficili e felici. Ecco la prima scelta per la nostra comunità: Cristo, Parola del Padre, oggi viene annunciata (evento) nella comunità e per questo essa viene rigenerata nell’unità di vita (personale) e nella comunione (tra tutti i cristiani). In questo Anno Pastorale saremo chiamati-invitati a fare nostra la domanda del giovane ricco: “che cosa devo essere-fare per avere la vita eterna?”. La risposta che solo Gesù Maestro ci darà diventerà giorno dopo giorno la nostra prima scelta. Saremo invitati a fare un cammino di catecumenato, ossia un cammino di riscoperta della nostra fede, cioè della nostra scelta-appartenenza a Gesù, ma non in senso sentimentale, affettivo oppure formale (di pura osservanza), ma nel senso biblico di sequela: lasciare tutte le seconde scelte per vivere solo dell’unica scelta, la prima, che dà ragione della speranza che è in noi e che si chiama Cristo Gesù, Parola del Padre. Sotto la guida dello Spirito Santo, in dieci incontri comunitari rileggeremo il vangelo di Marco per riscoprirci cristiani-discepoli che desiderano mettersi alla sequela del Maestro per essere oggi i testimoni del Regno di Dio che è già in mezzo a noi. La sfida e la missione che ci attende investe e coinvolge direttamente e principalmente le nostre famiglie, crocevia di ansie e speranze per le nuove generazioni. Il tema di questo Anno Pastorale sarà legato appunto alla famiglia come luogo privilegiato della trasmissione e dell’educazione ad una vera umanità ed ad un’autentica vita di fede.
Auguro a tutti un anno di grazia e di salute e che Maria, la Vergine del “Sì” ricolma dello Spirito Santo, ci accompagni e ci sostenga nel vivere e nel trasmettere oggi un vangelo (buona notizia) di libertà.
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Appuntamenti 30 Settembre - 01-02 ottobre: Triduo in onore del nostro Patrono, san Pio X. Domenica 3 ottobre: inaugurazione della nostra Chiesa rinnovata e apertura del nuovo Anno Pastorale. Programma: 9.30 accoglienza del Vicario Episcopale Mons. Orlando Barbaro da una rappresentanza del Consiglio Pastorale e da alcuni Operatori pastorali angolo via Pellico-piazzale Martiri delle Foibe; 9.45 saluto e accoglienza del Vicario Episcopale Mons. Orlando Barbaro da parte dei bambini del catechismo angolo via Confalonieri-D’Azeglio; a seguire passeggiata fino al piazzale della Chiesa; 10.15 ritrovo di tutta la parrocchia davanti alla Chiesa e celebrazione eucaristica; al termine della Santa Messa brindisi comunitario. NB La messa del mattino di domenica 3 ottobre sarà solo alle 10.30. Sabato 9 Ottobre: Durante la Santa Messa delle ore 18.00 ringrazieremo e saluteremo don Daniele Panzeri destinato ad altro incarico. Domenica 17 ottobre: Cresime: 33 nostri ragazzi riceveranno la Santa Confermazione Domenica 24 ottobre: Giornata degli Operatori Pastorali a Campocroce Sabato 30 ottobre- 1 novembre: Ritiro Giovani Domenica 31 ottobre: Battesimi Comunitari Domenica 14 novembre: Festa degli anniversari Domenica 28 novembre: Ritiro di Avvento per i ragazzi e famiglie delle medie Domenica 5 dicembre: Ritiro di Avvento per i ragazzi e famiglie delle elementari 4
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Consiglio Pastorale Parrocchiale
Ispirazione? Vengo a conoscenza del rinnovo del Consiglio Pastorale Parrocchiale, importante organismo per la vita della Comunità, ne prendo atto ma a queste cose non sto pensando proprio più, fuori da moltissimi anni dalla pastorale attiva. Poi.....è una questione di attimi, con un Il Nuovo e Vecchio Consiglio Parrocchiale pensiero che mi balena inaspettato....(una ispirazione o una tentazione?) con un giorno intero a rifletterci su. E se fosse questo il momento per rendermi ancora utile in parrocchia con una ulteriore collaborazione? Forte anche dell’esperienza del passato, ex catechista e operatrice in seno al CPP a san Marco Evangelista di Mestre prima, a sant’Antonio di Marghera poi, infine nel C.P. Vicariale sempre di Marghera, dagli anni 80 sino al 2000. Poi una lunga interruzione, tanta quanti sono i verdi anni della mia prima nipotina, con i doveri ma anche le gioie famigliari che sanno come risucchiarti, pur senza riuscire a spegnerti dentro l’amore e il senso di appartenenza, nonostante tutto, alla tua chiesa. Così mi candido, ma tranquillamente preparata a qualsiasi esito, affidando alla volontà del Signore di essere o non essere votata o scelta. Attraverso don Giuseppe, il Signore mi manda oggi a dire che ancora mi vuole (siamo quasi nel 2011), e mi vuole con il mio cuore, fede, intelligenza e presenza dentro il Consiglio Pastorale Parrocchiale di san Pio X. Ne sono contenta, così capisco che alla fine me ne importava più di quel che credessi o pensassi, abili come siamo ad ingannarci da noi stessi! E’ un onore per me, accetto e sono pronta a percorrere, insieme a fratelli e sorelle nella fede, in spirito di servizio, questo cammino. Del quale non si sa ancora quale sarà l’andare, lo stile, le difficoltà o le positività, ma che sicuramente richiederà costanza, pazienza, puntualità e fedeltà all’impegno assunto. Un cammino che riesce a suscitarmi anche curiosità e interesse perchè presumo, immnagino e spero che sarà...costruttivo e arricchente. Con gli altri mi renderò attenta alle voci del mondo in cui viviamo, pieno di attese, problemi, sofferenze e speranze, mondo per il quale una comunità cristiana testimoniante può essere un faro di Luce mediante la Parola di Dio, un Porto sicuro mediante una fede vissuta, e una Casa comune mediante una vita nella carità verso tutti e nell’amore fraterno. M i i m p e g n e r ò i n c i ò c h e s e r v i r à p e r p e r c o r r e r e l e s t r a d e c h e v u ole il Signore, potendo portare anch’io quel grano di saggezza e di esperienza di vita in più proprio della maturità, anzi.....proprio dei capelli d’argento! La Comunità preghi per noi. Irma Ubizzo
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La mia Confermazione
Oggi Ricevo lo Spirito Santo “Seguo la tua Direzione” Nel cammino di crescita nella fede che questi ragazzi hanno iniziato con il Battesimo, dopo anni di preparazione, hanno raggiunto una nuova tappa molto importante e significativa. Da sempre accompagnati dal caro Don Daniele sono pronti ad “accendere” la loro vita con il fuoco dello Spirito Santo per essere testimoni di Gesù Cristo nel mondo. Barison Anna Battistella Elena Benedetti Angela Berti Giulia Bonicelli Simone Borme Serena Bozzari Francesco Bozzari Vincenzo Casano Jacopo Castria Claudia Cazzaro Lorenzo Chiozzotto Giulio Coppo Michela Corò Marco D’apollonia Mattia Forcina Silvia GravaVanin Thomas
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Catechiste Chiara Baso Nadia Corò Paola Busato Paola Falcier Silvana Patron Stefania di Pol Aiuto catechista Claudio Veronese
Lillini Yuri Maggio Nicolò Manassero Ilaria Manente Francesca Marinello Luca Menin Francesco Miotti Chiara Moretti Asya Nardin Sara Palma Giovanni Romano Alessia Salvalaggio Gianluca Semenzato Giovanna Travaglini Marika Vianello Andrea Zocco Ilenya Come comunità cristiana viviamo questo momento stringendoci attorno a loro con una preghiera di accompagnamento affinchè i doni della Fortezza, Sapienza, Timor Di Dio, Intelletto, Scienza, Consiglio e Pietà, trovino terreno fertile e portimo molto frutto.
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Qui Scuola Materna
Cambiamenti nella nostra Scuola Materna Cambiamenti nella nostra Scuola Materna San Pio X. Suor Luisa, Superiora, e Suor Consolata hanno preso il posto di Suor Eusebia e Suor Argentina: la prima chiamata a continuare il suo servizio in Calabria, mentre la seconda è espatriata in Romania. Alle Sorelle partite e a quelle arrivate promettiamo preghiere e sostegno in quel delicato tempo dedicato ai nostri più piccoli amici.
Suor Luisa, al centro, con Suor Consolata e Suor Angela
Suor Argentina Suor Eusebia e la “veterana” Suor Angela
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don Daniele Panzeri
Grazie, don Daniele, allegria, enfasi, passione, originaltà
Quella di quest’anno sembrava essere un’estate tranquilla, eravamo da poco tornati dal campeggio, tutto durante i vari turni dei ragazzi era andato bene, eravamo felici e soddisfatti dell’esperienza fatta e tra noi avevamo gustato una piacevole serenità e armonia. Solitamente l’estate è il tempo dalle notizie sugli spostamenti dei sacerdoti da una casa all’altra, da una parrocchia all’altra, ma quest’anno non era giunta nessuna notizia e nulla sembrava esserci nell’aria, fino a quando non ancora Sacerdote quella notizia arrivò proprio da don Daniele “sono stato trasferito, vi lascio”. Che dire? Che fare? Che cosa pensare? Mille pensieri ed emozioni hanno affollato, in quei primi giorni la mente e il cuore ma l’unica cosa da fare è stato accettare, con la fiducia in quel Dio che non ci ha mai lasciato soli e che tante, anzi moltissime volte ha manifestato il suo amore e la sua provvidenza per la nostra comunità. Certo non è facile lasciar andare un pastore, una guida, un amico, ma anche attraverso questo passa la volontà di Dio… Mi piace scorgerla anche in questi anni in cui Don Daniele ha svolto il suo ministero tra noi, da prima come chierico, poi da diacono e infine da sacerdote. Quanta gioia e quanta grazia in serbo per la nostra comunità! E’ stato bello poterlo accompagnare nelle tappe più importanti del suo cammino vocazionale. Siamo stati con lui protagonisti della sua storia d’amore con Dio, abbiamo riflettuto e pregato insieme e abbiamo avuto la gioia di averlo visto ordinato sacerdote tra noi e per noi. Chi non ricorda quei giorni, quelle emozioni, quella festa? E’ stata davvero la festa di tutti, di Daniele innanzitutto che diventava don Daniele ma anche di ciascuno di noi. E’ stato un modo concreto di parlare ai nostri ragazzi e alle nostre famiglie di vocazione, è stata la festa di due comunità la nostra di San Pio X e allo stesso tempo di quella di San Bernardo a Brongio. Ricordo la mia cara nonna quanto diceva con soddisfazione: “don Daniele o gavemo fato prete nialtri!”, è stato davvero un po’ così perché lo abbiamo accompagnato e gli siamo stati accanto nei giorni in cui ha ricevuto da Dio il dono più grande, quello di diventare sacerdote e spendere tutta la vita per il suo Signore. Ed è per questo che ora lo lasciamo andare, perché non lo sappiamo nostro, ma di Dio, è nelle sue mani e questo rende tutto meno doloroso. 8
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don Daniele Panzeri Questo è ciò che ci hai trasmesso in questi anni tra noi, per questo vogliamo dirti grazie Don. Grazie perché sei stato per noi testimone di Dio Amore, di Dio Misericordia, di Dio che è gioia e fraternità. Ci hai insegnato a riconoscere nel quotidiano la presenza di Dio, a vivere di Lui, a pregarlo e a non perdere occasione di lodarlo ed esaltarlo per le grandi opere che compie nella nostra vita. Grazie per l’entusiasmo, la freschezza e la gioiosità con cui hai portato Gesù tra noi, tra le nostre famiglie, tra i nostri ragazzi e anche tra i nostri nonni, con quella fiduciosa convinzione che fin dal primo giorno ti ha caratterizzato... “io l’ho incontrato e posso dire che Gesù ci ama ed è sempre con noi!”. Grazie per non esserti mai nascosto dietro qualcuno che non eri e per quelle volte in cui non hai esitato a farti vedere da noi anche fragile. In queste occasioni abbiamo capito tanto da te, abbiamo imparato a non lasciarci scoraggiare dalle nostre povertà e fragilità, ma a trovare la forza di risollevarci volgendo lo sguardo a Gesù Eucarestia che accoglie, perdona e ci ama infinitamente. Grazie Don per averci insegnato a “prendere in mano le cose” mettendo sempre al centro l’Amore, quell’Amore che Dio ci dona sempre, amandoci così come siamo e quell’amore per gli altri che ci unisce e fa da collante in tutte le relazioni in famiglia, nel lavoro, in comunità. In te Don abbiamo riconosciuto molto del nostro Don Orione “il folle del Signore”, la sua vivacità, la determinazione nell’affermare ciò in cui credeva, l’allegria, l’enfasi della predicazione, la passione per le anime sofferenti e abbandonate, l’originalità nelle cose che inventava, tutto, sempre e solo per servire Dio. Vogliamo allora mettere la tua vita e il tuo nuovo incarico nelle mani di San Luigi Orione perché ti affidi al cuore di Dio. Ci auguriamo che il nostro Santo Fondatore possa continuare a essere per te fonte d’ispirazione e guida, per mettere, ancora, la tua freschezza e la tua gioia nelle opere che il Signore ti metterà nelle mani. La consapevolezza dell’affetto e della vicinanza di tanti amici, che qui hai incontrato e amato, non ti abbandoni mai, con la certezza che chi s’incontra nel nome di Gesù resterà unito per sempre! Grazie Don Daniele e …grazie Signore Gesù, lode e gloria a Te! “Il Signore ha fatto cose grandi per noi e noi siamo nella gioia” (Salmo 126). Ti vogliamo bene Don, Ave Maria e avanti! Katia Landi
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Lavori di ristrutturazione
La nostra chiesa è pronta, finalmente! I lavori alla chiesa parrocchiale sono durati quattro mesi e ci hanno costretti a utilizzare la sala teatro del patronato per celebrare la Messa durante il periodo estivo. Ora finalmente i lavori sono finiti e possiamo di nuovo entrare nella nostra casa comune, il luogo dove Dio ci raduna come comunità e dove ci assicura la sua presenza nella sua Parola e nel sacramento dell’Eucaristia. Nella nostra testa nascono, però, tante La nostra chiesa “provvisoria” domande su questi lunghi lavori di ristrutturazione. Proviamo ad ascoltarne qualcuna e a dare loro delle risposte. I lavori sono consistiti solo nella nuova pavimentazione della chiesa? No. Sotto al nuovo pavimento di marmo, si è deciso di stendere una rete di tubi in cui, durante l’inverno, faremo circolare dell’acqua bollente. In questo modo la chiesa sarà più calda, e il riscaldamento costerà molto di meno di prima e sarà più efficiente. Non andava bene il vecchio pavimento? Quando, negli anni sessanta, è stato costruito il pavimento precedente, è stato utilizzato un marmo chiamato travertino che è abbastanza delicato e che, qualche volta, viene danneggiato dai liquidi acidi. Per di più, per sua natura, il travertino è spesso ricoperto di fessure. Insomma il vecchio pavimento non era per niente liscio, ma presentava fessure, buchi e crepe che lo rendevano brutto da vedere e gli davano un aspetto vecchio e sporco. Così si è deciso di sostituirlo con un nuovo pavimento di marmo liscio e lucido di due colori diversi, rosso e bianco (il marmo chiamato “Veronese” e il marmo “Botticino Classico”). 10
i marmi tagliati e “visionati”
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Lavori di ristrutturazione
Ma com’è fatto il nuovo pavimento? Il pavimento è fatto di marmi di due colori, che disegnano per terra delle linee decorative ed esaltano alcuni luoghi della chiesa. In particolare, il corridoio centrale ha una nuova pavimentazione fatta di triangoli bianchi e rossi. Quello è proprio il corridoio dove i nostri bambini si avvicinano per la prima volta a Dio il giorno del loro Battesimo, che i nostri giovani percorrono tenendosi per mano il giorno del Matrimonio, dove il corpo dei nostri anziani viene portato per l’ultimo saluto prima della deposizione in cimitero. Ed è anche il luogo dove tutti noi ci mettiamo in processione per andare all’altare a ricevere Gesù Eucaristia. Non vi sembra un posto talmente importante da essere solennizzato con una nuova e bella pavimentazione decorata? Cosa mi dite del nuovo battistero? Per prima cosa, è bene distinguere tra fonte battesimale e battistero. Il fonte battesimale è la vasca dove si conserva l’acqua per il sacramento, il battistero è il luogo dove si svolge il rito del Battesimo. Il battistero era un luogo talmente importante che, nei secoli scorsi, i cristiani ne hanno costruiti alcuni bellissimi, a volte addirittura separati dall’edificio della chiesa. Chi non conosce il battistero davanti al Duomo di Firenze o, più vicino a noi, il battistero di Concordia Sagittaria? Nella nostra chiesa parrocchiale, noi abbiamo sempre avuto un fonte battesimale (una bacinella provvisoria, mobile, piccola e brutta) ma non abbiamo mai avuto un battistero! Così si è deciso di scegliere in chiesa un luogo di rilievo, dove collocare un bel fonte battesimale artistico, definitivo e fisso. In questo modo possiamo ricordarci che il Battesimo è “il momento fondamentale in cui diventiamo figli di Dio e siamo uniti a Gesù con una morte e una risurrezione simile alla sua, entriamo a far parte del suo corpo, diventiamo Il Nuovo Battistero tempio dello Spirito Santo e membri della Chiesa”. Nel nuovo battistero, decorato da un nuovo dipinto, attorno al nuovo fonte battesimale di marmo (lo stesso marmo grigio dell’altare), potremo celebrare con dignità e decoro i riti del Battesimo.
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Lavori di ristrutturazione Adesso dove si leggerà la Parola di Dio? Come per il fonte battesimale, anche per l’ambone (cioè il luogo dove si annuncia la Parola di Dio durante la Messa) noi siamo ricorsi per anni ad una sistemazione provvisoria: la Sacra Scrittura era letta da un leggio mobile, forse anche bello, ma che non era degno dell’importanza di ciò che si proclamava da esso. Provate a confrontare il vecchio leggio di ferro battuto che usavamo noi e il luogo da cui si proclamano le letture nella Basilica di San Marco, che è un monumento di marmo alto sei metri! I documenti della Chiesa prevedono che ci sia un luogo che “corrisponda alla dignità della Bibbia, che ricordi ai fedeli che la mensa della Parola di Dio è sempre imbandita”, “una nobile ed elevata tribuna, che costituisca una presenza eloquente, capace di far riecheggiare la Parola anche quando non c’è nessuno che la sta proclamando”. Una nuova tribuna alta e monumentale, realizzata con lo stesso marmo dell’altare (il “Fior di Pesco della Val di Chiampo”), posta su gradini del presbiterio, sarà per noi il luogo proprio della Parola di Dio. Dove siederà ora il sacerdote durante la Messa? In ogni chiesa deve esserci un luogo che “esprime la distinzione del ministero di colui che guida e presiede la celebrazione nella persona di Cristo” (cioè il sacerdote presidente). La sede del sacerdote deve essere “ben visibile a tutti, in modo da consentire la guida della preghiera, il dialogo e l’animazione. Essa deve designare il presidente non solo come capo, ma anche come parte integrante dell’assemblea: per questo dovrà essere in diretta comunicazione con l’assemblea dei fedeli”. 12
alcuni volontari durante il “trasloco”
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Lavori di ristrutturazione Per questi motivi si è deciso di trasportare la vecchia sedia di marmo in un luogo più vicino all’assemblea, di lato invece che al centro dell’abside. Del resto, non dobbiamo dimenticare che la parola “presidente” significa “colui che sta seduto davanti agli altri”. Visto che si è riorganizzato il presbiterio, non si poteva installare il tabernacolo eucaristico da qualche parte? No, non era possibile. I documenti della Chiesa dicono chiaramente che sull’altare in cui si celebra la Messa non ci deve essere il tabernacolo, perché deve essere evidente a tutti che l’Eucaristia “scaturisce” dalla celebrazione della Messa e non è già presente in presbiterio prima di essa. Secondo le norme, la custodia dell’Eucaristia deve essere collocata “in una cappella separata, adatta alla preghiera privata e all’adorazione dei fedeli”. Noi abbiamo la fortuna di avere il tabernacolo della cappella feriale, e abbiamo deciso che quello sia l’unico luogo di conservazione di Gesù Eucaristia. C’è qualche altra novità? Sì. Sul pavimento in fondo alla chiesa, appena entrati, si trova una grande decorazione circolare con il simbolo scelto da Don Orione per le sue congregazioni: una croce con la frase di san Paolo “Instaurare omnia in Christo” (“Ricapitolare ogni cosa in Cristo”; dalla lettera ai cristiani di Efeso, capitolo 1, versetto 10). Visto che quello era anche il motto del pontificato di san Pio X, è bello che all’ingresso della nostra casa comunitaria troviamo il programma di vita sia del fondatore degli Orionini a cui è affidata la parrocchia, sia del santo a cui essa è dedicata. Inoltre, la nostra grande statua di legno di san Pio X è stata collocata in fondo alla chiesa in un luogo molto più bello e adatto alla preghiera. Gigi Malavolta
Durante i lavori...
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il Battesimo
“...guardandolo dal basso...” Nella nostra rinnovata chiesa, proprio sopra il Battistero giganteggia questo dipinto: guardandolo colpisce la vivacità dei colori, la ricchezza della simbologia, la luce che viene profusa in tutte le parti del quadro. Da dove partire per descrivere e spiegare, in quale prospettiva collocarci per penetrare il significato evocato in questa opera? Credo che una risposta la si può trovare dal messaggio stesso di Gesù che troviamo ripetutamente nei Vangeli, e cioè: “dal basso”. Sì, proprio da lì credo si debba iniziare per cercare di cogliere il messaggio racchiuso in questo dipinto. Perché “dal basso”? Perché questo è sempre stato il punto di partenza di Dio (per esempio Yahve ha eletto suo popolo non le grandi potenze, ma un non-popolo come Israele), oppure il posto privilegiato di Gesù: l’ultimo posto, quello del servo, quello degli umili, quello dei bambini ecc. 14
Partendo appunto dal basso ci imbattiamo in un masso di roccia biancastro che inspiegabilmente perde la sua compattezza e solidità aprendosi in due; questo a motivo del fatto che su di essa poggia un albero a forma di croce che sprigiona la sua forza, potenza, energia di vita tale da rompere … che cosa? Questa roccia può alludere al sepolcro di Cristo, quindi l’evento della resurrezione: “Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede”, direbbe san Paolo. Il Battesimo è vita nuova perché Cristo ha vinto la morte e ci ha ridonato la vita.
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il Battesimo
Salendo con lo sguardo ci imbattiamo nella colomba che richiama e rimanda un altro fatto della vita di Gesù, il battesimo nel fiume Giordano: “si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui”. Cristo Gesù, prima di lasciare i suoi discepoli ed apostoli, ha promesso loro che avrebbe inviato lo Spirito Santo, Terza Persona della Santissima Trinità, come il Consolatore, come Colui che ci avrebbe portati alla verità tutta intera. E questa verità è che noi siamo i figli prediletti del Padre, amati ed eletti per tutta l’eternità.
La presenza e l’azione dello Spirito Santo sprigiona luce, forza, amore: è la creazione nuova, e la varietà dei colori lo testimonia perché riprende ed evidenzia l’elemento dell’acqua, la terra, il fuoco, vento espresso dal movimento dei colori stessi. Certamente i colori dell’acqua richiamano e simboleggiano il battesimo come lavacro e sacramento della purificazione e rigenerazione; i colori del fuoco esprimono e simboleggiano l’amore di Dio che è stato infuso nei nostri cuori. Che altro dire? Un’opera che trasmette gioia, la gioia di essere i figli prediletti del Padre. Questa è la nostra vocazione.
(Realizzato da Giuliana Benedetti e ideato insieme a don Giuseppe)
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Giovani
I giovani di San Pio X
Ricordando Palus San Marco... Come ogni anno l’estate è arrivata e con essa anche i preparativi del campeggio: giorni e giorni passati chiusi in patronato a preparare materiali e giochi, anche quando le giornate fuori sono bellissime e il tuo tempo ti piacerebbe magari impiegarlo in maniera diversa, sapendo che però essere animatore vuol dire anche questo e tutto ciò fa parte del gioco. In quei momenti sembra sempre di avere un’eternità davanti per organizzare, avere tutto sotto controllo e – perché no? – anche per pensare a quello che stai per andare a fare. Invece in un attimo ti trovi in un pullman con direzione Palus (Auronzo di Cadore,BL), pieno di ragazzi e ragazze urlanti e, allora,
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senza rendertene conto, sei già in ballo, devi già rappresentare qualcosa per loro. Il primo turno quest’anno è stato particolarmente vitale, merito di un gruppo di ragazzi animati particolarmente affiatato, con qualche anno di campeggio sulle spalle e con il quale, noi animatori e animatoresse, abbiamo un certo tipo di confidenza, di conoscenza e di fiducia reciproca. In fondo essere animatore significa anche questo. Ovviamente non vuol dire che il primo sia stato un turno noioso, perché in una compagnia larga ed eterogenea come questa c’è sempre chi ti stupisce, talvolta con osservazioni di una lucidità più che adulta, altre volte con la passione che qualcuno ci mette a tirare due calci ad un pallone, altre volte addirittura con la semplicità disarmante con la quale cercano di AIUTARTI. Il secondo turno è tutta un’altra storia. Se con i ragazzi delle medie, come dicevo, c’è una fiducia quasi amicale, con quelli delle elementari le cose sono un po’ più complicate: devi costruire con loro un rapporto quasi dal nulla, con tutte le difficoltà che questo comporta, ma quando ciò avviene sono capaci di darti spesso più di quanto riesca a dare tu.
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Giovani La storia che ci ha accompagnato in quest’avventura si intitolava ‘Si può fare!’ e capirete bene quanto questa esortazione sia servita anche a noi per l’organizzazione di ogni momento, per gli istanti che sembravano più duri e, soprattutto, per iniziare e terminare ogni giornata con un sorriso paziente ai nostri ragazzi, o, perlomeno, per provarci, anche quelle volte che non era sempre facile. In fondo essere animatore significa anche questo. Lontani per un attimo dai ragazzi, la nostra esperienza di animatori si è arricchita di nuovi colori quest’anno con delle riflessioni comunitarie fatte insieme a don Daniele, che miravano essenzialmente a farci delle serie domande su noi stessi, sul nostro compito, le nostre responsabilità e,
direi soprattutto, a conoscerci meglio per crescere come gruppo di animazione, ma non solo. Questo perché se ci poniamo di fronte ai nostri animati come tanti singoli il risultato può essere anche buono, ma se lo facciamo come gruppo, allora il risultato è difficile da contenere: si trasforma nelle lacrime dei ragazzi alla partenza (e anche nelle nostre), nella voglia di tornare lassù ancora, nella nostalgia che ti strappa il cuore. Perché, permettetemi di dirlo, -è uno dei miei motti preferiti- INSIEME E’ FORTE. Sempre. E noi animatori lo sappiamo bene. Perché forse essere animatori significa proprio questo. Lorenzo Malavolta
Gruppo Famiglie
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Giovani
Un’esperienza da fare Ciao, mi chiamo Barbara e anche quest’estate ho partecipato con piacere al campeggio di S. Pio X. È stato il mio settimo anno da animata. Ho iniziato ad andare in campeggio quando avevo 10 anni, per me è sempre stato un appuntamento estivo e un’esperienza che prima o poi tutti dovrebbero fare. Ho imparato molte cose, una delle più importanti la convivenza: il vivere, dormire, divertirsi con gli altri, ognuno ha il proprio ruolo, tutti collaborano e danno una mano. Quest’estate è stato per me il secondo anno del turno delle superiori. Da un paio d’anni partecipo al campeggio anche come animatrice e questo mi aiuta a vedere le cose anche da un altro punto di vista, quello dell’adulto. La cosa che sento maggiormente è la responsabilità nei confronti dei più piccoli. Uno dei momenti che preferisco, è quello della riflessione: ci si ritrova tutti in “pagoda” e ci si confronta su un determinato argomento, quest’anno abbiamo riflettuto sulle favole, più precisamente sulle loro morali ed è emerso che esse non sono poi così distanti dalla realtà odierna. Oltre alle riflessioni, ci sono anche i momenti di gioco o comunque di divertimento e le camminate, esperienze ideali per far conoscenza con gli altri. Un momento importante, a mio avviso, è quando si chiacchiera con i propri compagni di tenda, alla sera prima di dormire, in questi momenti emergono i pensieri più intimi. L’esperienza del campeggio è un bel modo per maturare e crescere, ringrazio tutti per avermi dato questa splendida opportunità. Barbara Maso
Gruppo Animatori
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Festa con noi 2010
Durante la recente Festa con noi 2010, all’interno della “Notte a colori” dell’ultima serata, un personaggio ha caratterizzato l’avvenimento per la sua bravura e per la sua semplicità
Giovanni Baglioni a S.Pio X Non è facile avvicinare personaggi con nomi altisonanti e così importanti come quello di Giovanni. Baglioni, appunto. E dalle esperienze passate hai memoria di quanto possano essere scostanti questi personaggi del mondo dei VIP. Poi lo incroci, lo vedi sorridere e mescolarsi alla gente con la semplicità di chi sembra essere qui da sempre. Lo vedi richiamare il manager agitato perché i balletti delle ragazze sforano l’orario e “invadono” parte del tempo che doveva essere suo. Sorride e dice “Non c’è problema”. Suona sì, davvero bene. Forse anche di più per le limitate competenze di molti che ascoltano. Parla e si racconta come in mezzo ad un gruppo di vecchi amici, ai quali si confidano le cose più preziose del proprio cuore. Alla fine si ferma, accoglie tutti, risponde a tutti e firma tutto ciò che gli mettono sotto la mano. Spontaneo, garbato, semplice. Ti colpisce e ti prende l’impressione forte che il personaggio lì sul palco ci abbia donato molto più della sua eccelsa arte, ci abbia donato il suo cuore, ci abbia donato se stesso. Ciò che ci ha lasciato non è soltanto la sua musica ma la semplicità con la quale si è mescolato sul palco con la Decaband, o la divertita pazienza con la quale, seduto là, ai tavoli della pagoda, ha ascoltato il nostro Roberto. Forse non tutti hanno apprezzato la sua musica ma davvero tutti non possono non aver apprezzato e raccolto questa semplice e bella lezione di vita. Tiziana Zabeo Anno della Famiglia - Anno della Famiglia - Anno della Famiglia
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Dall’India
Ricevuto e pubblicato Don Fausto, ritornato in India dopo l’intervento all’anca avvenuto in Italia e la conseguente riabilitazione, continua a informarci degli avvenimenti della sua comunità indiana.
Carissimi amici, un fraterno saluto dall’India. Dopo il lungo periodo trascorso in Italia, causa il rinnovo del visto e soprattutto l’intervento chirurgico all’anca, eccomi di nuovo finalmente nella mia comunità di Bangalore. Sono tornato da pochi giorni, portandomi dietro -per sicurezza- le mie stampelle... ma le cose stanno andando piuttosto bene, quindi confido di lasciarle alquanto presto in un angolo a impolverare. Qui mi sono trovato subito nel pieno della vita di comunità; del resto i nostri giovani chierici, e i bambini del Centro don Orione, stanno frequentando la scuola già da un paio di mesi ormai: è cominciata la prima settimana di giugno. Nella nostra comunità di Devara Thayi, il seminario dei chierici di filosofia e teologia, abbiamo vissuto una domenica di festa grande, il 1 agosto: due dei chierici hanno rinnovato i loro voti religiosi. Vi trascrivo qui la notizia che ho mandato al sito “Don Orione nel mondo”: Ieri, 1 agosto 2010, la Famiglia orionina di Bangalore si è raccolta presso la cappella della Casa del Teologico “Devara Thayi” per la solenne concelebrazione eucaristica, durante la quale i chierici Martin Savarimuthu e Praveen Kumar Addagatla hanno rinnovato la loro professione religiosa. 20
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Giovani Martin e Praveen sono, insieme con Sidon Sagar, attualmente al Teologico di Roma, i prime tre chierici indiani entrati nella nostra Congregazione, e a Dio piacendo fra circa due anni, nell’estate del 2012, saranno ordinati sacerdoti. La celebrazione del rinnovo dei voti è stata presieduta da don Oreste Ferrari, Padre Maestro e Coordinatore della missione in India, venuto appositamente dal noviziato di Kollam, in Kerala, e concelebrata dai confratelli di Bangalore, don Mariano, don Fausto e don Lorenzo. Sono dodici i chierici professi indiani: sei si trovano qui a Bangalore, tre sono in Italia per il tirocinio e la teologia, e altri tre in altri paesi (India, Filippine e Venezuela), sempre per compiere il loro tirocinio. Ci sono poi tre novizi, cinque postulanti e ventisei giovani aspiranti. Molta speranza, dunque, in questo paese dove la nostra Congregazione sta muovendo i primi passi. Buone notizie, insomma. Per ora vi saluto, ripromettendomi di aggiornarvi in seguito, con la consueta cronaca indiana... Don Orione ci benedica dal cielo. don Fausto
Martin e Praveen, due dei tre chierici indiani
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Missioni
Gruppo Missionario San Pio X “Chi ama con carità gli altri è innanzitutto giusto verso di loro. Non solo la giustizia non è estranea alla carità, non solo non è una via alternativa o parallela alla carità: la giustizia è “inseparabile dalla carità”, intrinseca ad essa. La giustizia è la prima via della carità o, com’ebbe a dire Paolo VI, “la misura minima” di essa, parte integrante di quell’amore “coi fatti e nella verità” (1 Giovanni 3,18) a cui esorta l’apostolo Giovanni”. Da “Caritas in Veritate” di Papa Benedetto XVI Riprendiamo le nostre riflessioni riguardo il modo in cui siamo chiamati a vivere “con i fatti e nella verità” la nostra quotidianità dell’essere cristiani… L’85% delle ricchezze al mondo è in mano a meno del 10% della popolazione mondiale. Solo l’1% della ricchezza è in mano al 50% della popolazione più povera.
9 milioni sono le persone che ogni anno muoiono di malattie legate alla fame e alla denutrizione. Circa 25.000 persone al giorno. Sono circa 10,5 milioni i bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni anno. Questi pochi dati ci danno crudamente la misura di quale sia la realtà del mondo in cui viviamo, un mondo che si sta plasmando in maniera sempre più conforme a principi come competitività, concorrenza, flessibilità. 22
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Missioni
Le nostre pattumiere ricevono più calorie di quanto molte persone necessitano per vivere…
Come si può uscire da questo incubo? Decolonizzando il nostro immaginario depurandoci dalle scorie culturali del consumismo. Solo così potremo costruire dal basso un mondo diverso, che funzioni secondo logiche opposte a quelle che indirizzano oggi le scelte di buona parte delle élite economiche e politiche. Un mondo che opponga la cooperazione alla competizione, la tutela e il rispetto dell’ambiente al suo sfruttamento indiscriminato, l’inclusione all’esclusione. Un mondo di mondi dove si riesca a coniugare equità, rispetto della natura, tra le persone e tra le culture. Il consumo critico è una delle forme di azione, insieme alle altre forme di partecipazione, di tutela dell’ambiente, dei beni comuni, dei diritti umani, economici e culturali, con cui come cittadini attivi e responsabili possiamo contribuire a costruire questo modello di società. Occorre dunque preferire quei produttori che operano secondo logiche di sobrietà, fratellanza, solidarietà, rispetto della natura. Consumare criticamente, ma anche diversamente: riducendo i nostri consumi, indirizzandoli verso modelli più sostenibili, possiamo orientarci a un modello di benessere, che non sia legato solo alla soddisfazione delle esigenze individuali, ma anche collettive. Quando i paesi poveri consumeranno quanto i paesi ricchi, il pianeta non reggerà più!
La diseguaglianza è dunque una indispensabile fonte di energia alternativa
Gruppo Missionario
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I Santi dei nostri giorni
Continuiamo a proporre Santi recenti
che sono rappresentativi di uno stile di vita.
Il Mondo
festeggia quest’anno
Centenario della Nascita della Beata Madre Teresa di Calcutta
il
Skopje, Macedonia, 26 agosto 1910 - Calcutta, 5 settembre 1997 Nel 1979 Premio Nobel per la Pace Al piano terra della Mother House, la casa-madre nella Lower Circular Road di Calcutta, c’è la cappella semplice e disadorna dove dal 13 settembre 1997, dopo i solenni funerali di Stato, riposano le spoglie mortali di Madre Teresa. Fuori, nel fitto dedalo di viuzze, i rumori assordanti della metropoli indiana: campanelli di risciò, vociare di bimbi, lo sferragliare di tram scalcinati attraverso i gironi infernali della miseria. Dentro, invece, il tempo sembra fermarsi ogni volta, cristallizzato in una specie di bolla rarefatta: la cappella accoglie una tomba povera e spoglia, un blocco di cemento bianco su cui è stata deposta la Bibbia personale di Madre Teresa e una statua della Madonna con una corona di fiori al collo, accanto a una lapide di marmo con sopra inciso, in inglese, un versetto tratto dal Vangelo di Giovanni: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”(15,12). Madre Teresa di Calcutta, al secolo Agnes Gonxha Bojaxhiu, era nata il 26 agosto
1910 a Skopje (ex-Jugoslavia, oggi Macedonia), da una famiglia cattolica albanese. A 18 anni decise di entrare nella Congregazione delle Suore Missionarie di Nostra Signora di Loreto. Partita nel 1928 per l’Irlanda, un anno dopo è già in India. Nel 1931 la giovane Agnes emette i primi voti prendendo il nuovo nome di suor Mary Teresa del Bambin Gesù (scelto per la sua devozione alla santa di Lisieux), e per circa vent’anni insegnerà storia e geografia alle ragazze di buona famiglia nel collegio delle suore di Loreto a Entally, zona orientale di Calcutta. Oltre il muro di cinta del convento c’era Motijhil con i suoi odori acri e soffocanti, uno degli slum più miserabili della megalopoli indiana, la discarica del mondo. Da lontano suor Teresa poteva sentirne i miasmi che arrivavano fino al suo collegio di lusso, ma non lo conosceva. 24
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I Santi dei nostri giorni Era l’altra faccia dell’India, un mondo a parte per lei, almeno fino a quella fatidica sera del 10 settembre 1946, quando avvertì la “seconda chiamata” mentre era in treno diretta a Darjeeling, per gli esercizi spirituali. Durante quella notte una frase continuò a martellarle nella testa per tutto il viaggio, il grido dolente di Gesù in croce: “Ho sete!”. Un misterioso richiamo che col passare delle ore si fece sempre più chiaro e pressante: lei doveva lasciare il convento per i più poveri dei poveri. Quel genere di persone che non sono niente, che vivono ai margini di tutto, il mondo dei derelitti che ogni giorno agonizzavano sui marciapiedi di Calcutta, senza neppure la dignità di poter morire in pace. Suor Teresa lasciò il convento di Entally con cinque rupie in tasca e il sari orlato di azzurro delle indiane più povere, dopo quasi 20 anni trascorsi nella congregazione delle Suore di Loreto. Era il 16 agosto 1948. La piccola Gonxha di Skopje diventava Madre Teresa e iniziava da questo momento la sua corsa da gigante. Il 7 ottobre 1950 la nuova Congregazione ottiene il suo primo riconoscimento, l’approvazione diocesana. È una ricorrenza mariana, la festa del Rosario, e di certo non è casuale, dal momento che a Maria è dedicata la nuova famiglia religiosa. L’amore profondo di Madre Teresa per la Madonna aveva salde radici nella sua infanzia, a Skopje, quando mamma Drone, che era molto religiosa, portava sempre i suoi figli (oltre a Gonxha c’erano Lazar e Age) in chiesa e a visitare i poveri, ed ogni sera recitavano insieme il rosario. “La nostra Società – si legge nel primo capitolo delle Costituzioni – è dedicata al Cuore Immacolato di Maria, Causa della nostra Gioia e Regina del Mondo, perché è nata su sua richiesta e grazie alla sua continua intercessione si è sviluppata e continua a crescere”. La figura della Vergine ha ispirato lo Statuto delle Missionarie della Carità, al punto che ognuno dei 10 capitoli delle Costituzioni è introdotto da una citazione tratta dai passi mariani dei Vangeli. La Madonna è detta la prima Missionaria della Carità in ragione della sua visita a Elisabetta, in cui dette prova di ardente carità nel servizio gratuito all’anziana cugina bisognosa di aiuto. In aggiunta ai tre usuali voti di povertà, castità e obbedienza, ogni Missionaria della Carità ne fa un quarto di “dedito e gratuito servizio ai più poveri tra i poveri”, riconoscendo in Maria l’icona del servizio reso di tutto cuore, della più autentica carità. La devozione al Cuore Immacolato di Maria è l’altro aspetto del carisma mariano e missionario dell’opera di Madre Teresa, praticato con i mezzi più tradizionali e più
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semplici: il S. Rosario, pregato ogni giorno e in ogni luogo, persino per la strada; il culto delle feste mariane (la professione religiosa delle sue suore cade sempre in festività della Madonna); la preghiera fiduciosa a Maria affidata anche alle “medagliette miracolose”( Madre Teresa ne regalava in gran quantità alle persone che incontrava); l’imitazione delle virtù della Madre di Dio, in special modo l’umiltà, il silenzio, la profonda carità. “I thirst” (ho sete), c’è scritto sul crocifisso della Casa Madre e in ogni cappella – in ogni parte del mondo – di ogni casa della famiglia religiosa di Madre Teresa. Questa frase, il grido dolente di Gesù sulla croce che le era rimbombato nel cuore la fatidica sera della “seconda chiamata”, costituisce la chiave della sua spiritualità. La figura minuta di Madre Teresa, il suo fragile fisico piegato dalla fatica, il suo volto solcato da innumerevoli rughe sono ormai conosciuti in tutto il mondo. Chi l’ha incontrata anche solo una volta, non ha più potuto dimenticarla: la luce del suo sorriso rifletteva la sua immensa carità. Essere guardati da lei, dai suoi occhi profondi, amorevoli, limpidi, dava la curiosa sensazione di essere guardati dagli occhi stessi di Dio. Attiva e contemplativa al tempo stesso, nella Madre c’erano idealismo e concretezza, pragmatismo e utopia. Lei amava definirsi “la piccola matita di Dio”, un piccolo semplice strumento fra le Sue mani. Riconosceva con umiltà che quando la matita sarebbe diventata un mozzicone inutile, il Signore l’avrebbe buttata via, affidando ad altri la sua missione apostolica: “Anche chi crede in me compirà le opere che io compio, e ne farà di più grandi” (cfr. Gv 14, 12). Madre Teresa è scomparsa a Calcutta la sera del venerdì 5 settembre 1997, alle 21.30. Aveva 87 anni. Il 26 luglio 1999 è stato aperto, con ben tre anni di anticipo sui cinque previsti dalla Chiesa, il suo processo di beatificazione; e ciò per volontà del S. Padre che, in via del tutto eccezionale, ne ha voluto accelerare la procedura: per la gente Madre Teresa è già santa. Il suo messaggio è sempre attuale: che ognuno cerchi la sua Calcutta, presente pure sulle strade del ricco Occidente, nel ritmo frenetico delle nostre città. “Puoi trovare Calcutta in tutto il mondo – lei diceva – , se hai occhi per vedere. Dovunque ci sono i non amati, i non voluti, i non curati, i respinti, i dimenticati”. I suoi figli spirituali continuano in tutto il mondo a servire “i più poveri tra i poveri” in orfanotrofi, lebbrosari, case di accoglienza per anziani, ragazze madri, moribondi. In tutto sono 5000, compresi i due rami maschili, meno noti, distribuiti in circa 600 case sparse per il mondo; senza contare le molte migliaia di volontari e laici consacrati che India, Calcutta Cappella della Casa Madre portano avanti le sue opere. “Quando sarò morta – diceva lei –, potrò aiutarvi di più…”. Tomba di Madre Teresa 26
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unitalsi
Laboratorio
UNITALSI L’Unitalsi, nella nostra comunità, ha sempre avuto un posto di riguardo forse perché ad introdurla e a sostenerla con molti parrocchiani è stato un parroco di San Pio X, don Luigi Sartor. Dagli anni del suo ministero (1974) ad oggi si è sempre instaurato un bel rapporto di collaborazione tra membri dell’Unitalsi e parrocchiani che spesso e volentieri coincidono. Da un po’ di tempo a questa parte, alcuni membri di questa associazione, in particolare donne (ma non solo) hanno avviato un piccolo ma vivace laboratorio di lavoretti di vario genere rigorosamente eseguiti a mano. Con Raffaella responsabile e Lilli sua fedele collaboratrice, sono stati realizzati molti lavori, semplici ma significativi. Gli oggetti confezionati vengono poi messi in vendita nelle piazze, nelle giornate dedicate all’Unitalsi, o davanti la nostra chiesa nei mercatini di Natale o di altre feste. Quest’anno i lavori realizzati sono stati proposti anche alle mamme dei bambini della prima Comunione e più di qualcuna ha affidato la confezione delle bomboniere alle abili mani degli amici dell’Unitalsi. Sono un bel gruppetto, si trovano in asilo, la sera, dopo cena, con cadenza settimanale. Mettono a servizio le proprie abilità e si impegnano anche ad imparare tecniche e lavori nuovi. Sono serate belle, impegnate e rilassanti insieme perché, si lavora sì ma si fa anche festa per i più svariati motivi che toccano la vita di ognuno. A conclusione dell’anno di “lavoro”, il presidente Renzo Lazzarini, in segno di riconoscenza per i soldi guadagnati (che serviranno per aiutare amici in difficoltà a realizzare il sogno di recarsi a Lourdes) ha offerto a tutti una cena. Allegria, buonumore e…un pizzico di serietà perché, la responsabile ha consegnato a ciascuno la pagella con tanto di voti e giudizi. Per fortuna, alla fine (nonostante qualche 5 nel primo trimestre!) come nella più bella delle favole…tutti promossi! Tiziana Zabeo Anno della Famiglia - Anno della Famiglia - Anno della Famiglia
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Parrocchia san Pio X
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LA VOCE
...della Parrocchia di S. Pio X (Opera San Luigi Orione)
Direttore: D. Giuseppe Volponi
Parrocchia S. Pio X
Via Nicolodi 2 Marghera - Tel. 92.06.36 ŠOtt. 2010 bp pietrobellinato@libero.it
Redazione: Piero Bellinato, Paola Busato, Isabella Damiani, Federica De Rosa, Tiziana Zabeo. Hanno collaborato: Giuliana Benedetti, don Fausto Franceschi, Katia Landi, Gigi Malavolta, Lorenzo Malavolta, Barbara Maso, Gruppo Missionario, Irma Ubizzo, Tiziana Zabeo, Rilegatura: Nicoletta, Sonia, Stefania,Tatiana Questo numero è stato stampato in 500 copie circa.