Sc. ALLIEVO (TO) – 06/03/2018
per “FUORICLASSE” -‐ Filippo Furioso
I valori fondanti di Fuoriclasse in Movimento sono: Protagonismo degli studenti Comunità educante Didattica inclusiva
L’inclusione delle differenze è un tema che movimenta molto il mondo degli insegnanti: la conformazione che le classi spesso presentano rispecchia la complessità sociale odierna che, rispetto al passato, risulta più articolata e pluralistica. In questa complessità, il lavoro scolastico, i tentativi per rendere più significativa la didattica, l’emozione della relazione e dell’apprendimento, sono finalizzati ad una sempre maggiore e migliore inclusione. Con il termine didattica inclusiva si intende l’utilizzo di metodologie efficaci e differenziate per favorire l’apprendimento di tutti gli alunni. Significa, dunque, promuovere una didattica che favorisca le pari opportunità di apprendimento, valorizzando le differenze presenti nel gruppo classe attraverso la sperimentazione di metodologie, linguaggi e strumenti che assumono particolare valore se centrate sul protagonismo degli stessi studenti.
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DIDATTICA INCLUSIVA (dal primo incontro) laboratori sull’educazione sentimentale/ emozionale imparare a gestire le proprie emozioni sia soggettivamente sia collettivamente riqualificare spazi delle aule per permettere il lavoro di gruppo potenziare la motivazione allo studio dare spazio alla creatività di ciascun bambino/a riqualificare alcuni spazi della scuola: laboratorio multimediale, biblioteca, ecc… tecniche e attività da utilizzare in classe alcune parole chiave star bene, coinvolgimento, motivazione + spazi e coinvolgimento famiglie.
E’ necessario: -‐ Promuovere un clima inclusivo tra i pari -‐ Promuovere comportamenti cooperativi degli/tra gli insegnanti -‐ Promuovere una didattica pensata “dalla parte di chi apprende” -‐ Estendere i momenti valutativi -‐ Responsabilizzare maggiormente il minore -‐ Rafforzare il passaggio da una comunicazione dei risultati ad una didattica dell’errore -‐ Abolire il voto
AZIONI
7. Istituisci momenti dell’ascolto in circle time per rafforzare le dinamiche relazionali. 10. Trasformi il setting d’aula abbandonando la frontalità in tutte le classi per sperimentare nuove modalità di didattica partecipativa.
IL TEMPO DEL CERCHIO • Emerge il bisogno di buone prassi didattiche, di mezzi che, come diceva Maria Montessori, “possono rendersi adatti alle capacità di ciascuno”. Sono necessari metodi di lavoro e di organizzazione della classe, “spazi” diversi che, pur facendo i conti con le risorse disponibili, si configurino come risposte praticabili. Uno strumento operativo utile a promuovere inclusione, adatto a tutte le età e per tutti i gradi scolastici, è sicuramente il “circle time” o “tempo del cerchio”.
Si tratta di un momento particolare della vita scolastica: non più banchi a schiera ma sedie in cerchio; non più valutazione di una prestazione a livello cognitivo, ma ascolto privo di giudizio. La comunicazione avviene secondo regole condivise e finalizzate a promuovere l’ascolto attivo e la partecipazione di tutti. Questa metodologia aiuta a facilitare la comunicazione e la conoscenza reciproca, a stabilire un clima di classe favorevole, riconoscere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri (empatia), stimolare l’assunzione di responsabilità, valorizzare le risorse e le differenze individuali, educare all’uguaglianza e alle pari opportunità di genere. Inoltre permette agli insegnanti di conoscere meglio la propria classe e agli studenti di conoscersi meglio tra loro. Può essere utile per risolvere i conflitti …
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COSA PROPONE INIZIALMENTE L'INSEGNANTE La disposizione delle sedie in circolo. La frequenza delle discussioni. La loro durata: 20-‐30 minuti in genere sono sufficienti. Il criterio per decidere quali argomenti trattare, nel caso ne vengano indicati più di uno. Si potrebbe fare un primo giro di proposte e far votare agli studenti le loro priorità, oppure creare la scatola delle proposte che potranno essere scritte e lì depositate. Altre regole scaturiranno durante le discussioni e, una volta accettate da tutti, dovranno essere scritte su un apposito tabellone ed eventualmente firmate. Un’altra buona pratica potrebbe essere quella di verbalizzare tutte le proposte e le decisioni su un apposito quaderno.
I COMPITI DELL'INSEGNANTE • Osservare: la disposizione degli alunni; il loro coinvolgimento; l’agio o il disagio manifesto; a chi sono dirette le comunicazioni; come si svolgono gli interventi, … • Facilitare la discussione, offrendo sostegno e incoraggiamento ai più timidi e cercando di “neutralizzare” i più aggressivi.
• Chiedere chiarimenti. • Riassumere brevemente, alla fine di ogni discussione, i pareri emersi.
• Esprimere un parere su come si è svolta la discussione, al di là dei contenuti trattati, evidenziando soprattutto gli aspetti positivi. • Avere il polso della situazione, ma evitare di calare soluzioni dall’alto.
In caso di conflitto si tratterà di trovare una soluzione accettabile per tutti. In questo caso il ruolo di “mediatore” è essenziale ed è, ovviamente, del docente. (“STAR BENE INSIEME A SCUOLA” -‐ Francescato, Putton, Cudini – NIS)
Sc. ALLIEVO (TO) – 20/03/2018
per “FUORICLASSE” -‐ Filippo Furioso
I valori fondanti di Fuoriclasse in Movimento sono: Protagonismo degli studenti Comunità educante Didattica inclusiva
• L’importanza della relazione educativa per “buoni” apprendimenti e della collaborazione tra docenti. • Creare e gestire un “clima di classe” favorevole all’instaurarsi di dinamiche relazionali positive propedeutiche e connaturate a positivi processi di apprendimento-‐insegnamento. • Importanza di una reale partecipazione degli studenti alla vita scolastica. • Il circle time non nasce e cresce da solo (non è un fungo). • Bridging (gettare un ponte con la vita quotidiana).
• La scuola è una rete sterminata di relazioni. • Ogni docente è immerso costantemente in una grande molteplicità di relazioni. • Le possibilità dell’apprendimento hanno come condizione l’eros del desiderio. Pensare di trasmettere il sapere senza passare dalla relazione con chi lo incarna è un’illusione. … Non esiste una didattica se non entro una relazione umana.> M. Recalcati – La Repubblica 31/10/2011
• La cura delle proprie abilità relazionali non può essere considerata una opzionalità. E’ parte dello sviluppo della professionalità di ciascuna docente.
• Nessun insegnante è tale senza le competenze professionali • E la forza dell’insegnamento nell’attivare apprendimento è resa possibile e moltiplicata dalla qualità della relazione umana che può permettere la costruzione del necessario orizzonte di significati condivisi che può permettere la costruzione del necessario orizzonte di significati condivisi. AGLI SVOGLIATI BASTA DARGLI UNO SCOPO
• Al centro vi è il ragazzo che apprende, con altri ragazzi, in una situazione collegiale e sociale, attraverso una relazione umana con un adulto che riconosce come maestro e da cui è riconosciuto come allievo. SERVONO: COERENZA intesa come corrispondenza tra le cose dette e scritte; riguardante soprattutto le parole, quindi. CONGRUENZA, in riferimento agli attori della scuola, adulti e alunni. Si tratta di trovare adeguate corrispondenze fra i contenuti delle affermazioni verbali e la comunicazione che passa attraverso l'organizzazione, gli spazi, gli oggetti, le espressioni non verbali e, soprattutto, i comportamenti.
Gli atteggiamenti ed i comportamenti degli insegnanti sono gli elementi più importanti: • ottimismo pedagogico • stile di insegnamento autorevole-‐democratico • metodo con cui viene insegnata la costruzione di un sapere comune, in cui anche l’alunno può portare un suo contenuto ed una sua proposta • costruire un clima scolastico positivo inteso come quello che ogni studente o insegnante sente quotidianamente nella propria esperienza scolastica in relazione a ciò che si può o non si può fare ed in generale a come ci si comporta nella scuola. Un approccio inclusivo • prendere sul serio tutti gli aspetti della vita degli alunni
TUTTI DOBBIAMO AVERE CURA DEL QUOTIDIANO Attenzione Ascolto Accoglienza Offrire all’allievo la certezza di essere soggetto di vero interesse • Costruire regole condivise • Porre limiti ed usare “cum grano salis” i sì ed i no • I bambini/ragazzi hanno bisogno di guide, di buoni leader, non di generali • • • •
• l’allievo deve “metterci la faccia” … portare in pubblico. • peer education tra i ragazzi • nel caso di ragazzi “con problemi”, spostare il focus dell’azione dai singoli alla classe, superando la logica dell’attribuzione di problemi al singolo alunno e della delega di soluzione al singolo docente “preparato”, ad eventuali educatori o specialisti. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma.
PROTAGONISMO DEGLI STUDENTI: PERCHÉ PROMUOVERLO
• Favorisce la definizione di proposte didattiche, relazionali e strutturali funzionali al benessere scolastico • Promuove il senso di appartenenza alla scuola • Cura le relazioni nella quotidianità • Stimola il confronto tra pari e con gli adulti • “Insegna” la democrazia (anche se la democrazia ed il protagonismo «non si insegnano», si praticano!) • Favorisce la partecipazione degli studenti in organi costituiti ad hoc
Ma si devono anche considerare gli studenti come coautori dei processi di insegnamento-‐apprendimento, valorizzando così la loro propositività e progettualità.
Roger Hart
SCALA DELLA PARTECIPAZIONE .
8. Progettazione in proprio e condivi-‐ sione operativa. GRADI DI 7. Progettazione in proprio PARTECIPAZIONE 6. Condivisione operativa. 5. Consultati e informati. 4. Informati e investiti di ruolo. NON 3. Partecipazione simbolica. PARTECIPAZIONE 2. Decorazione. 1. Manipolazione.
IL CLIMA IN CLASSE
(appunti dal Sem. “Gioberti”, marzo 2015)
Alcune regole per affrontare le crisi:
• 1. In generale sono più utili le “carezze” psicologiche degli “schiaffi” • 2. L’ambiente va sempre monitorato • 3. Evita di provocare per primo, anche involontariamente (… parla con calma e rispetto, non fare battute che in una posizione asimmetrica quale quella insegnante/alunno, quest’ultimo non può accettare) • 4. Trasmetti fermezza, rispetto e accettazione • 5. Prima di reprimere cerca di dare/contenere; non confondendo l'autoritarismo (caratterizzato da controllo e punizioni che lasciano il bambino/ragazzo sconfitto e colmo di ribellione) basato sul ruolo ("io sono l’adulto, l’insegnante!"), con la autorevolezza… conquistata sul campo. Anche se devi punire, trasmetti il messaggio che non è lei/lui che non accetti, ma quel comportamento che è inaccettabile!)
6. Resisti fino all’ultimo istante prima di punire (così eviti di farlo per rabbia e/o frustrazione) … quanto è utile premiare! 7. Prepara un piano anticrisi: chiedere cosa sta succedendo, lasciare uscire, distinguere cosa è tollerato e cosa no, anticipare la crisi, segnalare le conseguenze dei comportamenti inacettati,… 8. Dai alla/o ragazza/o la possibilità di calmarsi (può servire un “angolo di raffreddamento” ?!) 9. Fai domande aperte ed evita di chiedere “perché?” 10. Evita di cedere alla provocazione (… sei tu che devi sedare il conflitto), rispondi sempre con calma 11. Cerca, trova e sottolinea il positivo della/del ragazza/o anche quando fai le tue richieste 12. Chiarisci in anticipo quali comportamenti non saranno accettati e cosa succederà … non dilungarti però in spiegazioni 13. Utilizza più che puoi lodi: sincere, specifiche, immediate, descrittive (anche private, anche con un gesto/un segno), comunicale alle famiglie
Gradi di NON Partecipazione 1. Manipolazione (Manipulation) quando gli adulti o gli ideatori di un’azione “utilizzano” i destinatari-‐
bambini (ad es. facendo protestare gli alunni in corteo contro problemi che sono degli insegnanti contro un politico o una situazione di crisi di una scuola) 2. Decorazione (Decoration) quando gli adulti “utilizzano” i bambini e ragazzi per rafforzare l’idea (ad es. vengono riprese immagini di persone sofferenti o di situazioni di disagio, senza che se ne spieghi la ragione ai diretti interessati e si utilizzano tali immagini per “dare più forza” al messaggio). 3. Partecipazione simbolica (Tokenism) quando i bambini o i ragazzi vengono chiamati come “testimoni” in seminari o incontri pubblici, che danno un messaggio o fanno richieste che rafforzano il tema dell’incontro, ma che non sono finalizzate a ricevere una risposta concreta.
Gradi di Partecipazione 4. Investiti di ruolo e informati (Assigned but informed) quando i veri “attori” (bambini e ragazzi) sono
informati degli obiettivi del progetto loro rivolto e rivestono un ruolo attivo nella fase di realizzazione. 5. Consultati e informati (Consulted and informed) quando gli obiettivi dei progetti vengono costruiti anche consultando i bambini e i ragazzi. 6. Condivisione operativa (Adultinitiaded, shared decision with children) quando vengono definiti obiettivi generali da parte di chi propone il progetto (gli adulti) ma le decisioni operative vengono definite insieme a tutti i destinatari. 7. Progettazione in proprio da parte dei destinatari (Child initiated and directed) quando gli adulti esercitano un ruolo di sola facilitazione e forniscono gli strumenti per realizzare obiettivi pensati dai destinatari (i bambini e i ragazzi). 8. Progettazione in proprio e condivisione operativa con gli adulti (Child initiaded, shared decision with adults) quando i destinatari dei progetti (i bambini e i ragazzi) definiscono inizialmente gli obiettivi e le decisioni operative vengono prese e messe in atto insieme agli adulti, anche con variazioni in itinere.