FUORICLASSE IN MOVIMENTO
La connessione tra luoghi e apprendimento: l’esperienza dei centri educativi.
Savethechildren.it
Io credo che la scuola al centro dovrebbe mettere la bellezza. (Franco Lorenzoni) Riprendiamo l’approfondimento avviato nello scorso numero della newsletter su Fuoriclasse, programma di contrasto alla dispersione scolastica, che interviene in modo preventivo ed integrato con diverse attività in contesto scolastico ed extrascolastico, puntando su due livelli: motivazione e apprendimento. Dopo aver approfondito l’asse della motivazione, descrivendo in particolare la buona pratica dei consigli fuoriclasse, ci soffermiamo sull’apprendimento e sulla connessione tra questo e gli spazi educativi. La questione degli ambienti educativi non è di poco conto: sappiamo infatti quanto il contesto di apprendimento influenzi la possibilità stessa di apprendere. Banchi, lavagna, cattedra, sedie scricchiolanti, porte che non si chiudono, cartine ingiallite alle pareti. Questo è, solitamente, l’immaginario che connota le nostre scuole, nonostante le LIM, il pensare a scuole 2.0 e la volontà di portare innovazione. Da questo immaginario abbiamo cercato di affrancarci andando a ristrutturare nel corso degli anni alcuni spazi nelle città di Bari, Crotone, Milano, Scalea e Torino e creando dei veri e propri centri educativi. Nell’ultimo anno, abbiamo inaugurato due nuovi centri a Bari presso l’Istituto Comprensivo 16 cd Ceglie – Manzoni Lucarelli e a Milano presso l’Istituto Comprensivo Pareto (vedi foto del “prima” e “dopo” in fondo). Spazi belli, curati e a misura dei bambini e dei ragazzi che li frequentano. Spazi polifunzionali che possano adattarsi al lavoro di supporto allo studio in piccolo gruppo e che possano, al contempo, trasformarsi in luoghi dove vedere un film, fare una merenda, un laboratorio di falegnameria o semplicemente stare insieme. Luoghi inaspettati che a volte sorprendono i nostri ragazzi abituati ad aule scialbe e a schemi rigidi. Allo schooling - all’organizzazione del tempo e dello spazio della scuola – corrisponde un preciso pensiero pedagogico che ad oggi rimane basato per lo più sulla trasmissione frontale dei saperi, dal docente che sa al discente che deve apprendere e ripetere ciò che ha appreso così come gli è stato insegnato. Il momento del confronto e della restituzione dei saperi, rimane relegato alla verifica in forma orale e scritta. Questa visione e questa pratica di scuola, seppur contestata già a partire dagli inizi del 900 con le diverse pedagogie che ponevano al centro dell’apprendimento l’esperienza – il fare esperienza – continua a resistere all’interno dell’istituzione scuola. Negli ultimi anni tuttavia, qualcosa si è smosso e in diversi contesti e territori stanno prendendo forma e contenuto molteplici esperienze che provano a ripensare l’ambiente scuola ed extra scuola a partire dal come si apprende, c’è osmosi tra aula e territorio, tra scuola e quartiere. Proprio in quest’ottica si pone l’attività del centro educativo Fuoriclasse – luogo di apprendimento, luogo di cura e di prendersi cura reciprocamente e luogo aperto sul territorio. Perché il contrasto alla dispersione scolastica e al fallimento formativo passa attraverso una pratica irrinunciabile: il prendersi cura. Don Milani già lo ricordava con I care, il mi importa, mi interessa, riportando al centro dell’apprendere l’aver cura innanzitutto dei ragazzi prima che degli studenti. Riuscire a lavorare perché la scuola diventi luogo di ben-essere, dello stare bene sia per i grandi sia per i più piccoli a partire dall’ambiente fisico in cui sono inseriti. I centri educativi Fuoriclasse sono proprio pensati in quest’ottica perché il prendersi cura passa anche dalla pratica del curare gli spazi fisici, rendendoli accoglienti con il materiale a disposizione, organizzati e ordinati. Educare al bello e tramite la bellezza riuscire a sentirsi appartenenti ad un luogo perché si sono condivise esperienze importanti, si è ricevuta una mano e in altri casi la si è data perché si è trovato il bello in se stessi. Questo è ciò in cui crediamo e proprio per questo spendiamo tempo nella cura degli spazi e delle relazioni. “Per poter incontrare la bellezza bisogna compiere a volte lunghe manovre di avvicinamento […] Dobbiamo trovare e regalarci tutto il tempo necessario per non fare le cose di fretta e con superficialità. […] Se andiamo lenti aumentano le possibilità che arrivino tutti e forse si apre l’opportunità di incontrare davvero profondamente qualcosa”. (F. Lorenzoni – I bambini pensano grande). L’apprendimento si nutre di tempo, di bellezza e di stupore. Con i centri educativi cerchiamo di lavorare in quest’ottica affinché il tempo vissuto insieme, non sia solo il tempo dello studio ma tempo di vita.
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Il centro educativo di Milano: com’era...
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…. e com’è
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Il centro educativo di Bari: com’era…
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… e com’è
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