Terremoto: tornare a sentirsi sicuri a scuola

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TERREMOTO: AFFRONTARE IL TRAUMA E TORNARE A SENTIRSI SICURI A SCUOLA

Savethechildren.it


Le conseguenze di calamità naturali come un sisma possono essere particolarmente traumatiche per i bambini, che possono non aver ancora sviluppato sufficiente risorse cognitive per una rielaborazione consapevole dell’evento, già difficile da realizzare per un adulto. Nonostante ciò, hanno una naturale capacità di resilienza e adattabilità, soprattutto se supportati da fattori di protezione preesistenti afferenti da un lato alle loro caratteristiche di personalità (proprie e acquisite), dall’altro al contesto socio-familiare e comunitario in cui sono inseriti. Uno dei fattori di protezione principali per un bambino è la sua famiglia e più in generale gli adulti di riferimento. Per questo motivo è tanto importante e prioritario, sia durante la fase acuta che nel post-emergenza, prevedere interventi a supporto degli adulti che sono più vicini ai bambini, quindi rivolti a genitori, familiari e docenti.

La risposta di Save the Children all’emergenza terremoto Dopo il primo violento terremoto che esattamente 6 mesi fa, il 24 agosto scorso, ha colpito Accumoli ed Amatrice nel Lazio ed Arquata del Tronto nelle Marche, Save the Children si è immediatamente attivata per supportare bambini, famiglie e docenti, avviando diversi tipi di intervento: sono stati avviati Spazi a Misura di Bambino nei campi di accoglienza di Amatrice ed Accumuli con lo scopo di offrire a bambini e ragazzi un luogo sicuro dove passare il tempo con i propri coetanei e svolgere attività ludico-ricreative con educatori esperti, e garantire così un supporto anche ai genitori. Nel contempo, sono stati promossi percorsi di accompagnamento nella ripresa dell’ordinaria attività scolastica presso gli Istituti comprensivi Centro e Nord di San Benedetto e la scuola materna di Amatrice, finalizzati a facilitare il rientro a scuola di bambini e docenti, favorendo la rielaborazione e la narrazione dell’evento emergenziale. Si è provveduto a fornire un prefabbricato uso scuola per la scuola di Corridonia (MC) permettendo ad 80 minori di proseguire le attività scolastiche con regolarità. Sono stati realizzati moduli formativi per gli insegnanti a Rieti e prossimamente si terranno a Porto Sant’Elpidio nell’ambito del corso di formazione “A scuola di Resilienza: apprendere ed insegnare dopo una catastrofe” organizzato dalla Task Force del Miur per l’emergenza sisma, la Comunità Montana del Velino e l’Università degli studi dell’Aquila, in collaborazione con le associazioni presenti sul territorio. Save the Children ha coordinato incontri di supporto psicologico con insegnanti, genitori e bambini colpiti dal terremoto all’interno degli Istituti comprensivi di Roccafluvione e Venarotta, dell’ITS Enrico Fermi di Ascoli Piceno e dell’Istituto comprensivo di Caldarola, volti all’elaborazione e condivisione delle esperienze (lutti e perdite) legate al terremoto, in collaborazione con gli psicologi dell’emergenza del Centro Alfredo Rampi. Sono stati supportati con queste attività 36 insegnanti presso gli Istituti comprensivi di Roccafluvione e Venarotta, 263 bambini e 24 adulti presso dell’ITS Enrico Fermi di Ascoli Piceno, 133 bambini e 114 tra insegnanti e genitori presso l’Istituto comprensivo di Caldarola.

La sensazione di smarrimento e perdita d’identità conseguente al sisma la racconta Gilda, insegnante di lettere presso l’ITS E. Fermi di Ascoli Piceno, che si è occupata di coordinare l’intervento post-sisma: “La scuola è uno dei luoghi più familiari per i bambini ma anche per gli insegnanti, in cui trascorrono buona parte della loro giornata sentendosi protetti e al sicuro. Le continue scosse di questi mesi hanno minato profondamente la sicurezza e la familiarità di questi luoghi per le persone che vi abitano: si sono persi punti di riferimento, si è persa la quotidianità della vita scolastica, anche in conseguenza dei molti giorni di chiusura disposti a causa degli eventi sismici ripetuti e della neve. La ripresa e il proseguimento delle lezioni per i ragazzi è stata molto complessa. Nel nostro Istituto, Save the Children e gli psicologi dell’emergenza del Centro Alfredo Rampi sono intervenuti con un percorso di supporto emotivo di risposta alla prima emergenza, svolgendo tre incontri con i docenti e uno o due incontri con 10 gruppi classe, in base alle necessità riscontrare negli alunni. I nostri studenti sono prevalentemente ragazzi che vengono da contesti molto colpiti dal sisma. Inizialmente, come docenti ci siamo sentiti incapaci di porci in modo adeguato con i nostri alunni e, man mano che si susseguivano le scosse, ci siamo resi conto della necessità di un intervento strutturato e più duraturo nel tempo; di qui la proposta fatta a Save the Children di realizzare un ulteriore corso di formazione rivolto ai docenti che si realizzerà prossimamente. Gli incontri a cui abbiamo partecipato sono stati per tutti noi fondamentali, abbiamo fatto tesoro dei consigli degli psicologi su come comportarci e questo ci ha aiutato ad acquisire consapevolezza.

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Grazie al percorso svolto, nei mesi successivi siamo stati in grado di reagire con maggiore tranquillità e serenità e trasmettere queste sensazioni positive anche ai nostri studenti, nonostante dentro di noi albergasse ancora una forte paura. Dal canto loro, i ragazzi si sono liberati, sono riusciti ad aprirsi e raccontare le loro paure e ansie: al primo incontro alcuni non hanno partecipato non percependone il bisogno, poi man mano grazie al passaparola degli altri ragazzi e degli insegnanti, ne hanno compreso l’utilità e agli ultimi incontri hanno voluto essere presenti anche loro. Ci siamo finalmente sentiti tutti di nuovo più sicuri e tranquilli, più consapevoli e stabili”. Maura, dell’Unità Risposta Emergenze Nazionali di Save the Children, ha seguito insieme a Gilda il percorso nell’Istituto Fermi: “Ho percepito da parte dei docenti il desiderio di rapportarsi in modo nuovo ai ragazzi – commenta – avendo avuto la possibilità, attraverso questi incontri, di conoscerne gli aspetti più profondi che la normale didattica non sempre consente di scoprire. La più grande sfida vinta è stata riuscire a mettere in luce, come sia possibile in una situazione così drammatica alleggerire le emotività di ognuno grazie a momenti di condivisione promossi tra ragazzi e docenti. Una cosa molto bella è che la collaborazione con la scuola proseguirà, con l’attivazione di un corso di formazione di 15 ore rivolto ai docenti (che prevede l’acquisizione di crediti formativi) su come promuovere la resilienza in un’ottica educativa e psicosociale.

L’intervento educativo e formativo nelle scuole a seguito di un evento traumatico Questo tipo di interventi, sottolinea Maura, vengono realizzati sempre promuovendo la partecipazione attiva dei docenti, co-progettando insieme a loro le attività educative e identificando quelle che, sulla base delle loro competenze, possano portare avanti in autonomia una volta terminato l’intervento. Obiettivi e regole di gestione della classe vengono sempre condivisi con i docenti prima dell’avvio di qualunque attività, in modo da favorire un ambiente sereno e garantire un maggior senso di sicurezza. Gli interventi educativi si pongono diversi obiettivi, tra cui favorire il ritorno alla normalità; promuovere l’elaborazione delle emozioni e dei cambiamenti avvenuti nel gruppo classe mediante una metodologia basata sull’inclusione e la partecipazione; facilitare l’allentamento delle tensioni accumulate mediante la realizzazione di attività ricreative e di movimento da realizzare in gruppo in modo da alternare la didattica con momenti di decompressione utili sia per bambini che per adulti.

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Gli interventi psicosociali rivolti ai docenti, si fondano sull’accoglienza dei vissuti e su un primo contenimento emotivo per gli insegnanti, spesso colpiti (più o meno direttamente) dal terremoto, oltreché sull’individuazione di strumenti, strategie e risorse per essere di supporto agli alunni, in modo da aiutarli a gestire situazioni critiche e comprenderne le conseguenze psicologiche. Anche per gli studenti le finalità di questo tipo di attività sono riconducibili all’elaborazione dei vissuti connessi al sisma, alla condivisione di esperienze legate all’evento nell’ottica di “normalizzare” le reazioni e i comportamenti, rendendoli meno spaventosi e incomprensibili. Ovviamente si tratta di un lavoro di rete, svolto in stretta connessione con il dirigente scolastico, le famiglie, il territorio circostante, nell’ottica di una vera e propria comunità educante. La metodologia è quella partecipativa: a partire dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, bambini e ragazzi sono resi protagonisti degli interventi che li riguardano, attivando dinamiche di partecipazione diretta, ascolto, condivisione.

Alcuni esempi di attività svolte in contesto scolastico

Laboratorio sulle emozioni “[...] La nostra educazione ha finito per essere un’educazione senza traumi, ma senza traumi non si cresce. Si cresce attraverso i traumi, ci si trasforma attraverso i traumi. Il problema è (educativamente parlando) la somministrazione graduale del trauma, non l’esclusione del trauma”. (Francesco Campione) Partendo da questa prospettiva e accogliendo la richiesta delle insegnanti di poter sostenere loro e i bambini nella rielaborazione degli eventi causati dal terremoto, si costruisce una proposta che permetta ad ogni bambino di familiarizzare con le proprie emozioni, poterle riconoscere e dare loro una forma, condividendola con il resto del gruppo. Dopo una prima fase in cui si dà un nome alle emozioni, stabilendo ad esempio una corrispondenza tra quattro colori e quattro emozioni (al color giallo corrisponde la gioia, al rosso la rabbia, al viola la paura, all'azzurro la serenità), si dà forma ad esse attraverso un’attività creativa come il “gioco delle sculture”, in cui prima a coppie e poi collettivamente i bambini vengono invitati a creare con il loro corpo delle sculture a seconda dell'emozione che suggerisce un adulto conduttore. L’ultima tappa del percorso prevede la possibilità di riflettere ed elaborare nuove strategie per riorganizzare i propri stati emotivi, attraverso momenti di confronto e condivisione in cui l’intero gruppo classe è stimolato dalle considerazioni di ognuno e riflette sulle strategie che adotta, pensandone anche di nuove e originali. 3


Scrittura di un giornale I minori apprendono molte delle notizie via web o televisione e di questo subiscono un forte bombardamento. Farli sentire protagonisti scrivendo una sorta di diario di bordo/giornalino in cui possano appuntare sensazioni, paure, conoscenze, li aiuta a dare un nome e una forma alle loro emozioni.

Giochi di equilibrio Un evento traumatico come il terremoto può porre le persone che lo subiscono in una condizione di profonda disgregazione che agisce su diversi livelli; in particolare le emozioni diventano come congelate e le persone vivono in uno stato di sospensione. In questi casi, favorire l'attenzione sul proprio corpo alla ricerca di un nuovo equilibrio può contrastare la condizione di passività e incrementare la concentrazione e la riattivazione emotiva e fisica. In questi casi si possono proporre laboratori basati su percorsi motori individuali e sulla realizzazione di figure di equilibrio individuali e di gruppo.

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Si può predisporre un vero e proprio circuito che ogni partecipante viene invitato a percorrere nel miglior tempo possibile, si possono realizzare una sequenza di figure di difficoltà e di complessità progressiva, iniziando con figure individuali, per poi passare a combinazioni di coppia e a figure con più partecipanti, o dedicarsi insieme ai ragazzi alla pratica della slack line. Lo slacklining è una disciplina, che parte dallo stare in equilibrio su una fettuccia tesa per poi evolversi fino a camminarci passo dopo passo.

Rispetto di genere: per Save the Children, da sempre, il rispetto di genere rappresenta una priorità fondamentale, e, in tutte le nostre attività, poniamo la massima attenzione al rispetto dei diritti delle bambine. Nel presente documento, per semplificazione e sintesi, utilizziamo il termine generico “bambini” come falso neutro e cioè come riferimento sia a bambine che bambini. Tale termine, sempre ai fini della semplificazione del linguaggio, comprende la fascia d'età dei ragazzi fino ai 18 anni.

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