Vivendo la Magna Graecia : tra Kroton e Krimisa

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Promotori: Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria Istituto Istruzione Superiore “G. Gangale” Cirò Marina (KR) In collaborazione con Soprintendenza dei Beni Archeologici della Calabria Comitato Tecnico Scientifico: Francesco Mercurio, Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale Serafina Rita Anania, Dirigente Scolastico I.I.S. “G.Gangale” Giovanna Giulia Bergantin, U.S.R. Calabria Maria Stella Franco, U.S.R. Calabria Rosario Mercurio, Coordinatore Ed. motoria, fisica e sportiva U.S.R. Calabria Gruppo Operativo di Progetto: Gianluca Punzo, Archeologo Specializzato Santino Mariano, Coord. provinciale di educazione motoria, fisica e sportiva U.S.P. Francesco Scalise, Architetto, docente Gianfranco Strancia, Architetto, docente Giuseppe Siena, D.S.G.A. – I.I.S. “G. Gangale” Gruppo Didattico di Progetto: Gianluca Punzo, Santino Mariano, Francesco Scalise, Gianfranco Strancia, Francesco Colicchio Direzione e Coordinamento: Serafina Rita Anania, Dirigente Scolastico I.I.S. “G.Gangale” Ricerche e Testi: Gianluca Punzo, Gianfranco Strancia, Francesco Scalise Disegni originali: Alfonso Calabretta - Massimiliano Cerri Traduzione testi: Roberta Torzilli Realizzazione grafica: Valentina e Alfonso Calabretta per Centro Stampa, Cirò Marina.

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Gronda a protome leonina in terracotta presso il Museo di Capo Colonna

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( Illustrazione di Adolfo Magrini)

Capo Crimisa da “l’altare del fauno”

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INDICE PRESENTAZIONE: Francesco Mercurio Direttore Generale USR per la CALABRIA SALUTO: Giuseppe Scopelliti Presidente Regione Calabria PRESENTAZIONE: Mario Caligiuri

Assessore alla Cultura della Regione Calabria PREMESSA: Simonetta Bonomi

Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria INTRODUZIONE Motivazione dell’azione progettuale, il programma attuato, motivazioni ed obiettivi di Serafina Rita Anania – DS “G. Gangale” – Cirò Marina (Kr) 1. Una guida per gli studenti .......................................................... pag. 20 2. Informazioni sulla città ….......................................................... pag. 23 3. Le notizie storiche ….................................................................. pag. 25 4. Le fonti storiche e la scoperta di un archeologo austriaco……. pag. 27 5. Filottète …………………………………………..…………… pag. 31 6. Il tempio di apollo alaios …………………………..…………. pag. 34 7. L’acròlito del dio e gli ex voto………………………..……….. pag. 34 8. I greci d’occidente (di Gianluca Punzo) ………………..…...… pag.39 9. Lo sport e kroton (di Gianluca Punzo) …………………..……. pag. 39 10. Indice guida ………………………………………………..….. pag. 57 11. Guida ………………………………………………………..… pag. 58 12. Bibliografia per studenti e curiosi …………………………….. pag. 103

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PRESENTAZIONE Francesco Mercurio Con lo spirito del visitatore straniero all’epoca del Gran Tour , in compagnia di un gruppo di studiosi, di appassionati di storia antica e di Studenti della Scuola crotonese, abbiamo intrapreso - seguendo itinerari classici dei siti storico-archeologici del comprensorio - un viaggio culturale partendo da Kroton città olimpica per giungere all’antica Krimisa. I risultati di questo percorso di studio e ricerca - il catalogo e la mostra sui “Greci di Occidente” e questa pratica Guida - testimoniano che i valori della cultura, del radicamento al territorio e della sua tutela costituiscono veri punti di forza del contesto socio-economico, ambientale e culturale di ogni area geografica. “Vivendo la Magna Graecia: tra Kroton e Krimisa” è il risultato di una “best practice”, il frutto di un progetto formativo, da me fortemente voluto e sostenuto, dell’Istituto “G. Gangale” di Cirò Marina. Per gli Studenti che hanno attivamente partecipato, ha significato un laboratorio di sviluppo educativo costruito attraverso un processo di riflessione culturale e di importanti interrelazioni con i valori di Cittadinanza attiva che incoraggiano i giovani alla partecipazione vitale e generativa nella propria Comunità; insomma, un vero cammino di crescita, indispensabile per un reale mutamento delle aree a grave rischio devianza ed esclusione sociale. Per realizzare la Guida, gli Studenti, condotti da Esperti e Tutor facilitatori, hanno intrapreso un percorso di crescita e scoperta del territorio, anche grazie alla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria, tra siti di memorabile importanza, situati in uno dei luoghi più suggestivi di tutto il versante ionico calabrese; hanno, così, approfondito le radici della gloriosa storia dei Greci di Calabria in un’ottica e con una analisi moderna, che partendo dalla storia e dai classici del passato, trae insegnamenti attuali per una convinta pratica di cittadinanza attiva.

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Tuttavia, al di là dell’aspetto pedagogico e metodologico, nella sua finalità più pratica, ovvero nella specificità propria, la Guida ha l’intento di coinvolgere il viaggiatore, anche quello più attento e scrupoloso, a cogliere il fascino dei luoghi, a sentirsi attratto dalle sorti degli eroi, a rispondere attento alle vicende della storia avvertendo il bisogno di approfondire più direttamente l’esperienza. Per tali motivazioni, questo lavoro merita di essere divulgato e preso ad esempio non solo all’interno del sistema scolastico regionale e nazionale, ma dalle Istituzioni e dai Cittadini che hanno a cuore la crescita dei giovani, la valorizzazione delle loro idee, dei progetti e della cultura.

Francesco Mercurio Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria

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Catanzaro, 11/05/2013

Saluto del Presidente Giuseppe Scopelliti per “Vivendo la Magna Graecia: tra Kroton e Krimisa” Carissimi, è con particolare piacere che mi sono immerso nella lettura di questa preziosissima guida che, attraverso informazioni di carattere storicoculturale, ci restituisce la dimensione di quello che fu in epoca passata il territorio di Krimisa e di Kroton. Un viaggio nel tempo che ci colloca in una stagione assai felice per la nostra regione e questa zona in particolare. L'interesse verso questo piccolo prodotto editoriale deriva oltre che dalla sua utilità, naturalmente, anche dall'intento di trasferire alle più giovani generazioni tutto quell'universo valoriale legato alle nostre radici magno greche. Un patrimonio lasciatoci in eredità ma assai spesso trascurato, se non addirittura ignorato, dal quale invece dovremmo attingere a piene mani per vivere il presente con la consapevolezza di quelle che sono le grandi potenzialità del nostro territorio. Aderisco con grande entusiasmo, quindi, al progetto che unisce aspetti storici, culturali e sociologici e che ha portato alla realizzazione di questa guida poiché condivido in pieno la volontà di diffondere “conoscenza” e di iniettare una buona dose di fiducia e autostima ai giovani calabresi a cui ben presto sarà affidato il compito di determinare le sorti della Calabria. Fieri del nostro passato e della nostra identità dobbiamo cogliere questa occasione di riflessione per far partire la rinascita della nostra regione, dobbiamo lavorare intensamente perché anche nel futuro la Calabria possa essere “grande”. Giuseppe Scopelliti Presidente Regione Calabria

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PRESENTAZIONE Mario Caligiuri La Calabria regala sempre delle meraviglie ed è sempre capace di stupire. Questa guida, realizzata dagli studenti dell’Istituto “G. Gangale” di Cirò Marina, ne è un esempio tangibile e ci guiderà dall’antica Kroton a Krimisa attraverso un percorso straordinario capace di farci rivivere il fascino tra mito e storia dello splendore Magno-Greco. Questo progetto non solo ha arricchito i percorsi scolastici tradizionali ma, attraverso la realizzazione di specifici itinerari turistici, didattici e culturali, ha lanciato l’idea di far diventare i giovani studenti calabresi, i primi conoscitori e i primi divulgatori del patrimonio culturale della Calabria. L'osservazione diretta del territorio, la conoscenza dei luoghi e dei siti archeologici, l'esperienza di vita in comune non solo hanno permesso a questi giovani studenti di acquisire, migliorare e sviluppare rapporti di scambio interpersonale ma anche di approfondire direttamente la conoscenza della storia toccando con mano il valore della cultura. Vivere la Magna Graecia è il punto di partenza del rilancio della nostra Calabria, che puntando sui giovani, valorizzi e promuova i beni della nostra Terra. Proviamo insieme a trasformare i problemi in opportunità, la Calabria da terra di disperazione a polo culturale del Mediterraneo.

Mario Caligiuri Assessore alla Cultura della Regione Calabria

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PREMESSA Simonetta Bonomi

Rispettare e conservare le memorie del passato non è solo compito delle istituzioni, ma anche dei cittadini. Questo è il significato profondo del soggetto “repubblica” che compare nel ben noto articolo 9 della Costituzione. In un discorso del 5 maggio 2003 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo commentò con parole così appropriate da essere degne di essere riportate integralmente: “È nel nostro patrimonio artistico, nella nostra lingua, nella capacità creativa degli Italiani che risiede il cuore della nostra identità, di quella Nazione che è nata ben prima dello Stato e ne rappresenta la più alta legittimazione. L’Italia che è dentro ciascuno di noi è espressa nella cultura umanistica, dall’arte figurativa, dalla musica, dall’architettura, dalla poesia e dalla letteratura di un unico popolo. L’identità nazionale degli Italiani si basa sulla consapevolezza di essere custodi di un patrimonio culturale unitario che non ha eguali nel mondo. Forse l’articolo più originale della nostra Costituzione repubblicana è proprio quell’articolo 9 che, infatti, trova poche analogie nelle costituzioni di tutto il mondo: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. La Costituzione ha espresso come principio giuridico quello che è scolpito nella coscienza di ogni Italiano. La stessa connessione tra i due commi dell’articolo 9 è un tratto peculiare: sviluppo, ricerca, cultura, patrimonio formano un tutto inscindibile. Anche la tutela, dunque, deve essere concepita non in senso di passiva protezione, ma in senso attivo, e cioè in funzione della cultura dei cittadini, deve rendere questo patrimonio fruibile da tutti. Se ci riflettiamo più a fondo, la presenza dell’articolo 9 tra i “principi fondamentali” della nostra comunità offre un indicazione importante sulla “missione” della nostra Patria, su un modo di pensare e di vivere al quale vogliamo, dobbiamo essere fedeli. “La cultura e il patrimonio artistico devono essere gestiti perché siano effettivamente a disposizione di tutti, oggi e domani per tutte le generazioni”. Non c’è altro da dire in aggiunta: è un monito a fare, piuttosto, rivolto sia alle istituzioni sia ai cittadini. Sappiamo bene che la realtà non è stata e non è all’altezza delle enunciazioni di principio, nonostante lo strenuo impegno di pochi nell’indifferenza, quando non 12


nell’ostilità, di molti. Giustamente è stata ricordata in questo volumetto la figura di Paolo Orsi, primo Soprintendente alle Antichità della Calabria, figura di alta statura morale oltre che di profonda competenza scientifica, al quale si deve la scoperta, tra gli altri, del tempio di Apollo Aleo a Punta Alice. Altrettanto giustamente, e lucidamente, sono stati inquadrati nelle pagine che seguono i problemi che affliggono la comunità locale di Cirò Marina in termini sia sociali sia economici, frutto di gravi errori passati di cui è stata vittima tutta la Calabria. Oggi lo sguardo si volge finalmente interessato al patrimonio culturale, speranzoso che esso possa aiutare la comunità a migliorare le proprie condizioni e soprattutto a migliorare sé stessa. La via maestra è l’educazione dei futuri cittadini, se gli attuali potranno rispondere poco. In questo la scuola svolge un compito indispensabile e prezioso. L’Istituto di Istruzione Superiore “G.Gangale” di Cirò Marina con i suoi docenti ed i suoi allievi, sostenuto dall’Ufficio Scolastico Regionale, ha intrapreso un progetto importante che darà sicuramente i suoi frutti. Questo 2013 sarà un anno decisivo che vedrà l’impegno di Soprintendenza e Comune per dare una svolta significativa alla valorizzazione e alla fruizione del patrimonio archeologico cirotano e quindi una risposta concreta alle richieste della comunità. Il Museo Civico e l’area archeologica di Punta Alice saranno infatti oggetto di importanti interventi di miglioramento ed aggiornamento, si proseguiranno gli scavi a Torre Melissa. L’obiettivo è di creare una bella e ricca rete di offerta culturale del comprensorio cirotano, all’altezza della sua illustre storia, che ricomprenda anche il Museo di Cirò Superiore ed il Museo Palopoli di Torretta di Crucoli. E se Apollo non tornerà a Cirò, certamente dal suo sontuoso trono nel rinnovato Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria sorriderà alla sua terra lontana.

Simonetta Bonomi Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria

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INTRODUZIONE di Serafina Rita Anania

Questa nostra è terra di Magna Grecia, le sue radici sono millenarie e vanno oltre la solita, a volte stereotipata, immagine di una colonna antica. Questa è terra di Eroi, di Echi che affondano il proprio fascino nel dna stesso del Mediterraneo. Eroi della penna, Eroi del corpo: nella nostra memoria ci sono i versi omerici come il sudore degli olimpionici. Chi vive di questo nostro patrimonio storico e umano non può non tuffarsi in ciò che è stato e ha reso immortale il mondo ellenico. Nell’epoca antica, ogni quattro anni si fermavano le guerre e il tempo stesso allorché c’era da celebrare la bellezza del movimento sportivo: i muscoli, allora, sapevano disegnare forme estreme di estetica umana. E non era soltanto Sport. L’Umanità magno-greca visse di queste complessità. I grandi atleti chiamati a farsi valere nelle edizioni delle olimpiadi dell’epoca erano qualcosa di più che semplici concorrenti a questa o quell’altra gara. Erano le rappresentazioni, in carne e ossa, di un mondo-modo di echeggiare i più alti valori terreni. Erano l’equilibrio delle forme, l’altezza dello spirito. A quel tempo, anche le periferie del grande cosmo ellenico colsero il senso di una simile rappresentazione. Kroton, per esempio, fu fucina di idee e di sforzi fisici. Fu culla di pensatori e teorici come, pure, si contraddistinse per i suoi atleti belli e presto mitici. Fu protagonista di un movimento che non poteva , e non può tuttora , considerarsi solo «sportivo». La nostra Magna Graecia era ed è altro. Impersonava quei valori olimpici che erano tutt’altra cosa che non soltanto un risultato, un podio. Questa è una eredità che non può essere dimenticata. È’ un patrimonio comune che va oltre il solo desiderio di preservare orgogli campanilistici. L’Essere, quello che siamo, affonda le sue radici nel passato. 14


La memoria, allora, è un modo per ritrovare valori sopiti al momento. Per questi motivi, l’evento “Vivendo la Magna Graecia: tra Kroton e Krimisa” assume, specie nelle nostre periferie attuali, un peso enorme. È intanto, come accennato, la riscoperta del passato glorioso di un territorio che oggi vivacchia muto, quasi sempre ai margini delle grandi scelte nazionali e continentali che stanno cambiando la nostra vita quotidiana. Riscoprire che siamo stati protagonisti reali della storia più nobile è assieme uno stimolo a rialzare la testa e una maniera per ritrovare la fiducia nel nostro essere. Con un simile spirito noi sposiamo questa iniziativa, con la convinzione, altresì, che i più giovani abbiano un conto aperto con ciò che non sanno della loro terra, che nessuno insegna loro a ricordare del tutto. È un’operazione culturale che deve essere onorata con lo spirito dell’appassionato di Storia, da una parte, ma pure con la sensibilità del sociologo che cerca di ricostruire un identikit di popolo andato perduto nel tempo, dignitoso del passato locale collettivo. Pensiamo che la riscoperta del passato possa garantire tutto questo. Ritrovare per strada nomi, date e immagini di ciò che fummo può aiutarci a capire quel che possiamo ancora essere. In un ideale ponte tra passato remoto e futuro prossimo che può soltanto farci del bene. E ora abbiamo bisogno di farlo: prima che la disperazione dei tempi presenti ci rubi l’ultima ombra della nostra Identità. MOTIVAZIONI DELL’AZIONE PROGETTUALE Ciro’ Marina (KR), poco più di 15.000 abitanti, presenta un’economia legata alla coltivazione della vite, alla produzione e commercializzazione del vino DOC e al turismo estivo. Una certa importanza nell’economia locale riveste il settore ittico e quello commerciale. L’esiguità degli sbocchi occupazionali determina un alto tasso di disoccupazione, il fenomeno del lavoro nero e la ripresa dell’emigrazione verso il nord e l’estero. Negli ultimi anni è in aumento la presenza di manodopera extracomunitaria. L’istituto “G. Gangale” è frequentato da allievi provenienti dai Comuni di Cirò Marina, Cirò, Umbriatico, Strongoli, Torre Melissa, Verzino, 15


Crucoli, San Nicola dell’Alto, Cariati e negli ultimi anni da allievi extracomunitari la cui presenza è in continuo aumento. Gli alunni appartengono a famiglie della piccola e media borghesia, dell’imprenditoria, del commercio, del mondo impiegatizio e rurale. Il livello socio-culturale familiare è medio-basso, per cui gli allievi non usufruiscono di adeguati stimoli, specialmente per la mancanza in casa di abitudini e supporti culturali. Inoltre Cirò Marina, e ancor più i paesi limitrofi, non offre agli studenti opportunità di incontri e scambi culturali e in tale situazione, anche nel tempo libero, vengono meno gli stimoli positivi al processo formativo. Non possono mancare quindi le condizioni di disagio adolescenziale e giovanile che talvolta danno luogo a vere e proprie devianze. In relazione a quanto sopra i giovani che intraprendono il corso di studi nei nostri indirizzi, sono diversamente motivati. L’Istituto di Istruzione Superiore “G. Gangale ” vuole supplire alle carenze del territorio da cui proviene la sua utenza, arricchendo la propria offerta educativa attraverso un’attenta opera di prevenzione e di educazione alla cultura della legalità, fino a divenire centro di promozione sociale al fine di recuperare valori, suscitare interessi e migliorare la qualità della vita. In questo contesto, si inserisce il progetto “Vivendo la Magna Graecia: tra Kroton e Krimisa per costruire Cittadinanza & Partecipazione a Scuola” di cui questa guida è parte integrante. Progetto fortemente voluto da Francesco Mercurio, Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria e da me, nelle qualità di Dirigente Scolastico dell’IIS “Gangale” di Cirò Marina (KR),con il contributo di Giovanna Giulia Bergantin e Maria Stella Franco dell’USR Calabria, facenti parte del CTS (Comitato Tecnico Scientifico). L’idea progettuale è finalizzata alla conoscenza e allo studio del territorio di Krimisa. Il gruppo di lavoro per la parte storico–artistica formato dall’Archeologo Specializzato Dott. Gianluca Punzo e dai Professori 16


Francesco Scalise e Gianfranco Strancia, nonché dai Prof.ri Santo Mariano e Francesco Colicchio per la parte di supporto organizzativa, ha coinvolto gli studenti delle classi seconde e terze degli indirizzi C.A.T. (Costruzione, Ambiente e Territorio) e Turismo. Il prodotto di questo lavoro è tra le vostre mani: una guida storico– culturale, dedicata all’antichità greca del nostro territorio, che vuole essere un primo passo per coinvolgere ed interessare un numero sempre più ampio di studenti verso la conoscenza del proprio territorio, per la promozione dello stesso e per la creazione di figure professionali specifiche per il settore turistico. IL PROGRAMMA ATTUATO, MOTIVAZIONI E OBIETTIVI Si è sperimentato un nuovo modello d’intervento di educazione alla legalità che, ponendosi in una logica di revisione e recupero di tante esperienze positive maturate fino ad oggi nel percorso del Gruppo regionale di “Cittadinanza & Costituzione”, insieme ad una fitta rete di scuole della Regione, ha rappresentato un solido punto di avvio per la costruzione di un sistema organico e stabile di riferimento in grado di proporre modalità e strategie per l’attività di formazione in percorsi formativi mirati, rivolti agli studenti, ai genitori e agli insegnanti. Con azioni mirate si è inteso suscitare una sensibilità consapevole verso la cittadinanza attiva e responsabile da parte dei giovani con le loro famiglie, mentre dal punto di vista professionale si è offerto ai docenti partecipanti la possibilità di confrontarsi ed esplorare nuove strategie didattiche utili ad attuare reali ricadute in materia di educazione alla cittadinanza. Si sono attivati laboratori di ricerca-azione di qualità. Infatti, l’attività dei laboratori si inserisce nel percorso di Cittadinanza ed è finalizzata a creare le condizioni di un positivo incontro con lo Stato basato sul rispetto delle regole e su azioni nell’interesse della collettività, si sono promosse reali competenze per diventare un cittadino responsabile. L’idea progetto è nata con l’intento di contribuire a promuovere azioni di partecipazione civile e di cittadinanza attiva a partire dalla tutela e

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valorizzazione del patrimonio culturale del nostro territorio facente parte dell’antica Grecia d’occidente. Siamo partiti dall’assunto che il patrimonio culturale di un luogo rappresenti l’identità collettiva del luogo stesso ed intrattiene con essa un rapporto dialettico che può mettere in moto pratiche di cittadinanza attiva. Obiettivo generale del progetto è stato, dunque, favorire negli studenti, soprattutto per quelli che vivono in aree difficili, l’educazione alla cittadinanza attivandosi, attraverso lezioni frontali e multimedialiinterattive, tenute dall’ Archiologo Gianluca Punzo e dai Prof.ri Francesco Scalise e Gianfranco Strancia e da visite didattiche specialistiche “drammatizzate” e coinvolgenti, tenute dallo stesso Archeologo, presso i Musei del territorio: Civico di Cirò Marina, Archeologico Nazionale di Crotone e Archeologico di Capo Colonna. L’attività si è incentrata sul recupero dell’identità territoriale partendo dalla riscoperta, ovvero dalla conoscenza dei luoghi e della Storia. Abbiamo lavorato per la promozione e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, quello che ci identifica come Comunità e che, riconosciuto come tale, deve essere conservato, e trasmesso da generazione in generazione, affinché non si dimentichino le nostre origini, la nostra Storia e si possano attivare nuove opzioni di sviluppo per il nostro territorio.

Serafina Rita Anania Dirigente Scolastico IIS “G. Gangale” di Ciro’ Marina

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VIVENDO LA MAGNA GRAECIA: tra Kroton e Krimisa.

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UNA GUIDA PER GLI STUDENTI La nostra terra che è stata appena sfiorata dallo sviluppo negli anni travolgenti dell’industrialismo, un tempo costituì un serbatoio di emigrazione forzata delle braccia. Oggi è diventata serbatoio di emigrazione intellettuale, cioè della migliore risorsa che possiede, quella che tra l’altro è costata tantissimo alle famiglie e allo Stato per formarla, privata di tantissime risorse umane risucchiate dall’industrialismo, Cirò Marina presenta oggi infrastrutture da migliorare, risulta priva, infatti, di efficienti reti di comunicazioni materiali e immateriali competitive (collegamenti stradali, aerei, ferroviari, reti digitali e telematiche). A ben vedere non può competere sul mercato dei beni, delle idee e dei saperi senza soccombere alle scelte economiche, produttive, culturali e agli stili di vita dei territori che si presentano maggiormente competitivi. Proponiamo col nostro impegno e con questo nostro primo lavoro una soluzione: la promozione territoriale attraverso la ricerca e la diffusione delle specificità culturali e colturali del territorio, coglierne ed esaltarne gli aspetti originali. Non di “usarlo”, non di sfruttarlo. Una promozione territoriale innovativa, studiando e ragionando sul patrimonio identitario complessivo della nostra terra, inteso come originalità produttive, anima dei luoghi, storia, specificità delle risorse naturali, culturali e colturali, paesaggio e relazioni fidando sulle nostre proprie forze senza coperture assistenziali. Siamo convinti che il territorio, con il suo individuale patrimonio, rischia di soccombere all'omologazione se non saprà o non riuscirà ad individuare la matrice della propria specificità naturale e storica e a farla 21


valere nella competizione dei beni, dei saperi, delle idee in modo da utilizzarla per la promozione territoriale. A noi pare che questa sia ormai una delle poche possibilità di difesa delle culture locali dall'aggressione del consumismo omologante che annienta originalità etniche, linguistiche, produttive, umane, culturali, vegetali, naturali. Se la città è la casa dell'uomo, la terra è la sua culla: l'oblio, la perdita della culla o della sua memoria è la perdita della memoria di sé. Non vogliamo che questo accada! La nostra cittadina risulta per lo più estranea a quel movimento turistico culturale che d’abitudine tocca i centri più importanti della Calabria. Difficilmente qui da noi si fermano gruppi organizzati di turisti e di cultori della storia antica. Per questo motivo, approfittando delle lezioni di Storia e Storia dell’Arte, per un progetto di Cittadinanza attiva1, tenute presso il nostro Istituto da un Archeologo Specializzato Gianluca Punzo e dai Prof.ri Francesco Scalise e Gianfranco Strancia, abbiamo deciso di creare una guida del nostro territorio che possa essere un utile strumento a chi volesse visitare o conoscere Cirò Marina. Con questa nostra iniziativa parte cosi un percorso, pensato in più volumi, che rintracciando nel passato le origini del presente intende metterne in luce aspetti originali, tanto delle evidenze storico archeologiche e delle fonti storico letterarie quanto dei prodotti legati alle attività produttive di beni materiali. Una bottiglia di vino o un canto popolare, un sentiero collinare o un culto religioso, un prodotto dell'ingegno o un alimento tipico, una raccolta poetica o un fenomeno storico, un paesaggio naturale o un antico monastero raccontano le specificità del territorio nel quale allungano le radici le generazioni che lo hanno abitato. La loro riscoperta non è una operazione romantica di chi pensa di progredire con la testa rivolta all'indietro o di chi affronta il presente nascondendola sotto il peso del passato: solo riscoprendo la linfa vitale che proviene dalle radici antiche si possono affrontare le insidie del presente e ciò vale ancor più per le culture e per le colture locali più delle altre esposte all'annientamento dell'omologazione globalistica del nostro tempo. Siamo convinti che solo attraverso la Cultura e la Scuola, che ne è il veicolo naturale ed essenziale, passi il riscatto morale del nostro paese. 1

“Vivendo la Magna Graecia: tra Kroton e Krimisa - Per costruire Cittadinanza & Partecipazione a Scuola

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Gli studenti dell'IIS “G. Gangale� Indirizzi: C.A.T. e Turismo

Barone Salvatore Cinefra Carmine Dell'Aquila Davide Ferraro Valentino Golino Alberta Lettieri Saverio Miceli Mariangela Nigro Vito Papaianni Rita Ruggero Regina Luana Valente Giada Sprovieri Anna

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Capoano Riccardo Cosentino Teresa Ferraro Francesco Golino Alba Lamanna Francesca Martino Michela Morise Salvatore Notaro Rachele Romeo Ilaria Taik Jamel Le Rose Erminia


Cirò Marina Informazioni sulla Città

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Il Comune di Cirò Marina nasce nel 1952 lungo quella fondamentale arteria stradale che è rappresentata dalla Strada Statale 106, altrimenti detta Jonica che collega Reggio Calabria a Taranto. La specificazione “Marina”, oltre a indicarne la posizione lungo la costa, serve a distinguerla dal soprastante Comune di Cirò. Il territorio che costituisce la superficie giuridica di Cirò Marina si estende dal promontorio di Punta Alice alla foce del torrente Lipuda ed è caratterizzato dalla presenza di estesi vitigni. La coltura della vite, in particolare del Gaglioppo, rappresenta una specialità della nostra zona nonostante, o forse, grazie ai venti marini e all’arsura del sole. Non per nulla il motto riportato sullo stemma cittadino è “Mari Felix Meroque” ossia “Prospero per il mare e per il vino puro”. Il merum del motto non è il vinum: qui si intende il vino puro, non tagliato. Gli antichi, Greci prima e Romani poi, non bevevano il vino puro ma lo allungavano con l’acqua. Solo i barbari, come gli indigeni, bevevano puro l’oinòs o il merum. Non si dimentichi che le genti indigene che risiedevano qui, prima dell’arrivo dei Greci, coltivavano la vite legando la pianta a pali di legno e se il nome a loro attribuito fu Enotri, la cui etimologia è legata a oinòs, il vino, ciò vuol dire che producevano già il pregiato prodotto dell’uva. A conferma di ciò, si veda il “tipo parlante”, il simbolo ufficiale, della moneta di Naxos, in Sicilia, una delle prime apoikìai occidentali: era rappresentato il grappolo d’uva tra i racemi della vite.

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LE NOTIZIE STORICHE Oltre 2700 anni fa, nell’VIII a.C., in quella terra che conosciamo col nome di Grecia (Hellàs) molte città (póleis) attraversarono una profonda crisi economica le cui cause furono molteplici e correlate tra loro: sovrappopolazione, povertà del suolo, lento sviluppo dell’artigianato e del commercio, concentrazione delle proprietà terriere nelle mani di pochi e relativo depauperamento dei piccoli agricoltori e, non da ultima, la trasmissibilità dell’eredità al solo primogenito. A questo punto nacque, anche con l’aiuto delle autorità locali e dunque delle città, un vero e proprio movimento migratorio di persone che partirono verso Occidente, nonostante i pericoli legati alla navigazione, alla ricerca di terra da coltivare e di una vita dignitosa anche “lontano da casa”. Le nuove fondazioni elleniche, nel meridione della nostra penisola, furono indicate appunto come apoikìai ovvero luoghi “lontano da casa”2. Prima di partire dalla città d’origine, la metropolis cioè la madrepatria, il responsabile della spedizione si recava a Delfi presso il santuario di Apollo e qui interrogava l’oracolo del dio al fine di ottenere notizie circa il luogo in cui costruire la nuova comunità: dove approdare? Dove cercare terra libera da coltivare? Avrebbero trovato acqua? Si trattava di un luogo difendibile? Queste le caratteristiche fondamentali che doveva possedere un’area per renderla appetibile agli antichi migranti elleni. Il santuario di Apollo a Delfi rappresentava il più importante archivio “geografico” dell’antichità in cui si custodivano le notizie relative ai territori e le descrizioni delle coste del Mediterraneo raccolte dai naviganti fin dalle epoche più remote3 2

Il termine colonia, oltre ad essere latino e dunque non utilizzato dagli elleni, deriva dal verbo colere che indica lo sfruttamento della terra, mentre il termine greco apoikìa sottolinea l’idea della separazione. 3 Le scoperte archeologiche dimostrano che genti micenee avevano già frequentato l’Italia e fatto scambi commerciali con gli indigeni della nostra penisola fin dal XV secolo a.C.

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La migrazione greca in Occidente, nelle terre dell’Italia Meridionale e della Sicilia, seguì itinerari e percorsi già battuti nel II millennio a.C. Quel che hanno tramandato gli scrittori antichi, forse in ricordo di quei primi scambi tra micenei e indigeni della penisola già molti secoli prima dell’arrivo degli Elleni, collega la fondazione delle poleis greche d’Occidente ai nóstoi, i “ritorni” o meglio il viaggio di ritorno degli eroi greci dalla guerra di Troia.4 Questi avrebbero vagato per il Mediterraneo Occidentale, prima di rientrare alle loro terre, fermandosi in alcuni luoghi dove poi fondarono nuove città. A quella nuova regione dell’Hellás fu attribuito l’aggettivo Megàle perché ricca di città, intelletti, artisti, architetti, atleti, filosofi, poeti, scrittori, studiosi, strateghi e uomini d’arme. L’arrivo dei migranti ellenici e la fondazione delle loro apoikìai portò all’immediato assorbimento, quando non fu asservimento, delle popolazioni indigene. 4

Sebbene si tratti di una tradizione postuma e di propaganda, nata in seno alle stesse apoikiai d’Occidente, questa letteratura nasconde una realtà storica.

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Queste furono indicate indistintamente dai Greci col nome di Enòtri (Oinotròi), termine derivato da oinòs, il vino o, ancor più calzante, dalla voce del dialetto dorico, oenòtron, che indica il “palo di sostegno della vite”. Senza alcun dubbio, dunque, le genti indigene incontrate dagli elleni nel meridione della nostra penisola coltivavano già la vite e utilizzavano i pali di legno per reggere la pianta e le sue ramificazioni. “L’enòtria Krimisa” era dunque terra ricca di vigneti quando divenne parte integrante della chòra, il territorio, di una delle polis più famose dell’Occidente ellenico, Kroton, rappresentandone il confine settentrionale. Si tratta del territorio dell’attuale Cirò Marina.

LE FONTI STORICHE E LA SCOPERTA DI UN ARCHEOLOGO AUSTRIACO. Un caparbio e preparato archeologo5 austriaco6, trentino di Rovereto, Paolo Orsi7, fin dal 1915 batté palmo a palmo la campagna e le sue propaggini paludose lungo la costa che si estendeva dalla foce del torrente Lipuda fino a Punta Alice. La sua ricerca mirava a risolvere un enigma topografico dell’archeologia magnogreca: rintracciare tracce ed elementi archeologici che consentissero l’identificazione dell’antica Krimisa. A leggere gli antichi scrittori, infatti, si era a conoscenza del fatto che un tale Miscello di Ripe, città dell’Acaia, regione nordorientale 5

Fu Soprintendente delle Antichità della Calabria dal 1924 al 1932. Non si dimentichi che il Trentino fu territorio austriaco fino al Trattato di Saint Germain nel 1919, alla fine della I Guerra mondiale. 7 Il suo amico Enrico Gagliardi anch'egli archeologo, così lo descrisse in uno scritto pubblicato dopo la morte di Paolo Orsi sulle pagine del "Quaderno della Rivista Trentino" XIV, 1936 n. 8: “Rivedo il maestro: alta, solida la persona, la nobile testa eretta, la fronte spaziosa, pochi capelli lisci modellavano il cranio, la barbetta grigia, il portamento rigido, quasi militare, lo avrebbero fatto scambiare per un ufficiale; ma un solco profondo sulla fronte e lo sguardo penetrante ben rilevavano in lui l'uomo di studio e di scienza, abituato al diuturno travaglio del pensiero. Il parlare lento, misurato, chiaro, traduceva subito il carattere dell'uomo, diritto e preciso, che attraverso il lavoro senza indugi e senza stanchezza, vedeva netta la meta. La sua vita austera, d'una semplicità francescana, che rifuggiva dagli onori e da ogni teatrale popolarità, gli ha permesso di operare in silenzio in luoghi disagiati. Dovunque Egli è passato, ha lasciato un'orma profonda; perché niente sfuggiva al suo sguardo, alla sua acuta osservazione; i suoi studi si concentravano subito in limpide e fondamentali pubblicazioni che hanno illustrato intere regioni e periodi oscurissimi, mai prima di lui tentati e da lui fatti rivivere e resi eloquenti dopo millenni di silenzio” 6

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del Peloponneso in Grecia, si era recato presso l’oracolo di Apollo nel santuario di Delfi per avere un responso sulla sua discendenza. La Pizia, sacerdotessa attraverso la quale si manifestava la voce divina, gli disse queste parole: “Apollo ti comanda questo: fondare la grande Kroton in mezzo ai bei campi da arare” Ma considerato che Miscello mostrava di non avere alcuna idea su dove andare a fondare questa Kroton, la Pizia proseguì con una serie di precise indicazioni geografiche: “Il mare aperto per lungo tratto si apre verso Occidente. In tal modo, ti dico, non puoi sbagliare e non trovare il Capo Lacinio, né la sacra Krimisa o il fiume Esaro”.8 Le indicazioni date a colui che avrebbe fondato Kroton riguardavano dunque un’area che si estendeva da quello che oggi è il promontorio chiamato Capo Colonna, a sud della città di Crotone e un punto verso Nord, considerato che in quella direzione si trova il fiume Esaro. Ma dov’era la sacra Krimisa? E, poi, perché era detta sacra? Per scoprirlo ci facciamo aiutare da un’antica tradizione,9 riportata da Apollodoro di Atene nel II secolo a.C., per la quale l’eroe greco Filottéte, di ritorno dalla guerra di Troia, “trovò rifugio in Italia presso i Campani e, dopo aver combattuto contro i Lucani, si stabilì a Krimisa, vicino a Kroton e Thurii. Essendosi fermato qui, edificò un tempio ad Apollo Alaios e lì consacrò anche il suo arco”. Dunque Krimisa era sacra perché vi sorgeva il tempio di Apollo Alaios fondato da Filottéte. Fin dall’aprile 1915 Paolo Orsi cercò in queste terre il santuario di Apollo Alaios, ma la partecipazione dell’Italia alla I Guerra Mondiale contro l’Austria e la Germania lo mise immediatamente in una posizione delicata: lui austriaco, in giro per le campagne calabresi, fu più volte arrestato col sospetto di essere una spia nemica. Nonostante ciò rimase tre giorni in quella borgatella che era sorta intorno alla stazione di Cirò per poter esplorare colline circostanti e il pianoro che si estendeva fino a Punta Alice. 8 9

Diodoro Siculo VIII, 17; Apollodoro, Biblioteca, Epitome 6-15 b-c;

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La sua ricognizione dei terreni non era certo una passeggiata considerato che ancora a quei tempi l’area presentava ampie bassure palustri e acquitrinose, quando non veri pantani! Eppure nulla riuscì a frenare le sue convinzioni anche perché aveva avuto la fortuna di incontrare l’appoggio di un noto professore cirotano, di fama nazionale, Luigi Siciliani10 che, come lui, era un fermo assertore della presenza del tempio di Apollo nell’area della marina. Solo la Guerra impedì qualunque altra ricerca. Passeranno anni prima che Orsi ritorni a Cirò Marina. Ma lui non aveva dimenticato. Così quando nel 1923 prese l’avvio un progetto di bonifica agraria, finalizzato a dar lavoro a gente disoccupata, con il prosciugamento dei pantani attraverso la creazione di canali, Paolo Orsi è nuovamente al suo posto, negli acquitrini di Cirò Marina a controllare quei lavori. Tra l’aprile e il maggio del 1924 si scavò e si individuò il tempio di Apollo Alaios. Un’ultima nota prima di presentare

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Nato a Cirò, nel 1881, da nobile famiglia, studiò dapprima a Catanzaro e poi si trasferì a Roma dove si laureò in Giurisprudenza e in Lettere nel 1907, appena sposato, si trasferì a Milano dove successivamente fondò, con alcuni amici l'Associazione Nazionalista Italiana ed il settimanale interventista “Il Tricolore”, attraverso il quale esercitò un’attiva e partecipata propaganda patriottica. Partì volontario allo scoppio della I Guerra mondiale combattendo a Gorizia per passare poi al Comando Supremo, destinato alla propaganda. A guerra finita partecipò con Gabriele D'Annunzio, all’impresa di Fiume. Dal 1919 fu Deputato per differenti schieramenti fino a quando nel 1922-23 fu Sottosegretario alla Pubblica Istruzione e Belle Arti nel gabinetto Facta mantenendo l’incarico anche nel primo governo Mussolini. Il Siciliani, ammalatosi gravemente, muore il 24 maggio del 1925, probabilmente senza vedere quello che l’amico aveva portato alla luce del tempio. Possiamo solo immaginare che Paolo Orsi lo tenne al corrente di ogni nuova scoperta.

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il monumento e gli oggetti che ne garantirono l’attribuzione: appena si comprese l’eccezionalità della scoperta, e dunque necessitava un immediato intervento, il Ministro della Pubblica Istruzione dichiarò che non aveva fondi disponibili. A intervenire in aiuto di Orsi fu la Società Magna Grecia11 con un vaglia telegrafico di 10.000 Lire immediatamente dopo la richiesta. Nonostante il fatto che le prime scoperte avvennero ad insaputa di Orsi e che purtroppo si ebbero “deplorevoli dispersioni”, lo stesso studioso giustificherà il Genio Civile di Catanzaro che gestiva i lavori di bonifica così come il Consorzio Autonomo delle Cooperative Ravennati che eseguivano le operazioni in cantiere: “nessuno, archeologo o non archeologo, avrebbe nemmen lontanamente pensato che proprio in quel punto si celassero le rovine di un santuario greco di una certa rinomanza”.

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Costituita nel 1920 da Umberto Zanotti Bianco e dallo stesso Paolo Orsi era, per così dire, una costola dell’ANIMI, l’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia i cui obiettivi erano riscattare dall’oblio e dall’emarginazione non solo i contadini meridionali ma anche i monumenti e le memorie storiche. La Società Magna Grecia operava, attraverso scavi, convegni e pubblicazioni, per restituire la storia e il patrimonio culturale del Sud all’attenzione di studiosi e visitatori di tutto il mondo ma prima ancora alla consapevolezza e all’orgoglio civico dei meridionali. L’attività dell’ANIMI tendeva a liberare il popolo e il territorio dalla marginalizzazione sociale e culturale attraverso la diffusione della cultura e la scolarizzazione: aprirono 2000 scuole in tutto il Sud di cui 649 nella sola Calabria.

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FILOTTÉTE Ma chi era questo eroe della guerra di Troia. In genere ricordiamo più facilmente Achille, Odisseo (Ulisse), Aiace, Agamennone, Nestore e i troiani Ettore e Paride. Ma Filottéte? Gli antichi ricordano che fu uno dei pretendenti di Elena, motivo per il quale, quando costei fuggì a Troia con Paride, anche Filottéte partecipò, con sette navi12, alla spedizione punitiva contro la città sullo stretto dei Dardanelli narrata da Omero nell’Iliade. Se Achille era celebre per la sua velocità (piè veloce) e per il suo coraggio e Odisseo per la sua astuzia, la fama del nostro personaggio era legata alla sua abilità di arciere. Possedeva infatti arco e frecce che gli erano stati donati da Eracle in persona per averlo aiutato13. Prima della partenza per Troia, durante un sacrificio ad Apollo, Filottéte viene morso al piede da un serpente d’acqua sbucato dall’altare del dio14. Salpate le navi, dopo qualche giorno di navigazione, la ferita cominciò ad emanare un fetore nauseabondo tanto che Odisseo consigliò, su pressione di tutti gli occupanti della nave, di abbandonare Filottéte sull’isola di Lemno.

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Omero (Iliade, II, 176) scrive “di quanti abitavano Metone e Naumachia e tenevano Melibea e Olizone sassosa, Filottéte esperto nell’arco guidava le loro sette navi.” 13 Nel racconto di Diodoro Siculo (IV, 38, 4) si legge che “avendo ucciso involontariamente un giovane, Eracle decise di andare in esilio volontario lasciando la città di Calidone. Portò con se la moglie Deianira ed il figlio Illo. Durante il viaggio colpì con una frecca il centauro Nesso che stava per violentare Deianira. In fin di vita il centauro consigliò alla donna come fare un filtro d'amore con il suo sangue. Deianira seguì il consiglio e conservò il filtro nascondendolo al marito.” Quando però, durante il viaggio, Eracle “fece prigioniera la giovane principessa Iole, per gelosia Deianira unse la tunica di Eracle con il filtro datole dal Centauro che conteneva il veleno dell'Idra provocando all'eroe atroci sofferenze. Resasi conto dell'errore commesso, Deianira si uccise mentre Eracle, interrogato l'oracolo, faceva preparare una pira sull'Eta. Solo Filottéte fu disposto ad accendere il rogo, ma quando Iolao e i suoi compagni non trovarono le ossa di Eracle fra le ceneri si persuasero che fosse passato fra gli dei.” Alle prime fiamme, appare Zeus che prende suo figlio Eracle e lo porta con se sull’Olimpo. 14 Un’altra versione del mito vuole che si ferì da solo con una sua freccia avvelenata.

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Qui, il ferito, sopravvisse cacciando uccelli con il suo arco. Passarono 10 anni. Un giorno, sull’isola, inaspettati giungono Odisseo e Diomede, inviati da Agamennone capo dell’armata greca che ancora non riusciva a far capitolare la città nemica e che dopo l’uccisione di Achille da parte di Paride cominciava a disperare che la città di Priamo fosse inespugnabile. L’indovino Calcante aveva infatti profetizzato che Troia non sarebbe stata conquistata senza l’arco di Eracle. Quell’arco era col suo padrone a Lemno! Filottéte viene convinto, con la promessa di cure per la sua puzzolente ferita, a riprendere il viaggio verso Troia e a unirsi alle truppe greche. Giunti al campo amico, il nostro eroe viene curato da Podalirio e mette il suo arco al servizio della causa greca uccidendo Paride e contribuendo alla vittoria finale. Finita la guerra, tutti gli eroi riprendono il mare per tornare a casa e comincia cosi una nuova serie di avventure: i nòstoi, i ritorni e le peripezie vissute da ciascuno di loro. Il nostro Filottéte giunge in Italia meridionale e qui vagò a lungo prima di fermarsi a Krimisa fondando il tempio di Apollo Alaios ovvero Apollo errante, girovago, nel quale consacrò il suo arco. Krimisa esiste già prima dell’arrivo dei migranti elleni dell’VIII secolo a.C. ed era un villaggio indigeno come viene ricordato nei versi della Alexandra (vv.910-929) di Licofrone del IV secolo a.C. che riassumono la storia di Filottéte: Dall’Esaro le limpide correnti con la borgata enòtria Krimisa accolgono il piagato – Filottéte – dal morso del serpente maculato.

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La fiaccola, sognata dalla madre di Paride, fu tristo preannuncio, la spense, l’oscurò, la freccia vibrata dall’arciere Filottéte. L’arciere che, combusto il corpo di Eracle, si dotò dell’arco suo fatale munito di saette ineluttabili. Caduto combattendo, il suo sepolcro guarda il fiume Crati là presso il santuario di Apollo Aleo, là dove muore il Neto alla marina. Conferma della presenza indigena in questa zona sono i dati archeologici per i quali si è identificata come sacra, già per il VII secolo a.C., quell’area sulla quale un secolo dopo architetti e maestranze greche di Kroton edificheranno il più antico tempio dei Greci d’Occidente: quello dell’Alaios appunto.

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IL TEMPIO DI APOLLO ALAIOS, L’ACRÒLITO DEL DIO E GLI EX VOTO. Quel che resta del tempio di Apollo Alaios, scoperto da Paolo Orsi nel 1924 appare oggi, come già riportava l’archeologo trentino, una desolante rovina. Abbandonato nella campagna a ridosso del litorale, sotto il sole “africano” dell’estate, oggi si può scorgere unicamente il perimetro delle fondazioni su cui si innalzava l’architettura del tempio per Apollo Alaios. Si tratta comunque, almeno per la sua prima costruzione, del più antico tempio conosciuto nel territorio che fu della polis di Kroton. Si sono potute riconoscere almeno due principali fasi costruttive dell’Apollonion di Krimisa: la prima, ellenica, della seconda metà del VI sec. a.C. con pianta rettangolare stretta e lunga con colonne di legno (il tempio ne presentava 7 sul lato corto e 15 su quello lungo) con l’elevato che doveva essere costruito in mattoni crudi e legno; la seconda fase, indigena, ovvero della popolazione dei Brettii, databile agli inizi del III secolo a.C., nella quale fu costruito un piccolo edificio (8 x 19 m) che occupò lo spazio dell’antica cella del tempio originario. In relazione a questa fase brettia, al tempio di Apollo va collegato un

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edificio a pianta quadrangolare che è stato scoperto a poca distanza: si tratterebbe di una struttura destinata all’ospitalità per i pellegrini che giungevano al santuario del dio provenienti da regioni lontane. Se è rimasto poco o niente del tempio bisogna dire che le cause sono almeno due: in primis l’azione secolare di spoliazione degli edifici antichi per la produzione di calce oltre che per l’impiego di pietrame già disponibile in quelle che, agli occhi degli utilizzatori, erano diventate delle vere e proprie cave pronte all’uso; poi il tempo, la palude e i lavori di bonifica hanno fatto il resto. La caparbietà e l’intransigenza di Paolo Orsi vengono premiate e se il tempio viene riconosciuto e attribuito ad Apollo lo si deve agli straordinari ritrovamenti di una testa acròlito15, con mano e piedi, pertinenti ad una statua cultuale della metà del V secolo a.C. e alcune statuette ex voto del dio databili tra V e IV secolo a.C. La testa del dio eponimo (“che dà il nome”) del tempio, oltre ad essere uno dei più fortuiti ritrovamenti dell’archeologia meridionale perché dovuto al prosciugamento di un pantano e alla bonifica di questa zona della costa, risulta essere un raro esempio di immagine cultuale dei Greci d’Occidente.

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Acròlito significa letteralmente “con le estremità di pietra” e indica generalmente una statua di grandi dimensioni il cui corpo è costituito da un materiale e le estremità in un altro, più pregiato. Potrebbe essere stata anche la scarsità di marmo o comunque di materiale pregiato nel sud della penisola a costringere gli italioti, i greci d’Italia, ad utilizzare la tecnica acrolitica cioè di creare l’immagine della divinità costruendo per il corpo un’impalcatura lignea rivestita di vesti più o meno preziose mentre le parti nude, testa, mani e piedi, erano lavorate in marmo, più luminoso e duraturo; ma gli studiosi sono del parere che si sia trattato anche di una scelta religiosa che consentiva, in tal modo, di creare gigantesche immagini cultuali con una fisionomia reale e tangibile.

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Si tratta di una testa maschile priva di capigliatura con una serie di forellini, tra fronte e tempie, che indica la presenza di una parrucca applicata al capo16. Le vuote cavità orbitali ospitavano occhi in pasta vitrea per rendere più realistica l’immagine del dio. Lo stato di conservazione di questo eccezionale oggetto di culto greco si deve alla pratica rituale ellenica di non esporre al pubblico (e dunque ad alcun rischio) le statue di culto. Queste, infatti, prendevano posto all’interno del recondito àdyton17 del tempio, lì dove solo i sacerdoti potevano arrivare. A differenza delle pratiche cultuali moderne in quella ellenica antica non è consentito l’accesso dei fedeli alla vista della divinità: i sacrifici per ingraziarsi gli déi si svolgevano su altari sistemati all’esterno del tempio. Non fu certo il solo acròlito della statua principale della divinità a confermare l’attribuzione del tempio al dio. I fedeli che visitavano il santuario dell’Alaios, elleni o indigeni che fossero, hanno lasciato qui, dedicati al dio, i loro ex voto più o meno preziosi. Furono, fortunatamente scoperte anche alcune di quelle statuette: una molto piccola,

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Sono stati trovati alcuni frammenti della parrucca in bronzo di una statua del dio che non può, per le dimensioni, essere riconosciuta nell’acròlito trovato nel tempio. 17 Adyton significa letteralmente “l’impenetrabile” ed era un termine attribuito ai luoghi in cui era proibito l’accesso. A leggere la pianta del tempio, disegnata da Rosario Carta che aveva partecipato alla missione archeologica di Paolo Orsi, si nota chiaramente la presenza dell’àdyton. La piccola cella, spazio più sacro del tempio che ospitava la statua di culto del dio Apollo, è riconoscibile per la presenza di 4 colonne.

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di circa 6 cm, in lamina d’oro, di figura maschile vestita con arco e patera18 ed un’altra in bronzo, di circa 17 cm, di figura maschile nuda con arco. Non ci si poteva sbagliare: l’arco è attributo di Apollo che è anche detto “lungisaettante” perché scagliava le sue frecce anche a grande distanza. Non si dimentichi che secondo la tradizione il fondatore mitico del tempio era stato l’arciere Filottéte che aveva consacrato al dio il suo arco e che Apollo rappresentava una delle divinità principali di Kroton, tanto che il “tipo parlante” della moneta crotoniate era il tripode delfico, ovvero il braciere “a tre piedi” sul quale la Pizia, sacerdotessa del dio, pronunciava gli oracoli. Il Santuario di Apollo Alaios a nord e quello di Hera Lacinia a nud rappresentavano, almeno fino al 510 a.C., i limiti sacri del territorio di Kroton; quelli che le divinità difendevano con la loro presenza. Si trattava di luoghi di confine, ma soprattutto di contatto, tanto con le popolazioni indigene quanto con genti che dal mare giungevano da ogni dove! La posizione dell’Apollonion di Krimisa, ai piedi del promontorio di Punta Alice, a poca distanza dalla linea di costa, costituiva una facile tappa per chi viaggiava e commerciava nello Jonio. La profondità dei fondali marini in questa zona garantiva, infatti, un facile approdo a qualunque imbarcazione tanto che quelle meno pesanti potevano giungere fin quasi a riva.

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Si trattava di una coppa piatta, rotonda e senza manico utilizzata nei templi per le libagioni ovvero rituali per i quali si versava vino, o qualunque altro liquido, su un altare, una statua, o sulla vittima di un sacrificio in onore degli dèi o degli eroi.

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Come nel caso dell’Heraion al Capo Lacinio anche qui al santuario di Apollo l’area sacra doveva essere cinta da un bosco che nel caso del dio di Krimisa era certamente caratterizzato dal alti alberi di alloro, la pianta sacra ad Apollo. Gli oggetti, trovati nell’area del tempio scoperto da Paolo Orsi nel nostro territorio, 90 anni fa, sono oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, ma sono in procinto di ritornare a Cirò Marina. Un nuovo e moderno allestimento del Museo Civico, che prevede il “rientro a casa” dell’acròlito dell’Apollo Alaios di Krimisa, ha preso il via Per ora, nel nostro piccolo Museo Civico si possono ammirare oggetti, provenienti dai corredi tombali greci e brettii, purtroppo nella maggior parte frammentari, spesso recuperi da scavi non ufficiali, una copia della testa acròlito, con mano e piedi, della statua del dio insieme ad alcune foto delle statuine ex voto di Apollo. Vi aspettiamo a Cirò Marina per farvi godere del misterioso fascino dell’acròlito più spettacolare che il Meridione conservi! Non abbiamo, infatti, dimenticato le parole di Paolo Orsi in proposito: “Ciò che renderà celebre la scoperta […] del santuario di Apollo Aleo, che sembrava irremissibilmente perduto, non sono tanto i suoi ruderi ridotti ad una desolante ruina, non la stipe sacra, all’infuori degli ori, argenti e bronzi descritti, tutta dispersa, ma il ricupero delle parti migliori del simulacro di Apollo, di cui volle fortuna si recuperasse la testa, il meglio della frantumata parrucca, due piedi intatti e una mutila mano; quanto dire le parti principali dell’immagine”.

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I GRECI D’OCCIDENTE, LO SPORT E KROTON di Gianluca Punzo Quel territorio che ci hanno insegnato a chiamare Magna Graecia costituisce a tutti gli effetti la Grecia d’Occidente, una terra separata dalla madrepatria dal mare ma che rappresenta, con tutte le apoikìai19 del Mediterraneo e del Mar Nero e le poleis continentali greche un unico ambito territoriale. Gli Elleni, come erano soliti chiamare se stessi i Greci, erano infatti sistemati in tutto il bacino mediterraneo, tanto in Oriente (Turchia, Mar Nero) quanto in Occidente (Cirene in Libia, Italia Meridionale, Massalia in Francia) e indicavano il loro mondo con il termine Hellenikón [indicato in grigio nella cartina] un concetto astratto che indica l’etnico.

Platone, nel Fedone, ricorda che “le città greche sono come rane o formiche intorno a uno stagno”20; lo stagno è il Mar Mediterraneo e le poleis elleniche costellano quello specchio d’acqua! Sebbene la storia di quelle comunità sia stata fortemente caratterizzata da eventi bellici, interni ed esterni, la società ellenica ebbe la capacità di istituzionalizzare, durante manifestazioni a carattere sacro, la pratica dello sport. Probabilmente quelle occasioni sportive rappresentarono l’unico momento di “riunione”, senza le armi, di tutto il popolo ellenico.

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L’apoikìa è la nuova comunità di elleni fondata “lontano da casa”. Platone, Fedone, 109 B: “[La terra] è qualcosa di straordinariamente grande, e noi abitiamo in una piccola parte che va dal fiume Fasi alle Colonne di Eracle, stando intorno alle rive del mare come rane o formiche intorno a uno stagno”. 20

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Gli antichi greci indicavano con il termine Agoni Olimpici la loro manifestazione sportiva più importante. Noi moderni siamo soliti chiamare Giochi Olimpici la grande kermesse agonistica che, sulla falsariga di quella ellenica, viene organizzata fin dal 1896 per volontà del Barone de Coubertin. La differenza semantica (Agoni – Giochi) ha un fondamento: i Greci non utilizzavano il verbo “giocare” per indicare l’attività sportiva; il verbo greco che indica l’azione ludica del giocare, paízein, è utilizzato esclusivamente per i bambini21. Gli elleni, infatti, utilizzano “agón” per indicare la competizione sportiva; un termine che indica il combattimento, lo scontro, lo sforzo. Le Olimpiadi antiche si svolgevano ogni quattro anni in una medesima sede, Olimpia e si farebbe bene a non paragonare gli Agoni antichi ai Giochi moderni. La manifestazione antica, infatti, era discriminante e razzista: discriminante perché non consentiva la partecipazione delle donne (a Olimpia non possono neanche entrare come spettatrici); razzista perché nessun atleta “non greco” poteva prendervi parte. I premi. Una superata tradizione romantica, priva di fondamento, ha diffuso in passato l’idea che l’unico premio per i vincitori delle Olimpiadi fosse costituito da una corona di olivo e dalla gloria ottenuta con la vittoria stessa. A smentire tale ipotesi concorse il ritrovamento di una tavoletta di bronzo, rinvenuta intorno al 1960 a Francavilla Marittima, nelle vicinanze di Sibari (CS) ora al Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide. L’oggetto, una tabella un tempo inchiodata su un ex voto donato al tempio, riporta un’iscrizione incisa con la dedica di un tale “Kleombrotos, vincitore olimpico tra quelli” della medesima categoria che dedicò “la decima parte dei suoi premi” alla divinità.

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Ancora oggi, un fossile guida semantico di questo verbo, sopravvive nel vernacolo napoletano: pazziàre”! I napoletani, infatti, alla stregua dei loro antenati ellenici, ai bambini dicono “vai ‘a pazziá” intendendo “vai a giocare” come svago tipico dei piccoli, mentre tra gli adulti è utilizzato il verbo jucáre (“jamme ‘a jucà”, “andiamo a giocare”) che sottintende la competizione. Una digressione necessaria per comprendere quanto l’agone greco fosse, non solo semanticamente, distante dal gioco.

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La divinità in questione è Atena; ma, ragionando, se il premio fosse costituito da una corona d’olivo di quale decima parte si priverebbe il nostro atleta sibarita? Di un numero “x” di foglioline della corona? Gli elleni indicano con il termine âthla i premi per gli atleti22. Questi hanno un alto valore simbolico ma soprattutto economico, altro che la corona23: il diritto all’immagine, ovvero la possibilità di avere una statua di sé, onore questo riservato alle divinità, almeno in epoca classica; la sítesis, il diritto a consumare pasti gratuiti per sé e per i propri familiari, a spese della polis ed infine la proedria, cioè il diritto a prendere posto in prima fila durante le manifestazioni teatrali o sacre. Si aggiungano a quelli già previsti, gli opsònia, veri e propri vitalizi in denaro e l’atelía, l’esenzione da ogni tassa24, oltre a ricoprire cariche pubbliche, tra le quali rappresentare, come ambasciatori, la polis presso corti e altre città. Non esistendo mezzi di comunicazione globale, gli atleti vincitori, gli olimpionìkai, e in particolare gli aristocratici e i ricchissimi tiranni sicelioti, cercano di farsi pubblicità nel mondo mediterraneo, pagando artisti e poeti per ottenere un prodotto che diffonda e tenga viva la loro fama. Grandi poeti dell’antichità greca quali Pindaro, Bacchilide e Simonide si pongono al servizio di chi li può pagare profumatamente: si producono in tal modo gli epinici, cioè i canti della vittoria agonistica. Se non bastasse, i tiranni per diffondere ulteriormente la notizia e propagandare le loro grandi capacità politiche e amministrative, battono moneta con il tipo della quadriga in cui l’auriga (loro stessi, nonostante a guidare il carro nelle gare sia un professionista e non certo il proprietario che viene poi premiato) è incoronato da una Nike in volo. Non si dimentichi che le monete viaggiano in lungo e in largo nel Mediterraneo costituendo, grazie all’immagine battuta, che si indica come “tipo parlante” di una polis, anche uno straordinario mezzo di comunicazione. 22

Una delle prime menzioni compare in Omero (Iliade, XXIII), nella descrizione dei giochi funebri per Patroclo indetti da Achille, i Patrocleus âthla, appunto, del cui racconto esiste una trasposizione in immagine documentazione archeologica nel frammento di un vaso (dínos, del 570 a.C.) dipinto da Sóphilos conservato al Museo Archeologico di Atene. 23 Senofane, Fr. 2 Diehl.: per quanto si configuri come aspra critica, sono elencati gli onori offerti ai vincitori di agoni. 24 “Tranquillità dolce come miele ha / per il resto della vita / grazie ai premi delle gare / chi vince”, Pindaro, Olimpiche I, 97 sgg.

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Aristotele25 ricorda che Anaxilas tiranno di Reghion, la polis ionica, attuale Reggio Calabria, nel 480 a.C. vince, agli Agoni Olimpici, nella gara della biga tirata dalle mule. All’indomani della vittoria il tiranno chiama, presso la sua corte, Simonide, famosissimo poeta chiedendogli di comporre un epinicio. Si tratta di una composizione poetica basata sul mito e sulle tradizioni legate alla famiglia del vincitore, a quelle della sua polis e ovviamente all’importanza della gara vinta. Simonide chiede in quale gara, dunque, abbia primeggiato il Signore di Reghion, per potersi fare un’idea sul componimento; ma Anaxilas gli riferisce che la competizione era quella della biga tirata dalle mule. Immaginiamo che le narici del poeta si siano contratte come se avessero subìto l’offesa di uno sgradevole olezzo; Simonide deve aver giudicato la gara di infimo livello e alzandosi, con fare sprezzante, sta per allontanarsi rifiutando l’offerta. Anaxilas non si sarà perso d’animo e afferrata una borsa colma di monete d’oro la fece tintinnare, rivolgendo al poeta un’offerta: “ti darò il doppio di quanto ti pagano gli altri”. A quelle parole, Simonide ferma il suo passo; chiude gli occhi; allunga un braccio nell’aria e declama: “Voi, figlie di cavalle dagli zoccoli di tempesta!...” Ma Aristotele sottolinea: “Simonide deve aver dimenticato (al tintinnio) che si trattava comunque di figlie di muli!” Anche Anaxilas batte moneta con i tipi della vittoria: la biga tirata da mule, che si riconoscono molto bene dalle orecchie lunghe, e in esergo, nello spazio sotto la scena, una foglia d’olivo in ricordo della vittoria olimpica.

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Aristotele, Fr. 568 Rose

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LE POLEIS OLIMPIONICHE E LA SCUOLA ATLETICA CROTONIATE. La storia antica, ed in particolare quella dello sport, non è scritta solo da Sparta e Atene. Venti poleis della Grecia d’Occidente vincono negli Agoni Olimpici e complessivamente per 163 volte negli agoni panellenici (nel circuito agonistico costituito dalle quattro manifestazioni sportive sacre: Olimpiche, Pitiche, Istmiche e Nemee). Poleis come Kroton26 e Siracusa, Metaponto, Messana, Locri e Taranto, presentano una lunga lista di vittorie. Kroton è la prima comunità ellenica d’occidente a vantare un olimpionico: il pugile Daippos (672 a.C. 27ª olimpiade). Il dato risulta essere molto interessante alla luce del fatto che la polis era stata fondata non più di cinquanta anni prima. Daippos è dunque un olimpionico, al più tardi, della terza generazione di cittadini crotoniati che partecipano immediatamente alla manifestazione agonistica presso il santuario di Zeus. Il palmares documentabile di Kroton appare il più nutrito tra quelli delle poleis occidentali: 50 vittorie complessive negli agoni panellenici - 21 alle Olimpiadi, 10 alle Pitiche, 10 alle Istmiche e 9 alle Nemee - la città s’impone sulla scena agonistica greca per la costanza e la continuità dei successi. Colpisce, infatti, non solo il numero di vittorie ma soprattutto la lunga serie (49) ottenuta in un arco di tempo storicamente ristretto (tra 588 e 478 a.C.). Per 110 anni il nome di Crotone echeggia nelle sedi degli agoni della perìodos (il circuito delle quattro principali manifestazioni agonistiche elleniche). 26

A. Mele, Crotone e la sua storia, in Crotone. Atti XXIII Conv. Studi M. Grecia (Taranto, 1983), Taranto, Ist. Storia e Archeol. M. Grecia, 1984 [1986], pp. 9-87; M. Giangiulio, Ricerche su Crotone arcaica, Pisa, Scuola Normale Superiore, 1989; C. Ampolo, La città dell’eccesso: per la storia di Sibari fino al 510 a.C., in Sibari e la Sibaritide. Atti XXXII Conv. Studi M. Grecia (Taranto, 1992), Taranto, Ist. Storia e Archeol. M. Grecia, 1993 [1994], pp. 213-54.

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Adottando un modello di lettura basato sull’equazione “continuità delle vittorie” uguale “presenza di una scuola atletica”, è possibile ipotizzare, nella continuità delle vittorie e nella specializzazione crotoniate (gare di velocità - stàdion e dìaulos –, di quella che chiamiamo oggi “atletica leggera” e lotta), l’esistenza di una scuola atletica ben organizzata in città27. Dagli elenchi tramandatici dalle fonti, conosciamo il nome di dodici vincitori [in ordine cronologico: Daippos (pugile), Glykon, Lykinos, Eratosthenes, Hippostratos, Diognetos, (corridori) Milon (lottatore), Philippos, Isomachos, Tisikrates, Astylos (corridori) e Phayllos (pentatleta), ma siamo certi che il numero degli atleti crotoniati che parteciparono agli agoni sia stato molto più alto28. Non si è trattato di un caso. Solo una struttura “statale”, istituzionalizzata, può aver prodotto tanti atleti, per di più vincenti. Come nel caso di Sparta, per cui gli studiosi sono, più o meno, concordi nell’indicare le numerosissime vittorie olimpiche degli atleti spartani come “effetto collaterale” del complesso sistema educativo - militare della polis lacedemone, isolata in una regione ostile, così si può dedurre che Kroton, sempre in guerra con i vicini (in ordine cronologico: Siris, Sybaris, Locri e Siracusa) abbia organizzato un sistema educativo simile. La polis occidentale avrebbe avuto, tra l’altro, l’interesse a speculare sui successi agonistici dei suoi campioni per ottenere a Olimpia un palcoscenico di tutto rispetto nell’ambito dell’Hellenikòn. Le numerose vittorie sono, infatti, il credito della polis di fronte al proprio ethnikòs.

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Strabone [VI, 12] accenna ad una radicata tradizione atletica; Lo testimoniano gli stessi scrittori antichi: Pausania [VI, 14, 5] ricorda il nome di Timasitheos, lottatore finalista alle olimpiadi del 512 a.C.; Strabone [VI, 12] riporta la notizia di una gara dello stàdion a Olimpia in cui i primi sette arrivati erano tutti crotoniati. Tale risultato, che per le serie di vittorie degli stadiodromi crotoniati Moretti data tra 588 e 548 a.C. o tra 508 e 488 a.C., lascerebbe dedurre la presenza di corridori che potrebbero non aver vinto mai alle Olimpiadi. 28

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Proseguendo nell’analisi delle liste dei vincitori in agoni panellenici, Siracusa, la grande città ellenica della Sicilia, invece, pur vantando numerose vittorie, non palesa una realtà agonistica collegata ad una scuola atletica. Nel computo totale delle vittorie, di cui si ha notizia, ascritte agli atleti siracusani (29) non devono essere prese in considerazione quelle ottenute nelle competizioni ippiche. Queste, infatti, sono da regolamento assegnate, come detto, non al fantino che monta il cavallo o all’auriga che guida il carro, ma al proprietario delle scuderie, ovvero dei cavalli che gareggiano. Si devono eliminare dal computo, dunque, sette vittorie (4 olimpiche e 3 pitiche) cui legano il proprio nome i tiranni della città: Hagesias (1) e Hieron (6). Ma l’elenco da analizzare, che si restringe così a ventidue vittorie, è caratterizzato, se non monopolizzato, dai trionfi di due straordinari corridori che non erano di natali siracusani e avevano già gareggiato e vinto per le loro poleis d’origine: si tratta di Astylos e Dikon, che colgono rispettivamente 5 e 14 vittorie in agoni panellenici nelle gare dello stàdion, del dìaulos e dell’oplitodromia. Come ipotizzare, allora, la presenza a Siracusa di una scuola atletica o di una radicata tradizione agonistica? Astylos è crotoniate. Nella 73ª edizione degli agoni olimpici, nel 488 a.C., aveva vinto due gare di velocità come cittadino di Kroton. Nelle successive edizioni della manifestazione sacra (74ª- 75ª dal 484 al 480 a.C.), si presenta, un mese prima degli Agoni come richiesto dal regolamento olimpico, dichiarandosi siracusano e vincendo nuovamente. Al di là delle motivazioni di fondo del gesto, a mio avviso di natura politica e non economica come la tradizione antica ha tramandato, Astylos è crotoniate e le sue vittorie dimostrano una volta di più la bontà della tradizione atletica della città della costa ionica della penisola.

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Dikon è cauloniate. Nella 97ª Olimpiade, del 392 a.C., risulta vincitore nello stàdion della categoria dei ragazzi come cittadino di Kaulonia. Quando, però, di lì a poco Dionisio I, tiranno di Siracusa, distruggerà la sua città natale, deportando tutta la popolazione, Dikon diventa siracusano. Anche il più importante atleta di Siracusa, dunque, non è siceliota!! Che il giovane corridore possa rappresentare una eco lontana dell’organizzazione di un sistema educativo agonistico-militare a Kaulonia come accadeva nella sua metropolis? Non si dimentichi, infatti, che la città era stata fondata da Kroton, agli inizi del VII sec. a. C., come centro militare di controllo al confine della nemica Locri. Non si hanno dati certi a disposizione per poter approfondire la questione e la storia non si ricostruisce con le suggestioni. Resta un dato di fatto che Dikon non si sia formato in ambiente siracusano. Cosa rimane del “medagliere” di Siracusa? Quattro vittorie, dislocate in altrettanti momenti della storia della città, tanto lontani tra loro da non poter esser presi in considerazione per una lettura dell’attività agonistica siracusana. Un’antichissima vittoria di un pancraziaste, Lygdamis unico magnogreco a vincere nella più dura specialità dell’atletica pesante - nel 648 a.C.; una vittoria dell’oplitodromo Zopyros (con Astylos e Dikon è il terzo ed ultimo atleta vincitore nella massacrante corsa in armi) del 476 a.C.; ed infine due vittorie di velocisti: Hyperbios nel 420 a.C. e Zopyros nel 220 a.C. Eppure si deve notare come le poleis siceliote presentino, nei loro palmares, anche vittorie ippiche (19) che invece non si trovano in alcuna delle liste delle vittorie delle città della penisola. Da una prima attenta analisi della lista delle corone conquistate nelle competizioni ippiche da sicelioti29 si può ipotizzare che sia esistito un importante centro d’allevamento equino nel cuore dell’isola. A Ghelas, Gela, fin dalle origini della storia della polis dominò un’aristocrazia 29

Si ricordi che a vincere nelle competizioni ippiche non è mai il fantino o l’auriga, ovvero coloro che montano il cavallo o guidano il carro alla vittoria, bensì il proprietario dell’animale!

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ippotrofica, ovvero un gruppo di famiglie che aveva costruito la propria fortuna sull’allevamento dei cavalli, oltre che sul possesso della terra. Per quanto possano non essere completi gli elenchi giunti fino a noi, risulta evidente come tutti i vincitori nelle competizioni ippiche siano Geloi di origine o abbiano un legame con Ghelas: che si tratti dei tiranni della polis stessa o di famiglie gelote trasferite in altri luoghi (come nel caso di Naxos e di Kamarina o come quello, ancor più evidente, dei Dinomenidi a Siracusa) o spostatesi, come ceto dirigente, nelle nuove colonie (come nel caso di Akragas fondata da Ghelas o di Himera rifondata da Akragas). Ghelas appare dunque come la polis dei cavalli. Tornando ad applicare il modello di lettura dei “blocchi di continuità” tra vittorie e specializzazione nelle differenti discipline agonistiche è possibile ipotizzare la presenza di una tradizione atletica anche a Taras (Taranto). I suoi atleti sono presenti nel novero dei vincitori olimpici in tre momenti differenti della storia della polis ma per periodi piuttosto ristretti. Un corridore, Anochas, vince stàdion e dìaulos alle Olimpiadi del 520 a.C.; poi in 32 anni, dal 476 al 444 a.C., abbiamo le quattro vittorie di due pentatleti e quella di un ragazzo nella lotta. Uno degli atleti è quell’ Icchos ricordato dalla tradizione come atleta e poi allenatore, fondatore della ginnastica medica. Dopo una parentesi bellica durata 64 anni, la comunità di Taras torna a sentir echeggiare il suo nome a Olimpia, tra il 380 e il 336 a.C. con due corridori e un pugile. Non è paragonabile al modello crotoniate ma la continuità delle vittorie può essere sintomatica dell’organizzazione cittadina e dello spazio offerto all’attività agonistica nell’ambito della polis. Altre tre città danno i natali ad altrettanti campioni, ma si tratta di casi isolati per quanto eclatanti: - Il corridore Ergoteles di Himera, che vince otto volte complessivamente (2 volte per ciascuno dei quattro agoni panellenici) nella sua specialità il dolico ovvero la corsa di fondo, tra il 474 e il 464 a.C. 48


- Il pugile Tisandros di Naxos vince dieci volte (4 olimpiadi consecutive, 4 pitiche consecutive, 1 volta a Nemea e 1 all’Istmo) tra 572 e 558 a.C. - Anche Locri Epizefiri è terra di pugili (Euthymos) e di pentatleti: in poco meno di 40 anni (tra 484 e 448 a.C.) segna sei vittorie olimpiche di cui 4 nel pugilato e 2 nel pentathlon. Allo stato attuale delle nostre conoscenze in merito non è possibile affermare che in città fosse organizzata una scuola di atletica, ma la continuità di vittorie locresi potrebbe spiegarsi con la presenza di una strutturata organizzazione statale che aveva in gran conto la preparazione fisica e atletica dei suoi giovani futuri soldati. Locri, infatti, visse sempre in uno stato di guerra con Kroton. Un’ ultima menzione merita Messana. La città siceliota si fregia, in 32 anni tra 456 e 424 a.C., delle vittorie olimpiche del lottatore Leontìskos (2 olimpiche e 1 pitica) e del corridore Symmachos (2 olimpiche).

ESEMPI DI CITTADINANZA ATTIVA TRA GLI ATLETI ANTICHI Ci soffermiamo in conclusione sugli esempi di virtù civica nel mondo sportivo antico. Per virtù civica intendiamo l’impegno sociale e politico di chi si mette al servizio della comunità o comunque funge da esempio col proprio agire. Gli Elleni esprimono queste virtù col concetto di kalokagathía, sostantivo costituito dai due termini kalós kaì agatós, il cui significato è assimilabile a “bello e virtuoso” ovvero curato nel corpo e consapevole dei doveri del cittadino. Studiando l’agonistica dei Greci d’Occidente, in particolare quella espressa dalla cosiddetta Scuola atletica krotoniate, ci si imbatte in almeno tre esempi di kalokagathía tra gli atleti, tutti espressi dalla città di Kroton: gli olimpionici Philippos (520 a.C.) e Astylos (488 a.C.) e il pitionico30 Phàyllos (480 a.C.), atleti vincitori e cittadini modello in tre periodi differenti e per motivi diversi nella forma ma simili nella sostanza. 30

Vincitore agli Agoni Pitici a Delfi.

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Il primo, vincitore olimpico nel 520 a.C., esiliato da Kroton per aver deciso di sposare la figlia di Telys, tiranno di Sybaris, ripara a Cirene dove conosce Dorieo di Sparta che decide di seguire, con una propria trireme, nella sua sfortunata impresa siciliana “contro Segestani e Fenici”. Dorieo di Sparta che aveva pianificato di liberare le città greche di Sicilia dal protettorato cartaginese (Erodoto V, 47 – Diodoro Siculo IV, 23, 3). Si trattò di una vera e propria missione suicida alla quale l’atleta e cittadino krotoniate non seppe resistere pur di tentare di liberare i propri fratelli sicelioti. Philippos immolò la propria vita ad un ideale più alto: la difesa del proprio ethnikòs. Quello di Astylos viene additato, da buona parte della “critica” moderna, come uno dei primi esempi di corruzione nello sport. Pausania, nostra unica fonte in proposito, 700 anni dopo gli avvenimenti relativi al supposto tradimento di Astylos, lo ricorda: “vincitore olimpico (nel 488 a.C.) nello Stadio e nel Diaulo, si dichiara siracusano nelle due successive edizioni (484 e 480 a.C.) per compiacere Hieron; per questo suo tradimento la città abbatté la sua statua conservata nel recinto sacro di Hera, al Lacinio, e la sua casa fu trasformata in carcere”31. Si ricordi, innanzitutto, che non ci si dichiara krotoniate o siracusano o spartano sul podio, a vittoria acquisita, ma almeno un mese prima quando nessuno può esser certo di ottenerla.32 Se Astylos, dichiaratosi siracusano, non avesse vinto, a Kroton non si sarebbe urlato al tradimento. Con ogni probabilità la scelta dell’atleta fu dovuta a motivi ben più profondi rispetto al richiamo del denaro e delle ricchezze siracusane come vuol far intendere Pausania. Se si accetta l’assunto che l’atleta arcaico appartiene alla classe aristocratica della polis, ovvero quel gruppo elitario che vive, senza dover lavorare, degli introiti delle proprietà fondiarie e dei commerci dei suoi collegati, non possiamo pensare che Astylos, membro dell’aristocrazia crotoniate, compiaccia il tiranno siceliota per denaro o per il suo potere. Non è possibile limitare l’indagine alla sola sfera agonistica. 31

Pausania, VI, 13, 1-2 Secondo i tempi e i modi dello svolgimento della manifestazione olimpica, Astylos non avrebbe potuto proclamarsi siracusano al momento della vittoria; gli atleti che vogliono partecipare alle gare, per onorare l’Olympios dinanzi a tutto l’Hellenikòn, devono infatti presentarsi agli ellanodici un mese prima dell’inizio della panegyris e dichiarare le loro generalità, il patronimico e la provenienza, l’essere greci liberi, oltre a giurare di essersi allenati nei 10 mesi che precedono le gare. 32

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Le motivazioni devono ravvisarsi, a mio parere33, nelle scelte politiche della sua polis. Kroton con la sua perseverante politica prevaricatrice e antiellenica, costellata di atti sacrileghi fin da epoca molto antica, non rispetta l’Hellenikòn34: l’uccisione dei superstiti di Siris, supplici nel tempio di Atena (intorno al 560 a.C.)35; la totale distruzione di Sybaris (nel 510 a.C.)36 e da ultimo, ma ben più grave, l’alleanza con Anaxilas di Reggio, Terillo di Himera e Cartagine, il nemico punico, contro Siracusa (484-480 a.C.). Kroton si schiera con la coalizione antisiracusana, con l’aiuto economico e militare dei cartaginesi – sempre pronti a far leva sugli screzi tra le poleis greche di Sicilia per ottenere il controllo dell’isola37. Il dato archeologico, costituito da una rara serie monetale crotoniate che presenta insieme al tripode delfico, tipo parlante di Kroton, il gallo di Himera38, conferma l’alleanza con la città sicula. Due ulteriori indizi, a mio avviso, lasciano trasparire invece il legame con il barbaro: il primo è la smentita da parte di Kroton di una tradizione (Erodoto V, 42-46 – Diodoro Siculo XI, 90, 3) secondo la quale il proprio esercito, in occasione della guerra contro Sybaris del 510 a.C., sarebbe stato appoggiato da un contingente comandato da Dorieo di Sparta. Tale smentita, da collocarsi negli anni dell’adesione alla coalizione antisiracusana, è frutto, a mio parere, di una politica di captatio benevolentiae da parte di Kroton nei confronti di Cartagine, perché, tra

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Punzo G., Le cas de Astylos de Kroton: une nouvelle interprétation, in AAVV, Sport and the Construction of Identities, Proceedings of the XI th International CESH-Congress, Vienna (2006), 2007. 34 “Il gran rifiuto” di Astylos avviene, nello scenario “internazionale” olimpico, all’indomani di una sconfitta militare crotoniate, intorno al 485 a.C. circa, ad opera di una coalizione costituita da Ipponion (Vibo Valentia), Medma e dall’eterna nemica Locri (certamente appoggiata dall’alleata Siracusa), come dimostrato dalla dedica votiva su lamina di scudo, dal bottino dei crotoniati, dedicata a Zeus a Olympia: SEG XI, 1211. Kroton continua a scontrarsi con altre poleis elleniche al fine di ampliare il proprio controllo territoriale ma dimenticando che, in quel particolare momento, il nemico comune dell’Hellenikòn è rappresentato dal barbaro punico in Sicilia. 35 Giustino, XX, 2, 5; Licofrone, 984-92; Scoli a Licofrone, 984, 987, 989; 36 Diodoro Siculo, X, 23; XII, 10, 1; Strabone VI, 1, 13, C 263; Bibliografia, fonti e acuta lettura degli avvenimenti in M.Bugno, Da Sibari a Thurii – La fine di un impero, pp. 36-38 Napoli 1999. 37 Himera costituiva una testa di ponte con la Persia se Scite di Zancle, esiliato dalla sua città, dai samii antipersiani, era fuggito prima a Himera per poi proseguire per la Persia presso il Gran Re. Dario lo considerò come il “più giusto tra i Greci” perché avendolo mandato in missione in Sicilia il greco tornò a riferire. Scite di Zancle probabilmente funge da messaggero di raccordo tra Gran Re e coalizione antisiracusana. 38 L’alleanza Kroton – Himera avviene sulla spinta dell’oracolo di Delfi.; Cfr. Marta Sordi, La leggenda dei Dioscuri nella Battaglia della Sagra e di Lago Regillo, in “Contributi dell’Istituto di Storia Antica “, Milano 1972. Vd. A. Stazio, Problemi della monetazione di Crotone, in Atti del Convegno di Taranto, XXIII, pp. 369397, 1983, Taranto 1984.

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510 e 507 a.C., Dorieo aveva tentato, con una spedizione militare, di liberare i porti della Sicilia dal barbaro punico. Doveroso da parte crotoniate smentire l’imbarazzante amicizia con Dorieo. Il secondo indizio è rappresentato dal trattamento infamante di cui è oggetto Astylos stesso. Si tratterebbe, infatti, di una damnatio memoriae ante litteram. La statua dell’atleta distrutta nel santuario, la sua dimora cittadina trasformata in carcere. A mio avviso, i dirigenti della polis hanno voluto mostrare all’alleato cartaginese quanto fosse fidato il proprio appoggio, condannando in modo esemplare la defezione, al nemico siracusano, di un membro dell’aristocrazia cittadina. La sua Kroton si schiera al fianco del barbaro cartaginese contro una polis ellenica! Da cittadino greco, Astylos, non può accettare questa filiazione. Se si fosse trattato di uno dei tanti scontri tra poleis elleniche, l’atleta non avrebbe preso quella decisione. Ma in questo caso è Kroton, la sua polis, a tradire la grecità con accordi col barbaro. Preferisce, alla sua madrepatria, Siracusa la città che appare come il baluardo della grecità in Occidente grazie al progetto di Gelone, che è pronto ad affrontare una crociata per la liberazione degli empori dai cartaginesi e dalle tirannidi filopuniche. Appare chiaro, a mio avviso, che il vero tradimento non fu dell’atleta ma quello della sua città. Astylos di Kroton è un cittadino, un aristocratico, un atleta, un eroe arcaico, non un traditore corruttibile. Il terzo esempio di kalokagathía intesa come esempio paradigmatico di virtù civica incarnata da un atleta è rappresentato da un altro krotoniate: Phàyllos, uno degli atleti più famosi dell’antichità, anche per aver saltato, sebbene si tratti di un’esagerazione, 55 piedi ovvero poco meno di 16 mt! (Aristofane, Gli Acarnesi, 213; Le Vespe, 1206) Pentatleta, vincitore agli agoni Pitici del 482 a.C., Phàyllos, nonostante la totale assenza dei Greci 52


d’Occidente negli scontri causati dall’invasione della Grecia da parte di Serse, partecipò a sue spese, con una sua nave da guerra, alla battaglia di Salamina, combattendo contro la flotta dell’invasore persiano. (Erodoto, VIII, 47; Pausania, X, 9, 2). Atene lo ricorderà come eroe cittadino con una statua sull’acropoli39. Per questa sua scelta viene ancora lodato da Alessandro Magno, (Plutarco, Vita di Alessandro, 34) circa un secolo e mezzo dopo, che in suo onore invia a Kroton una parte del bottino di guerra ottenuto in Persia, a Gaugamela, per ricordare l’aiuto portato da Phàyllos ai fratelli della madrepatria, unico tra i Greci d’Occidente. I tre atleti krotoniati si comportano, dunque, da cittadini modello, da elementi costitutivi dell’Hellenikón. Incarnano perfettamente la kalokagathía in quanto atleti dal corpo ben curato (kalói) per i loro allenamenti e cittadini virtuosi (agatói) per le loro scelte e le loro azioni. Due caratteristiche, queste ultime, di cui erano fucina i ginnasi, centri di formazione non solo atletica ma anche civica. Secondo la tradizione confluita in Giamblico, al suo arrivo a Kroton, nel 529 a.C., Pitagora farà il suo primo discorso ai giovani proprio nel Ginnasio cittadino. L’esempio degli atleti krotoniati non deve essere stato un caso isolato. L’atleta antico era uomo pubblico e come tale costituiva un naturale modello per le giovani generazioni. Un esempio utile anche ai nostri giorni! 39

Nella dedica incisa sulla base della statua non viene menzionata la città di Kroton. Oltre alla volontà di non citare una città che non aveva portato alcun aiuto nella guerra, l’intenzione della comunità ateniese deve essere stata quella di indicare Phàyllos come eroe dell’intero Hellenikón. Vd. Romano M., L’epigrafe ateniese a Phayllos, Zeitschrift für Papirologie und Epigraphik 123, 1998, pp. 105-116

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Chiudo questo mio intervento ricordando ancora un atleta di Kroton: Milon. Costui è stato ricordato per secoli come il più grande atleta dell’antichità. Scrittori di vario genere, storici, filosofi, cronisti e poeti ne hanno tessuto le lodi e ne hanno sottolineato, ingigantendoli, i difetti40. Dopo pochi anni dalla sua scomparsa, scrive di lui Erodoto (III, 137), uno dei più importanti storici elleni; verrà ricordato da Aristotele (Etica a Nicomaco, 1106 b 3); in Ateneo (Deipnosofisti, X, 412 e - 413 a) viene citato un aneddoto, attribuito al poeta alessandrino Dorieo, in cui si ironizza sul suo proverbiale appetito; Diodoro Siculo (IX, 14, 1 e XII, 9,5-6), storico che scrive sul finire del I secolo a.C., lo ricorda comandante dell’esercito krotoniate che distrugge la polis di Sybaris nel 510 a.C.; Cicerone (Cato, 9, 27) ne sfrutta la fama per consolare gli anziani circa le preoccupazioni della vecchiaia; Strabone (VI, 1, 12), il geografo, che lo dice “il più illustre degli atleti e discepolo di Pitagora”; infine, Pausania (VI, 14, 5-8), il viaggiatore che dal santuario di Zeus a Olimpia ricorda gli aneddoti relativi alla sua forza e alla sua morte. Come accade per tutti i grandi personaggi, la sua fortuna ha avuto dunque alti e bassi. Eppure, la fama dell’atleta ha indiscutibilmente viaggiato in lungo e in largo nel Mediterraneo, attraversando le maglie del tempo senza mai affievolirsi. Non essendosi conservata né una statua né una sua immagine, la propongo qui attraverso i disegni e fumetti che traducono gli avvenimenti raccontati da una delle fonti più complete che hanno scritto di lui, Pausania, in modo che a tutti possa giungere, attraverso l’immagine, la storia di questo fenomenale atleta. Il disegnatore è Massimiliano Cerri. Alla nostra fonte vengono raccontate, dai sacerdoti di Olimpia, le prove di forza di Milon: metteva una fascia intorno alla testa e trattenendo il fiato, gonfiando le vene della testa, riusciva a

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Un elenco delle fonti su Milon: Erodoto, Storie, III, 137; VIII, 47; Aristofane, Acarnesi, 215; Aristofane, Le vespe, 1206; Aristotele, Etica a Nicomaco, 1106 b 3; Ateneo, Deipnosofisti, X, 412 d – 413 a; Teocrito, Idilli, 4, 6 e 33-34; Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, II, 9, 5-6 e 14; Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 5–9; Strabone, Geografia, VI, 1, 12; Filostrato, Sulla ginnastica, 1 e 43; Luciano, Caronte, 8; Antologia Palatina, II, 230, XVI, 24; Valerio Massimo, Fatti e detti memorabili, IX, 12, 9; Cicerone, Catone, 9, 27; Eliano, Storie variopinte, II, 24; Elio Aristide, Sulla Retorica, 34, 23; Galeno, Sulla protezione della salute, II, t. VI, p. 141; Diogene Laertio, Vite dei filosofi, VIII, 1, 21 (39); Porfirio, La vita di Pitagora, 55-56; Giamblico, Sulla vita di Pitagora, 23, 104; 35, 249; 36, 267; Quintiliano, Institutio oratoria, I, 9, 5;

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spezzarla; si manteneva in equilibrio su un disco unto di grasso e combatteva contro tre atleti; con il braccio fuori dal corpo, teneva il peso di un adulto sul proprio mignolo; stringeva una melagrana tra le mani e nessuno, per quanti sforzi facesse, riusciva a aprire o chiudere quella mano; da ultimo, Pausania ricorda che da solo tirò il carro con la sua statua all’interno del santuario di Zeus a Olimpia. Si tratta indubbiamente di prove iperboliche. Eppure, 7 secoli dopo la morte di Milon, a Olimpia ancora si raccontano aneddoti legati a questo personaggio. Per nostra fortuna Pausania li registrò e i suoi scritti sono giunti fino a noi. Anche la morte di questo atleta divenne famosa, con ogni probabilità perché nasconde un insegnamento morale. Durante una passeggiata nei boschi di Kroton, Milon tenta di allargare con la proprie mani un tronco in cui gli spaccalegna avevano lasciato i cunei, in modo da renderne più facile la rottura. Inserite le mani e cominciando ad allargare le due parti, i cunei cadono e l’atleta resta con le mani serrate nel tronco. Bloccato nel bosco, quella notte fu preda delle fiere. Di questo ultimo episodio esistono rappresentazioni dipinte e scolpite: nel 1538 Giovanni Antonio de’ Sacchis detto “il Pordenone” e nel 1682 il Peuget scolpisce la scena per i giardini di Versailles su richiesta del re Luigi XIV, oggi al Louvre. L’insegnamento sotteso al racconto e alle successive riproduzioni figurate è il medesimo: la presunzione, la tracotanza (hýbris) sono cagione di danni irreparabili. Aveva vinto la sua prima Olimpiade da ragazzino nel 540 a.C. e quando nel 512 a.C., per la settima volta Milon si presenta alle Olimpiadi, doveva avere circa 40 anni. Ancora Pausania: Venne a Olimpia anche una settima volta per gareggiare nella lotta, ma non gli fu possibile combattere con il suo giovane concittadino Timasiteos, che non volle addirittura avvicinarglisi. A Pausania raccontano che il giovane non gli si avvicinò neppure; Timasiteos non avrebbe avuto il coraggio di affrontare Milon. A Olimpia, 700 anni dopo questi avvenimenti, si ricorda ancora il nome del secondo finalista, dell’avversario di Milon in quella finale. Gli Elleni sono soliti ricordare solo il nome del vincitore e mai del secondo, foss’anche che questi per decine di volte arrivi secondo... Perché mai conservare il ricordo di un qualsiasi Timasiteos che non volle addirittura avvicinarsi all’avversario? Un codardo ricordato dai sacerdoti elleni? Non è possibile! Le fonti non riportano cosa sia successo. 55


Eppure se dopo oltre sette secoli a Olimpia si tramanda ancora il ricordo di quella finale e il nome del secondo finalista vuol dire che Timasiteos ha meritato quella fama secolare...e non certo per codardia! Immagino che il giovane lottatore da ragazzino, sulle spalle del padre, abbia acclamato Milon tornato in città con la corona del vincitore alle Olimpiadi e che poi da atleta si sia allenato studiando le prese del suo idolo. Cosa è successo dunque. A mio avviso non si può pensare ad un atto di codardia perché il suo nome sarebbe caduto nell’oblio. Timasiteos deve essersi inginocchiato! Non ha neanche preso posto sulla pedana di sabbia, (ecco spiegato “non volle avvicinarglisi”) perché questa era stata calpestata da una leggenda vivente, quel Milon di Kroton, suo concittadino ma soprattutto mito in vita per tutti gli elleni. La sabbia era divenuta sacra per quella presenza. Se la ricostruzione è valida, col suo gesto Timasiteos incarna la kalokagathía. Non rischia neanche di ledere l’immagine e la fama di un atleta, il cui nome echeggiava in tutto il bacino del Mediterraneo. Per quanto possa sembrare moralistico, non si può evitare di sottolineare quanto sia profonda e moderna la lezione degli atleti krotoniati (tra VI e V secolo a.C.) che col proprio agire, pieni della loro autonomia di giudizio, mettendo a rischio la propria vita e la loro posizione sociale rappresentano un alto esempio di virtù civica per tutta la comunità di cittadini.

Gianluca Punzo Archeologo Specializzato - Storico dello Sport

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Vivendo la Magna Graecia: tra Kroton e Krimisa

INDICE GUIDA 1. INFORMAZIONI UTILI …………………………........... pag. 59 2. COME ARRIVARE A CIRO’ MARINA ……………….. pag. 63 3. LUOGHI DA VISITARE ………………………..………. pag. 67 -

Tempio di Apollo Aleo …………………………………... pag. 67

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Mercati Saraceni …………………………………………. pag. 69

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Castello Sabatini …………………………………………. pag. 71

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Fontana del Principe ………………………………........... pag. 72

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Torre Nuova ………………………………………........... pag. 73

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Torre Vecchia ……………………………………………. pag. 74

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Monumento ai Caduti ………………………....…............. pag. 75

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Monumento a Rosa Gattorno ……………………............. pag. 76

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Statua del Cristo ……………………………………......... pag. 77

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Museo Archeologico Nazionale di Crotone ……………... pag. 79

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Museo Archeologico di Capo Colonna …………….......... pag. 81

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Museo Archeologico di Ciro’ Marina ……………............ pag. 86

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Museo Aloysius Lilius di Cirò …………………...……… pag. 93

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Museo Archeologico “Melissa Palopoli” di Crucoli .......... pag. 95

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Torre Aragonese di Melissa …………………………....… pag. 97

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Reperti Archeologici ……………………………….......... pag. 99

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GUIDA CARTINA DI CIRÒ MARINA

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INFORMAZIONI UTILI Stato: Regione: Provincia: Altitudine: Superficie: Abitanti: Densità: Comuni limitrofi: C.A.P.: Pref. telefonico: Nome abitanti: Giorno festivo San Cataldo: Municipio: Guardia Medica: Pronto Soccorso: Pronto Intervento: Carabinieri: Guardia di Finanza: Guardia Costiera: Vigili del Fuoco: Museo Civico: Aereoporto S. Anna:

Italia Calabria Crotone - 5m s.l.m. 41 Km² 15.051 360 ab. per Km² Cirò - Melissa 88811 0962 Marinoti 10 maggio 0962 35121 0962 35 196 0962 902555//924160 118 112 - 0962 37 51 04 117 - 0962 31074 1530 115 0962 37 00 56 0962 79 43 88

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USEFUL INFORMATION: Country: Italy Region: Calabria Province: Crotone Altitude: 5m ASL Surface area: 41 km² Inhabitants: 5.051 Density: 360 inhabitants per km² Adjacent municipalities: Cirò - Melissa Postal Code: 88811 Dialling code: 0962 Demonym: Marinoti Patron Saint’s Holiday Saint Cataldo: May 10 Town Hall: 0962 35121 Emergency Medical Service: 0962 35 196 Accident and Emergency Unit: 0962 902555//924160 Emergency Services: 118 ‘Carabinieri’ Police Corps: 112 - 0962 37 51 04 Tax Police: 117 - 0962 31074 Coastguard: 1530 Fire services: 115 City Museum: 0962 37 00 56 St Anna Airport: 0962 79 43 88 “Punta Alice” Camping Site: 0962/31160 “Torrenova” Camping Site: 0962/31482

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NÜTZLICHE INFORMATIONEN:

Staat: Region: Provinz: Höhe: Oberfläche: Einwohner: Bevölkerungsdichte: Nachbarorte: Plz.: Ortsvorwahl: Name der Einwohner: Festtag Heiliger Cataldo: Rathaus: Notfallarzt: Erste Hilfe: Emergency: Carabinieri.: Finanzamt: Küstenwache: Feuerwehr: Stadtmuseum: Flughafen S. Anna:

Italien Kalabrien Crotone 5 m ü.M.f. 41 Km² 15.051 360 Einwohner per Km² Cirò - Melissa 88811 0962 Marinoti 10 maggio 0962 35121 0962 35 196 0962 902555//924160 118 112 - 0962 37 51 04 117 - 0962 31074 1530 115 0962 37 00 56 0962 79 43 88

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IIS “G. GANGALE” DI CIRO’ MARINA Indirizzi: A.F.M., TURISMO, C.A.T., AGRARIA, ALBERGHIERO SIRIO Piazza Kennedy, 10 88811 Ciro’ Marina (KR) Tel. 0962.35994 – Fax 0962.370450 E-mail istituzionale: kris00400c@istruzione.it E-mail certificata: Kris00400c@pec.istruzione.it PRO LOCO DI CIRO’ MARINA: Piazza Diaz, 17 88811 Cirò Marina 0962.370730 www.prolocociromarina.it COMUNE DI CIRO’ MARINA Piazza Kennedy, 1 88811 Cirò Marina 0962.375111 info@comune.ciromarina.kr.it AGENZIE TURISTICHE JONICA TRAVEL Via Roma,138 88811 Ciro' Marina (KR) Tel. 0962.373331 AGENZIA SVAGO VIAGGI SNC Piazza Kennedy 88811 Ciro’ Marina (KR) Tel. 0962.370120 A & G. VIAGGI Via G. Carducci, 48 88811 Ciro’ Marina (KR) Tel. 0962.371390

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COME ARRIVARE A CIRO’ MARINA

Cirò Marina si trova sulla costa Jonica della Calabria, in provincia di Crotone; questa costa ha spiagge lunghe e sabbiose, per la gran parte ancora allo stato naturale ed un mare tra i più limpidi di tutta l’Italia. Qui le vacanze al mare si fanno ancora come tanto tempo fà. COME RAGGIUNGERCI: 

in auto

qualunque sia la stazione di partenza la stazione di arrivo è Cirò

da Roma Fiumicino, Milano Linate e Bologna volo diretto su Crotone da altre città volo con scalo a Roma

in treno

in aereo

in autobus

dalla costa adriatica: percorrere l’autostrada A14 Bologna-Taranto, proseguire per la ss 106 direzione Reggio Calabria fino a Cirò Marina dalla Salerno - Reggio Calabria: percorrere la SA/RC fino all’uscita Sibari, proseguire per la ss 106 direzione Crotone fino a Cirò Marina.

da Napoli, Roma, Firenze, Torino, Milano, Venezia, Bologna, con fermata Cirò Marina.

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HOW TO GET TO CIRO’ MARINA Cirò Marina is located on the Ionian coast of Calabria, in the province of Crotone. This coast has long sandy beaches, most of which are still in their natural state, and some of the clearest seawater in all of Italy. Here, your beach holiday is like those of bygone days.

How to get here:

by car

by train

by air

FROM THE ADRIATIC COAST: take the A14 BolognaTaranto motorway, continue along the SS 106 towards Reggio Calabria to Cirò Marina. FROM SALERNO – REGGIO CALABRIA: take the SA/RC as far as the Sibari exit, continue along the SS 106 towards Crotone to Cirò Marina. Regardless of the departure station, the arrival station is Cirò

From Rome Fiumicino, Bologna and Milan Linate nonstop flight; arrival at S. Anna Airport Crotone From other cities, flight with a stopover in Rome

by bus

from Naples, Rome, Florence, Turin, Milan, Venice, Bologna, stop at Cirò Marina.

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SO KOMMT MAN NACH CIRO´ MARINA Cirò Marina liegt an der Ionischen Küste Kalabriens, in der Provinz Crotone. Diese Küste zeichnet sich durch langgezogene, zum größten Teil noch naturbelassene Sandstrände und einem der klarsten Meere ganz Italiens aus. Hier kann man noch Badeferien wie in alten Zeiten machen.

So finden Sie uns: 

VON DER ADRIATISCHEN KÜSTE: Fahren Sie auf der Autobahn A14 Bologna-Taranto bis zur Ausfahrt Taranto Nord und dann weiter über die Staatsstraße SS106 in Richtung Reggio Calabria bis Cirò Marina. mit dem Auto 

mit dem Zug

VON DER AUTOBAHN SALERNO REGGIO CALABRIA: Fahren Sie die Autobahn A3 Salerno-Reggio Calabria bis zur Ausfahrt Sibari und dann weiter über die Staatsstraße SS106 in Richtung Crotone bis Cirò Marina.  Wo immer Sie abgefahren sind, der Ankunftsbahnhof ist Cirò. 

Von Roma Fiumicino, Milano Linate und Bologna: Direktflug nach Crotone. mit dem Flugzeug  Von anderen Städten: Zwischenlandung in Rom.

mit dem Autobus

Flug

mit

Von Neapel, Rom, Florenz, Turin, Mailand, Venedig und Bologna: mit Halt in Cirò Marina.

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LUOGHI DA VISITARE TEMPIO DI APOLLO ALEO Gli archeologi hanno identificato Krimisa nella zona gravitante attorno all'odierno centro di Cirò; il tempio di Apollo Aleo è stato invece riconosciuto nell'edificio templare scavato da P. Orsi nel 1924 sul promontorio di Punta Alice nei pressi di Cirò Marina.

Il tempio, innalzato in un'area frequentata almeno dalla fine del VII alla metà del VI sec. a.C., fu riedificato agli inizi del III sec. a.C., occasione nella quale si procedette ad uno sgombero dell'area dagli ex-voto accumulatisi nel tempo, prendendosi cura di occultare, al di sotto del pavimento della cella, gli oggetti di maggior valore. Temple Apollo Aleo The archaeologists have identified Krimisa in the area around the current centre of Cirò; the Apollo Aleo shrine, on the contrary, has been detected in the templar structure dug by P.Orsi in 1924, on Punta Alice headland, close to Cirò Marina. The shrine, built in an area attended at least from the end of the 7 th century till the half of the 6 th century B.C, was re-built in the beginning of the 3 rd century, taking away the area from the ex-vote, stored during

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the time, and hiding the most precious objects underneath the cella's floor. Tempel des Apollo Aleos Die Archäologen haben Krimisa in der Gegend bei der heutigen Ortschaft Cirò lokalisiert. Der Tempel des Apollo Aleos wurde hingegen als das Tempelgebäude identifiziert, das 1924 von P. Orsi auf dem Vorgebirge Punta Alice nahe bei Cirò Marina ausgegraben wurde. Der Tempel wurde in einer, bereits vom Ende des 7. bis zur Mitte des 6. Jahrhunderts v.Chr. regelmäßig besuchten Gegend erbaut. Zu Anfang des 3. Jahrhunderts wurde der Tempel dann neu errichtet und dabei wurden die Votivgaben, die sich im Laufe der Zeit angesammelt hatten, vom Tempelgebiet entfernt, wobei die wertvollsten Stücke sorgfältig unter dem Fußboden des Heiligtums versteckt wurden.

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I MERCATI SARACENI I mercati di origine settecentesca vennero creati, nella località oggi denominata Madonna di Mare, per iniziativa dei feudatari principi di Tarsia. Essi ottennero la possibilità di organizzare qui una fiera dall'1 al 3 maggio. Proprio in questa località, infatti, si trova il complesso mercantile che nel corso del Settecento fu sede di quella fiera, una delle più importanti del comprensorio, la fiera di Santa Croce, che richiamava, per la ricchezza e la qualità delle mercanzie, le vicine popolazioni arbëreshë (Carfizzi, San Nicola dell'Alto, Pallagorio). All'inizio del XIX secolo, a causa delle invasioni turche che interessarono l'intera fascia ionica, la fiera venne interrotta. Si narra infatti che, proprio nel corso della cerimonia d'apertura, alla presenza del principe giunto da Napoli e di una numerosa comunità di mercanti, la fiera venne cannoneggiata da navi turche, forse per questo i mercati portano il nome di Mercati Saraceni. Formati da due file di arcate in pietra che un tempo servivano al posteggio-merci, dopo la loro ristrutturazione, ultimata nel 1990, sono divenuti scenario di attività artistiche e teatrali.

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Saracen Markets The markets, dating back to the eighteenth century, were created in the area known today as Madonna di Mare, on the initiative of the feudal princes of Tarsia. They obtained permission to organise a fair from the 1st to the 3rd of May. It is precisely in this location that the market complex stands and, during the course of the eighteenth century, it became the setting for that fair. It, i.e. the fair of Santa Croce, was one of the most important in the area which, because of its richness and the quality of the merchandise, recalled the nearby Arberesh populations (Carfizzi, San Nicola dell'Alto, Pallagorio). At the beginning of the 19th-century, because of the Turkish invasions that affected the entire Ionic coastline, the fair was interrupted. It is said that precisely during the opening ceremony, in the presence of the Prince who had arrived from Naples and a large community of merchants, the fair came under cannon fire from Turkish ships, which is possibly why the markets are today known as the Saracen Markets. Formed of two rows of stone archways which were once used for pitching merchandise, following their refurbishment completed in 1990 they became the setting for artistic and theatrical activities

Die Sarazenen Märkte Dieser Ort heiβt “Madonna di Mare” und wurde auf iniziative der Prinzen von Tarsia im achtzehnten Jahrhundert erbaut. Es war der Ort, an dem eine der wichtigsten Messe ( die Messe des heiligen Kreuzes genannt) stattfand. Am Anfang des XIX Jahrhunderts wurden die Messen auf Grund der türkischen Invasionen unterbrochen. Es wird erzählt,dass während einer wichtigen Eröffnungsfeier, an der der Prinz von Neapel und viele Gemeinschaften von Kaufleuten teilnahmen, die Messe von Türken angegriffen wurde und deshalb den Namen “die Sarazenen Märkte” trägt. Das Gebäude ist aus zwei Reihen steinerner Bögen gebildet, die einst als Stand-Ware dienten.

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CASTELLO SABATINI E’ una costruzione di tipo militare a pianta quadrilatera con torri angolari speronate. Edificato nel XV secolo dai Carafa marchesi di Cirò, è noto pertanto anche come castello dei Carafa, fu nel tardo Settecento trasformato dagli Spinelli, feudatari principi di Tarsia, che del manufatto militare fecero un'elegante dimora gentilizia. Il castello fu acquistato dalla famiglia Sabatini nel 1840. Sabatini Castle It is a military type construction with a four-sided layout and buttressed corner towers. Built in 15th-century by the Marquesses Carafa of Cirò, it is also known as the Castle of the Carafas and in the late 18th-century it was transformed by the feudal Spinelli Princes of Tarsia, from a military building to an elegant nobleman’s residence. The castle was bought by the Sabatini family in 1840.

Burg Sabatini Die Burg gleicht einer militärischen Festung. Erbaut im fünfzehnten Jahrhundert von den Markgrafen von Ciro Carafa, wird daher auch als Schloss der Carafa bezeichnet. Es wurde im späten achtzehnten Jahrhundert von feudalen Prinzen aus Tarsia umgebaut und in einen eleganten eleganten Adelssitz verwandelt. Die Burg wurde von der Familie Sabatini im Jahr 1840 gekauft. Und heute noch bewohnt.

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FONTANA DEL PRINCIPE Situata nella parte alta dei giardini del castello Sabatini, è una fontana ottocentesca a specchio con tre archi sui quali è apposta una lastra di marmo, contenente lo stemma dei nobili signori Spinelli. The Prince’s Fountain Located in the upper part of the gardens of Sabatini Castle, it is a 19th-century reflecting pool fountain with three arches on which a marble slab was placed bearing the coat of arms of the noble lords Spinelli. Der Brunnen des Prinzen Auf den oberen Etagen des Schlossgartens Sabatini, ist ein Brunnen aus dem neunzehnten Jahrhundert mit drei Bögen, auf deren eine Marmorplatte mit dem Wappen der Herren Spinelli befestigt ist.

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TORRE NUOVA

Costruita nel 1596 per volontà del marchese Vespasiano Spinelli, è situata nella contrada Brisi. La struttura rappresenta, insieme alla Torre Vecchia, il cardine di un sistema difensivo e di avvistamento. New Tower Built in 1596 in accordance with the wishes of the Marquess Vespasiano Spinelli, it is located in the Brisi quarter. Together with the Torre Vecchia (Old Tower) it represents the cornerstone of a defensive and lookout system. Neuer Turm Befindet sich im Stadtteil Brisi und wurde im Jahre 1596 erbaut. Das Fundament stellt zusammen mit dem alten Turm, den Grundstein für eine defensive Abwehr- und Beobachtungsanlage vor.

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TORRE VECCHIA

Lungo il pendio che unisce Madonna di Mare alla costa si trova una struttura difensiva. Ăˆâ€™ una torre di avvistamento a pianta quadrata, costruita proprio in seguito alle prime invasioni saracene. Old Tower Along the incline that connects Madonna di Mare to the coast, there is a defensive structure which is a lookout tower with a square layout, built precisely as a consequence of the first Saracen invasions. Alter turm Entlang dem Abhang, der den Ort Madonna di Mare ( Die Sarazenen Märkte) mit dem Meer verbindet, befindet sich ein viereckiger Beobachtungsturm, der gleich nach den ersten Sarazeneninvasionen gebaut wurde.

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MONUMENTO AI CADUTI Ai caduti di tutte le guerre è stato innalzato un monumento che si compone di un alto basamento rivestito in marmo su cui è collocata una statua della Vergine con il Bambino. Per i marinai morti in mare è stata inserita una grande ancora in ferro. (A. Cersosimo)

Monument to the Fallen A monument consisting of a high, marble-covered plinth on which stands a statue of the Virgin Mary with child was built to honour the fallen of all wars. A large iron anchor was added to remember those sailors who perished at sea. (A. Cersosimo)

Kriegerdenkmal Den Gefallenen aller Kriege wurde ein Denkmal gewidmet. Auf einem hohen Sockel, mit Marmor überzogen, befindet sich eine Statue der Jungfrau und des Kindes. Für die Segler, die im Meer gestorben sind, wurde ein eiserner Rettungsanker dazugebaut. (A. Cersosimo)

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MONUMENTO ALLA BEATA ROSA GATTORNO Sul Lungomare Stefano Pugliese Sud è stata collocata, nel 2000, una statua in bronzo posta su un basamento in marmo bianco, raffigurante la religiosa che ha fondato l'ordine delle Figlie di Sant' Anna. Suor Rosa fu beatificata proprio nel 2000 da papa Giovanni Paolo II. Monument to Blessed Rosa Gattorno In the year 2000 a bronze statue of the nun who founded the religious order of the Daughters of St. Anne, standing on a white marble plinth, was located on the Stefano Pugliese South Promenade. Sister Rosa was beatified in the same year by Pope John Paul II. Denkmal der Gesegnet Rosa Gattorno Auf der Meerespromenade Stefano Pugliese in der südlichen Zone, wurde im Jahr 2000, eine Bronze-Statue auf einem Sockel aus weißem Marmor errichtet. Dieser stellt , die Vertreterin der religiösen Ordnung Schwester Rosa dar, die im Jahre 2000 durch Papst Johannes Paul II. seliggesprochen wurde.

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STATUA DEL CRISTO Nei pressi del santuario dedicato alla Madonna dell'Itria, su un colle che domina uno splendido panorama, è stata posta una grande statua di Cristo nell'atto di benedire l'abitato sottostante.Poggia su un basamento in calcestruzzo, costituito da un blocco parallelepipedo sovrastato da uno cubico.

Statue of Christ A large statue of Christ blessing the city below was erected close to the church dedicated to the Madonna of Itria, on a hillside that dominates a splendid panorama. It stands on a cement plinth consisting of a rectangular block topped off with a square-shaped piece.

Cristus-Statue In der Nähe des Schreins der Jungfrau Maria, genannt dell'Itria, befindet sich eine Christusstatue auf einem Hßgel . Sie stellt die Segnung des Dorfes durch Christus dar.

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MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI CROTONE

Il Museo archeologico nazionale di Crotone è un museo gestito dalla Direzione Generale per i beni archeologici e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, attraverso la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e si trova nella città murata medioevale, corrispondente all'acropoli dell'antica Kroton. Fu aperto al pubblico nel 1968 a partire dal materiale della precedente collezione statale, esposta per alcuni decenni nel cosiddetto Regio Museo Civico di Crotone, con pezzi significativi di tutta l'area della Magna Graecia. Il nucleo originario era stato composto soprattutto da materiale proveniente da scavi non ufficiali e dal mercato antiquario; solo in seguito vi confluirono vari reperti provenienti da scavi realizzati in città, nelle necropoli e negli insediamenti del territorio.

The National archaeological museum of Crotone is a museum managed by the Direzione Generale per i beni archaeological (Office for Archaeological heritage) and the Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Ministry for Cultural assets and Activities) by way of the Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria (Superintendence for the Archaeological heritage of Calabria). It can be found in the walled medieval city, corresponding to the acropolis of ancient Kroton. It was opened to the public in 1968 and held artefacts from the previous state collection which had been on display for a few decades in the Regio Museo Civico di Crotone (Royal Civic Museum of Crotone) and features significant pieces from the whole Magna Graecia area.

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The original nucleus was above all composed by materials that came from non-official excavations and the antique market; only afterwards arrived other materials, from excavations made in the city, the necropolis and settlements in the territory. Das archäologische Nationalmuseum von Crotone, das sich in den mittelalterlichen Stadtmauern auf Höhe der antiken Nekropole von Kroton befindet, wird durch die Oberaufsicht für archäologische Erbe von Kalabrien von der Generaldirektion für Archäologische Kulturerbe und vom Ministerium für Kultur und Erbgut verwaltet. Das Museum wurde 1968 der Öffentlichkeit zugänglich gemacht. Ausgestellt wurde das Material der früheren staatlichen Sammlung, dass sich für einige Jahrzehnte im sogenannten Bürgermuseum von Crotone befand. Darunter befanden sich einige bedeutende Stücke des gesamten Bereichs der Magna Graecia. Der ursprüngliche Kern bestand vor allem aus Material, das aus nicht offiziellen Ausgrabungen und vom Antiquitätenmarkt stammt; erst im Nachhinein kamen verschiedene Funde aus den in der Stadt, in den Nekropolen und in den Siedlungen des Gebiets realisierten Ausgrabungen hinzu.

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MUSEO ARCHEOLOGICO DI CAPO COLONNA Il Museo Archeologico di Capo Colonna, si sviluppa attorno a tre sezioni espositive principali: la Terra, il Sacro ed il Mare. Un luogo per parlare di pace, di guerra, di vita. Dei conflitti di fuori e di quelli di dentro. Capo Colonna è un’occasione per ripensare tutto, per riprendersi la propria ombra, per riascoltare le risposte che la storia non sa più dare, per reinventare il futuro e dialogare col passato. E’ il profumo d’incenso, il sacro e il rito, l’atletica e il mito. Ed è una possibilità di conoscere per puro piacere, senza l’urgenza e la necessità d’imparare. Glorie antiche e ricchezze dimenticate tornano a popolare l’anima: perché una terra cui per secoli è stato dato poco, ha anche disimparato a chiedere. Nel cuore dell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto” e su 40 ettari di macchia mediterranea, si sviluppa il Parco Archeologico di Capo Colonna. I luoghi boschivi, un tempo consacrati ad Hera Lacinia, sono oggi sede di una suggestiva area archeologica servita da parcheggio ed area picnic. Le sezioni espositive sono tre: la Terra, il Sacro e il Mare. Il visitatore scoprirà uno dei più famosi santuari greci in Italia, e la storia di Croton, fondata nell’area sacra ad opera di 300 cittadini

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romani. La visita parte da alcuni importanti reperti: un elmo corinzio in bronzo (V sec.) di provenienza subacquea che attesta le virtù atletiche e belliche dei Crotoniati; un’ara in marmo con dedica alla dea per la salute di Marciana, sorella dell’imperatore Traiano che simboleggia il sacro tra il senso pratico romano e l’ideale greco; un tesoretto di monete auree bizantine che ricorda le ricchezze transitate sul Lacinio dal periodo greco fino alla tarda antichità. Di rilievo, inoltre, un ceppo d’ancora appartenente all’unica imbarcazione dei Greci d’Occidente che parteciparono alla battaglia di Salamina ed alcune lampade del Sele, simboli del culto di Hera e rappresentanti la fecondità. I- SEZIONE “LA TERRA” Ci conduce alla scoperta della colonia romana che si insediò nell’area del Santuario dal 194 a.C., al I sec. d.C.

II SEZIONE “IL SACRO” Fa scoprire attraverso sculture in marmo e in terracotta, ex-voto di diversi materiali e favolose membrature architettoniche, la sontuosità del santuario di Hera Lacinia

III SEZIONE “IL MARE” Grazie ai reperti subacquei di quasi un secolo, è stato possibile tracciare l’itinerario dei convogli che percorsero queste rotte, dalle prime fasi della navigazione pregreca fino ai relitti della seconda guerra mondiale 83


Recapiti: Via per Capo Colonna 88900 Crotone Tel: +39 0962.934814 Archaeological Museum of Capo Colonna The Archaeological Museum of Capo Colonna is developed around three main display units: the Land, the Sacred and the Sea. A space to talk about peace, war and life. Of external conflicts as well as internal ones. Capo Colonna is a chance to re-think everything, to take back our shadow, to listen to answers that history can’t give, to re-invent the future and dialogue with the past. It’s the smell of incense, of the sacred and rituals, athletics and myths. It’s a chance to discover new things for pure pleasure. Ancient glories and forgotten riches return to animate the soul: as this is a land which for centuries has been given little and so in turn has also forgotten how to ask. In the heart of the Protected Marine Area “Capo Rizzuto”, the Archaeological Park of Capo Colonna extends across 40 hectares of Mediterranean scrubland. The wooded areas once consecrated to Hera Lacinia are today the site of a striking archaeological area served by parking and picnic areas. The display sections are three: the Land, the Sacred and the Sea. The visitor will discover one of the most famous Greek sanctuaries in Italy and the history of Croto, which was founded in this sacred area by 300 Roman citizens. The journey starts with some important artefacts: a Corinthian bronze helmet (5th Century) of underwater origin that confirms the athletic and military virtues of the Crotonians; a marble plough with a dedication to the Goddess for the health of Marciana, sister of the Roman emperor Traiano which symbolises the sacred in a mix between Roman pragmatism and Greek idealism; a treasure chest of golden Byzantine coins, a reminder of the riches that transited along the Lacinio from the Greek period until late antiquity. Also of significance: the stump of an anchor belonging to the only vessel of the Western Greeks that participated in the battle of Salamina, some lamps from Sele, symbols of the cult of Hera representing fertility.

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I - SECTION “THE LAND” Leads us to the discovery of the Roman colony that settled in the Sanctuary from 194 B.C to the 1st Century A.D. II SECTION “THE SACRED” Amongst the marble and terracotta statues you can discover votive offerings in different material and fabulous architectural structures, as well as the sumptuousness of the Hera Lacinia sanctuary. III SECTION “THE SEA” Thanks to the underwater artefacts of almost a century ago, it’s been possible to trace the itinerary of convoys which travelled along these routes, from their first phase of pre-Greek navigation right up to the wrecks of the second world war. Address: Via per Capo Colonna 88900 Crotone Tel: +39 0962.934814 Das Archäologische Museum von Capo Colonna Das Archäologische Museum von Capo Colonna entstand aus drei wichtigen Ausstellungsbereichen: die Erde, das Heilige und das Meer. Ein Ort, um über Frieden, Krieg, Leben, der Innen- und Außenkonflikte zu erichten. Capo Colonna ist die Gelegenheit, alles zu überdenken, eins zu werden mit dem eigenen Schatten, wiederholt die Antworten zu hören, die die Geschichte nicht mehr in der Lage ist, zu übermitteln, um die Zukunft und den Dialog mit der Vergangenheit neu zu erfinden. Es ist der Duft von Weihrauch, Heiligtum und Ritual, die Athletik und der Mythos. Es stellt auch die Gelegenheit dar, Neues aus reinem Vergnügen zu entdecken, ohne Druck unbedingt etwas erlernen zu müssen. Antiker Ruhm und vergessene Reichtümer kehren zurück, um die Seele zu bevölkern: Denn ein Gebiet, dem Jahrhunderte lang wenig gegeben wurde, hat es verlernt, etwas zu fordern. Im Herzen des geschützten Meergebiet "Capo Rizzuto“ und auf der 40 Hektar großen mediterranen Macchia, entwickelt sich der Archäologische Park von Capo Colonna. Die bewaldeten Gebiete, die einst der Hara Lacinia geweiht waren, sind heute Sitz eines faszinierenden archäologischen Gebiets, das über Parkplätze und Picknickgebiet verfügt. Es gibt drei Ausstellungsbereiche: die Erde, das Heilige und das Meer. Die Besucher werden eines der berühmtesten geweihten griechischen Stätten in Italien und die Geschichte von Kroton, die im heiligen Gebiet von 300 römischen 85


Bürgern gegründet wurde, entdecken. Der Besuch beginnt mit einigen wichtigen Funden: ein bronzener korinthischer Helm (5. Jahrhundert), der aus Unterwasser stammt, bescheinigt die athletischen und militärischen Tugenden der einheimischen Bevölkerung; ein Marmoraltar mit einer Widmung an die Göttin der Gesundheit von Marciana, Schwester des Kaisers Trajan, symbolisiert die Verbindung des Heiligen zwischen der praktischen Vernunft und dem griechischen römischen Ideal; ein kleiner Schatz mit byzantinischen Goldmünzen, die den Reichtum in Erinnerung rufen, der Lacinio von der griechischen Zeit bis in die Spätantike passiert hat. Von Bedeutung ist außerdem ein Ankerblock des einzigen Bootes der westlichen Griechen, die an der Schlacht von Salamis teilnahmen und einige Lampen der Seles, Kultsymbole der Hera und Fruchtbarkeitssymbole. I. BEREICH "DIE ERDE“ Dieser Bereich führt uns zur Entdeckung der römischen Kolonie, die den Bereich des Heiligtums ab 194 v. Chr. bis zum 1. Jh. n.Chr. besiedelte. II. BEREICH „DAS HEILIGE“ Hier kann die Pracht des Heiligtums von Hera Lacinia durch Marmor- und Terracottaskulpturen, Votivgaben bestehend aus verschiedenen Materialien und fabelhaften architektonischen Elementen besichtigt werden. III. BEREICH „DAS MEER“ Dank der Unterwasserfundstücken aus fast einem Jahrhundert ist es möglich gewesen, die Streckender Konvois nachzuzeichnen, die von den frühesten Phasen der vorgriechischenNavigation bis zu den Wracks des Zweiten Weltkriegs beschritten wurden. Adresse : Via per Capo Colonna 88900 Crotone Tel: +39 0962.934814

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MUSEO ARCHEOLOGICO DI CIRO’ MARINA (KR)

Palazzo Porti, piazza Diaz 1 - 88811 - Tel. 0962/370056 Anno di fondazione: Il progetto di allestimento del Museo ottenne l’approvazione della Sovrintendenza nel 1992 ma vide la luce il 12 luglio del 1999. Ente proprietario : Comune di Cirò Marina Ente gestore: Stato Percorso museale: Nel Museo sono ospitati materiali provenienti dal tempio di Apollo Aleo rinvenuti negli scavi di punta Alice. Vi sono custoditi anche materiali risalenti alla fase storica di insediamento dei Bretti.

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Tra i pezzi più importanti: Il calco della testa di Apollo (la testa marmorea dell'acrolito di Apollo risalente al 440 a.C. è conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria) della seconda metà V sec. a.C., proveniente dal tempio; elementi architettonici vari ed un capitello del tempio; i calchi dei piedi e di una mano dell’acrolito, frammenti in bronzo di una grande statua, due lekythos, una coppa, foglie di alloro in bronzo, testina di kouros arcaico di fattura locale, statuetta dedalica, una testa di toro in terracotta, frammenti di lutherion, materiale brettio (IV sec. a.C.) e corredi funerari. figura femminile in piedi con pitone, fibule d’argento, orecchini e pendente con testina di leone in oro, due ghiande in terracotta dorata, aryballoi (vasetti per profumi a palla) e due grandi fibule d’argento a staffa lunga contemporanee alla fondazione del tempio (VIII sec. a.C.). una mostra fotografica e cartografica sull’archeologia subacquea divisa in due sezioni che riguardano i ritrovamenti relativi le frequentazioni delle coste calabre da parte dei micenei, greci e romani ed i ritrovamenti effettuati a largo di Crotone.

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Informazioni sede Il Museo Civico Archeologico di Cirò Marina ha sede a Palazzo Porti. La struttura è stata acquistata dal Comune di Cirò Marina nel 1981 e completamente ristrutturata nel 1985. Nel 1996 è divenuta sede della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e dal 1999 è stata aperta al pubblico come museo. Sale espositive Il Museo è allestito al piano terra ed al primo piano. Al piano terra sono esposti i materiali provenienti dal tempio di Apollo Aleo e quelli relativi alla vita dei Brettii nel territorio. Nelle sale del primo piano vi è ospitata una mostra fotografica e cartografica sull’archeologia subacquea calabrese degli ultimi trent’anni.

MUSEO ARCHEOLOGICO di CIRO’ MARINA (KR) Palazzo Porti, piazza Diaz 1 - 88811 - Tel. 0962/370056 Year of founding The design project for the Museum met with approval by the Superintendence but only saw the light on the 12th July 1999. Managing Authority: The Municipality of Cirò Marina Governing Institution: The State Museum walk The Museum is host to artefacts from the temple of Apollo Aleo discovered in the excavations on Alice point. It also holds material originating from the historical period of the Bretti settlements. Among the most important artefacts:

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The cast of Apollo’s head (the marble head of the acrolith Apollo dating back to 440 B.C is instead held at the National Archaeological Museum of Reggio Calabria) originates from the temple and dates back to the second half of the 5th Century A.D; various architectural elements and a shrine to the temple; casts of the feet and a hand of the acrolith, bronze fragments of a great statue, two lekythoi, a goblet, laurel leaves made in bronze, archaic kouros head of local provenance, Dorian statuette, a bull’s head in terracotta, fragments of Lutherion, Brettian artefacts (4th Century B.C.) and funerary relics. feminine figure standing with python, silver brooches, earrings and pendant with golden lion’s head, two acorns in golden terracotta, aryballoi (small vases for perfume pellets) and lastly two large silver brooches with elongated catch-plate that date back to the founding of the temple itself (7th Century B.C). a photographic and cartographic exhibition on underwater archaeology divided up into two sections: one regarding finds relative to the Mycenaean, Greek and Roman visits to the Calabrian coast and the other with finds discovered near Crotone. Site information The Civic Archaeological Museum of Cirò Marina is located in Palazzo Porti. The structure was bought by the municipality of Cirò Marina in 1981 and was completely restructured in 1985. In1996, it became the site for the Superintendence for the Archaeological heritage of Calabria, and since 1999 it has been opened to the public as a museum. Display halls The museum is open for display from the ground floor to the first. The ground floors have on display artefacts originating from the temple of Apollo Aleo and those relating to the lives of the Bretti in that region. In the first floor halls, there is a photographic and cartographic exhibition of the last 30 years of Calabrian underwater archaeology.

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Il Museo Archeologico Palazzo Porti,Piazza Diaz 1 - 88811 - Tel. 0962/370056 Gründungsjahr Das Bauprojekt des Museums wurde von der Oberaufsicht 1992 genehmigt, es wurde allerdings erst 1999 durchgeführt. Besitzende Einrichtung: Gemeinde von Cirò Marina Verwaltende Einrichtung: Staat Museumsstrecke Im Museum sind Materialien aus dem Tempel des Apollo Aleo untergebracht, die während der Ausgrabungen von Punta Alice entdeckt wurden. Es werden auch Materialien aufbewahrt, die bis in die

historische Phase der Ansiedlung der Brettier zurückreichen. Zu den wichtigsten Funden gehören: Der Abdruck des Apollokopfes (der Marmorkopf des Akroliths von Apollo aus dem Jahr 440 v.Chr. hingegen wird im

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Archäologischen Nationalmuseum von Reggio Calabria aufbewahrt) aus der zweiten Hälfte des 5. Jh. v. Chr. stammt aus dem Tempel; verschiedene architektonische Elemente und ein Kapitell des Tempels; die Abdrücke der Füße und einer Hand des Akroliths, Bronzefragmente einer großen Statue, zwei Lekythos, ein Kelch, Lorbeerblätter aus Bronze, kleiner Kopf des vor Ort hergestellten archaischen Kourus, kleine dädalische Statue, ein Stierkopf aus Ton, Lutherion-Fragmente, Materialien der Bevölkerung der Brettier (4. Jh. v. Chr.) und Grabbeigaben. weibliche, stehende Figur mit Python, Silberbroschen, Ohrringe und Goldanhänger mit Löwenkopf, zwei vergoldete Eicheln aus vergoldetem Ton, Aryballoi (kugelförmige Gefäße für Parfum) und zwei große Silberbroschen mit langer Halterung, die auf die Tempelgründung (8. Jh. v. Chr.) zurückreichen. eine in zwei Abschnitte eingeteilte fotografische und kartographische Ausstellung über die Unterwasserarchäologie; sie betrifft die mit der Frequentation der kalabrischen Küsten durch die mykenischen Griechen und Römern zusammenhängenden Entdeckungen und die von der Küste von Crotone gemachten Funde.

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Informationen über den Sitz Das Archäologische Nationalmuseum von Cirò Marina ist im Palazzo Porti untergebracht. Das Gebäude wurde 1981 von der Gemeinde von Cirò Marina gekauft und 1985 komplett renoviert. 1996 wurde es Sitz der Oberaufsicht für Archäologische Erbe von Kalabrien und ab 1999 ist es als Museum für das Publikum geöffnet.

Ausstellungsräume Das Museum ist im Erdgeschoss und im ersten Stock untergebracht. Im Erdgeschoss sind Materialien ausgestellt, die aus dem Tempel von Apollo Aleo stammen und die im Zusammenhang mit dem Leben der Brettier in diesem Gebiet stehen. In den Räumen des ersten Stocks ist die fotografische und kartografische Ausstellung über die Unterwasserarchäologie Kalabriens der letzten 30 Jahre zu sehen.

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CIRÒ MUSEO LUIGI LILIO Il museo “Visioni celesti Aloysius Lilius e la scienza degli astri” intitolato al medico ed astronomo calabrese Luigi Lilio che nel 1576 fu il riformatore del calendario gregoriano. Il museo è stato inaugurato il 18 giugno 2010 in occasione del cinquecentenario della nascita dell’astronomo realizzato dal Comune di Cirò su progetto dello scenografo Alfonso Calabretta ed arricchito dall’esposizioni di opere rare e preziose, provenienti dai fondi della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e dalla ricerca euristica di Giovanni Alboccino e Francesco Vizza The museum " Celestial visions Aloysius Lilius and the science of the stars" named after the physician and astronomer Luigi Lilius from Calabria who in 1576 was the reformer of the Gregorian calendar.The museum was opened in June 18, 2010 on the occasion of the fifth centenary of the birth of the astronomer. It was made by the Municipality of Cirò on the project of the production designer Alfonso Calabretta and enriched by the exhibition of rare and precious works, from the funds of the National Central Library of Rome and the heuristic search of Giovanni Alboccino and Francesco Vizza. Das Museum " celestiale Visions Aloysius Lilius und Wissenschaft der Sterne" wurde nach dem Arzt und Astronom Luigi Lilius aus Kalabrien, benannt. Im Jahre 1576 reformierte er den Gregorianischen Kalender.Das Museum wurde am 18. Juni 2010, anlässlich des 94


fünfhundertsten Jahrestag der Geburt des Astronomen, eröffnet. Es wurde von der Stadt Cirò, an dem Projekt des Produktionsdesigner Alfonso Calabretta, realisiert und dann bereichert durch die Ausstellung seltener und kostbarer Werke, die aus den Fonds der Nationalen Hauptbibliothek von Rom und aus der heuristischen Suche von Giovanni Alboccino und Francesco Vizza, stamen.

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CRUCOLI MUSEO ARCHEOLOGICO “MELISSA PALOPOLI” Il Museo, realizzato dal Comune di Crucoli ha sede all'interno delle sale dell’antico palazzo di contrada Ciuranà, al cui piano terreno è ospitato il primo nucleo della preziosa collezione di proprietà di Ernesto Palopoli,

intitolata alla figlia Melissa, scomparsa prematuramente diversi anni fa. Fra i reperti emergono splendidi bronzi dell'Età del Ferro, ceramiche, da quelle corinzie a quelle attiche, maschere della commedia, fino a materiali italioti, bretti e romani e, infine, un vero e proprio album di fibule tardo antiche e alto medioevali.

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CRUCOLI The "Melissa Palopoli" Archaeological Museum The museum, designed by the local administration of Crucoli, is located in the rooms of the ancient district Palazzo Ciuranà, where the nucleus of the valuable collection owned by Ernesto Palopoli is housed on the ground floor. The Museum is named after his daughter Melissa, who died prematurely several years ago. The findings include splendid bronzes from the Iron Age, pottery from the Corinthian to the Attic ages, theatrical masks, as well as italiot, Bretto and Roman materials and finally, a true late antique and early medieval album of fibulae. CRUCOLI Archäologisches Museum „Melissa Palopoli” Das in Crucoli gelegene Museum wird von den Sälen des antiken Gemeindepalais Ciuranà beherbergt und im Erdgeschoß befindet sich die wertvolle Sammlung , im Besitz von Ernesto Palopoli und nach dessen vor ein paar Jahren allzu früh verstorbenen Tochter Melissa benannt. Unter den Ausstellungsstücken glänzen herrliche Bronzen der Eisenzeit, korinthische und attische Keramik, Theatermasken, bis hin zu italischen, brettischen und römischen Fundstücken und schlussendlich eine umfangreichen Sammlung spätantiker und hoch- mittelalterlicher Fibeln.

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TORRE ARAGONESE DI MELISSA Tra le torri di avvistamento pi첫 spettacolari e complesse della Calabria, la Torre Merlata Aragonese si trova nella frazione Torre Melissa della provincia di Crotone. Ubicata sopra uno sperone roccioso a picco sul mar Ionio, dal quale si gode una splendida veduta che da Punta Alice spazia sino al promontorio di Capo Colonna, la Torre Merlata presenta una netta divergenza con le altre torri di avvistamento spagnole edificate nel corso del XVI e XVII secolo a protezione delle coste.

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THE ARAGONESE TOWER IN MELISSA One of the most spectacular and complex lookout towers in Calabria, the castellated Aragonese Tower, is located in Torre Melissa ward in the province of Crotone. Situated on a rocky spur overlooking the Ionian Sea, with a splendid sweeping view from Punta Alice up to the promontory of Capo Colonna, the castellated Tower is clearly different from the other Spanish watchtowers built during the sixteenth and seventeenth century to protect the coast. DER ARAGONISCHE TURM VON MELISSA Einer der imposantesten und komplexesten Wachttürme Kalabriens, der mit Zinnen versehene Aragonische Turm, befindet sich in der kleinen Ortschaft Torre Melissa in der Provinz von Crotone. Er liegt über dem Ionischen Meer am Rande eines Felssporns, der eine herrliche Rundsicht von Punta Alice bis zum Vorgebirge von Capo Colonna bietet. Dieser Turm unterscheidet sich eindeutig von den übrigen spanischen Wachttürmen, die im Laufe des 16. und 17. Jahrhunderts zur Sicherung der Küsten errichtete wurden.

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Da vedere, inoltre, reperti archeologici: 1.

Nel Museo Civico Archeologico di Cirò Marina situato nell'ottocentesco Palazzo Porti e nel Castello Sabatini, sono esposti diversi reperti rinvenuti nell'area del santuario di Apollo Aleo:un capitello, elementi architettonici, una maschera di terracotta, un piedistallo, frammenti di una statua in bronzo, frammenti di una parrucca in bronzo, monete di bronzo, statuine, ecc.

2.

Nel Museo Archeologico Nazionale di Crotone vi è una sezione dove sono esposti i ritrovamenti del santuario di Apollo Aleo a Cirò Punta Alice: alcuni capitelli dorici del tempio, un'antefissa a disco con Gorgone proveniente dall'acroterio, delle terrecotte votive; una matrice di antefissa, e frammenti di statuetta arcaica di un giovinetto in pietra calcarea. Non mancano didascalie che illustrano il sito e foto del famoso acrolito.

3.

Nel Museo Nazionale della Magna Grecia invece sono conservati i materiali più preziosi: la stupenda testa, le mani e i piedi in marmo di una statua raffigurante Apollo: si tratta di un acrolito (cioè di una statua della quale sono realizzati in marmo solo la testa e gli arti, mentre il corpo era in legno o semplicemente un'impalcatura poi rivestita di tutto punto); la testa, che mostra influssi fidiaci, è realizzata in marmo bianco e presenta dei fori intorno alla fronte che mantenevano originariamente una parrucca in bronzo o una corona metallica. È’ datata al 440 a.C. un piccolo Apollo in oro

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1. In the Museo Civico Archeologico of Cirò Marina, located in a 19thcentury building of Palazzo Porti and in Castello Sabatini, are exhibited several artifacts found in the area of the sanctuary of Apollo Aleus: a capital, several architectural items, a terracotta mask, a pedestal, fragments of a bronze statue, fragments of a wig made of bronze, bronze coins, figurines. 2. In the Museo Archeologico Nazionale of Crotone there is a section housing the findings from the sanctuary of Apollo Aleus at Cirò Punta Alice: some Doric capitals of the temple, an antefix with a disc portraying a Gorgon from the acroterium, votive tablets, a matrix of an antefix, and fragments of an archaic statuette of a young man in limestone. There is no lack of captions illustrating the site and photos of the famous acrolith. 3. In the Museo Nazionale della Magna Grecia, more precious items are stored, including:-An artful head, hands and feet of a marble statue of Apollo. The statue in question apparently was an acrolith (i.e. a statue of which only the head and limbs are made of marble, while the body was made of wood or simply a scaffold then covered at all points). The head, which shows the influence of Pheidias, is made of white marble and has 101


holes around the forehead that originally supported a wig made of bronze or a metal crown. It is dated to 440 BC. - A small gold Apollo. 1. Im Archäologischen Stadtmuseum in Cirò Marina, der sich in einem Gebäude des 19. Jahrhunderts befindet, und in der Burg Sabatini, sind verschiedene Fundstücke ausgestellt, die vom Gebiet der Wahlfahrtskirche Apollo Aleo stammen : ein Kapitell, Bauteile, eine Maske aus Terrakotta, ein Postament, Teile einer Bronzestatue, Teile einer Perücke aus Bronze, Münzen aus Bronze, Statuetten usw. 2. Im Archäologischen Nationalmusem in Crotone befindet sich eine Abteilung, in der Fundstücke der Wahlfahrtskirche Apollo Aleo ausgestellt sind: einige dorischen Kapitellen des Tempel, ein scheibenförmig Antefix mit dem Abbild eines Gorgon vom Akroterium, Votive Terrakottas, eine Antefix Schablone und Teile von einer veralteten Statuette aus Kalkstein, die einen Jüngling darstellt. Sicherlich fehlen keine Hinweistexte und Fotos des berühmten Acroliten die, die Webeseite erläutern und veranschaulichen. 3. Im Archäologischen Nationalmusem der Magna Grecia sind wertvollere Fundstücke aufbewahrt, einbezogen: • Der wundervolle Kopf, die Marmorhände und - Füβe einer Statue, die den Apollo darstellt. Es handelt sich um ein Acrolit (d.h. eine Statue in welcher nur der Kopf und die Glieder aus Marmor sind und der Körper aus Holz oder einfach wie ein Gerüst, das dann bedeckt wird). Der Kopf, der den Einfluβ der Pheidias zeigt, ist aus weiβen Marmor hergestellt und hat Löcher um die Stirn, an denen ursprünglich die Perücke aus Bronze oder eine Krone aus Metall befestigt wurde. Er ist vom Jahre 440 v.Chr. -Ein kleiner Apollo aus Gold.

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BIBLIOGRAFIA PER STUDENTI E CURIOSI La documentazione sulle fondazioni greche in Italia meridionale e in Sicilia, con le fonti letterarie, si trova citata e discussa nel testo di J. Bérard, La Magna Grecia, trad. it., Torino, Einaudi, 1963 [1957]; ma si veda anche la notevole e fondamentale produzione successiva e in particolare: E. Lepore, Città-stato e movimenti coloniali: struttura economica e dinamica sociale, in Storia e civiltà dei Greci, dir. R. Bianchi Bandinelli, 1, Milano, Bompiani, 1979, pp. 183-253; E. Lepore, La Grande Grèce: aspects et problèmes d’une ‘colonisation’ ancienne. Quatre conférences au Collège de France (Paris, 1982), Textes réunis par C. Albore Livadie et Alii, Naples, Centre J. Bérard, 2000, pp. 17-51; Id., I greci in Italia, in Storia della società italiana, dir. G. Cherubini, 1, Milano, Teti, 1981, pp. 213-68; S. Settis, (a cura di) Storia della Calabria antica, vol I, Reggio Calabria, 1987; A. Mele, Tradizioni eroiche e colonizzazione greca, in L’incidenza dell’Antico. Studi in memoria di E. Lepore, 1. Atti del Convegno (Anacapri, 1991), a cura di A. Storchi Marino, Napoli, Luciano Editore, 1995, pp. 427-50; D. Asheri, Colonizzazione e decolonizzazione, in I Greci. Storia Cultura Arte Società, a cura di S. Settis, 2, i, Torino, Einaudi, 1996, pp. 73-115, Torino 1996; M. Giangiulio, Avventurieri, mercanti, coloni, mercenari. Mobilità umana e circolazione di risorse nel Mediterraneo arcaico, in I Greci. Storia Cultura Arte Società, a cura di S. Settis, 2, i, Torino, Einaudi, 1996, pp. 497-525;

M. Gigante, La cultura letteraria in Magna Grecia e nella Sicilia greca, in G. Pugliese Carratelli, (a cura di), I Greci in Occidente, pp. 499-510, Monza 1996; M. Gras, Il Mediterraneo nell’età arcaica, Paestum 1997; D. Musti, Magna Grecia. Il quadro storico, Roma-Bari, Laterza, 2005, pp. 3102;

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M. Bugno, Sicilia e Magna Grecia, in Storia d'Europa e del Mediterraneo, vol. I, Il mondo antico, Roma 2007, pp. 493-532. F. Cordano, Antiche fondazioni greche. Sicilia e Italia meridionale, Palermo, Sellerio, 1986; F. Cordano, Megale Hellas, Magna Grecia, Italìa: dinamiche di nomi, in Settis S., Parra M. C., (a cura di), Magna Grecia, Archeologia di un sapere, Catalogo della Mostra, Catanzaro 19 giugno – 31 ottobre 2005, pp. 33-39, Milano 2005; Per Cirò Marina: Paolo Orsi, Templum Apollinis Alei – Ad Crimisa Promontorium, Roma 1933 (ristampa anastatica, Reggio Calabria 2004); R. Spadea, Cirò Marina: Le paludi di Punta Alice (con schede dei materiali dal Santuario di Apollo, scavi Orsi) in Settis S., Parra M. C., (a cura di), Magna Grecia, Archeologia di un sapere, Catalogo della Mostra, Catanzaro 19 giugno – 31 ottobre 2005, pp. 252-263, Milano 2005; Per lo sport: L. Moretti, Iscrizioni agonistiche greche, Roma 1953; L. Moretti, Olympionikai. I vincitori negli antichi agoni olimpici, Roma 1957; P. Angeli Bernardini (a cura di), Lo sport in Grecia, Roma–Bari 1988; F. García Romero, Los Juegos Olímpicos y el deporte en Grecia, Sabadell 1992; A. La Regina (a cura di), Nike, il gioco e la vittoria, Milano 2003; Teja A. – Mariano S., (a cura di), Agonistica in Magna Grecia, Calopezzati (CS) 2004 A. Travo, Atleti: dalle feste religiose in Magna Grecia agli agoni di Olimpia, Cosenza 2004 Punzo G., Le cas de Astylos de Kroton: une nouvelle interprétation, in AAVV, Sport and the Construction of Identities, Proceedings of the XI th International CESH-Congress, Vienna (2006), 2007

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Ghisellini E., La statua di Milone di Crotone a Olimpia, in Xenia 16, 1988, pp. 43-52; Maddoli G., Milone olimpionico EPTAKIS, in La Parola del Passato XLVII, 1992, pp.46-49; Bresc-Bautier G., Pierre Puget: Milon de Crotone, Collection solo (2), Louvre, Département des Sculputures. Paris 1996; Visa-Ondarçuhu V., Milon de Crotone, personnage exemplaire, in Héros et voyageurs grecs dans l’occident roman, (ed. Billault A.), Lyon 1997 pp. 33-62; Bugno M., Da Sibari a Thurii. La fine di un impero, Naples 1999, pp. 26; 37; 45; 97; 99; Zerbini M., Alle fonti del doping, Roma 2001, pp. 10-11; 31-34; 202; Garcia Romero F., La buona salute degli atleti di Crotone (o delle zecche): un proverbio antico, in Sport e Culture, Atti del IX Congresso Internazionale dell’European Committee for Sport History (CESH), pp. 39-47, Crotone 26-29 settembre 2004, Calopezzati (CS) 2005; Langenfeld H., Una biografia di Milone?, in Sport e Culture, Atti del IX Congresso Internazionale dell’European Committee for Sport History (CESH), Crotone 26-29 settembre 2004, Vol. 1, Calopezzati (CS) 2005, pp. 67-74; Punzo G., Modelli paradigmatici di kalokagathìa ellenica, in Atti della XXII Sessione dell’Accademia Olimpica Italiana, Roma 2011;

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Tutti i dirittti riservati. Finito di stampare Maggio 2013 dal Centro Stampa di Cirò Marina (Kr)

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