Favola vincitrice - edizione 2009 "L'incanto delle scarpe"

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L’incanto delle Scarpe

Classe V A Scuola Primaria “Giotto” Dolo (Ve)

L’incanto delle Scarpe illustrazioni di

Silvia Serreli 1

o

Classe V A Scuola Primaria “Giotto” Dolo

Premio Concorso Internazionale di illustrazione per l’infanzia “Scarpetta d’oro” Riviera del Brenta 2009 14a edizione

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Classe V A Scuola Primaria “Giotto” Dolo (Ve)

L’incanto delle Scarpe Vincitrice della 14 edizione del Premio Internazionale d’illustrazione per l’infanzia “Scarpetta d’oro” Riviera del Brenta a

2009

illustrazioni di Silvia Serreli

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I

n un paese, come in tanti altri, c'era una nonna che stava per tanto tempo con i suoi nipotini. I genitori dovevano lavorare perchÊ c'era bisogno dei soldi per comperare le cose che servivano per il mangiare, per il vestire, per le bollette e per vivere. I nonni invece erano in pensione, ormai avevano finito di fare il loro mestiere e ora potevano passare il tempo liberamente e fare ciò che desideravano. Restare con i nipoti era il loro piÚ grande desiderio. Quando erano giovani non avevano potuto rimanere con i figli perchè anche loro avevano dovuto lavorare, ma ora potevano dedicare tante giornate e alcune notti a coccolare i figli dei loro figli. Potevano tenerli anche di notte quando i genitori decidevano di andare al cinema, o a teatro, o in pizzeria con gli amici. CosÏ erano tutti contenti. I bambini erano contenti perchÊ i nonni erano tutti per loro e dai nonni non ricevevano rimproveri. I genitori erano contenti perchÊ potevano, per qualche ora, fare le cose che a loro piacevano. I nonni erano contenti perchÊ si sentivano ancora utili e amati.


Sara e Davide andavano dai nonni volando dalla gioia. La nonna sapeva quali erano i cibi che preferivano e glieli preparava sempre. Il nonno costruiva giocattoli di legno e faceva loro imparare i giochi di quando lui era bambino. Sara aveva sette anni e suo fratello Davide ne aveva cinque. Restavano con i nonni durante il pomeriggio, da quando finiva la scuola fino al ritorno dei genitori, ma qualche sabato e qualche domenica rimanevano con loro anche di sera e di notte. Era bello fermarsi a dormire dai nonni. La nonna non li lasciava mai andare a letto se prima non aveva letto una fiaba. Oppure gliela raccontava e la sua voce li portava lontano, proprio in quel paese e con quei personaggi. Credevano di essere Pollicino che si perdeva nel bosco, ma poi ritornava di nuovo a casa. Si sentivano nella casetta assieme ad Hansel e Gretel e allora li aiutavano a liberarsi dalla strega. Provavano le stesse paure, ma anche la stessa gioia di quei bambini. Ogni volta che ascoltavano una fiaba, poi di notte la sognavano. La nonna sapeva che succedeva questo perchè il cervello durante il sonno lavorava e ricordava e cosÏ fissava tutto nella memoria.




Allora si fermava a descrivere tutte le azioni e gli ambienti nei minimi particolari per far fantasticare ancora di più i nipotini. Gliele leggeva proprio con il cuore per far capire i sentimenti e usava una tonalità di voce speciale, che trasmetteva le emozioni perché voleva che crescessero ricchi di fantasia, di conoscenze, ma soprattutto di comprensione per tutto quello che esisteva intorno. Le persone, le piante, i fiori, gli animali, i sassi, la luna, le stelle, l'aria, l'acqua, le case, gli oggetti, perfino le scarpe potevano dare un messaggio da ascoltare. La nonna Lia stava chinata in avanti mentre leggeva e raccontava e così le pareva di poter abbracciare con le sue parole i nipotini. Le sue parole erano come le carezze che facevano bene e facevano stare in salute. Questa sua postura era un altro segno di affetto per fare capire quanto li amava. Davide e Sara avevano fiducia nella nonna e se le fiabe facevano paura, le stringevano la mano e il suo calore passava dentro di loro e si rilassavano. Volevano che la nonna ripetesse sempre le stesse fiabe e con le parole uguali, perché così si sentivano sicuri e protetti dalle sue parole lente e quasi sussurrate.


Il nonno Gigi prima voleva ascoltare attentamente il telegiornale, per sapere cosa succedeva nel mondo e poi si sedeva sul divano rosso, insieme a loro e ascoltava anche lui. Diventava un bambino come loro. I bambini e i nonni si somigliavano, forse perchĂŠ i bambini erano appena arrivati dall'altro mondo e i nonni vi stavano ritornando. Quella sera al telegiornale stavano dicendo le solite tristi notizie. - Tremendo terremoto nell'isola poverissima di Haiti. - Rivolta a Rosarno degli immigrati neri, c'è il problema della raccolta degli agrumi. - Pericolo di inondazioni del Tevere per le forti piogge. - Slavine e valanghe in montagna per lo scioglimento delle nevi. - Grave situazione di inquinamento sulla Terra. - I partiti non sono d'accordo. - Bambini sfruttati, bambini maltrattati. - Bambini‌



“Basta.” – disse la nonna. “Se andiamo avanti così i bambini vivono nella paura e non usano la loro energia per desiderare le cose belle e buone. Ma io so come fare. Le fiabe possono salvare i bambini.” “E i bambini poi salvano il mondo” – aggiunse il nonno. I nonni saggi sapevano che nelle fiabe i bambini si immedesimavano nei personaggi e capivano che, dopo le avventure negative, arrivavano i fatti meravigliosi. Ascoltando le fiabe i bambini diventavano migliori perché conoscevano che esistevano altre persone come loro, che con molte fatiche riuscivano a superare le difficoltà e a risolvere i loro problemi.


I bambini imparavano che potevano essere nei pericoli, che potevano sentirsi abbandonati e soffrire di solitudine, ma alla fine trovavano la felicità e l'amore. E poi i bambini che conoscevano le fiabe avevano più fantasia e più amore, perché gli incantesimi li facevano sognare e diventare coraggiosi e forti nell'animo. Pensando a questo la nonna disse: “Chissà quanti bambini non sanno le fiabe o non le sentono raccontare. Vorrei che il mondo cambiasse perché tutti i bambini sono educati con le fiabe. Ho un'idea. Ci vuole un luogo dove i bambini si trovino ad ascoltare e a sentire leggere le fiabe.”. Il nonno sorrise e disse: “Dai, che ce la fai. So che tu cento ne pensi e cento ne fai. Riuscirai anche questa volta a realizzare il tuo desiderio”.


“Cercherò un posto dove portare i bambini a sognare e a respirare le cose belle e buone.”. La nonna Lia ricordò che il luogo più bello lo aveva conosciuto in montagna, nella foresta dove, una volta, c'era una palude, che i Veneziani chiamarono San Marco per gli alberi che dava a Venezia. Era una valle con poche case sparse nel verde durante l'Estate e nel bianco durante l'Inverno. Durante le vacanze, le piaceva andare in questo paese perché si caricava di energia per tutto il resto dei giorni che non viveva là. La montagna era la sua allegria e la sua salute. Durante le camminate saliva piano, piano, a passi piccoli perché voleva arrivare fino in alto, ma anche perché voleva guardare ogni piccola cosa e non perdere nulla. Alla sua età le costava fatica, aveva il fiatone, ma poi era bello essere lassù e toccare il cielo. Le pareva di volare e si sentiva leggera, come quando da bambina suo papà, per fare l'aereo, la sollevava nell'aria, tenendola con le braccia tese in alto, oltre la testa. Lei comunicava tutti questi sentimenti ai suoi nipotini che passavano alcuni giorni delle vacanze con i nonni, finchè i genitori non avevano le ferie. I bambini la seguivano attenti e imparavano dal suo esempio.




Il nonno Gigi parlava degli alberi alti e dei fili d'erba, delle rocce e dei funghi, insegnava loro che tutti sono utili e importanti nella vita. Davide e Sara ascoltavano le stupende cose che imparavano dal nonno, come fossero delle fiabe vere. Quel pomeriggio, mentre passeggiavano nel bosco, avevano trovato sul sentiero una scarpa. “Nonna, somiglia allo stivale del gatto con gli stivali” – disse Sara. “A me pare lo scarpone del soldatino di piombo” – disse Davide. La nonna si fermò e rispose con una voce allegra: “Forse l'ha perso un ragazzo che si è cambiato le scarpe prima di andare con i suoi amici a raggiungere il rifugio lassù. Ma voi mi avete dato una splendida nuova idea!”. E avevano portato a casa con loro la scarpa. In quel paese sperduto c'era sempre silenzio cha fa bene all'anima, solo il suono delle campane era una musica che parlava alla gente. Infatti, al centro del paese, si alzava verso il cielo il campanile e la voce delle sue campane si sentiva fino alle cime, come se fosse un teatro greco.


La chiesa era piccola e antica con gli affreschi che raccontavano la storia di San Francesco. Dietro alla chiesa c'era un vecchio tabiĂ , una costruzione fatta di tavole di legno, ormai disabitato. Ecco, era davvero il posto giusto. Era un incanto. Sotto si poteva fare la stanza di lettura e sopra si poteva allestire un museo delle scarpe delle fiabe. Questa era la nuova e meravigliosa idea della nonna. Tutte le scarpe usate dai personaggi delle fiabe potevano essere ammirate e potevano far sognare i bambini, ma anche gli adulti che li accompagnavano. Poi in vacanza, sicuramente, tutti avevano il tempo per visitare la mostra. Potevano andarci i turisti di paesi diversi e portarsi a casa dei bei ricordi. Il sindaco fu subito soddisfatto del progetto, perchĂŠ aveva capito che poteva regalare alle persone una emozionante esperienza nuova, mentre vivevano in quella valle delle Dolomiti.



La nonna Lia si mise d'accordo con le altre nonne per realizzare le scarpe indossate dai personaggi delle fiabe, che raccontavano ai loro nipotini. Dovevano leggere bene la descrizione delle scarpe sul testo e poi costruire esattamente il paio di scarpe.


Se le nonne erano specialiste a fare questo lavoro, i nonni non furono da meno, perchĂŠ prepararono i pavimenti, le vetrine, i cartellini da mettere davanti a ogni paio di scarpe. Di giorno erano tutti al lavoro e si davano il cambio per tenere i bambini, che non sapevano nulla della sorpresa che loro stavano preparando. Durante il mese in cui i bambini erano in vacanza con i loro genitori, i nonni conclusero i lavori.


Ora la stanza aveva un pavimento rosso, come il calore del fuoco che si vedeva nel caminetto acceso. Era un tappeto morbido come l'erba dei prati, solo che pareva colorato dal sole del tramonto. Le vetrine erano di vetro, naturalmente trasparenti, che lasciavano vedere gli oggetti all'interno. Scarpe, scarpine, scarpette, scarponi, stivali, stivaletti, zoccoletti, ciabatte, pantofoline‌


Tutte erano appoggiate con tenerezza sopra un velluto giallo. Era giallo come la luce del sole che dĂ la vita. Tutte le scarpe risaltavano sopra quel tessuto liscio e luminoso che attirava l'attenzione. I muri della stanza erano dipinti di verde per creare l'atmosfera di essere tra la natura, nel mondo pulito, nella serenitĂ , nella pace, nella bellezza.



Arrivò il giorno dell'inaugurazione. Tutti erano eccitati per il desiderio di visitare quel museo unico al mondo. Per l'occasione, la nonna Lia si era messa il vestito piÚ bello, la gonna a disegni dorati e azzurri come il cielo all'aurora e la giacca di lana rossa come le ciliegie. Perfino si era messa la collana di perle bianche. Aveva preso per mano Davide e Sara, ma non era entrata come tutte le altre nonne. Con lentezza li aveva portati a vedere il tabià tutto intorno, come fosse uno scrigno che conteneva gioielli di valore. Poi li aveva fatti osservare le forme strane che avevano le nuvole in cielo e gli uccelli che volavano come per cucire dei ricami. Voleva che imparassero ad amare quelle montagne che erano antiche scogliere abitate dai coralli. Voleva che le accarezzassero, segnando il loro profilo con un dito e tenendo un occhio chiuso, per avere l'impressione che fossero vicinissime. Aveva fatto fare a tutti e due un lungo respiro per riempirsi di quel vento pulito. Ecco, ora erano pronti ad entrare.


Intanto le altre persone erano uscite, così potevano visitare il museo con tranquillità. Sara con un sorriso che faceva notare che aveva perso già i primi denti da latte, chiamò la nonna: “Guarda, nonna, ci sono le scarpette azzurre di Gretel. Ce le ha regalate lei?”. Sara aveva gli occhi spalancati e le guance arrossate per l'emozione. Voleva toccare le scarpe come per essere sicura che ci fossero davvero, che non fosse una illusione. Intanto nella sua mente si stava ripetendo tutta la fiaba. Davide, ancora piccolino, era per mano della nonna, si era fermato davanti alle scarpine di Pollicino e si era appiccicato con le mani aperte sulla vetrina perché così gli pareva di vederle meglio. Aveva il naso incollato al vetro e la bocca chiusa formava una “O” di meraviglia. “Oh! Sono proprio vere, nonna. Le ha portate qua Pollicino?”. Il nonno Gigi si fermò davanti a una vetrina e pensava che bisognava fare qualcosa, che spiegasse tutto ai visitatori. Sopra un quaderno scrisse “Guida” e poi cominciò a descrivere il tipo di scarpe, il colore, la forma, il nome del personaggio al quale erano appartenute e quello che avevano vissuto. Il custode del museo guardava le vetrine con le scarpe esposte in mostra, ma era un po' triste perché non conosceva tutte le fiabe che quelle scarpe rappresentavano e gli dispiaceva non sapere le loro magie.



Sara e Davide non volevano pi첫 andare via e l'unico modo per convincerli fu quello di dire che a casa la nonna Lia avrebbe raccontato loro le fiabe preferite. Tantissime persone, nonne e nonni, bambini e genitori, giovani e ragazzi, andarono a vedere quella mostra in quella valle antica. Tutti parlavano di quel museo speciale. In quel posto tutti si sentivano ancora bambini e imparavano a vivere meglio, le fiabe insegnavano loro a desiderare di migliorare il mondo, bastava solo che ci credessero intensamente.


Quelle scarpe facevano camminare in un altro modo, non con i piedi nelle scarpe, ma con le scarpe negli occhi che guardavano, nelle orecchie che ascoltavano, nella voce che parlava, nel cuore che amava. Quelle scarpe erano semplici oggetti, costruiti dalle mani e dall'intelligenza, ma diventavano dei simboli che facevano muovere nella memoria tanti ricordi. Quei simboli muovevano la mente e il cuore, facevano capire, prima di tutto, che esisteva una specie di filo che univa tutti, come succedeva per le isole che sembravano divise dall'acqua, invece, sotto, erano tutte unite.


CON IL PATROCINIO DI RAPPRESENTANZA A MILANO DELLA COMMISSIONE EUROPEA REGIONE VENETO UNIONCAMERE VENETO APT AZIENDA DI PROMOZIONE TURISTICA DI VENEZIA GRAZIE A REGIONE VENETO PROVINCIA DI PADOVA PROVINCIA DI VENEZIA CAMERA DI COMMERCIO I.A.A. DI PADOVA VENEZI@OPPORTUNITÀ ANCI ASSOCIAZIONE NAZIONALE CALZATURIFICI ITALIANI A.C.Ri.B. ASSOCIAZIONE CALZATURIFICI RIVIERA DEL BRENTA POLITECNICO CALZATURIERO CON IL CONTRIBUTO DEI COMUNI DI DOLO, MIRA, VIGONOVO, VIGONZA. IN COLLABORAZIONE CON I COMUNI DI CAMPAGNA LUPIA, CAMPOLONGO MAGGIORE, CAMPONOGARA, FIESSO D’ARTICO, FOSSÒ, NOVENTA PADOVANA, PIANIGA, PIOVE DI SACCO, SANT’ANGELO DI PIOVE, STRA

DIREZIONI DIDATTICHE DEI COMUNI ADERENTI

FIABA VINCITRICE DEL CONCORSO

“EUROPA IN CAMMINO” PER GLI ALUNNI DELLE SCUOLE ELEMENTARI ISPIRATA ALLA TAVOLA VINCITRICE DEL 14° CONCORSO INTERNAZIONALE DI ILLUSTRAZIONE PER L'INFANZIA “FIABE, SCARPE, PAROLE”

“SCARPETTA D'ORO”

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Finito di stampare nel mese di Ottobre 2010 dalle

RIVIERA DEL BRENTA

SI RINGRAZIA IL POLITECNICO CALZATURIERO PER LA COLLABORAZIONE E L'IMPEGNO

GRAFICHE EDITORIALI LA PRESS srl Quartiere dell’industria, seconda strada n. 3 30032 Fiesso d’Artico (Venezia)



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Silvia Serreli 1

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Premio Concorso Internazionale di illustrazione per l’infanzia “Scarpetta d’oro” Riviera del Brenta 2009 14a edizione

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