Schenna Magazine 2018

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SCHENNA

MAGAZINE

Sapori autentici I prodotti regionali stanno tornando di moda

Bouldering, che passione Arrampicarsi su blocchi di roccia senza corda e imbracatura Aria di primavera Operaie modello festeggiano la stagione della fioritura NobiltĂ lungimirante Bachicoltura e viticoltura come impulsi economici

2018 | www.schenna.com



EDITORIALE

Salve Cari lettori, se è vero che non sempre umiltà rima con verità, si può capire perché sarebbe ingiusto chiedere a Scena di fare un esercizio di modestia. Più e più volte, il nostro paese ha dato un contributo prezioso alla promozione del turismo, in tempi recenti non meno che in passato. Questo 2017, Merano, la nostra grande vicina, celebra 700 anni di storia cittadina. Il suo sviluppo in una rinomata località di cura deve molto anche all’arciduca Giovanni, che pur non essendo originario di Scena la elesse spesso a luogo di residenza. La sua mera presenza rese nota Merano tra i rappresentanti della più alta nobiltà. Non solo: con il suo spirito pionieristico, egli generò impulsi economici determinanti per la regione. In campo viticolo, ad esempio. Fu per sua iniziativa che vennero piantate per la prima volta in Alto Adige varietà che oggi rappresentano elementi caratteristici del panorama vitivinicolo locale, quali il Pinot nero e il Pinot bianco. E a proposito di vini... Se ancora i nostri nonni e i nostri padri producevano vini piuttosto anonimi per il consumo personale, le generazioni odierne vantano tra le proprie fila viticoltori giovani e ambiziosi nelle cui cantine invecchiano nettari tanto nobili che si fatica a credere che siano il frutto di vigneti coltivati davanti all’uscio delle nostre case. Se consideriamo la gastronomia nel suo complesso, poi, notiamo come ormai essa trascenda la dimensione culinaria e sconfini nella sfera dello stile di vita, facendosi espressione di un profondo anelito di autenticità. Ciò vale anche per i produttori. Ecco allora che l’agricoltore ripensa agli anni dell’infanzia,

quando lassù in montagna si coltivavano cereali e si faceva il pane. Un’arte quasi dimenticata, di cui riscopre i segreti e rispolvera le tecniche. Avete mai assaporato una pagnotta appena sfornata? Profuma di patria, campi e vento estivo. «Scena golosa» è ben più di un semplice slogan. Le sensazioni ed emozioni suscitate da un territorio o da un prodotto sono più intense se si conoscono le persone e le storie che hanno alle spalle. La fioritura degli alberi è un evento arcinoto; l’instancabile operosità che essa esige dalle api (e dall’apicoltore), invece, è un aspetto che passa immancabilmente in secondo piano. Lo stesso può dirsi dell’accogliente atmosfera che regna in una Stube in una fredda giornata d’inverno: chi, avvolto nel rassicurante abbraccio del fuoco acceso, pensa al sudore e alla fatica richiesti per spaccare la legna che brucia nella stufa? Un paese si nutre dello speciale talento dei suoi figli più eccezionali. Sono questi a delineare i contorni e il profilo della comunità. Può sembrare un luogo comune, ma non per questo è meno vero: quando si viaggia, quanto più a fondo si conoscono il posto e la gente, tanto più intense sono le esperienze vissute. Speriamo di riuscire ad apportare, con questa nuova edizione, il nostro granello di sabbia.

Cordiali saluti Direttore dell’Associazione Turistica di Scena

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COVERSTORY

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Sapori autentici

I prodotti regionali stanno tornando di moda Dove sta scritto che un prodotto debba girare mezzo mondo prima di approdare sulle nostre tavole? La locuzione (biblica) “guadagnarsi il pane col sudore della fronte” è diventata realtà per Sepp Gamper, proprietario della malga Taser a Montescena. E come fanno gli ambiziosi viticoltori di Scena, che non lesinano sforzi per imbottigliare solo vini di pregiata qualità. Nell'accoppiata pane e vino si riflette il binomio cambiamento e rivendicazione. Un vento di cambiamento soffia tra le nostre montagne. Ci voleva!

Aria di primavera Con l’arrivo della bella stagione, la natura apparecchia per le api un vero e proprio banchetto. Ma riserva loro anche tanto lavoro. Precisiamo: a loro e all’apicoltore, impegnato nella cura delle colonie e nella raccolta del miele.

Bouldering, che passione Ovvero: arrampicarsi su blocchi di roccia senza corda e imbracatura, ad altezze che consentono una caduta controllata. Compagno insostituibile dell’arrampicatore, lo «spotter» o paratore. Uno dei percorsi si chiama «Fingerkiller (rompi-dita)» – Chissà perché?

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Nobiltà lungimirante

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Immergersi – un’esperienza inebriante... 8 Un mondo di emozioni 22 Giardini

Rose, arbusti mediterranei, erbe officinali e aromatiche: nei giardini di Scena cresce un’infinita varietà di fiori e piante. Per la gioia della gente del posto e dei vacanzieri.

L’arciduca Giovanni era tra le teste più brillanti della monarchia asburgica dei suoi tempi. Il rilancio dell’economia e i suoi impulsi visionari hanno caratterizzato la regione fino ai giorni nostri. In modo particolare la viticoltura.

28 Scorci panoramici

La novità: la roggia di Scena si arricchisce di bellissime piattaforme che invitano a indugiare, osservare e stupirsi.

30 Il mio tour preferito

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Quattro consigli da insider

32 Anni Premstaller

È stata una delle prime collaboratrici dell’Associazione Turistica. Sempre a disposizione dei «suoi» ospiti. A volte anche nel cuore della notte per fornire assistenza ai vacanzieri disperati in cerca di una sistemazione. Ancora oggi, alla venerabile età di 83 anni, accoglie i clienti nella sua piccola drogheria.

38 Viva lo sport

L’associazione sportiva di Scena conta oltre cinquecento soci. E poi c’è Monika, che da umile ragazza di montagna è diventata il portiere n°1 della pallamano femminile italiana.

40 Tocca legno

Vi siete mai chiesti da dove proviene il calore che riscalda la Stube? Dalla stufa, certamente. Ma questa va debitamente alimentata. Con la legna tagliata in estate.

43 Suggerimenti per l’inverno 44 Calendario degli eventi 2018 47 Impressum 4

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Immergersi – un’esperienza inebriante... Vette che si stagliano imponenti, ripidi pendii, dolci colline, un armonico confluire di paesaggio culturale e naturale. «Cultura», nella sua accezione originaria, rimanda alla «coltivazione», al «prendersi cura» di qualcosa e proprio questa attenzione, a Scena, si ritrova in ogni dove: manieri, castelli e chiese racchiudono un patrimonio artistico di assoluto rilievo. Là dove splende il sole, si coglie il lato più incantevole della vita. In queste terre, arte e arte del vivere si uniscono in un connubio straordinario, invitandoci ad apprezzare la bellezza della nostra esistenza e a immergerci in una sensazione di assoluta libertà, tra sconfinati orizzonti.

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SUGGESTIVI MONDI Il mondo alpino ed escursionistico di Scena è la quintessenza della varietà e della diversità. Se desiderate immergervi nella natura incontaminata, i dintorni vi offrono numerose possibilità, oltre a un eccezionale paesaggio e a temperature miti

HIRZER 2781 m

TALLE 1425 m

IFINGER 2581 m

VIDEGG 1536 m

MERANO 2000 2000 m

tutto l’anno: le premesse migliori per intraprendere passeggiate, escursioni a mezza montagna o tour in quota fino a raggiungere Picco Ifinger e Cima Hirzer per vivere indimenticabili esperienze da 400 a 2800 m s.l.m.

DOLOMITI

MONTESCENA 1450 m AVELENGO 1300 m

VERDINS 842 m

VAL PASSIRIA

SCENA 600 m

S. GIORGIO 716 m

Lido Scena

RIFIANO 504 m

Giardini di Castel Trauttmansdorff

TIROLO 594 m MERANO 325 m Terme di Merano 8

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COVERSTORY

Sapori autentici L’orgoglio e il piacere di elaborare prodotti propri

DI SEBASTIAN MARSEILER

Nel mondo globalizzato in cui viviamo, in cui gli alimenti che portiamo in tavola provengono spesso da angoli del globo a migliaia di chilometri di distanza, capita che si insinui in noi un certo disagio. Possibile che debba venire tutto da così lontano? E com’è stato prodotto poi? Ecco perché proviamo una sensazione di sollievo quando sentiamo la parolina magica: «locale». I prodotti regionali stanno tornando di moda. Che siano naturali è il nuovo must. Offrirli, però, non è sempre né semplice né scontato. Lo ha dovuto constatare, non senza una certa sorpresa, Sepp Gamper, proprietario della malga Taser a Montescena. Dai racconti degli anziani, Sepp sapeva che un tempo nella zona vi era un campo di segale dietro ogni angolo. Le cose erano cambiate prima che lui nascesse, ma – pensava tra sé e sé – se voleva trovare una nuova fonte di guadagno 10

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per il suo maso, perché non tentare la via della coltivazione dei cereali? Di una svolta il maso aveva senz’altro bisogno: le mucche ruminavano nella stalla di un contadino vicino, che si occupava anche della lavorazione delle terre. Non poteva andare avanti così! Una fattoria come la sua doveva pur dare da vivere. Pieno di entusiasmo, si mise all’opera per realizzare il nuovo progetto. Non tardò, però, a scontrarsi con le prime difficoltà. Tanto per cominciare, come si coltivavano i cereali? Chi lo sapeva? Improvvisamente, il «know-how» degli anziani tornava di attualità. Perché l’ultima volta che alla malga Taser si era raccolto del grano era stato nel 1967, ed era dal 1972 che nemmeno il vicino del maso Schnugger lo piantava più. Chi, a distanza di mezzo secolo, conosceva ancora l’arte della cerealicoltura? Chi ricordava il segreto della preparazione del terreno e della semina? Sepp si guardò attorno e raccolse informazioni. Scoprì che le piante germinano in autunno, sopravvivono all’inverno e maturano in estate. E la mietitura? I «vecchi saggi» Hans e Jörgl gli mostrarono come manovrare una falce e legare assieme le spighe in covoni. Un’operazione lunga e difficile. Davvero andava eseguita a mano? In Val Venosta, Sepp trovò una vecchia mietitrice BCS che avrebbe dovuto permettere, appunto, di meccanizzare la legatura dei covoni, ma che risultò efficace solo in parte. Ci volle un’adeguata dose di fatica e sudore, ma alla fine si ritrovarono tutti lì, i fasci di spighe, ritti sotto il sole autunnale, ammirati e fotografati come un’esotica attrazione da passanti e curiosi. Nel mentre, Sepp si era rivolto all’Assessore provinciale all’Agricoltura nella speranza di ricevere indicazioni su una mietitrebbiatrice idonea all’impiego su terreni in forte pendenza. Si era sentito dire che l’idea era interessantissima, ma che per il momento, ahimè, non era matura per una produzione in serie. I ricercatori dell’Università di Bolzano, però, ci si stavano già dedicando. Magra consolazione, cui Sepp e i suoi aiutanti dedicarono non più di un fugace pensiero mentre festeggiavano il termine del duro lavoro con una sostanziosa merenda a base di prodotti contadini. Una volta secchi, i covoni vennero caricati su un camion e trasportati al mulino in Val Venosta. Meticolosamente riposti in sacchi, segale e farro ne uscirono in dosi precise e a intervalli regolari per passare sotto la macina. 12

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Dopodiché, Sepp tornò finalmente padrone della situazione: su come impastare e dare forma al pane non doveva chiedere consiglio a nessuno. La Vinschger Paarl, la tradizionale coppia di pagnotte venostane, non aveva segreti per lui. Il tempo di riempire di ciocchi il forno a legna e di portarlo a temperatura ed ecco che alla malga Taser l’aria si riempì del fragrante profumo di pane appena sfornato e davanti alla porta si formò una fila di clienti con l’acquolina in bocca. Una scena che nel frattempo si è ripetuta più e più volte. La coltivazione dei cereali deve pur dare da vivere, Sepp ne è convinto. Se abbia ragione sarà il tempo a dirlo. Qui facciamo tutti il tifo per lui. Scena si arricchirebbe di un’attrazione naturale.

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A volte i bambini sono più ingegnosi degli adulti. Si prendano ad esempio i pargoli del maso Hilburgerhof, sulla via per San Giorgio, che un autunno piazzarono un banchetto sul ciglio della strada e si misero a vendere mele appena colte. Lo «smercio», per così dire, fu sorprendente. Una vera e propria fonte di ispirazione per i genitori, che decisero di aprire un negozio dedicato alla vendita dei prodotti del maso. Era un progetto che richiedeva impegno, entusiasmo e capacità di resistenza. L’avvio di un’attività in Alto Adige è soggetto a una molteplicità di vincoli e a una sfilza di formalità burocratiche. In materia di igiene, poi, intervengono le norme dell’Unione europea, che com’è noto procurano sempre più di un grattacapo. Ma Franziska Pföstl non si lasciò scoraggiare. Si iscrisse a una serie di corsi organizzati dall’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi (SBB) per ampliare e approfondire le conoscenze necessarie alla produzione di sciroppi, confetture >

1 Il sapere del passato è un’arte senza tempo: semina e mietitura alla malga Taser. 2 Si lavora con zelo all’Hilburgerhof 3 Le forme in alto, sui «Brotbrettern» (le assi per il pane), sono ben lievitate e pronte per essere infornate. I «Paarln» (Vinschgerlen, pane nero tradizionale) in basso hanno bisogno ancora di un po’ di tempo. 3

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In buona compagnia. La cantina della tenuta Pföstl è stata letteralmente scavata nella roccia. Qui, in tutto l’arco dell’anno, la temperatura, così come il tasso di umidità nell’aria, si mantengono costanti, creando le condizioni ideali per l’invecchiamento dei vini. E anche per gli assaggiatori.

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1 Tutto cambia: qui, un tempo, era un continuo andirivieni di quadrupedi muniti di corna. 2 Il rimestamento della gelatina di fiori di sambuco al Gröberhof. 14

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3 Le romantiche atmosfere delle cantine restano fuori: negli spazi dedicati alla produzione vinicola dell’Innerleiterhof, è la moderna tecnologia a farla da padrone. Forse proprio per questo, i vini conservano gelosamente i segreti del terroir. 15


di frutta e succhi di mele naturali. Perfezionò le competenze acquisite con tanti piccoli trucchi scovati nelle ricette apprese dalla madre e dalla nonna, tramandate con amore di generazione in generazione. E le arricchì con un tocco personale, con quel pizzico di creatività che conferisce ai prodotti elaborati personalmente un sapore unico e inconfondibile. Il succo di mela non è filtrato. Le confetture di frutta sono preparate con pectina naturale. Tra i vini – di cui si occupa la componente maschile della famiglia – spiccano nettari schietti come la Schiava e il Pinot nero, ottenuti da uve coltivate sui pendii ai piedi del paese e assaporati nell’ambito di degustazioni dal gusto rustico. Rustica e tradizionale è, infatti, l’ambientazione: quando si decise di abbattere la vecchia fattoria divenuta ormai pericolante, si ebbe cura di salvare la Stube tirolese e di integrarla nella struttura del negozio. Tra queste mura aleggia un’atmosfera senza tempo. Una fotografia ingiallita appesa alla parete ritrae il maso originale, testimone delle radici semplici e contadine di Scena. Radici vive ancora oggi.

Viticoltura con stile Karl Pichler passeggia tra i filari del suo vigneto. Questo è il suo regno. Il frutto di duro lavoro e grande fatica. Lo si capisce a prima vista. Le viti, allevate a spalliera, crescono aggrappate a un pendio incredibilmente ripido. La forte pendenza del terreno, però, ha i suoi lati positivi: grazie all’intenso irraggiamento solare, le uve sviluppano un eccezionale contenuto di zuccheri. Il microclima della zona, poi, caratterizzato da sbalzi termici notevoli tra il giorno e la notte, contribuisce alla pregevole freschezza e al carattere deciso dei vini. Anche il vento che soffia immancabile, qui, all’entrata della Val Passiria, fa la sua parte: in un ambiente tanto ventilato, l’insorgere di micosi è meno frequente e il ricorso a 16

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trattamenti fungicidi meno necessario che altrove. Karl è tra i pionieri della viticoltura a fini commerciali nell’area di Scena. In passato, pressoché tutte le grandi aziende agricole della zona avevano i loro vigneti e producevano vino. Col tempo, però, la concorrenza della frutticoltura si era fatta spietata: più questa avanzava con il vento in poppa, più l’attività vitivinicola perdeva terreno. Fino a che, qualche anno fa, ha trovato nuovo slancio ed è tornata in testa. L’azienda Innerleiterhof, in realtà, i vigneti non li ha mai dismessi, solo che a lungo in cantina ci è finito il mosto. Poi, nel 2011, Karl ha deciso di provare la strada della produzione di vino. Oggi, è membro del consiglio direttivo dell’associazione

Vignaioli dell’Alto Adige e produce Chardonnay, Sauvignon, Schiava e Pinot nero. I locali della sua cantina sono moderni e funzionali, la sala delle degustazioni denota stile ed eleganza e l’ingresso – opera di Herbert Kinkelin, tra i grandi nomi dell’interior design altoatesino – si caratterizza per le linee pulite e l’illuminazione di sicuro effetto scenico; dalle pareti pendono vecchie foto, finestre affacciate sul passato contadino di Scena. Domina il nuovo, sia dentro che fuori nel vigneto dove le viti sono allevate a spalliera, persino la Schiava. Invece, il buon Tirolese preferirebbe la pergola. Riuscirà a rassegnarsi?

Sul banco del negozio del maso Gröberhof giace aperto un libro di ricette. Non è un libro qualunque, ma l’Unser Kochbuch – Sorgsam gehütete Rezepte von Obermaiser Frauen gesammelt, un classico della cucina altoatesina, uno scrigno di tesori gastronomici di lunghissima tradizione. È aperto sulla pagina della gelatina e dello sciroppo di sambuco. Una ripassatina agli ingredienti e alla preparazione non fa mai male. «I limoni sono già a mollo», pensa la padrona di casa, Gertraud Kuppelwieser. «I fiori di sambuco devo ancora andarli a prendere». Fiori naturali al 100%, ovviamente, che crescono nei prati sui pendii più alti della montagna, lontano dai meleti. Anche qui, offrire prodotti naturali è la prima regola. Lo zucchero gelificante è tabù; per gli sciroppi, le gelatine e le confetture di frutta si usa unicamente pectina naturale. Le uve di Schiava, Pinot bianco e Cabernet Sauvignon crescono nella vigna del maso. In questo momento gli scaffali del negozio sono piuttosto vuoti. L’estate è appena cominciata, le vendite della scorsa stagione sono state buone e la raccolta dei nuovi frutti non è ancora iniziata. Il Gröberhof è di proprietà della famiglia da tre generazioni e il bel fienile di legno scuro lascia intuire che i locali e gli spazi in cui oggi si elaborano e vendono i prodotti erano un tempo dimora dei quadrupedi della fattoria.

Due amici e una passione Tutto ebbe inizio 16 anni fa. Stefan Pföstl e Georg Weger – albergatore l’uno, agricoltore l’altro – sono amici dai tempi dell’adolescenza. E già allora condividevano un sogno: coltivare la vigna, lavorare l’uva, produrre vino. Con la conversione di un meleto in vigneto mossero il primo passo verso la realizzazione dell’agognato progetto. «Perché proprio vino?» Ridono. «Perché ci piace la vite». La scuola di agraria, prima, e un corso di formazione professionale come cantiniere, poi, conferirono a Georg le conoscenze e competenze tecniche necessarie a mettere l’attività sui binari giusti. E infatti, anno dopo anno, l’estensione della superficie coltivata cresceva e la produzione di vino aumentava. Per altro, avevano piantato uno dei loro primi vigneti in una zona storicamente molto significativa, ai piedi di Castel Goyen, proprio là dove erano stati

compiuti gli iniziali esperimenti di coltivazione del Riesling per ordine dell’arciduca Giovanni (un pioniere della viticoltura in Alto Adige). La prima vendemmia fruttò 400 l, che andarono presto esauriti. Oggi, i terreni coltivati – alcuni di proprietà, altri in affitto – coprono una superficie di 5 ha, per lo più nella zona di Scena e Maia Alta, in posizione particolarmente favorevole. A questi si aggiungono alcuni vigneti presso Lana, coltivati a Schiava, e a Pochi di Salorno, nell’estremo sud dell’Alto Adige, dove crescono uve di Pinot nero e Traminer aromatico. Quando Georg cominciò a lavorare il terreno tra i filari con il cavallo, il vicino si mise le mani nei capelli. «Låss a setta Gebuggle!», esclamò; che significa grosso modo: «Mamma mia che sfacchinata!» Georg, però, aveva le idee chiare: aveva preso in prestito l’animale con tanto di proprietario. Per dirla tutta, non sapeva neanche come imbrigliare il cavallo. Nella terra dissodata, Georg seminò cereali, secondo la vecchia usanza. Ne è tuttora convinto: in agricoltura bisogna optare per strategie biodinamiche. Le quali comportano la riscoperta di metodi tradizionali. Nella cantina in cui il vino è posto a invecchiare, sono sistemate una accanto all’altra tante belle botti di legno. Sono immerse in una gradevole frescura, merito delle pareti di roccia naturale su cui pende un sottile velo d’acqua. Stefan aveva sempre nutrito l’ambizione di possedere una cantina come questa. E oggi eccola qui, colma di barrique di legno in cui i bianchi – tra cui lo Chardonnay, il Sauvignon e il Traminer aromatico – invecchiano per un anno, e i rossi – eccezion fatta per la Schiava – un po’ più a lungo. Nel locale della fermentazione rilucono svariati recipienti di acciaio, alcuni di dimensioni piuttosto ridotte, pensati per le cosiddette rarità. Un lusso, certo, ma in fin dei conti anche in questo consiste la produzione di vini: nella sperimentazione costante. Un piano più in basso, nella cantina di pietra, tesori vinicoli provenienti da tutto il mondo invecchiano accanto ai pregiati nettari di produzione propria. Questi vengono in gran parte offerti agli ospiti, che non mancano di esprimere il loro apprezzamento. E che a volte pongono la domanda fatidica: «Cosa rende speciale l’attività vitivinicola?» Dopo una breve riflessione, arriva la risposta: la cultura, il piacere della vendemmia e della vinificazione, la curiosità e la ricerca della novità, ma anche l’orgoglio e la soddisfazione. E l’estetica: una vigna davanti all’uscio di casa è, in una parola, bella! Che dire di più? 17


ARIA DI PRIMAVERA

Aria di primavera Apicoltore per passione, Hans Spiess ci accompagna nel suo mondo di alveari e nettari preziosi

DI SONJA STEGER

Già a fine febbraio, a Scena, non appena i primi raggi del sole primaverile accarezzano boschi e vallate, rischiarando monti e prati, le api si risvegliano dal torpore invernale. Nel periodo della fioritura dei meli, la natura apparecchia per questi zelanti insetti un vero e proprio banchetto, porgendo loro milioni di fiori, che trasformano l’intera regione in un paradisiaco giardino dalle infinite sfumature nuziali bianco-rosate. Migliaia di anni fa, le antiche civiltà dell’Egitto e della Mesopotamia si prendevano cura delle loro colonie di api. A Scena, oggi, si contano 20 apicoltori, tra cui Hans Spiess. Il simpatico cinquantacinquenne dal viso abbronzato ci viene incontro in una sportiva camicia a quadri, invitandoci a salire sulla sua jeep. La timidezza iniziale si scioglie poco a poco come miele caldo. Hans Spiess è originario del maso Unteranger, nei pressi di Schweinsteg, un borgo di tre masi che fa parte del Comune di Scena, e si guadagna da vivere nell’azienda produttrice di bevande Zipperle. La sua passione per l’apicoltura è nata 18

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35.392 COLONIE DI API

Nel 2017, in regione, i 3.221 soci dell’Associazione apicoltori dell’Alto Adige hanno registrato 35.392 colonie di api.

L’APICOLTURA è la poesia del paesaggio.

IN ESTATE, 1,8 MILIARDI

di api popolano l’Alto Adige. Durante il riposo invernale, sono meno della metà.

api non raccolgono il nettare dei fiori, ma la melata prodotta dagli omotteri. Devo ammetterlo, so davvero poco sulle api e colgo l’occasione per chiarire alcuni concetti di base. In ogni alveare vive una colonia di api con la sua regina. Particolarmente interessante, per Hans, è la complessa struttura sociale di questi insetti: la maggior parte delle cittadine sono lavoratrici sterili cui vengono assegnate svariate mansioni, tra cui la raccolta del nutrimento, il «riscaldamento» (ovvero la regolazione del calore), la sorveglianza, la cura della covata, ecc. I pochi fuchi hanno un unico scopo: accoppiarsi con la regina. Osserviamo due guardiane che cacciano via l’ape di una colonia confinante che voleva entrare nell’alveare sbagliato: la loro fermezza è quasi tangibile quando interferiamo con la loro traiettoria di volo. Ci scansiamo immediatamente per uscirne incolumi e tiriamo un sospiro di sollievo: questa volta ci è andata bene. «Sono molti gli aspetti dell’apicoltura che mi appagano», continua Hans, «mi piace stare in mezzo alla natura e lavorare con gli animali. Un alveare è quasi come un acquario: ha un effetto calmante e al tempo stesso è appassionante.» L’apicoltore posiziona un telaio con favi di cera già pronti nell’alveare: le arnie sono in legno o plastica. Hans fa colare le sue lastre usando la propria cera (d’api): le api stesse portano avanti l’attività di costruzione, mentre la regina depone le uova e le operaie nutrono e curano la covata, raccogliendo nettare e melata. Non è un caso che questi insetti vengano definiti zelanti e operosi.

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quattro anni fa: «Un collega mi disse che voleva frequentare un corso per apicoltori a Laces e io, senza pensarci, ho detto subito ’Anch’io voglio farlo!’. Era da tempo che pensavo che mi sarebbe servito un hobby cui dedicarmi una volta in pensione», racconta Hans. La jeep si arrampica rapidamente lungo la montagna, dapprima lungo la strada asfaltata e poi su un avventuroso sentiero sterrato. Raggiungiamo una piccola radura nel bosco, nei pressi dell’albergo di montagna Gsteier. I raggi del sole filtrano attraverso il fogliame primaverile, creando quel suggestivo gioco di luci che i giapponesi chiamano Komorebi. Ed eccole lì, le colonie di api di Hans, o almeno una parte di esse, delicatamente adombrate dalle foglie. Complessivamente, il regno di Hans conta oltre 20 colonie di ape Carnica (Apis mellifera carnica), mentre le altre popolazioni hanno il loro territorio a valle, nei pressi dell’Ofenbaur, sul fiume Passirio. Hans le lascia sempre nello stesso posto, mentre gli apicoltori itineranti «seguono» la fioritura, spostandosi con le colonie dai meleti a valle ai rododendri in quota. La frizzante aria di primavera e la quiete sono particolarmente apprezzate dalle api che, con grande zelo, ronzano davanti ai fori dell’alveare. Hans apre un’arnia per mostrarci 20

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i favi, carichi di api e miele, attaccati a piccoli telai di legno. L’apicoltore non indossa alcuna tuta di protezione, né utilizza un affumicatore, l’apparecchio impiegato dagli esperti per avvicinarsi alle api. L’unico fumo che si scorge è quello delle Marlboro di Hans. Il pericolo, tuttavia, non è così grande per ora: nessuno ha ancora intenzione di rubare loro il miele «da sotto le antenne». Quando gli chiediamo se le punture non lo infastidiscono, Hans risponde laconico di essersi ormai abituato o, come si suol dire, desensibilizzato. Fatta eccezione per gli occhi, ormai non ci fa più caso e indicandoci la palpebra inferiore destra leggermente gonfia racconta: «Ieri sera un’ape mi ha punto e volevo quasi rimandare la sessione fotografica, ma con il ghiaccio il gonfiore è diminuito. E poi amici e conoscenti sanno quello che faccio e sono consapevoli che le punture di ape non sono un evento così raro nel mio caso.» Le foto, poi, sono più autentiche. Ogni giorno, al mattino presto o verso sera, Hans va a trovare le sue api e già in giugno può raccogliere il primo miele: le api ronzano non solo tra i fiori di primavera, ma anche su ciliegi, peschi e albicocchi in fiore, succhiandone il nettare. Quello che forse non tutti sanno è che nel caso del miele di montagna, le

Anche l’apicoltore ha il suo bel da fare nel prendersi cura delle colonie e nel raccogliere e produrre il miele. I favi colmi di nettare dorato vengono rimossi e, come ricompensa per il prezioso frutto del loro lavoro, le api ricevono acqua zuccherata o uno speciale nutrimento. Per estrarre il miele, i favi vengono centrifugati: un tempo questa operazione veniva svolta mediante delle centrifughe azionate manualmente ed era una faticaccia. Hans, oggi, si avvale di un dispositivo elettrico, raccogliendo anche la cera per realizzare i suoi favi. Insomma, il detto popolare altoatesino «Richt Bienen und Schof, lieg nieder und schlof» (in italiano, «Alleva api e pecore, mettiti a letto e dormi») è vero solo in parte. Hans vende il suo miele di bosco e di fiori in occasione del mercato contadino che ogni mese si svolge a Scena e in questo lo aiuta di buon grado la moglie Maria Theresia: «E forse posso convincerla a darmi una mano anche in altre faccende che riguardano le api», aggiunge Hans facendo l’occhiolino. «C’è ancora così tanto da imparare e la pratica rende scaltri. I più esperti capiscono ciò che accade nell’alveare dal comportamento di volo delle api, io invece devo aprirlo», continua l’appassionato apicoltore che, anche se ancora agli inizi, non si tira certo indietro quando c’è da sperimentare: «Quest’anno, per la prima volta, cercherò di produrre il propoli». Si tratta di un antibiotico naturale, un rimedio miracoloso contro mal di gola e vescicole febbrili. Del resto, l’efficacia terapeutica e benefica del miele e di altri prodotti delle api è scientificamente documentata ed era ben nota già ai Romani: Ubi apis, ibi salus, «Là dove le api, lì la salute».

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1 Le api laboriose, oltre a regalarci un miele sano e delizioso, sono responsabili dell’impollinazione, svolgendo un ruolo essenziale per l’agricoltura. 2 Hans Spiess si prende cura delle sue colonie di api con grande scrupolo, controllando regolarmente i favi.

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GIARDINI

GIARDINI

Da maggio a luglio non perdete l'occasione di scoprire i più bei giardini privati di Scena in compagnia dell'architetto paesaggista Andrea Göhring. Maggiori informazioni a pag. 45 (eventi giornalieri)

Passeggiare nei giardini di Scena

DI SEBASTIAN MARSEILER

È difficile credere che in un luogo come questo, in «montagna», possa crescere una tale varietà di piante e gli incantevoli Giardini di Castel Trauttmansdorff non fanno che aumentare le aspettative. Ma Scena non sorge molto lontano e beneficia anch’essa dello straordinario clima della conca del Meranese. E poi ci sono gli appassionati, ognuno dei quali, in modo assolutamente unico, ha trasformato il proprio giardino in un luogo molto speciale.

Il re delle rose Al momento di congedarsi, la donna taglia un fiore dal rosaio antistante la casa, porgendolo agli ospiti in partenza. Un giovanotto suona la fisarmonica e le guance sono rigate da qualche lacrima. Il fiore accompagnerà il lungo viaggio di rientro dei vacanzieri con il suo profumo, facendo loro ricordare le incantevoli giornate qui trascorse e le cordiali persone incontrate. Il piccolo di casa resta immobile con gli occhi spalancati: la magia e il potere delle rose rimarranno per sempre impresse nel suo cuore, accompagnandolo per il resto della vita. Oggi, a quasi sessant’anni di distanza, Luis Egger siede nella sua «corte delle rose», letteralmente attorniato da un lussureggiante giardino fiorito. Oltre milleduecento rosai danno vita a uno spettacolo pirotecnico di colori, forme e profumi senza eguali, abbracciando ogni varietà di rosa, nobile, da aiuola, rampicante e a cespuglio. Da quando, oltre cinque anni fa, ha lasciato l’azienda al figlio, si dedica anima e corpo alla sua passione. La sveglia suona alle cinque: mezz’ora più tardi, Luis è già in giardino, dove le rose lo accolgono con il loro profumo, che nelle prime ore del mattino raggiunge il suo apice d’intensità: «È un miracolo, non riesco a distogliere lo sguardo dalla lentezza con cui la brattea verde si schiude, lasciando trapelare i primi delicati petali», commenta Luis osservando un bocciolo che si apre. No, non 22

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parla con le sue rose, non lo ammetterebbe mai, ma quando deve assentarsi per un paio di giorni, la nostalgia lo attanaglia. È un lavoro di costanza e pazienza. C’è sempre qualcosa da potare: le piante hanno bisogno di essere motivate ed esprimono la loro gratitudine con nuovi fiori. Anche «raddrizzare» è importante, affinché le rose si mostrino all’osservatore in tutta la loro bellezza. Sono primedonne, in tutto e per tutto: delicate principesse che vogliono essere nutrite, curate, circondate di attenzioni, raddrizzate dopo un temporale, concimate, potate e protette da insetti e parassiti. «Altri si recano in luoghi esotici o scalano montagne, io resto con le mie rose.» E le piante «percepiscono» il suo zelante operato, come lui lo definisce, fiorendo da maggio a dicembre. È come se Luis vivesse al centro di un enorme mazzo di rose. Stando nel suo giardino, ogni cosa appare improvvisamente più chiara: «Le persone provano una gioia incontenibile quando vedono tutto questo!». Christian Andersen scrisse la moderna favola dell’Elfo della rosa, così piccolo da potersi nascondere tra i petali dei fiori. Chissà se Luis, nei suoi sogni, ha mai desiderato di poter fare altrettanto.

Camelie in fiore per il compleanno Con tono provocatorio, Herbert Rosendorfer, giurista e scrittore bavarese di origine altoatesina, si chiese un giorno come le persone potessero vivere «nella tundra a nord delle Alpi». Probabilmente è stato proprio il clima al di qua delle Alpi a indurre l’architetto paesaggista Andrea Göhring, proveniente dalla zona di Norimberga, a realizzare un giardino davvero singolare intorno alla sua casa, nei pressi del sentiero Mitterplat-terweg. Di fatto, qui, non ci si aspetterebbe niente di speciale da un giardino, sebbene la posizione, di per sé, sia già incantevole: una vera e propria piattaforma panoramica, da cui si schiude uno scenario mozzafiato sulla conca del Meranese. Come un’ouverture, all’ingresso, un potpourri di diverse spe-

cie vegetali accoglie il visitatore: fiori e arbusti ornamentali, piante esotiche, importate e autoctone, alchemilla tra camelie e hamamelis, un piccolo e grazioso ensemble multiculturale. Curate e custodite, le piante dimostrano la loro riconoscenza con una crescita rigogliosa, in particolare la camelia invernale, che fiorisce sino al compleanno di Andrea, in novembre. Rigorosa, sobria e lineare, l’area antistante il soggiorno è realizzata in larice, ghiaia, acciaio Corten e porfido. Al centro del corto tappeto erboso è incastonato un piccolo stagno in una cornice di legno di larice. Unica concessione floreale: una ninfea dal bocciolo pittoresco: «In estate è la nostra piscina e in inverno il nostro refrigerio dopo la sauna», spiega Andrea ridendo e, indicando l’olivo sulla destra, che si erge in posizione rialzata in un’aiuola di acciaio Corten, aggiunge: «E quello è l’albero di casa, che un giorno dovrebbe dispiegare i suoi rami». Due agavi fanno compagnia al loro amico mediterraneo: «È incredibile come superino bene l’inverno e laggiù, nell’angolo, crescono addirittura i fichi d’India!». Un paio di metri più in basso è stato disposto l’orto con aiuole rialzate: Andrea coltiva le piante dai semi dell’anno precedente e in questo periodo la casetta della sauna viene utilizzata come serra. Il signore del giardino su ghiaia è un vecchio melograno. Qui, Andrea ha creato il suo piccolo paradiso di fiori estivi e arbusti plurienni, dove sin dal mese di marzo si susseguono le fioriture, come sanno bene gli insetti, in particolare api e bombi. Se non sono fonte di disturbo, anche le piante spontanee continuano a crescere, mentre per il resto, come nel caso degli omaggi botanici, si trova sempre un posticino. Così, accade che una stella alpina cresca in perfetta armonia con un cespuglio di lavanda. Andrea è ambasciatrice del suo passatempo preferito, consapevole di come un giardino possa unire le persone: è per questo che accompagna i visitatori nelle loro passeggiate, particolarmente lieta che anche gli abitanti del posto vi prendano parte. Talvolta è sufficiente uno sguardo esterno per aprire gli occhi di una persona del luogo.

La signora delle mille erbe Affannarsi a presentare Priska Weger è del tutto inutile: ovunque, in regione, è conosciuta come la «signora delle erbe», colei che conosce tutte le specie, dalle erbacce alle piante officinali. Il giardino ha un aspetto tutt’altro che spettacolare: «è tutto intrecciato», come dice Priska. Non si scorgono aiuole agghindate a festa o eleganti specie esotiche, anche se bisogna ammettere che alcune delle piante potrebbero apparire piuttosto inconsuete all’occhio di un profano: è il caso, ad esempio, della radice della consolida maggiore che, sotto forma di compressa imbevuta o poltiglia, viene utilizzata in caso di contusioni, stiramenti muscolari, distorsioni e fratture. Il principio attivo in essa contenuto, l’allantoina, favorisce i processi di cicatrizzazione e la rigenerazione tissutale, come ci spiega Priska, profonda conoscitrice delle proprietà curative delle piante. Siamo in piena estate e il giardino sta vivendo una fase di transizione: molto è stato raccolto, qualcosa è stato appena piantato. No, non c’è lo splendore da libro illustrato del perfetto giardino del contadino, ma si avverte un’aura positiva, tranquillizzante, che richiama inconsapevolmente un sentore di crescita collettiva della comunità vegetale, un sano flusso vitale. Una pianta singolare, cespugliosa, con piccoli frutti verdi nodosi, attira la mia attenzione: «Si tratta della cosiddetta ’erba del grillotalpa’, un valido aiuto contro questo insetto parassita», mi spiega Priska. Secondo gli esperti, si tratterebbe solo di una credenza popolare, ma da quando alcune di queste piante crescono in giardino, la piaga del grillotalpa non è più un problema: è stata un’anziana contadina a darle questo consiglio. E qui, si palesa un altro interessante aspetto dell’attività di Priska Weger, che si adopera per raccogliere il sapere tramandato oralmente, altrimenti perduto in un’epoca come la nostra, ossessionata dalle sostanze chimiche. Il profondo sapere di un’esperta apprezzata a livello regionale non si limita alle erbe dalle proprietà terapeutiche: «Il giardino è sempre stato il regno delle contadine. Qui, sono loro a dettare legge e gli uomini non hanno voce in capitolo!», 23


è un’attività di arrampicata senza corde e

BOULDERING

Il bouldering (dall’inglese «boulder», «masso») imbracatura, praticata su massi e pareti rocciose ad altezze che consentono una caduta controllata, senza il rischio di farsi male. Considerato una vera e propria disciplina dell’arrampicata a partire dal 1970, il bouldering è cresciuto in modo vertiginoso soprattutto negli anni Novanta, entrando a far parte per la prima volta di una rassegna iridata in occasione dei Campionati del mondo di arrampicata del 2001, disputatisi a Winterthur.

Scarpette da arrampicata+ materassino + spotter = bouldering, che passione Ma, un momento, di cosa stiamo parlando? Del bouldering, naturalmente! E si può praticare anche a Scena? Certo, nella nuova area dedicata al bouldering a Gsteier – che cosa state aspettando?

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DI ROSWITHA SCHWIENBACHER KRÖLL

Helmuth Haller di Scena, per gli amici Helli, non solo è il punto di riferimento dell’ambiente altoatesino dell’arrampicata, ma anche l’allenatore della rappresentativa provinciale, che riunisce il meglio delle giovani promesse di questo sport: è stato lui a individuare la nuova area di boulder Gsteier, disseminata di enormi massi. Questi blocchi di granito, a causa di un imponente distacco roccioso dell’Ivigna, sono sparsi nel bosco da molti anni. Nel 2016, la rappresentativa provinciale, sotto la guida di Helmuth, ha reso la zona accessibile, allestendo una nuova area boulder. «Allestire», in questo caso, significa individuare i massi idonei e «pulirli»: armati di spazzole di ogni dimensione, i giovani arrampicatori hanno strofinato e sfregato i blocchi per rimuovere terra, muschio e licheni, garantendo così un’ottima aderenza e una tenuta maggiore. E gli spazzolini che spuntano dalla tasca dei pantaloni dei ragazzi? No, non servono per lavarsi i denti, vengono utilizzati per i punti 25


3 1 I materassini del bouldering: si richiudono come un sandwich, si portano come uno zaino e assicurano un atterraggio morbido. 2 Lo «spotter» è sempre attento e non perde mai di vista lo scalatore. 1

più delicati, ma anche per togliere la magnesite: si tratta di una polvere bianca che gli scalatori prendono da un apposito sacchetto agganciato in vita per asciugare il sudore. Sudore provocato dalla paura? Per la pratica del bouldering occorrono anche scarpette di arrampicata, materassini e spotter. Le calzature possono essere dotate di lacci o di chiusura in velcro e, per aderire perfettamente al piede, devono essere piccole. Ohi, ohi, che dolore, ma occhi rivolti verso l’alto e sempre avanti! Quando ci si arrampica, non si pensa a nient’altro, la mente si svuota, resti solo tu e la roccia. I materassini sono fondamentali: l’altezza di caduta è sì ridotta, ma per evitare infortuni vengono collocate delle protezioni in prossimità dei massi, assicurando un atterraggio morbido. E poi c’è lo spotter, compagno insostituibile di ogni arrampicatore, che si posiziona sotto il blocco, pronto a parare un’eventuale caduta o ad attutire l’impatto. Nel bouldering, infatti, non ci sono corde di sicurezza. Per la vasta area del bosco di Gsteier, è prevista una guida dedicata, la cui autrice è Alexandra Ladurner di Merano, campionessa del mondo di arrampicata nonché direttrice del campo di Gsteier. Complessivamente sono 60 i boulder preparati, il cui grado di difficoltà spazia dal 4 per i principianti sino a un impegnativo 8 per i più esperti. Inoltre, ogni partenza è contrassegnata da una freccia. Le fun arrow indicano la direzione e la partenza in piedi o seduti: un’altra invenzione di Helli, ovviamente! Zwergenpower, Fingerkiller, The strong one, Sunnenbroter: no, non sono i titoli dei prossimi film in uscita nelle sale, ma i nomi delle diverse vie. I blocchi non sono tutti uguali e ogni linea è diversa dall’altra: i nomi conferiscono un tocco di unicità ai boulder, enfatizzandone il carattere e facendo riflettere o 26

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3 Le scarpette d’arrampicata devono calzare come una seconda pelle.

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sorridere. Insomma, il divertimento non manca. Una delle linee è stata addirittura dedicata a Helmuth con il nome «Helli du Gott» (lett. «Helli, sei un Dio»). Onore al merito! Helmuth Haller, appassionato arrampicatore sin da giovane, è allenatore e organizzatore di corsi. Con il suo modo di fare rassicurante e motivante, ha trasmesso a molti ragazzi e adulti l’amore per l’arrampicata e il bouldering. «Il bouldering non è solo uno sport o un’attività fisica, è fare qualcosa insieme, incitarsi e spronarsi a vicenda, trovare una soluzione e tentare. Significa aiutarsi, fidarsi l’uno dell’altro ed essere presenti per i compagni. Praticare l’arrampicata consente di scoprire i propri limiti, apprendendo una fondamentale lezione di vita. Sono emozioni e ricordi che lasciano una traccia indelebile». La nuova area boulder Gsteier è un complemento ideale alle rinomate vie alpine già esistenti, alle briose vie di arrampicata sportiva e all’affascinante via ferrata «Heini Holzer» sul Picco Ivigna. E a proposito di Heini Holzer, il celebre alpinista una volta disse: «L’arrampicata non è una partita con la vita, ma una partita con la montagna». Due anni fa è stato fondato il gruppo «Schenner Kraxlergruppe», formato da 15 ragazze e ragazzi, che una volta in settimana si ritrovano per arrampicarsi, in inverno in palestra e in estate sulla roccia. Tra di loro si è instaurato un solido rapporto di fiducia: l’arrampicata non è solo uno sport, è amicizia, libertà, relax, svago, gusto e divertimento. Nella palestra di roccia artificiale Rockarena, a Merano, si contano 730 m² indoor e 340 m² outdoor con un’altezza di 14-16 metri e 160 vie. Inoltre, non mancano 150 boulder su una superficie pari a 270 m². L’equipaggiamento necessario può essere noleggiato in loco, mentre il bar «Klettertreff» presenta il punto di ritrovo ideale per una pausa in compagnia.

4 Helmuth Haller in azione, impegnato nell’eterna lotta contro la forza di gravità.

Via ferrata Heini Holzer Grazie alla via ferrata Heini Holzer sul Picco Ivigna/Ifinger, inaugurata a fine luglio 2016, Scena può ora vantare la sua prima via completamente messa in sicurezza su una cresta rocciosa. La ferrata è stata dedicata al celebre alpinista altoatesino Heini Holzer, uno dei più grandi scalatori della sua epoca che, sino alla sua morte avvenuta nel 1977, visse a Scena. L’ascesa, che prevede un dislivello di 550 metri, è articolata in 16 settori attrezzati di medio grado di difficoltà (A – B – B/C, durata: dalle 3 alle 4 ore). Essendo esposta a sud-ovest, la via è percorribile da primavera (in base al decorso dell’inverno) sino ad autunno inoltrato. Nell’inverno il percorso è invece consigliato unicamente agli alpinisti più esperti. Maggiori informazioni su www.klettersteig-heiniholzer.com www.schenna.com 4

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SENTIERO D’ACQUA

Scorci panoramici DI ROSWITHA SCHWIENBACHER KRÖLL

La roggia di Scena si snoda a un’altitudine di 1.100 m dal ristoro Waalerhütte, attraverso boschi, prati, castagneti e frutteti, sino alla stazione a valle della funivia Merano 2000. Dietro l’albergo Pichler ci s’imbatte nella romantica «Katzenleiter», una scaletta ricavata dalla roccia. Lunghezza: 7,5 km, tempo di percorrenza: ca. 2 ore, dislivello: 350 m, svariati punti di ristoro lungo il percorso.

La roggia di Scena si arricchisce di un’interessante novità: tra le foglie degli alberi, mentre succosi grappoli d’uva fanno tre spaziose piattaforme invitano a indugiare, osservare venire l’acquolina in bocca. E poi ci sono prugne, pere, pesche e nettarine, senza dimenticare i castagni e i noci carichi di frutti, e stupirsi. Le rogge, note come «Waale», furono realizzate alcuni secoli fa dai contadini per irrigare i campi, snodandosi lungo il paesaggio di mezza montagna. Con il loro andamento pressoché pianeggiante, assicuravano l’approvvigionamento di acqua fresca sorgiva a frutteti e vigneti. Il compito quotidiano dell’impavido «Waaler», il custode delle rogge, era quello di controllare i canali irrigui, ripulendoli da sassi, rami e detriti portati da vento, temporali, fulmini e burrasche, nonché di occuparsi della loro manutenzione. Gli stretti sentieri lungo i corsi d’acqua capitavano a proposito. Quella che per il custode Heinrich è ancora la strada che lo porta ogni giorno al lavoro, è oggi una meta ideale per gli amanti delle escursioni all’insegna del gusto, in particolare in estate, quando l’acqua fresca porta un po’ di refrigerio. Può un paradiso offrire di meglio? Mele rosse e dorate si affacciano 28

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che preannunciano l’abbondanza del raccolto autunnale. Faggi, betulle, ontani e abeti rossi risplendono di un verde sontuoso, il colore più riposante in assoluto per i nostri occhi. L’associazione per la tutela del patrimonio e della cultura locale, «Verein für Kultur und Heimatpflege di Scena», come ci spiega Burgi Waldner, la presidentessa dell’originario ente per l’abbellimento del paese «Verschönerungsverein», intende preservare la storia delle rogge, approntando tre stazioni ed enormi raccoglitori, che attendono solo di essere sfogliati per rivelare preziose informazioni su questo speciale sistema di irrigazione. Una piattaforma invita a sostare lungo la romantica scaletta di roccia Katzenleiter, altre due sorgono direttamente sopra San Giorgio, mentre un cannocchiale è puntato su Castel Scena e il Mausoleo. La piattaforma è il luogo ideale in cui indugiare e sognare ad occhi aperti. Con il tranquillizzante fragore della cascata in sottofondo, il gorgoglio del torrente Schnuggenbach

e il pacifico scorrere dell’acqua nella roggia, non resta che chiudere gli occhi e abbandonarsi ai suoni che riecheggiano tutt’intorno: il canto degli uccelli, le voci in lontananza di altri escursionisti, il fruscio delle foglie mosse dal vento. Tutto si mescola, fondendosi in una meravigliosa e distensiva armonia meditativa. E se il sottofondo è importante, ciò che si schiude dinanzi agli occhi dell’osservatore lo è ancora di più: un’incomparabile vista panoramica su Scena, la conca del Meranese e il mondo montano circostante. La romantica chiesa a pianta circolare di San Giorgio, il castello medioevale, la suggestiva chiesa parrocchiale, il Mausoleo neogotico di Scena, l’ippodromo di Merano, uno dei più grandi d’Europa, e ancora più in lontananza Castel Tirolo, pregno di storia, il Seminario di Tirolo, le vette orgogliose del Gruppo di Tessa, Cima di Tel, Cigot e il Monte Muta: questo e molto altro si rivela agli occhi dell’escursionista. Non avete mai camminato lungo un sentiero d’acqua? Allora dovete assolutamente vivere questa esperienza, immergendovi nelle emozioni di un incomparabile spettacolo naturale! 29


ESCURSIONI

UN’ESCURSIONE IN QUOTA TOUR PANORAMICO DI POCO CONOSCIUTA: LE LA- ALTA MONTAGNA – CIMA STE DI VERDINS (2680 m) LAUWAND (2254 m) Consiglio escursionistico per i più allenati del parroco Hermann Senoner

CON IL PASSEGGINO SUL SENTIERO MITTERPLATTWEG Consiglio escursionistico di Karin Meraner Kienzl

Il mio tour preferito

Un’escursione ideale per famiglie con passeggino al seguito è quella che si snoda sul sentiero Mitterplattweg, in parte rinnovato. Si tratta di un’ampia via, addirittura percorribile con un passeggino gemellare, che dal centro di Scena conduce a Merano attraverso frutteti e vigneti. Diverse panchine invitano a indugiare e a fare un piccolo picnic, al cospetto della sontuosa vista che si schiude sull’intero bacino meranese. Il sentiero è praticabile tutto l’anno ed è ben collegato con altri percorsi, ad esempio con la strada che dalla piscina pubblica di Scena conduce sino al Maso Gassbauer e al Kampflkreuz seguendo Via Goyen, per poi tornare in centro lungo Via St. Georgen o viceversa, con possibilità di prolungare la passeggiata sino a Castel Goyen. A coloro che vogliono raggiungere Merano con il passeggino lungo il sentiero Mitterplattweg, consiglio di svoltare a sinistra in corrispondenza della piscina pubblica di Scena e di proseguire sulla Strada Vecchia presso l’Hotel Schenna Resort, sino al Maso Oberhasler, continuando in direzione Castel Planta, a Merano. Imboccando Via Belvedere, si raggiungono quindi Via Virgilio e il Vicolo Lazago, per poi proseguire direttamente verso il centro storico di Merano. INFORMAZIONI SULLA PASSEGGIATA

Quattro consigli escursionistici: dalle camminate per famiglie con passeggino al seguito sino alle più impegnative scalate in vetta. Karin Meraner Kienzl va spesso a camminare con i suoi due bimbi e il passeggino. Parroco Hermann Senoner non va solo in chiesa, ma anche in montagna. Helmut Kofler si occupa della manutenzione dei sentieri ed è un vero esperto del settore. Walter Raffl, responsabile del gruppo Senior dell’Alpenverein, ha sempre in serbo racconti appassionanti.

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Descrizione del percorso con passeggino al seguito: Centro di Scena > Mitterplattweg sino alla piscina pubblica di Scena, da qui a sinistra salendo la strada fino all’Hotel Schenna Resort > Strada Vecchia > Maso Oberhasler > Castel Planta > Via Belvedere > Via Virgilio > Vicolo Lazago > Ponte Romano > Passeggiata Gilf > Merano • Dislivello: 80 m • Lunghezza: 4,5 km • Tempo di percorrenza: 1 ora e 20 min. • Punti di ristoro: ristorante Soulfood presso la piscina pubblica di Scena, Maia Alta e Merano

C’è solo l’imbarazzo della scelta! Oltre alle escursioni agevoli che si snodano tra boschi e alpeggi, non mancano vette impegnative, che ripagano di ogni sforzo con i loro sontuosi scorci panoramici. Era questa l’esperienza che volevo vivere con il tour in alta montagna alle Laste di Verdins. Di buon mattino, nel giorno di Sant’Osvaldo, il 5 agosto, andiamo in pellegrinaggio dal Piffinger-Köpfl alla cappella dedicata al Santo. Terminate le celebrazioni, un piccolo gruppo s’incammina in direzione delle Laste di Verdins. Saliamo dapprima in direzione nordest lungo il ripido versante detritico, seguendo il sentiero ben segnalato sino alla forcella. Da qui, proseguiamo a sinistra su una via ottimamente preparata e marcata, assicurata in più punti da funi di acciaio e a tratti parzialmente esposta: qui, un passo fermo è assolutamente necessario. Nel giro di poco, raggiungiamo la vetta. Nelle giornate più limpide, si apre una vista mozzafiato su innumerevoli cime, dai ghiacciai in lontananza sino alle bizzarre conformazioni rocciose delle Dolomiti, abbracciando i pascoli e le vallate della zona. Le Lastre di Verdins sono una meta poco frequentata rispetto al vicino Picco Ifinger e gli escursionisti possono assaporare pienamente il silenzio in vetta. Scendiamo lungo lo stesso percorso, sino alla cappella di Sant’Osvaldo, grati di aver potuto ammirare ogni scorcio del nostro magnifico mondo montano nella cornice di una splendida giornata. INFORMAZIONI SULL’ESCURSIONE

Consiglio escursionistico di Helmut Kofler, collaboratore dell’Associazione Turistica di Scena addetto al servizio esterno

Uno dei miei tour preferiti, a Scena, conduce alla Cima Lauwand, una vetta poco conosciuta, da cui si schiude un incantevole panorama a 360°. Il punto di partenza e approdo dell’escursione è la malga Taser (raggiungibile in funivia). Da qui, ci incamminiamo attraverso boschi e prati sino al Rifugio Ifinger, proseguendo tra larici e rododendri in direzione della radura Lenzeben sino all’Almboden (prato). Qui, il sentiero svolta a sinistra, avanzando lungo un ripido dorso montano fino alla vetta. Ogni fatica scompare dinanzi a una vista mozzafiato: Alpi dell’Ötztal, Gruppo di Tessa, Gruppo Ortles-Cevedale, Brenta, Dolomiti e Picco Ifinger sono così vicini che sembra quasi di poterli toccare. Scendendo ad Almboden, il sentiero ci riporta a Lenzeben e quindi sull’Alta Via del Taser, lungo la quale approdiamo ai masi Egger e Greiterer e quindi al punto di partenza. INFORMAZIONI SULL’ESCURSIONE Descrizione del percorso: Taser > 18A > Rifugio Ifinger > 24A > Cima Lauwand > 24 > Alta Via del Taser > 40 > Taser • Dislivello: 900 m • Lunghezza: 11,3 km • Tempo di percorrenza: 4 ore e 30 min. • Punti di ristoro: Malga Taser, Rifugio Ifinger, Maso Egger, Maso Greiterer

OBERKIRN – VIDEGGER ASSEN – VIDEGG Consiglio escursionistico di Walter Raffl, responsabile del gruppo Senior dell’Alpenverein

Ero un giovane contadino di montagna di 17 anni, quando ho scoperto la gioia dell’escursionismo: da solo o in compagnia, e in seguito con la mia famiglia, non ho mai smesso di vivere esperienze straordinarie. Con la funivia di Verdins saliamo sino ad Oberkirn, prendendocela comoda. Dalla stazione a monte, ci incamminiamo verso il Maso Portnerhof, per poi proseguire lungo un sentiero prativo in direzione Prenn. In corrispondenza della stazione intermedia della funivia Hirzer, svoltiamo a destra verso i masi Waaler e continuiamo sino alla malga Stafell. Per un breve tratto, sul sentiero alpestre che conduce alla Malga Assenhütte, sono necessari passo fermo e assenza di vertigini. I meno allenati possono imboccare l’agevole sentiero verso Videgg. All’idilliaca Malga Videgger Assen, assaporiamo la pace e la sontuosa vista che si schiude sul Gruppo del Tessa e dell’Ortles-Cevedale. Davanti a noi, così vicine che sembra quasi di poterle toccare, si stagliano la montagna di casa di Scena, il Picco Ifinger, e Punta delle Laste. Lungo il sentiero forestale scendiamo quindi sino al borgo montano di Videgg, tornando al punto di partenza.

Descrizione del percorso: Piffinger Köpfl – cappella di Sant’Osvaldo – direzione Forcella Sant’Osvaldo – in corrispondenza dell’ultimo tornante, davanti al Rifugio Kuhleiten, proseguire diritto (indicazione Plattinger) – forcella tra Plattinger e Lastre di Verdins – a sinistra lungo i passaggi in parte assicurati sino in vetta

Descrizione del percorso: Oberkirn > 40 A > Prennanger > 2B / 2 / 7 > Malga Stafell > sentiero alpestre per Malga Assenhütte > sentiero forestale per Videgg > Videgg > 40A > Oberkirn

• Dislivello: da Falzeben 1050 m, da Piffing 800 m • Lunghezza: 10 km • Tempo di percorrenza: 4-5 ore • Condizioni del sentiero: vie segnalate, versante detritico, funi di sicurezza, esposto in alcuni punti • Punti di ristoro: Rifugio Kuhleiten (2362 m), Malga Waidmannalm (1998 m), Piffinger Köpfl

• Dislivello: 700 • Lunghezza: 12,5 km • Tempo di percorrenza: 4 ore e 15 min. • Condizioni del percorso: sentieri marcati, breve tratto in cui sono indispensabili passo fermo e assenza di vertigini • Punti di ristoro: Oberkirn, Prennanger, Grube, Malga Stafell, Malga Assenhütte, Haashof, Hiaslbauer, Videgg

INFORMAZIONI SULL’ESCURSIONE

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PERSONAGGIO DI SONJA STEGER

Anni Premstaller è stata una delle prime collaboratrici dell’Associazione Turistica di Scena. Un tempo, accoglieva gli ospiti in cerca di informazioni nel salotto di casa e talvolta le capitava addirittura di doversi svegliare nel bel mezzo della notte per fornire assistenza ai vacanzieri disperati in cerca di una sistemazione. Da oltre 40 anni, gestisce una drogheria nel centro di Scena e, a suo dire, sono la pulsante vita di paese e il dialogo con i clienti il segreto della sua intramontabile giovinezza.

Anni Premstaller Al servizio degli ospiti 24 ore su 24

Chiunque entri nella piccola drogheria di Anni Premstaller viene accolto dalla medesima sensazione: qui, si respira l’atmosfera di un luogo sperduto in un lontano passato. Il negozio, che sorge nel centro di Scena e rappresenta ormai parte integrante della storia del borgo, profuma di sapone e di «Yesterday, all my troubles seemed so far away». Sugli scaffali fanno bella mostra di sé file ordinate di variopinti prodotti cosmetici e benefici rimedi per alleviare i doloretti tipici degli escursionisti, mentre da un espositore penzolano colorati fermagli per capelli e sul bancone è accuratamente impilato il materiale informativo.

una fase di rapido sviluppo e da una frenetica attività costruttiva, che mutò completamente il volto del paese. Come è logico, anche le esigenze e i desideri dei turisti erano cambiati: per la generazione che aveva vissuto gli orrori e le privazioni della guerra, era importante assaporare, celebrare, mangiare tanto e bene e concedersi di tanto in tanto un paio di bicchierini. «Wellness e vegano erano parole sconosciute», aggiunge Anni sorridendo. Sono ancora molti gli ospiti affezionati, che ormai da decenni trascorrono le loro vacanze a Scena e che non mancano di andare a trovare Anni nella sua drogheria.

I clienti, al loro ingresso, vengono accolti dal sorriso e dal saluto amichevole di Anni, vestita in modo sobrio ed elegante, con i candidi capelli raccolti in una moderna acconciatura. Sembra impossibile che questa signora colma di energia e voglia di vivere abbia 83 anni. «È da tempo che sono andata in pensione, ma amo il mio lavoro. Perché dovrei restare seduta da sola nel mio soggiorno, quando ho la possibilità di incontrare ogni giorno persone incantevoli in negozio?», spiega Anni.

Anni Premstaller ha aperto il negozio nel maggio del 1973: «Dopo circa 10 anni trascorsi nell’ufficio turistico, volevo mettermi in proprio e ho fatto richiesta per la licenza. Con una Fiat 600 (ero una delle prime donne in paese ad avere la patente) mi sono recata a Bolzano e ho sostenuto l’esame, superandolo al primo tentativo. Da giovane avevo imparato i segreti del mestiere lavorando come commessa in un negozio di generi alimentari a Bressanone».

Ma torniamo agli inizi degli anni Sessanta: Anni era una delle prime collaboratrici della locale pro loco, come un tempo venivano comunemente definiti gli uffici turistici. Il fatto che Anni accogliesse nella sua abitazione privata i vacanzieri in cerca di alloggio è sì sorprendente, ma al tempo stesso piuttosto comune in una fase di sviluppo del settore. Allora come oggi, abitava nella stessa casa che ospita anche la drogheria e l’appartamento era raggiungibile da una scala. «A volte gli ospiti arrivavano a frotte, creando file interminabili lungo i gradini e sino alla strada», ricorda Anni, che all’epoca forniva informazioni su alloggi, escursioni e gite. A partire dal 1960 circa, l’offerta turistica si arricchì anche di gite giornaliere a Venezia, sul Lago di Garda e persino nella valle Ötztal: «Sembra impossibile, ma talvolta gli ospiti suonavano il campanello nel cuore della notte. Non avevano idea di dove andare e mio marito si alzava e li accompagnava sino alla loro sistemazione. Herrmann mi ha sempre supportato e credo che apprezzasse il fatto di essere sposato con una donna intraprendente.»

Anni ha sempre dato grande valore alla propria indipendenza: con determinazione e coraggio, ha voluto guadagnarsi da vivere e dedicarsi a un’occupazione incentrata sull’incontro e sul dialogo con le persone. Non resta che augurarsi che la sua salute di ferro possa sostenerla ancora per molto tempo, dandoci la possibilità di farle visita nel suo straordinario negozio. Sono le persone e i luoghi il tesoro nascosto del paese, una ricchezza tutta da scoprire, in cui si cela l’inconfondibile atmosfera di Scena.

Interpellata sugli albori del turismo, Anni risponde prontamente: «Mi colpiva la semplicità dei nostri primi ospiti». «Acqua corrente calda e fredda» recitavano i cartelli appesi ai muri delle case, decantando quello che all’epoca era quasi un lusso. Gli anni Settanta furono caratterizzati da 32

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CULTURA

L’arciduca Giovanni e i suoi impulsi economici al Burgraviato DI SEBASTIAN MARSEILER

Nobiltà lungimirante Seta e marze 34

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Nel 2017, Merano ha festeggiato con grande sfarzo i suoi 700 anni. Una pietra miliare nella storia cittadina è l’ascesa da paesucolo rurale a rinomata cittadina termale. Nell’ambito dell’interessante mostra «Velluti e sete nel Tirolo storico», si possono ammirare svariati manufatti esposti nelle sale di Castel Scena. Entrambi i temi, ovvero lo sviluppo di Merano e i pregiati tessuti, sono legati al nome e all’operato del celebre arciduca Giovanni, che scelse Scena come sua dimora. Tra i pezzi esposti nella Sala delle armi di Castel Scena, spicca la bandiera degli Schützen, che l’arciduca Giovanni, nel 1851, aveva personalmente donato alla compagnia di Scena. La bandiera, nei colori degli Schützen verde e bianco, mostra su un lato lo stemma riccamente decorato dei Conti di Merano e sull’altro l’aquila tirolese. Una curiosità: la bandiera, durante il periodo fascista, è stata portata di nascosto nel Tirolo del Nord. Tra gli altri manufatti in seta, si possono ammirare un emblema ricamato dell’Imperatrice Sissi, tra l’altro molto legata all’outsider borghese Anna Plochl, la consorte dell’arciduca, svariati cappelli di paglia con nastri di seta di quest’ultima e il drappo funebre con ricamo a punto gobelin. Degno di nota anche un curioso manufatto tessile clericale con ricami in seta bianca, un rocchetto che ricorda fatalmente un baby-doll, non propriamente un camice liturgico per un dignitario ecclesiastico (il proprietario del castello vorrà benevolmente perdonare all’autore questa libertà). La seta di questi manufatti proviene per lo più

Il rocchetto, come sopravveste aderente, viene indossato solo dagli alti dignitari ecclesiastici. Le sapienti mani di una monaca hanno ricamato il raffinato motivo in seta floreale nel tardo barocco.

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Due cappelli per proteggersi dal sole

dal Tirolo. E qui non possiamo esimerci da un excursus storico: non appena i primi tessuti di seta giunsero nel Mar Mediterraneo dalla Cina, si sviluppò rapidamente una forte richiesta, che fece delle disagevoli rotte carovaniere attraverso il deserto e le steppe la leggendaria via della seta. Non meno celebre è il trasferimento della bachicoltura e della produzione della seta dal Paese d’origine, la Cina, verso l’Europa: un precoce e riuscito caso di spionaggio industriale, se vogliamo metterla così. Era proprio la ricca Bisanzio, con la sua inclinazione allo sfarzo e ai cerimoniali stravaganti, a reclamare a gran voce stoffe preziose. Successivamente, furono le città italiane come Lucca, Venezia, Firenze e soprattutto Genova ad assicurarsi per molto tempo il monopolio della produzione di seta in Europa. Intramontabile la leggenda secondo cui ai tessitori di seta e velluto genovesi fosse proibito lasciare la città o svelare i segreti del mestiere: ogni trasgressione sarebbe stata punita con la pena di morte. La preziosa merce trovò la sua strada verso nord, in particolare attraverso il Tirolo storico e il Brennero, laddove Bolzano si ritagliò il ruolo di punto di trasbordo e stoccaggio. Le prime attestazioni di bachicoltura nel Tirolo risalgono agli albori del 15° secolo, nell’allora Welschtirol, in Trentino. L’allevamento dei bachi da seta sarebbe approdato qui tramite la signoria veneziana di passaggio in alcune zone del territorio. Documenti successivi attestano l’avviamento di una produzione in serie in un convento di suore di Bressanone. La bachicoltura veniva affidata ai contadini, mentre le piccole manifatture della Bassa Atesina e del Trentino si occupavano dell’avvolgimento sull’aspo o del ritorcimento dei delicati fili di seta. La richiesta di stoffe pregiate da parte della nobiltà tirolese e dei principi vescovi di Bressanone era notevole: seta e velluto costituivano un imperativo assoluto per l’imposizione rappresentativa dei ceti più elevati. I preziosi tessuti venivano utilizzati non solo per il confezionamento degli abiti, ma anche per la tappezzeria, gli arazzi e i rivestimenti murali. Anche i roditori comitali di Castel Tirolo avevano ottimo gusto: alcuni anni fa, esaminando svariati doppi fondi presso il maniero, sono stati rinvenuti dei nidi di ratto imbottiti di frammenti di seta veneziana. La bachicoltura in Tirolo ricevette un impulso decisivo sotto Maria Teresa nella seconda metà del 18° secolo. Ala, nel lembo meridionale del Tirolo, divenne, in particolare nel 19° secolo, uno dei più importanti centri di tessitura della seta nella monarchia imperial-regia. Un ulteriore stimolo, soprattutto nel 36

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Burgraviato, provenne dall’arciduca Giovanni che, nella sua lungimiranza economica, cercò di migliorare il reddito e i mezzi di sussistenza della popolazione contadina mediante l’allevamento dei bachi da seta. Così, vennero piantati alberi di gelso, alcuni dei quali tutt’oggi esistenti: il conte von Spiegelfeld si accinge a produrre una documentazione al riguardo. Il nuovo comporto economico si dimostrò inizialmente promettente, ma la concorrenza della merce asiatica a basso costo prima e una disastrosa malattia dei bachi poi, ne determinarono il decadimento. Come detto, alcuni gelsi, al pari dei manufatti tessili che ancora si possono ammirare a Castel Scena, testimoniano tutt’oggi la fiorente attività di un tempo. «Ah, l’Anna di Giovanni, ce ne siamo dimenticati!» deve aver esclamato il giovane imperatore Francesco Giuseppe nel 1850, allorquando un servitore gli ha ricordato l’umile titolo della consorte del prozio Giovanni. Così, Anna nata Plochl, baronessa di Brandhofen, ottenne il titolo di contessa. L’antefatto, oggi, sarebbe una vera manna per la stampa rosa, ma all’epoca era materiale per i pettegoli di corte e oggetto delle regole dinastiche di successione al trono, eminentemente politiche, della Casa d’Asburgo. Quando l’arciduca Giovanni perse la testa per la graziosa Anna, aveva appena 15 anni e quattro anni più tardi volle sposarla. Dal fratello, l’imperatore, e dal principe Metternich giunse un secco no: un rappresentante dell’alta nobiltà europea non può convolare a nozze con una semplice borghese! O, per dirla in un altro modo, tutta l’Europa era scossa da grandi fermenti, scricchiolando impietosamente sotto il peso dell’ormai logoro vecchio sistema, e uomini e donne di alto rango non avevano nient’altro da fare che preoccuparsi dei protocolli dinastici. Dopo sei anni, Giovanni riuscì finalmente a portare Anna all’altare (una cerchia di pochi invitati, alle 11 di sera), ma l’unione poté essere resa pubblica solo quattro anni più tardi. Contemporaneamente, con il titolo di baronessa, Anna assurse al rango più basso della gerarchia nobiliare. Al figlio, nato nel 1839, venne conferito il titolo di Conte di Merano. Certo, Giovanni aveva dovuto rinunciare già prima del matrimonio al diritto dinastico di successione per sé e i suoi eredi. Metternich avrebbe preferito la stiriana Aflenz, ma poi si pensò alla Merania, una regione nell’attuale Slovenia/Croazia, e infine si optò per Merano: del resto, l’arciduca Giovanni non aveva mai nascosto il suo rispetto

con decori in seta di Anna Plochl, contessa di Merano, a Castel Scena.

e apprezzamento nei confronti dei tirolesi. E così, il nome Meran cominciò a riecheggiare con una certa frequenza presso la corte imperiale e nelle cerchie aristocratiche, la cittadina sul Passirio assunse poco a poco un’aura di esclusività nelle vesti di «bellezza paffutella» e le guance colorite cedettero gradualmente il passo al pallore nobiliare. Ciò che accadde è ancora visibile oggi nelle lussuose ville e negli sfarzosi edifici di Merano che, in occasione delle celebrazioni per il settecentenario, avrebbe fatto bene a soffermarsi di più sulla figura dell’arciduca, il quale, dopotutto, fece regolare il paludoso corso dell’Adige tra Merano e Bolzano, si adoperò per la conservazione dei costumi locali, diede impulso all’alpinismo, promosse una proficua attività di raccolta e rilanciò l’economia, in particolare la viticoltura. In Stiria, nel 1819, l’arciduca Giovanni aveva fondato la «Landwirtschaftsgesellschaft», una libera associazione votata al sostegno e al miglioramento dell’agricoltura, dedicando particolare attenzione alla viticoltura, laddove lui stesso fece erigere aziende sperimentali. Nel 1838, a Innsbruck, fondò la «Società agricola per il Tirolo e il Vorarlberg», cui ben presto fece seguito una filiale bolzanina, guidata dall’arciduca in veste di patrocinatore. Prima dell’assemblea costituente, si recò in visita ai vigneti di Gries, presso Bolzano, e alle coltivazioni di viti esotiche dell’azienda di Ignaz von Giovanelli. Nel diario di Giovanni si legge: «Nei loro vitigni regna una grande confusione. C’è molto lavoro da fare!». E aveva ragione: la viticoltura altoatesina arrancava, nelle vallate dominava una produzione

di massa di scarsa qualità, i metodi di vinificazione erano superati e le moderne tecniche di allevamento, come ad esempio il singolo palo, erano sconosciute ai più. L’arciduca Giovanni fece erigere intorno a Castel San Valentino di Appiano la sua prima azienda sperimentale, dove diede forma alle proprie idee per l’Alto Adige nel settore della viticoltura: a lui si deve la coltivazione di marze francesi e renane. È curioso osservare come lungo la strada per Scena, presso Castel Rametz, si passi accanto alle vigne dove il barone Boscarolli coltivò le prime uve Pinot nero del Burgraviato con i sistemi a spalliera, diventando, grazie alla qualità dei suoi vini, fornitore della corte imperialregia. Nel 1882, l’arciduca Giovanni acquistò l’azienda agricola Thurnergut per fornire un pilastro economico a Castel Scena e la affidò al suo amministratore, che la gestì secondo le conoscenze più recenti, anche nella viticoltura. Se oggi i nettari dell’Alto Adige brillano al Vinitaly o nell’ambito delle grandi manifestazioni internazionali dedicate alle nobili stille, lo si deve senza dubbio ai vignaioli locali, certo, ma non bisognerebbe dimenticare il ruolo svolto dall’arciduca Giovanni, pioniere della viticoltura altoatesina, colui che ha saputo riconoscere la qualità dei terreni e le ideali condizioni climatiche per la coltivazione di Sauvignon, Riesling, Traminer aromatico, Pinot nero e Pinot bianco, varietà che oggi raccolgono grande apprezzamento. E non dobbiamo nemmeno dimenticare che l’arciduca Giovanni scelse Scena come sua dimora e volle essere sepolto tra i suoi vigneti. 37


SPORTIVA DELL’ANNO

Davanti a me siede una giovane donna. Lineamenti delicati, chioma bionda, corpo da modella. Una bellezza nordica che di certo fa girare la testa a tutti gli italiani. Ha un carattere semplice e modesto, maniere estremamente cortesi, ma anche uno spirito determinato e ambizioso. In fin dei conti, non puoi farne a meno se vuoi arrivare davvero in alto nello sport agonistico. Complimenti, Moni! Sei fresca di vittoria: campionessa d’Italia. Cosa significa questo titolo per te? Grazie, Roswitha! È un titolo che con la mia squadra ho conquistato già in quattro occasioni e che ogni volta ha significato molto per me. Stavolta, però, è davvero speciale, perché abbiamo dovuto lottare fino all’ultimo punto e dare il tutto per tutto dal punto di vista sia fisico che tattico. Sei felice di essere stata eletta Sportiva dell’anno di Scena? Da matti! È bello sentire di non essere dimenticati, di avere il sostegno del proprio paese natale. È il primo concorso di questo tipo a Scena e che il titolo sia andato proprio a me mi riempie di gioia e orgoglio. 7 anni fa hai lasciato l’Alto Adige. Da madrelingua tedesca come te la sei cavata con l’italiano? All’inizio è stata davvero dura. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua, riuscivo a stento a comunicare. I primi due mesi sono stati orribili, ma tutti mi hanno aiutata molto e con il tempo ho imparato bene la lingua. Avevi nostalgia di casa? Eccome! Fino ai 26 anni d’età non mi ero mai allontanata da casa. Mi mancava tutto: gli amici, la famiglia, il lavoro. Poco a poco, però, ho conosciuto persone nuove e stretto buone amicizie. Oggi mi sento serena. Quando hai iniziato a giocare a pallamano? Quando avevo 12 anni e per puro caso. Un’amica doveva andare ad allenamento e mi ha invitata ad accompagnarla. «Pallamano? E cosa sarebbe?», le ho chiesto. All’epoca, salvo qualcosina di corsa, di sport non ne praticavo quasi per nulla. È stato un colpo di fulmine. Da quel momento, la palestra è diventata la mia seconda casa. Il tempo di rientrare da scuola, pranzare, fare i compiti e via! Correvo a giocare a pallamano. Fosse stato per me, non avrei fatto altro. Chi mi ha appoggiata di più in quel primo periodo è stato il mio allenatore qui a Scena, Christian Pircher. Se oggi sul campo sono quel che sono, lo devo a lui. Cosa ti manca di Scena? La puntualità! Un concetto del tutto sconosciuto in Meridione. Se ci si mette d’accordo per vedersi alle 9, prima delle 11 non si fa vivo nessuno (ride). Ciò che mi manca di più, però, è la quiete. Salerno è una città rumorosa e frenetica. Vive a un ritmo incalzante, non si ferma mai. A Scena ritrovo la pace, la tranquillità, il silenzio. Niente traffico, niente auto, niente clacson. È la patria del relax. Sono due mondi completamente diversi. Per molte giovani giocatrici di pallamano sei un modello da seguire. Un consiglio su tutti? Credere sempre in se stessi. Se hai un obiettivo, abbi fiducia nella tua capacità di raggiungerlo. Perseguilo con applicazione, allenamento e ambizione. Se vuoi veramente qualcosa, devi metterci del tuo per conseguirlo. Monika, se potessi tornare indietro, faresti le stesse scelte? Per il momento non ho rimpianti. Sono orgogliosa di me stessa. Tanto che a volte devo darmi un pizzicotto per assicurarmi che non stia sognando. 38

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«Cosa mi manca di più? I canederli di mia madre.»

Viva lo sport! DI ROSWITHA SCHWIENBACHER KRÖLL

Scena conta tra i propri figli innumerevoli atleti, fra i quali molti di grosso calibro. Perché, dunque, non indire un concorso per individuare il primo tra i primi? In un evento senza precedenti per il comune, i cittadini sono stati chiamati a scegliere fra sei candidati. La suspense era alle stelle al momento dell’annuncio: chi sarebbe stato proclamato Sportivo dell’anno di Scena? Oltre mezzo migliaio: tanti sono i soci dell’ASC Schenna, l’associazione sportiva dilettantistica di Scena. Che con le sue otto sezioni – slittino, sci alpino, sport su ghiaccio, birilli, calcio, pallamano, tennis e tennis da tavolo – offre un programma ampio e variato e mette a disposizione degli atleti impianti sportivi di prima qualità. Quest’anno, il club ha deciso di premiare i migliori tra loro e di onorarne il talento organizzando un concorso. L’aspetto più entusiasmante? A eleggere lo Sportivo dell’anno sono stati i cittadini di Scena. Sono loro che, scheda alla mano, hanno votato il proprio candidato preferito tra i sei nomi proposti. La scelta, però, è stata tutt’altro che semplice. Ognuno dei contendenti poteva vantare risultati eccellenti e successi straordinari. Si prenda Celina Haller: a soli 17 anni, ha già saputo mettere a frutto gli insegnamenti del padre (e allenatore) convertendosi in una specialista dello slalom e in una giovane promessa della nazionale italiana. Oppure Thomas Pichler, un omone di oltre 1,90 m, che con le sue braccia muscolose è in grado di lanciare il birillo a una distanza tale da aggiudicarsi il terzo posto al campionato mondiale di stock sport e il primato in Italia. O ancora Rosa Dosser, indiscussa regina dello slittino a Scena, che da

piccola scivolava giù fino a scuola controllando le curve come una vera professionista, lasciando intuire la serie di successi che avrebbe collezionato. Che dire, poi, di Daniel Klotzner? È un canoista giovane e coraggioso, che grazie alla sua innata capacità di canalizzare la tensione e l’adrenalina può fregiarsi del titolo di vice-campione mondiale di kayak estremo. Impossibile, d’altro canto, negare il talento di Moritz Eder, che all’età di 16 anni è titolare della prima squadra di calcio di Scena, i cui colori difende sul campo senza sbagliare mai un rigore. Alla fine, però, a conquistare il maggior numero di voti è stata Monika Prünster, vero e proprio prodigio della pallamano: portiere – la migliore dello Stivale – e capitano della nazionale azzurra; medaglia di bronzo agli ultimi Europei di beach handball, disputati in Spagna, dove tra l’altro si è affermata come portiere numero 1; quattro volte campionessa d’Italia; e attualmente titolare nel Salerno, che ha chiuso il campionato italiano di pallamano in vetta alla classifica. Brava Monika! Congratulazioni alla Sportiva dell’anno. Scena è orgogliosa di te! Allora esistono davvero, le favole. Il lavapiatti può diventare milionario. E la semplice e umile ragazza di montagna può convertirsi nel miglior portiere della pallamano femminile italiana. Sono già 7 anni che Monika ha lasciato la sua terra natale. Oggi è titolare nel Salerno, campionessa d’Italia e portiere della nazionale, ma è a Scena che è nata e cresciuta, è qui che ha scoperto per caso la passione per la pallamano. E qui è tornata, percorrendo i 900 km che separano il suo paese d’origine dalla sua nuova città, apposta per il concorso indetto dall’ASC Schenna. Ho avuto il piacere di intervistare quest’atleta fuori dal comune. Un’esperienza da ricordare! 39


INVERNO

Tocca legno DI ROSWITHA SCHWIENBACHER KRÖLL

Cos’ha più senso? Toccare ferro, come diciamo in Italia, o toccare legno, come dicono altrove? Be’, dipende. Una cosa è certa, però: quando l’inverno bussa alla porta, è il legno a proteggere contro il freddo e il gelo. Il legno che brucia nella stufa e immerge la stanza in un confortevole tepore. Il legno che richiede lavoro e fatica. Georg, padrone di casa al maso Hiaslhof presso Videgg, lo sa bene. Videgg – o Viadacqua – è un piccolo e idilliaco borgo montano in località Talle di Sopra. Un fazzoletto di terra a 1.500 m s.l.m., su cui sorgono quattro tradizionali masi e la pittoresca chiesetta di Santa Maria della Visitazione. Qua su, l’inverno può essere lungo e aspro. E allora si cerca rifugio davanti a una stufa accesa. Ci si accoccola sulla panca e ci si lascia ipnotizzare dal crepitio del fuoco e dalla girandola di scintille. Un confortevole calore si impadronisce della Stube, mentre nell’aria si diffonde un profumo familiare, un misto di mattoni roventi e braci di legna. «Bisogna lavorare tutto l’anno per avere abbastanza legna da ardere in inverno», esordisce Georg – o Hiasl Jörgl, come lo chiamano da queste parti – e prosegue con impeto, senza tralasciare alcun dettaglio. Essendo a un tempo fattoria e locanda, il maso Hiaslhof dà molto da fare e Georg non lesina sforzi. È smilzo, ma tutt’altro che gracile. Ha forza e vigore da vendere, lo si nota a prima vista, e vi fa ricorso quando è ora di spaccare la legna. «In gennaio va presentata la domanda, in primavera la forestale contrassegna gli alberi nel bosco e nelle prime settimane dell’autunno comincia il taglio del legname da opera. Le piante secche e gli alberi danneggiati dal vento e dalla neve vengono utilizzati per ottenere legna da ardere». È evidente che Georg sa di cosa parla e a giudicare dalle braccia robuste che si ritrova, il lavoro duro è il suo pane quotidiano. «Si sfrutta solo il legno di abete rosso. Una volta segata la pianta, bisogna agire in fretta. 40

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Muscoli e slancio: quando la tecnica è tutto.

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La magia dei rifugi e l’Avvento contadino 1

La legna va portata a destinazione e al coperto, prima che cada la prima neve. Si prende il furgone, si risale la strada che porta fin sotto la malga Videgger Assen, si carica la legna e si torna giù, per accatastarla davanti alla stalla». I tempi cambiano. Una volta era l’esatto contrario. «Allora si dovevano aspettare le prime nevicate», racconta, scuotendo la testa al ricordo di un lavoro che soleva essere non solo duro, ma anche pericoloso. «Scendere dalle malghe al maso con la legna al traino era più facile sulla neve. Si posavano a terra un paio di rami di abete rosso e si scivolava giù per il pendio». E con una punta di orgoglio commenta: «Lo so di prima mano perché da ragazzino aiutavo mio padre». Il legno segato viene scaricato davanti alla stalla, sotto l’ampia tettoia del fienile. È il luogo ideale, al riparo dalla pioggia ma esposto alla luce diretta del sole e al forte vento del nord, che lo asciuga per bene. «Appena si ha un attimo libero, ci si rimbocca le maniche e ci si mette a tagliare», afferma Georg, che non esita a offrire una dimostrazione pratica. Con impeto cala l’accetta sul ceppo e spacca in due un grosso pezzo di legno. Prende una delle due metà, la sistema nuovamente sul ceppo e la taglia in due ciocchi più piccoli. E poi ancora. Posiziona il pezzo, prende lo slancio e assesta un colpo preciso. Zac, ciac, cioc! La varietà di suoni prodotti dall’accetta è indescrivibile. Suoni armoniosi, familiari, che riverberano tra le pareti delle montagne rompendone gentilmente il silenzio. Come si diceva, Georg ha forza e vigore da vendere, tanto più con un’accetta in mano. Non un segno di stanchezza. Sferra un colpo dietro l’altro, con ritmo deciso e regolare. Zac, zac, zac. L’acquisto di uno spaccalegna meccanico ha alleggerito molto il lavoro. «L’abbiamo comprato una decina di anni fa e da allora tagliare la legna è più facile e veloce. Non per questo, però, possiamo abbassare la guardia», puntualizza. «Spesso sul pezzo di legno si vede un solco. Ecco, come questo», indica con un dito. «Bisogna colpire mirando sempre a questo solco, così il legno si spacca facilmente. Guai, invece, puntare ai nodi: in

1 La stufa è una componente essenziale della Stube, come il legno lo è per il fuoco: da sempre, è il cuore pulsante della casa contadina. 2 «Se sanno fare la mosa e accendere il fuoco, allora sono da sposare», recita un vecchio detto tirolese. 42

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corrispondenza dell’attaccatura dei rami il legno si frammenta formando schegge aguzze che schizzano in qua e in là come proiettili impazziti. Una volta, una ha colpito mio padre in viso. Giusto sotto l’occhio. C’è mancato davvero poco…», ricorda con un brivido. Sin da ragazzino, Georg ha imparato a tagliare la legna. «Sono cresciuto con un’accetta in mano. Una piccola, all’inizio: un’accetta da bambino. Non mi ci è voluto molto, però, per passare a una da adulto. È una questione di tempo: poco a poco ci prendi la mano, scopri il trucco», e sorride con aria furbetta. «Con questi accendiamo il fuoco», spiega, facendo segno verso dei minuti trucioli di legno con l’estremità arricciata. «Un bel fuoco scoppiettante». Ed ecco che finalmente può posare l’accetta e riprendere fiato seduto su un ceppo: alle sue spalle la legna accatastata, ai suoi piedi la valle. È l’immagine di un uomo ritto sul trono che osserva compiaciuto il proprio regno. «Serve un coltello affilato o una roncola», commenta Georg mentre incide l’estremo di un ceppo sottile e vi affonda il coltello di qualche centimetro. È intento alla preparazione dei trucioli. Sono graziosi: ricordano tanti piccoli riccioli dorati. È un’attività che pare piacevole e spossante al tempo stesso. Il sudore gli imperla la fronte e i muscoli delle braccia sono tesi come corde di violino. Di andare in palestra quest’uomo non ha proprio bisogno. Quando, infine, le giornate si fanno più brevi e la luce del sole è meno intensa, quando il cielo si copre di nubi e la pioggia cede il passo alla neve, ecco giunta l’ora: è tempo di accendere il fuoco. «Entrati nella Stube, gli ospiti si fiondano verso la stufa e vi poggiano le mani sopra: vogliono sentire il calore sulla pelle». È un gesto semplice, ma che infonde sicurezza. Il calore coccola il corpo, la mente e lo spirito. Fa sentire a casa. «Spesso la gente appende i giubbotti, i berretti e i guanti bagnati sull’asta o sulla panca accanto alla stufa». Georg è raggiante mentre descrive la scena. Che i suoi ospiti si possano immergere nel confortevole calore della Stube lo riempie di gioia. In fin dei conti è anche opera sua. La sorella, Anna, gira tra i tavoli con vassoi carichi di profumato Jagertee – il «tè del cacciatore» capace di scaldare anche le membra più infreddolite –, tisana bollente al sambuco e strudel di mele appena sfornato. La madre siede sulla panca davanti alla stufa e chiacchiera con gli ospiti. «Il legno scalda due volte», recita un vecchio proverbio popolare. Ora è chiaro perché: mentre lo si spacca in giardino e quando brucia nella stufa accesa della Stube.

DI JESSICA HARAZIM

Mercatino di Natale con bue e asinello visitatori,

SUGGERIMENTI PER L’INVERNO

Inverno a Scena «Av vento contadino», i In occasione della quar ta edizione di ibilità di visitare le cantine del maso dall’ 8 al 10 dicembre, avranno la poss ttragerhof, alla scoperta dell’arTorgglerhof e il granaio del maso Mos lana, legno e raffinate prelibatezze tigianato artistico locale, tra feltro, tenerezze allo zoo delle coccole con altoatesine. E per i più piccoli, dolci pecore e caprette.

Quando i fiocchi di neve imbiancano i tetti delle case, Scena si trasforma nel paradiso delle principesse del ghiaccio, dei piloti di slitta, degli appassionati di ciaspolate e degli amanti degli alpeggi. Nella cornice di «Inverno a Talle», gli irriducibili delle malghe si scaldano accanto al fuoco scoppiettante di un camino in un accogliente rifugio, assaporando sostanziose specialità altoatesine, mentre l’Avvento contadino di Scena affascina con le sue melodie natalizie e il profumo di biscotti appena sfornati che aleggia nell’aria.

Divertimen

to sul ghiaccio A Scena, re e reginette del gh iaccio posson piste di pattin o scegliere tr aggio: da met a due à novembre a un susseguirs inizio gennai i di volteggi in o, sarà pi azza Raiffeise ficie naturale n, mentre la presso il Caff su pe è rRistorante Ti dicembre a m efenbrunn, da età febbraio, m et at à tende pattinat di curling (nol ori e appassio eggio pattini nati in loco).

Tra Kurhaus e vin brulè

Il Natale meranese e l’atmo sfera dei suoi Mercatini son o annoverabili tra i più importanti e ma gici dell’Alto Adige. Da fine novembre al 6 gennaio, le casette add obbate a festa lungo la pas seggiata del Passirio propongono prodot ti naturali, opere di artigianat o artistico tradizionale e specialità reg ionali.

Escursionismo invernale e soste gustose

zer, Nell’area escursionistica dell’Hir pocias e, giat seg pas i vacanzieri, tra no han o, ism lpin scia late e tour di o ern l’inv are por assa di l’opportunità Da ica. ent aut più a nella sua form rifugi fine dicembre a inizio marzo, «Ina o tan invi ali estr e malghe anc tose gus o end pon pro verno a Talle», tstru une Alc e. recc prelibatezze case di lità sibi pos la he anc ture offrono noleggiare slitte e ciaspole.

Sfrecciare a valle sugli sci, sullo snowboard o a cavalcioni di una slitta

Laboratorio di feltro per bambini creativi

Nell’ambito del programma per famiglie nel periodo natalizio, la maestra d’asilo Elisabeth Karnutsch propone i suoi corsi anche al chiuso. Con «Luce di Natale in feltro», le famiglie e interessate avranno la possibilità di apprendere le tecnich del bito nell’am e di base dell’infeltrimento bagnato, mentr e «Laboratorio creativo di feltro», verranno realizzate collane o. portachiavi. Informazioni presso l’ufficio turistic

Gli amanti della slitta partono dalla frazione in quota di Scena, Videgg, per assaporare l’ebbrezza di una discesa a rotta di collo sui tre km di pista naturale perfettamente preparata. Le slitte sono disponibili presso il punto di ristoro Haashof. Nel comprensorio sciistico per famiglie Merano 2000, la più lunga pista su rotaie d’Italia attende i coraggiosi piloti del bob, mentre per le future promesse dello sci e dello snowboard non mancano un’area gioco dedicata, un mini sci club e corsi per bambini. 43


Manifestazioni a Scena 2018

Calendario degli eventi 2018

PROGRAMMA GIORNALIERO LUNEDÌ ore 13.50

Alto Adige Balance: Escursione lungo il sentiero d’acqua (aprile – maggio) ore 21.00 Visita guidata notturna al Castel Scena

Ulteriori informazioni e suggerimenti sui vari eventi sono disponibili al sito www.schenna.com

MARTEDÌ DATA EVENTO

17.11.2017 – Pattinaggio su ghiaccio al 07.01.2018 centro di Scena

DATA EVENTO

04.05. Evento «Cafè danzante» in piazza Raiffeisen

DATA EVENTO

08.06. Evento «Scena golosa» con 100% prodotti genuini e gustosi del maso contadino

ore 9.00 ore 9.30 ore 9.30 ore 9.30 ore 10.00 ore 10.00 ore 14.30 ore 17.00

Gita in autobus: Giro delle Dolomiti e Trento* Tour in mountain bike organizzata da Bike and Hike* Escursione storico culturale a Scena* Escursione istruttiva: Scena – Talle* (ogni mese) Escursione tematica* (giugno – septembre) Escursione «Vino & Törggelen» con musica e sosta in un’osteria tipica* (ottobre e novembre) Alto Adige Balance : Erbe selvatiche sul ciglio del sentiero. Escursione all’insegna delle erbe (aprile – maggio)* Degustazione di distillati al maso Torgglerhof

MERCOLEDÌ ore 9.00 ore 8.45

26.12.2017 – Inverno a Talle 25.02.2018 MARZO 08.03. – 24.03 Settimane culturali «Schenner Langes» 10.03. Concerto primaverile con la banda musica di Scena 30.03. Concerto di musica sacra nella chiesa parrocchiale di Scena APRILE 01.04. – 23.05. Alto Adige Balance 2018

06.05. «Tallner Sunntig»: la domenica culinaria a Talle e nell’area Hirzer 06.05 Mercato delle erb(acc)e in Piazza Raiffeisen 10.05. Concerto in Piazza Raiffeisen 13.05. Festa della Mamma: Esibizione del gruppo di danza folcloristico «Volkstanzgruppe Schenna« in Piazza Raiffeisen

09.06. Esibizione del gruppo di danza folcloristico «Volkstanzgruppe Schenna» 10.06. Fuochi del Sacro Cuore sulle montagne intorno a Scena 13.06. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale 14.06. Concerto della banda musicale di Scena in Piazza Raiffeisen

17.05. Concerto della banda musicale di Scena

20.06. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale

18.05. Concerto serale con il coro Montanara

21.06. Concerto in Piazza Raiffeisen

23.05. Alto Adige Balance: Evento «Sano e goloso»

27.06. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale

24.05. Concerto della banda musicale die Maia Alta

28.06. Concerto in Piazza Raiffeisen

30.05. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale

LUGLIO 01.07. «Tallner Sunntig»: la domenica culinaria a Talle e nell’area Hirzer 04.07. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale 05.07. Concerto in Piazza Raiffeisen 05.07. «Berger Pfinstig«: musica e specialità gastronomiche a Montescena

01.04. Concerto di Pasqua della banda musicale di Scena

21./22.04. Festa di primavera dei Vigili del Fuoco di Scena 26.04. Concerto della banda musicale di Scena MAGGIO 03.05. «Berger Pfinstig»: musica e specialità gastronomiche a Montescena 03.05. Concerto della banda musicale di Maia Bassa 44

schenna.com

• «Berger Pfinstig»: Monte Scena in festa con musica e specialità gastronomiche (maggio–ottobre, ogni primo giovedì del mese) • Escursioni guidate alla scoperta delle montagne dell’Alto Adige* ore 6.00 Gita in autobus: Venezia* ore 9.30 Nell’orto delle erbe: le proprietà benefiche delle erbe aromatiche* (in primavera e in autunno) ore 15.30 Alto Adige Balance: Scoprire erbe selvatiche ed imparare a fare canederli «selvatici« (aprile – maggio)* ore 16.30 Visita guidata all’azienda vinicola «Innerleiterhof» con degustazione di vini ore 20.30 Concerti della banda musicale di Scena e di altre bande locali (aprile–settembre)

VENERDÌ ore 8.00 ore 9.30

15.04. Mercato contadino dell’Alto Adige in piazza Raiffeisen

18.04. Concerto dei Corni da Caccia di Scena al «Vereinshaus Unterwirt»

GIOVEDÌ

08. – 15.07. Rally d’auto d’epoca «Südtirol Classic Schenna»

12.04. Evento «ArtCafè» in Piazza Raiffeisen 18.04. Asparagi&Vino e altro ancora Un buon bicchiere di vino e specialità di asparagi vi aspettano in Piazza Raiffeisen a Scena.

Gita in autobus: Lago di Garda* Arrampicata guidata: Via Ferrata „Heini Holzer« a Merano 2000* ore 9.00 Escursione in cabriolet: Lago di Garda, Dolomiti, Strada del Vino* (ogni mese) ore 9.30 Escursione guidata attraverso i campi di mele con degustazione* (ogni 2 settimane) ore 13.40 Escursione ai masi locali «fienile montano e melo nostrano»* (ogni 2 settimane) ore 20.00 Serata d’estate: concerti sotto il cielo stellato, shopping serale e brindisi in piazza Raiffeisen. (fine maggio – inizio settembre)

ore 10.15

31.05. Concerto della banda musicale di Scena

Gita in autobus: Verona* Passeggiata floreale a Scena* (18 e 25/05., 01, 08, 15, 22 e 29/06, 06/07) Il dente di leone – passeggiata e degustazione* (aprile)

DOMENICA

GIUGNO 03.06. «Tallner Sunntig»: la domenica culinaria a Talle e nell’area Hirzer 05.06. Concerto della banda musicale di Avelengo 07.06. «Berger Pfinstig»: musica e specialità gastronomiche a Montescena

12.07. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale

07.06. Asfaltart a Scena: festival Internazionale d’arte in strada

15.07. Mezzetta del mattino con il gruppo «Orig. Südtiroler Spitzbuam»

ore 11.00

«Tallner Sunntig» – una domeniche a Talle e nell’area escursionistica Hirzer tra escursioni, natura e relax, gustando saporite ricette tradizionali con musica popolare in sottofondo. (maggio–ottobre, ogni prima domenica del mese) Concerto della Domenica delle bande musicali locali (ottobre)

* È gradita la prenotazione entro e non oltre il giorno precedente l’evento presso l’Ufficio Turistico di Scena.

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DATA EVENTO

18.07. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale 19.07. Concerto in Piazza Raiffeisen

DATA EVENTO

15./16.09. Tradizionale festa d’autunno degli Schützen con grande corteo

21. /22.07. Festa dei Vigili del Fuoco di Talle a Talle di Sopra 25.07. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale 26.07. Concerto della banda musicale di Scena 29.07. Sagra sulla malga Taser con musica dal vivo AGOSTO 01.08. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale 02.08. «Berger Pfinstig»: musica e specialità gastronomiche a Montescena

20.09. Concerto della banda musicale di Scena

02.08. Concerto della banda musicale di Scena a Verdins

27.09. Concerto della banda musicale di Maia Bassa

05.08. «Tallner Sunntig»: la domenica culinaria a Talle e nell’area Hirzer

28.09. Concerto serale con il coro Montanara

08.08. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale 09.08. Concerto in Piazza Raiffeisen 16.08. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale 17.08. Concerto della banda musicale di Scena

OTTOBRE 03. – 07.10. Raduno d’auto d’epoca «Südtirol Classic Golden Edition» 04.10. «Berger Pfinstig»: musica e specialità gastronomiche a Montescena 04.10. Concerto della banda musicale di Scena al Vereinshaus «Unterwirt» 07.10. «Tallner Sunntig»: la domenica culinaria a Talle e nell’area Hirzer 07.10. Mezzetta del mattino e Törggelen (castagnata) in Piazza Raiffeisen

14.10. Concerto della Domenica in Piazza Raiffeisen 18.10. «Schenner Bauernkuchl»: tradizionali specialità gastronomiche 21.10. Mezzetta del mattino e Törggelen (castagnata) in Piazza Raiffeisen 25.10. Mercato d’autunno a Scena (oder Mercato autunnale a Scena)

20.08. Tradizionale mercato di Scena in centro paese 22.08. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale 23.08. Concerto in Piazza Raiffeisen 25./26.08. Festa dei Vigili del Fuoco di Verdins a Verdins 29.08. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale 30.08. Concerto della banda musicale di Scena SETTEMBRE 02.09. «Tallner Sunntig»: la domenica culinaria a Talle e nell’area Hirzer 05.09. Serata d’estate con musica dal vivo e shopping serale 06.09. «Berger Pfinstig»: musica e specialità gastronomiche a Montescena 06.09. Concerto della banda musicale di Scena 13.09. Concerto della banda musicale di Maia Alta 46

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28.10. Mezzetta del mattino e Törggelen (castagnata) in Piazza Raiffeisen NOVEMBRE 23.11. – Pattinaggio su ghiaccio al 06.01.2019 centro di Scena DICEMBRE Avvento contadino a Scena: Vendita d’arte fatta in casa e specialità gastronomiche.


Responsabile dei contenuti Associazione Turistica di Scena/Schenna Chiusura redazione 30 ottobre 2018 Redazione Sebastian Marseiler Coordinazione Heidi Kaserer Layout Athesia Druck Testi Sebastian Marseiler Sonja Steger Roswitha Schwienbacher Kröll Volksbühne Schenna Jessica Harazim Stampa Athesia Druck – www.athesia.com Fotografia Archivio dell’Associazione Turistica di Scena a-goehring.com AHM PR / Noah Cohen Archivio© Accademia Tessile Europea BZ Christjan Ladurner Cornelia Reiterer Damian Pertoll Elisabeth Taibon Karnutsch Fam. Pföstl – Hilburgerhof Foto Renè Foto Staschitz Frieder Blickle Georg Mayr Hannes Niederkofler Idealit.com Klaus Peterlin Maria Gapp Marion Lafogler MGM Monika Prünster Nailia Schwarz, Fotolia Paola Marcello Roland Gasser Stefan Pircher Taseralm Therme Merano / Christan Gufler


info: Associazione Turistica Scena/Schenna I-39017 Scena – Alto Adige Tel. 0473 945 669 Fax 0473 945 581 info@schenna.com www.schenna.com


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