Riflessione di un Ministante su la cerimonia della “ Investitura” ( Domenica 5 Marzo ) A dirla con la scrittrice Simone Weil, nei Vangeli appare più evidente la ricerca affannosa dell’uomo che si è smarrito, da parte di Dio che non il contrario; per convincersene basta leggere con attenzione le parabole della misericordia. Ho voluto far riferimento alla profonda intuizione della grande scrittrice francese, per asserire che anch’io, ho avuto la stessa impressione nel partecipare alla suggestiva e commovente cerimonia religiosa che si è svolta, il 5 marzo scorso, I Domenica di quaresima, nella antica Cattedrale della Madonna del Granato in Capaccio Vecchio. Un gruppo di dodici persone riceveva pubblicamente il “Mandato “ di servire all’altare, durante il culto domenicale e festivo; rivestito della tunica bianca e indossando su di esso lo scapolare della Madonna del Carmine quale segno di consacrazione a Maria, ho avvertito nel più profondo di me stesso che ciò era vero; non ero stato io a cercare Lui ma era stato Dio a cercare me, a chiamarmi al suo servizio! Si, entrando nel gruppo dei ministranti, noi tutti ci siamo sentiti chiamati da Cristo, ci ha chiamati a sé dicendoci; “ … venite anche voi a lavorar nella mia vigna ” ! Pertanto, In pochissimo tempo, si è formato questo nuovo gruppo liturgico di giovani che volevano in qualche modo vivere da impegnati nella Chiesa, e questo è avvenuto in modo quasi spontaneo, grazie all’amicizia che era già presente tra alcuni di noi ed anche allo spirito di comunione che si avvertiva presente tra noi. Uno ha tirato l’altro, così come si fa con le ciliege e in men che non si dica, abbiamo aderito al progetto che si voleva portare avanti; con la nostra giovinezza avremmo portato una ventata di freschezza e giovialità nel nostro bel Santuario del Granato assicurando il servizio all’altare nelle domeniche e nelle altre festività religiose.. Inutile dire che di fondamentale aiuto ci sono stati i sacerdoti che custodiscono il nostro Santuario; la loro affabilità ed i loro consigli ci fanno crescere nella unità e nella gioiosa fraternità. Potrà forse sorprendere che malgrado l’eterogeneità anagrafica e la diversa estrazione sociale siamo fortemente uniti; è vero, siamo di più noi giovani ma non mancano nel nostro gruppo alcuni adulti e qualcuno è papà, uno anche nonno, (appena sessantenne però) , uno addirittura Americano abitante in Florida. Questo cittadino USA, aveva conosciuto -via internet- il monaco carmelitano, ha familiarizzato con lui, è diventato Terziario Carmelitano, per motivi di lavoro spesso si fermava a Capaccio, qui, per sua libertà di movimento ha preso una abitazione a pigione e quando capitava di domenica, senza rispetto umano, con spontaneità e fierezza serviva la messa e … una volta costituito il gruppo dei Ministranti ha approdato in esso; stiamo parlando del grande amico di tutti noi: Alex Colao.
Tra noi si annoverano: lavoratori, studenti, laureati e piccoli imprenditori; proprio questa diversità, insieme al fatto di essere adulti e consapevoli di quello vogliamo essere nella Chiesa e nella società, ci porta ad evidenziare la grandezza della fede che opera cose stupende: essere gioiosi testimoni del Risorto in mezzo ai fratelli. La domenica del 5 marzo 2017 è stata una grande festa per tutta la Comunità dei devoti fedeli che frequentano il Santuario della Madonna del Granato; attorniati da parenti amici e conoscenti abbiamo fatto il nostro ingresso solenne in basilica, il suggestivo rito che ne è seguito ci ha commossi profondamente; sì, “ … è bello servire il Signore, e bello lodarlo nella gioia” Qualche giorno fa, uno tra i miei amici ministranti! mi ha confessato in privato: “ Sai, quando servo la messa assieme a voi, mi sento davvero bene, mi sento in pace con tutti oltre che con me stesso. Quando sono al Santuario riesco a non pensare più ai problemi che mi opprimono nel quotidiano, è come se la croce pesasse un po’ di meno” Da questa confessione che mi ha riscaldato il cuore, è scaturita anche per me lo stesso coraggio di voler esternare i miei più intimi sentimenti e che formulo in questo augurio: possa il nostro gruppo liturgico così compatto crescere sempre di più nell’unità per essere testimonianza di fede e fratellanza tra i nostri coetanei. Due virtù che contraddistinsero la vita del nostro celeste Patrono: il giovanissimo S. Tarcisio ucciso dai suoi stessi compagni di giuoco per aver avuto il coraggio di manifestare la sua fede cristiana, stringendosi fortemente al petto la S. Eucarestia che portava ai cristiani carcerati per Cristo; ha preferito offrire la sua giovane vita piuttosto che far profanare la Santa Eucarestia. Rinvigoriti dal Pane degli Angeli loro portato, i suoi fratelli nella fede, hanno potuto affrontare anch’essi l’estremo combattimento e meritare così anch’essi la sua stessa corona del martirio.
Giuseppe Scovotto