S&F_n. 14_2015
Ludwig Binswanger La psichiatria come scienza dell’uomo a cura e con un saggio introduttivo di Bianca Maria D’Ippolito Mimesis, Milano‐Udine 2013, pp. 92, € 12 L’intero
senso
di
questo
volume
potrebbe essere espresso da questa considerazione, secondo la quale «lo psicoterapeuta
di
analitico‐esistenziale
orientamento dovrà
dunque
indicare il rapporto che ha con il malato non come “contatto psichico”, in analogia con il rapporto tra due batterie elettriche, ma come libero incontro
di
liberi
sull’“abisso
dell’esserci”» (pp. 53‐54). In questa breve
e
raccoglie
fulminante tutta
citazione
l’intensità
si del
progetto di Binswanger: da un lato la necessità di una riflessione profonda sul senso della libertà che soltanto nell’incontro trova la sua realizzazione, dall’altro la definizione concreta e reale di un abisso, sul limitare del quale si agitano le azioni degli individui “sani” e “malati”, o, come preferirebbe lo stesso psichiatra svizzero, le azioni degli uomini al di là della separazione, avvenuta in un momento preciso e secondo dispositivi da analizzare, tra “uomo sano” e “uomo malato”: «quanto più queste ricerche, come del resto i moderni metodi fisicali e chimici in psichiatria, si sviluppano sotto il segno della comunicazione esistenziale e non solo dell’ambizione psico e fisioterapeutica e della routine terapeutica, tanto prima anche il folle, abbandonato il ruolo del combattente cieco e martire sulla scena della follia, potrà essere da parte sua un compagno dell’esistenza, cioè non solo un uomo sano, ma un uomo» (p. 55). L’immagine dell’abisso,
297