S&F_n. 15_2016
N. Katherine Hayles How we became Posthuman: Virtual Bodies in Cybernetics, Literature and Informatics The University of Chicago Press, Chicago 1999, pp. 350, $ 25 All’interno del vasto panorama della riflessione
plurale
che
chiamiamo
Posthuman è possibile rintracciare una significativa varietà di approcci, tutti
votati
ad
rielaborazione antropologici
affrontare dei
una
modelli
tradizionali.
Il
decentramento e la detronizzazione dell’umano, e il ripensamento, più o meno
radicale,
dello
statuto
ontologico (ed epistemologico) delle alterità
con
cui
l’umano
si
interfaccia rappresentano il punto di partenza delle istanze Posthuman. Che cosa è l’umano? Qual è il suo posto? Chi o cosa è l’Altro? A questi quesiti il pensiero filosofico occidentale risponde generalmente con sicurezza, forte di una (quasi) ininterrotta e bimillenaria tradizione di stampo platonico: l’uomo è al centro del cosmo, in grado, con il suo intelletto e i suoi strumenti, di dominare la Natura e ogni altro ente; egli possiede un’essenza specifica, che gli garantisce quelle peculiarità in virtù delle quali è in grado di produrre uno scarto sugli altri enti; l’alterità, ovvero la molteplicità di enti non‐umani con cui l’uomo ha a che fare, fungono da negativo, indicando ciò che uomo non è e non dovrebbe essere, e per differenza riaffermano l’identità dell’umano in una circolarità autoreferenziale che chiude il “sistema” e archivia la questione. Il Posthuman cerca di problematizzare e ripensare questo modello,
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