S&F_n. 18_2017
Carmine Di Martino Viventi umani e non umani. Tecnica, linguaggio, memoria Raffaello Cortina Editore, Milano 2017, pp. 208, € 19
Ma
gli
animali
pensano?
Si
apre
con
questa domanda il testo di Carmine Di Martino, che attraverso un interessante dialogo
con
studiosi
Husserl,
del
calibro
Leroi-Gouhran,
di
Michael
Tomasello, prova a far luce non solo su una questione antica quasi quanto l’uomo e cioè sulla sua pericolosa relazione di vicinanza-distanza
dall’animale,
ma
anche sui nostri pregiudizi ermeneutici spesso fin troppo antropocentrati. Il testo inizia con la descrizione delle ricerche di Tomasello, per il quale le grandi antropomorfe non solo sono dotate di quell’intelligenza strumentale
di
cui
posizionare
l’uomo
parlava nel
anche
cosmo,
ma
Scheler
quando
addirittura
sono
tentava
di
dotate
di
pensiero. Ma cosa significa pensare? Avrebbe chiesto un altro filosofo a passeggio
su
Tomasello
che
funzionamento
sentieri le
quasi
scimmie
sempre
di
una
significa
sono
«flessibile
e
autoregolato
propria
intenzionalità
vera
e
dotate
di
per
antropomorfe
cognitivo
intenzionalmente»,
interrotti;
un
individuale (p. 14). Insomma la differenza tra noi e loro «non consiste
nel
possesso
o
meno
del
pensiero,
ma
nel
tipo
di
pensiero» (ibid). Il tentativo dunque di Tomasello è quello di «immaginare il passaggio intermedio tra il pensiero delle grandi antropomorfe […] e il pensiero degli esseri umani moderni» (p. 16).
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