SANT’IPPOLITO
In collaborazione con: Scuola Media “F.lli Mercantini”
Comune di Sant’Ippolito Pro Loco Sant’Ippolito
A.C.S. Sorbolongo
Museo del territorio Arte degli scalpellini www.scalpellini.org
SCOLPIRE
IN PIAZZA ARTE DELLA SCULTURA
C.da Le Grazie Tolentino MC www.cragliamarmi.it
Assessorato Politiche Giovanili e Attività Sportive
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SU PIETRA ARENARIA 2007_2008
Contenuti Un momento di piacere e di scoperta Condivisione e continuità Opere che parlano con lo spazio Sant’Ippolito per la scultura Opere 2007 Opere 2008 Accademie Sant’Ippolito e il museo Omero I laboratori didattici
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In collaborazione con: Scuola Media “F.lli Mercantini”
Comune di Sant’Ippolito Pro Loco Sant’Ippolito
A.C.S. Sorbolongo
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SU PIETRA ARENARIA 2007_2008
Contenuti Un momento di piacere e di scoperta Condivisione e continuità Opere che parlano con lo spazio Sant’Ippolito per la scultura Opere 2007 Opere 2008 Accademie Sant’Ippolito e il museo Omero I laboratori didattici
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Comune di Sant’Ippolito Pro Loco Sant’Ippolito Museo del territorio Arte degli scalpellini
SCOLPIRE
IN PIAZZA ARTE DELLA SCULTURA SU PIETRA ARENARIA 2007_2008 Con il patrocinio di: Consiglio Regionale delle Marche Provincia di Pesaro e Urbino Camera di Commercio di Pesaro e Urbino UNCEM Marche Comunità Montana del Metauro STL Pesaro e Urbino Con la partecipazione di: Accademia di Belle Arti di Urbino Accademia di Belle Arti di Macerata Comuni Partner: Peglio (PU) Frontone (PU) Barbara (AN) Barchi (PU) Gradara (PU) Monterado (AN)
Pedaso (AP)
Assessorato Politich e Gi ova n i l i e At t i v i t à S p or t i ve
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Le tante energie dedicate, le diverse professionalità coinvolte, le molteplici e consolidate collaborazioni, le numerose sensibilità catalizzate attorno a “Scolpire in Piazza” hanno permesso di riuscire in un’impresa difficile: far diventare l’arte un momento di piacere e di scoperta per un pubblico ampio e diversificato. Non sono molte oggi le iniziative che riescono ad attirare un folto pubblico in un piccolo borgo grazie al fascino dell’arte scultorea. Sant’Ippolito l’ha fatto con successo. “Scolpire in Piazza” si rifà all’illustre tradizione degli Scalpellini di Sant’Ippolito, ma si è affermata come laboratorio di confronto con l’arte contemporanea, attraverso un percorso culturale che partendo da quella tradizione è arrivato ad esplorare il mondo delle moderne espressioni artistiche. Ogni anno si rinnova lo spettacolo di un gruppo di giovani artisti, provenienti dall’Italia e dall’estero, che lavora al centro del paese confrontando esperienze e stili, dando forma e anima a blocchi di pietra arenaria, il materiale che ha maggiormente caratterizzato il lavoro degli scalpellini. Scalpellini che nel passato hanno dato notorietà a Sant’Ippolito producendo numerose opere, che oggi costituiscono un suggestivo itinerario delle abilità, delle sensibilità e della cultura che un piccolo centro ha saputo sviluppare e diffondere in Italia e all’estero. Con “Scolpire in Piazza” Sant’Ippolito si ripropone come centro di produzione di opere che contribuiscono alla valorizzazione degli spazi cittadini attraverso l’arte. Sculture pensate per interventi di riqualificazione di piccoli Comuni marchigiani che diventano partners del progetto. Negli ultimi anni “Scolpire in Piazza” è diventato un momento di promozione della creatività giovanile, riconosciuto dalla Regione Marche con l’inserimento nell’ Accordo di Programma Quadro “Giovani. Ri-cercatori di senso” stipulato con il Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un rilievo dimostrato anche dalle collaborazioni con prestigiose istituzioni artistiche della regione: le Accademie di Belle Arti di Urbino e di Macerata, e il Museo Tattile Statale Omero di Ancona. Un nuovo spazio artistico che si inserisce nei circuiti
dell’arte contemporanea come lo SPAC Sistema Provinciale Arte Contemporanea, e si integra con il costituendo “Museo del Territorio - Arte degli Scalpellini”. Un segno di stima va a tutti coloro che si impegnano per “Scolpire in Piazza”: dalla Scuola locale, alle realtà associative come la Pro Loco, ai molti cittadini che supportano l’organizzazione, tutti partecipi ad un evento che rappresenta anche un momento di forte appartenenza alla comunità. Non ultimi i tanti soggetti economici che sostengono l’iniziativa tra i quali Craglia Marmi, che ha fortemente creduto nel progetto fin dai primi anni. Quando l’arte attiva energie e crea connessioni si può dar vita a progetti di qualità che danno stimolo allo sviluppo del territorio. L’obiettivo di chi realizza “Scolpire in Piazza” è quello di interpretare e valorizzare la vocazione culturale del “paese degli scalpellini”, che ha da sempre una disposizione alla creatività e al confronto fra esperienze diverse. Dare un’anima ai segni materiali o immateriali che, come le opere promosse con questo catalogo, identificano le qualità di una comunità e contribuiscono alla sua crescita sociale e culturale. Dimitri Tinti Sindaco del Comune di Sant’Ippolito
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Un momento di piacere e di scoperta
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Condivisione e continuità L’Associazione Pro Loco, attiva già da diversi anni, più che mai nella manifestazione “Scolpire in piazza” ha evidenziato, attraverso i suoi numerosi volontari, una partecipazione efficace e sempre più crescente. L’idea del Simposio, nata da un profondo e appassionato desiderio di far rivivere il lavoro sulla pietra arenaria, si trova rafforzata da una sintonia e condivisione programmatica tra Amministrazione Comunale e Pro Loco. Attraverso una comune sinergia di intenti, di forze e di entusiasmo, è preponderante il coinvolgimento di tante persone che, attraverso il loro operato volontario, hanno manifestato piena adesione all’iniziativa e al tempo stesso risvegliato e promosso il senso di appartenenza alla propria storia e realtà locale. Altre iniziative collaterali rientranti nella settimana dell’evento vedono un’intensa partecipazione di volontari Pro Loco che, ora gestiscono la fruizione delle mostre, ora si dedicano con passione a proposte enogastronomiche che accompagnano la manifestazione negli ultimi due giorni. Il progetto della Pro Loco di riproporre ogni anno, in forma amatoriale, il corso di “Lavorazione della pietra arenaria”, giunto ormai alla sua XVII edizione, oltre a vedere il coinvolgimento di persone interessate che provengono anche da Comuni e Province limitrofe, è un’altra testimonianza tangibile dell’impegno dell’Associazione per il recupero e la promozione dell’antica arte degli scalpellini. “Scolpire in Piazza” diventa pertanto il punto di incontro tra lo scalpellino amatoriale e l’artista di professione, tra la tradizione locale che esce dai propri confini comunali e si confronta con realtà artistiche nazionali e non solo. Ma il comun denominatore rimane lo stesso e si rafforza: avere a cuore le proprie radici storico-culturali che, senza essere disconosciute , si arricchiscono sia in contenuto che in valore artistico. A tutti coloro che con il loro generoso impegno danno voce al vero senso di volontariato, di aggregazione e di partecipazione disinteressata, il mio profondo ringraziamento. Mara Ferri Presidente Pro Loco del Comune di Sant’Ippolito
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Opere che parlano con lo spazio Ho avuto modo di vedere le fotografie dei lavori scolpiti dai giovani per la manifestazione che lo scorso anno si è svolta a Sant’Ippolito. Sono opere che mi hanno incuriosito perché costituiscono delle presenze enigmatiche: opere che parlano con lo spazio e che, come nel caso della foto che mi è capitata sotto gli occhi del lavoro di Elena Saracino, dialogano con il mare. Credo, comunque, che queste sculture potrebbero generare un effetto di velato mistero in un qualsiasi altro posto, anche in una piccola piazza di un centro urbano; contengono, infatti, il senso del tempo e dialogano con il circostante rivelando attraverso le loro forme quei contenuti ancestrali che, sopravvivendo e riemergendo nell’uomo, ne costituiscono il suo essere, la sua storia e i suoi sentimenti. D’altra parte la manifestazione di Sant’Ippolito sembra avere proprio questo intento: far rivivere il senso di una bellezza e mostrarla attraverso l’umile mestiere dello scavare nella pietra, così come da sempre hanno fatto gli antichi scalpellini. Innovazione e tradizione sono dunque le due direttrici lungo le quali pare muoversi la manifestazione, infatti il senso di civiltà che da sempre lo spazio urbano avverte come bisogno, trova a Sant’Ippolito la sua inusuale materializzazione nella freschezza dei lavori realizzati nel corso degli anni da questi giovani nuovi scalpellini. Ed è stato il proseguire di tale iniziativa che ha fatto sì che questo centro si arricchisse di presenze plastiche che, come espressioni autonome di un diverso sentire, si sono mosse arrivando a spandersi in altri luoghi e in altre città
per riempire con i loro volumi evocanti quegli spazi ancora lasciati privi di un vero significato. D’altra parte è una reale necessità quella di rendere più belli i centri urbani e credo che suggerire l’inserimento di presenze plastiche che comunicano i valori della storia e del sogno sia un modo sano e giusto di gestire la casa comune, perché segna l’inizio di un pensiero nuovo, il superamento della pur lodevole concezione dell’elemento plastico inteso come oggetto di arredo urbano ed essere l’approdo ad una progettazione della città in cui sono previste forme che contengono il senso e la struttura civile del luogo. Forme concepite non solo come segnali permanenti del grado di vitalità e di dignità che la città stessa possiede, ma soprattutto come indicatori di uno spazio che cresce portando con sé la memoria di ciò che è stato e la pulsione autentica di ciò che vuol essere. Loreno Sguanci
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Sant’Ippolito per la scultura -tra storia e attualitàSant’Ippolito è un piccolo centro della media Val Metauro, una delle molte, moltissime perle delle quali abbonda il territorio italiano. Ormai da molti anni a Sant’Ippolito è stato intrapreso un percorso che attraverso una serie di avvenimenti, per così dire intermedi, ha condotto non al recupero di un semplice evento, più o meno folcloristico della propria tradizione come spesso da più parti avviene, ma ad una cosciente riappropriazione della “storia”, di un storia ricca e secolare, ri-assunta per la stessa identità dei cittadini e per di più quasi naturalmente re-inserita e fatta vivere nella realtà attuale. Il riferimento va ad un percorso di tappe progressive che dalla metà degli anni ottanta hanno visto quali protagonisti la Scuola Media di Sant’Ippolito (sezione staccata dell’Istituto Comprensivo Flli. Mercantini di Fossombrone) attraverso l’apertura di laboratori didattici per la lavorazione della pietra, la Pro Loco con una mostra “gli Scalpellini di Sant’Ippolito” e un corso di “Scultura su pietra arenaria”. Negli anni novanta diviene ufficiale la riapertura della “Bottega degli Scalpellini”; la Pro Loco continua l’organizzazione dei “Corsi di Scultura”, mentre prende vita un “Museo dedicato alla Scuola storica degli Scalpellini di Sant’Ippolito” e un “Centro di Documentazione”, importante “istituzione” per la catalogazione di edifici e di opere riconducibili all’attività degli scalpellini di Sant’Ippolito che, entro e fuori il contesto marchigiano, ha avuto particolare rilevanza per numerosi secoli. Molti piccoli-grandi segni dilatati nel tempo che non si sono mai esauriti in loro stessi (con una mostra o con una inaugurazione, come troppo spesso da più parti avviene) e che, non essendo sfuggiti all’attenzione degli amministratori pubblici, hanno avuto la possibilità di tessere una sorta di trama e di assumere una vera e propria valenza progettuale, che è ciò che non si esaurisce in se stesso! Da un lato tutto questo ha permesso di rifocalizzare
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l’attenzione sull’importanza storico-artistica giocata da da Sant’Ippolito per secoli e d’altro canto di attualizzare quella stessa storicità con il “Simposio di Scultura su pietra arenaria –Scolpire in Piazza”, al suo decennale nell’ormai prossima estate. Tale manifestazione, che ogni anno vede giovani scultori delle più svariate provenienze essere presenti per “dare forma al proprio pensiero”, alle proprie capacità creative ed operative direttamente nelle vie e nelle piazze di Sant’Ippolito, in questo ormai consistente arco temporale, ha “prodotto” anche un “Museo Diffuso della Nuova Scultura”, costituito da opere realizzate in loco e quindi inserite in spazi naturalistici o urbani sia di Sant’Ippolito che, più di recente, di altri comuni del territorio regionale. Sia allora concessa quella che a molti potrà anche apparire una strana digressione, ma che può invece essere una opportuna riflessione se è l’esperienza santippolitese ad averla richiamata alla mente. Con tale operazione infatti Sant’Ippolito - pur non essendo una grande realtà urbana - va a collocarsi all’interno di un dibattito culturale pienamente attuale che, seppure con angolazioni diverse, ha avuto origini tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70 e che, anche se assopito per motivazioni socio-politiche per un certo periodo, particolarmente negli anni ’80, è tornato quasi necessariamente al centro di quella dialettica imperniata su motivazioni artistiche, urbanistiche, storiche e sociologiche. “Una peculiarità dell’arte degli ultimi decenni è il serrato intreccio tra arte/pubblico/luogo, inteso come spazio fisico non passivo e indifferente all’intervento artistico, ma interagente con esso. Da qui la tensione dell’arte ad uscire dalle riserve protette dei grandi musei alla conquista degli spazi esterni, dei luoghi della quotidianità della vita, dell’ambiente come luogo fisico, ma anche mentale e sociologico” (E. Cristallini, 2008). Questa tendenza dell’arte ad uscire dai “templi” della reclusione e ad inserirsi nel “quotidianamente vissuto” ha trovato soluzioni diversificate, talvolta anche contrastanti tra loro, che, solo per citarne alcune, vanno dal convincimento della necessaria riqualificazione di aree metropolitane dismesse
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o degradate, alla volontà di coniugazione con l’ambiente “naturale”, alla sottile, ma giustificata pretesa della capacità dei linguaggi contemporanei di saper dialogare tanto con il passato storico quanto di essere in grado di suscitarlo e farlo riemergere. Non essendo questo il luogo per ripercorrere dettagliatamente il percorso dialettico che si è prodotto, sarà opportuno comunque ricordare che, anche sotto il profilo delle tendenze e delle scelte operate, sono state percorse essenzialmente due vie: da un lato opere che, seppur finalizzate ad un determinato contesto, sono state collocate nel luogo di destinazione dopo esser già state “definite e compiute” negli studi di uno o più artisti; per contro, spazi naturalistici o urbani che si sono fatti essi stessi laboratori, coinvolgendo il fruitore sin dall’ “atto del fare”. Nel 1962 (può sembrare lontanissimo, ma ancora di valenza attuale se ne sono stati riproposti dibattito e pubblicazione presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel febbraio 2008!), sotto il titolo “Sculture nella città, Spoleto 1962”, Giovanni Carandente, con artisti quali A. Pomodoro, P. Consagra, H. Moore, A. Calder ed altri, ideò e organizzò una rassegna di sculture contemporanee disposte all’interno della città umbra che dovevano confrontarsi con la ricca storia del territorio, con i monumenti antichi e nel contempo con l’agire quotidiano dei cittadini. A tale tipo di intervento, ovvero sculture portate dall’atelier dell’artista e quindi collocate, si andava sempre più opponendo una diversa formulazione che, se da un lato condivideva l’inserimento dell’opera scultorea nel contesto urbano e/o paesaggistico, auspicava tuttavia che la stessa fase operativa fosse attuata “a cielo aperto”, con una conseguente partecipazione e con un dibattito che coinvolgesse più direttamente sia le istituzioni locali, sia chi in quel territorio agisce a tutti i livelli quotidianamente. Poco più di un decennio da quel ’62 e in Toscana, con grande coinvolgimento di Mino Trafeli e di Enrico Crispolti, viene sperimentata un’operazione più complessa: “Volterra 73”. “E’ una manifestazione urbana nella quale si è cercato di coinvolgere il maggior numero di aspetti e di situazioni della città stessa: dalla sua fisica realtà di stupenda ma austera scena urbana alla realtà umana, 6_7
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alla realtà delle sue strutture e istituzioni. Ma si è coinvolta la città a diversi livelli, si sono coinvolti anche gli operatori nel rapporto non esterno (come è consueto) con la città stessa e i suoi problemi, le sue strutture, la sua realtà umana appunto” (E. Crispolti, 1977). Ovvero in tale caso non si è voluto “far uso” della città per collocarvi e mostrare opere proprie “cadute dal cielo”, ma si è proposto il tentativo di un non facile gioco dialogante ove ciascuno rischiasse il mettersi in gioco in un inevitabile incontro. Esperienze dell’uno o dell’altro tipo non sono di certo passate sotto silenzio, se è vero che dell’ampio dibattito arte- ambiente la Biennale di Venezia del 1976 può esserne considerata un punto di riferimento. L’attualità nella quale rientra anche l’esperienza per quanto si voglia peculiare di Sant’Ippolito non è certamente legata a situazioni concluse nei citati anni ’70; le iniziative nazionali ed internazionali, pur ricercando soluzioni diverse, si sono infatti moltiplicate negli anni più recenti. Pur non potendo trattarne in questa sede non solo in modo esauriente, ma neppure sufficientemente accettabile, sia permesso tuttavia un breve accenno ad alcune di esse, senza pretendere di entrare in una diatriba dialettica che di volta in volta si è aperta. Dopo la terribile distruzione causata dal terremoto del Belice (1968), negli anni, lunghi anni, della ricostruzione nella Gibellina dell’era Corrao, nasce e si realizza, almeno in gran parte - prossimità anni ’80 -, uno dei progetti che ha creato e ancora crea aspre polemiche. Comunque sia, Gibellina diviene un grande museo di arte contemporanea a cielo aperto, e non solo, anche se impiantato totalmente (e forse per questo con una metodica dubitativa) su un tessuto culturale prettamente contadino. Resta il fatto che alla realizzazione della “nuova Gibellina” concorrono architetti e artisti quali A. Pomodoro, L. Quaroni, C. Cagli, P. Cascella, P. Consagra (con quindici sculture), A. Burri ( con il grande “Cretto”) e molti altri ancora. Si aggiungono piazze, edifici e un museo con opere di Schifano, Scialoja, Rotella,
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Corpora, Treccani,…, impossibile nominarli tutti! Di certo una città di arte contemporanea nella sua totalità, bellissima e nel contempo molto probabilmente estranea alle esigenze dei suoi abitanti e troppo decontestualizzata dalla storia del suo territorio. Vicenda, quella di Gibellina, mai sotto silenzio, discussa ampiamente da architetti, artisti e sociologi, recuperata anche di recente, con tagli diversi, da M. La Ferla con il suo “ Te la do io Brasilia – la ricostruzione incompiuta di Gibellina” (2004) e da M. Fabbri con “Gibellina nata dall’arte” (2005). I progetti di riqualificazione urbana attraverso l’arte e la scultura in particolare, restano comunque processi attivi, da anni realizzati anche nella nostra regione: basti pensare, sempre in maniera appena sfiorata, al “Parco urbano di scultura” che a Pesaro ha visto progressivamente collocate in vie, viali o piazze opere di E. Mattiacci, L. Sguanci, R. Bompadre , M. Staccioli, al di là della “Sfera grande” di A. Pomodoro -1966/67 - ricollocata nel Piazzale della Libertà nel 1998, dopo la fusione in bronzo; o all’”Isola dell’Arte” avviata a San Benedetto del Tronto alla fine degli anni ’90, con la collocazione di grandi sculture di Nespolo, Kostabi e Salvo. A Pontedera, agli inizi degli anni 2000, con la finalità di dare una visione diversificata dal consueto del territorio e particolarmente del tessuto urbano, sono state collocate opere scultoree di P. Cascella, G. Vangi, E. Baj, oltre a”I sedili di pietra”, progetto che ha visto all’opera ben 17 artisti. La stessa città -2006/07- ha promosso l’evento “Valdera” che ha coinvolto anche i Comuni di Ponsacco, Lajatico e Palaia. In tale occasione, oltre alla mostra (museo Piaggio) dedicata a Nado Canuti, primo interprete dello stesso progetto, sono stati posti in essere una serie di interventi scultorei e di installazioni tesi “a contaminare e riqualificare ambiti urbanistici e strutture architettoniche dei centri interessati” anche con l’apertura di laboratori e con il coinvolgimento delle scuole. Solo un accenno al “Symposium Sculpturae ”Museo di scultura contemporanea all’aperto che dal 2003 ha visto protagonista il Comune di Vittorio Veneto. In questo caso l’intento primario è stato quello di collocare nella città installazioni artistiche “permanenti” finalizzate da un lato a testimoniare
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lo stile di un’epoca e dall’altro a tessere un “collegamento tra le vestigia storiche del luogo e i linguaggi contemporanei” attraverso una sorta di “laboratorio di sperimentazione e di confronto” con gli stessi abitanti del luogo.Con l’intento di focalizzare al meglio il rapporto intercorrente tra centro e periferia, ma in egual misura tra passato e futuro, l’ISAL (Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda), unitamente alla provincia di Monza, al Comune di Cesano Maderno e al Parco Scultura “La Paloma” di Matera, ha organizzato una mostra di opere scultoree di grandi dimensioni realizzate da E. Mattiacci, G. Spagnulo, L. Minolfi e da altri ancora: una mostra di ventisei sculture, quindici delle quali da collocarsi in spazi aperti di Cesano Maderno, a diretto contatto con chi in quella città quotidianamente vive ed opera. Sarebbe possibile andare ben oltre, ma sarebbe in tale sede inopportuno; resterebbe ancora di notevole interesse rileggere gli atti del convegno “Townart” tenutosi ad Atri nel 1998 e che ha avuto tra i suoi protagonisti Crispolti, Bohigas, Restany e Burkhardt.Importante che appaia con evidenza quanto aperto ed attuale sia il dibattito su arte e ambiente e quanto non investa soltanto i grandi agglomerati urbani, come da qualche parte talvolta erroneamente affermato. Un dibattito non solo teorico che ha motivato numerosissime realizzazioni diversificate per opportunità o scelte tra mostre temporanee, installazioni permanenti di opere già realizzate altrove o di collocazioni permanenti eseguite in loco dando vita a una sorta di “laboratorio aperto”. Tutte situazioni che hanno comunque in comune la convinzione della necessità di riportare il linguaggio artistico nel giardino, nel parco naturalistico, nel tessuto urbano. E’ già stato del resto affermato che tutto ciò non può essere compreso come un’operazione di arte-decoro, ma con un significato più profondo poiché il tempo ha già più volte mostrato quale stretta corrispondenza vi sia tra la “caduta” estetica e quella etica. (A parte una considerazione o una speranza forse troppo personale: ovvero l’augurio che - moda recente e/o in espansione? - cessino di essere “luoghi di collocazione” le varie rotatorie urbane o extraurbane che siano; non risulta chiaro se tali interventi
siano maggiormente referenziali per autori o amministratori; di certo non accade di frequente di vedere automobilisti in sosta intorno alle stesse rotatorie per comprendere quali diverse angolazioni prospettiche o quali diversi significati quelle opere diano a ciò che sta loro attorno). E a Sant’Ippolito? Ne è stato fatto cenno inizialmente. Una ricerca sempre più approfondita nel tempo, un progetto sempre più puntuale sugli obiettivi da conseguire e i dieci anni di “Scolpire in Piazza”. La riscoperta di una storia importante e secolare del proprio territorio (di cui forse resta molto ancora da indagare sulla valenza degli “scalpellini” prima, durante e dopo il Rinascimento) con la quale tornare a confrontarsi oggi. Sant’Ippolito nel suo annuale appuntamento ha operato la scelta del “laboratorio aperto”, ha costituito il già citato “Museo Diffuso della Nuova Scultura” ovvero la “collocazione urbana permanente”, sta arricchendo il patrimonio documentario. Alcune sculture realizzate durante l’annuale “Simposio” sono state collocate in altri Comuni (San Costanzo, Montefelcino, Serrungarina, Mondavio, Frontone, Peglio). Dal 2008 è ufficializzato a priori l’utilizzo delle opere per la riqualificazione urbana e la loro destinazione, ciò che può permettere allo scultore di saper più sottilmente collegare la propria opera all’ambiente con il quale dovrà dialogare e armonizzarsi. Nel 2008 le sculture sono state realizzate per i Comuni di Barbara (K. Hyeiin), di Barchi (A. Ranaldi), di Gradara (V. Arena), di Monterado (E. Kilic) e di Pedaso (E.Saracino). Il coinvolgimento di scultori giovani è ulteriormente meritorio sia per offrire opportunità e scenario a chi spesso oggi lo trova alquanto sbarrato, sia per avvicinare tali artisti a sensibilità del tutto attuali. Non si è quindi soltanto davanti a “Scolpire in Piazza”, operazione di per se stessa già di grande interesse, ma Sant’Ippolito si colloca a pieno diritto all’interno di un contesto ben più vasto (con il quale perché non aprire un confronto?) e di piena, totale contemporaneità. Franco Martelli
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VALENTINA ARENA INNO ALLA NATURA (CATANIA)
Dopo il diploma di Maturità d’Arte Applicata conseguito presso l’Istituto Statale d’Arte di Catania, ha ottenuto il Diploma di Secondo livello nella sezione di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Catania (A.a. 2006/2007). Ha esposto i suoi lavori in diverse mostre collettive sia nella sua città, Catania, che in altre città italiane. Ha partecipato a simposi e concorsi di scultura in tutta Italia. Opera realizzata per il Comune di Frontone (PU)
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DARIO BATTISTONI in collaborazione con FILIPPO FERRI L’ARTE E IL DIVERTIMENTO (SANT’IPPOLITO)
Studia la lavorazione della pietra fin dalle Scuole Medie. Frequenta poi i corsi di scultua organizzati dalla Pro Loco di Sant’Ippolito. Consegue il diploma di Maturità d’Arte Applicata presso la sezione “Arte dei metalli e dell’oreficeria” all’Istituto “Apolloni” di Fano. In seguito si è dedicato con impegno e passione alla scultura su pietra partecipando a diverse manifestazioni in Italia e in Francia.
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ANGELO BORDONARI DESIDERARSI ALTROVE (BRESCIA)
Gran parte della sua carriera si è svolta in Gran Bretagna, dove ha studiato presso il Cumbria College of Art e la University of Central England. Qui ha realizzato diversi lavori su commissione e ha esposto le sue opere in mostre collettive e personali. Dal 1995 partecipa a simposi di scultura in Italia e all’estero. Dal 2003, è titolare della cattedra di Scultura della LABA di Brescia, continuando a partecipare a diverse manifestazioni artistiche.
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EVRIM KILIC L’ANIMA (THE SOUL) (ISTANBUL - TURCHIA)
Dopo il diploma in Scultura all’Università di Belle Arti di Mimar Sinan (Istanbul) ha conseguito il diploma di specializzazione in scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Ha partecipato a numerose mostre collettive in Turchia, Germania, Grecia e Italia. Lunga e articolata l’esperienza di simposi in tutto il mondo, con partecipazione ad importanti manifestazioni in Turchia, Brasile, Emirati Arabi e Italia. Opera realizzata per il Comune di Peglio (PU)
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VALENTINA ARENA LA TORRE DEGLI AMANTI (CATANIA)
Dopo il diploma di Maturità d’Arte Applicata conseguito presso l’Istituto Statale d’Arte di Catania, ha ottenuto il Diploma di Secondo livello nella sezione di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Catania (A.a. 2006/2007). Ha esposto i suoi lavori in diverse mostre collettive sia nella sua città, Catania, che in altre città italiane. Ha partecipato a simposi e concorsi di scultura in tutta Italia. Opera realizzata per il Comune di Gradara (PU)
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HYEJIN KIM SILENZIO CONDIZIONATO (SEOUL - COREA DEL SUD)
Dopo il diploma di Liceo Artistico, ottenuto alla Seoul Arts High School, ha continuato il suo percorso di studi in Italia. Qui ha conseguito il Diploma di Laurea in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove attualmente frequenta il Biennio Specialistico in Scultura. Ha esposto le sue opere nell’ambito di diverse manifestazioni artistiche in Italia. Opera realizzata per il Comune di Barbara (AN)
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EVRIM KILIC FEDE (FAITH) (ISTANBUL - TURCHIA)
Dopo il diploma in Scultura all’Università di Belle Arti di Mimar Sinan (Istanbul) ha conseguito il diploma di specializzazione in scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Ha partecipato a numerose mostre collettive in Turchia, Germania, Grecia e Italia. Lunga e articolata l’esperienza di simposi in tutto il mondo, con partecipazione ad importanti manifestazioni in Turchia, Brasile, Emirati Arabi e Italia. Opera realizzata per il Comune di Monterado (AN)
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ALESSIO RANALDI IL FUTURO SIAMO NOI (MONTEFIASCONE - VT)
Si diploma all’Accademia delle Arti Orafe di Roma e frequenta in seguito un corso di scultura su pietra a Montefiascone. Si trasferisce poi in Australia, a Brisbane, dove collaborando con artisti locali e realizzando diversi lavori, affina le sue tecniche scultoree. Ha esposto le sue opere – sculture, gioielli, dipinti in varie mostre collettive. Opera realizzata per il Comune di Barchi (PU)
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ELENA SARACINO IL PESCATORE (UDINE)
Ha conseguito il diploma in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove attualmente frequenta il secondo anno del biennio di specializzazione in scultura. Ha la qualifica di Designer di materiali lapidei per il progetto “Urban II - Città di Carrara”. Membro del Centro Friulano Arti Plastiche, espone da diversi anni in tutta Italia ed ha partecipato a diversi simposi. Opera realizzata per il Comune di Pedaso (AP)
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Accademie
SELEZIONE DEI LAVORI DEGLI ALLEVI DELLE CLASSI DI SCULTURA DELLE ACCADEMIE DI BELLE ARTI DI URBINO E MACERATA S.IPPOLITO/09/interno.indd 33
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Accademia di Belle Arti di Urbino L’Accademia di Belle Arti di Urbino, Scuola di Scultura, ha da sempre sviluppato un metodo didattico dinamico tendente a favorire la ricerca artistica e l’innovazione, stimolando gli allievi all’autonomia interpretativa, alla invenzione di una originale cifra stilistica, anche avvalendosi del confronto e della contaminazione con le diverse espressioni artistiche. Questo metodo ha favorito la sperimentazione di nuovi e diversi linguaggi attraverso i quali gli allievi hanno potuto esprimere il loro personale progetto, sia nella fase dell’ideazione che nella messa in opera del lavoro. Tra i diversi campi operativi, la lavorazione della pietra e del marmo. Nel recente passato, anche se non in modo organico, la Scuola di Scultura ha realizzato opere utilizzando materiali calcarei. Tra le attività promosse in questo ambito, si citano 2 interventi artistico-scultorei realizzati in Puglia: nel 1987 nella città di Vieste, nel 2004 ad Apricena. In particolare, ad Apricena, grazie anche all’attiva di collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune, sono stati organizzati laboratori di scultura all’aperto, durante i quali 20 allievi hanno realizzato altrettante opere scultoree utilizzando la pietra locale. Con il sostegno e la supervisione dei docenti che li hanno affiancati (Luca Bianchini, Sandro Ciriscioli, Michele Dipinto, Giancarlo Lepore, Pino Mascia, Domenico Micucci, Rocco Natale) sono state realizzate opere originali ed interessanti: manufatti di notevole impatto ambientale ed in stretta simbiosi estetica e paesaggistica con il luogo ospitante. La Scuola di Scultura dell’Accademia di belle Arti di Urbino ritiene essenziale sostenere l’alta valenza culturale dell’opera d’arte inserita nei contesti urbani: in questo senso, da sempre incoraggia ed affianca gli allievi nella elaborazione qualificata di progetti ed opere che tendano ad esaltare la morfologia urbana dei centri storici ma anche delle aree di nuova espansione. La sperimentazione di nuovi percorsi espressivi orientati a rileggere la funzione dell’opera d’arte negli spazi urbani ed extraurbani ha poi permesso, nel corso degli ultimi anni, la realizzazione di opere di scultura contemporanea presso alcune realtà urbane già nel 2004: nella cittadina di Colbordolo (piazza Europa), la Scuola ha istallato
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una Scultura/Fontana con pietra artificiale (in resina e polvere di marmo); a Porto San Giorgio (in piazza Torino) ha realizzato una “Scultura per la Pace”, di notevole dimensione, in calcestruzzo. Con la Riforma ultima delle Accademie di Belle Arti, e successiva attuazione del Nuovo Piano dell’Offerta Formativa, la Scuola di Scultura ha attivato in pianta organica alcune nuove discipline, tra cui “Tecnica del marmo e delle pietre dure”. E’ all’interno di questo contesto che si è realizzata la collaborazione con il Comune di Sant’Ippolito. Nell’estate 2008, la Scuola di Scultura ha partecipato con alcuni suoi allievi; Jacopo Tamburini, Rosa Stefania Varvara, Aliereza Amirimoghaddam Nejad, Laura Pozzi, Eleonora Mori, all’evento “Scolpire in Piazza”, promosso dallo stesso Comune che, in questa occasione, ha messo a disposizione due borse di studio destinate a due allievi, uno per ogni accademia partecipante. Infatti, all’evento, che prevedeva la partecipazione degli allievi delle Accademie di Belle Arti della Regione Marche, hanno partecipato gli allievi delle Scuole di Scultura di Urbino e di Macerata. Cinque allievi della Scuola di Scultura di Urbino hanno allestito una mostra di piccole sculture in marmo, proposte come modelli per sculture di grandi dimensioni: queste opere erano state in precedenza realizzate nel corso di un laboratorio tenuto dal prof. Pasquale Martini presso l’Accademia di Urbino. Alla migliore opera di ciascuna Accademia è stata assegnata una borsa di studio offerta dell’Amministrazione Comunale. La Giuria che ha premiato le opere migliori era composta da Artisti affermati tra cui Loreno Sguanci e Giuseppe Papagni. La Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, nel ringraziare il Sindaco Tinti Dimitri e le Autorità del Comune di Sant’Ippolito (l’Assessore Massimo Bucchi, nonché la Proloco) per la sensibilità dimostrata verso le forme espressive legate alla Scultura, auspica che anche per il futuro sia possibile la prosecuzione della collaborazione.
Prof. ROCCO NATALE Docente di Scultura Accademia di Belle Arti di Urbino
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Accademia di Belle Arti di Macerata La superbia e la tracotanza dei razionalisti fa sì che tutto sia misurato con il metro del profitto; l’artista, se non è inserito nel circuito del mercato per lo più gestito dai galleristi, mercanti d’arte e ahimè moltissimi critici d’arte, non vale nulla e il più delle volte il suo lavoro è considerato uno spreco di materiale e di energie (la vita e la storia di Van Gogh fanno testo); ai giovani si chiede (ma spesso si impone) di seguire una linea già precostituita, violando così la sfera di autonomia che appartiene alla creazione artistica. Fortunatamente ogni tanto si ha la buona sorte di incontrare persone che credono nell’arte quale suprema espressione dell’animo umano e delle potenzialità dei giovani che, con grande coraggio, affrontano questo percorso che nel tempo diventerà non solo un mestiere, ma una vera e propria filosofia di vita, dove tutto o quasi è in funzione della personale espressione artistica. Persone che vestono i panni di amministratori del Comune di Sant’Ippolito, con in testa il Sindaco, Dott. Dimitri Tinti, l’Assessore alla Cultura, Massimo Bucchi, e tutti gli altri che, con cadenza annuale, organizzano un simposio di scultura. Nell’edizione del 2008, in contemporanea per la prima volta hanno invitato gli allievi di Scultura dell’Accademia di Macerata e di Urbino ad esporre i propri lavori, mettendo a disposizione gli spazi espositivi e due premi per i migliori lavori; tale opportunità è stata colta con grande entusiasmo che ha generato una sana competizione dove gli allievi hanno dato il meglio delle loro capacità espressive, applicando quelle cognizioni culturali, artistiche, tecniche, apprese nella frequentazione dei vari corsi che si tengono in Accademia. Questi giovani con le loro opere raddrizzano le cose, ricordandoci che la testa è fatta per sognare, che l’arte non costituisce l’accessorio, bensì l’indispensabile. Ma l’arte è molto di più, è un ponte che supera confini nazionali ed internazionali e credo religiosi e politici, nonché le differenze culturali e linguistiche; questa mescolanza di allievi dei vari paesi del mondo è un grande arricchimento per tutti, poichè ognuno divulga la propria cultura e ne apprende altre, è come se si guardasse con la lente di ingrandimento, si scoprono luoghi, culture, cose, di cui non si sospettava
l’esistenza, dando spazio ad amicizie di persone molto diverse tra loro. A questi allievi e mi auguro futuri colleghi non mi resta che fare i migliori auguri per un radioso futuro. Un doveroso ringraziamento alla cittadinanza di Sant’Ippolito per la sentita generosa accoglienza e disponibilità accordataci. Un sentito, profondo grazie al Sig. Sindaco Dott. Dimitri Tinti e all’Assessore alla Cultura Massimo Bucchi per l’appoggio logistico offerto e per avermi concesso in questo mio ultimo anno di insegnamento di mostrare di che pasta sono fatti i giovani scultori marchigiani; ed infine grazie alla paziente opera del Prof. Antonio De Marini, docente di tecnica del marmo, senza il valido apporto delle sue conoscenze e professionalità nessuna opera si sarebbe potuta realizzare. Prof. GIOVANNI PARESCE Docente di Scultura Accademia di Belle Arti di Macerata
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ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI MACERATA
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Opera Selezionata
ALESSANDRO VIRGULTI DENTRO E FUORI (Travertino, Onice e Ferro)
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SERENA DELLISANTI FORMA IN VOLO (Marmo di Carrara venato e Legno)
ALESSANDRO MOSCONI LU FURMIC (Calcarenite marnosa, Ferro e Selce rossa)
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Rafail Georgiev RITRATTO DI UNA PIGNA (Calcarenite marnosa)
EDOARDO TRAMANNONI L’ANIMO IMPERFETTO 2000 (Calcarenite marnosa e Ferro patinato) 38_39
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ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO
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Opera Selezionata
STEFANIA VARVARA LE TRE TESTE (Pietra di Vicenza)
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Alìreza Amirimoghaddam NejaD GRANDE TESCHIO (Marmo di Carrara)
JACOPO TAMBURINI INDECIDENDO (Marmo di Carrara)
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LAURA POZZI UOMO SOFFERENTE (Marmo di Carrara)
ELEONORA MORI ASTRATTISMO (Marmo di Carrara) 42_43
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SCOLPIRE IN PIAZZA E IL MUSEO OMERO
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La Ricerca del Senso perduto La natura ha fornito l’uomo di cinque strumenti per la conoscenza della realtà: i sensi. Ogni senso possiede una sua specificità ed è indispensabile per conoscere determinate qualità delle cose. Il senso più importante è la vista, poiché è in grado di cogliere gli oggetti a distanza, in un approccio immediatamente sintetico, disponendo altresì di una capacità di discriminazione molto raffinata e ricca di sfumature. Ma ci sono alcuni aspetti della realtà che la vista non può in alcun modo percepire e che soltanto l’intervento di altri sensi riesce a compensare: il suono, la durezza, la temperatura, il profumo ecc. ecc.. Eppure la nostra civiltà tende a privilegiare sempre più la vista rispetto agli altri sensi. La conoscenza “virtuale” sembra più estesa e penetrante; in realtà è sempre più astratta e unilaterale, non riuscendo a cogliere la realtà “a tutto tondo”. Essa crede di vedere l’essenza, mentre non sa spingersi al di là della superficie; vede il mondo attraverso uno schermo (non importa se del monitor o degli occhi) e tutto riduce ad immagine. Ecco la civiltà dell’immagine. I ciechi sembrerebbero tagliati fuori da ogni possibilità di integrazione: se la vista è lo strumento principe della conoscenza (oltre l’80% delle informazioni entrano da questa porta), il cieco che ne è privo sembrerebbe irrimediabilmente condannato alla tenebra dell’ignoranza. Ma l’esperienza ci dice che le cose non stanno in questo modo poichè non si vede soltanto con gli occhi, ma anche con la mente. Gli occhi forniscono i materiali, ma la mente li organizza, li riconosce, li interpreta, li trasforma in concetti ed in conoscenza. Le qualità percepite dagli altri sensi, sono non meno reali ed oggettive delle qualità visive e sono sufficienti a definire la realtà in modo concreto e determinato sì da poter compensare in gran parte la mancanza della vista. Certo, la cecità è una grave minorazione, ma anche il rinunciare all’ausilio degli altri sensi comporta un deficit di conoscenza di cui la comunicazione puramente visiva non s’accorge, ma non per questo risulta meno depauperata. Di qui la grande meraviglia dei vedenti, quando un cieco rileva certi particolari dell’ambiente fisico e umano, che ad essi sfuggono totalmente. Spesso gridano al miracolo e pensano
a capacità straordinarie del nonvedente, e invece si tratta soltanto della loro incapacità di “vedere” ciò che guardano, di registrare nella loro attenzione sensazioni che arrivano anche a loro, ma sono travolte dalla massa straripante delle informazioni visive.La percezione della forma nella sua tridimensionalità è più tattile che visiva. Nell’ambito dell’arte la scultura, caratterizzata dalla plasticità più che dal colore, è perfettamente accessibile all’esplorazione tattile di chi non vede. Il procedimento è diverso, ma il risultato è lo stesso: il cieco esplora con le mani le forme di una scultura e procede analiticamente a costruire l’immagine mentale, mettendo insieme, un pezzo dopo l’altro, la figura che le mani percorrono un po’ alla volta. Fruisce di un piacere tutto edonistico, prodotto dal contatto delle dita con la materia e con le superfici dell’oggetto. E la contemplazione di quell’immagine mentale può suscitare una profonda emozione di tipo estetico, accendendo la fantasia ed evocando segrete relazioni tra ricordi ed esperienze esistenziali e culturali. E’ questa la gioia del bello d’arte che i ciechi stanno scoprendo in questi ultimi anni, a mano a mano che cadono certi pregiudizi e certe barriere che li escludevano “a priori” dalla fruizione dell’arte e impedivano tassativamente qualsiasi approccio alle opere che non fosse rigorosamente visivo. Il Museo “Omero” di Ancona finalmente offre ai ciechi una possibilità di sperimentare autenticamente il piacere dell’arte e l’emozione della conoscenza, ma lancia anche ai vedenti un messaggio nuovissimo: la riscoperta di un senso perduto (il tatto), il piacere di un’esperienza globale che usa tutti gli strumenti forniti dalla natura per riconquistare quella concretezza che la “virtualità” tanto decantata dalla nostra società tecnologica, non riesce a farci vivere fino in fondo. Aldo Grassini Con la donazione, nel corso dell’edizione 2008, della “Virgo Lauretana”di Natalia Gasparucci ha preso avvio la collaborazione tra Scolpire in Piazza e il Museo Tattile Statale Omero di Ancona. Virgo Lauretana di Natalia Gasparucci (Arenaria di Sant’Ippolito). 44_45
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I LABORATORI DIDATTICI
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Scomporre la realtà per comprendere l’arte Da quattro anni Sant’Ippolito, all’interno della manifestazione “Scolpire in Piazza”, promuove il confronto con la scultura e l’incontro con artisti della pietra, ma coinvolge anche bambini e adulti in attività didattico-laboratoriali. Alla base del concetto stesso di laboratorio sta l’idea di fruitore attivo che scompone la realtà e ne svela, attraverso processi intuitivi, le numerose possibilità espressive. Come un qualsiasi linguaggio anche l’arte, per essere meglio compresa, va vissuta, smontata e rimontata, con l’aiuto di quella creatività che spesso si utilizza nella vita senza riconoscerla come tale e che riesce a togliere alle cose il velo dell’abitudine. Il fare e le attività di manipolazione conducono così anche ad una lettura non convenzionale del mondo e agevolano la comprensione del diverso punto di vista e dell’originalità dell’arte, in particolar modo di quella contemporanea, offrendo la possibilità di penetrarne la complessità. È ciò che si tenta di realizzare, in un clima rigorosamente ludico, con proposte ogni anno diverse, in quell’angolo del centro storico di Sant’Ippolito appositamente allestito e ormai riservato alla creazione di esperienze individuali e collettive progettate con la finalità di mettere in atto processi simili a quelli che stimolano da sempre gli autori di opere. Fin dal primo anno ci si è rivolti alla sperimentazione delle potenzialità dei materiali e delle diverse tecniche, prediligendo il confronto tra bidimensionale e tridimensionale e valorizzando la forma di oggetti nella visione del suo negativo. Grande protagonista è stato il collage polimaterico. L’idea di modulo, seriale ma allo stesso tempo esclusivo, ha permesso la creazione di lavori collettivi che sono andati a riempire gli spazi con la loro esuberanza. Attraverso una creatività guidata, ogni partecipante ha offerto il suo contributo con la sua unicità. Lavori individuali sono stati affiancati a installazioni la cui realizzazione in fieri mostrava, anche a chi semplicemente curiosava, un cantiere produttivo fatto di materiali, colori ed idee: il lavoro del singolo, nella magia dell’accumulo, è spesso riuscito a rinnovare
la sua energia, “meravigliando” a volte anche gli stessi autori. La grande partecipazione a questo appuntamento lo ha reso un momento atteso. Con il loro entusiasmo, decisamente stimolante per gli stessi realizzatori dei laboratori, i bambini “di ieri e di oggi” hanno dato nelle diverse edizioni un grande contributo alla riuscita di ogni proposta. Dai luoghi pubblici, diventati spazi di diffusione di conoscenza, l’arte è entrata nelle case, varcando le soglie per entrare negli ambienti domestici: attraverso linguaggi fruibili il laboratorio ha superato i confini tra arte insegnata e praticata, comunicando in modo diretto e lasciando nelle case per qualche tempo anche tracce di quella esperienza. Alessandra Bastia Coordinatrice dei laboratori di didattica dell’arte Nelle edizioni 2007 e 2008 di Scolpire in Piazza lo spazio di didattica dell’arte è stato curato dal gruppo laboratoriale “il Pane Blu”. 46_47
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SCOLPIRE IN PIAZZA ARTE DELLA SU SCULTURA PIETRA ARENARIA Consulenza artistica Alex Magrini Coordinamento, Organizzazione, Comunicazione e Ufficio Stampa Luca Latini Foto Danilo Conti, Ylenia Gasparini, Luca Latini Grafica Eikon - Fossombrone Stampa Grapho 5 - Fano
Scolpire in Piazza www.scalpellini .org www.myspace.com/scolpireinpiazza www.facebook.com/scolpireinpiazza e mail: scolpireinpiazza@gmail.com COMUNE DI SANT’IPPOLITO via Raffaello, 104 - 61040 Sant’Ippolito (PU) Tel. 0721 728144 - e-mail: comune.santippolito@provincia.ps.it www.comune.santippolito.pu.it
Scolpire in Piazza è un evento realizzato con il contributo di: Confartigianato Pesaro Urbino BCC METAURO MEP System CTF Cooperativa Trasporti Fossombrone SIC One MONTE CATRIA EDILSYSTEM COSTRUZIONI MARCHE MULTISERVIZI MEGAS S.p.A. ASET S.p.A. MCR S.p.A.
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SANT’IPPOLITO
In collaborazione con: Scuola Media “F.lli Mercantini”
Comune di Sant’Ippolito Pro Loco Sant’Ippolito
A.C.S. Sorbolongo
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SU PIETRA ARENARIA 2007_2008
Contenuti Un momento di piacere e di scoperta Condivisione e continuità Opere che parlano con lo spazio Sant’Ippolito per la scultura Opere 2007 Opere 2008 Accademie Sant’Ippolito e il museo Omero I laboratori didattici
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Comune di Sant’Ippolito Pro Loco Sant’Ippolito
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