Lo scribacchione - 0608

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N. 06/08

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http://scribacchione.jottit.com


EDITORIALE Una pagi n a bi a nca per l a sci a re un tfrase, esto, unun pensipezzzoero,udelnalapoesinostara, unafantasia. Questo è lo Scribacchione. Scribacchione di ritorno Quando si cresce ci sono paure e speranze. Tutto si mescola e non sai cosa ne potrà mai venire fuori. Due passi avanti e uno indietro, la sabbia che ti sfugge tra le mani, la luce che ti copre l’orizzonte. Poi senti il vento forte sulla faccia e allora prendi un grosso respiro e via. Lo scribacchione ha scelto di metterci gli ingredienti di sempre e la voglia di andare avanti. Sono arrivate nuove rubriche e soprattutto persone appassionate con il desiderio di condividere la propria penna e mettersi in gioco. Tante pagine in più per scoprire i pezzi della nostra vita e guardare il mondo con gli occhi curiosi di chi cerca nuovi colori. Un grazie va a chi sfoglia queste pagine e a chi, scrivendole, le sta per condividere con voi. Buona lettura

Un sorriso, Davide Nonino

Foto in copertina di Giuseppe Usai Grafica a cura di Alessandra Bosi

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INDICE i testi

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COME LE NUVOLE Alessandra de Sario

parole per immagini le foto del mese

BORSONE ROSSO

save the green! 10 godcinzia agrizzi

Sabrina Severino

c

TI CERCO Daiana Nardini

19 da thereadersproject.com

BALLATA DEL DEFUNTO AMORE Gaia Brunello

MUOIO, VIVENDO Ire

le rubriche 11

che fan sognare 20 leGiulianotePossenti

la foresta incantata Silvia Bellinelli

sognando 12 sognami Serena Dal pos

di un clic 21 storia Marina Sgamato

prelibato 13 bocconcino Marzia

come me 23 lei, Aurora

di stelle e strisce 14 pan Giulia Sambo

25 quotidianita'

storie di stra-ordinaria Anna Piazza

comunicativa 15 energia Alessandra Z.

& citazioni 26 aforismi Michela Bellotti

16 tr@shik Felice Maria Campolo

dalla blogosfera 27 a(t)tratti Giulia Z.

e la settima arte 17 seshat Daniela sergio

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COME LE NUVOLE alessandra de sario Come le nuvole Una nube di zucchero a velo scioglie lentamernte il buio dando vita a tutto quello che la circonda. Aranci, rossi... Ecco cosa finalmente vedo! Colori bellissimi! Sono quelli della mia anima... E tutto è pace. Nel frattempo, l'alito gelido del passato, continua a cercarmi. Mi sussurra, mi chiama, quasi riesce a toccarmi come un tempo... Ma io sono sorda ed impalpabile, come le nuvole. E cosÏ, come se le mie preghiere venissero ascoltate, svanisce nel nulla tutto quel vuoto, che ingiustamente ha dimorato dentro me. Muore. Lui muore, ma io rinasco con l'amore che finalmente sento mio, bagnando il mio viso di una gioia tutta nuova che parte da mio cuore.

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IL BORSONE ROSSO sabrina severino Ed il vento soffia voci che non ascolterò, la notte ingoia parole che non ho detto, guardo con brama il lusso del tempo e lo mangio, lo assaporo e rido... questa volta non mi capirai, questa volta il tuo sguardo sarà stranito ed io immaginandolo sorriderò gelosa delle nostre incomprensioni che ormai ridono di noi e delle nostre goffe sofferenze. Assaggio la tua aria che sa di pioggia incessante e con questo retrogusto già umido preparo le labbra ad assaporare il sale delle lacrime che a volte ancora riesco a confessarti per nostra fortuna. E così come grande bambina inciampo sulla mia nuova strada...chiudo gli occhi, sento l'odore della mia pelle e mi accorgo che nonostante tutto la luna è piena ed è lì meravigliosa. Mi fermo alla ricerca di una dimensione che scopro avere dentro, come una musica continuamente dinamica, profonda. Ripenso a tutti gli occhi che ho guardato, ricordo tutti gli odori che ho amato , ma nessuno di loro ha saputo fermarmi, nessuno di loro ha saputo aspettarmi. Ed ora io sono ancora capace di amare? So ancora amare uno sguardo senza in silenzio lasciarlo andar via? Mi guardo dentro, sempre più in fondo e scopro che a nessuno ho permesso di entrare, forse più nessuna immagine ho permesso di uscire...così mia che più a nessuna realtà corrisponde. Riusciranno a fermarmi? Riuscirò ancora a guardare qualcuno negli occhi senza farlo come cosciente di non rivederlo mai più tornare? come se io fossi cosciente di non tornare? Chiedetemi di restare... Invece resto qui, ascolto i rumori della terra in questa sera stanca e serena, tristemente. I miei occhi sono stanchi, la mia essenza inafferrabile.La malinconia mi invade. Il mio silenzio mi preoccupa. Le parole che imparo a non dire hanno già un povero sacco logoro...

lui sa già che non saprà contenerle. Eppure sempre di più cerco di essere tutto ciò che vorrei vedere in un altro. Eppure ieri su una montagna un violino ha suonato la mia vita. Eppure prima o poi tornerò a casa imparando a dire emozioni senza più parole. Perchè l'eternità non è nel cielo, non è nella musica...è solo nei miei occhi.. riusciranno a guardarla senza averne paura? Eccoci. Io sola. Il mare solo. Il cielo sovrastante. E lui, il borsone rosso. Il tuo. Ormai ha preso forse il tuo posto, come un'immagine evanescente che mi accompagna nei miei viaggi ormai solitari. Eppure lui è lì, gonfio di cose di casa. Pesante tanto da lasciarmi segni sulle spalle. Pesante sulla mia schiena quasi quanto tutti i ricordi e le ferite che mi hai lasciato. Ed ora ancora io, ancora ritornare in quel posto con la pelle d'oca e le stelle sempre sopra la testa. Questa volta senza di te, ma con il tuo borsone rosso colmo di inaspettato e parole tenute dentro. Tu lontano, non più solo che come una promessa da mantenere realizzi in nostri piccoli sogni, i nostri piccoli progetti...senza di me. Io cammino con le mani in tasca e frugando stringo prima del mio stupore la tua lontananza, lascio che il vento mi scompigli i capelli e lascio al mare i miei pensieri che sono un po' anche i tuoi e sorrido, con lo stomaco che mi stringe mi auguro che non ritornerai e sorrido, con un nodo alla gola...sorrido della tua assenza.

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TI CERCO daiana nardini Ti Cerco sfumato inizio di uno sguardo, gli occhi distesi per fissare il tuo volto, la mente errante assaporava il tuo sorriso, tra la fantasia di parole mai pronunciate. Il sospiro sempre piÚ evidente appannava la razionalità di ogni movimento e tutto si fece di nera nebbia al tocco delle tue labbra di porpora sbiadita sulla mia guancia acquarellata di un timido rosa... il cuore balzava in petto come ali di libellula e le tante frasi che ronzavano nella testa esitavano a fuggire come se volessero restare chiuse in gabbia per sempre. Poi, sei svanito come rugiada del mattino e il ricordo di te mi ha trafitto ogni pensiero, ed intestardito a trovare ogni frammento di te, ora cerca come un'anima senza riposo come il vento fatto da ogni direzione, Ti cerco! forse con solo la speranza dalla mia parte ma il desiderio di vederti di nuovo è cosÏ prorompente da farmi male ad ogni respiro, forse non ti troverò mai... ma ti cerco!

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BALLATA DEL DEFUNTO AMORE gaia brunello Questa mattina si è rotta la tua tazza. Se ne stava lì, accanto alla mia, nella credenza della nostra cucina, intonsa, ancora con il fiocchetto regalo e le caramelle che ci avevano messo le signore di quel mercatino parrocchiale in cui le avevo acquistate entrambe. Non avevamo ancora una casa quel giorno. Se ne stava lì, questa mattina come ogni altra. Ho aperto l’anta e delle due ho estratto la solita. Si erano abbracciate nella notte. Non lo sapevo. La tua è scivolata dolcemente dietro la gemella poi è continuata a cadere volteggiando a lungo, senza pietà, fino a raggiungere terra. In un attimo non è stata più una tazza. I cocci sparsi, le caramelle libere – finalmente – di rotolare sul pavimento, il nastro a quadretti bianchi e blu pateticamente cercava di tenere ancora insieme quel che restava – che resta – di noi. Ero io che me ne stavo lì, ora. Fissavo i frammenti, incapace di attivare un muscolo, incapace di urlare, di piangere, forse. Non ho potuto nemmeno raccoglierli. Me ne stavo semplicemente lì, immobile, sola, con il mio buco nel cuore. Te ne sei andato così, in un attimo, come quella tazza. Senza preavviso, senza averlo nemmeno deciso. Da allora il tempo del mondo è continuato a scorrere, non il mio, lapideo. Ho arredato la nostra casa come avevamo definito, l’ho costruita per noi. Ho posto due sedie in giardino, le tue rose e le mie margherite, due cuscini identici sul letto, i barattoli a

fiori nella dispensa, le posate colorate, e accanto alla mia, la tua tazza intatta. Questa mattina si è rotta. Cammino a piedi scalzi in questa casa deserta che ho deciso di abitare ugualmente. I soffitti sono alti, come sai, come piacciono a te, e il suono della solitudine, per questo, riecheggia forte nelle sere d’inverno. Faccio crepitare il fuoco per scaldarmi, ma il petto è sconsolatamente gelato. Lascio che il rumore del vento e delle stagioni mi scivolino addosso, mentre mi abbandono al vuoto che sta dentro me ed al mio meraviglioso cuore infranto. Regolarmente varco la porta, mi reco sul posto di lavoro, che svolgo con minuzia e precisione; di tanto in tanto mi fermo qualche minuto a casa di mia madre, le parlo senza trasporto, “lei non sa capire la malinconia”… Mi trascino per le strade conosciute, provo a perdermi in quelle mai esplorate. Incontro gli amici di un tempo, che s’illudono d’incoraggiarmi picchiettando le mie spalle e stringendomi in dolci abbracci, mi raccomandano di guardare lontano, di curarmi persino. Regalo loro il timido sorriso che attendono. Non comprendono che il mio non è un raffreddore. Io desidero infine solo rientrare in questa alcova inospitale per adagiarmi dove capita ad assaporare il mio dolore.

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Mai lo rifiuto, mai provo a sedarlo, me ne intrido perché inutile sarebbe cercare di ignorarlo. Torno così ogni sera su questo male, su questo mare, immobile e plumbeo come il silenzio tra noi. Lascio che si consumi un’altra sigaretta tra le mie dita, spero che quel breve bruciore desti il tatto sopito: qui dentro non c’è più nulla da sfiorare. Rimango solo io con il mio buco nel cuore, attraverso il quale passa questa parvenza di vita, di turbinare di giorni, di note suonate e sbagliate da un musicista virtuoso ma folle. Tutto ci passa attraverso veloce e confuso come il paesaggio dai finestrini di un treno che tu hai preso per noia, o forse solo per sparire, via. E non trattengo nemmeno più un atomo, non un secondo: questo filtro si è guastato, quest’organo è ormai mutilato. Manca la tua forza, manca la tua motivazione, il tuo pulsare nel sole. Natura estatica e inebriante era la tua, che dava speranza e coraggio ai disarmati. Mi avrebbe condotto oltre. Si è consumata nell’assenza. Insoluta rimane la mia condizione. Irreversibile, come la realtà di una tazza rotta stamane. Vorrei riuscire infine ad incidere la tua lapide, Defunto Amore. Non smetterò invece i tuoi panni fradici, insinuanti tanto freddo in me, perché questa tua morte non è una virgola, dove prender fiato e poi continuare: è un inesorabile punto fermo, che si espande, s’allarga dentro fino a divenire questo stramaledetto buco nel cuore.

Chiudo in un cassetto le vane speranze e le utopie che popolavano il futuro immaginato. Mi accomiato da te che il mondo sa già svanito. Al vapore dell’acqua che fluisce bollente cedo ora il canto stanco d’Ofelia. In questa casa esule allo scorrere dei giorni, cade senza rintocco anche l’ultimo sterile battito. Dopo un tale Amore, inconcepibile è una replica.

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MUOIO, VIVENDO ire Oggi va meglio. {Ma muoio ogni istante. sempre piÚ.} Nascosta dietro rivoli di fumo Vendo ricordi Anche solo i peggiori Un centesimo ognuno. Vendita di beneficienza. Venghino signori, Venghino. Il clown sta per iniziare lo spettacolo. Vendo pezzi del mio cuore infranto. Troppo dolore l'ha ucciso. Offerta libera, Signori. Non esistate, è un'occasione irrepetibile. E arrivi tu, con la tua luce. Col tuo profumo {di vita} Compri tutto. I miei ricordi. Il mio cuore. {che tenti invano di ricostruire} Il mio [non] Essere.

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behind the edge

fiore

god save the

fotografie di

o c n a i b mulino 10

green!

Cinzia Agriz

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la

foresta incantata

Volete proporre un vostro racconto fantasy? Scrivete a Silvia Bellinelli, laforestaincantata@gmail.com STORIA DI GHORBACK – CAPITOLO 5. VERSO CASA Ghorback corse come una furia. La notte avanzava minacciosa e con essa le ombre di un oscuro presagio. Arrivò al castello di Lord Vladys , tutto intorno era buio, poi all’improvviso diverse candele illuminarono la stanza ed una voce possente parlò: “Tutto si è svolto secondo i miei piani e tu, caro amico, hai abboccato come un pesce…Non che la tua compagna di avventure sia stata più acuta di te!” il Re vampiro volse lo sguardo verso Wandra, la quale aveva mani e piedi legati ed un paletto di legno fluttuava in aria a 10cm dal suo cuore. Ghorback rimase attonito a quella vista e prima che potesse reagire, Lord Vladys continuò: “Ah è naturale che tu voglia salvarla ma Wemar, il mio campione ti sconfiggerà! Il sangue del mio sangue annienterà per sempre la stirpe di Darker! “ Wemar piombò su Ghorback con inaudita ferocia, i suoi occhi erano rosso sangue ed i suoi artigli erano come lame taglienti che avrebbero potuto tranciargli di netto la testa.. Non avrebbe resistito a lungo ma ecco che una voce si insinuò nei suoi pensieri, era Wandra!“Ghorback ascoltami, c’è poco tempo ormai. Devi uccidere Wemar…Vladys lo ha contaminato con il suo sangue perché troppo vecchio e debole ormai per combattere, quindi il mio sangue e quello della mia famiglia ora

appartengono a Vladys. Se noi moriamo anche lui morirà!”. “No Wandra! No puoi sacrificarti in questo modo!”, “Chiedo solo il rispetto per i mie cari e il desiderio di riunirmi a loro! Puoi fare questo per me ?”. Il giovane vampiro fece un cenno di assenso con il capo. “Grazie amico mio, al mio tre allora”, “Addio Wandra….”….Uno, due, tre! Ghorback non ebbe pietà e con la sua forza strappò il cuore dal petto di Wemar, mentre Wandra con una spinta si piantò il paletto nel cuore polverizzandosi all’istante. Lord Vladys urlò di dolore, le sue membra si strapparono ed il palazzo crollò, distruggendo ogni cosa. Ghorback si risvegliò il giorno dopo nella foresta in cui tutto aveva avuto inizio. Notò due tombe, quella di Darker III e la tomba di Wandra! La vampira si era così ricongiunta alla sua amata famiglia. Ad un tratto Ghorback si rese conto che il sole splendeva alto nel cielo e che era ancora vivo! Trovò nelle tasche un piccolo specchio dove con sorpresa vide riflessa la sua immagine, non era più un vampiro! Vide poi giungere il suo cavallo e gli corse incontro felice: “ Phoenix vecchio mio, che piacere rivederti!”, detto questo gli montò in sella ed aggiunse: “Ora andiamo, la strada per Dresda è proprio da quella parte!”

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sognami sognando

Per me un sogno è una magia e non è solo un' illusione in cui è dolce cullarsi. Mi fa vivere Serena. Serena Dal Pos sognamisognando@libero.it

PROFUMO IPNOTICO Eppure io sento il tuo profumo Lo sento addosso Lo sento nell’aria Lo sento nella mia testa Quando chiudo gli occhi E sono sola a pensarti Come un ricordo è impresso nella mia memoria, nell’anima e nel cuore Non si può né scordare né dimenticare Non si può sostituire o abbandonare No, non si può separarsene non si può davvero. Non lo voglio o forse proprio non ci riesco Non lo so E’ ipnotico per me

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bocconcino prelibat o Autunno di Zucca

Ricette & sfizi di Marzia

m.boccone@t in.it

Se dovessi scegliere la mia stagione culinaria preferita sceglierei senza ombra di dubbio l’autunno. Per un motivo in particolare, di nome zucca, e per tanti altri in generale, uva, fichi, funghi, castagne, vino novello, cacciagione. La zucca dicevo, l’ho scoperta da sola, mia madre non la cucina e qui in Sardegna non è molto conosciuta, è la mia preferita, con il tempo ho imparato a sceglierla a cuocerla e ad apprezzarne le sfumature più o meno dolci delle varietà in commercio. Personalmente preferisco quelle Mantovana e Marina di Chioggia, che risultano più compatta, meno acquose e con note di castagna, mentre la gialla è più reperibile, ma puo’ risultare acquosa. Vi ho già dato una ricetta con la zucca, la prima di questa rubrica, un antipasto/aperitivo, ricordate? Ora vorrei darvi la ricetta di una crema di zucca, una base semplice dalla quale potrete costruire un primo piatto sfizioso anche per una cena importante. Una crema di verdure Per 4/6 persone Tempo di preparazione min Tempo di cottura 0 min Per la Zucca 1,500g di Zucca da tagliare La parte del taglio della zucca è la più difficile, almeno per una come me che non è tanto forte con il coltello, poi la polpa è molto dura e compatta e non rende facile l’operazione, spesso compro tante zucche le svuoto dei semi, le faccio a fette e tolgo la buccia come con il melone e conservo in freezer i pezzi, ho sempre bustine di zucca. Oppure le smisto con le altre verdure per il minestrone.. Per la crema Uno scalogno Due rametti di timo fresco o rosmarino a piacere 1 l di brodo vegetale Sale, noce moscata Olio ev Una volta tagliata la zucca a cubetti delle stesse dimensioni (2 cm circa), preparare in un tegame alto un soffritto di olio, timo e scalogno, unire la zucca, farla rosolare un poco e poi innaffiare della metà del uno ogni due persone. Per cene sfiziose Una volta messa la crema nelle ciotole sopra metterete quello che volete, qui sotto alcuni suggerimenti: Preparate i gamberoni puliti nella coda saltati in padella e flambati con cognac. Fate un tegame di funghi porcini trifolati. Fate delle quenelle (polpettine oblunghe) di ricotta di pecora o capra lavorata con erbette profumate. Friggete la buccia delle melanzane e delle zucchine fatte a listine. Pancetta a fettine resa croccante dalla padella.

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stelle strisce

pan di

e

I golosi momenti di Giulia alla scoperta dell’America. Giulia Sambo bibi_giulla@yahoo.it

Si parte. Anzi, a dire la verità mancano pochi minuti all’arrivo. Per fortuna. Boeing 747, posto sfigato in fila centrale (e te pareva?), io il ripieno di un sandwich imbottito e i due pezzi di pane un mangione sudato e un ragazzo logorroico. Il mio disperato conto alla rovescia va avanti da più o meno 11 ore. 11 ore di aria stantia, di spossanti tentativi alla ricerca di una posizione comoda, di mal di testa martellante dopo l’ennesima parola crociata, di via-vai di vassoi di fosforescente cibo precotto, di crisi di nervi dopo aver visto per la terza volta lo stesso epilogo dello stesso film, 11 ore di pancia gonfia e di testa a palloncino. Tanta voglia di scendere. Li sotto da qualche parte, nell’affollato scompartimento bagagli, immagino che i ¾ di tutte le cose che ho, tappate nella mia valigiona rossa nuova di zecca un metro per due, si trovino nella mia stessa identica situazione. E ancora più sotto, parlo di qualche migliaio di metri più sotto, quel bestione di paese sconfinato che in qualche modo ho sempre voluto toccare, l’America. Guardandomi intorno penso che ognuna di quelle facce esauste che in tutte quelle ore ho imparato a conoscere a memoria, sia inevitabilmente diretta verso qualcosa. Mi domando cosa possa essere quel qualcosa. Che cosa può aver spinto il mangione sudato a soffrire per 11 ore su un posto creato soltanto per la metà del suo corpo? E nella zona arrivi chi può mai essere stato così masochista ad accettare di accogliere dopo un viaggio eterno il ragazzo alla mia destra? Sorrido tra me e me e mi rendo conto che neanche io so cosa mi stia veramente aspettando. Di sicuro non la mia dolce metà conosciuta durante una romantica vacanza caraibica, anche se ammetto che ne andrei matta. Rabbrividisco solo all’idea di due isteriche settimane di visita guidata a tema, di quelle in cui il numero delle soste al bagno è già stato deciso. E ahimè, ad aspettarmi non c’è nemmeno un eccitante periodo di prova come giornalista al New York Times, cosa per cui non sarei nemmeno riuscita a partire, causa infarto. Di fronte a me solo avventura, una strada deserta senza prevedibili curve, un mondo che ho visto unicamente attraverso uno schermo, un’idea di luoghi irraggiungibili, un mix di storie di cose grandi e di uomini grandi, il parco divertimenti più famoso della terra. “Mamma, si vedono già i grattacieli?”, sento urlare da una squillante voce di bambino di qualche fila più in fondo. Ecco, penso, ci siamo.

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energia comunicativa uno sguardo al mondo che comunica anche se non sa di farlo Di Alessandra Z. send2alezz@yahoo.it

Comunicare senza comunicare La comunicazione è parte essenziale della nostra vita quotidiana. Comunichiamo continuamente, consapevolmente o meno. Sapevate che “non si può non comunicare?” Se ci riflettete bene è un concetto quasi ovvio. Comunicare non vuol dire soltanto aprire la bocca ed emettere un suono, o scrivere un testo; questi sono esempi di una minima parte della comunicazione che costantemente mettiamo in atto. Comunichiamo anche in silenzio, ed a seconda delle circostanze un silenzio comunica più di cento parole. Proviamo ad immaginare la scena: una ragazza in un pub sorseggia il suo cocktail chiacchierando con le sue amiche, volge lo sguardo alla sua sinistra ed un giovane la saluta con tono confidenziale. Lei lo guarda, assume un’espressione infastidita e si gira dal lato opposto ignorandolo. Nessuna parola è stata pronunciata, eppure il ragazzo, deluso, si allontana con aria triste. La situazione si presta a varie interpretazioni, ma non è questo ciò che ci interessa. Il punto è che pur non parlando la ragazza ha comunicato qualcosa…ed in modo estremamente efficace. Questo è un esempio di come il silenzio comunichi la nostra volontà di non comunicare, che, a seconda dei casi, sarà interpretato in modo diverso. Voltando le spalle a qualcuno (che magari ci sta parlando o si aspetta la nostra attenzione) inviamo un altro messaggio, sorridendo ad una persona comunichiamo di gradire la sua compagnia; persino la scelta dell’abito che indossiamo comunica qualcosa! Comunicazione è tutto ciò che avviene in presenza di un’altra persona: se si è almeno in due allora ogni gesto, ogni espressione, ogni atto che consapevolmente o inconsapevolmente compiamo ci fa comunicare, che ci piaccia o no. Vi è una netta distinzione tra la comunicazione verbale e quella non verbale. Alcuni di noi hanno delle maggiori competenze interpersonali per quanto riguarda la comunicazione verbale. Per quella non verbale le cose cambiano: c’è una base di segnali innati che custodiamo dentro di noi come il pianto o il sorriso e che comunicano per lo più emozioni, e poi una serie di segnali che abbiamo appreso nel tempo e che controlliamo meno: gli occhi, le espressioni facciali, il tono di voce, che a volte possono tradirci. Spesso diciamo qualcosa con le parole, ma con il resto dei canali comunicativi (occhi, tono di voce, espressione facciale) stiamo dicendo tutt’altro.

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Tr@shik

tutto ciò che non è très chic? Felice Maria Campolo confidaloafelice@gmail.com

“…l’abbigliamento è lo specchio della società che muta…” G. Flaubert Nell’interland tarantino, incastonata come una gemma, esiste una cittadina di quarantacinquemila anime di nome Massafra. La sua gente, dalla tipica carnagione olivastra, vive una quotidianità tranquilla imbevuta dell’usuale quiete pugliese, tra boutique rivenditrici di griffe all’avanguardia e show-room che propagandano il made in China dai modici prezzi. Dedicandomi alla giornaliera promenade lungo il viavai di Corso Roma, ho constatato come l’elemento comune che eguaglia l’uso e il costume di ogni individuo appartenente al gentil sesso, dalla bimba dell’asilo nido alla secolare decana della provincia, non sia il tradizionale attraversamento di piazza Vittorio Emanuele, crocevia di chiunque abbia intenzione di fare due passi per la città, bensì l’esigenza estetica di sfoggiare un sociale accessorio come la borsa. Ebbene, fin qui nulla di sbalorditivo se una bimba di quattro anni, una studentessa universitaria, una casalinga disperata, una donna in carriera, una neopensionata e una nonnina prossima al suo quarto giubileo abbiano la necessità di presentare al pubblico la propria borsetta. Ciò che ha suscitato in me ilarità e al contempo i primi sintomi di una crisi esistenziale è il fatto che l’oggetto in questione, estremamente gettonato, è per tutte lo stesso modello della stessa linea di moda. L’unica divergenza stilistica consiste nella scelta del colore: il 50% delle femminucce massafresi si fa scortare da un “Alviero Martini I classe” tonalità argento, l’altro 50% da un “Alviero Martini I classe” tonalità classica, entrambe decorate dalle cartine fisiche dell’intero pianeta Terra.

Voci indiscrete del luogo hanno alimentato il mio sbigottimento rivelandomi che tale tendenza non appartiene alla sola cerchia di donne massafresi, ma a quella di tutta Taranto e provincia. Cosa induca una mamma a regalare alla propria figlioletta, che assiste ancora alla caduta e alla ricrescita dei denti da latte, la sua stessa borsa, ricevuta a sua volta in dono dalla nonna che ne ha una identica per andare in chiesa, resta una questione per cui spero che i posteri esprimano quanto prima la loro ardua sentenza. Che le borse di Alviero Martini siano o no diventate unica muliebre eredità tarantina o che lo stesso stilista venda personalmente l’accessorio in questione porta a porta, credo sia più consono in queste lande affibbiare al prodotto una didascalia come “classe turistica” piuttosto che continuarlo a sottotitolare “I classe”.

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seshat e la

settima

arte

Dedicato agli scrittori che amano il cinema Daniela Sergio danielasergio73@@yahoo.it

Di ritorno da Narnja Il quattordici agosto scorso è uscito il secondo capitolo della saga de “Le cronache di Narnja” dal titolo il “Principe Caspian”. È stato un bel viaggio fantastico quello per Narnja e, come tutti i bei viaggi che finiscono, lascia un po’ di amaro in bocca. Certe storie riescono davvero a catapultarti in altri mondi, e, chi ha letto l’analogo racconto nel libro di C.S. Lewis, sa già di trovarsi di fronte a qualcosa di tanto realistico, che alla fine la fiaba sembra quasi cedere il passo a quell’esperienza più vera che mai, che è la vita di ognuno di noi. Molti sono i rifermenti, che vengono ancora più accentuati in fase di sceneggiatura, alla Bibbia, basti pensare alla disfatta finale degli uomini di Miraz. Questa avviene mentre l’esercito di cavalli e cavalieri tenta di oltrepassare il Grande Fiume, ma ahimè, le acque cominciano ad agitarsi a causa del vento mosso da Aslan, il fiume si anima, trasformandosi in una specie di dio Nettuno e inonda tutti, distruggendo completamente il ponte che gli stessi uomini avevano costruito.La scena, scritta magistralmente, ricorda molto la disfatta dei cavalieri egiziani che vennero travolti dalle acque del mar rosso e così agli ebrei, come al popolo di Narnia, là dove tutto sembra per-

duto, viene concessa, grazie all’intervento divino, un’altra occasione per ricominciare. Di certo “Le cronache di Narnja” è un fantasy che affonda le sue radici nel cristianesimo, ma allo stesso tempo non bisogna trascurare il fatto che la Bibbia è considerata dagli scrittori per il cinema, la più grande sceneggiatura mai scritta e molto presenti risultano, anche in altri film di estrazione hollywoodiana, i riferimenti a questo testo. Anche qui è riproposta l’eterna lotta tra il bene e il male, e l’eterno conflitto che ognuno di noi vive dentro di se: credere o non credere in un’entità superiore? Fra tutti mi rimane particolarmente impresso nella mente un dialogo tra Lucy e Peter, dove Peter chiede a Lucy <<Perché io non l’ho visto?>>, riferendosi ad Aslan (che poi è il loro Dio), e Lucy con un candore fuori dal comune risponde: <<Forse perché non stavi guardando!>>. Un’importante caratteristica dei dialoghi usati nel cinema è che, nonostante siano molto concisi, risultano (ovviamente quando sono ben scritti) molto sferzanti. Bastano infatti poche parole per descrivere tutta la superficialità e la distrazione con cui un uomo può stare al mondo. Ma

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tralasciando il tema religioso, è divertente anche scoprire come lo script di un film sia simile ad una torta farcita, che come tale necessita assolutamente di tutti i suoi ingredienti perché il sapore risulti gradevole. Così anche in un fantasy dove,l’azione e i colpi di scena la fanno da padrone, non può mancare la fatidica “ciliegina”, che è la storia d’amore discreta, ma non per questo poco appassionante tra il principe Caspian e Susan. A primo acchito può sembrare un dettaglio messo lì dagli sceneggiatori (nel libro infatti non c’è) per aggiungere un qualcosa in più e invece no, sta lì per creare un’attesa importante tra quegli spettatori, appartenenti alla folta schiera degli inguaribili romantici, che rimarranno col naso in su, fino all’ultima scena, ad aspettare quel bacio, salvo poi sciogliersi come neve al sole, quando lei nell’abbandonare Narnja e il suo principe esordisce: <<Tra noi non avrebbe funzionato, dopotutto io ho 1300 anni in più di te!>>. Metropolitana, interno.giorno, i fratelli Pevensie, vengono catapultati di nuovo nel mondo reale, ritornano da Narnja proprio adesso e già vorrebbero riandarci… per fortuna gli sceneggiatori stanno scrivendo il terzo episodio!

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“dreami n g with Banana boaricefairy

“la signorina Bennet

massimo

“Napoli 199

THE READERSPROJECT.COM

kil malinka


le note che fan

sognare Intervista a Giulia Ottonello

12.15 il telefono squilla. dopo poco mi risponde Giulia, la voce è molto tranquilla, posata, sembra tesa. poche battute e iniziamo l'intervista. Cantante, attrice, ballerina chi è Giulia Ottonello? Nasco e sono una cantante interprete poi negli anni,piuttosto tardi mi sono resa conto che avevo voglia di interpretare le canzoni non solo attraverso la voce, così mi sono avvicinata alla recitazione, è una cosa ancora in costruzione, mi sto avvicinando a questo mondo,sono ancora agli inizi. Non sono una ballerina ho avuto delle parentesi della mia vita, che mi hanno dato una base decente per muovermi,di avere musicalità ma non posso definirmi una ballerina, assolutamente. Parallelamente a tutti progetti futuri, c'è la grande speranza e volontà di riuscire a pubblicare il suo primo album" così si conclude la tua biografia. cambiato qualcosa? Mi riferisco ad un album discografivo più mio,che racchiuda miei inediti e che sia un album pieno di me. Entro l'anno cercherò di avvicinarmi a questo progetto. Delusioni del mondo discografico? Penso che in ogni carriera ci si trovi davanti a delle difficoltà al dover affrontare momenti bui, chiaramente non immaginavo che fosse tutto rose e fiori, ma come in tutte le cose vivi sensazioni che ti rendono felici miste ad altre che ti fanno stare male.Faccio una cosa che mi piace molto ma è normale che a volte

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durante periodi piu difficili mi pongo domande sulla mia vita, sulla carriera e sul percorso che ho scelto. Se potessi decidere oggi di collaborare con un artista Italiano/straniero ,chi sceglieresti ? e perchè ? Non saprei, non ci ho pensato tanto, mi piace molto fantasticare avere molti progetti e molto fantasiosi,però nel vedere le cose piu oggettive e reali non mi sento di poter collaborare, c'e tanta strada ancora da fare, e oggi,in questo momento voglio solo lavorare su me stessa, crescere e poi si vedrà. Fantasticando mi piacerebbe collaborare in qualche film con Woody Allen, che sto iniziando a conoscere, e beh se dovessi pensare una super collaborazione scegliere Michael Jeckson. Ma c'è tempo (ride.) Quindi parlando al presente... Piano piano sta nascendo un cd che verrà portato in giro attraverso un concerto. Il cd si chiama "eclettica" e ripercorrerà tutta la mia carriera, collaboro con un quartetto, e gli arrangiamenti sono a cura di Stefano Cabrera, componente del gruppo. E poi se tutto va bene, verso ottobre saro impegnata nella realizzazione di un film "alice" ed il regista Oreste Cristomi. sono molto contenta. Il tuo debutto discografico è stato con "spezzami il cuore" sotto la nota casa discografica "sugar". Nonostante l'immediata entrata del cd tra i primi


trenta singoli più venduti in Italia, e nonostante l'importanza della casa discografica stessa nell'ambito musicale italiano, c'è stata la necessità di recidere il contratto prima della sua scadenza ,perchè? La decisione non è stata,chiaramente,presa da me,ma da Caterina.Un giorno, mi sembra nel periodo di "cantando sotto la pioggia" mi ha detto che come casa discografica non avrebbe piu potuto far niente per me, cosi' è finita la collaborazione,con loro ormai ho perso i contatti 2-3 anni fa. Anche se non ricordo molto bene la situazione, certe cose tendo a dimenticarle. Com'è stato prestare la tua voce ad un'eroina della disney nel film "Come d'incanto"? è stato meraviglioso, è il sogno un po di tutte far parte di quel mondo e a me sembra di averlo un po realizzato,bellissima esperienza,mi è sempre piaciuta la disney e ancora oggi ha il suo fascino. Come nasce la tua collaborazione con l’A.I.C., Associazione Italiana Celiachia? Io sono una testimonial perchè ciliaca, intollerante al glutine, a 13 anni ho scoperto di esserlo e quindi quando sono entrate ad "Amici" ne ero già a conoscienza, è stata l'associazione stessa a chiedermi di collaborare con loro, ed io chiaramente ho accettato, tengo molto a questo progetto e nel far capire che la celiachia non è una malattia ma semplicemente un intolleranza.

Ritengo che scoprire un giorno di essere ciliaca possa, risolvere i problemi di salute,ma possa per qualcuno creare dei complessi o problemi,è una condiione da affrontare con grande serenita non bisogna sentirsi schiacciati dalla società, ci sono altre cose piu pesanti da sopportare. Cosa ne pensi dell'evidente cambiamento della linea autoriale assunta nelle ultime edizioni del fortunato format di Maria De Filippi? Purtroppo non ho avuto modo di seguire molto la trasmissione,ma per quello che ho potuto vedere, devo dire che dopo la mia edizione ha avuto molti cambiamenti, sicuramente è diversa dalla mia, con il senno di poi sono contenta di aver fatto la mia edizione, sarebbe solo stato perfetto avere un orchestra dal vivo, cantare su basi tagliate a 2 minuti ti rimane un po di trauma. Uno spazio per dire cio che vuoi... Volevo ringraziare i fan che mi seguono affettuosissimi.Sembra una frase molto fatta, in realta in questo percorso che ho intrapreso ci sono stati momenti molto duri e sapere che ho delle persone che mi sostengono, mi risollevano e mi danno molta forza mi fa superare le difficoltà.

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storia di un clic. NASCITA ED EVOLUZIONE DELLA FOTOGRAFIA Marina Sgamato marina_mb6@libero.it

Contrariamente a quanto comunemente si crede, il primo uomo che può ritenersi inventore della fotografia, perchè primo ad aver ottenuto disegni fotogenici (ovvero disegni fatti con la luce), è il francese Hippolyte Bayard. Un personaggio singolare, ingiustamente dimenticato dalla storia della fotografia. Nel rendere pubblico il suo procedimento, Bayard fu molto probabilmente mal consigliato dal noto astronomo Arago, che era a conoscenza sia dei suoi procedimenti sia di quelli di Daguerre, ma preferì favorire quest’ultimo convincendo Bayard a posticipare la resa pubblica della sua scoperta, cosicché tutti i meriti furono tributati a Daguerre. Nel consiglio dell’astronomo è ravvisabile un principio politico, la volontà di Arago, capo dell’opposizione repubblicana, di non favorire Bayard, funzionario del governo, e perciò, almeno formalmente, legato alla monarchia. Bayard nel giugno del 1839 allestì una mostra con le fotografie che aveva ottenuto su carta, nell’agosto dello stesso anno venne mostrata pubblicamente all’Accedemia delle Scienze e delle Arti di Francia il procedimento fotografico inventato da Daguerre, il dagherrotipo. A Bayard non solo non furono riconosciuti i suoi meriti, ma fu anche liquidato con seicento franchi e la scusante che la fotografia su carta aveva scarso valore. La reazione di Bayard fu la creazione di un suo autoritratto in cui appare morto per annegamento accompagnata da una didascalia in cui si legge: “ Il corpo che vedete qui è di Bayard, inventore del processo che vi è stato appena svelato. Per quanto ne so, questo infaticabile ricercatore è stato occupato per tre anni con la sua scoperta. Il governo che è stato anche troppo generoso con il Signor Daguerre, ha detto di non poter far niente per il Signor Bayar, e il povero disgraziato si è lasciato annegare. Oh umana incostanza! È stato alla camera mortuaria per diversi giorni, e nessuno l’ha riconosciuto o richiesto. Signore e signori, è meglio passare avanti per paura di offendere l’olfatto, perchè come potete vedere, la faccia e le mani di questo gentiluomo, stanno cominciando a decomporsi”. Se le date riportate su alcune fotografie di Bayard sono esatte, lui è stato sicuramente il primo in Francia ad aver ottenuto buone immagini fotografiche su carta, un merito indubbiamente superiore a quello di Daguerre, visto il modo in cui si evolverà la fotografia. La verità, per dirla con Gilardi, è che “il riconoscimento dei meriti di Bayard comporta l’automatico riconoscimento dei demeriti di troppi famosi personaggi, la riscrittura di testi, di migliaia di voci di enciclopedia e dizionari, forse la rimozione di qualche busto e qualche targa: tutte cose che nuocciono al mito promozionale dell’industria fotografica”.

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lei,

come me

storie di donne che a volte non esistono aurora africa2006@excite.it Ho quarantanni, sono moglie, madre, figlia, sorella. Sono tutti i ruoli possibili. Sono laureata, ma il mio lavoro non c'azzecca niente con la laurea. E questo mi piace. Ho una libreria tutta mia, si beve Irish Coffee e si legge Joyce, Benni e Pennac. Bandita, però la Gazzetta. Il bancone sul quale serviamo, è in vetro trasparente e dentro c'ho messo tutte le foto dei miei viaggi. Ho pensato di poter vivere in un sacco di città diverse, ma alla fine ho scelto di restare qui, perchè io sono come la mia isola. Mio marito lo conosco da sempre, siamo cresciuti quasi insieme e ne abbiamo vissute tante. Lo conosco come il mio neo sulla punta del naso, che è tanto chic, per me, e lo ammiro ogni volta che guardo le foto. Allo specchio non lo noto proprio: troppo impegnata a guardare le rughine sotto agli occhi e a spalmare Cera di Cupra!! Oggi lui ha 43 anni ma ne dimostra molti meno, è ancora bello ed è brizzolato, come da sempre gli dicevo che sarebbe diventato, col suo completo gessato. Mi ha chiesto di sposarlo con tanto di ristorante e anello sotto al tovagliolo, durante un nostro viaggio. Io ho cominciato a piangere come una bimba e mi ricordo ancora gli sguardi che arrivavano dai tavoli vicini. Non si è inginocchiato, però...e comunque non lo avrei permesso.

Ho tre figli, due maschi e una femmina. La femmina è la prima e le avevamo scelto il nome ancora prima che arrivasse dentro alla mia pancia. Amano giocare a piedi scalzi ed hanno occhi grandi e neri. In estate girano in mutandine e bandana e quando siamo al mare mio marito insegna loro a nuotare attacandoseli come un treno merci agli alluci. Mi fanno tanto ridere. In inverno andiamo in montagna. Impastano la terra e parlano con i lombrichi e gli scarafaggi ed io ho il compito di spingere l'altalena. Il sabato pomeriggio faccio le torte di carote e limone, poi la sera io e mio marito stiamo con loro a vedere le cassette, oppure si va a prendere un gelato oppure li portiamo dai nonni e noi ci godiamo finalmente una seratina a teatro o andiamo ai concerti (anche se non come una volta). Sul frigo ci sono i loro disegni, la lista della spesa e alcune bollette. Invece in bacheca tengo le regole SWEET HOME. Le ho inventate io ma ho dovuto mentire dicendo che invece me le aveva mandate Mary Poppins. Nel mio giardino ho piantato delle rose ogni volta che è nato un bimbo. Mio padre lo aveva fatto con noi. E' un nonno perfetto e mi fa ridere quando racconta loro di me da piccola. Io mi ricordo molte più cose di lui, quindi lo correggo e lui da lì in poi comincia ad inventare. Sono come lui. Io sono lui.

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Mia madre e mia sorella sono le mie gambe e le mie braccia. La domenica quasi sempre si pranza insieme, poi gli uomini vanno a prendere l'amaro in salotto e noi si resta in cucina a guardar lavorare la lavastoviglie e a raccontarci la nostra settimana. I nostri bimbi sono in giardino e li sentiam giocare e urlare e diverstirsi e litigare. La cosa più bella per me è sentire che non hanno mai voglia di dividersi e andare a casa. Io non ho mai voglia di dividermi dalle persone che amo. Sono uguali a me. Sono me. Ho amato pochissime volte, forse sono stata amata molte più volte io. Quelle volte che ho amato è stato intenso, intensamente ho messo tutta me stessa, senza timori, perchè...perchè mi fido del mondo e della vita, anche se a volte mi hanno delusa lo stesso. Penso di non poter dire quale siano le cose che prediligo in assoluto: il mio libro, film, luogo, cibo, giorno preferito. Mi rendo conto di amare così tanto troppe cose da non riuscire mai a sceglierne una. Dentro ho così tanta musica, rima, onde, fiori, nuvole, mani, pane, foto...Non ho dolori da affrontare, no solitudini, no lontananze, no delusioni, no rimpianti, no mancanze. Nulla...tanto che a volte mi capita di pensare che...sarebbe meraviglioso s' io esistessi davvero.


Nel mio giardino ho piantato delle rose ogni volta che è nato un bimbo. Mio padre lo aveva fatto con noi. E' un nonno perfetto e mi fa ridere quando racconta loro di me da piccola. Io mi ricordo molte più cose di lui, quindi lo correggo e lui da lì in poi comincia ad inventare. Sono come lui. Io sono lui. Mia madre e mia sorella sono le mie gambe e le mie braccia. La domenica quasi sempre si pranza insieme, poi gli uomini vanno a prendere l'amaro in salotto e noi si resta in cucina a guardar lavorare la lavastoviglie e a raccontarci la nostra settimana. I nostri bimbi sono in giardino e li sentiam giocare e urlare e diverstirsi e litigare. La cosa più bella per me è sentire che non hanno mai voglia di dividersi e andare a casa. Io non ho mai voglia di dividermi dalle persone che amo. Sono uguali a me. Sono me. Ho amato pochissime volte, forse sono stata amata molte più volte io. Quelle volte che ho amato è stato intenso, intensamente ho messo tutta me stessa, senza timori, perchè...perchè mi fido del mondo e della vita, anche se a volte mi hanno delusa lo stesso. Penso di non poter dire quale siano le cose che prediligo in assoluto: il mio libro, film, luogo, cibo, giorno preferito.

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Mi rendo conto di amare così tanto troppe cose da non riuscire mai a sceglierne una. Dentro ho così tanta musica, rima, onde, fiori, nuvole, mani, pane, foto...Non ho dolori da affrontare, no solitudini, no lontananze, no delusioni, no rimpianti, no mancanze. Nulla...tanto che a volte mi capita di pensare che...sarebbe meraviglioso s' io esistessi davvero.


storie di stra-ordinaria

quotidianita'

Rubrica di supporto emotivo Anna Piazza ann7@hotmail.it

Settembre. Inesorabile il tempo passa lasciandoci il gusto dell’estate addosso. Cosa avete fatto in quest’ultimo mese? Chi avete conosciuto? Quante foto avete fatto? Quante volte riascoltate quella canzone che vi ha fatto da colonna sonora in queste notti? Quante volte vi sembra di risentire l’odore sulla pelle… Ancora una volta. Quanti sorrisi e quanti sguardi. Immagino ancora i brividi delle emozioni provate. Le notti d’estate con il vento fra i capelli. Un pugno di sabbia fra le dita. Ecco perché le vacanze sono così attese. Così volute. Così piene di aspettative. La libertà di quei giorni, ci accompagnerà anche sulla scrivania del posto di lavoro quando avremmo bisogno di evadere. Basterà chiudere gli occhi e pensare a quei momenti così vividi nella nostra mente. Ecco che comparirà un sorriso sul nostro viso. Vorremmo essere in vacanza sempre; appena posiamo la valigia sul pavimento di casa, vorremmo già ripartire. È patologico. Ma tremendamente reale. Anche il sapore di un buon vino viene valorizzato, tutto sembra essere amplificato, e più abbiamo bisogno di evadere, più le cose ci sembrano meravigliose. La vita si sa, non è perfetta. C’è anche chi le vacanze le ha passate a casa, chi è stato costretto a lavorare, a chi il destino ha giocato un brutto tiro. Le delusioni, come gli avvenimenti spiacevoli sono sempre in agguato. C’è chi avrà perso un amore, un amicizia, un affetto caro… Chi ha aperto gli occhi sulla propria esistenza, e ha deciso per una scelta importante. Cambiare vita, casa, lavoro. Tra tutti coloro che poseranno gli occhi su queste mie parole, sicuramente c’è qualcuno che ha pensato di trasferirsi. Di cambiare città, Nazione. Di intraprendere una carriera differente, di dar vita ad un progetto. Realizzare un sogno. Sicuramente con molta paura e incertezza, perché si sa, certe volte è come buttarsi in un baratro senza assicurazioni sulla vita o corde di sostegno. Ovunque siete stati, qualsiasi cosa abbiate fatto o pensato, non smettete mai di credere in voi stessi, in quello che fate e che siete. Solo se credete fino in fondo di poter cambiare qualcosa nella vostra vita, anche se si tratta solamente delle lenzuola del vostro letto, ci riuscirete. Questa è la prima settimana di quel settembre che non volevamo vedere, perché settembre fa drammaticamente rima con lavoro, studio, impegno, scuola…responsabilità, vita fatta di stress, appuntamenti e doveri da rispettare. Riaccendiamo i computer, palmari, i-phone ...cellulari. Riprendiamo i contatti con il nostro mondo. Il quotidiano. E magari, in ufficio durante le pause, controlleremo i voli last minute…non si sa mai, che ci sia qualcosa per dicembre…

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aforismi & citazioni Michela Belotti (michela_belotti@libero.it) “L’AFORISMA NON COINCIDE MAI CON LA VERITÁ: O E’ UNA MEZZA VERITÁ O È UNA VERITÁ E MEZZA” Karl Kraus. Molto spesso leggendo una citazione rimango colpita dalla profondità di quelle poche parole, che insieme formano un periodo anche difficile da interpretare e capire, in cui è a volte rasente la verità, e altre molto lontana. Eppure sono sempre affascinata, quasi invidiosa della facilità d’espressione dell’autore, conosciuto o meno che sia. Il vocabolario della lingua italiana definisce l’aforisma come una proposizione che riassume in brevi e sentenziose parole il risultato di precedenti osservazioni o che, più genericamente, afferma una verità, una regola o una massima di vita pratica. Solitamente sono tratte da discorsi, da scritti o da libri. Quest’ultime sono le mie preferite. Da circa una settimana sto leggendo l’ultimo di Stephen King, il re del brivido. E voi penserete “che cosa ci azzecca?” eppure in “Duma Key” ho colto numerosi spunti di riflessione e voglio trasformare una frase del migliore

disavventure finalmente riesci a respirare un attimo e subito dopo ripiombi nel baratro, “La vita è come una soap opera proprio come in una soap. di venerdì. Ti dà l’illusione che Dipende un po’ da come uno interpreta la vita, se si pensa tutto stia per risolversi, poi che ci sia un destino, oppure viene il lunedì e riparte il che esista un disegno divino. casino di prima”. Io credo che entrambi possano influire relativamente sulla Questa frase può essere connostra esistenza, il resto siderata una citazione a tutti dipende dalle nostre azioni, gli effetti, infatti, ne ha la prendendo una decisione al tipica struttura. In essa Steposto di un’altra. phen King vuole evidenziare La questione che mi sembra quanto a volte la vita sembra più indovinata è che per King contorta; quando dopo mille il “casino nella soap opera” viene di lunedì, proprio come nella vita reale, quando dopo il week-end ritorniamo alla vita lavorativa e tutto riprende da capo. In conclusione da buona pessimista credo che questa citazione sia, come dice Karl Kraus, una verità e mezza, ossia molto più di una verità. amico del protagonista in aforisma:

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A(T)TRATTI

DALLA BLOGOSFERA Parola ai blogger di Giulia Z. giulywzita@yahoo.com Salve cari lettori, questa rubrica si occuperà dei blogger,che sono ormai una colonna portante del web. Il blogger intervistato è Claudio,una persona come tante,ma con una gran voglia di dialogare con i giovani ed aiutarli nel loro percorso di vita. Il suo blog Forza Ragazzi,raggiungibile al seguente link http://lavocedeigiovani.splinder.com/ è infatti uno spazio dedicato a loro,dove possono sfogarsi, parlare o semplicemente commentare i vari post e confrontarsi,ma ora conosciamolo meglio. C’è stato un motivo particolare che ti ha spinto a creare un blog per i giovani? «Dunque,io amo i giovani da loro traggo linfa vitale per la mia vita. Loro valgono,sono veri,tangibili,reali,ed affidabili molto più di quanto li fanno essere. Spesso i giovani hanno dubbi ed io cerco di portare loro qualche certezza in più,sono disorientati e cerco di indicare loro la strada» Come scegli gli argomenti dei tuoi post? «Il mio è un blog di denuncia,tutto ciò che non mi garba e che lede la dignità dell'individuo io lo denuncio,e se poi lede i giovani,urlo più forte perché ai ragazzi non deve essere perpetrata nessuna truffa,loro devono solo essere presi per mano» Hai un criterio per invitare i ragazzi sul tuo blog? «No,sono loro che hanno scelto Forza Ragazzi,non il contrario,prima avevo 190 amici ora 22,questo dimostra che loro scelgono,non io,io scrivo,comunico e loro decidono di seguirmi» Perché, secondo te, da 190 amici solo 22 hanno deciso di seguirti? «E' normale,molti lo fanno per traino a rimorchio,io questo non lo voglio,chi mi segue in qualche modo deve pure amarmi,non c'è rapporto senza amore. Gli amici aumenteranno,ora io non invito più,prima lo facevo,anche in questo c'è la differenza» Cosa ti spingeva ad invitarli? «Il semplice piacere di farlo,ovvio,ma non sempre c'era riscontro,ora mi piace di più,è una cosa più vera» Ci sono giovani che si rivolgono a te, anche tramite e-mail, per chiederti un consiglio? «Assolutamente sì,spesso moltissimi,sono fiero di questo,mi commuove perfino» Cosa può far avvicinare i giovani ai grandi? «Il desiderio di crescere ove il grande abbia questa qualità,i giovani sanno imparare,valgono,sanno crescere spesso devono essere spinti un po’» C'è qualcosa che vorresti dire ai giovani,per aiutarli? «Sì,ragazzi NON RINUNCIATE ALLA VOSTRA DIGNITA' e abbiate più autostima perché valete molto più di quel che pensate» Cosa ne pensi dei blog? «Il Blog se usato correttamente aiuta i giovani,li fa aprire nel cuore,se usato male è devastante per tutto,giovani e non. Se ne fai un uso strumentale non serve a nulla,se lo metti al servizio di altri è senz'altro nobile»

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let’s be friend!

Lo Scribacchione raccoglie i 5 testi più appassionati arrivati al sito http://scribacchione.jottit.com

Si sfoglia sul web come una rivista di tutti i giorni e gira tramite mail, social network e community attraverso le persone a cui pensate possa far piacere riceverlo. REDAZIONE Aurora, Silvia Bellinelli Alessandra Bosi, F. M. Campolo Anna Piazza, Giulia Possenti Marina Sgamato, Giuseppe Usai

Michela Belotti, Marzia Boccone Serena Dal Pos,Davide Nonino Giulia Sambo, Daniela Sergio Alessandra Z., Giulia Z.

VI PIACEREBBE COLLABORARE CON NOI? Scrivete a: parlamidite@gmail.com Lo Scribacchione si può anche inserire sul proprio Myspace, Facebook, Blogger etc.


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