Scuola di pallavolo news nr 87

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Anderlini NEWS

Kinder+Sport Winter Cup: VI edizione

Aldo, Giovanni e Giacomo partner dei ragazzi/e della S.di P. Anderlini

dicembre-gennaio 2015_BIMESTRALE

ANNO 18_N째 87

Rubrica Tecnica FIRMATA DAI tecnici S.di P. Anderlini


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di Daniele Soragni

Care lettrici e cari lettori eccoci all’ultimo numero dell’anno della nostra, ma soprattutto vostra, rivista e quindi il mio primo pensiero è augurare a tutti voi un Buon Natale e un felicissimo Nuovo Anno. In copertina, come quattro anni fa, tre grandi amici della Scuola di Pallavolo Franco Anderlini: Aldo, Giovanni e Giacomo il trio comico più intelligente degli ultimi vent’anni. Esce in questi giorni nelle sale cinematografiche il loro nuovo film, «Il ricco, il povero e il maggiordomo» e fra le varie forme di lancio del loro ultimo lavoro

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SAVE THE DATE

hanno, come nel 2010 per il film «La banda dei Babbi Natale», scelto di pubblicizzarlo sulle maglie dei nostri allievi. Al di là dei meriti del trio portammo bene perché «La banda dei Babbi Natale» incassò 25 milioni di euro! Augurando al “ricco, al povero e al maggiordomo” altrettanti successi di pubblico, critica e botteghino siamo felici di questa riconferma del gemellaggio volley-trio grazie anche all’amicizia e collaborazione dell’agenzia «Agidi» del modenese doc e d’eccellenza Paolo Guerra che saluto. Siamo alla fine dell’an-

no, ma ho ancora negli occhi e nel cuore il bel risultato (anche se meritavano di più del quarto posto) delle azzurre di Marco Bonitta al Mondiale di pallavolo del settembre scorso disputatosi in Italia. Resta la consolazione di avere battuto sia gli Stati Uniti che la Cina che si sono giocate le finale. Il torneo ha visto anche Modena ospitare, con una perfetta organizzazione, una fase del torneo e bravo il nostro Rodolfo «Giobbe» Giovenzana che come direttore esecutivo del Comitato Organizzatore Locale ha arricchito l’evento spor-

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I EDIZIONE

KINDER+SPORT WINTER CUP 2015 i numeri

ALDO, GIOVANNI E GIACOMO OSPITI AL VILLAGGIO DEI MONDIALI

GRAZIE RAGAZZE!

III EDIZIONE ALBO D’ORO 2009 2010 2011 2012 2013

Horeca Partners Lauria S.di P. Anderlini Casa ModenaTSV Muhldorf S.di P. Anderlini S.di P. Anderlini UNDER 18/19 MASCHILE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Anderlini Unicom Starker Anderlini Unicom Starker Esae 2G Norda Foppapedretti Foppapedretti Bergamo Foppapedretti Bergamo UNDER 18 FEMMINILE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------S.di P. Anderlini Trenkwalder TSV Muhldorf Carige Genova Sel. Regionale Lombardia Roma 12 Etic.A UNDER 16/17 MASCHILE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Anderlini Unicom Starker Pro PAtria Yamamay Futura Brunopremi.com Anderlini Unicom Starker Anderlini Unicom Starker UNDER 16 FEMMINILE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Vero Volley Milano Arti e Mestieri Avolley Schio Avolley Schio Planet Volley UNDER 14/15 MASCHILE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Anderlini Unicom Starker Blu Habimat Famila In Volley Habimat Famila In Volley Bracco Pro Patria MIlano Lilliput UNDER 14 FEMMINILE

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VERO VOLLEY MILANO

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PRO PATRIA

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ARTI E MESTIERI

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SEL. REG. LOMBARDIA

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HORECA PARTNERS LAURIA

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COPRA PIACENZA

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URSA MAJOR VOLLEY

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PROGETTO ASPAV VOLLEY

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PERSPIN PALL. FLORENS

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VOLLEY STADIUM MIRANDOLA

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POL. VIRGILIO

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ACQUA PARADISO GABECA

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LIBERTAS VOLLEY FORLì

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ASTI IN VOLLEY

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YAKA VOLLEY

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MONDIAL CITTà DI CARPI

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UNION LIDO VACANZE

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ARTHOME FIUMICELLO

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VOLANO VOLLEY

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EMPOLI PALLAVOLO

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VOLLEY CLUB ETRURIA

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VOLLEY PANTERA LUCCA

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ZOK VOJVODINA

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UNIONE PALLAVOLO SCANDICCI

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ASA TRADE LIVORNO

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ZINELLA PALLAVOLO BOLOGNA

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VOLLEY AREZZO

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EURO HOTEL RESIDENCE MONZA

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TORRI

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* i numeri sono aggiornati al 24 novembre 2014

NUOVO FILM, NUOVA IMMAGINE, VECCHI AMICI.

USA NATIONAL TEAM IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO ALDO, GIOVANNI E GIACOMO

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KINDER+SPORT WINTER CUP II EDIZIONE


EDITORIALE

fan uomini». Inaudito! Ma chiudiamo l’anno con un sorriso facendo gli auguri ad Andrea Nannini, cofondatore nel lontano 1985 della Scuola di Pallavolo Franco Anderlini. Uno dei pilastri della pallavolo italiana, bandiera della Panini, olimpionico, pluricampione d’Italia, allenatore e soprattutto esempio di sport e sportività compie…tantanni (c’è la privacy). Auguri grande Andrea! Buona lettura e, come sempre, buone schiacciate a tutti.

tivo con una serie di interessantissime iniziative. Chiudo con due annotazioni, una veramente triste l’altra per fortuna felice. Tutti noi siamo vicini a Goncheh Ghavami la venticinquenne con cittadinanza britannica e iraniana arrestata quattro mesi fa a Teheran e condannata a trascorrere altri dodici mesi in carcere. Il reato è l’aver cercato di assistere alla partita di pallavolo Iran-Italia. Il governo iraniano proibisce alle donne di entrare negli stadi di calcio e nei palazzetti dello sport «per proteggerle» questa l’inaudita motivazione «dai

LA LEGGENDA DEL PALLAVOLISTA VOLANTE

DIRETTORE RESPONSABILE: Daniele Soragni ASSISTENTE RESPONSABILE: Lori Pagliari REDAZIONE: Franco Cosmai DIRETTORE EDITORIALE: Rodolfo Giovenzana COLLABORATORI: FOTOGRAFIA: www.fotomodena.it - Riccardo Giuliani PROGETTAZIONE CREATIVA E IMPAGINAZIONE: Sts Italiana STAMPA: Tipolitografia Montagnani - V.le Amendola, 452 41125 - Modena SEDE SOCIALE e REDAZIONE: Pala Anderlini - Via Mario Vellani Marchi, 106 - Modena - 41124 - Tel. 059/348086

SOMMARIO OTTOBRE ROSA RUBRICA TECNICA A SCUOLA DI TECNICA: LA BATTUTA di Roberta Maioli, Davide Soattini e Alberto Di Mattia

RUBRICA FISCALE I COMPONENTI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

RUBRICA MARKETING COINVOLGERE ED ENTUSIASMARE di Roberto Ghirelli

IV EDIZIONE

di Movida Studio

III EDIZIONE SERRA CUP GUADAGNO

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LAVORO

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32 SQUADRE DALL’EMILIA ROMAGNA 30 SQUADRE DALLA LOMBARDIA 27 SQUADRE DALLA TOSCANA 24 SQUADRE DALLA TOSCANA 12 SQUADRE DAL PIEMONTE 9 SQUADRE DAL FRIULI VENEZIA GIULIA

RUBRICA NON SOLO VOLLEY LA FRATELLANZA 1874

6 SQUADRE DAL LAZIO 5 SQUADRE DALLA LIGURIA 1 SQUADRA DALL’ABRUZZO

3 SQUADRE DALLA GERMANIA

LA MAPPA

2 SQUADRE DA SAN MARINO 1 SQUADRA DALLA SVIZZERA

V EDIZIONE

di Fabio Spezzani

ANDERLINI VOLLEY CAMP 2015 RUBRICA LLHT IL cambiamento EDUCATIONAL2 VOLTERRA

di Andrea Strozzi

CEA Responsabilità sociale: a confronto Muzzarelli e guerzoni di Rodolfo Giovenzana, Gualtiero Cicogni e Claudia Fiorini

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IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO - BACKSTAGE

Il ricco il povero e il maggiordomo: dall’11 dicembre scende in campo l’allegria!

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La S.di P. torna in campo al fianco di Aldo, Giovanni e Giacomo per il nuovo film di Natale In campo per la S.di P. Anderlini ci sono tre nuovi giocatori: Aldo, Giovanni e Giacomo. Il trio comico accompagna le squadre agonistiche della S.di P. (maschili e femminili) nelle loro partite: potrete vederli in campo non in carne ed ossa, ma sulle maglie dei giocatori, personalizzate con la locandina de Il ricco, il povero e il maggiordomo, il nuovo film di Natale del trio al cinema dall’11 dicembre. A vestire i panni del “ricco” sarà Giacomo, che interpreta uno spregiudicato broker appassionato di golf, con uno spettacolare ufficio di rappresentanza nella “city” di Porta Nuova a Milano e un’altrettanto spettacolare villa con parco e piscina appena fuori città. Il suo fido “maggiordomo” è Giovanni, cultore delle arti marziali e della filosofia giapponese, sentimentalmente legato (ma Giacomo non lo sa!) alla caliente cameriera sudamericana Dolores. Il “povero” ha il volto di Aldo, che interpreta un venditore abusivo nel mercato di quartiere: vive con la mamma, sogna di poter comprare la licenza e nel tempo libero allena un’allegra e inconcludente squadretta di calcio composta in maggioranza da bambini extracomunitari.

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L’incontro tra i tre è rocambolesco: Aldo, in fuga dai vigili che controllano le licenze, viene investito dalla macchina di Giacomo e Giovanni, che lo portano via e gli propongono un risarcimento in cambio di qualche lavoretto in villa. L’improv viso tracollo finanziario di Giacomo fa precipitare i progetti di tutti e tre: addio villa, addio Dolores, addio licenza. Giacomo e Giovanni sono costretti a trasferirsi a casa della mamma di Aldo, Calce-

di AGIDI

donia. Tra i disagi della convivenza, disav venture e situazioni comiche riuscirà Giacomo a trovare la soluzione che potrebbe salvare le sorti di tutti? E soprattutto: Aldo si rivelerà essere dav vero il miglior investimento per uscire dalla disgrazia? Lo sapremo soltanto dopo un matrimonio, un funerale, un maldestro appuntamento al buio e una rocambolesca irruzione di massa a suon di musica mariachi in una


IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO

villa messa sotto sequestro. Il film, prodotto da Paolo Guerra per Medusa Film e Agidi srl, è firmato da una squadra più che affiatata: accanto ad Aldo, Giovanni e Giacomo, infatti, debutta come regista Morgan Bertacca, fidato collaboratore del trio fin dai tempi di La leggenda di Al, John e Jack, che firma anche la sceneggiatura con Valerio Bariletti, Pasquale Plastino e il trio. A completare il cast è stato chiamato un team di attori formidabili: Giuliana Lojodice interpreta la combattiva Calcedonia, mamma di Aldo; Francesca Neri è Assia, un’affascinante direttrice di banca; Sara D’Amario dà il volto a Camilla, l’aristocratica moglie di Giacomo; la focosa cameriera fidanzata con Giovanni ha il sorriso contagioso di Guadalupe Lancho, Rosalia Porcaro è Samantha, una pasticcera che tenterà di sedurre Aldo a suon di bignè e Massimo Popolizio è un ironico Padre Amerigo. Il ricco, il povero e il maggiordomo è un film ecosostenibile, attento alla tutela dell’ambiente: fin dalle fasi di preparazione, infatti, è stato applicato il protocollo Edison Green Movie per il cinema sostenibile, volto a ridurre i consumi e azzerare lo spreco di risorse. Limitare l’impatto ambientale delle proprie attività anche nel mondo del cinema, attraverso una serie di comportamenti responsabili (come la raccolta differenziata dei rifiuti) è uno dei tanti messaggi positivi veicolati dal film.

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“Il ricco, il povero e il maggiordomo” in anteprima

ALDO, GIOVANNI E GIACOMO ospiti del Villaggio dei Mondiali a Modena I tre comici e la Scuola di Pallavolo, in una serata insieme al Villaggio dei Mondiali a Modena, hanno consolidato ufficialmente la loro collaborazione tra gag, risate e nuovi importanti obiettivi del Progetto Camerun. Nella stessa serata è stata presentata alla stampa la maglia da gioco ufficiale delle squadre agonistiche S.di P. che hanno nel retro l’immagine del nuovo film “Il ricco, il povero e il maggiordomo” che dall’11 dicembre sarà in tutte le sale cinematografiche d’Italia.

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NUOVO FILM, NUOVA IMMAGINE, VECCHI AMICI Aldo, Giovanni e Giacomo ancora insieme ai ragazzi/e della S.di P. Anderlini.

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“Il ricco, il povero e il maggiordomo� in anteprima

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Grazie ragazze Il volley è un oceano di emozioni e valori che urlano al vento e noi dobbiamo essere capaci di intercettare quel vento e indirizzarlo nella direzione giusta, verso i nostri ragazzi per educarli ad ascoltare… quel vento. (Rodolfo “Giobbe” Giovenzana)

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credit - FIVB 2014

MONDIALI DI PALLAVOLO FEMMINILE 2014

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Modena applaude la USA NATIONAL TEAM

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MONDIALI DI PALLAVOLO FEMMINILE 2014

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* i numeri sono aggiornati al 24 novembre 2014


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KINDER+SPORT WINTER CUP

Da ormai 6 anni la Kinder+Sport Winter Cup accompagna le vacanze natalizie di migliaia di giovani pallavolisti: passione, divertimento, agonismo, amicizia ed emozioni a non finire. Dal 27 al 29 dicembre a Modena e Provincia.

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KINDER+SPORT WINTER CUP • I edizione 2009

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I Edizione - 2009

82 squadre da tutta Italia 4 Titoli per la Scuola di Pallavolo Anderlini

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KINDER+SPORT WINTER CUP • II edizione 2010

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II Edizione - 2010 108 squadre

I tedeschi del Tsv Muhldorf sono la prima squadra straniera a conquistare la Kinder+Sport Winter Cup.

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KINDER+SPORT WINTER CUP • III edizione 2011

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III Edizione - 2011 128 squadre

4000 spettatori al PalaPanini

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KINDER+SPORT WINTER CUP • IV edizione 2012

IV Edizione - 2012 136 squadre

2000 atleti partecipanti

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KINDER+SPORT WINTERCUP • V edizione 2013

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V Edizione - 2013 153 squadre, 400 partite, 50 campi di gioco e 15 alberghi 30 28


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LA LEGGENDA DEL PALLAVOLISTA VOLANTE

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La Leggenda del Pallavolista Volante: la Kinder+Sport Winter Cup regala la pallavolo a Teatro a tutti i ragazzi partecipanti.

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32 SQUADRE DALL’EMILIA ROMAGNA 30 SQUADRE DALLA LOMBARDIA 27 SQUADRE DALLA TOSCANA 24 SQUADRE DALLA TOSCANA 12 SQUADRE DAL PIEMONTE 9 SQUADRE DAL FRIULI VENEZIA GIULIA 6 SQUADRE DAL LAZIO 5 SQUADRE DALLA LIGURIA 1 SQUADRA DALL’ABRUZZO

3 SQUADRE DALLA GERMANIA 2 SQUADRE DA SAN MARINO 1 SQUADRA DALLA SVIZZERA



Tutti i nostri tessuti sono certificati e non rilasciano sostanze nocive per la pelle o per la salute. Per i nostri prodotti usiamo solo coloranti testati e non inquinanti. Svolgiamo controlli rigorosi sulle sostanze chimiche dalle materie prime al prodotto finito.


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OTTOBRE ROSA

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“Ricordati di te, tu sei la persona più importante della tua vita”

Il mese di sensibilizzazione e prevenzione verso i tumori femminili ha visto le ragazze della S.di P. Anderlini scendere in campo con la maglietta dedicata alle iniziative in collaborazione con “Per vincere Domani Onlus”. Le giovani atlete sono state le testimonial perfette per diffondere ulteriormente il messaggio dell’Ottobre Rosa.

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EDUCATIONAL2

Quando lo sport crea turismo L’EDUCATIONAL2 patrocinato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, è organizzato dalla Scuola di Pallavolo Anderlini di Modena in collaborazione con la ASD Pallavolistica Volterrana, la ASD Polisportiva Saline e il Comitato provinciale FIPAV di Pisa, a Volterra, la dodecapoli etrusca, l’insieme di dodici città-stato etrusche che, secondo la tradizione, costituirono in Etruria una potente alleanza di carattere economico, religioso e militare: la Lega etrusca. Tre giorni, da sabato 6 a lunedì 8 dicembre 2014, con workshop dedicati alla scoperta dei “Valori dello Sport e il cambiamento” con argomenti quali: • Cambiamento e Resilienza, i nuovi driver del benessere sociale • La Responsabilità Sociale d’Impresa • Sport: valori o retorica? • Allenare mente, anima e corpo • Accertamenti e verifiche fiscali Inoltre i partecipanti saranno accompagnati in un tour che proporrà loro alcune eccellenze storiche, culturali e paesaggistiche nonché l’enogastronomia del territorio, creando una sinergia volta alla promozione delle offerte turistiche nel territorio di Volterra, fra sport, proposte culturali ed enogastronomia, in linea con il progetto “Anderlini Network by Kinder+Sport” del quale la Scuola di Pallavolo Anderlini di Modena è promotrice. All’EDUCATIONAL2 si sono iscritti oltre 100 dirigenti sportivi provenienti da tutte le parti d’Italia e dall’Europa, interessati a vivere lo Sport e l’emozione della vita. Grazie ai relatori: Andrea Strozzi, Andrea Zorzi, Barbara Fontanesi, Gino Lugli e allo Studio Movida con Stefano Bertoletti, Gabriele Aprile e Alberto Gambone.

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Lo Sport e l’emozione della vita


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III edizione della Serra Cup Un weekend di pallavolo nella fresca Pineta di Serramazzoni dedicata alle ragazze Under 14 e ai ragazzi Under 15 per iniziare la stagione sportiva insieme.

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SERRA CUP 2014

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Anderlini Volley Camp 2015 Siete pronti per una nuova estate targata S.di P. Anderlini? Nel 2015 tante conferme e tantissime entusiasmanti novitĂ ! Fanano, Volterra, Sestri Levante, Riccione, Molveno, Malta e Barcellona!

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ANDERLINI VOLLEY CAMP 2015

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A scuola di Tecnica

di Roberta Maioli, Davide Soattini, Alberto Di Mattia

Esistono molti modi di fare pallavolo, tutti peculiari e di qualità. Il nostro desiderio è quello che all’interno della Scuola di Pallavolo i tecnici “parlino tutti la stessa lingua”. Questa scheda tecnica fa parte di una piccola dispensa prodotta dagli allenatori della S.di P. che ha come intento quello di fornire alcuni dettami tecnici per ogni fondamentale, con lo scopo di predisporre e realizzare un percorso omogeneo di crescita sportiva per ciascuna delle nostre atlete ed avere quindi una visione omogenea della tecnica, della metodologia di allenamento e della gestione del gruppo. Rappresenta un punto di partenza che sarà rivisto, adattato e arricchito anno dopo anno con le nostre esperienze e con il contributo di tutti i nostri tecnici. Per ogni fondamentale abbiamo chiarito il nostro modello tecnico partendo da un’analisi delle “chiavi”, seguito da una più dettagliata descrizione del modello stesso. Infine abbiamo suggerito alcune semplici progressioni didattiche che saranno uno degli strumenti per il raggiungimento di un modello tecnico condiviso. All’inizio del modello tecnico di ogni fondamentale troverete la parola “chiavi”. Con questo termine, vogliamo chiarire le nostre priorità nell’insegnamento delle tecniche individuali. Vogliamo sottolineare alcuni degli aspetti tecnici ai quali dare maggior rilievo, ritenendo necessario stabilire delle gerarchie nella didattica, perché “se riteniamo tutto importante allora nulla è veramente importante!”. Le chiavi vogliono essere una guida ed un punto di partenza. Avere idee chiare e semplici, che agevolino il lavoro dei tecnici e l’apprendimento dei nostri ragazzi. Ogni atleta avrà poi, in aggiunta alle chiavi, ulteriori obiettivi sui quali lavorare che completeranno la costruzione del gesto tecnico e del giocatore.

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La struttura del lavoro e le modalità di analisi dei fondamentali, le abbiamo conosciute, studiate e apprezzate dalla scuola americana, con la quale siamo entrati in contatto da alcuni anni. Abbiamo avuto il piacere di confrontarci con tecnici di altissimo livello quali John Kessel e Carl McGown che ci hanno altresì contagiato con il loro entusiasmo, la loro competenza e professionalità.

Battuta È il primo fondamentale d’attacco, dal suo esito dipende l’organizzazione muro difesa della propria squadra. È l’unico fondamentale che non dipende dall’avversario e nel quale abbiamo tempo prima della sua esecuzione. Per un buon allenamento della battuta occorre: • non solo fare quantità, ma dopo ogni battuta si deve riflettere sulle sensazioni provate e collegarle al risultato; • prima della battuta è necessario predisporre una routine che mi aiuti a pensare al gesto tecnico che andrò ad effettuare; • avere degli obiettivi. Chiavi: 1) lancio sulla spalla dx, alto quanto il punto di impatto; 2) attaccare la palla con l’ultimo passo della rincorsa (battuta al salto); 3) colpo secco con frustata a carico dell’avambraccio.


RUBRICA TECNICA

BATTUTA FLOAT Modello tecnico • Palla sulla mano debole con braccio semi flesso, davanti al braccio forte, all’altezza del petto. • Braccio forte già caricato con avambraccio flesso, gomito sopra l’altezza della spalla, polso rigido, dita vicine e in tensione. • Busto a 45° rispetto alla rete. • Piede del braccio forte angolato anch’esso di 45° come il busto; piede debole con la punta diretta verso la rete. Peso del corpo sulla gamba dietro (corrispondente al braccio di battuta). • Lancio verticale alto quanto il punto massimo di impatto del braccio con la palla. • Peso del corpo che al momento del lancio passa dal piede dietro al piede avanti. È possibile effettuare un piccolo passo avanti per avere più spinta ma deve essere rigorosamente eseguito con il piede che si trova già avanti per evitare torsioni non controllate di busto e braccio. - Il tempo di contatto fra la mano e la palla deve essere breve e avvenire con il palmo. • Il colpo avviene con frustata a carico dell’avambraccio, dopo il colpo il braccio può seguire e scendere lungo il fianco o essere bloccato e ritornare. JUMP FLOAT Modello tecnico: • Rincorsa con quattro passi (gli stessi dell’attacco). Ritmo lento-veloce. • Lancio da effettuare dopo il primo passo mentre ci si trova sul piede sinistro (per i destri), poi fare quello che resta della rincorsa e colpire la palla. • Lancio verticale alto quanto il punto massimo di impatto del braccio con la palla, che può essere effettuato con una o due mani. Nel caso di lancio ad una mano il braccio che deve colpire lo si prepara come nella flot piedi a terra (vedi sopra).

Le battute float e salto float sono da proporre in contemporanea per poi scegliere la tecnica che più si addice ad ogni giocatore. Perché ci sono coordinazioni specifiche più consone ad un giocatore che ad un altro. La scelta del tipo di lancio da effettuare, a una o a due mani è da valutare insieme all’atleta per trovare quale tipo di coordinazione specifica risulta più efficace. LA BATTUTA IN SALTO (SPIN) Nel 1976 il prof Adriano Guidetti nel suo celebre testo “Pallavolo scolastica e agonistica” (Coptip Modena) parla del servizio come «l’unico modo valido per mettere in gioco la palla [...] le squadre più forti sono quelle che battono meglio sia tatticamente che tecnicamente.» Quindi già negli anni settanta la battuta o servizio aveva un’importanza “capitale” come dice il prof. Ma fate attenzione a quello che sempre il nostro maestro di quegli anni ci diceva e quindi scriveva «se facciamo un confronto tra la pallavolo italiana degli anni ‘60 con quella attuale ci accorgiamo che la differenza sta nel servizio e nella ricezione.» Ragazzi più di quarant’anni fa dicevano le stesse cose di oggi. Il prof. però ci diceva che gli orientali battevano meglio e ricevevano meglio, perché abituati a servizi più difficili. La cosa più sorprendente era la classificazione della battuta; si parlava di: • frontale • laterale In alcune nazioni era in uso anche la battuta a bilanciere. FRONTALE Dal basso (di sicurezza) dall’alto o a tennis (antenata della float e del salto). La battuta definita tennis aveva due variazioni o tecniche esecutive con rotazione e senza rotazione.

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RUBRICA TECNICA

Quella senza rotazione detta a “foglia morta” o “Russa”, forte accelerazione del braccio in caricamento e al momento del colpo arresto del movimento (poveri muscoli sovraspinosi della spalla). Era la battuta più insegnata e più utilizzata per il cambio di direzione della palla, la quale era molto diversa da quella attuale, infatti aveva la camera d’aria e una valvola pesante. LATERALE Dal basso (semi bilanciere) con o senza rotazione della palla, ma quella più usata era quella dall’alto o bilanciere, con rotazione, o a foglia morta detta “giapponese”. Questo tipo di battuta fu molto utilizzata nel campionato del mondo a Roma ‘78 (il famoso gabbiano d’argento di Pittera). Ora tutto questo è dimenticato e la battuta è sempre frontale. All’inizio degli anni ottanta cambiano alcune cose nella tattica di gioco si cominciano a vedere squadre con un palleggiatore e un attaccante dalla seconda linea, e alcuni giocatori iniziano a effettuare battute di “forza” verso la fine dei set (era il prototipo della battuta in salto), per render difficile l’attacco di primo tempo (Montanaro, Raizman, Hovland, Gustafson, De Rocco, Bertoli ecc). Poi alla fine degli anni ottanta ci fu un cambio epocale: gli U.S.A (Beal, Dunphy) portano la specializzazione per poter contrastare il dominio dell’ U.R.S.S del mitico Platanov. L’operazione riuscì con la vittoria all’Olimpiade (‘84) e Mondiali di Parigi (‘86) in finale contro gli URSS. Da quel momento inizia la rincorsa, delle altre nazioni, tra cui l’Italia, per superare gli USA. In Italia inizia a crescere un gruppo che in seguito verrà identificato come la “generazione dei fenomeni” guidata da Velasco. Verso la fine degli anni ottanta la battuta in salto inizia ad avere un peso importante, infatti era l’elemento tecnico che costringeva le squadre a ricevere a tre (il terzo era il centrale che nella specializzazione degli USA era stato tatticamente lasciato fuori dalla linea di ricezione). Mitiche

furono a Modena (Panini Modena!!) le battute di Quiroga che affossarono nel 1986 la Tartarini Bologna, o quelle del Bazooka Cantagalli o Cuminetti che affossavano Treviso, poi un crescendo di specialisti di questa tecnica. Dal ‘97 la FIVB introduce il LIBERO, diminuendo di fatto l’universalità e aumentando il sistema di specializzazione. Nel ‘98 infine il rally point system con i set a 25 senza cambio palla, dove il servizio in salto è diventato una tecnica importantissima per scardinare i sistemi di ricezione e costringere l’avversario a giocare una palla “scontata”, questo atteggiamento aggressivo con il servizio ha portato a lavorare molto la ricezione della battuta in salto; al contrario la ricezione della battuta float o jump float è stata un po’ trascurata, infatti qualche giovane ricettore si trova in difficoltà nell’affrontare quel tipo di servizio. Ci sarà un ritorno al servizio piedi a terra, per non regalare troppi punti all’avversario con gli errori al servizio in salto?

La tecnica MANO DESTRA AVANTI CON LA PALLA PIEDE DESTRO AVANTI AZIONE SULLA PALLA • Passo sinistro (per i destri). • Lancio sulla spalla destra, alto avanti quanto basta per avere il punto di impatto il più vicino possibile alla linea di fondo, o all’interno del campo. • Effettuare il caricamento con i passi destro – sinistro (per i destri), sinistro – destro (mancini). • Oscillazione delle braccia per caricamento. • Attaccare la palla con l’ultimo passo della rincorsa. • Colpo sulla palla senza colpire la palla, non nel punto più alto, ma avanti alto. Alcuni consigli: Insegnare una ritualità al servizio: 1. Preparazione 2. Alla visualizzazione del lancio 3. Al lancio 4. Al colpo • Durante l’esercitazione della battuta dare sempre un ritmo al servizio. • Non compiere battute consecutive (es: dare un ordine di servizio o un numero massimo di battute).

primo passo sinistro

passo destro

passo sinistro

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Cambiamento: suggestivo mantra sociale, o attivo impegno personale?

di Andrea Strozzi

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.” (Gandhi) Oggigiorno tutti parlano di cambiamento. Uomini politici, amministratori locali, colleghi di lavoro, famigliari e amici. Per non parlare, poi, dell’overdose di retorica mainstream con cui ci bombardano quotidianamente tutti quei circuiti mediatici che, di questa parolina magica, hanno fatto un mantra: se ogni discorso (pubblico o privato che sia) viene astutamente introdotto dalla parola “cambiamento”, tutto diventa miracolosamente più accettabile, digeribile, gustoso e, oserei quasi dire... etico. Sembra quasi che il cambiamento (soprattutto se sulla bocca e, principalmente, nelle mani di qualcun altro) sia diventato il provvidenziale esorcismo contro la paura delle grandi incertezze e dei profondi mutamenti che stiamo incontrando, in questa

delicatissima fase storica, sociale ed economica. Ma cosa significa, davvero, “cambiare”? Ce lo siamo mai chiesti? Quando ne parliamo, lo facciamo a ragion veduta? Siamo realmente consapevoli di che cosa questa suggestione collettiva possa implicare? Oppure, più semplicemente, la apprezziamo perché... suona bene, perché – in un certo senso – ci tranquillizza (soprattutto se, come spesso accade, ne deleghiamo la responsabilità a qualcun altro)? Per provare a rispondere senza ipocrisie a queste domande, cerchiamo di capire un po’ più a fondo i retroscena di questo concetto così importante per il nostro futuro, aiutandoci con il cosiddetto “modello degli stadi del cambiamento”, teorizzato e sviluppato una trentina di anni fa dai sociologi Di Clemente e Proschaska.

In base a tale impianto, il passaggio dallo stadio iniziale a quello finale di un qualsiasi processo metamorfico prevede l’attraversamento di almeno cinque fasi: 1. Precontemplazione: capisco, mi rendo conto che è necessario cambiare. 2. Contemplazione: aumento la volontà (consapevolmente) e diminuisco le resistenze (spesso inconsapevoli) al cambiamento. 3. Preparazione: mi impegno concretamente e pianifico le fasi del processo. 4. Azione/Realizzazione: attivo il piano, realizzo le modifiche necessarie... faccio! 5. Mantenimento: integro il nuovo stadio raggiunto e assimilo il nuovo stile di vita. Bene, ora potremmo fare un esercizio e provare a chiederci in quale delle cinque fasi pensiamo di trovarci, ad esempio, oggi in Italia. E, se fossimo un poco più audaci, potremmo persino chiederci in quale fase riteniamo di trovarci noi stessi, nel processo di raggiungimento del nostro grado di realizzazione e soddisfazione personale (in famiglia, sul lavoro, con gli amici). Lasciando ovviamente a ciascuno di noi la risposta al secondo quesito, relativamente al primo sono invece personalmente convinto che, almeno a livello politico, economico e socia-

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RUBRICA LLHT

highlights

Chi è Andrea Strozzi

D le, ci troviamo a malapena al termine della Fase 1: stiamo cioè appena rendendoci conto di quanto sia davvero necessario e salutare... “cambiare”, nel vero senso della parola! Sono profondamente convinto di ciò, perché disabituarci da decenni di “benessere” su larga scala e a basso costo, certamente, non fa istintivamente piacere a nessuno. E, quindi, siamo inconsciamente indotti a rimuovere le implicazioni profonde di tale concetto. La dimostrazione, infatti, è proprio la nostra tendenza a usare la parola “cambiamento” come semplice metadone, in grado cioè di alleviare temporaneamente (e superficialmente) le nostre più inconfessabili paure. E così, ci sentiamo quasi sollevati se il “cambiamento” che ci viene promesso, si risolve poi per esempio nell’innocua abolizione del Senato, o in qualche altra variazione del nostro assetto giuridico che – seppure innegabilmente strutturale – si guarderà però poi bene dall’imprimere un mutamento sostanziale ai nostri stili di vita quotidiani.

Cambiare, almeno in Italia oggi, significa invece rimodulare alla radice le nostre abitudini quotidiane, il nostro modo di relazionarci con gli altri e con le nostre prassi consolidate, in qualche caso arrivando a rinunciare ai privilegi e alle comodità a cui ci hanno abituato sessant’anni di progresso tecnologico e di consumismo su larga scala. Cambiare significa smettere di farsi sedurre dalle sirene della pe-

renne e frenetica rincorsa verso una meta non bene identificata. Cambiare significa rigettare una volta per tutte le perverse logiche dell’accumulo compulsivo e dell’affermazione e del successo individuali, prevaricando tutto e tutti. Cambiare significa riempire di nuovi significati (che – udite udite! – potrebbero persino piacerci...) quelle parole e quelle definizioni che hanno puntellato, con “certezze” che non possiamo fortunatamente più permetterci, il nostro recente passato: concetti come ricchezza, proprietà, accumulo, competizione, successo e, in sintesi, quel vocabolo dogmatico che, a tutte loro, fa da comune denominatore, cioè crescita. Significa, infine, adottare un atteggiamento verso il prossimo e verso la collettività che, ispirandosi al recente, bellissimo intervento al TED di Philip Zimbardo, porti ciascuno di noi a testimoniare attivamente e concretamente la sua stupenda e attualissima definizione di “eroismo”: I nuovi eroi sono persone ordinarie... • ... le cui azioni hanno un impatto sociale straordinario, •... che agiscono quando tutti gli altri restano inerti e •... che abbandonano l’egocentrismo in favore del sociocentrismo. Cambiare, insomma, prevede una nuova consapevolezza morale verso noi stessi e verso il prossimo. Processo certamente non facile, ma innegabilmente affascinante, perché porta alla riscoperta del nostro senso su questo pianeta e alla pratica di quei valori che, davvero, possono condurci al benessere: l’amicizia, i beni relazionali, il tempo libero, la consapevolezza interiore e, se siamo un poco fortunati, la felicità. Buon cambiamento a ciascuno di voi, Andrea Strozzi

opo una carriera di quindici anni nella governance di alcuni gruppi bancari nazionali, in cui si è occupato di sviluppo del Personale, performance-management, pianificazione strategica e M&A, oggi Andrea Strozzi ha scelto di dare priorità ai Valori in cui crede: oltre a gestire il suo blog e a a scrivere su “Il Fatto Quotidiano”, Andrea Strozzi collabora attualmente con PAEA – Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente e con il PER – Parco dell’Energia Rinnovabile, una struttura ricettiva unica in Italia (situata sulle colline umbre), esclusivamente alimentata da fonti energetiche rinnovabili ed espressamente concepita per l’ospitalità e la didattica ricreativa sui temi dell’ecosostenibilità e del risparmio energetico.

Se siete interessati, potete approfondire queste ed altre tematiche sul mio blog “Low Living High Thinking” ( www.llht.org ) o sulla mia rubrica su “il Fatto Quotidiano” (http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/astrozzi/ ).

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Anderlini

RUBRICA MARKETING

NEWS

Coinvolgere ed entusiasmare

di Roberto Ghiretti

Credo che una società sportiva territoriale possa fare marketing se prima di tutto ha cura dei suoi fattori principali di crescita, delle attività capaci di incidere profondamente sul modello di società sportiva e conseguentemente sulla reale possibilità per essa di diventare un soggetto assolutamente trasversale e sussidiaria alla comunità locale in cui agisce. Per ordine non troppo sparso, dunque la società ha come obiettivi principali quelli di: • offrire ai propri soci-famiglie un prodotto di sempre crescente qualità non necessariamente agonistica, ma educativa; • aumentare la quantità dei partecipanti alle attività; • armonizzare le attività dei tecnici rispetto agli obiettivi societari (non solo agonistici); • fissare le regole della società verso se stessa e i partecipanti, famiglie comprese; • creare entusiasmo, passione, senso di appartenenza in tutte le componenti; • mettere a disposizione delle famiglie nuove offerte di attività (tornei, gite, doposcuola, feste) per condividere percorsi di socialità diffusa; • informare in modo costante le famiglie e la collettività tutta delle attività portate avanti e del senso delle attività, attraverso mezzi classici (giornale, radio, etc… ) e i nuovi social media; • creare momenti di confronto e partecipazione-formazione (parents school) per condividere le fasi e i percorsi di coeducazione dei giovani partecipanti e far percepire in modo deciso e coinvolgente le linee di crescita educativa, agonistica, umana e motoria dei ragazzi; • darsi una programmazione efficace e un piano pluriennale di sviluppo; • creare un ambiente motivante in cui tutti possano esprimersi.

Insomma, 10 punti su cui ogni mese sistematicamente confrontarsi e di cui avere sempre prontezza per tenere la barca societaria verso lidi meno tempestosi di quelli attuali. Il rispetto e lo sviluppo dei punti indicati e di quelli che ogni società fisserà come altrettanto prioritari consentirà di essere nelle condizioni di avere un’offerta di qualità per un numero sempre più crescente di partecipanti e di creare attraverso un utile circuito di comunicazione interna-esterna un consenso sia dei partecipanti sia delle famiglie sia della collettività locale ad un’attività educativa e capace però di essere competitiva con serenità. Perchè poi il marketing? Perchè oggi il marketing è la capacità di “dare di più a meno e meglio” e di creare un consenso sociale che di fatto porti le reti sociali patrimonio di ogni partecipante e dell’intera comunità di

riferimento a essere PARTE DI UN PROGETTO SERIO E CREDIBILE. TROPPO COMPLICATO? No… IN REALTÀ È TUTTO MOLTO SEMPLICE E IN DIVERSE REALTÀ GIÀ AVVIENE in modo più o meno consapevole. Si tratta di insistere sul senso di esistere di una società sportiva, diventando una moderna impresa sociale capace di dare servizi di livello apprezzati ad un pubblico vasto e sempre più capace di capire il percorso intrapreso, condividendolo e sostenendolo. In Italia vedo diverse realtà e l’Anderlini è tra le principali, capaci di essere già a questa altezza e di esempio per l‘intero panorama sportivo nazionale. Serve prendere coscienza, e tanta costanza per digerire e superare scogli di incomprensione e altopiani di indifferenza, ma il risultato alla fine è assicurato.

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LA FRATELLANZA 1874

di Fabio Spezzani

140 anni di storia ed un matrimonio in arrivo. La Fratellanza 1874 ha compiuto quest’anno 140 anni di vita. Un traguardo che la società ha voluto condividere con l’intera città di Modena e con la community dell’atletica italiana, organizzando eventi quali la 40a Corrida di San Geminiano ed i Campionati Italiani Master che hanno coinvolto quasi 10.000 partecipanti. Fratellanza: un’eccellenza dell’atletica. “La Fratellanza è un pezzo di storia di Modena ed un caposaldo dell’atletica italiana. – racconta il presidente Serafino Ansaloni - In questi anni sono passati oltre 25.000 tesserati tra atleti e bambini, ed abbiamo portato in nazionale quasi 60 atleti di cui 10 alle Olimpiadi.” Modena oggi è Centro di Élite del salto in alto, con l’inaugurazione fatta dal presidente del Coni Giovanni Malagò e dal presidente Fidal Alfio Giomi, nello scorso maggio. La Fratellanza gestisce da sempre il Campo Comunale di Atletica Leggera di Modena, che con la pista a 6 corsie all’aperto e l’impianto indoor, è stato definito “il salotto dell’atletica”. Fratellanza e giovani. Oltre ai risultati di vertice (è l’unica società d’Italia che ogni anno si qualifica in tutte le Finali Scudetto dalle categorie giovanili ai master) ogni giorno è impegnata nell’educare e crescere i più giovani sotto i valori dello sport. Attivo anche il rapporto con la scuola attraverso “Il ragazzo e la ragazza più veloci di Modena” che coinvolgono 500 giovani, e le fasi scolastiche di atletica e di corsa campestre oltre all’attività all’interno di Scuola-Sport. “I giovani sono l’aspetto principale della nostra società. I nostri tecnici, tutti laureati in Scienze Motorie, hanno l’importante compito di coinvolgere i ragazzi nella pratica sportiva, d’altronde in atletica non c’è panchina!” Fratellanza ed il territorio. Nato negli ultimi anni, il progetto “Non mollare mai”, con una partnership tra il mondo della scuola, l’Ausl e la Fratellanza, ha

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l’obiettivo di contrastare l’abbandono allo sport che si registra nelle scuole superiori, un’iniziativa che ha trovato forte adesione da parte dei ragazzi. Fratellanza è anche “Palestra Sicura” un marchio dell’Ausl che certifica come all’interno della società ci siano gli impianti e le figure adatte a fare attività fisica a tutte le persone con patologie croniche come ad esempio i diabetici ed i cardiopatici. Inoltre ogni settimana oltre 70 persone partecipano a “Run With Us”, il nuovo progetto dedicato ai neofiti della corsa, o a chi vuole perfezionare la tecnica di corsa per preparare al meglio le proprie


RUBRICA NON SOLO VOLLEY

gare. “Ci sentiamo orgogliosi di poterci affacciare a nuovi scenari. L’attività sportiva come medicina alternativa, o come momento di incontro e relazione con gli altri ha un’importanza fondamentale.” Fratellanza e Cittadella a nozze. Dall’1 Gennaio 2015, la Fratellanza 1874 raddoppia, unendo le capacità e competenze con la Cittadella, l’atletica al femminile di Modena. Il nuovo sodalizio sarà di fatto uno dei

settori giovanili più importanti d’Italia, con oltre 400 giovani ed un totale di 600/700 tesserati che andranno ad allargare la grande famiglia della Fratellanza 1874. “Diventiamo una realtà ancora più imponente – conclude Ansaloni - contando su oltre 35 allenatori, 10 dirigenti e la capacità di immettere nel territorio un valore aggiunto: quello della unione e condivisione delle idee.”

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I componenti del consiglio direttivo possono essere retribuiti? È distribuzione di utile? Chi può percepire i famosi 7.500 euro?

di Movida Studios

Dopo aver fornito una panoramica (speriamo utile) sugli adempimenti cui gli Enti Non Profit devono allinearsi, cerchiamo di rispondere ad una delle domande più ricorrenti che sono soliti porsi la maggior parte degli operatori degli Enti Associativi: “rivesto una carica all’interno del Consiglio Direttivo: posso essere pagato”? La questione è molto delicata. Infatti, in linea astrattamente teorica, la risposta al quesito secondo la normativa attualmente vigente dovrebbe essere affermativa, ma tale impostazione potrebbe innescare una serie di criticità che cercheremo di delineare di seguito. Gli Enti senza scopo di lucro infatti (Associazioni Sportive Dilettantistiche, Culturali, di Promozione Sociale, ONLUS, SSD…) non possono, per legge, distribuire in via diretta e/o indiretta utili e avanzi di gestione (così l’art. 10 co. 1 lett. D del D. Lgs. 460/1997). Ciò significa che non è possibile che vengano corrisposti denari ai membri del Consiglio Direttivo (e ovviamente nemmeno ai Soci del sodalizio) per la semplice carica ricoperta. Detti soggetti possono però essere compensati per le attività che essi realmente prestano (stante ovviamente il rispetto dei requisiti imposti dalla normativa nel singolo caso di specie, e dunque ad esempio l’esistenza e la stipula di apposito contratto di lavoro/collaborazione, ecc). La criticità che emerge in relazione a questo aspetto ruota dunque attorno alla dimostrabilità certa che i compensi percepiti da un componente del Consiglio Direttivo di un’Associazione o da un socio della stessa siano riconducibili ad attività che effettivamente sono state svolte per il bene del sodalizio. In parole più semplici: posto che, come precisato, esiste per legge il divieto di distribuire direttamente e/o indirettamente utili e avanzi di gestione,

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ma non quello di compensare chi presta la propria opera per l’Ente, in sede di un’eventuale verifica ed a fronte di specifiche contestazioni in tale direzione occorrerà dimostrare che i denari corrisposti ad un componente qualsiasi del Consiglio Direttivo od anche ad un Socio (e da questo soggetto ovviamente regolarmente fatturati o comunque erogati sulla base di un altro contratto se non si tratta di un professionista) rispondono alle attività che questi hanno effettivamente prestato a favore dell’Ente e per la crescita del sodalizio, non per la carica rivestita all’interno dell’Associazione né tantomeno per trarne un lucro ed un beneficio strettamente personale (sotto tale profilo precisiamo che fanno eccezione le Associazioni di Volontariato costituite ai sensi della legge 266/1991 per le quali è espressamente vietata dalla legge la possibilità di corrispondere compensi a soci e amministratori). I compensi dovranno pertanto essere proporzionati all’attività svolta, oltre che ovviamente al volume delle entrate dell’Ente, nella consapevolezza che non esiste un parametro o una regola precisa, salva la previsione del già citato art. 10 del D. Lgs. 460/1997 (questa volta co. 6) in base al quale “si considerano in ogni caso distribuzione indiretta di utili o di avanzi di gestione: a) le cessioni di beni e le prestazioni di servizi a soci, associati o partecipanti, ai fondatori, ai componenti gli organi amministrativi e di controllo, a coloro che a qualsiasi titolo operino per l’organizzazione o ne facciano parte, ai soggetti che effettuano erogazioni liberali a favore dell’organizzazione, ai loro parenti entro il terzo grado ed ai loro affini entro il secondo grado, nonché alle società da questi direttamente

o indirettamente controllate o collegate, effettuate a condizioni più favorevoli in ragione della loro qualità… b) l’acquisto di beni o servizi per corrispettivi che, senza valide ragioni economiche, siano superiori al loro valore normale; c) la corresponsione ai componenti gli organi amministrativi e di controllo di emolumenti individuali annui superiori al compenso massimo previsto dal decreto del Presidente della Repubblica… per il presidente del collegio sindacale delle società per azioni; d) la corresponsione a soggetti diversi dalle banche e dagli intermediari finanziari autorizzati, di interessi passivi, in dipendenza di prestiti di ogni specie, superiori di 4 punti al tasso ufficiale di sconto; e) la corresponsione ai lavoratori dipendenti di salari o stipendi superiori del 20 per cento rispetto a quelli previsti dai contratti collettivi di lavoro per le medesime qualifiche”. Ora voltiamo pagina ed affrontiamo un tema che sta a cuore a tutti i gestori e collaboratori di Enti sportivi. La Legislazione italiana evidenzia e privilegia la funzione ed il ruolo sociale dello sportivo dilettante. Per questo motivo sono state introdotte dal Legislatore talune norme di legge (133/99, ora 342/00) che, considerato il forte e alto impatto sociale delle attività sportive dilettantistiche e senza fine di lucro, hanno determinato e definito aree di neutralità fiscale (o di imposizione estremamente contenuta). I compensi erogati ex legge 342/2000 si configurano quali “redditi diversi” ai sensi dell’articolo 67 del DPR 917/86 (TUIR). Detto articolo stabilisce che per qualificare un reddito come “diverso” sia necessario che lo stesso non venga percepito nell’esercizio di arti e


RUBRICA FISCALE

GUADAGNO

professioni, e nemmeno in relazione alla qualità di lavoratore dipendente. Precisa quindi, alla lettera m) di detto articolo, che non costituiscono redditi di capitale “le indennità di trasferta, i rimborsi forfettari di spesa, i premi e i compensi erogati ai direttori artistici ed ai collaboratori tecnici per prestazioni di natura non professionale da parte di cori, bande musicali e filodrammatiche che perseguono finalità dilettantistiche, e quelli erogati nell’esercizio diretto di attività sportive dilettantistiche dal CONI, dalle Federazioni sportive nazionali, dall’Unione Nazionale per l’Incremento delle Razze Equine (UNIRE), dagli enti di promozione sportiva e da qualunque organismo, comunque denominato, che persegua finalità sportive dilettantistiche e che da essi sia riconosciuto”. La circolare ENPALS 13/2006 poi, definisce il reddito professionale sulla base dell’esame dell’attività posta in essere, qualificandola a patto che emergano in via concorrente i seguenti indici: 1) l’attività, quantunque esercitata in via non esclusiva né preminente, si sviluppi con caratteristiche di abitualità (per la definizione si legga la Cass. Sez. III pen., 20 giugno 1988, n.1052); 2) la misura delle somme complessivamente percepite non abbia caratteristiche di marginalità. Per comprendere dunque quali requisiti debbano essere soddisfatti per poter beneficiare della disposizione agevolativa in argomento occorre dunque distinguere l’attività sportiva

LAVORO

dilettantistica da quella professionistica. Sul punto la dottrina più recente ritiene che la distinzione tra prestazione professionistica e dilettantistica dovrebbe avvenire sulla base del concetto di prevalenza, ricorrendo ad una valutazione da effettuarsi caso per caso e in concreto (dalla qualificazione delle singole Federazioni), in quanto la prestazione sportiva in modo continuativo e oneroso non è di esclusiva prerogativa dello sportivo professionista. In proposito si legge infatti che è “da considerarsi […] come professionistica la prestazione esercitata prevalentemente o esclusivamente dietro un compenso che fornisca la fonte principale di sostentamento all’atleta e che, in concreto, sia di importo superiore al limite imponibile, esente da I.R.P.E.F. (e non cumulabile con altro reddito) fissato per i rimborsi spesa degli sportivi dilettanti”, ed al riguardo è chiaramente richiamato il parametro di € 7.500,00). Stanti tali premesse, a fini riepilogativi, questo risulta essere il quadro di riferimento: - i redditi ex legge 342 così come disciplinati dal combinato disposto con l’articolo 67 del TUIR si qualificano “diversi”, segno evidente che non possono rappresentare la principale fonte di sostentamento del percettore; - tali redditi si possono percepire a condizione che lo sportivo dilettante che ne beneficia veda soddisfatto sia il requisito soggettivo da parte dell’Ente che li eroga (iscrizione al Registro del CONI) sia quello oggettivo proprio del percipiente stesso (qualificazione dilettantistica dell’attività svolta);

- i redditi “diversi” così come qualificati non prevedono contribuzione previdenziale alcuna, segno evidente che non possono rappresentare compensi di lavoro (dipendente e/o autonomo) per l’attività svolta. Pertanto, se mi considero un professionista qualificato nel settore sportivo (istruttore, personal trainer…) e questa costituisce la mia professione, non posso qualificarmi quale sportivo dilettante solo per usufruire degli indubbi vantaggi fiscali rappresentati da neutralità fiscale e previdenziale.

Per ulteriori richieste specifiche e/o di approfondimento, si precisa che il presente articolo è stato predisposto a cura di: Dott. Stefano Bertoletti Dott. Gabriele Aprile Dott. Alberto Gambone In un mondo sempre più “social” MOVIDA resta al passo con i tempi, motivo per cui ci potete seguire su tutti i social network ad oggi maggiormente utilizzati. In particolare, accanto al sito web istituzionale www.movidastudio.it ed al blog di approfondimento www.tuttononprofit.com, potete trovaci su Facebook (con l’account Equipe Movida e la pagina Tutto Non Profit), su Twitter (con l’account @EquipeMovida), su Google+ (con la pagina Tutto Non Profit) e su Linkedin (con l’account Equipe Movida).

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Responsabilità sociale. Il sindaco Muzzarelli e l’assessore Guerzoni a confronto.

di Rodolfo Giovenzana, Gualtiero Cicogni e Claudia Fiorini

Ogni organizzazione, entità o associazione, in particolare sportiva, si dovrebbe assumere la responsabilità sociale dei propri comportamenti e dei propri valori. Questo significa includere la conoscenza a distanza degli effetti delle proprie azioni, sul mondo e sugli altri. Per cui è necessario porre attenzione non solo agli aspetti tecnici ma anche a quelli gestionali poiché, con il proprio comportamento, tutti gli operatori sportivi (dirigenti e tecnici) possono influenzare l’ambiente di riferimento nella prospettiva della socializzazione e delle funzioni educative. In altre parole il valore sociale dello sport e dell’organizzazione di riferimento non può essere semplicemente considerato in termini di risultato ma dipende soprattutto dalla qualità del contesto, dalla competenza degli operatori coinvolti e dalla capacità di sostenere e affrontare i bisogni dei diversi attori. In particolare, in un contesto giovanile, quale la Scuola di Pallavolo Anderlini, dove tanti giovani devono crescere socialmente, psicologicamente e culturalmente, imparando a riflettere su un sistema di valori, è più che mai necessario assumere un comportamento sociale coerente e responsabile. Ognuno di Noi, indipendentemente dal proprio ruolo, deve aver chiaro che il proprio comportamento produce effetti a breve e a lungo termine su noi stessi, sul gruppo di appartenenza e sull’altro, diventando modello da seguire e imitare, in circostanze analoghe. Con questi concetti siamo a chiedere un opinione autorevole a due personaggi importanti per la Nostra Comunità, quali il Sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli e l’Assessore allo Sport Giulio Guerzoni. Il Nostro Sindaco asserisce: Io sento l’esigenza di ricostruire un tessuto comunitario di cittadini responsabili che si mettono in campo per guardare insieme ad un futuro. Io sento profondamente il tema che voi ponete, che non è solo fondamentalmente etico ma, che è

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ancor più semplice, di regole. La nostra comunità fatica a stare nelle regole e noi fatichiamo a fare regole chiare e semplici: le due cose diventano una miccia. Allora credo che noi dobbiamo, da un lato, definire regole chiare e semplici, dall’altro riposizionare la comunità dentro un impianto di regole che devono essere rispettate nell’ambito dei diritti e dei doveri. Perché è saltato un pezzo di impianto? Una volta i ragazzi facevano il militare o il servizio civile ed erano costretti a misurarsi sul tema valoriale di carattere generale o su regole semplici. Oggi la nostra comunità offre molte opportunità per fare sport, per creare aggregazione e stare all’interno di gruppi. Il tema è come starci: se ti senti co-protagonista, se ti senti un pezzo della comunità, se ti senti impegnato non per andare a sfruttare quello che in quel momento ritieni che sia utile per tuo figlio... L’altro aspetto è il rapporto del rispetto con queste vostre associazioni, che molti genitori usano ma di cui non hanno rispetto… (ndr esempio scene di genitori incavolati inveiscono perché il proprio figlio che non gioca). Non crede che la società sportiva abbia acquisito un’importanza

strategica per trasmettere questi valori? Sono d’accordissimo ma dobbiamo ricreare “dentro al tanto che abbiamo” la mentalità educante e quindi le regole, luoghi dove i dirigenti danno il buon esempio… questo serve per lo sport ma serve anche per la nostra comunità. Dobbiamo reinvestire sui luoghi di aggregazione, riferimenti etici certi, che devono essere fondamentali sia per i ragazzi ma per le famiglie. Lo sport è regola: quanti potenziali campioni abbiamo perso perché non avevano la testa. Abbiamo bisogno di un livello più alto di risposta perché adesso stiamo calando i livelli dei fondamentali. Non abbiamo più neanche i livelli di conoscenza delle nostre radici. Non sappiamo da dove veniamo e dove dobbiamo andare. Si può partire dal rafforzare ciò che abbiamo sul territorio cioè i giovani, la scuola e le società sportive. Come riassumerebbe, in sintesi, assumersi la responsabilità sociale? a. Impianto delle regole b. la partecipazione alla società c. l’impegno per partecipare alla vita politica, restare dentro perché è la condizione per sentirsi un pezzo della comunità I valori hanno importanza 100 perché i valori diventano regole e alla fine crei l’impianto di comunità. I valori sono i fondamentali della società. Tutti dicono essere per i valori, ma il tema è essere coerente e conseguente ai propri valori. Riuscire a creare il diritto alle opportunità di accesso per tutti in una società che alla fine ti educa, questo è il cuore della comunità e solo così ti puoi sentire responsabilizzato e cittadino. Per ritornare ai fondamentali non vuol dire tornare indietro, ma spiccare un salto in avanti imparando ad incrociare, rispetto a quei valori, principi, regole e


CEA

comportamenti, i sensi di integrazione dei vari istituti. È necessario ritornare anche ai fondamentali educativi della famiglia. Dobbiamo rieducarci per rieducare: anche di fronte a temi come l’uso della nuova tecnologia o la scelta dello sport. La partecipazione, anche con gli strumenti della tecnologia moderna, ascolto, condivisione e decisione: se vogliamo che i giovani ritrovino un po’ di fiducia, devono trovare un interlocutore che può mandare a quel paese, ma se dice una cosa la fa: in questo senso stiamo facendo insieme ai ragazzi il PRG della cultura, stiamo chiedendo con incontri in piazza (l’obiettivo per riallacciare i fili della comunità) e via web (per contattare il mondo dei giovani che non partecipa attraverso Modena Smart City) il loro giudizio rispetto a differenti tematiche. Adesso stiamo studiando un modellino per trovare il livello partecipativo dei giovani e della città… e li ascolterò, vedremo quello che emergerà metteremo in atto delle azioni concrete che vadano in quella direzione.’

Passiamo la parola all’Assessore Guerzoni: cosa significa assumersi la responsabilità sociale? A mio avviso la responsabilità sociale può essere riassunta con questo concetto: mentre faccio ciò che mi contraddistingue e che mi interessa, vivo in un contesto che condivido; bisogna agire, quindi, un po’ meno in senso individualista e ricordarsi che le proprie azioni devono avere il rispetto per quelli che ti stanno attorno. Nel nostro agire risentiamo del condizionamento di un certo mondo dell’impresa e della finanza: io faccio business e “mi lavo la coscienza” facendo donazioni; questo non credo proprio che si possa chiamare responsabilità sociale di impresa. Se

trasporto questo concetto allo sport non facendo pagare la retta di qualunque tipo di attività sportiva alle famiglie disagiate è un’azione premurosa e meritevole ma non si può esaurire lì la responsabilità sociale dell’impresa. Il comportamento della responsabilità sociale è qualcosa di trasversale a 360° che coinvolge qualunque tipo di nostra scelta e di modalità ad affrontare i problemi. La responsabilità sociale d’impresa non è solo un pezzo del nostro essere, non è solo un pezzo del nostro agire, ma qualcosa in cui crediamo davvero e che orienta fortemente le nostre scelte. Quindi se io opero in una società sportiva, oltre al risultato agonistico che reputo legittimo, devo mettere in campo una serie di azioni programmate che devono evidenziare gli obiettivi della mia attività tenendo conto di coloro con cui ho a che fare e di che cosa succede intorno a me, solo così si può parlare di vera responsabilità sociale. Parlando dei valori come li “incornicerebbe”? La cornice ideale deve sempre ricordarmi cosa devo fare per e con gli altri. Ci sono valori positivi anche nella competizione; noi siamo figli della cultura occidentale e gli antichi Greci avevano il mito del fondatore quindi del primo, il più bravo. Negheremmo noi stessi sia nel mondo sportivo che nell’impresa se non ci fosse una forte spinta alla concorrenza e alla competizione. Quei tipi di valori, però, devono essere accompagnati anche da altri che hanno connotati più sociali. Ci sono, anche in politica, tanti esempi positivi, soprattutto dove non ci sono grandi risorse finanziarie (nelle associazioni, tra i giovani e non). La valutazione della direzione giusta o sbagliata di dove stai andando appartiene ad ognuno di noi attraverso l’autoanalisi. Esiste una “spaccatura” tra le agenzie educative e il giovane, abbiamo difficoltà a far rispettare le regole, dipende dall’avere valori diversi o da altro? Sono venuti a mancare i denominatori sociali in questo mondo post-moderno che indipendentemente dalla nascita, dalla famiglia o dalle preferenze personali, ci accompagnavano nella nostra vita. Un importante denominatore era rappresentato dal servizio di leva militare obbligatoria che oggi, come ben sappiamo non esiste più. Rimangono

scuola e sanità. Gli enti pubblici hanno bisogno di denominatori sociali comuni che negli ultimi tempi si sono “sfilacciati” venendo anche un po’ a mancare. La scuola è il luogo dove si insegnano i valori e sicuramente c’è stata qualche difficoltà in questo a causa anche probabilmente della mancanza di esempi “trascinanti”. I valori positivi si ritrovano negli ambienti in cui c’è la voglia di mettersi in gioco senza avere un tornaconto diretto e nelle persona che dedicano parte del loro tempo,” nostra risorsa infinita” a beneficio degli altri e della comunità a cui appartengono. A tal proposito ritengo che sia ammirevole, giusto e corretto che esista una CEA (Carta Etica Anderlini) che è il quadro a cui tendere ed entro il quale muoversi. Oggi è ancora più importante che ci siano strumenti di questo tipo che si declinano poi in attività pratiche ed in questo caso sportive. C’è la necessità di avere questi documenti “di riferimento” e di avere degli strumenti che seguano il cambiamento della società la quale sta subendo importanti mutazioni e complicanze con una velocità difficilmente riscontrabili nel passato. L’etica potrebbe essere un freno al risultato? Sono due concetti diversi, ma non sono in contrapposizione, tutto è etica. Lo sport senza etica non esisterebbe ma può esserci anche una cattiva etica: l’etica del risultato può essere positiva o negativa. Dobbiamo decidere se l’etica la vogliamo rispettare oppure no e se vogliamo rispettarla, lo sfondo è quello dei valori. Si può essere rock star e amare la musica, ma non c’è scritto da nessuna parte che per essere rock star devi utilizzare droga! La ricerca del risultato può avere un connotato buono o cattivo, dipende da come lo ricerchiamo! In chiusura, vorrei ringraziare tutti voi della Scuola di Pallavolo Anderlini per essere insieme alle Istituzioni nel cercare e voler ritrovare quei valori che ci permettano di essere responsabilmente impegnati ognuno col proprio ruolo sociale, come individui e come comunità.

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