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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
NASCE L’ANDERLINI VOLLEY BLOG
febbraio-marzo 2015_BIMESTRALE
ANNO 18_N° 88
ANDERLINI VOLLEY CAMP 2015
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EDITORIALE
NEWS
La Modena della Pallavolo Carissime lettrici e carissimi lettori eccoci al primo appuntamento con voi in questo 2015 che vi auguro quantomeno sereno dal momento che nessuno ci parla di una ripresa economica. Siamo ottimisti però, perché è l’unico modo per uscire dalla crisi, anche se io sono molto più preoccupato di quella dei valori e molto spaventato da chi uccide in nome della religione ed è capace di giustiziare dei bambini che guardano alla televisione una partita di pallone. All’interno della rivista trovate le più belle immagini del 2014, ma ci piace salutare questo 2015 con orgoglio, perché per noi della Scuola di Pallavolo Franco Anderlini quest’anno segna una data molto importante: il trentesimo della nostra società. Ne siamo davvero felici, ma il merito va anche a voi e a tutti i nostri allievi. Senza di loro questo traguardo non sarebbe mai stato raggiunto e avremo modo e occasioni per festeggiare insieme. Per la Modena della pallavolo quest’anno si apre con l’importante successo del Modena Volley in Coppa Italia. Con questo titolo sono ben undici i successi della nostra città in questa competizione. Vincemmo con la grande Panini le prime due edizioni del 1978 e del 1979.
di Daniele Soragni
La Panini conquistò la Coppa Italia altre quattro volte, la Daytona tre. Della Unibon l’ultima vittoria nel 1998. E nel salutarvi voglio ritornare al mio ultimo editoriale dello scorso anno quando feci gli auguri al mitico Andrea Nannini per i suoi 70 anni, Li ha festeggiati e io ero onorato di essere presente, con il meglio della pallavolo degli anni Sessanta e Settanta. Ho rivisto con emozione, e vi confesso con commozione, i grandi della Ruini Firenze Nencini, Vannucci e Salemme con il loro allenatore di allora Bellagambi, Roncoroni, Devoti e De Angelis da Parma, il rosso martello della Lubiam Bologna Barbieri, Ghisalberti e Brambilla da Milano e tanti protagonisti del volley modenese da Barone, Dall’Olio, Morandi, Montorsi, Anderlini (il figlio del mitico Prof), Cicciolo Ferrari, Goldoni, Gibertini e Bertoli. Assente, giustificato perchè impegnato in un’attività della Scuola, il nostro Giobbe Giovenzana. Buona lettura e buone schiacciate a tutti.
DIRETTORE RESPONSABILE: Daniele Soragni ASSISTENTE RESPONSABILE: Lori Pagliari REDAZIONE: Federica Stradi, Franco Cosmai, Marcello Galli, Marco Neviani. DIRETTORE EDITORIALE: Rodolfo Giovenzana COLLABORATORI: Andrea Strozzi, Dott. Claudia Fiorini, Movida Studio, Studio Ghiretti.
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febbraio-marzo 2015_BIMESTRALE
ANNO 18_N° 88
FOTOGRAFIA: www.fotomodena.it PROGETTAZIONE CREATIVA E IMPAGINAZIONE: Sts Italiana STAMPA: Tipolitografia Montagnani - V.le Amendola, 452 - 41125 - Modena SEDE SOCIALE e REDAZIONE: Pala Anderlini - Via Mario Vellani Marchi, 106 - Modena - 41124 - Tel. 059/4821526
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SOMMARIO
NEWS
LA MODENA DELLA PALLAVOLO
RUBRICA TECNICA DALLA TECNICA DEL PALLEGGIO AL PALLEGGIATORE KINDER+SPORT WINTERCUP 2014 RUBRICA MARKETING LA RISCOPERTA DELLA CENTRALITÀ DELL’INDIVIDUO di Roberto Ghirelli
RUBRICA FISCALE COME GESTIRE LA DOMANDA D’AMMISSIONE E L’INCASSO DELLA QUOTA ASSOCIATIVA di Movida Studio
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RUBRICA NON SOLO VOLLEY LA NOSTRA MISSION: MENS SANA IN CORPORE SANO di Sara Linda
30° ANNIVERSARIO S.DI P. ANDERLINI ANDERLINI NETWORK ORA ANCHE ONLINE
ANDERLINI BLOG ANDERLINI BLOG ANDERLINI BLOG ANDERLINI BLOG
CEA ANGELO LORENZETTI RUBRICA LLHT VIVERE BASSO, PENSARE ALTO
dello Staff S.di P.
di Andrea Strozzi
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Gennaio
SITTING VOLLEY Inizia la nuova attivitĂ della S.di P. Anderlini, la pallavolo da seduti, che unisce e promuove la comune passione della pallavolo abbattendo tutte le barriere.
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Febbraio
IX TROFEO TRIAL: VOLLEY IN MASCHERA 2014 500 mini atleti mascherati (tema: Madre Natura) si sono sfidati al PalaPanini allestito per l’occasione con 18 campi. Un pomeriggio di divertimento e tanta pallavolo.
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Marzo
CHILDREN’S TOUR La S.di P. presente al Salone delle Vacanze 0/14 anni per far conoscere tutte le proprie attività estive e di tutto l’anno.
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Aprile
XIII TROFEO P. BUSSINELLO Pallavolo di altissimo livello per la 13^ edizione di uno dei tornei pi첫 prestigiosi del panorama continentale.
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Maggio
La Festa del minivolley by Kinder+Sport Invade Serramazzoni ed in contemporanea tutta l’Italia coinvolgendo le società dell’Anderlini Network by Kinder+Sport.
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Giugno
FINALI NAZIONALI CRAI UNDER 16 FEMMINILI Assegnata per la prima volta alla S.di P. Anderlini l’organizzazione di una Finale Nazionale.
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ANDERLINI VOLLEY CAMP 2014 Parte l’estate di pallavolo e divertimento targata S.di P. Anderlini
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Luglio
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CENTRO ESTIVO PALLANDIA Ancora una marea di bambini hanno deciso di trascorrere le loro settimane di vacanza tra giochi e divertimento con lo staff della S.di P. Anderlini.
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Agosto
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II SERRA CUP La pineta di Serramazzoni accoglie l’open season delle formazioni Under 14 Femminile e Under 15 Maschile
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Settembre
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Ottobre
MONDIALI FEMMINILI 2014 Anche la S.di P. contribuisce a colorare il Villaggio dei Mondiali al PalaPanini e a tifare per le Nazionali impegnate nella rassegna iridata
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Novembre
ALDO, GIOVANNI E GIACOMO Ancora insieme alla S.di P. con il loro nuovo film in uscita a Natale
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UN ANNO DI SCUOLA DI PALLAVOLO
Dicembre
EDUCATIONAL 2 A VOLTERRA Relatori di primo piano per una tre giorni di grandi emozioni
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KINDER+SPORT Winter Cup 2014
Kinder+Sport Winter Cup 2014 166 squadre al via 541 partite giocate 2200 pallavolisti in campo per una marea di entusiasmo e di divertimento
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KINDER+SPORT WINTER CUP 2014
Kinder+Sport Winter Cup 2014 Foppapedretti Bergamo - Campione Under 14 Femminile Volley Pontemediceo Senior - Campione Under 16 Femminile Etigraph Chions - Campione Under 18 Femminile 33
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Appuntamento alla 7a edizione della Kinder+Sport Winter Cup: 27-28 e 29 dicembre 2015 34
KINDER+SPORT WINTER CUP 2014
Kinder+Sport Winter Cup 2014 Colombo Genova - Campione Under 15 Maschile Scuola di Pallavolo Anderlini - Campione Under 17 Maschile Spinnaker Albisola - Campione Under 19 Maschile 35
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Anderlini Network ora anche online
ANDERLINI NETWORK ufficio stampa S.di P. Anderlini
OLTRE 50 SOCIETÀ IN ITALIA E IN EUROPA
La Scuola di Pallavolo Anderlini è lieta di annunciare la nascita dell’Anderlini Volley Blog, il blog dell’Anderlini Network by Kinder+Sport. Come sappiamo, essere assenti da internet equivale ad essere assenti nel mondo. Proprio per questo abbiamo creato il blog, che possa naturalmente affiancarsi alla rivista bimestrale “Anderlini Network” e che possa raccogliere news e informazioni quotidiane provenienti dalle società sportive affiliate. L’Anderlini Network by Kinder+Sport nasce per la prima volta nel 1997 tra le società locali di pallavolo, al fine principale di ottenere vantaggi commerciali, oltre che di immagine. Nel corso degli anni la partecipazione da parte delle società locali diminuisce; per questo la Scuola di Pallavolo Anderlini decide di rinnovare la mission e di aprirsi all’esterno.
Con l’obiettivo di promuovere l’attività giovanile della pallavolo, il progetto Network ha riscosso grande successo negli ultimi dieci anni, raccogliendo ampio consenso sia sul territorio nazionale che internazionale. 59 società – ad oggi – hanno sposato il progetto, che prevede la creazione di una vera e propria rete di scambio di informazioni etico-ambientali e gestionali, oltre che un aiuto reciproco in termini commerciali. A supporto dell’importanza intrattenuta dalle reti di imprese in un momento storico come quello che stiamo vivendo, Kinder+Sport ha deciso negli ultimi anni di affiancare il progetto, con un sostegno principalmente organizzativo e gestionale. Il blog conterrà news dal Network; sezioni tematiche su materie come: etica, fiscalità, ambiente, comunicazione; un calendario degli eventi; l’intervento di blogger d’eccezione come Studio Ghi-
retti, Andrea Strozzi con LLHT, Movida Studio. Insomma, il blog sarà un diario di tutte le attività dell’Anderlini Network by Kinder+Sport aperto a tutti all’indirizzo
blog.scuoladipallavolo.it.
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Tutti al mare! RICCIONE - SESTRI LEVANTE - VOLTERRA
PER RAGAZZI/E NATI/E DAL 1998 AL 2007
NEW!
volley, animazione beach volley mare e sole
www.scuoladipallavolo.it
Tutti in montagna! MOLVENO - FANANO
NEW!
PER RAGAZZI/E NATI/E DAL 1998 AL 2004
volley, piscina escursioni e adventure park
www.scuoladipallavolo.it
Special
SESTOLA 5 - 11 LUGLIO 2015 & 12 - 18 LUGLIO 2015 PER RAGAZZI NATI DAL 1996 AL 2001 E RAGAZZE NATE DAL 1997 AL 2001
NEW!
allenamenti intensivi riunioni tecniche tornei e adventure park
www.scuoladipallavolo.it
PER RAGAZZI/E NATI/E DAL 1998 AL 2003
MALTA
english&multisport
5 - 12 LUGLIO 2015
NEW!
y e l l o v & h s i l g n e
12 - 22 LUGLIO 2015
www.scuoladipallavolo.it
Barcellona 19 - 25 LUGLIO 2015
NEW!
PER RAGAZZI/E NATI/E DAL 1998 AL 2003
volley beach volley mare e sole
www.scuoladipallavolo.it
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30째 ANNIVERSARIO S.DI P. ANDERLINI
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Dalla tecnica del palleggio al palleggiatore “Alzare tutto ciò che è possibile alzare e rendere alzabile tutto ciò che non è possibile alzare” Fefè De Giorgi La pallavolo ha un fascino particolare che è legato alle regole che guidano il gioco stesso. Intanto si può almeno sempre sperare di vincere. Inoltre, mancando lo scontro diretto, non può decidere un singolo con la sua forza o capacità, ma la squadra. La tensione tipica di ogni gara è assicurata dal rapporto giocatore-palla nel contesto del gioco e dalla presenza dei compagni. Si crea quindi il senso del collettivo, dell’insieme di squadra, in cui tutti operano al meglio attraverso i fondamentali, per ottenere il punto. Dall’universalità alla specializzazione Nella pallavolo la ricerca della specializzazione dei ruoli si attua attraverso un percorso di applicazione dei singoli fondamentali nel corso della crescita dell’atleta-uomo. Nei primi passi tecnici ogni atleta-bambino dovrà conoscere e saper applicare i fondamentali nel gioco (gioco semplificato); in seguito nel percorso di crescita biologica-sportiva-psicologica, il tecnico indirizzerà ogni singolo ragazzo-atleta nelle sue migliori prerogative tecniche avviandolo alla specializzazione. Il palleggio Nell’insegnare il palleggio si insegna ad andare in anticipo sotto la palla, la quale deve essere portata senza essere trattenuta avendo le mani sopra la fronte, eseguendo poi in rapida successione la spinta coordinata di gambe, tronco, braccia, polsi e dita. Chi in seguito svolgerà il ruolo di palleggiatore deve progressivamente imparare a fare a meno della spinta delle gambe e tronco, per eseguire l’alzata solo con la spinta delle braccia e soprattutto polsi e dita.
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Progressione didattica I passaggi metodologici fondamentali sono: 1. Identificazione della corretta impostazione delle mani. 2. Corretta postura dei piedi, degli arti inferiori e del tronco. 3. Gli arti superiori, insieme alle mani, devono costituire il mezzo che permetterà il giusto rilancio della palla. 4. Le mani poste in leggera flessione dorsale e in posizione simmetrica. 5. La presa delle mani che accentueranno la flessione dorsale; questo aspetto determinerà la risposta reattiva. Questo elemento sarà utile nella determinazione del talento espresso sul piano tecnico utile alla determinazione successiva del ruolo di palleggiatore. Obiettivo: 1 - Tecnica esecutiva palleggio frontale e rovesciato. Il palleggio è una tecnica di base, per effettuare il palleggio occorre insegnare anche gli aspetti della motricità specifica richiesta nella pallavolo (relazione con le traiettorie della palla, gestione della frontalità, rispetto dei timing di spostamento). Questi aspetti fanno del palleggio un obiettivo primario nel processo tassonomico di insegnamento. Il tocco della palla avviene al di sopra della fronte, le mani sono aperte, il polso è in flessione dorsale. Tale flessione è causata dalla presa della palla, in cui indici e pollici circoscrivono la superficie della palla, dopo di che fa seguito un rapido rilascio, generato dalla spinta delle mani.
- Palla sopra/davanti alla fronte; - piedi larghi come le spalle, uno leggermente davanti all’altro; - posizione delle dita e dei gomiti; - posizione del busto; È importante l’estensione coordinata e sinergica di arti inferiori, busto e arti superiori in direzione dell’obiettivo.
3- le mani in flessione dorsale
Under 13-14 Obiettivi: 1- tecnica esecutiva frontale e rovesciato (da inserire come concetto utile a consolidare l’impostazione del palleggio avanti); 2- la precisione; 3- le spinte. Metodo: 1- Analitico qualitativo ad obiettivi. 2- Sintetico quantitativo verso il gioco.
RUBRICA TECNICA Analizziamo gli aspetti tecnici a partire dagli esercizi più comuni e più semplici. 1) Palleggio contro la parete. 2) Palleggio a coppie. Errori principali: - palla impattata troppo in basso e davanti alla testa; - palla impattata troppo sopra/dietro alla testa; - azione isolata delle braccia (le gambe non aiutano); - spinta delle braccia verso avanti e delle gambe verso dietro; - posizione errata delle dita delle mani (pollice); - posizione errata dei gomiti. Attenzione: Alcuni errori commessi dai più giovani sono attribuibili alla carenza di forza. Esercizi per il palleggio frontale 1) palleggio sul capo: basso, alto, da seduto; 2) palleggio contro la parete: a mezzo metro, a un metro, a tre metri, con rimbalzo a terra, uno sul capo uno contro la prete, contro la parete con due obiettivi di altezze differenti; 3) lavoro analitico per palleggiatori, schema esemplificativo degli esercizi base con piccolo sovraccarico. In particolare abbiamo concentrato la nostra attenzione sul lavoro di flesso estensione dorsale del polso per migliorare la sensibilità dell’avambraccio. 1. Seduti effettuare con medical ball di 400 gr palleggio contro la parete mantenendo le braccia alla massima distensione, lavorando con la flesso estensione della mano. 2. Come sopra, in piedi. 4) Palleggio a coppie: 1. Seduti, lavoro a coppie; un primo palleggio contro parete, il secondo palleggio rovesciato al compagno posto dietro in piedi; il compagno ferma la palla e la rilascia sul capo del compagno che ripete. 2. Come l’esercizio precedente, ma si lavora in piedi; alle spalle dell’atleta posizioniamo un bersaglio e il compagno che fa assistenza. Diamo dei riferimenti a terra (cerchi, linee) che saranno utili ai palleggiatori mentre il bersaglio lo poniamo a circa tre metri. Controllare sempre la neutralità in particolare con i palleggi da seduti. Utilizziamo la forma analitica per migliorare la tecnica individuale concentrandoci sul movimento segmentario; successivamente passeremo a perfezionare la tecnica individuale estrapolando dalla situazione di gioco degli
elementi. In questa fase mi occorre il massimo controllo volontario del gesto e la finalizzazione del gesto alla ricerca della massima precisione. In una fase successiva inserirò adattamenti specifici alla dinamica esecutiva del gesto, fino ad arrivare alla ricerca della positività esecutiva, intesa come numero di esecuzioni positive, arrivando in seguito all’efficacia (rapporto tra esecuzioni positive ed errori). Negli esercizi di correzione e sensibilizzazione in questo caso risulta fondamentale il ricorso ad espedienti atti a stimolare la propriocettività. Ovvero è fondamentale fare sentire un gesto tecnico attraverso l’utilizzo di, ad esempio, palloni più pesanti, contro resistenza, movimenti rallentati, posizioni isometriche mantenute. Nella correzione è molto utile escludere alcuni segmenti corporei per aumentare la percezione di quelli interessati. Esagerare l’errore e quindi esagerare la correzione favorisce l’apprendimento visivo. Errore “mani basse” (spesso dita chiuse con pollice verso l’alto) Esercizi: - palleggio molto vicino alla parete con braccia alte, eventualmente con pallone più pesante (come visto sopra); - sensibilizzazione del gesto tecnico globale contro resistenza dell’allenatore; - palleggio su palla lanciata dall’allenatore con preparazione alta anticipata delle mani (l’atleta deve vedere prima le mani alte); - palleggio alto da lontano a canestro; - palleggio sulla testa da seduto. Errore “non usa le gambe” (l’allenatore o un compagno lanciano la palla precisa). Esercizi: - seduto sulla panca, palleggiare alzandosi in piedi; - in ginocchio seduto sui talloni, palleggiare alzandosi; - alzate da lontano, con o senza rimbalzo; - palleggi al soffitto. Nell’Under13-14 poniamo l’attenzione sulla corretta postura; ora invece ci concentreremo nella differenziazione delle spinte, differenziando il palleggio avanti dal palleggio dietro della giusta spinta rispetto ad un obiettivo vicino o lontano, coordinando la spinta con gli arti inferiori. Questo passaggio sarà
molto importante e decisivo per la finalizzazione del futuro gesto dell’alzata; qui metteremo sempre più come obiettivo i bersagli. Giusta gestione con il rapporto frontale del bersaglio, quindi ricerca dell’orientamento da cui deriverà la ricerca della giusta traiettoria. Da qui nasce lo sviluppo dell’adattamento alle diverse direzioni e quindi alla differenziazione delle spinte; da qui nasce il passaggio fondamentale nell’ identificazione del ruolo. Nel passaggio tra Under 13 a 14, e ancor di più ad Under 15, occorrerà definire la postura adeguata rispetto all’esigenza di gestire la traiettoria di arrivo della palla e quindi la traiettoria di uscita verso il bersaglio. Comincia quindi e si incrementa l’adeguamento situazionale alle diverse traiettorie con la ricerca del posizionamento corretto e il tempo tecnico di spostamento. Under 14-15 Maschile L’alzata: In palleggio per i palleggiatori e per tutti Obiettivi: 1- tecnica esecutiva; 2- gli spostamenti, 3- le spinte; 4- le traiettorie. Metodo: dall’analitico ad esercizi a giro. Palleggiatori: 1- variabilità delle traiettorie; 2- dosaggi delle spinte; 3- neutralità; 4- alzata: da punto 3 in palla alta 2-3-4 stabilità. Programmazione: ogni allenamento nella fase di riscaldamento.
Esercizi per il palleggio in angolo. Quasi mai durante il gioco palleggiamo un pallone che ci proviene
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di fronte rinviandolo verso la stessa direzione, quindi dobbiamo insegnare a: - Porsi in posizione di vantaggio rispetto alla palla. - Palleggiare da fermi con le spalle orientate verso l’obiettivo: 1) triangolazioni da fermi a gruppi di tre; 2) palleggi alla parete a coppie; 3) dai e segui in palleggio, da zona 6 a zona 3, a zona 2 o 4; 4) triangolazioni a coppie verso il canestro; 5) dai 9 metri in zona 5 e 1, palleggiare verso 6 e dopo un rimbalzo alzare frontalmente verso 4 o 2; 6) idem come 5 ma senza rimbalzo. Indispensabile sensibilizzare l’arresto con il piede esterno avanti. Con il progredire del livello di gioco vi è la necessità di saper palleggiare all’indietro; anche nell’alto livello è fondamentale, soprattutto in fase break point, che tutti i giocatori sappiano alzare una palla alta precisa avanti e indietro. Lavoro tecnico: sintetico sul palleggio per tutti; sintetico sul palleggio di alzata. Iniziare a differenziare Fase ricezione-attacco 1-Ricezione: miglioramento delle tecniche e la variabilità delle tecniche. 2-Alzata-attacco: miglioramento della precisione e delle abilità degli attaccanti. 3- Palleggio dietro. Palleggio rovesciato Variano sia l’azione delle mani e dei polsi (verso alto dietro) che l’intervento del busto rispetto al palleggio in avanti. Esercizi: - a gruppi di tre in linea distanti mt. 4,5 tra loro, chi è in mezzo palleggia all’indietro ad un compagno, compie mezzo giro e palleggia all’indietro verso l’altro compagno; - a coppie, palleggio di controllo sulla testa, mezzo giro e palleggio all’indietro al compagno; - esercizi 1), 2), 3), 4), 5), 6), del palleggio in angolo con alzata all’indietro. Gli errori più frequenti sono comuni o simmetrici rispetto a quelli riscontrati nel palleggio avanti, è bene insistere sul concetto che la posizione in cui incontriamo palla deve essere la stessa
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che utilizziamo nel caso del palleggio in avanti, ovvero davanti/alto alla fronte.
Under 15-17 Maschile Costituzione del protocollo di lavoro per i palleggiatori Per costruire il mio programma di allenamento in relazione alla crescita dei palleggiatori, devo considerare gli obiettivi da perseguire durante l’allenamento devo considerare: - La valutazione dei dati che mi indicano le reali necessità di sviluppo dei palleggiatori nella squadra. - I contenuti, cioè gli aspetti specifici da applicare all’allenamento che mi permetteranno di valutare i progressi. - I metodi che mi permetteranno i cambiamenti attraverso le esercitazioni. - I mezzi, cioè gli esercizi migliori. Nella stesura del protocollo devo considerare quale sistema di valutazione applicare per avere la valutazione il più oggettiva possibile del lavoro svolto. Le forme degli esercizi che applicherò sono i seguenti: - Esercizi analitici, sintetici e globali. - Esercizi generali speciali e specifici, che anche se non utilizzati spesso nelle discipline sportive di squadra perché limitati, l’esercizio generale non ha nessuna connessione con il modello prestativo, quello speciale ha qualche elemento del modello, quello specifico riproduce i movimenti caratteristici della tecnica utilizzata. - Esercizi generali, specifici e di gara sono i più utilizzati nel nostro sport, perché vengono classificate le forme di esercizi basati sul gioco, il gioco diventa mezzo oltre che obiettivo. Questa forma viene molto spesso integrata con la precedente. Riassumendo, devo considerare che nello sviluppo dei palleggiatori utilizzerò esercitazioni analitiche, sintetiche e globali. Per cui il mio esercizio analitico potrà essere generale o specifico in relazione ai movimenti che, proposti, si
identificano o meno con le situazioni di gioco. Dal canto suo, l’esercizio di sintesi potrà essere generale o specifico se riferito al movimento della singola giocatrice e alla correzione degli errori esecutivi. Anche l’esercizio globale mi potrà essere utile per il singolo e potrà essere generale o specifico, mentre se lo riferirò alla squadra e al gioco sarà solo di gara. L’alzata: In palleggio per i palleggiatori e per tutti. Obiettivi: 1- tecnica esecutiva, feedback precisione; 2- gli spostamenti; 3- le spinte; 4- le traiettorie. Metodo: dall’analitico ad esercizi a giro. Palleggiatori: 1- variabilità delle traiettorie; 2- dosaggi delle spinte; 3- neutralità ed uscite speciali; 4- criteri e strutture facilitate sulla distribuzione. PALLEGGIO IN SALTO Per soddisfare le necessità di gioco il palleggio in salto può essere utilizzato come attacco (mini-volley), come tecnica di anticipazione dell’alzata, come tecnica di salvataggio, come tecnica di alzata di palloni che arrivano con traiettorie particolarmente alte. Esercizi: - un palleggio di controllo alternato ad uno in salto, contro la parete o a coppie; - lancio della palla in alto ed alzata a canestro in salto; - giochi 1 c. 1, 2 c. 2 e 3 c. 3, con doppio punto se si palleggia in salto; - alzate con palla lanciata vicino al bordo superiore della rete. Il palleggio in salto si può rivelare molto utile nell’insegnamento della rincorsa d’attacco.
RUBRICA TECNICA
Under 17-19 Maschile L’alzata: In palleggio per i palleggiatori e per tutti. Obiettivi: 1- tecnica esecutiva, feedback precisione; 2- tempi e spostamenti nelle rotazioni; 3- dalla neutralità alla velocità; 4- le variabilità delle traiettorie. Metodo: dall’analitico al sintetico e globale Palleggiatori: 1- variabilità delle traiettorie; 2- dosaggi delle spinte dalla neutralità, controtempi; 3- neutralità ed uscite speciali; 4- la distribuzione: costruzione e variazione del gioco. Programmazione: ogni allenamento nella fase di riscaldamento e parte tecnica. Organizzazione della fase ricezione-attacco. Alzata: da punto 3 distribuzione completa ma codificata. Alzata Identificazione del punto rete ottimale. Organizzazione distribuzione su “basi” Diversificazione ed individualizzazione delle traiettorie e della velocità delle alzate in funzione del lavoro svolto. Organizzazione delle coperture Controllo dei picchi di positività e di efficienza e del loro rapporto. PALLEGGIO LATERALE È una tecnica utilizzata in modo particolare dagli alzatori, ma è bene proporla anche agli altri giocatori. Esercizi: - a coppie, A palleggia verso avanti e di fianco, quindi si sposta di ¾ rispetto al compagno e gli alza una palla alta; - specifico per palleggiatori: con palla staccata da rete (ad esempio sui 3-4 metri) alzare verso la zona 2 con frontalità alla zona 4. A livello concettuale è importante differenziare subito il significato di palleggio di passaggio e di palleggio di alzata, quest’ultimo deve intendersi “alto e preciso”. Per sviluppare alzate più precise, è utile ricorrere ai canestri mobili, ai bersagli disegnati sulla parete, o almeno collocare, come riferimento, l’allenatore o un giocatore sopra un tavolo.
N.B.: In particolare con i più giovani, è fondamentale ricordare che la tecnica è lo strumento che ci consente di giocare meglio e va allenata sistematicamente con esercizi proporzionati alle capacità degli allievi. È utile anche sviluppare i fondamentali attraverso il gioco, ad esempio con giochi 1 contro 1, 2 contro 2 in campi più piccoli del normale (quadrati, stretti e lunghi, corti e larghi), con uno, due o tre tocchi solo in palleggio, o solo in bagher, etc. Nelle situazioni globali, gioco sei contro sei, o sintetiche è determinante essere sempre esigenti in merito alla precisione dei passaggi e delle alzate, ripetendo subito con un’altra giocata la situazione in cui si è verificato l’errore o l’imprecisione. INOLTRE RICORDARE CHE IN PARTICOLARE NELL’UNDER 19 OCCORRE: saper riconoscere ed affrontare situazioni correlate; leggere e catalogare la fase di gioco avversaria; capire la scelta dell’avversario; preparare in anticipo il proprio compito; Leggere e catalogare cosa fa il compagno; capire la scelta che farà il compagno; preparare il proprio compito. Alcuni esercizi da inserire in ogni allenamento nella fase di riscaldamento e/o nella parte tecnica specifica. ESERCIZI SPECIFICI PER LO SVILUPPO DEGLI ALZATORI Le seguenti proposte prevedono il passaggio all’alzatore da parte dell’allenatore o di un compagno. 1) alzata alta da fermo (zona 2-3) verso zona 4 o zona 2, con palla proveniente prima da zona 5, poi da zona 6, poi da zona 1; 2) alzata alta con penetrazione da zona 1 e quindi da zona 5-4 con palla proveniente prima da zona 5, poi da zona 6, poi da zona 1; 3) alzata alta con partenza da vicino rete (zona 2-3) e successivo spostamento per palla staccata da rete proveniente prima da zona 5, poi da zona 6, poi da zona 1. Gli esercizi 1) 2) e 3), prevedono alzate sia avanti che indietro, sempre con le spalle orientate perpendicolarmente rispetto all’obiettivo, il canestro mobile deve essere orizzontale.
4) Come 1) ma con palla giocata più spinta, ed alzata anche in zona 1; 5) come 2) ma con palla giocata più spinta, ed alzata anche in zona 1; 6) come 3) ma con palla giocata più spinta, ed alzata anche in zona 1, con spalle sempre mantenute frontali rispetto alla zona 4. Negli esercizi 4) 5) e 6) il canestro mobile deve essere inclinato o verticale. Tutti questi esercizi sono da eseguire anche con i compagni che attaccano la palla alzata dal palleggiatore. CONCLUSIONI Concludo questo mio lavoro, prendendo spunto da alcune considerazioni che abbiamo fatto con il gruppo di allenatori della Scuola di Pallavolo; citavamo alcune valutazioni di un amico (per me anche ex atleta) e grande allenatore Giovanni Guidetti. Egli sostiene e siamo d’accordo con lui che: - Non esiste una sola tecnica di palleggio, questo vale per tutti i fondamentali, ma per il palleggio vale molto di più. La differenza non la fa la velocità della palla o la tattica ma la precisione e io sono completamente d’accordo. PRECISIONE, PRECISIONE. - Tra palleggiatore e allenatore ci deve essere forte sintonia, è il giocatore con cui si parla di più. Si deve arrivare a pensare e a vedere la pallavolo allo stesso modo. - Occorre sempre proteggere l’alzatore, in quanto egli diventa la scusa migliore per ogni attaccante. - Allenatore e palleggiatore devono dedicare tanto tempo per ogni attaccante cercando le migliori traiettorie. - La parte cruciale del palleggiatore è il carattere. L’alzatore non deve essere aggressivo, ma trasmettere calma e lucidità. - Egli è sempre in vista (lo si guarda prima della battuta, dopo il palleggio, ecc.); nel bene e nel male se l’alzatore è impaurito, la squadra sarà impaurita. - Il palleggiatore deve saper comunicare con i suoi attaccanti per risolvere i loro problemi e quindi quelli della squadra. Ritengo queste valutazioni la miglior conclusione del nostro lavoro.
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Vivere Basso, Pensare Alto
di Andrea Strozzi
“Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Quindi: vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore… ciò che vuoi… Una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Quindi: canta, ridi, balla, ama… e vivi intensamente ogni momento della tua vita… prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.” Charlie Chaplin Bastone. Carota. Bastone. Carota. Il circolo vizioso è apparentemente interminabile. Ti senti come il famoso criceto nella ruota: corri a perdifiato, senza un obiettivo preciso, e non avanzi di un millimetro. Qualcuno ha deciso. Per te. Prima di te. Indipendentemente da te. Quindi rifletti. Valuti. Soppesi. Pianifichi. Decidi. E lo fai. Ti lanci. Esattamente un anno fa, proprio mentre la disoccupazione supera in Italia quota 13% (quella giovanile è lanciata come un treno verso quota 50%), capisci che è il momento di farlo. “Cosa può spingere un giovane a mollare un posto di lavoro fisso, prestigioso e ben retribuito?”, mi chiesero qualche mese fa, durante uno streaming sul Web. “Cosa può spingere quel giovane a cercarlo, quel posto di lavoro!” risposi io. “Un posto di lavoro che in tantissimi casi si trasforma nella gabbia d’acciaio della modernità, all’interno della quale vieni spremuto finché ce n’è un pezzo, dove l’unica cosa che conta è la produttività, l’arrivismo, la spregiudicatezza, l’accumulo monetario. In una parola: il profitto.” Perché questo? Perché devi aderire a un modello. Un sistema di (dis)valori che qualcuno ha deciso per te. Si chiama consumismo. Fatto di mode, omologazione, ostentazione, spreco.
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E allora, quando il quadro diventa chiaro, ti lanci, incurante del fatto di avere un paracadute sulle spalle. Perché il paracadute, se ci siamo preparati bene, ce l’abbiamo già nella testa. E soprattutto nel cuore. E, se siamo stati proprio bravi, potremmo addirittura scoprire di avere sulle spalle non un paracadute, ma… un paio d’ali. Proprio in questi giorni, a un anno esatto dalle mie dimissioni, comincia in tutta Italia la distribuzione del mio primo libro: “Vivere Basso, Pensare Alto …o sarà Crisi vera”, una via di mezzo tra un diario personale e un saggio sullo stato di salute socioeconomica di questa nostra malconcia penisola. Alla scoperta di un nuovo modello all’orizzonte, dei criteri per la sua progettazione e delle tappe necessarie al suo raggiungimento. Non credo quindi che esistano parole migliori di quelle del più grande genio del cinema per descrivere il crocevia di emozioni in cui mi trovo adesso. Chi mi conosce da vicino credo possa immaginarle. Perché in fondo, lo sappiamo bene: sono sempre e soltanto le aspettative a fregarci. Quelle degli altri e, soprattutto, le nostre. Esse rispondono a un palinsesto di convinzioni e di convenzioni che molto spesso forgiano quella gabbia d’acciaio, appun-
to, oltre le cui sbarre siamo convinti di non potere andare. Convinzioni e convenzioni economiche. Sociali. Religiose. Cioè: culturali. “E se quella prigione non esistesse?”, mi sono chiesto. “E se gli unici condizionamenti che scegliessimo consapevolmente di assecondare diventassero quelli del nostro cuore?” In questo caso, le sbarre di quella prigione si rivelerebbero ben presto assai fragili, indicandoci una via di fuga. Unico, fondamentale requisito: possedere una rotta precisa. Una mappa dei sentieri. Che dovrà essere rigorosamente redatta da noi stessi, o insieme alle persone con cui scegliamo di condividere il nostro percorso. No, non ho mai detto (né mai dirò) che sia un’impresa facile. Dico soltanto che è possibile. Soprattutto, se cominciassimo a smontare uno alla volta i condizionamenti con cui siamo stati ipnotizzati fino ad ora e, grazie ad argomentazioni il più possibile oggettive, ci persuadessimo che un destino diverso è a portata di mano. E così ho davvero pensato che i temi che da un anno trattavo quotidianamente all’interno del progetto “Low
RUBRICA LLHT
highlights
Chi è Andrea Strozzi Living High Thinking” avrebbero potuto trasformarsi in un libro. Un piccolo libro, per l’esattezza. Centoventi pagine di esperienze autobiografiche sul vero cambiamento, di considerazioni e testimonianze dirette, di intuizioni bioeconomiche e valutazioni sociali su questo mondo del lavoro e sul nostro futuro prossimo. La rinuncia volontaria a un posto di lavoro prestigioso e ben remunerato. Il ripudio dell’ipnosi consumistica fondata sul ricatto merceologico di un’insoddisfazione sistemica. L’incrollabile fiducia nella forza motrice dei propri valori, alimentata dal richiamo della Natura. Una follia spregiudicatamente visionaria. L’urgente riaffermazione della cultura ellenica del limite. La consapevolezza che il cambiamento necessario non sarà quello propagandato dal pressapochismo mainstream, ma una metamorfosi valoriale che parta dalle radici della nostra sensibilità, sia sociale che ambientale. E, per una volta, alla spietata critica del modello in declino si affianca la proposta –
chiara e fruibile – di un impianto concettuale alternativo, realmente sostenibile e destinato a soppiantare quello esistente. Per testimoniare che possiamo finalmente tornare a scrivere in prima persona le leggi che governano la nostra vita e il nostro benessere, occorre un’azione comunitaria, vernacolare e “bassa”, ispirata però da un pensiero corale, responsabilizzante e “alto”. Il XXI secolo ha in serbo per ciascuno di noi qualcosa di grande: non facciamoci cogliere di sorpresa. Il libro “Vivere Basso, Pensare Alto” è distribuito nelle librerie di tutta Italia, nei negozi di alimentazione biologica affiliati a TerraNuova e, a breve, in formato ebook. Oppure, è possibile ordinarlo direttamente tramite l’indirizzo http://llht.org/ vivere-basso-pensare-alto/
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opo una carriera di quindici anni nella governance di alcuni gruppi bancari nazionali, in cui si è occupato di sviluppo del Personale, performance-management, pianificazione strategica e M&A, oggi Andrea Strozzi ha scelto di dare priorità ai Valori in cui crede: oltre a gestire il suo blog e a a scrivere su “Il Fatto Quotidiano”, Andrea Strozzi collabora attualmente con PAEA – Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente e con il PER – Parco dell’Energia Rinnovabile, una struttura ricettiva unica in Italia (situata sulle colline umbre), esclusivamente alimentata da fonti energetiche rinnovabili ed espressamente concepita per l’ospitalità e la didattica ricreativa sui temi dell’ecosostenibilità e del risparmio energetico.
Andrea durante i lavori di gruppo di uno dei workshop di Bioeconomia al Parco dell’Energia Rinnovabile (TR), prestigioso centro di ricerca e sperimentazione scientifica, nonché struttura ricettiva realmente sostenibile, in quanto alimentata esclusivamente da fonti energetiche rinnovabili e acqua piovana.
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Tutti i nostri tessuti sono certificati e non rilasciano sostanze nocive per la pelle o per la salute.
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Per i nostri prodotti usiamo solo coloranti testati e non inquinanti. Svolgiamo controlli rigorosi sulle sostanze chimiche dalle materie prime al prodotto finito.
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RUBRICA MARKETING
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La riscoperta della centralità dell’individuo Viviamo in un mondo sempre più frenetico e veloce, un mondo in cui le parole “globalità” e “socialità” (nel senso di social media) sono oramai diventati termini obbligati per qualunque realtà voglia entrare in contatto con altri individui. Viviamo in un mondo in cui con un clic è possibile scoprire in tempo reale cosa sta succedendo nell’altra parte del mondo, e navigare liberamente tra offerte e servizi provenienti da qualunque luogo. Ma cosa ci permette, dunque, di effettuare una scelta, di selezionare un’offerta rispetto ad un’altra? Cosa differenzia gli interlocutori che ci si presentano davanti? Sembra incredibile, ma il vero discrimine è dato dall’importanza che viene data all’individuo. In un’era così globale e veloce, quello che davvero fa la differenza è la capacità e la voglia di ascoltare i nostri interlocutori, aprendoci al dialogo e coinvolgendoli in tutte le nostre scelte. Il mondo è davvero cambiato, trasformando e capovolgendo i rapporti: non sono più l’azienda e il prodotto al centro del sistema, ma è l’utente finale, lo spettatore, il praticante, il tifoso che diventa protagonista.
Pensiamo in quanti spot l’attenzione è rivolta alle esperienze e alle emozioni delle persone normali, in quante occasioni l’azienda cerca di far sentire importante e coinvolto il proprio cliente, il proprio partner, mettendolo al centro di un sistema costruito su di loro e sulle loro necessità e bisogni. Se le aziende e il mercato hanno recepito queste innovazioni, è possibile che ciò avvenga anche nel settore sportivo? Può un’associazione sportiva migliorare la propria offerta e, contestualmente, rafforzare il proprio ruolo sul territorio e con il proprio mondo di riferimento? Ascoltiamo le esigenze dei nostri tesserati? Siamo in grado di adoperarci affinché possa esserci un clima di cooperazione e proposizione? Siamo pronti in caso di critiche a metterci davvero in gioco per migliorare? È facile nascondersi dietro al “si è sempre fatto così”, ma tale sistema non basta più. In un mondo così dinamico, bisogna sempre essere pronti a cambiare, ad adattarsi a recepire le novità e i cambiamenti per essere in grado di rispondervi in maniera efficace e
Roberto Lamborghini - Roberto Ghiretti
pronta. Così facendo saremo in grado di offrire davvero un servizio di alta qualità ai nostri tesserati e praticanti, così saremo in grado di farli sentire importanti e unici, così metteremo l’individuo al centro della nostra offerta. In questo modo avremo Persone che ci sentiranno accolte, interessate ed importanti; ben sapendo che un tesserato soddisfatto oltre a parlare bene di noi, diventerà fedele alla nostra società e al nostro modo di fare sport. Coinvolgiamo il nostro mondo, apriamo e allarghiamo la nostra community, organizziamo eventi rivolti a loro, cerchiamo di innovarci pensando a come migliorare le nostre offerte sportive, creiamo le occasioni perché siano loro a parlarci a chiedere iniziative, attività, momenti speciali. Perché è possibile distinguere chi opera con serietà e professionalità, conscio del proprio livello di struttura? La risposta è ovviamente si, ed è la risposta di chi, in mezzo a milioni di nuove offerte e servizi decide di operare con passione e voglia di migliorarsi.
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RUBRICA NON SOLO VOLLEY
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La nostra mission: Mens sana in corpore sano
di Sara Linda
La Società sportiva “Panaro Modena ASD-SGS” vanta una storia prestigiosa a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Presente da 145 anni ai primi posti in Italia con i propri atleti, è sempre stata sinonimo di grande capacità di rinnovamento e di coinvolgimento della gioventù. La società annovera tra i propri atleti nomi importanti come, ad esempio, il pluricampione olimpionico e acrobata nei teatri del mondo Alberto Braglia, Otello Ternelli, Armando Poggioli e tanti altri. La Società è stata insignita di premi e onorificenze quali la Stella d’Oro al Merito Sportivo, il Collare d’Oro al Merito Sportivo, il titolo di Prima Scuola di Ginnastica in Italia e Struttura a Cinque Stelle del CONI Regionale. Per rendere l’attività un’esperienza unica ed efficace, sono state costruite due palestre, fornite delle migliori tecnologie e spazi comuni curati, puliti ed accoglienti. Oggi come un tempo, la Panaro offre corsi rivolti a tutte le fasce di età di: • Ginnastica Artistica maschile • Ginnastica Artistica femminile • Ginnastica ritmica • Scherma • Judo • Lotta greco-romana • Karate • Wu-shu L’obiettivo comune di ogni nostra disciplina è: • Offrire ai bambini e bambine in giovane età la possibilità di conoscere e amare lo sport di divertimento, aggregazione, conoscenza del proprio corpo, rispetto sia di se stessi che degli altri. • Fornire ai talenti sportivi la possibilità di esprimere le loro potenzialità e cogliere le soddisfazioni che i loro sacrifici ed impegno meritano. • Diffondere a tutti una cultura dello sport come elemento educativo che tramite l’impegno, il divertimento, la costanza, il gioco, le delusioni, le
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soddisfazioni sia di aiuto per crescere come persone. Abbiamo chiesto al Presidente Anglani Massimo quali potrebbero essere i punti in comune con la S.di P. Anderlini. La Panaro Modena Asd-Sgs e la Scuola di Pallavolo Anderlini sono realtà indubbiamente diverse se guardiamo alle attività sportive praticate dai propri atleti. La Ginnastica Artistica Maschile e Femminile, la Ginnastica Ritmica, la Scherma, la Lotta Greco-Romana, il Judo, il Karate, il Wu-shu da una parte e la Pallavolo dall’altra, ad uno sguardo superficiale e frettoloso appaiono certamente sport con pochi punti di contatto tra loro. Tuttavia, esistono a mio avviso alcuni elementi comuni ed importantissimi che accomunano le nostre realtà. Sia la Panaro che la S.di P. Anderlini offrono certamente a centinaia di ragazzi la possibilità di cimentarsi nell’esercizio di una pratica sportiva non necessariamente finalizzata al raggiungimento di un risultato agonistico. Lo sport è per tutti e tutti devono praticarlo secondo le proprie capacità ed inclinazioni. Le nostre realtà hanno certamente come primario elemento che le accomuna, la caratteristica di essere realtà inclusive, permettendo a tutti, anche grazie alla competenza, alla passione, alla perseveranza dei propri tecnici, di praticare il proprio sport preferito e di farlo con grande gioia e soddisfazione. Non si può poi dimenticare di dire, che accomuna certamente sia la Panaro che la S.di P. Anderlini l’essere ciascuno nel proprio ambito punti di eccellenza nelle diverse discipline sportive praticate, i risultati agonistici di alto ed altissimo livello sono li a testimoniarlo.
Nelle vostre discipline come si concretizza il concetto di squadra? In Panaro vengono praticate discipline sportive certamente ascrivibili alla categoria degli sport individuali, penso al Judo, al Karate, alla Lotta Greco-Romana. Vi sono poi le altre discipline, come la Ginnastica Artistica Maschile e Femminile, la Ginnastica Ritmica e la Scherma che prevedono Competizioni e Campionati individuali ma anche di squadra. Posso tuttavia dire abbastanza serenamente che in ogni disciplina praticata in Panaro la “squadra” è elemento essenziale, persino negli sport prettamente individuali. La “squadra” è presente sempre, è presente durante gli allenamenti in palestra, è presente durante le gare, è presente nei momenti in cui si gioisce per una vittoria o ci si consola per un traguardo non raggiunto. La “squadra” è condivisione ed in Panaro questo accade abitualmente. In un momento in cui si parla molto di “etica” quale è il suo e vostro, come società, parere? “Etica” è una parola che di solito spaventa un po’. Molto impegnativa e spesso utilizzata in modo un po’ retorico. Nella pratica quotidiana della Panaro il tentativo è quello di permettere ai nostri ragazzi di avere dei modelli positivi da seguire affidando il compito di seguirli agli istruttori migliori. Il tentativo, sia che si tratti del corso praticato per 2 ore a settimana o delle squadre agonistiche che si allenano dalle 15 alle 18 ore a settimana è di offrire modelli positivi da seguire, evitando di imporre sterilmente comportamenti o regole. Cerchiamo poi di far passare il messaggio che praticare uno sport non significa necessariamente essere
o diventare un campione, non significa necessariamente dover andare alle Olimpiadi. La Panaro nei suoi primi 145 anni di vita ha portato a casa 8 medaglie d’oro e 3 medaglie di bronzo in diverse edizioni delle Olimpiadi, con i propri atleti ha vinto Campionati Mondiali ed Europei e centinaia di titoli nazionali. Proprio per questo so che un Campione in luce può anche esserci tra i nostri giovani, ma questo va coltivato con grande serenità e senza pressioni, lasciando che viva la sua età in ogni suo aspetto.
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Come gestire la domanda di ammissione e l’incasso della quota associativa?
di Movida Studios
Gentili lettori, dal momento che il semplice titolo dell’articolo centra perfettamente l’argomento che tratteremo nelle prossime righe, considerata l’assoluta centralità della questione, visto che trattasi di ordinaria amministrazione con la quale quotidianamente ogni gestore necessariamente si trova ad avere a che fare, partiamo “a bomba”! Cosa può accadere quando un soggetto si reca presso un’Associazione Sportiva ed intende partecipare alle attività da questa proposte? 1) Primo caso: - l’aspirante socio compila la domanda di ammissione; - il Consiglio Direttivo si riunisce e valuta la/e domanda/e presentata/e ratificando l’accoglimento (o meno) attraverso apposito verbale; - il Consiglio Direttivo o qualcuno per lui comunica all’aspirante socio che la sua domanda è stata accettata e che può pertanto considerarsi “socio” a tutti gli effetti; - il socio paga la quota associativa (ed eventuali ulteriori quote attività); - si contabilizza l’incasso della quota sociale incassata. 2) Secondo caso: - l’aspirante socio compila la domanda di ammissione e versa contestualmente la quota associativa ed eventuali ulteriori quote attività; - il Consiglio Direttivo si riunisce approvando (o meno) le domande di ammissione a socio che sono state presentate e sottoscritte da soggetti che già hanno versato una quota SOCIALE quand’anche non “soci” a tutti gli effetti.
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3) Terzo caso: - l’aspirante socio paga la quota associativa ed eventuali ulteriori quote attività senza che il Consiglio Direttivo deliberi alcunché in relazione al nuovo iscritto. Ebbene come molti immagineranno dei tre casi prospettati solo uno è quello corretto… perché solo uno è in grado di certificare che: - la gestione dell’Ente si ispiri realmente al principio di democraticità, e questo dal momento che l’ammissione o meno di un socio risulta soggetta ad una decisione collegiale e non al libero arbitrio di uno; - il pagamento di una quota “sociale” provenga da un soggetto che ufficialmente ed a tutti gli effetti possa fregiarsi della qualifica di “socio”, ottenuta in precedenza (come potrebbe infatti un aspirante socio ver-
sare una quota “associativa/sociale” quando ancora “socio” non è?). In altre parole il solo primo caso rappresenta la modalità corretta di gestione del tesseramento, dal momento che approvazioni tacite, approvazioni automatiche decorsi un certo numero di giorni dalla presentazione della domanda, approvazioni implicite, ecc … sono assolutamente pericolose e inidonee! COSA DICE LA LEGGE? D.P.R. 22.12.1986 n. 917, G.U. 31.12.1986 – Art. 148.3: “Per le associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale e di formazione extra-scolastica della persona non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli
RUBRICA FISCALE
lo notturno” per il seguente motivo: “non sarebbe possibile ammettere come nuovi soci coloro che si presentano all’ingresso durante la sera stessa di un evento. In pratica, l’ingresso sarebbe consentito solo alle persone già in possesso della tessera del circolo”. Un altro esempio più recente ma del tenore analogo risale allo scorso dicembre 2014, quando a Padova il Sindacato dei Locali da Ballo ha denunciato proprio questo aspetto concludendo il suo intervento con queste parole: “Uno schermo per poter godere di facilitazioni riservate alle Associazioni. Attenzione, se un locale è molto grande e si rilascia la tessera ogni serata a chiunque arrivi, difficilmente potrà essere un circolo vero”..... È stato realizzato un vademecum che a breve verrà consegnato anche alle Forze dell’Ordine per aiutarle nelle operazioni di contrasto”.
scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un’unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali, nonché le cessioni anche a terzi di proprie pubblicazioni cedute prevalentemente agli associati”. COSA SIGNIFICA? Premesso che: - il pagamento di una quota decommercializzata per un’Associazione può provenire solo da un soggetto in possesso della qualifica di socio; - la conferma dell’attribuzione di detta qualifica (ovverosia quella di socio dell’Associazione PIPPO) può avvenire esclusivamente mediante una riunione di Consiglio Direttivo, che esamina un certo numero di domande e le approva o meno, - la richiesta di pagamento della quo-
ta associativa annuale (oltre che di eventuali quote attività) può avvenire solamente dopo la presentazione e approvazione della domanda. CONCLUSIONI: non è possibile prevedere/richiedere il pagamento di quote di qualsiasi natura ad aspiranti soci contestualmente alla presentazione della domanda di ammissione da parte degli stessi in quanto, non avendo ancora il Consiglio Direttivo approvato la loro domanda, detti soggetti risultano a tutti gli effetti “terzi” e non soci. Spesso i verificatori sono portati a ritenere che le Associazioni che richiedono un pagamento contestuale alla compilazione della domanda di ammissione siano da ritenersi veri e propri “negozi”, in cui si individua un “prodotto/servizio” e lo si acquista, senza divenire parte di un sistema, cui nella forma e nella sostanza sono però connesse le agevolazioni, anche fiscali. Un esempio a conferma di quanto appena esposto è stata la chiusura ad aprile 2014 di un ”circo-
Per ulteriori richieste specifiche e/o di approfondimento, si precisa che il presente articolo è stato predisposto a cura di: Dott. Stefano Bertoletti Dott. Gabriele Aprile Dott. Alberto Gambone In un mondo sempre più “social” MOVIDA resta al passo con i tempi, motivo per cui ci potete seguire su tutti i social network ad oggi maggiormente utilizzati. In particolare, accanto al sito web istituzionale www.movidastudio.it ed al blog di approfondimento www.tuttononprofit.com, potete trovaci su Facebook (con l’account Equipe Movida e la pagina Tutto Non Profit), su Twitter (con l’account @EquipeMovida), su Google+ (con la pagina Tutto Non Profit) e su Linkedin (con l’account Equipe Movida).
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ANGELO LORENZETTI
Staff S.di P.
PARLIAMO DI ETICA SPORTIVA…
Ciao Angelo, per iniziare vorremmo che ti presentassi descrivendo quali sono stati i momenti, della tua lunga e celeberrima carriera, più importanti, sia da un punto di vista sportivo che etico. Orgoglioso di essere un allenatore marchigiano. Ho iniziato ad allenare da giovanissimo (19 anni) perché Paolo Tofoli (giocava nella mia stessa società!) mi faceva capire quotidianamente che le mie mani d’alzatore non mi avrebbero portato molto lontano. Ho allenato tutte le categorie giovanili e in tutte le serie. Grazie a Velasco ho avuto la fortuna e l’onore di seguire per molti anni le nazionali giovanili… bellissimo! Mi è capitato, assieme alle mie squadre, di vincere (non molto!) e ovviamente di perdere (anche troppo! Ah ah!). Talvolta mi è successo di non godere molto di qualche vittoria e, al contrario, di vivere sconfitte che mi hanno lasciato dei ricordi indimenticabili. INIZIAMO CON LE DOMANDE… 1) L’etica ci insegna che arbitri
ed avversari sono sempre da rispettare anche quando commettono errori grossolani. Sicuramente ti è successo in qualche circostanza di non essere ‘etico’, ci puoi descrivere cosa hai provato, pensato e come hai agito? E in seguito a questo tuo comportamento quali sono state le conseguenze manifeste e non? Già proprio così! Quello del rapporto con gli arbitri è un tema… “croccante”. I principi li conosciamo e quando scendiamo in campo li abbiamo ben chiari in mente. Poi capita che nel corso di una partita le emozioni si… ingarbuglino e non sempre si riesce a tenere fede ai buoni propositi. Con il passare degli anni e lavorando su me stesso, gli episodi di “malagestione” del rapporto con la classe arbitrale sono diminuiti di molto. Tuttavia non nego che ancora qualche volta accada che tra me e l’arbitro lo scambio di opinioni avvenga con toni troppo accesi ed esasperati. Ritengo comunque che il confine del rispetto non venga mai oltrepassato.
Da considerare anche che durante la partita c’è un sottile gioco delle parti fra arbitri, giocatori e allenatori delle due squadre non sempre visibile agli occhi di chi guarda l’incontro. Il tema di questa “partita” è il condizionamento. Un argomento che, secondo il mio punto di vista, dovrebbe essere oggetto di studio della classe arbitrale ma, negli incontri avuti con i loro responsabili, ho notato sempre una forte chiusura sulla questione. 2) Un tuo atleta ti hai mai detto: “ci dici sempre di fare così ma tu sei il primo a non farlo…”? In che cosa senti di essere un esempio di comportamento per i tuoi atleti in quanto sei coerente tra pensieri e agiti? Ritieni che la coerenza comportamentale possa essere sacrificata per favorire altre scelte? Hai qualche esempio? Ad inizio anno e con ogni gruppo sono solito esporre i principi che saranno alla base del mio “fare” in palestra. Li enuncio ai giocatori e chiedo loro dei feedback ogni volta che noteranno delle discrepanze tra ciò che dico e/o
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faccio e i principi dichiarati. Non mi sento un esempio per i miei giocatori. Mi sento responsabile. Sono cioè consapevole che ogni mia azione e ogni mia dichiarazione si riflettono sul nostro lavoro in palestra e che, come sosteneva il mio maestro, quello che chiamiamo “civiltà”, “cultura” o altro, contiene un pò di invenzione e molta imitazione. Pertanto è necessario che ogni mia parola o pensiero, ogni manifestazione dei miei sentimenti sia ragionata e funzionale ai nostri obiettivi. In questo percorso quotidiano è capitato qualche volta che un giocatore mi si sia avvicinato per chiedermi conto di qualcosa che secondo lui non era in linea con i principi esposti. Reputo ciò una cosa del tutto normale e soprattutto un momento importante di crescita. Come dire…ogni feedback è un regalo. 3) Cosa pensi dell’affermazione attribuibile ad Aristotele: bisogna che ognuno metta la propria ambizione al servizio degli altri? Forse Aristotele era anche un allenatore. In una squadra il “tuttodi-noi” è al servizio degli altri. Tra questo anche la legittima ambizione personale. L’ambizione, che è anche parte della motivazione, esprime dei bisogni che in una squadra possono trovare la loro soddisfazione solo
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attraverso il contributo degli altri. 4) Secondo la tua esperienza cosa rispondi a chi afferma che “l’etica è una invenzione dei perdenti” oppure “io non sono un educatore ma un allenatore con un gruppo di giovani che deve fare risultato”. L’etica non è un’invenzione bensì è una scienza: distinguere tra cosa è “bene” e cosa è “male” per cercare di vivere meglio. È una scienza che pratichiamo quotidianamente tutti noi ogni qualvolta che esercitiamo la libertà di scelta di fare o non fare un’azione, nel momento di dire o non dire un qualcosa: pertanto l’etica non credo sia attribuibile né ai vincenti né ai perdenti. Riguardo al tema “allenatoreeducatore”, credo che sia opportuno fare chiarezza. Ritengo infatti che ci sia la necessità di delimitare in modo assolutamente preciso il campo in cui l’attività dell’allenatore si fa anche educatore. Limiti che non possono non riguardare il solo campo sportivo. Nel loro quotidiano allenatore e giocatore contattano certamente alcune tematiche quali: la selezione, il “fare” team, le attenzioni verso gli altri, la resilienza, la lealtà, il “come dare e come ricevere” dall’altro, ecc. In queste circostanze ovviamente l’allenatore, attraverso le sue azioni e
il suo linguaggio, indirizza l’atleta verso comportamenti che possano meglio coniugarsi con questi valori e/o principi al fine di ottenere giocatori e squadre migliori e più capaci di ottenere gli obiettivi per i quali si lavora. Tutto però deve essere limitato al campo sportivo. Dico ciò perché secondo il mio punto di vista troppe volte l’allenatore in virtù di una generica “patente” di educatore invade il privato dei propri giocatori in modo illegittimo. Tali comportamenti sono assolutamente da censurare: in quest’ottica, soprattutto nel settore giovanile, è fondamentale una costante ed autorevole azione di vigilanza da parte dei dirigenti. 5) Etica e agonismo sono concetti che si oppongo, che si possono coniugare insieme o addirittura indivisibili? Il vedere l’agonismo come un comportamento “non-etico” significherebbe considerarlo illecito. L’agonismo invece è l’essenza dello sport. Senza agonismo non c’è sport. Il fatto che in certe situazioni l’uomo gareggiando adotti dei comportamenti “non-etici”, non significa che occorre migliorare lo sport depurandolo dall’agonismo, bensì che è necessario “correggere” l’uomo nel sapere gestire meglio l’esito positivo o negativo di una sfida.
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6) Nella nostra Carta Etica parliamo di leadership centrato sull’atleta, tu che tipo di leader sei? Rispetto alla leadership hai trovato differenze tra allenare il settore giovanile e squadre di grandi atleti professionisti? Non è facile per me dire se sono un leader e soprattutto che tipo di leadership esercito. Vi dico come mi piace allenare. A me piace essere al servizio del giocatore. Sono convinto che i veri e unici protagonisti siano loro e il mio tentativo è di educarli ad esserlo veramente, soprattutto nei momenti che contano. Per ottenere ciò, il mio lavoro si divide in tre aspetti. • Il primo riguarda il capire veramente le loro motivazioni e i relativi bisogni. È un lavoro lungo e non privo di insidie. Bisogna che io mi apra con loro e devo portare i giocatori a fare lo stesso con me… ci vuole tempo e pazienza. • Il secondo è quello di renderli consapevoli dei loro punti di forza, delle carenze che si potrebbero eliminare per fare un salto di qualità e di quelle che invece è necessario sopportare. • Il terzo è quello di insegnargli a… fare a meno di me. Vale a dire ad insegnare loro a leggere il gioco sempre e comunque. Le partite ovviamente le prepariamo, ma quello che fa la differenza è come il giocatore leggerà
quella particolare azione in quel particolare momento della partita. Queste sono state sempre le mie linee guida anche quando ho allenato squadre giovanili. Ovviamente diverse sono le risposte che si ricevono, i tempi di attuazione delle strategie di cui sopra, ma questo credo che sia del tutto normale. 7) Rispetto al settore giovanile l’allenatore ed il suo staff, secondo la tua esperienza, su quali aspetti, ovviamente escludendo quello tecnico, dovrebbero porre l’accento? Di alcuni principi educativi-sportivi ho già accennato sopra. Qui mi limito a questi aspetti: • Far appassionare i ragazzi al nostro sport: un buon settore giovanile non produce solo bravi giocatori ma anche allenatori, dirigenti, arbitri, ecc. • Sviluppare un forte senso di appartenenza societario. Purtroppo a volte accade che ci siano gruppi e staff all’interno di una società che vivono in modo isolato sviluppando anche sentimenti di competizione con altri gruppi. Non mi piace proprio. La società prima di tutto! • Sviluppare una consapevolezza professionale. Quando i ragazzi lasceranno il settore giovanile dovrebbero sapere quali sono le cose
importanti per fare bene la pallavolo. In ogni realtà in cui andranno su alcuni aspetti riceveranno di più, su altri avranno di meno. Il fatto che ne siano consapevoli dà loro modo di sopperire ad eventuali mancanze senza subirne le conseguenze negative. • Infine rendere i ragazzi curiosi e non dipendenti da noi. La parentesi vissuta con noi dovrà rimanere nei loro cuori, ma non dovrà essere di intralcio alle future esperienze con altri staff. 8) Qual è il principio che ti definisce come allenatore e che è quindi denominatore comune di tutta la tua vita professionale/sportiva? Io amo la pallavolo: ora mi consente anche di vivere, ma per me non è un lavoro. Per questo motivo nelle situazioni in cui mi sono accorto che l’entusiasmo veniva meno e l’andare in palestra non era più un privilegio ho lasciato e cambiato ambiente. Spero di avere la forza di rimanere fedele a questo principio sempre! Buona vita a tutti! Grazie mille per la tua disponibilità!
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FANANO - MOLVENO VOLTERRA - RICCIONE SESTRI LEVANTE - SESTOLA MALTA - BARCELLONA
2015
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