Gino Aldi
EDUCAZIONE OLISTICA
Educare con le fiabe Come sviluppare l’intelligenza emotiva dei bambini
Educazione olistica
Se arriva in tempo si chiama educazione, se arriva tardi si chiama terapia.
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Questo libro è stampato su carta ecologica riciclata prodotta con il 100% di carta da macero e senza l’uso di cloro e imbiancanti ottici. Carta certificata Blue Angel ed Ecolabel in quanto creata con un basso consumo di energia.
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EDUCARE CON LE FIABE Come sviluppare l’intelligenza emotiva dei bambini
Gino Aldi
EDIZIONI
Š Copyright 2014 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl I edizione aprile 2014 ISBN 978-88-6773-015-5 Edizioni Enea Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 Milano www.edizionienea.it - edizioni.enea@gmail.com Disegno in copertina Caterina Ricca Stampato e rilegato da Graphicolor, Città di Castello I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, informatica, multimediale, riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresi microfilm e copie fotostatiche, sono riservati per tutti i Paesi.
Indice
Introduzione Istruzioni per l’uso
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Capitolo 1 – Un modello di lettura della fiaba Immaginare
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Capitolo 2 – Cos’è una fiaba Le radici della fiaba Il bambino e la fiaba
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Capitolo 3 – La narrazione della fiaba Strumenti utili per narrare una storia Elementi da valorizzare nell’esposizione di una storia
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Capitolo 4 – Fiaba e razionalità La conversazione guidata
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Capitolo 5 – Fiaba e fantasia Struttura del racconto e possibili variazioni Inventare racconti
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Capitolo 6 – Comprendere le emozioni Le emozioni fondamentali
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Capitolo 7 – Fiaba ed emozioni
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Capitolo 8 – Il lavoro emotivo con la fiaba Il disegno Altre tecniche La drammatizzazione
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Appendice – Come progettare un laboratorio con le fiabe La struttura del percorso Sequenza di presentazione della narrazione Scheda di lavoro su Pollicino
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Bibliografia
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Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. PerchĂŠ i bambini lo sanno giĂ . Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. Gilbert Keith Chesterton
Introduzione
Il libro che vi accingete a leggere riassume un’esperienza di studio e di lavoro con bambini di età prescolare e di scuola primaria, e prende spunto anche da una sperimentazione svolta con adulti sull’uso dei linguaggi fantastici o analogici per comprendere il proprio modo interiore, per comunicare emozioni e per sviluppare la propria creatività. In questo volume ci siamo occupati della favola come linguaggio espressivo utile a far crescere i bambini e potenziarne la capacità di parlare dei propri vissuti interiori. Dal punto di vista strettamente tecnico al suo interno troverete materiale che attinge alla tradizione della fiaba, con i suoi mondi immaginari, le sue molteplici vicende e i personaggi in cui si fondono magia, conflitto, meraviglia e passione. L’uso poco discriminato del termine “favola” o “fiaba” risponde più a una volgarizzazione lessicale, dove la parola “volgarizzazione” non vuole assumere un tono denigratorio quanto il prendere atto che ormai nell’uso comune “favola” e “fiaba” si equivalgono. Essendo il nostro lavoro indirizzato a un pubblico di genitori e di insegnanti ci è sembrato giusto mantenere questa ambiguità, per indicare, con ognuno dei due termini, “qual-
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siasi narrazione fantastica”. È proprio questa definizione che ci piace cogliere e rispettare, perché è proprio l’immaginario, il fantastico, l’elemento chiave che utilizzeremo per ascoltare il mondo interiore dei bambini e per insegnare loro a raccontarsi. Il lettore che affronta questo libro deve predisporsi a riscoprire frammenti della propria infanzia, forse un po’ sopiti ma sempre pronti a essere rianimati attraverso l’attenzione che sarà data al linguaggio dell’immaginazione. Nel rileggere favole antiche ma sempre attuali egli potrà cullare anzitutto se stesso, rivivendo vicende e avventure che sono ancora capaci di emozionare. Il genitore o l’insegnante che vuole utilizzare lo strumento della favola deve anzitutto ricostruire questo collegamento con la propria infanzia. Negli anni ho condotto diversi gruppi di formazione in cui il lavoro con le fiabe è stato di grande utilità per gli educatori. Attraverso la narrazione sono affiorate emozioni intense, vissuti antichi e recenti molto coinvolgenti, consapevolezze nuove, riflessioni sul proprio modo di essere e sul proprio stile relazionale. La fiaba può far crescere anzitutto gli adulti che si avvicinano ad esse. Consiglio vivamente di godere a pieno della letteratura favolistica che possediamo: è fondamentale il lavoro di Italo Calvino che assembla la tradizione italiana del racconto fiabesco, ma anche le classiche raccolte di Perrault e dei fratelli Grimm. Rileggere le fiabe in età adulta è un’esperienza letteraria di grande importanza che può farci scoprire l’intrinseca saggezza di messaggi che durante l’infanzia abbiamo assimilato in maniera più immediata e spontanea. Tutto ciò sarà la base per poter organizzare il nostro lavoro di educatori e di fabulatori. Il resto verrà da sé!
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Il primo importante effetto terapeutico della lettura di fiabe è dato dal fatto che passiamo del tempo con i bambini utilizzando un “loro” canale comunicativo, l’immaginazione, nonché il fatto che trascorriamo del tempo a loro dedicato. Utilizzate quindi la fiaba anzitutto per “stare” con il bambino o con i bambini. Per quanto il metodo e la tecnica siano utili è fondamentale che essi siano solo strumenti per facilitare la relazione e non diventino crucci che imbrigliano in un “dover far bene” a ogni costo. Sarà di grande aiuto l’esperienza accumulata nel tempo, che trasformerà quelli che all’inizio sono metodi e tecniche in un fluire comunicativo spontaneo. Concedetevi quindi un tempo di apprendimento lento e lungo, senza fretta. Un tempo in cui potete osservare voi stessi e il bambino o i bambini che seguite. Sarà un tempo di crescita umana dal quale uscirete più capaci di osservare, sia voi stessi che i vostri piccoli, di capire e di agire. È questo l’augurio con cui vi consegno queste pagine di riflessioni sul prezioso lavoro che si può svolgere con lo strumento fiaba. Istruzioni per l’uso Alcune indicazioni possono essere utili per coloro che devono vincere la paura di cimentarsi nella lettura della fiaba e nel suo utilizzo come strumento di crescita per i bambini. Sono piccoli consigli che possono guidare i principianti e convincerli circa le loro potenzialità di educatori appassionati e capaci. In genere si tende a contrapporre metodo a spontaneità e questo fa sì che alcuni educatori, specie se genitori, non riescano a pensare se
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stessi come possibili “esperti” di didattica o di relazione. Intendiamo qui smentire questo falso mito e convincervi che possedere alcuni criteri guida ci trasforma in educatori efficaci e appassionati. Leggere la fiaba Il capitolo sulla voce vi fornisce indicazioni su come leggere una fiaba. Affinate la vostra competenza alla lettura. Una buona lettura ha lo scopo di creare un’atmosfera magica, uno spazio sospeso entro il quale si svolge l’evento narrativo. Non siate sorpresi di scoprirvi imbarazzati nell’affrontare un testo fiabesco ad alta voce e con il compito di aggiungervi la mimica del viso e del corpo. Le inibizioni accumulate in anni di vita adulta faranno sentire tutto il loro peso, ma il faccino rapito dei vostri figli o dei vostri alunni vi convincerà della bontà di andare oltre. Superati i primi momenti di paura, potrete scoprire quanto il vostro corpo si immerge nel racconto e inizia a viverlo in modo sempre più spontaneo. L’insistenza e l’esercizio faranno di voi lettori attivi e coinvolgenti, degni di portare in scena vicende meravigliose e affascinanti. Man mano che sarete più sciolti scoprirete che la fiaba racconta qualcosa anzitutto a voi, provocando risonanze emotive e piacevoli sensazioni. Questo materiale emotivo sarà la base per creare una piattaforma comunicativa con il bambino, per avvicinarsi al suo mondo leggendolo con gli occhi di un adulto che torna nei territori dell’infanzia. Coinvolgere il bambino nella narrazione Man mano che il bambino familiarizza con la fiaba sarà vostro compito appassionarlo sempre più. I capitoli successivi vi spiegheranno come direzionare il coinvol-
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gimento in una dimensione cognitiva, emotiva, relazionale o corporea. Per ciascuna di esse troverete indicazioni metodologiche per poter perfezionare il modo di coinvolgere il bambino, ma sarà importante costruire un proprio personale stile di relazione, utilizzando i linguaggi che più ci aggradano e più ci rappresentano, non disdegnando di frequentare quelli che magari sono più difficili e meno conosciuti. L’effetto positivo di questo sforzo sarà quello di divertire e rendere partecipe i bambini della vicenda che state loro proponendo. Osservare il bambino Il capitolo sulle emozioni vi spiega l’importanza degli affetti nella vita personale e di relazione. Osservare le reazioni emotive e i comportamenti del bambino rende possibile una sua conoscenza più approfondita. Osserverete quali parti del brano lo hanno affascinato ma anche i punti che lo hanno spaventato, irritato o deluso. Ognuna di queste reazioni è importante e preziosa per sviluppare un progetto di dialogo, di conoscenza e di evoluzione del vostro piccolo ascoltatore. Sarà vostra cura annotare tali reazioni e farne oggetto di riflessione. La griglia fornita nel testo sarà molto utile per orientarvi nella lettura del mondo emozionale del bambino. Potrete osservare se egli risuona in modo particolare a un certo tema (la morte, la fuga, l’inganno ecc.) o a un personaggio (orco, fata, eroe ecc.) o a un’ambientazione o altro ancora. Fate tesoro di questa griglia perché vi permette di scegliere gli elementi che meritano di essere approfonditi. Grazie alle vostre osservazioni e deduzioni potrete individuare i passaggi del racconto fiabesco che vanno ripetuti, riproposti e approfonditi.
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Non fatevi prendere dall’ansia di “scegliere l’elemento giusto”: non state facendo un esercizio di psicologia del profondo né, tanto meno, il “punto giusto” esiste davvero. Se scegliete un punto troppo intenso per il bambino o troppo poco coinvolgente egli ve lo saprà dire attraverso il suo linguaggio del corpo. Basterà cambiare registro. Il vostro lavoro educativo deve essere un dialogo e come in ogni dialogo ci si può capire e non capire, correggersi e andare oltre. Se vi fate prendere dall’ansia di “far bene” avrete paura di scegliere questo o quel passo e vi paralizzerete. Non fatelo! Il bambino vuole stare con voi e con le vostre proposte, non vuole che indoviniate ogni aspetto del suo essere. Una vita intera vi aspetta per continuare a scoprirsi e volersi bene. Proporre parti della fiaba Proporre un approfondimento di qualche parte della fiaba è una scelta educativa. Significa che avete notato qualcosa nel vostro interlocutore, o nei vostri interlocutori, che vale la pena di riproporre e approfondire. Non sottraetevi a questo compito: è il momento in cui esercitate al meglio il vostro compito di educatori. È il momento in cui il bambino viene spinto a esplorare se stesso, a raccontarsi, scoprire nuove virtù o nuovi limiti. Voi siete coloro che maieuticamente fanno emergere i vissuti profondi che lo riguardano. Siete coloro che, attraverso progetti di lavoro insieme, hanno qualcosa da dire sui valori, sulla vita, sul mondo. Nelle vostre proposte educative non c’è solo il bambino ma ci siete anche voi con i vostri vissuti, e questo è un grande regalo per i vostri bambini.
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Verbalizzare, focalizzare, puntualizzare È molto importante che il bambino costruisca, con il vostro aiuto, un significato di tutto ciò che accade durante il lavoro con le fiabe. Lo potrete aiutare facendo domande che stimolano la sua riflessione, descrivendo le emozioni che vedete sorgere in lui, focalizzando comportamenti o azioni che vi hanno colpito e che ritenete significativi. In questo modo il bambino apprende e diventa consapevole della propria esperienza. Senza questo passaggio si rischia di vanificare tutto ciò che abbiamo fatto in precedenza. Sentimenti forti, paure, dolori Il lavoro con le fiabe, stimolando l’immaginario, può attivare reazioni intense e potenti. Il bambino potrà, magari inaspettatamente, reagire con emozioni forti a parti del racconto o a proposte di lavoro. Tali reazioni sono espressione di vissuti profondi, e non è affatto negativo che vengano a galla. È un modo di raccontarsi che testimonia l’intensità dei sentimenti coinvolti. Il vostro compito è quello di rassicurare, consolare e confortare, spiegando al piccolo che può accadere anche di confrontarsi con un sentimento intenso, e che tutto questo fa parte della crescita naturale di ognuno di noi. L’importante è che voi ci crediate davvero. Un bambino che soffre ha bisogno di uno spazio narrativo ed è certamente più traumatico non trovare un luogo per i propri vissuti piuttosto che poterli esprimere, magari in malo modo, a un adulto. Dopo aver ritrovato la calma sarà possibile procedere più cautamente, a piccoli passi, verso quell’argomento o quel frammento di fiaba o quel personaggio che tanto hanno destato sconvolgimen-
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to. Sarebbe sbagliato, infatti, seppellire l’accaduto come se nulla fosse. Solo di fronte a un ulteriore e insormontabile irrigidimento del bambino si deciderà di soprassedere annotando nella nostra mente l’area problematica che è emersa e non mancando di studiare altri modi per poterla affrontare, magari in momenti successivi. Costruzione di racconti, narrazioni creative e altro È importante che il bambino si racconti. Lavorare sulle alterazioni narrative della fiaba, descritte più avanti nel libro, o sulla grammatica della fantasia, così come indicato da Gianni Rodari, è fondamentale per la crescita del bambino, per lo sviluppo di una sua capacità di esprimere i vissuti profondi e per l’identità personale. Troppo poco spazio è dedicato, nei nostri tempi, alla narrazione di sé, al racconto che vede l’esperienza personale in primo piano, valorizzando in tal modo l’interiorità di ciascuno. Giocate spesso utilizzando la fantasia, non disdegnando di accogliere con curiosità le stranezze narrative che il vostro interlocutore vorrà comunicarvi. Disegno, diario, album Raccogliete le produzioni artistiche e narrative del bambino o dei bambini in album, cartelline o diari che avrete avuto cura di costruire personalmente insieme a lui. Per voi sarà molto bello rileggere le evoluzioni che il bambino ha avuto nell’arco della sua crescita e sarà uno splendido materiale per la memoria personale, per i ricordi di un domani, per chiunque vorrà accostarsi al mondo infantile delle persone che avete cresciuto.
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Prendersi cura di sé Il lavoro con le fiabe può far emergere anche parti significative di sé. Il bambino con le sue reazioni ci stimola a parlare con il nostro bambino interno. Un resoconto personale dei vostri vissuti, una riflessione sulle vostre emozioni, un’attenzione alle fantasie e ai sogni che si aprono dentro di voi a seguito del lavoro con la fiaba può diventare un interessante spunto di crescita personale. Dedicare un po’ di tempo a noi stessi è un grande regalo che facciamo ai nostri allievi o ai nostri figli, perché un educatore consapevole possiede una marcia in più per capire e farsi capire. Tempo Tutto ciò che abbiamo detto, la lettura di questo libro, il laboratorio che andremo ad allestire, richiedono tempo. Il tempo, nell’epoca della modernità, non c’è mai per queste cose. Il tempo che viviamo è un tempo di produzione, di inarrestabile lavoro, di efficiente quanto dolorosa lontananza da sé. Per poter svolgere al meglio tutte le indicazioni illustrate in questo libro dovete decidere di dedicare tempo ai vostri figli, ai vostri alunni e a voi stessi: un tempo relazionale, fatto di contatto, dialogo, incontro, scontro. Senza questa premessa vi stancherete presto di raccontare fiabe e non godrete della profonda bellezza del linguaggio dell’immaginazione, un linguaggio che porta alla luce ciò che è sommerso nel nostro essere, in attesa di essere percepito e colto.
1. Un modello di lettura della fiaba
La fiaba è il regno dell’immaginazione. Tuttavia la sua principale ricchezza, il linguaggio della fantasia, oggi non riceve il tributo e l’attenzione che meriterebbe. L’immaginazione viene generalmente pensata in relazione – e opposizione – alla logica, alla ragione, alla razionalità. La logica ci dà realismo e oggettività, la fantasia sfuggenza ed evanescenza: la prima ci conduce a verità universali condivise e incontestabili, la seconda ci allontana dalla realtà e ci porta in un mondo che non esiste. Al realismo e all’oggettività dell’una contrapponiamo, generalmente, l’inconsistenza dell’altra. Così il bambino “troppo” assorto nel proprio universo di fantasie evoca cupi scenari di future patologie psicologiche e desta preoccupazione a casa e a scuola; così, ancora, le pedagogie che desiderano misurarsi con il linguaggio fantastico – detto anche analogico – rinunciano a ogni forma di schematizzazione e organizzazione di questo linguaggio, quasi a dire che ciò che è “spontaneo” e “non reale” non ha diritto a una propria logica interna, a una grammatica che permetta di comprenderne la profondità e di garantirne un utilizzo oculato. Il risultato, per chi ne fa uso, è un impoverimento metodologico, una minore capacità di essere incisivi, di perseguire obiettivi
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precisi e importanti. Ma come lo scrittore che non conosce le regole grammaticali della lingua produrrà una scrittura per forza di cose semplice e improvvisata, allo stesso modo l’educatore che utilizza la fiaba, o qualsiasi altro linguaggio fantastico, senza conoscerne la struttura, non potrà raggiungere i propri obiettivi pedagogici in maniera efficace e produttiva. Proprio per questo cercheremo, nelle pagine che seguono, di suggerire una possibile grammatica dell’immaginario e di guidare il lettore verso un uso scientifico e intelligente della fiaba, che la trasformi da strumento di intrattenimento a strumento di crescita umana e di maturazione personale. Concentreremo la nostra attenzione sulla relazione stretta che esiste tra immaginario ed emozioni, nella convinzione che la crescita emotiva dei bambini non è un corollario ma un elemento essenziale dello sviluppo evolutivo. Nonostante questa affermazione trovi il consenso di tutti i pedagogisti, abbiamo sotto gli occhi, quasi ovunque, l’evidenza di una programmazione didattica che non si occupa affatto della crescita emotiva dei bambini, lasciando uno spazio nullo o minimale a progetti e azioni educative finalizzate al suo sviluppo. Ecco la ragione per cui desideriamo promuovere la fiaba come uno strumento importante per fortificare, direzionare, far crescere il linguaggio emotivo dei bambini. Abbiamo sperimentato quanto sia possibile, attraverso essa, raggiungere il mondo profondo dei bambini, permettendo loro di elaborare i propri vissuti, di raccontarsi e di crescere attraverso l’esperienza narrativa. È indubbio che la fiaba può svolgere numerose altre funzioni, ma in questo lavoro il lettore troverà indicazioni per utilizzarla principalmente nell’ambito dell’intelligenza emotiva. A fronte di una grande mole di
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lavoro e di ricerca circa lo sviluppo cognitivo e i processi di apprendimento, infatti, si riscontra una quantità scarna di materiale per lavorare sulla vita emotiva dei bambini: segno evidente che questo aspetto essenziale dell’esistenza è ancora ampiamente sottovalutato in ambito educativo. Per noi che lavoriamo allo sviluppo integrato della persona* questa dimensione costituisce un aspetto essenziale della maturazione personale, e per questa ragione abbiamo lavorato a lungo per individuare strumenti che ne favorissero lo sviluppo; la fiaba è certamente uno di questi. Le indicazioni fornite in questo lavoro sono adatte ai bambini dai tre ai dieci anni, e possono costituire spunti di lavoro interessanti e stimolanti a casa e a scuola, per percorsi da proporre sia in qualità di maestri (della scuola dell’infanzia e della primaria) sia in veste di genitori. Esiste anche un modo di utilizzare le fiabe per lavorare con gli adolescenti e gli adulti, ma tutto ciò esula dalle riflessioni di queste pagine. La principale differenza di approccio tra bambini in età prescolare e bambini di scuola primaria consiste nella presentazione della fiaba: mentre nei bambini piccoli occorre prendersi cura dei processi di comprensione presentando più volte il progetto narrativo e semplifican* Lo sviluppo integrato della persona è un progetto pedagogico che stiamo sperimentando da diversi anni presso le nostre scuole dell’infanzia. Esso riconosce la necessità di lavorare sulla pluralità delle intelligenze umane riconoscendo pari dignità alla cognizione, all’emotività, alla corproreità, alla creatività della fantasia e alla socialità. L’uomo è sintesi di questa pluralità di linguaggi e l’assenza di uno di essi pregiudica la qualità di vita della persona. Il lettore interessato ad approfondire il modello integrato della persona potrà consultare la bibliografia raccolta alla fine di questo volume.
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dolo al massimo, con i bambini più grandi sarà possibile un’elaborazione più rapida, ma non meno attenta, del materiale proposto. Per il resto il modo di procedere è del ttutto identico, pur nella consapevolezza che i bambini più grandi elaborareranno più elementi da soli mentre i piccini avranno necessità del lavoro di sintesi dell’educatore. Immaginare L’immaginazione è la facoltà che permette a ognuno di noi di pensare ed elaborare idee attraverso le immagini, e a quelle immagini attribuire un valore simbolico. Si può trattare di immagini statiche o dinamiche, a colori o in bianco e nero, ma non mancherà mai il codice visivo. Nel linguaggio fantastico l’immagine diventa il punto di incontro di significati diversi, e per questo si fa simbolo. A questo linguaggio ricorrono tutte le forme dell’arte, dalla poesia al cinema, ma anche l’universo del mito e della religione, che da sempre hanno cercato di spiegare il mondo e il significato dell’esistenza umana attraverso il simbolo. La fantasia spiega e ordina il reale proprio come la razionalità: semplicemente, lo fa a modo suo. Se la logica cerca le regole, i collegamenti, le leggi su cui tutti, sempre e comunque, possano trovarsi in accordo (la scienza), l’immaginazione sviluppa connessioni che sono legate al mondo interno di chi la utilizza, dunque potrebbero essere vere e reali solo per lui. Ecco la prima grande ricchezza dell’immaginario: il poter cavalcare la linea di confine tra la realtà “di tutti e per tutti” e i significati intimi e soggettivi che tale realtà
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assume nella mente del singolo individuo o nella cultura di una comunità o di un popolo; da qui la prima grande opportunità: la possibilità di parlare alle emozioni di chi ci sta di fronte, di risuonare e vibrare in sintonia con la sua vita affettiva, di comprendere i messaggi che affiorano dal profondo del suo essere; la lingua della fantasia ci può condurre nel cuore dei vissuti emotivi di un individuo, di una comunità, di una nazione. L’immaginario infatti produce una rete di significati tanto densa da generare una vera e propria cultura, che a sua volta diventa una fonte significativa di opportunità comunicative. Chi opera nel campo della comunicazione interpersonale (psicologi, terapeuti a vario titolo, insegnanti e via dicendo) sa bene quanto sia incisivo il messaggio veicolato attraverso l’uso di metafore, quanto questo giunga direttamente al cuore della persona e sia capace di evocare emozioni profonde. Ma tutto ciò può avvenire solo, e solo se, i codici cui si attinge per costruire significati sono condivisi. Un proverbio africano, citato in una conversazione tra africani, può essere un messaggio forte e significativo, ma non avrebbe nessun particolare effetto se raccontato a un occidentale. L’immaginario, in questo senso, è apertura verso il reale, è capacità di osservarlo secondo nuove e diverse angolature. È creatività. Se la scienza e la tecnica ci consentono di dominare e controllare la realtà, l’immaginario ci offre l’opportunità di penetrare il senso che anima i nostri vissuti e le nostre interazioni con il mondo. Ecco perché la poesia, l’arte, tutte le forme del linguaggio poetico sono destinate a non morire mai. Il fuoco può evocare, per fare un esempio, l’immagine di un incendio, la cottura di un pollo allo spiedo, il
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calore di una stanza da contrapporre al freddo del viale che stiamo percorrendo sotto la pioggia invernale. In tutti questi casi l’elemento fuoco resta formalmente al centro della scena e i nessi associativi che si creano non si allontanano di molto dal significato centrale e primario dell’immagine. Se però pensiamo ad altri generi di collegamenti, come la relazione tra fuoco e passione, tra fuoco e amore, tra fuoco e rabbia, scopriamo che l’immagine fuoco ha preso strade diverse, che le associazioni sono lontane dall’elemento originario pur conservandone alcune caratteristiche di fondo. Come si sono formate queste associazioni? Attraverso esperienze emotive ed esperienze corporee: il bruciore di una scottatura può essere un ottimo esempio di come si possa arrivare a pensare al bruciore insopportabile di un tradimento o di una delusione amorosa. Ecco perché l’emozione intensa che il desiderio è capace di suscitare dentro il nostro corpo trova sicuramente una più facile traduzione nel concetto di ardore, di focosità, piuttosto che nell’immagine di un freddo paesaggio innevato. Il fuoco è vitale, scoppiettante, difficilmente controllabile e per questa ragione evoca in maniera egregia quelle situazioni in cui i nostri freni inibitori sono messi a dura prova. Riassumendo, per la comprensione di un’immagine dobbiamo seguire due strade: la prima riguarda il mondo interno della persona, il fatto cioè che lei, attraverso l’immaginazione, ci racconta qualcosa della sua esperienza emotiva, corporea, interpersonale; la seconda è data dal contesto culturale cui ciascuno di noi attinge per produrre significati attraverso immagini. Ma c’è una terza strada, che raccoglie e fonde le prime due e che può essere di fondamentale aiuto per chi lavora
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con la fiaba a scuola e in famiglia. Ogni volta che i nostri bambini – ma questa è legge valida per chiunque – condividono con noi il loro universo fantastico, raccontandoci un sogno o donandoci un disegno, ad esempio, dobbiamo ricordare che ci sono infiniti itinerari interpretativi da esplorare, e possiamo scegliere quello più adatto solo se conosciamo a fondo i nostri piccoli interlocutori. È forse questa la verità più importante, e tutto sommato la più banale, delle pagine che seguono: dobbiamo conoscere a fondo il mondo interno dei bambini con cui decidiamo di parlare la lingua dell’immaginazione. Dobbiamo saper scegliere, tra le innumerevoli possibilità, le più vicine alla loro consapevolezza, le più vicine alla loro crescita. Si tratta di un punto fondamentale del modello che proponiamo: l’immaginario è una possibilità di dialogo e di trasformazione della persona a patto che si sappia cogliere quali vissuti esso è capace di evocare. Solo attraverso la costruzione di nessi, collegamenti tra le immagini, i pensieri, le emozioni e le sensazioni corporee che quanto proposto è capace di attivare, è possibile avviare un progetto di crescita della persona. Occorrerà quindi far seguire alla narrazione delle proprie fantasie, o al lavoro di ascolto, un percorso di elaborazione che costituisce il vero fulcro del lavoro educativo. Senza questo passaggio la fiaba, il sogno o qualsiasi forma di linguaggio iconico restano un puro e semplice racconto, capace di evocare emozioni, ma non necessariamente di educare. Dobbiamo sapere che una qualsiasi immagine può essere spaventosa per alcuni bambini e seducente per altri, senza dimenticare mai che proprio l’offerta di immagini diventa a sua volta una possibilità di penetrare il mondo interno dei bambini; le loro reazioni saranno infatti una
EDUCAZIONE OLISTICA
Questa collana vuole raccogliere le esperienze più significative nel campo dell’educazione per essere di aiuto a genitori, insegnanti, educatori e terapeuti. L’approccio olistico garantisce non solo un’attenzione alla globalità della persona nei suoi tre piani antropologici (fisico, psichico e spirituale), ma anche all’ambiente in cui essa si trova a vivere. L’ambiente è inteso sia come luogo di relazioni e affetti, quindi ambiente sociale, sia come luogo fisico in cui spazi, forme, colori e materiali sono parte integrante dell’educazione.
La fiaba è il regno dell’immaginazione. Eppure la sua principale ricchezza, il linguaggio della fantasia, oggi non riceve l’attenzione che meriterebbe. Il volume di Gino Aldi ci accompagna nella scoperta della fiaba come linguaggio espressivo ideale per far crescere i nostri bambini e aiutarli a raccontarci il loro mondo interiore. In queste pagine genitori e insegnanti potranno imparare come educare alle emozioni utilizzando il canale comunicativo dei bambini: l’immaginazione.
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Gino Aldi, Medico-Chirurgo, si laurea presso l’Università degli studi di Napoli Federico II nel 1990. Si specializza in psicoterapia presso la SIPI (Società Italiana di Psicoterapia Integrata). Dal 1991 svolge l’attività di psicoterapeuta dell’individuo, della coppia e della famiglia. Ha fondato Zetesis, una cooperativa sociale che promuove la ricerca e interventi in ambito educativo e di prevenzione del disagio psicologico. Da dieci anni svolge attività di formazione per insegnanti e genitori. Ha scritto Riscoprire l’autorità e I fondamenti della relazione (Edizioni Enea). EDIZIONI
9 788867 730155
€ 12,50
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