Psicoaromaterapia sciamanica

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Luca Fortuna

Psicoaromaterapia sciamanica


In questo libro l’autore conduce sulla via sciamanica del profumo, descrivendo la relazione tra essenza e anima, tra aromaterapia e sciamanesimo, con l’intento di mostrare al lettore la via della consapevolezza e della guarigione. È possibile ascoltare il silenzio, affrontare le paure più profonde e trasformarle in energia creatrice. Le essenze sciamaniche qui descritte saranno nobili guide per sondare i territori dove si esprime la persona: il potere personale, il processo di guarigione, la creatività, il successo, la relazione con l’altro e con l’ambiente, le varie fasi della vita fino all’ultimo misterioso viaggio terreno. Il ricercatore audace sarà affascinato dalla sintesi di semplicità e complessità che racchiude in sé questo percorso con il profumo. Se si lascerà permeare, potrà sperimentare ricette suggestive sapientemente orchestrate, corredate di tecniche e strumenti per perlustrare creativamente e responsabilmente il mondo del proprio inconscio.

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Luca Fortuna

Psicoaromaterapia sciamanica


© 2020 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl © 2016 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl Prima edizione: novembre 2012 Seconda edizione: maggio 2020 Prima edizione: maggio 2016 ISBN 978-88-95572-87-1 978-88-6773-041-4 Art Direction: Camille Barrios / ushadesign Stampa: Graphicolor (Città di Castello) Edizioni Enea Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 Milano info@edizionienea.it - www.edizionienea.it Tutti ii diritti riprodotta in in alcuna dirittiriservati. riservati.Nessuna Nessunaparte partedidiquest’opera quest’operapuò puòessere essere riprodotta forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di brevi citazioni alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di brevi destinate alle recensioni. citazioni destinate alle recensioni.

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Tulipani rossi, curvi a se stessi che Il giallo espandevano all’illimite filo verde E il nero agli intervalli l’uno, l’altro, quelli. Rossi rivolti verso sinistra. Di turbine, di colore, di margine, di centro solo spostato. E stelo chiude cancelli che dardeggiano le loro cime Con ardente acqua di sete futura E di semplici strade suggerite dal ghiaccio. Ma giallo: dardo; effimera onestà Uno sguardo, uno, che cerca ciò che non trova e Prende. Ora nero: vita; invasione e furto Destino non creato senza tempo – non esiste! Di sfumatura una partita in movimento. Giallo e nero e stelo e rosso, come a fiori irrequieto Simpatia – inquieto – e perdizione. E dall’alto un gioco di dadi rossi e infiniti; o mai più! Nicola Guerini



Indice

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Prefazione Introduzione

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1. Lo sciamano e lo sciamanesimo 2. Aromaterapia e sciamanesimo 3. L’aromaterapia 4. La psicoaromaterapia sciamanica 5. L’integrità dell’anima 6. La guarigione 7. La relazione con il clima 8. La relazione con il tempo 9. La creatività 10. Maschile e femminile 11. I riti di passaggio

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Bibliografia

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Prefazione

C’è una potenza insolita e straordinaria nelle essenze: evocano sensazioni, emozioni, memorie, immagini remote… rintracciano il rifugio dell’anima. Ognuna, con la sua specificità, incarna note inebrianti: materia e spirito si intrecciano in una sinfonia musicale unica e magica che penetra negli orizzonti più inesplorati della nostra interiorità, ove la mente non può mentire. La psicoaromaterapia sciamanica utilizza gli oli essenziali per accedere all’inconscio portando il ricercatore verso una realtà non ordinaria, luogo di incontro del vero sé. Si tratta di un vero e proprio rituale sciamanico che consente, con il coraggio e la determinazione, di aprire le porte dell’anima. In questo libro l’autore conduce con sapienza e seduzione sulla via sciamanica del profumo, descrivendo magistralmente la relazione tra essenza e anima, tra aromaterapia e sciamanesimo, con l’intento di mostrare al lettore la via della consapevolezza e della guarigione. È possibile ascoltare il silenzio, affrontare le paure più profonde e trasformarle in energia creatrice. Le essenze sciamaniche qui descritte saranno nobili guide per sondare i territori dove si esprime la persona: il potere personale, il processo di guarigione, la creatività, il successo, la relazione con l’altro e con l’ambiente, le varie fasi della vita fino all’ultimo misterioso viaggio terreno. Il ricercatore audace sarà affascinato dalla sintesi di semplicità e complessità che racchiude in sé questo percorso con il profumo. Se si lascerà permeare, potrà sperimentare ricette suggestive sapientemente orchestrate, corredate di tecniche e strumenti per perlustrare creativamente e responsabilmente il mondo del proprio inconscio. Gli aromi, considerati fin dall’antichità strumenti per comunicare con il Divino, hanno in sé l’abilità di contattare energie profonde e trasformarle in potere personale: come lo sciamano, accompagnano il viaggiatore nella sua immensità, per onorare e integrare frammenti di sé rifiutati affinché sia possibile l’allineamento al proprio progetto di vita. In ciò si manifesta il dispiegarsi del proprio Giardino Sacro. La scelta di un profumo è uno strumento di diagnosi e di conoscenza. Sotto la guida dell’aromaterapeuta esperto la persona può compiere il viaggio nell’inconscio, guidata dalla miscela olfattiva che, con la sua particolare chiave di lettura, riesce a

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recuperare informazioni sulla causa del suo disagio e sulla sua possibile soluzione. Ogni miscela aromatica è stata composta con la massima cura e risponde a una domanda precisa e chiara: necessario è che l’essenza sia pura e integra e che il ricercatore abbia un’intenzione personale positiva con la consapevolezza dell’imprevedibilità del viaggio… Sandra Perini

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Introduzione

Aromaterapia e sciamanesimo sono indissolubilmente legati da un filo che si dipana lungo la storia dell’umanità, fino a giungere ai tempi più lontani, quando l’umanità muoveva i suoi primi passi: un tempo – millenni prima delle civiltà che siamo soliti studiare – che conosciamo solo in modo superficiale e frammentario, del quale non esistono fonti documentali. Molte delle certezze riguardo all’Antico Egitto, alla Grecia, alla Cina, alla Mesopotamia e alle altre aree in cui si trovano le vestigia dei tempi antichi stanno crollando sotto la spinta di nuovi e rivoluzionari ritrovamenti, che stanno riscrivendo la storia per come la conosciamo. Ad esempio, l’invenzione dell’arte della distillazione – un sistema classico di produzione anche degli oli essenziali – è stata per lungo tempo attribuita agli Arabi del VII secolo d.C., mentre è adesso ben noto che la sua comparsa deve essere spostata indietro di centinaia, se non migliaia di anni. Scavi archeologici in Pakistan hanno permesso di scoprire che la tecnica della distillazione dell’alcol era già nota alle popolazioni mesopotamiche del 500 a.C. Scoperte archeologiche a Cipro raccontano la storia di Pyrgos, presso Limassol, spostando ancora indietro nel tempo la pratica della distillazione. L’indagine del sito è iniziata nel 1995 e nel 1998, dopo le ricognizioni e i sondaggi preliminari sull’area prescelta è iniziato lo scavo sistematico. Dai lavori sta venendo alla luce un vasto insieme architettonico di ampiezza pari a 4000 metri quadri, un vero e proprio “polo industriale” risalente alla metà del III millennio a.C., distrutto nel 1850 a.C. da un terremoto che sorprese gli abitanti della città. Quando la fabbrica dei profumi venne scoperta, la disposizione dei vasi e delle suppellettili mostrava che al momento del terremoto si stavano producendo diverse essenze profumate. Nel cortile sono stati trovati preziosi askoi (antico vaso greco in ceramica dalla forma piatta, con un collo a una o a entrambe le estremità che fungono anche da manici, usato per versare piccole quantità di liquidi) e decine di vasi, bacili, tazze, portaprofumi e attingitoi accanto a una giara e ad altri tre grandi contenitori anforoidi che fanno ipotizzare la presenza di una sorta di luogo di scambio assimilabile a una vera e propria profumeria. Alcuni oggetti sono particolarmente interessanti e curiosi. Una menzione particolare spetta all’apparato distillatorio composto da quattro grandi vasi in terra-

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cotta, che costituisce il primo esempio di alambicco della storia di cui sia stata provata la funzionalità attraverso una replica. L’insieme, di enorme importanza storica, retrocede di oltre 2600 anni la conoscenza delle pratiche distillatorie. Tra gli oggetti di impiego ci sono degli imbuti in terracotta, i più antichi finora mai rinvenuti, pressoché identici a quelli usati oggi. Sono stati ritrovati anche vasi di particolare bellezza come l’anfora con due idoli al posto delle anse, la brocca cosiddetta dei serpenti, un pregevole supporto a ferro di cavallo che era forse adoperato per sostenere sul fuoco vasi nei quali si produceva un profumo speciale, un rarissimo mortaio composto da più di diciotto coppelle multiple e una tavoletta di pietra per cosmetici. La continuità storica della produzione dei profumi nel distretto di Limassol è documentata, inoltre, da una serie di bottigliette portaprofumi appartenenti a epoche successive al terremoto, e che giungono fino al periodo bizantino. Tra questi oggetti di vetro si distingue per la sua bellezza una bottiglietta a stampo, con un grappolo d’uva e rose in rilievo, dalle affascinanti iridescenze. Inoltre, vi sono pregevoli incensieri rinvenuti nel tempio di Afrodite di Amathunte e due statuette di oranti che recano un fiore tra le mani. Sono stati anche rinvenuti alcuni oggetti, utilizzati ancora oggi a Cipro per la produzione di essenze per uso domestico o liturgico: alambicchi per l’estrazione dei profumi di limone, arancio amaro e rosa. Nelle bottiglie portaprofumi sono state rinvenute le fragranze di quattro profumi preistorici, ricreate dal Centro di Archeologia Sperimentale Antiquitates di Blera. Nel caso dei profumi di Afrodite, il Centro Antiquitates ha riprodotto i materiali ceramici e le macine in pietra nelle forme e nelle dimensioni di quelli ritrovati nella fabbrica. Un’attenta analisi per la realizzazione pratica dei profumi è stata rivolta alle piante utilizzate per ottenere le essenze necessarie per tale produzione. Oltre all’olio d’oliva, le analisi di laboratorio del contenuto delle fosse, delle brocche e dei portaprofumi hanno evidenziato la presenza di essenze come il coriandolo, il bergamotto, la trementina, le mandorle amare, l’alloro, il mirto e il prezzemolo. Un’altra straordinaria scoperta, che rifonda completamente le conoscenze finora accertate nell’ambito della metallurgia in area mediterranea, ha messo in risalto come la lavorazione metallurgica del bronzo venisse effettuata utilizzando l’olio di oliva come combustibile. L’olio, al pari di quel che avveniva in passato con il carbone e oggi con il petrolio, era il carburante che alimentava le industrie del tempo. Un’ulteriore, importante scoperta archeologica, avvenuta questa volta in Gran Bretagna durante alcuni scavi effettuati nell’East Kent, una zona sud orientale dell’Inghilterra, sposta indietro anche la data di invenzione della birra. Ai piedi di uno scheletro risalente all’Età del Bronzo, è stato rinvenuto un recipiente che gli esperti ritengono possa trattarsi di un boccale da birra. Alcuni test, effettuati in passato su simili recipienti riferibili allo stesso periodo, hanno infatti dimostrato che già a quei tempi veniva prodotta una bevanda simile alla birra ricavata dal

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INTRODUZIONE

grano. Secondo molti studiosi i primi produttori di birra furono i Sumeri che nel 3000 a.C. produssero la prima birra in Mesopotamia, ma la scoperta di tracce di birra in epoche anteriori e in posti diversi mette in discussione questa ricostruzione storica. Il complesso archeologico di Sechín Bajo, in Perù, obbliga storici e archeologi a riscrivere la storia antica dell’America del Sud. Le prove al carbonio attribuiscono alla struttura 5500 anni di storia, designandola come la più antica di tutto il continente americano. Gli scavi, iniziati nel 1992, hanno rivelato una piazza circolare con un diametro tra dieci e dodici metri, costruita con pietre portate dalle colline vicine e mattoni di terracotta, a dimostrazione dell’alta conoscenza architettonica e costruttiva di queste antiche civiltà. La piazza circolare sembra appartenere alla prima di tre fasi costruttive identificate nel complesso archeologico. Alla seconda fase, risalente al 3000 a.C., appartiene un edificio piramidale con quattro cortili interni allineati in modo decrescente, mentre la terza fase, databile tra il 2100 e il 1600 a.C., mostra uno spazio aperto posto al di sopra della piazza circolare, con nove sale allineate che pare avessero una funzione rituale. Gli archeologi hanno trovato anche un fregio di grande importanza, un altorilievo rappresentante la figura di un tagliatore di teste, figura mitica e importante per la storia dell’antico Perù. L’immagine riunisce gli elementi basici del pensiero religioso andino, il felino e il serpente: si tratta infatti di una figura con denti da felino con un coltello cerimoniale nella mano destra e un serpente nella sinistra. Il ritrovamento di tali numerosi reperti e gli incredibili tesori e segreti delle lontane civiltà, che permettono di ricostruire le nostre antichissime origini, sorprendono ancora gli archeologi – sempre più intenzionati ad andare avanti con nuovi scavi – e riscrivono parte della storia fino a oggi conosciuta, facendo crollare molte delle certezze fin qui propagandate. Il mondo non è come sembra…

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1 Lo sciamano e lo sciamanesimo

Lo sciamano è colui che, nell’ambito di una comunità, grazie alle sue virtù taumaturghe e alla capacità di mettersi in contatto con gli Spiriti, esercita un’attività pratico-religiosa. Tale attività è svolta in genere da individui di sesso maschile ed è trasmessa da padre in figlio, ma non mancano sciamani di sesso femminile, per esempio presso gli eschimesi; in questo caso l’attività viene trasmessa da madre in figlia. Il termine “sciamano” deriva dal tunguso (lingua parlata da alcune popolazioni dell’Asia nordorientale) saman, che vuol dire “colui che sa”. È una figura straordinariamente diffusa in molte zone del mondo: dalla Siberia alla Lapponia, dall’Australia all’America del Nord e del Sud, dal Tibet al Giappone. La tradizione sciamanica ha radici molto antiche. Alcune tracce, rinvenibili in pitture rupestri che rappresentano figure umane riconoscibili come sciamani grazie alla presenza di un bastone con la testa di serpente, risalgono ad almeno 50.000 anni fa. Ma, al di là di questi reperti, lo sciamanesimo è una tradizione che, negli anni, è rimasta non scritta ed è stata tramandata oralmente di generazione in generazione. Lo sciamanesimo non è un sistema di credenze – in quanto non propone alcuna dottrina e non si fonda sulla fede – ma è una via che consente di integrare le parti perdute della forza vitale dell’uomo mettendola in relazione con lo spirito di ogni altro essere o cosa, al fine di recuperare il potere naturale. In breve, è un metodo e non una religione. Ciononostante, è generalmente presente nelle culture animiste, e in molte altre coesiste con le religioni istituzionalizzate: in Siberia con il Buddismo e il Lamaismo, in Giappone con il Buddismo e lo Shintoismo. È importante sottolineare, inoltre, che lo sciamanesimo si caratterizza per un approccio olistico alla guarigione, inoltre, l’attività dello sciamano viene svolta in collaborazione con persone della comunità in possesso di altre tecniche di guarigione. Per la cultura sciamanica, la natura è piena di spiriti e tutti gli aspetti del cosmo sono concepiti come mutualmente connessi, dal momento che l’universo consiste in una vera e propria rete di energie, forme e vibrazioni di cui lo stesso uomo è parte. Lo sciamanesimo mette in connessione l’individuo con la natura e con altri livelli di esistenza, non per manipolare, controllare o sfruttare, ma per promuovere una cooperazione e un sostegno attivo, evoluto, di tutte le forme di vita, in un atteggiamento reciproco di autosviluppo e crescita.

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Lo sciamanesimo ha poco a che fare con il “sovrannaturale”, in quanto è essenzialmente un’attività naturale: riconosce ogni cosa come un sistema energetico a sé, all’interno di un sistema energetico più grande, dove ogni cosa è strettamente interconnessa. In questo modo, tutto merita lo stesso tipo di rispetto, in quanto ogni elemento ha un suo ruolo nel grande schema cosmico delle cose. La natura e le sue energie sono una sola cosa con le energie che danno vita all’uomo. Le forze, le energie e il sapere dell’uomo sono in continua evoluzione e reciproco scambio con tutto ciò che lo circonda. Inoltre, lo sciamano, per quanto figura di intermediazione tra i vari stati dell’essere, non va confuso con il medium: quest’ultimo ha un atteggiamento passivo nei confronti degli spiriti che lo “posseggono”, mentre lo sciamano ha un atteggiamento attivo e responsabilmente cosciente della propria condizione alterata. La pratica centrale dello sciamanesimo è il viaggio nella realtà non ordinaria rappresentata da tre mondi: • il mondo inferiore, di solito raffigurato come un giardino verdeggiante in cui è possibile incontrare alleati negli spiriti degli animali o delle piante, e trovare una guida o un aiuto pratico per la tribù; • il mondo superiore, dove è possibile incontrare gli spiriti guida e i saggi anziani che spesso appaiono in forma umana; • il mondo intermedio, parallelo al mondo terreno. Gli sciamani sono in grado di estendere i confini della loro consapevolezza trasferendo la propria coscienza in questi mondi attraverso tecniche di viaggio spirituale. Hanno il potere di svolgere certe mansioni viaggiando spiritualmente in un mondo di realtà subconscia “inferiore”, e di acquisire ispirazione e conoscenza viaggiando con l’anima in un mondo di realtà “superiore”. Questi vari mondi coesistono con il mondo fisico ordinario e lo compenetrano, pur rimanendo nascosti agli occhi fisici e alle percezioni sensoriali abituali. Nel viaggio spirituale, gli sciamani sono a stretto contatto con entità, divinità, animali totem o animali guida che li aiutano a ritornare nella “realtà ordinaria” ricchi di nuovo sapere, per loro o da divulgare al mondo, ma anche di risposte alle più semplici domande. I tre mondi Come abbiamo visto l’universo sciamanico ha tre livelli o mondi, all’interno dei quali si muove lo sciamano e che costituiscono la cosmologia della realtà nonordinaria. Affrontiamoli ora in modo più dettagliato. Il primo livello, quello del mondo inferiore o mondo di sotto, non ha nulla a che vedere con il sottosuolo o i mondi sotterranei. Si tratta di uno spazio primordiale simbolico che esiste appena al di sotto della superficie della realtà ordinaria ed è abitato prevalentemente dagli spiriti animali. È il regno dove è possibile incontra-

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re l’animale guida e, in generale, gli animali di potere e chiedere informazioni su questioni pratiche, acquisire competenze, ottenere aiuto per risolvere problemi o conoscere oggetti simbolici di potere. Anche il secondo livello, quello del mondo superiore o mondo di sopra, è un mondo simbolico, prevalentemente abitato da spiriti che si manifestano sotto forma umana. Si tratta di anime liberate, non più legate al mondo terreno. Possono essere antenati, grandi uomini del passato, filosofi, medici, figure mitologiche o religiose, angeli, santi e altro ancora. In questo mondo si va per acquisire competenze spirituali. Il terzo livello, rappresentato dal mondo intermedio o mondo di mezzo, è quello in cui vive l’uomo. Un viaggio nella realtà non-ordinaria di questo mondo può essere utile per riportare alla memoria eventi importanti dello sviluppo personale, per istituire un rapporto con gli spiriti della natura o per compiere pellegrinaggi nei luoghi sacri in cerca di ispirazione. Nei tempi antichi gli sciamani compivano il viaggio nel mondo intermedio anche per sincerarsi della salute di parenti lontani o per localizzare branchi di animali migratori. Generalmente, però, gli sciamani preferiscono non rivolgersi agli spiriti di questo mondo in quanto confusi e privi di potere. Questi tre livelli sono collegati tra loro da un asse verticale da alcuni chiamato “l’albero del mondo” o “asse del mondo”. Questo asse, inferiormente e superiormente, si collega al mondo inferiore o a quello superiore, e permette allo sciamano di passare da un livello di esistenza all’altro. Nello sciamanesimo andino i tre mondi sono: Uku Pacha, il mondo di sotto, l’oscuro, il non visto, l’inconscio, le viscere della terra; Kai Pacha, questo mondo, le relazioni sociali la comunità, il conscio; Hanaq Pacha, il mondo di sopra, lo spirito, l’energia pura, la supercoscienza. Nella cosmologia nordica i tre mondi sono: Asgard, la montagna sacra; Midgard, la terra di mezzo; Hel, la terra di sotto; vi è poi l’albero sacro Yggdrasil, che collega i tre mondi, le cui radici si estendono nello Hel e i cui rami salgono ad Asgard e al cielo. Nella cosmologia degli evenki (Siberia) i tre mondi sono: Uga Buga, mondo superiore; Duluga Buga, questo mondo; Kheru Ergu Buga, mondo di sotto; vi è poi il fiume sacro Clan fiume sacro, che collega i tre mondi. Mondo inferiore, mondo superiore e, in alcuni casi, mondo intermedio, si prestano a una lettura psicologica, in termini di inconscio, pre-conscio e conscio. Si possono costruire percorsi di grande suggestione particolarmente adatti a promuovere la ricerca delle proprie risorse interiori e l’individuazione di nuove soluzioni creative per i propri problemi. Il profumo è una risorsa preziosa per esplorare questi tre mondi, prende per mano e accompagna in questo incredibile viaggio.

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Sciamani oggi La cultura sciamanica, nata e sviluppatasi in contesti tribali, può portare alla società globale del terzo millennio una nuova e più ampia forma di coscienza, in grado di condurre l’uomo al recupero della propria integrità, un’integrità che non può esistere nella separazione. Quando un essere è separato dalle forze della natura perde anche il naturale contatto con la fonte dell’energia e, non riuscendo più ad alimentarsi dal cosmo, diventa dipendente nutrendosi dell’energia altrui con manovre di manipolazione. In tale stato, trionfano le sensazioni di depressione, impotenza e spasmodico bisogno. Le conoscenze tramandate dagli sciamani insegnano all’uomo a connettersi con l’energia che fluisce nel cosmo, a portarla a sé e a trasformarla in amore e potere personale. La rinascita dello sciamanesimo, che si esprime in variegate forme, mostra sempre più un’unica matrice comune: ristabilire una relazione di pace e armonia tra gli esseri umani e l’intero creato. Ma si tenga conto del fatto che lo sciamanesimo non è da considerarsi come una bacchetta magica in grado di donare gioia e serenità o un modo per evitare di guardarsi dentro e affrontare la realtà di tutti i giorni. L’esperienza sciamanica è la caccia all’anima, l’integrazione delle parti rifiutate; un percorso che induce l’uomo a dubitare di tutto, compreso se stesso, imponendogli di trasformare il proprio Ego. È un insegnamento che spinge a prendersi la responsabilità del proprio essere e ad affrontare la paura del vuoto. Se davvero si vuole cambiare qualcosa, bisogna cominciare a cambiare l’uomo stesso e l’ingegnosa macchina suicida che nel tempo ha costruito. Ma non si tratta di insorgere o combattere contro l’ordine costituito, quanto di sottrarsi a poco a poco alla sua presa e imparare di nuovo a pensare e agire da esseri indipendenti. Scrive Carlos Castaneda: “Solo come guerriero si può sopravvivere sulla via della conoscenza. Perché l’arte di un guerriero consiste nel bilanciare il terrore di essere un uomo con la meraviglia di essere un uomo”. La via del guerriero dà all’uomo i mezzi necessari per rompere le catene e risvegliarsi dalla trance quotidiana; lo aiuta a liberarsi dalla servitù e gli fa provare la differenza tra una vita in libertà e un vegetare senza scopo in una società malata e alla deriva. Diventare sciamani Ogni persona, a prescindere dal proprio percorso, può essere uno sciamano e, a differenza della maggior parte dei culti, non bisogna essere iniziati attraverso riti particolari. Ciò che davvero conta, per chi vuole intraprendere questo cammino, è l’attitudine al bene verso se stessi, verso il prossimo e verso il mondo (anche perché, se non si è in pace e bendisposti, è molto difficile stabilire un contatto con il mondo ultraterreno). È possibile diventare sciamani in molti modi: per lignaggio, per apprendistato, per chiamata divina o per altri motivi. In alcune tradizioni è il maestro che, os-

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LO SCIAMANO E LO SCIAMANESIMO

servando determinati segnali, sceglie l’allievo. A volte, un individuo, a causa di una malattia, può sperimentare esperienze extracorporee da cui ritorna, una volta guarito, con poteri sciamanici. Molti hanno descritto queste capacità come stati di schizofrenia o sdoppiamento della personalità. Lo sciamano in realtà è in grado di reintegrarsi in questo mondo e condurre una vita normale. Si può quindi parlare di uno stato di dissociazione controllata. Per questo motivo è assolutamente indispensabile che chi si avvicini alle tecniche sciamaniche possieda equilibrio, impeccabilità e sobrietà che gli derivano da un forte contatto con la terra e da un’acquisita conoscenza di sé. Tempo sciamanico Gli sciamani non percepiscono il tempo in modo lineare, bensì in modo circolare. Il tempo e il suo trascorrere sono scanditi dal ciclico ritorno nelle stesse posizioni dei vari oggetti celesti. La luna con il suo comparire e scomparire, i suoi lati chiaro e scuro, porta l’idea della morte e del ritorno dalle tenebre. Il sole con il suo cammino giornaliero parla di una battaglia quotidiana, di un equilibrio tra la luce e il buio. Inoltre, le stagioni, con i cambiamenti che portano con sé, danno l’idea del mutare delle cose e del filo unico che segna la realtà; e, con gli sconvolgimenti climatici, segnano la trasformazione del territorio, l’acqua che invade, le neve che copre, la siccità che distrugge. Tutto questo parla di una trasformazione che sembra irreversibile, di un cambiamento che sembra spazzare via tutto quello che c’era prima. Lo sciamano si muove in questo tempo, con la sua capacità di andare oltre, di vedere al di là dei segni esteriori, di cogliere quel legame sottile che tutto unisce. Può così capire che ogni evento è connesso a un altro, che ciò che appare in un modo, può essere diverso, che ciò che sembra terribile è in realtà necessario. Il sapere degli sciamani Lynne Cherry e Mark J. Plotkin, nel loro libro L’apprendista sciamano, descrivono la loro ricerca condotta con gli sciamani Yanomano nella foresta amazzonica. Questo studio si è soprattutto focalizzato sulle piante e sugli animali di quell’ambiente, indagandone i poteri. Scrivono: “Avevo seguito il vecchio sciamano per tre giorni nella giungla e nel corso della nostra lunga camminata si era sviluppato fra noi un rapporto enigmatico. L’uomo medicina era ovviamente offeso dal mio desiderio di imparare i segreti delle piante della foresta che lui conosceva e usava per curare. Tuttavia pareva contento che io fossi venuto da una terra così lontana – mi chiamava l’alieno – per apprendere gli insegnamenti botanici che i giovani della sua tribù non erano più interessati a imparare”. Il mondo moderno ha molto da imparare da questi popoli; “quando un occidentale guarda la giungla, vede il verde: erbe, liane, cespugli, alberi. Quando un indio

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guarda la giungla, vede le cose fondamentali per l’esistenza: cibo, medicamenti e materie prime per costruire un riparo, intrecciare amache e intagliare archi da caccia”. I tesori della foresta sono innumerevoli e in gran parte ancora da scoprire. Riporto un simpatico aneddoto: fin dai tempi degli aztechi, la gente masticava il lattice estratto dalla sapota, un abete rosso. La commercializzazione di questo albero si deve a un generale che nel 1860 lasciò il suo albero di sapota in dono a Thomas Adams, un inventore dilettante che lo aveva ospitato. Questi, all’inizio, cercò di utilizzare il lattice per produrre scarpe impermeabili, poi come adesivo per dentiere, tuttavia queste due idee non incontrarono il successo. Senza darsi per vinto Adams studiò altri metodi per sfruttare il lattice del sapota. Provò a distenderlo in fogli sottili, vi aggiunse zucchero, lo tagliò a pezzetti e lo mise in vendita in un negozio di dolciumi. Il successo fu immediato e nacque così la gomma da masticare. La via sciamanica Nonostante l’uomo di oggi non viva più nelle comunità tribali, lo sciamano può avere ancora un posto nella società. Anzi, sotto certi aspetti, ora più che mai. La via sciamanica insegna che ogni cosa è dotata di un proprio spirito e ciò, in tempi di turbolenze e di sfiducia, può sicuramente costituire un progresso. Se l’uomo riesce a vedere l’altro come essere spirituale, solo allora può considerarsi parte di un’unica umanità. La via sciamanica consiste nel camminare con leggerezza sulla terra; nell’onorare ed essere grati per tutto ciò che è intorno e dentro di noi; nell’aiutare coloro che si sono persi. Gli strumenti sciamanici sono alla portata di tutti.

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2 Aromaterapia e sciamanesimo

L’aromaterapia è un connubio di arte e scienza dalla tradizione millenaria che, grazie ai principi energetici e al valore terapeutico delle materie aromatiche naturali, può influenzare positivamente più aspetti dell’esistenza. I profumi della natura afferiscono alla realtà vibrazionale che trascende la materia; hanno la capacità di toccare l’anima nel profondo, di sostenere le emozioni e di comunicare in modo diretto. Lo stress, l’ansia, la depressione, le preoccupazioni, l’angoscia, la paura, la rabbia, il rancore, la gelosia, sono tutte emozioni che fanno parte della vita moderna e che finiscono per minare l’equilibrio, la serenità e la salute. Tutte queste distonie possono essere affrontate e risolte con l’aromaterapia. L’aromaterapia vanta una lunga e antica tradizione. Fin dalla preistoria l’uomo ha utilizzato le piante aromatiche per scopi medici, religiosi e cosmetici. Probabilmente, la prima forma di aromaterapia è rintracciabile proprio in alcuni riti religiosi durante i quali si respiravano i fumi di alcune piante che, ritenute sacre, venivano bruciate. Testimonianze contenute in papiri risalenti al 2500 a.C. documentano come, nell’antico Egitto, le essenze fossero utilizzate per la creazione di profumi, balsami e unguenti ma anche a scopi medicinali o impiegate nei processi di imbalsamazione. Una tavoletta di argilla risalente al 1800 a.C. testimonia come nell’antica Babilonia fosse molto diffuso il commercio di olio di cedro. Oli e resine vegetali erano usati nell’antica Grecia a scopo curativo o cosmetico. Nella Roma imperiale, per profumare case e palazzi, o all’interno dei bagni e delle terme, venivano usati ricercati prodotti e ingredienti che giungevano dai quattro angoli dell’impero. L’uso degli oli essenziali non ha subito particolari frenate neppure durante i secoli bui del Medioevo e, con il Rinascimento e la nascita della profumeria sono poi state recuperate antiche conoscenze e tradizioni. Ma è soltanto nel XX secolo che sono stati compiuti studi approfonditi sugli oli essenziali e, nel 1928, un chimico francese, Renè Gattefossé, ha utilizzato in un suo libro, per la prima volta, il termine “aromaterapia” descrivendone gli utilizzi. Dieci anni dopo, un amico e collega di Gattefossé, Godissart, ha fondato a Los Angeles la prima clinica al mondo di aromaterapia.

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PSICOAROMATERAPIA SCIAMANICA

Oggi le proprietà degli oli essenziali vengono sfruttate in diversi campi tra cui, solo per citare i principali, quello farmaceutico, cosmetico, alimentare, profumiero. Il crescente successo delle medicine naturali e la maggiore attenzione che si riserva al proprio vivere trovano negli oli essenziali un tesoro inesauribile. In una visione olistica (dal greco olos, “tutto”) dell’uomo e dell’ambiente le essenze rappresentano un enorme potenziale di guarigione e di sviluppo del benessere. L’aromaterapia è una fondamentale terapia preventiva capace di mettere al riparo da numerosi disturbi. Il suo fine è quello di ristabilire un corretto equilibrio psicofisico e di migliorare la vita di tutti i giorni intervenendo contemporaneamente su più profili (cura delle malattie, benessere, trattamenti per il corpo, profumi per ambienti, utilizzi culinari). L’aromaterapia e lo sciamanesimo Nel corso della storia, l’aromaterapia si intreccia con la medicina, la religione, le cure del corpo e della psiche. Un tempo, gli aromi erano considerati un mezzo per comunicare con gli dèi, un prodotto elitario difficile da estrarre e dal costo elevato. Chi sapeva maneggiarli deteneva un immenso potere, capace di guarire, esaltare la bellezza, dare conforto. Le essenze impedivano al cibo di deteriorarsi, proteggevano dagli animali pericolosi, impedivano alle malattie di propagarsi. Nelle varie civiltà, gli uomini che possedevano queste conoscenze erano definiti in vari modi: sciamani, stregoni, uomini-medicina, preti, eremiti, maghi, medici, profumieri e, qualche volta, avvelenatori. Individui tenuti in gran considerazione dai propri simili e che conoscevano bene le virtù delle erbe aromatiche, ben coscienti dell’inesistenza di qualsivoglia pratica che non prevedesse un ricorso a materie odorose. I profumi, quindi, sono presenti nella vita dell’uomo a partire da una tradizione millenaria. Conoscere questa tradizione consente di riconnettere l’essere umano con la Natura, attraverso pratiche di cura che utilizzano la terra e i suoi prodotti. Il fondamento di questa disciplina è il mito della Madre Terra curatrice e dispensatrice di nutrimento. In questa ottica, lo sciamanesimo, in quanto scienza spirituale che oltrepassa i piani della realtà convenzionale per immergersi in una realtà trascendente, conduce a una profonda identificazione con la Natura. Nella visione sciamanica, l’uomo “è stato generato dal seme dell’autoconoscenza, portato in grembo durante la gestazione dalla Dea Madre (la Terra) e partorito dal ventre della Madre Terra”. Inizialmente la Natura era riconosciuta come la più grande Maestra e i regni vegetale, animale e minerale considerati come paesaggi di realtà differenti. Questa percezione era connessa alla capacità di conoscersi, di immergersi nel centro profondo di se stessi, scoprendosi, svelandosi, innamorandosi delle stelle, dell’erba che guarisce, del fiore che profuma. Con il passare del tempo l’uomo si è allontanato da questa strada e ne ha seguite altre, che lo hanno sempre più disconnesso dalla terra, rimanendo separato e isolato.

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AROMATERAPIA E SCIAMANESIMO

Scienza, tecnica, diritto, istituzioni, invece di essere semplici strumenti a disposizione dell’uomo, sono divenuti pesanti e opprimenti idoli che consumano voraci ogni risorsa e cercano di piegare l’antico e nobile lignaggio dell’uomo per farne un servo, l’ingranaggio di un grande macchina che distrugge tutto ciò che incontra, contamina l’aria, la terra, l’acqua e la radice stessa dell’esistenza. Il prezzo del progresso sociale e tecnologico è stato la definitiva separazione tra l’uomo e la natura. Nel mondo contemporaneo industrializzato si assiste a una separazione radicale tra gli esseri, tra gli oggetti e le entità viventi. Verso l’essere La psicoaromaterapia sciamanica è una strada per immergersi nei propri inferni per poi risalire, è un modo per oltrepassare il confine materiale e raggiungere l’unità dove si localizza la vera dimora della Divinità. In questo processo, fondamentale è il rapporto con l’altro, inteso come codice di se stessi. Nell’incontrare l’altro, l’uomo vede in realtà se stesso: emozioni, desideri, valori e giudizi si mostrano in un grande specchio ed è così possibile vedere ciò che esiste dentro di noi. È un processo simile a quello che si verifica quando si legge un libro, dove le interpretazioni possono variare a seconda del lettore. Ognuno compie una propria personale lettura, in accordo con i valori, le credenze, le suggestioni personali. Nell’incontro con il prossimo si riesce a distinguere ciò che già è rivelato dentro di noi. Di fronte “all’altro” l’uomo può percepire l’io senza separazione, senza barriere. È uno stato di coscienza in cui tutto è presente, è uno stare “qui e ora”, nel proprio corpo, nella propria mente, nel proprio cuore, nella propria anima. Una frequenza altissima di energia penetra e possiede l’essere, un’energia di forza e di lotta che esiste per la realizzazione di sé, per il profondo incontro con se stessi, una lotta interiore in cui ognuno cerca la propria Fonte Sacra. Spesso si resiste a questa forza armati fino ai denti ma impauriti. Meglio allora abbandonare il fardello opprimente delle armi in modo da diventare più leggeri e liberi. L’uomo vive una liberazione quando qualcosa di nascosto emerge dal profondo. Relazionarsi con le persone che si amano espone la nostra natura umana. L’amore risana ed è tutto. In una visione sciamanica, l’uomo è stato generato dal seme dell’autoconoscenza e portato in grembo durante la gestazione dalla Dea Madre. Inizialmente, ha seguito un modo di vivere, di essere, in cui la Natura era riconosciuta come la più grande Maestra e i regni vegetale, animale e minerale considerati come paesaggi di realtà differenti. Affinché tutto ciò potesse esser percepito in questa forma era importante conoscersi, immergersi nel profondo di se stessi, scoprendosi, svelandosi, innamorandosi delle stelle, del fiore che profuma ecc. Con il passare del tempo l’uomo si è distaccato da questa strada e ne ha seguite altre, che lo hanno sempre più allontanato dalla terra, lo hanno disconnesso, tagliato fuori, separato e isolato.

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PSICOAROMATERAPIA SCIAMANICA

Scienza, tecnica, diritto, istituzioni, sono divenuti pesanti e opprimenti idoli che consumano voraci ogni risorsa e cercano di piegare l’antico e nobile lignaggio dell’uomo per farne un servo, l’ingranaggio di un grande macchina che distrugge tutto ciò che incontra, contamina l’aria, la terra, l’acqua e la radice stessa dell’esistenza. Il prezzo del progresso sociale e tecnologico è stato la definitiva separazione tra l’uomo e la natura. Nel mondo contemporaneo industrializzato si assiste a una separazione radicale tra gli oggetti e le entità viventi. Scegliere la via del profumo Quello della scelta è un concetto fondamentale e affrontabile da molteplici prospettive: filosofiche, etiche, economiche, spirituali, teologiche. Spesso, quando le persone descrivono scelte riguardanti aspetti della loro vita personale, sembra di assistere al vuoto racconto di una vita vissuta da altri, e ciò è dovuto al fatto che frequentemente si agisce in modo automatico, seguendo strade già tracciate, in cui, a causa della pressione esercitata dalle norme sociali o dall’educazione, il libero arbitrio ha poca cittadinanza. Ma non solo. La poca conoscenza di sé, la scarsa empatia, la bassa autostima, la paura di essere soli, l’insicurezza materiale, condizionano la capacità di compiere delle scelte lasciando l’uomo in un profondo stato di timore. Questo stato riduce in modo significativo la possibilità di rendere positiva una scelta. A ciò si aggiunge il ruolo negativo che, nell’ambito di una politica della scelta, occupa l’aspettativa. Molti ritengono di sentirsi autorizzati a ottenere ciò che si aspettano ignorando il fatto che una forzata identificazione fra diritto e aspettativa è in netto contrasto con la crescita spirituale tesa a sviluppare il sé più genuino. Un elemento chiave della scelta è la consapevolezza di come la nostra psicologia individuale possa influenzare ogni decisione, così come la consapevolezza della vera natura delle cose. Sentimenti spesso legati alle aspettative possono essere fuorvianti e facilmente confusi con le “ragioni del cuore”. Ma il “cuore” è l’attenta consapevolezza di sé e degli altri, senza aspettative o diritto. Ciò è necessario per una scelta positiva in equilibrio con gli elementi della “mente”. La domanda che bisogna porsi è allora: “Cosa utilizzo per compiere le mie scelte di vita e di cosa ho bisogno per farne di migliori?”. Attraverso l’esperienza del viaggio con i profumi, la mente si fa momentaneamente da parte e consente una visione più chiara dello spirito, informando le nostre scelte e conducendo a una guarigione in modo positivo. Il profumo diviene così una guida verso la consapevolezza e la realizzazione. Il ricorso agli oli essenziali – attraverso i quali è possibile sollevare quel velo che offusca e limita la scelta – può avvenire per un’ampia gamma di motivi: aiutare lo sviluppo personale o la carriera, risolvere problemi di relazione o di sessualità, recuperare l’equilibrio, vincere le dipendenze e molto altro ancora. Prerequisito fondamentale per l’inizio di questo viaggio è la totale disponibilità a conoscere se stessi.

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AROMATERAPIA E SCIAMANESIMO

La psicoaromaterapia sciamanica è un mezzo per insegnare a effettuare questi viaggi nel mondo del Sé, comprendere l’importanza dell’intenzione, capire se è il momento per decidere sulla natura e lo scopo della propria vita. Vuol dire prepararsi ad ascoltare con le emozioni piuttosto che con l’intelletto. Quest’ultimo aspetto, l’ascolto con le emozioni, è forse la cosa più difficile da imparare considerato che l’uomo è abituato a osservare, razionalizzare e giudicare attraverso l’esperienza visuale più che emotiva. Secondo l’etnologo e psicologo Holger Kalweit, c’è una stretta relazione fra emozione e coscienza: muoversi dalla coscienza “normale” intensificando le emozioni può condurre a una temporanea separazione tra sé e l’ambiente, in cui l’individuo cessa di esistere e diventa parte del tutto. L’obiettivo del percorso di psicoaromaterapia sciamanica è quello di ampliare e approfondire le emozioni normali che noi tutti conosciamo. Non è un percorso oscuro o incomprensibile o una misteriosa magia, ma il semplice intensificarsi dell’esperienza emozionale del mondo. Se vogliamo capire davvero, dobbiamo penetrare nelle nostre emozioni. E forse tutta la spiritualità, non è altro che un profondo senso di non essere soli. Armonia e ordine Per la psicoaromaterapia sciamanica le malattie e le sofferenze sono causate da disarmonia e disordine. I problemi di salute, sia sul piano fisico che mentale, o sono causati da qualcosa che è presente e che non dovrebbe esserlo, o da qualcosa che dovrebbe essere presente ma non lo è. Questo “qualcosa” può essere definito come parte della propria energia o “potenziale”. Gran parte del lavoro di guarigione consiste nella rimozione dell’intrusione, oppure nel recupero di risorse che possono aiutare la persona. All’inizio di questo percorso ci si sente spesso poco collegati con il mondo, ma al termine la prospettiva è completamente cambiata e la percezione dell’ambiente esterno diventa più positiva, al punto che anche una semplice passeggiata in un parco può essere un’esperienza unica. Trovare speciale ciò che si pensava fosse normale è un dono che la psicoaromaterapia sciamanica offre a chiunque vi si avvicini. A tutti può capitare, nel corso della propria vita, di sentirsi tagliati fuori, incapaci di connettersi a un percorso verso cui si è attratti. Ciò può indurre frustrazione, far nascere dubbi sulle proprie capacità. È una reazione naturale in un mondo che conosce tempi e modi sempre più veloci e meccanici. Questa visione va superata e la Natura ci può aiutare con i suoi ritmi lenti e costanti. Solo rallentando e ascoltando con tutti i sensi possiamo vivere meglio e sentire l’energia che è dentro di noi e che ci circonda. Percepire questa energia permette di vivere una vita più ricca e di seguire la grande guida che è la Natura, che ci può ispirare con ogni suo elemento: la corteccia di un albero, il ciottolo di un fiume, la foschia dell’alba.

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Lavorando in questo modo, confidando nelle proprie percezioni e intuizioni, imparando a fluire con le energie, realizzando una connessione con il mondo grazie all’incanto del profumo, l’uomo è condotto sempre più in profondità, lì dove è in grado di rifocalizzarsi sul “chi sono io”, con il proprio bagaglio di esperienze, difetti e potenzialità. Il profumo è in grado di aprire a bisogni che possono sembrare innocui o banali, ma il solo ammetterne l’esistenza apre alla possibilità di assumersi la responsabilità per quelle stesse cose. Iniziare questa ricerca di ordine e armonia significa rinascere a una nuova vita. Metodi sciamanici Molte metodologie sciamaniche prevedono un lavoro sui sogni. L’interpretazione del conflitto inconscio può fare la differenza tra comfort e disagio, malattia e guarigione e anche, in alcuni casi, tra vita e morte. Si possono incorporare i “viaggi dell’anima” con le tecniche convenzionali, si può chiedere aiuto a uno “spirito guida” in grado di individuare la fonte del problema nel reame del subconscio. Questo viaggio dell’anima permette di andare oltre i limiti del corpo fisico, e può essere di grande aiuto per le malattie croniche, talora diventa un vero e proprio sbocco per la guarigione. Le esperienze di psicoaromaterapia sciamanica sono una potente “avventura” che per molti potrebbe essere disorientante o avere effetti collaterali, per questo motivo è fondamentale che non vi sia improvvisazione. Inoltre, è importante sottolineare come la psicoaromaterapia sciamanica non si ponga in antagonismo con altri metodi di guarigione ma può essere usata come terapia supplementare. Il potere e il potere personale La parola “potere” può causare reazioni forti e differenti a seconda degli individui. Gli occidentali sembrano provare verso di essa un certo disagio, associandole connotazioni negative. Quando poi si menziona il “potere personale” il disagio sembra aumentare, vuoi perché se ne disconosce il possesso, vuoi perché subdolamente lo si brama. Fanno parte del bagaglio dello sciamanesimo i concetti di “potere” e di “potere personale”, ma declinati in modalità tutt’altro che negative. Uno sciamano chiede il potere ai suoi spiriti guida al fine di diventare un ponte tra i mondi e per portare aiuto e guarigione a coloro che ne hanno bisogno. Accettare il potere degli spiriti significa accettare il proprio potere, compresi il buio e la luce in esso contenuti. Una regola importante da seguire nello sciamanesimo prevede di non utilizzare mai il proprio potere personale, in quanto il guaritore rischierebbe di rimanere esposto e vulnerabile. Lavorando con gli spiriti il potere del guaritore rimane invece intatto. Nella psicoaromaterapia sciamanica gli “spiriti” che vengono utilizzati sono “gli spiriti delle piante”, ovvero “le essenze”.

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Sulle ali del profumo È sorprendente che ancora oggi, come millenni orsono, una fragranza riesca a intrufolarsi indisturbata nelle vite delle persone. Tramite la rete dei neuroni sensoriali, i profumi parlano di loro e di coloro ai quali si accompagnano, raccontano eventi dai più semplici ai più tragici, aprono prospettive nuove, lasciano immaginare luoghi lontani, vite forse più interessanti di altre. Il profumo invita a cambiare, a osare, a esplorare nuove possibilità. Invita a conoscere uomini che vivono altrove, che conducono vite diverse, che fanno cose diverse che altri forse non faranno mai o non troveranno mai il coraggio di fare. Il profumo parla delle vite degli altri e questo è un modo per riflettere sulla propria vita. E non è cosa da poco. Le miscele che si realizzano in psicoaromaterapia sciamanica catturano la magia dell’eternità senza tempo, dove mito e realtà sono espresse usando la finezza del linguaggio segreto degli oli essenziali. Enigmatica e profonda, una fragranza vive la propria vita come una forma d’arte, evocando tempi e luoghi vissuti attraverso un viaggio nei luoghi più remoti dell’essere. Un profumo a volte tenebroso, realizzato con morbidi fiori e accenti speziati, caldo e avvolgente, esplora con tocchi lievi l’inconscio. Continuando a esplorare e a valutare criticamente, il nostro pensiero finisce inevitabilmente per evolversi e certe cose che prima non ci piacevano, perché non le capivamo, tutt’a un tratto diventano chiare. A testimonianza dell’evoluzione, nuove impressioni emergono e riaffiorano. Ci sono profumi che fanno paura. Eppure, nonostante la paura, non puoi non avvicinarli, con circospezione, con movimenti lenti, seguendo il cammino di una spirale in cerchi sempre più stretti, fino ad arrivare così vicino al cuore, tanto che sembra possibile toccarlo prima di vederlo allontanarsi, per poi scoprire che è proprio lì, dietro l’ultima svolta. Un profumo ipnotizzante, da un lato può spaventare per la potenza e l’ombrosità, ma dall’altro lato invita ad avvicinarsi alla propria essenza, a lasciar andare la razionalità e la logica e a perdersi nel suo canto irresistibile. Un lavoro davvero entusiasmante, potente, rischioso, profondo e avvincente, il lavoro su di noi, su chi siamo, su cosa vogliamo, sulla nostra vita.

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11 I riti di passaggio

Nelle culture tradizionali i momenti fondamentali della vita sono accompagnati da riti di passaggio che permettono di gestire a livello conscio e inconscio tutte le trasformazioni. In queste culture vengono celebrati i momenti più importanti come la nascita, la sessualità, l’età adulta, l’unione, la morte. I diversi momenti sono profondamente integrati nell’individuo, che in questo modo riesce a viverli appieno, ad accettarli e a farli suoi. Oggi l’aspetto ritualistico è andato quasi del tutto perduto, i moderni riti di passaggio sono semplici pezzi di carta: il diploma, la laurea, il certificato di matrimonio, la patente. Riti di passaggio nell’antichità Un rito di passaggio è un rituale che segna il cambiamento di individuo da uno status socio-culturale a un altro. Sono celebrazioni che onorano i cambiamenti che riguardano il ciclo della vita individuale (la nascita, la morte, il matrimonio), avvenimenti biologici (sviluppo sessuale, menopausa, ecc.), avvenimenti sociali (il passaggio alla vita adulta, l’ingresso nel gruppo dei guerrieri o degli sciamani). I riti di passaggio permettono di gestire il cambiamento, di legare l’individuo al gruppo, ma anche di strutturare la vita dell’individuo a tappe precise. In questo modo l’individuo può gestire in modo armonico e privo di angoscia la sua temporaneità e finanche la sua mortalità. Tale tipologia rituale è stata indicata come universalmente diffusa dall’etnologo Arnold Van Gennep (1873-1957), che per primo la descrisse nel 1909. Come categoria concettuale è stata costantemente utilizzata dagli studiosi di scienze etnoantropologiche per descrivere rituali presso i più disparati gruppi sociali. Ragionare sui riti di passaggio con occhio antropologico, permette quindi di comprendere meglio aspetti della quotidianità che altrimenti sarebbero poco chiari. Nella società Occidentale contemporanea vi è una netta separazione fra “mondo sacro” e “mondo profano”, mentre in gruppi societari più primitivi (così come avveniva in passato nella nostra civiltà), la separazione è meno netta e definita. Tradizionalmente nessun aspetto è svincolato del tutto dal sacro: la caccia, le malattie, i cicli della natura, il clima, la nascita, la morte hanno una connessione spirituale.

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L’individuo e la società non sono indipendenti dalla natura e dall’universo, i ritmi della natura producono ripercussioni sulla vita degli esseri umani, pertanto anche i mutamenti cosmici (equinozi e solstizi, plenilunio, eclissi) vanno accompagnati con dei riti. Si distinguono diverse tipologie di riti, alcuni sono i “riti simpatici” ovvero quelli che agiscono con il simile sul simile, oppure del contrario sul contrario o ancora della parte sul tutto; altri sono i “riti contagiosi” ovvero quelli che agiscono sulla materialità e sulla trasmissibilità di qualità naturali acquisite. Vi sono poi i riti “diretti”, che hanno un potere efficace immediato (come un sortilegio) e quelli “indiretti”, che mettono in moto un processo secondario (come l’invocazione di un’entità superiore). Elemento comune a molte culture sone le pratiche di modificazione corporea permanente come mutilazioni, ablazioni e resezioni, che hanno il fine di modificare l’individuo in maniera evidente a tutti i membri della comunità. La circoncisione, i tatuaggi e altre pratiche più cruente sono tutti riti di separazione (separazione esplicitata dal ferimento della corporeità) che permettono all’individuo di aggregarsi a un determinato gruppo. Il rito lascia segni indelebili, l’aggregazione risulta quindi definitiva e permanente. Nei riti di iniziazione spesso vengono utilizzate anche differenziazioni meno definitive come costumi particolari, maschere, pitture sul corpo. Frequente nei riti di passaggio è la messa in scena di una pantomima di morterinascita. Nel momento in cui il soggetto è morto (simbolicamente), gli è permesso di rinascere. Il gruppo degli adulti insegna all’ex adolescente a vivere in modo del tutto diverso rispetto all’infanzia. Il ragazzo muore e nasce l’uomo, che deve assumersi in maniera indipendente scelte e responsabilità. Allo stesso modo prende conoscenza della storia sacra della sua cultura, che dovrà essere custodita e ritrasmessa intatta alle future generazioni perché essa contiene le fondamenta della società, la storia della creazione del mondo e della nascita dell’uomo. Il rituale di rinascita plasma l’uomo nuovo su un modello arcaico, divino e mitico. L’individuo entra a far parte di una storia collettiva (ontologica) condivisa con tutti i membri adulti della sua comunità. Si ottengono due importanti risultati, a livello personale, poiché energie e pulsioni vengono dirette verso degli obiettivi ritenuti socialmente positivi, mentre a livello collettivo in quanto energie e spinte vengono contenute da aspetti normativi (il rispetto della legge), rigenerativi (forze nuove all’interno della società) e coesivi (il sentimento di far parte tutti dello stesso gruppo). Talvolta con il nuovo ruolo si riceve anche un nuovo nome o il diritto di portare nuovi simboli (vestiti, armi, gioielli) che ne testimoniano lo status. Riti di passaggio oggi L’esigenza di rituali d’iniziazione non è estranea alla società occidentale odierna, tuttavia essendo negata dalla cultura ufficiale, si ripropone in termini nascosti e dunque inconsapevoli. Le istituzioni moderne delegano al singolo individuo il

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problema del suo sviluppo interiore. Le istituzioni come la scuola e la famiglia si occupano marginalmente di questo tema, in modo superficiale e spesso improvvisato. La stessa religione ha fatto un passo indietro. Il risultato è che gli individui, al termine della loro fase infantile, sentono il bisogno di accedere al mondo adulto, ma non ricevono il supporto necessario. Occorre una morte simbolica per permettere una nuova nascita, in mancanza di una modalità chiara, socialmente condivisa e definita, i giovani adulti sperimentano modalità personali che spesso hanno esiti distruttivi e non costruttivi. In assenza di una ritualistica consolidata i singoli hanno il compito di elaborare un proprio rito di passaggio, ma nel farlo sono soli e privi del retaggio del loro gruppo. La ritualità è un modo per canalizzare le emozioni, per controllarle e contenerle entro dei limiti definiti, per evitare che siano eccessivamente distruttive e prorompenti. Quando la ritualità è assente, viene a mancare il concetto di limite. E. Bourguignon descrive le differenti reazioni degli indiani del Nord America che assumono il peyote nell’ambito di rituali religiosi, e dei soggetti bianchi, che lo assumono nell’ambito di un esperimento clinico svoltosi nel 1959. Le differenze sono sorprendenti sia dal punto di vista comportamentale che da quello delle esperienze soggettive. Gli indiani sperimentano sentimenti di riverenza e di sollievo da qualche malattia fisica. I bianchi invece si trovano senza alcuna preparazione culturale e sono incapaci di cogliere un particolare significato. Le modificazioni della percezione del sé e degli altri terrorizzano i bianchi, mentre per gli indiani non sono fonte di ansia, poiché coincidono con le loro aspettative religiose. I bianchi sperimentano allucinazioni che variano da un individuo all’altro, mentre quelle degli indiani corrispondono alle loro credenze. La conclusione è che la droga non ha un suo “contenuto”, si limita a modificare per un certo tempo la coscienza e la percezione umana. Scrive Breton: “Spingersi oltre, dare fondo alle proprie forze, incontrare finalmente un muro d’arresto dopo aver speso generosamente la propria energia, a quel punto, in maniera provvisoria o durevole, trovare la propria collocazione, sentirsi esistere, sentire d’essere contenuti. Il paradosso dell’estremo è di porsi come contenitore, e di raccogliere infine un’identità frammentaria”. In mancanza di un contesto simbolico il fattore “rischio” assume un ruolo sempre più preminente, sono molti i soggetti (non solo adolescenti) che divengono autori di “prodezze rischiose” negli ambiti più disparati: nello sport, nel lavoro, nell’esaltazione della velocità, nell’uso di sostanze psicoattive, nel compiere gesta e bravate, nell’impegnarsi in prove assurde. Scoprire i propri limiti e riuscire superarli, sono i caratteri che animano i “conquistatori dell’inutile” impegnati a trovare un limite fisico, per supplire alla mancanza di un limite simbolico. L’esito di queste sfide è spesso tragico, per sé e per gli altri, e in questo sta l’inutilità della sfida stessa, che in ultima analisi non è nemmeno una sfida, ma solo un gesto di superficialità.

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L’ordalia Il termine “ordalia” deriva dal germanico antico ordal che significa “Giudizio di Dio”. L’ordalia è un rituale di conciliazione sociale, ha lo scopo di facilitare la risoluzione di un conflitto o di una tensione attraverso il concetto di “tutto o niente”. L’ordalia è il manifestarsi del giudizio di un dio nei confronti dell’uomo. Chiamare una divinità a pronunciarsi, in maniera inequivocabile, sulla colpevolezza o sull’innocenza di un individuo, è una soluzione incontestabile e definitiva. Quando l’individuo è entrato in conflitto con il suo gruppo sociale che può innescare processi di avvelenamento del gruppo, occorre un sistema di risoluzione chiaro e inappellabile. Il responso divino, se negativo, è dato dalla morte. Il colpevole viene punito dal dio, così come l’innocente viene salvato. Come il rito di iniziazione, anche l’ordalia ha un effetto distensivo sul gruppo sociale. L’ordalia, pur modificata radicalmente nei suoi caratteri, continua a esistere oggi. L’individualismo se ne è impadronito, trasformandola da un rito collettivo, a un rito intimo, solitario, imprevedibile. L’ordalia individuale spezza la stasi, è una reale via d’uscita a una situazione apparentemente bloccata. La propria personalissima visione del sacro riempie, almeno in parte, il vuoto lasciato dall’assenza di una comunità di riferimento. La manifesta brutalità dell’ordalia induce reazioni all’esterno, afferisce il gruppo sociale, mostrando come il legame individuo-comunità sia stato disatteso. Il soggetto non si sente accudito e protetto, chiama in causa il gruppo, lo sfida, lo accusa, lo mette di fronte alla sua mancanza. Sono molti, difficili da riconoscere e impossibili da quantificare, i comportamenti ordalici: uso di sostanze stupefacenti, guida spericolata, sesso non protetto, abuso o astinenza dal cibo, esposizione a rischi, violenza, giochi pericolosi, suicidi e tentati suicidi. Miscela aromatica • 1 goccia di olio essenziale di vetiver (emblema del radicamento). • 4 gocce di olio essenziale di salvia (capire e comprendere). • 13 gocce di olio essenziale di enula (l’ordalia dell’ordalia). Emulsionare gli oli essenziali, attendere una settimana prima di utilizzare il mix. Per quanto riguarda l’utilizzo pratico, la miscela aromatica può essere impiegata in modi differenti, ognuno sceglierà la modalità che più sentirà affine: • diffusione: tramite diffondi-profumi o brucia-essenze, nebulizzatori a freddo e a ultrasuoni. Utilizzare una decina di gocce per circa 20 minuti; • applicazione: una o due gocce di miscela diluite con poco olio vegetale (jojoba o calophylla) per una frizione sul plesso solare o sui polsi; • massaggio: quattro o cinque gocce di miscela diluite in un cucchiaio di olio vegetale (jojoba o calophylla) per un massaggio;

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• inalazione: una o due gocce di miscela direttamente sui palmi delle mani, sfregare velocemente, disporre le mani a coppa, come se fossero una mascherina, intorno a naso e bocca e inspirare lentamente; • bagno: 5-10 gocce emulsionate in un cucchiaio di olio di jojoba da sciogliere nell’acqua della vasca, per un bagno fragrante. La miscela aromatica rappresenta olfattivamente un’esperienza ordalica.

Adolescenza È difficile diventare adulti nel villaggio globale, forse è più difficile di quando c’era l’esigenza di diventare adulti molto in fretta. Oggi per diventare adulti è necessario rincorrere oggetti status, senza i quali pare impossibile relazionarsi. La conferma dell’esistenza, in una società in cui significati e valori collettivi sono sconnessi e confusi, non è scontata. Nei riguardi della comunità di appartenenza si prova spesso un sentimento di abbandono, di frustrazione e di impotenza. In assenza della morte metaforica e simbolica dei riti di iniziazione, occorre un confronto con la morte reale. La si affronta in maniera diretta, in una solitaria e improvvisata ricerca identitaria che confermi la propria esistenza. Nell’adolescenza la dipendenza diventa il problema centrale e manifesta la sua duplice natura. Da un lato occorrono comportamenti che consentano ad ogni individuo di affermare la sua identità (focalizzando tratti e caratteri che lo distinguono dai suoi simili e lo realizzano come entità unica e irripetibile); dall’altro occorrono comportamenti che affermino il bisogno di identificazione, come il sentirsi parte di una famiglia o di un gruppo. Da qui hanno origine le grandi potenzialità e i molti pericoli, l’inclinazione al gruppo totalizzante, alla subalternità sono rischi evidenti. Con l’adolescenza il ragazzo deve superare la dipendenza dai genitori, passando al gruppo dei pari. Il bisogno di sentirsi parte di un gruppo, di condividerne i valori, i comportamenti e i rituali, è espressione qualificante di appartenenza. Nasce così l’esigenza di un segno (pettinatura, piercing, tatuaggi, fumo), pallido tentativo di sostituzione di un rito di passaggio. Un adolescente cessa di essere tale ed entra nella cerchia degli adulti, quando comincia a decidere in autonomia, quando afferma la sua indipendenza dalla famiglia. È un evento progressivo, che normalmente si realizza a piccoli passi, con comportamenti imitativi, stimolati dalla sola curiosità, che sfociano spesso in comportamenti competitivi, sfide verso gli altri e verso se stessi che possono divenire anche patologiche. La voglia di crescere senza sforzo, senza la fatica di sviluppare le proprie potenzialità, porta a diventare facili prede di illusioni e promesse menzognere. Il pericolo di una cultura di massa, dove tutto deve essere facile e sempre disponibile, è quello di dimenticare che indipendenza e autonomia vanno conquistate e difese, che richiedono sforzi e impegno, in assenza dei quali non si è pronti a diventare adulti.

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Miscela aromatica • 2 gocce di olio essenziale di elicriso (un passaggio con luci e ombre). • 10 gocce di olio essenziale di mirra (ogni decisione comporta delle conseguenze). • 15 gocce di olio essenziale di pompelmo (agire senza illudersi di poter demandare ad altri). Emulsionare gli oli essenziali, attendere una settimana prima di utilizzare il mix. Per quanto riguarda l’utilizzo pratico, la miscela aromatica può essere impiegata in modi differenti, ognuno sceglierà la modalità che più sentirà affine: • diffusione: tramite diffondi-profumi o brucia-essenze, nebulizzatori a freddo e a ultrasuoni. Utilizzare una decina di gocce per circa 20 minuti; • applicazione: una o due gocce di miscela diluite con poco olio vegetale (jojoba o calophylla) per una frizione sul plesso solare o sui polsi; • massaggio: quattro o cinque gocce di miscela diluite in un cucchiaio di olio vegetale (jojoba o calophylla) per un massaggio; • inalazione: una o due gocce di miscela direttamente sui palmi delle mani, sfregare velocemente, disporre le mani a coppa, come se fossero una mascherina, intorno a naso e bocca e inspirare lentamente; • bagno: 5-10 gocce emulsionate in un cucchiaio di olio di jojoba da sciogliere nell’acqua della vasca, per un bagno fragrante. La miscela aromatica sostiene e guida attraverso i momenti di transizione, aiutando l’adolescente a vedersi quale giovane uomo o giovane donna.

Passione e sessualità Nelle diverse comunità tradizionali tuttora esistenti, il concetto stesso di trauma o perversione sessuale è virtualmente inesistente. Il rito di passaggio alla sessualità è lo strumento per risvegliare l’energia della passione e come conseguenza di questo risveglio, un flusso naturale di energia che inizia a vibrare in tutto il corpo. L’obiettivo è duplice, da un lato riportare il corpo al suo stato energetico naturale attraverso il libero fluire dell’energia orgasmica; dall’altro imparare a usare il potere di questa energia per guarire disturbi fisici ed emozionali. In una condizione alterata di coscienza è possibile eliminare le alienazioni, la separazione, guarendo quei disturbi che si sono sviluppati a causa di shock o traumi vissuti in precedenza. La miscela aromatica lavora sul corpo e sulla mente liberando l’energia bloccata e trattenuta nei vari organi fisici ed energetici. Il ritmo e il dispiegarsi del profumo guidano verso nuove evoluzioni. L’energia della sessualità viene connessa con il cuore piuttosto che con la mente. Una volta raggiunto

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questo risultato, le parti negate e/o morte del corpo del ricevente vengono rienergizzate e riportate alla vita. Si arriva così a liberare emozioni trattenute, esperienze, gioia, orgasmi e ricordi legati all’infanzia. Al termine dell’esperienza si beneficia di una profonda integrazione vibrazionale che riporterà dolcemente allo stato di consapevolezza ordinario, permettendo però di continuare a sperimentare il libero fluire dell’energia orgasmica. Le persone che lo sperimentano avvertono cambiamenti profondi nel proprio rapporto con il corpo e la mente. Si infrange quell’armatura millenaria di condizionamenti, senso di sporco, di peccaminoso, di sbagliato costruito da condizionamenti esterni. Tutto si alleggerisce fino a dissolversi lasciando spazio all’energia del cuore, che troppo spesso è dominata e soffocata dalla mente. Miscela aromatica • 1 goccia di olio essenziale di neroli (emblema della seduzione). • 3 gocce di olio essenziale di patchouli (capire cosa vogliamo). • 6 gocce di olio essenziale di ylang ylang (appagare con naturalezza). • 9 gocce di olio essenziale di gelsomino (ricercare il piacere nelle molteplici forme). • 9 gocce di olio essenziale di bois de siam (il fascino e la seduzione). • 27 gocce di olio essenziale di sandalo legno (aprirsi all’istinto). Emulsionare gli oli essenziali, attendere una settimana prima di utilizzare il mix. Per quanto riguarda l’utilizzo pratico, la miscela aromatica può essere impiegata in modi differenti, ognuno sceglierà la modalità che più sentirà affine: • diffusione: tramite diffondi-profumi o brucia-essenze, nebulizzatori a freddo e a ultrasuoni. Utilizzare una decina di gocce per circa 20 minuti; • applicazione: una o due gocce di miscela diluite con poco olio vegetale (jojoba o calophylla) per una frizione sul plesso solare o sui polsi; • massaggio: quattro o cinque gocce di miscela diluite in un cucchiaio di olio vegetale (jojoba o calophylla) per un massaggio; • inalazione: una o due gocce di miscela direttamente sui palmi delle mani, sfregare velocemente, disporre le mani a coppa, come se fossero una mascherina, intorno a naso e bocca e inspirare lentamente; • bagno: 5-10 gocce emulsionate in un cucchiaio di olio di jojoba da sciogliere nell’acqua della vasca, per un bagno fragrante. La miscela aromatica aiuta a vivere con consapevolezza la sessualità, liberando le emozioni trattenute e abbandonando convinzioni limitanti e giudizi.

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Attaccamento e distacco In tutte le occasioni in cui si ha la perdita di un oggetto o soggetto della nostra vita al quale siamo affezionati, si sperimenta una situazione di distacco, che richiede un’elaborazione del vecchio e del nuovo. Le fasi dell’affezionarsi e del perdere sono connesse con il cervello biologico, con una delle sue funzioni principali: l’attaccamento. La funzione dell’attaccamento serve al bambino per sviluppare un legame che gli permetterà di rimanere vicino alla madre in un periodo nel quale non può provvedere autonomamente alla propria sopravvivenza. Questo periodo, che è presente anche in parte del mondo animale, è caratterizzato da processi di apprendimento e sviluppo di competenze e funzioni che potenzieranno le possibilità di sopravvivenza. Condizione necessaria al processo è l’assenza della paura per la sopravvivenza, occorre un periodo di tempo in cui il bisogno di nutrimento e di difesa venga soddisfatto da altri, di norma dai genitori. In questo modo il bambino o il cucciolo non devono fronteggiare subito i pericoli e i bisogni del mondo, ma possono concentrarsi sull’apprendimento mediante l’imitazione, la correzione del comportamento, l’esperienza protetta, il gioco e il passaggio di informazioni per via empatica. Oltre all’apprendimento vengono sviluppate altre funzioni del cervello, tra le quali quelle affettive, che per la loro complessità non potrebbero svilupparsi armonicamente se le risorse fossero destinate alla lotta autonoma per la sopravvivenza. La funzione di attaccamento determina un legame di grande forza e durata tra il figlio e la madre. Per il figlio perdere la madre significa un rischio per vita. Come contraltare alla funzione di attaccamento, sorge la funzione di esplorazione, che porta il bambino come il cucciolo ad allontanarsi e a esplorare il territorio da solo. Tra l’attaccamento e l’esplorazione si realizza una sorta di danza della vita, con fasi e passi che determinano un progressivo passaggio dal vicino al lontano. Il piccolo, spinto dall’istinto e dalla curiosità, si allontana dalla madre, tuttavia non appena sente il pericolo e la distanza, ritorna sui suoi passi. Coccolato e protetto, riacquista così forza e sicurezza per una nuova esplorazione. Con il tempo e il maturare di risorse, acquista un grado di sicurezza tale da poter affrontare l’ambiente in modo sempre più autonomo, fino a non avere più bisogno di protezione o supporto, se non in caso di eventi particolarmente intensi. In età adulta il ritorno verso la madre o la famiglia nel suo complesso avviene nei momenti di eccezionalità, oltre che per ragioni affettive. L’eccezionalità è uno dei caratteri degli eventi che esulano dal normale o dal normalmente gestibile, che richiedono l’impiego di risorse maggiori di quelle di cui il singolo può disporre. Riemerge quindi il legame di attaccamento che porta ad avvicinarsi nuovamente al nucleo che offre protezione e conforto, per poi tornare ad allontanarsi. Quando questa danza di vicino-lontano non segue un ritmo armonico, i movimenti dialettici che la contraddistinguono vengono compromessi e si assiste all’invasione dello spazio o al distacco. L’invasione o il distacco possono essere imposti, o subiti,

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da entrambi i danzatori. Il figlio che rifiuta di staccarsi dai genitori ed è incapace di vivere in autonomia, o il genitore che non lascia esperire al figlio la propria autonomia. Anche la malattia può essere una manifestazione della compromissione della danza di vicino-lontano, una strategia che facendo leva sull’affetto e i sensi di colpa, produce un risultato apprezzabile. Infatti, non si può abbandonare una persona cara quando sta male, perché è quello il momento in cui ha più bisogno di cure. La malattia diventa così un legame, una catena che stringe e avviluppa, alimentando frustrazioni. Usare la malattia, fisica o psichica, per tenere gli altri vicino porta al propagarsi della malattia stessa, da cui non si riesce più ad allontanarsi. Inoltre può far peggiorare o esacerbare i conflitti con gli altri membri della famiglia. Imparare a gestire attaccamento e distacco è fondamentale per vivere una vita piena e soddisfacente. Miscela aromatica • 1 goccia di olio essenziale di verbena (emblema dell’insolito). • 2 gocce di olio essenziale di incenso ogaden (guardare dall’alto). • 3 gocce di olio essenziale di copaiba (comprendere cosa ci lega). • 11 gocce di olio essenziale di lentisco (la forza per rompere i legami). Emulsionare gli oli essenziali, attendere una settimana prima di utilizzare il mix. Per quanto riguarda l’utilizzo pratico, la miscela aromatica può essere impiegata in modi differenti, ognuno sceglierà la modalità che più sentirà affine: • diffusione: tramite diffondi-profumi o brucia-essenze, nebulizzatori a freddo e a ultrasuoni. Utilizzare una decina di gocce per circa 20 minuti; • applicazione: una o due gocce di miscela diluite con poco olio vegetale (jojoba o calophylla) per una frizione sul plesso solare o sui polsi; • massaggio: quattro o cinque gocce di miscela diluite in un cucchiaio di olio vegetale (jojoba o calophylla) per un massaggio; • inalazione: una o due gocce di miscela direttamente sui palmi delle mani, sfregare velocemente, disporre le mani a coppa, come se fossero una mascherina, intorno a naso e bocca e inspirare lentamente; • bagno: 5-10 gocce emulsionate in un cucchiaio di olio di jojoba da sciogliere nell’acqua della vasca, per un bagno fragrante. La miscela aromatica aiuta a gestire in modo consapevole i legami di attaccamento e distacco, superando schemi e convinzioni limitanti.

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Perdita e separazione La perdita ha molte ramificazioni che raramente sono lette con efficacia dalla coscienza. La perdita di un partner, non per morte, ma per separazione è spesso causa di problemi che superano la sfera della consapevolezza. Quando una persona della quale si è profondamente innamorati decide di andarsene, perché non prova più lo stesso sentimento, origina una forte intensità emotiva. Il concetto di amore finito richiede del tempo per essere accettato ed elaborato, la stabilità e l’equilibrio risultano spesso compromessi. Ogni cambiamento comporta una situazione precedente che non può più essere mantenuta, e una situazione futura che si verrà a realizzare. La perdita di quanto era noto, così come l’attesa del nuovo, generano angoscia, paura e irrequietudine. Esaminando le fasi fondamentali della vita, quali infanzia, adolescenza, età adulta, età matura, vecchiaia, si nota quanto siano difficili i passaggi da uno stadio a un altro, e quanto le persone si attacchino alle cose che hanno amato. Alcuni non si staccano mai dall’infanzia, nonostante la vita chieda loro altre modalità di comportamento e relazione. Altri rimangono legati alla adolescenza. Altri ancora al lavoro e al ruolo che ricoprivano, specialmente se connesso all’esercizio del potere. Ogni coppia attraversa delle fasi di vita. La prima fase è quella dell’attrazione, cui segue la manifestazione di interesse (il corteggiamento), a cui può seguire coinvolgimento, esplorazione della possibilità di un legame duraturo e infine un legame duraturo (convivenza, matrimonio, ecc.). Quando il legame si struttura inizia un altro percorso, spesso connesso al ciclo vitale della famiglia. L’innamoramento serve a creare una connessione profonda con un altro essere umano e a mobilitare un’enorme dose di energia vitale. Anche l’innamoramento incontra delle fasi, che non sono sempre facili da riconoscere e gestire e che si prestano a essere fraintese. Alcuni passaggi possono essere letti come segnali di perdita di interesse verso il partner, innescando un processo di separazione e allontanamento. Le esperienze legate al ciclo vitale della famiglia influiscono pesantemente sulle dinamiche di coppia: quando nasce un figlio avviene un grande cambiamento. Altri cambiamenti sono l’inizio della scuola, l’adolescenza, l’uscita dalla famiglia e talvolta il rientro (matrimonio con successiva separazione e rientro nella casa genitoriale). La fase nota come “sindrome del nido vuoto” comporta un altro passaggio critico che raramente viene compreso nel suo significato di perdita e separazione. Un altro grande cambiamento avviene quando si verifica la morte di uno dei membri della famiglia. Così come accade nella coppia e nella famiglia anche i sistemi relazionali costituiti dall’amico del cuore o da gruppi numerosi, attraversano dei cicli. In ambito lavorativo si verificano molti cambiamenti e quindi molte perdite. Nella fase formativa il passaggio dalla scuola elementare alle medie, così come dalla scuola superiore all’università. Concludere gli studi universitari diventa per alcune persone una difficile perdita da gestire, è la fine definitiva della vita da stu-

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dente con il passaggio al mondo del lavoro, accade così che alcuni terminano tutti gli esami, ma per anni non riescono a concludere la tesi, che farebbe loro perdere lo status di studente. Nell’universo lavorativo i possibili cambiamenti sono ancora più numerosi: cambi di ruolo propri o dei colleghi, trasferimenti, cambi di azienda, cambiamenti nell’azienda, nuovi modelli organizzativi. C’è poi la dinamica del lavoro in proprio o dipendente. Le esperienze di grande perdita sono spesso legate al pensionamento, al licenziamento o al fallimento. La perdita può riguardare i cambiamenti che interessano il luogo in cui si vive o si lavora: casa, città, nazione, continente. Quando gli spostamenti derivano da una scelta personale, non imposti da altre persone o circostanze, l’individuo talvolta non riconosce il valore di perdita, tuttavia i traslochi possono causare delle profonde depressioni apparentemente incomprensibili. Spostarsi in un’altra città o addirittura in un’altra nazione può essere di grande impatto emotivo, in quanto oltre a perdere la propria rete affettiva e sociale le persone devono ricostruirne una nuova nel posto di arrivo. Ancora diversa è la situazione di perdita di casa, città o paese per i figli di persone che si trasferiscono. Essi non scelgono tale cambiamento e subiscono quindi direttamente la perdita. Vi sono poi esperienze traumatiche e impreviste che comportano delle perdite concrete o funzionali: gli incidenti, come un incidente in macchina (dalla semplice perdita della macchina alla perdita di arti o funzioni), un incidente domestico o sul lavoro; le calamità come il terremoto, gli allagamenti, gli incendi, comportano in genere delle perdite di oggetti e situazioni che sono permanenti; oppure atti violenti come furti, rapine, aggressioni, violenze sulla persona. Infine esperienze legate al crollo di un sogno o di un ideale. Centrali nella cultura dei popoli, come centrali nelle famiglie e negli individuali, sogni e ideali rappresentano dei miti che innalzano l’esistenza. Le persone, oltre ai bisogni primari (la sopravvivenza, il nutrimento, la conquista di uno spazio sicuro) e secondari (socializzazione, realizzazione, appagamento e appartenenza), sono volte verso la realizzazione dei sogni e delle aspirazioni che riguardano se stessi e il mondo. Visioni e progetti sono più facili da sognare che da realizzare, in quanto richiedono risorse straordinarie ed energie elevatissime. Un grande numero di persone con il passare degli anni vede allontanarsi sempre più la realizzazione di quei sogni che avevano motivato sforzi e azioni, dato un senso a sacrifici e rinunce e che avevano costituito una spinta per superare le frustrazioni. Questo può portare a una grande crisi depressiva conseguente al fallimento della realizzazione del sogno. Nel corso della nostra vita tendiamo ad affezionarci e attaccarci a moltissime cose e non sempre siamo consapevoli di come questo inneschi in noi uno stato di sofferenza. Apprendere a gestire le perdite è importante per poter esperire in modo armonico questo aspetto dell’esistenza, che altrimenti produrrà moltissimi problemi, fino a vere e proprie patologie. Tutta la nostra vita è un susseguirsi di perdite e distacchi da luoghi, da circostanze, da persone, da qualcosa di buono

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da cui inevitabilmente dobbiamo allontanarci. L’elaborazione di una perdita è un procedimento lungo e complesso attraverso il quale ci avviciniamo e ci allontaniamo ripetutamente dalla consapevolezza di ciò che abbiamo perduto. Miscela aromatica • 1 goccia di olio essenziale di achillea (l’archetipo del nuovo). • 2 gocce di olio essenziale di patchouli (la trasformazione). • 8 gocce di olio essenziale di copaiba (vedere altre vie). • 9 gocce di olio essenziale di salvia spagnola (capire che ci sono altri piani, altre vie, altre sfide). • 15 gocce di olio essenziale di cedro (integrare il perduto). Emulsionare gli oli essenziali, attendere una settimana prima di utilizzare il mix. Per quanto riguarda l’utilizzo pratico, la miscela aromatica può essere impiegata in modi differenti, ognuno sceglierà la modalità che più sentirà affine: • diffusione: tramite diffondi-profumi o brucia-essenze, nebulizzatori a freddo e a ultrasuoni. Utilizzare una decina di gocce per circa 20 minuti; • applicazione: una o due gocce di miscela diluite con poco olio vegetale (jojoba o calophylla) per una frizione sul plesso solare o sui polsi; • massaggio: quattro o cinque gocce di miscela diluite in un cucchiaio di olio vegetale (jojoba o calophylla) per un massaggio; • inalazione: una o due gocce di miscela direttamente sui palmi delle mani, sfregare velocemente, disporre le mani a coppa, come se fossero una mascherina, intorno a naso e bocca e inspirare lentamente; • bagno: 5-10 gocce emulsionate in un cucchiaio di olio di jojoba da sciogliere nell’acqua della vasca, per un bagno fragrante. La miscela aromatica aiuta a integrare perdita e separazione, un momento di rottura del vecchio verso il nuovo.

Lutto L’esperienza del lutto contiene l’esperienza della parola morte. Quando si verifica una perdita l’individuo sente che una parte di sé non la permette e registra una sorta di impossibilità di sopravvivenza senza l’oggetto perduto. Normalmente il lutto fa riferimento a una situazione nella quale muore qualcuno a cui siamo affezionati, il prototipo del lutto riguarda la scomparsa per morte di una persona amata. Tipicamente questo avviene con riferimento a nonni e genitori, ma lutti frequenti riguardano anche la morte di un partner, di un fratello, di un amico e di un figlio.

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La capacità di elaborare il lutto è un processo fondamentale per il nostro equilibrio. Ha inizio all’interno delle nostre prime relazioni, quella fondamentale con chi si prende cura di noi e ci permette di vivere serenamente senza doverci preoccupare della sopravvivenza. All’interno di queste relazioni l’individuo inizia a sperimentare la presenza o la perdita, l’esserci o l’allontanarsi. In questo modo si struttura “l’altro da noi”, e con esso le capacità di gestire questa relazione. Nelle società primitive, rituali come le “lamentazioni” e i canti funebri, oppure offerte di cibo o di oggetti alla persona defunta rappresentano sequenze rituali con lo scopo di accompagnare, facilitare e sottolineare un’esperienza misteriosa e inevitabile della vita umana come quella del distacco e della morte. Rosemary Wanganeen, psicologa aborigena australiana dei Wirrigu, ha studiato l’insieme di esperienze traumatiche di perdita (di appartenenza fisica e culturale al proprio territorio, di tradizioni, di religione, di cultura) che hanno subito i popoli aborigeni, definendoli stolen generation cioè generazione di persone impoverite culturalmente, sradicate, annullate e private di appartenenza storico-culturale e di dignità. Ha fondato il Sacred Site Within Healing Centre di Adelaide, un centro che si occupa del disagio delle popolazioni aborigene, dove sono molti i casi di psicopatologia, di alcolismo, di suicidio e di abuso di sostanze. L’esperienza dimostra l’importanza di percorsi di elaborazione del lutto che passano per la presa di coscienza del dolore depressivo, quel dolore che ci parla di qualcosa di prezioso che abbiamo perduto. Non è la capacità di allontanare il dolore che ci rafforza, ma quella di affrontarlo e di elaborarlo. Il processo di elaborazione è lento e faticoso, porta a prenderci cura del nostro Sé sofferente, collocando nel nostro passato la perdita subita. Compiendo questo percorso siamo in grado di liberarci dal passato senza perdere il nostro Sé che diventa pienamente cosciente della perdita subita. L’oggetto perduto entra nella memoria e lì viene conservato. La tendenza di allontanare il dolore, negandolo, coprendolo, mascherandolo o sostituendolo con altri “impegni psichici” che distolgono l’attenzione, non consente questo passaggio. Provando un dolore insostenibile si sposta il centro del Sé, fornendogli altro materiale di cui occuparsi, come se la mente non potesse affrontare due cose alla volta. La strategia dello stordirsi, dello stancarsi, del distrarsi in continuazione, dell’esaurire le proprie risorse per affrontare uno o più lavori non è vincente. La speranza è quella che il tempo sbiadisca le immagini, affievolisca i ricordi, sottragga quella componente emotiva che destabilizza. Ma il rischio è quello di perdersi nel lutto, conviverci, farlo diventare un elemento che accompagna nella quotidianità e che per tanto tempo tiene prigionieri. Il ricordo di chi non c’è più, se non è posizionato nella memoria, produce danni gravissimi. È un ramingo, senza casa, senza terra, perennemente in cerca di un suo posto, del suo giusto posto e nella sua ricerca destabilizza tutto quello che incontra. La strategia vincente non è quella di dimenticare o rimuovere o allontanare ciò che è stato, ma al contrario di collocarlo nella memoria. Fenomeni psicopatologici a

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livello personale, familiare o generazionale sono riconducibili a situazioni di lutto non elaborato. Una corretta elaborazione del lutto è indispensabile affinché la vita possa continuare senza involuzioni e disarmonie. Nella nostra società e cultura, la morte è qualcosa di oscuro, misterioso e pauroso. Le culture antiche non hanno considerato la morte come un nemico, ma hanno avuto il coraggio di farne un alleato. Il peruviano Don Eduardo Calderon scrive: “Uno sciamano è colui che è già morto e quindi non ha paura della morte o della vita”. Nella sapienza tradizionale sciamanica la vita è un continuum che non si esaurisce nel momento della morte. Uno dei compiti più importanti del veggente, sciamano, l’uomo di medicina è quello di aiutare le persone che stanno morendo o gli spiriti di coloro che sono morti per rendere la transizione consapevole. Questo corpo di pratiche è conosciuto come psicopompo, parola greca che significa letteralmente “conduttore delle anime”. Nella mitologia greca, il dio Hermes scorta i morti nell’aldilà. Il concetto di guida o di intermediario tra i vivi e i morti è un tema collettivo presente nelle religioni e mitologie. Nello sciamanesimo la morte e la nascita sono strettamente collegate. Lo sciamano accompagna a morire, per aiutare, guidare e celebrare l’anima o l’essenza della persona morente nell’unità della vita dopo la morte. Mediatore tra il mondo fisico di tutti i giorni e una realtà alternativa, si muove in un cosmo con tre grandi regni. Il mondo superiore, il regno dei nostri antenati, i leader religiosi o spirituali, la divinità, gli spiriti guida, il cielo. Il mondo di mezzo che è stato modellato in senso fisico, la terra. Il mondo inferiore, il luogo tradizionale di sostentamento e nutrimento, la casa in cui risiede il potere spirituale del mondo naturale, le piante, gli animali. Nella società moderna il mondo superiore è diventato il paradiso, il mondo di mezzo è la terra, mentre il mondo inferiore è diventato il mondo dei demoni, l’inferno. È stato trasformato e si è allontanato dal suo significato originario. Non è più incarnazione della forza viva del mondo naturale, è diventato un luogo empio, dove tutti i malvagi (disobbedienti) sono confinati a soffrire la dannazione eterna e altre punizioni terribili. Questa trasformazione ha creato il dramma della separazione, l’angoscia della morte, il rifiuto di tutto quello che la riguarda. Miscela aromatica • 1 goccia di olio essenziale di cisto (archetipo del nuovo inizio). • 5 gocce di olio essenziale di lentisco (il ricordo che vive). • 13 gocce di olio essenziale di cedro (il fluire delle cose). • 21 gocce di olio essenziale di cipresso (il tempo che si riunisce). Emulsionare gli oli essenziali, attendere una settimana prima di utilizzare il mix. Per quanto riguarda l’utilizzo pratico, la miscela aromatica può essere impiegata in modi differenti, ognuno sceglierà la modalità che più sentirà affine:

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• diffusione: tramite diffondi-profumi o brucia-essenze, nebulizzatori a freddo e a ultrasuoni. Utilizzare una decina di gocce per circa 20 minuti; • applicazione: una o due gocce di miscela diluite con poco olio vegetale (jojoba o calophylla) per una frizione sul plesso solare o sui polsi; • massaggio: quattro o cinque gocce di miscela diluite in un cucchiaio di olio vegetale (jojoba o calophylla) per un massaggio; • inalazione: una o due gocce di miscela direttamente sui palmi delle mani, sfregare velocemente, disporre le mani a coppa, come se fossero una mascherina, intorno a naso e bocca e inspirare lentamente; • bagno: 5-10 gocce emulsionate in un cucchiaio di olio di jojoba da sciogliere nell’acqua della vasca, per un bagno fragrante. La miscela aromatica aiuta chi rimane a elaborare il lutto e a non perdersi in esso.

Trapasso La morte è onnipresente. Ogni giorno la gente, gli animali e le piante muoiono. Non possiamo sopravvivere senza uccidere. Nel nostro corpo milioni di cellule muoiono ogni giorno per essere sostituite da nuove cellule. Un flusso del divenire e dello svanire. C’è una paura enorme della morte nella nostra società, e un rinnovato interesse per questo tipo di lavoro potrebbe fornire rassicurazione a coloro che stanno morendo e ai loro cari. Secondo il Book of Common Prayer, nel bel mezzo della vita siamo nella morte e noi effettivamente viviamo circondati dalla morte, le piante e gli animali che mangiamo, anche le cellule all’interno dei nostri stessi corpi. Sperimentiamo la morte di familiari, amici, animali domestici. L’esistenza è un processo continuo della vita sulla morte. Sappiamo questo intellettualmente, ma spesso lo ignoriamo, o scegliamo di non affrontarlo. Per la maggior parte di noi la morte è nascosta, gli anziani e i morenti vengono messi da parte, in un luogo dove la loro incapacità di vivere non sia un disagio o imbarazzo agli altri. Pochi uomini e donne contemporanei sanno che cosa sta loro succedendo fisicamente quando stanno morendo. Un settore importante della mentalità sciamanica è impostato intorno alla morte e al morire. Si tratta di un argomento molto complesso, la soggettività delle esperienze e la mancanza di conoscenza riguardo a questa questione provocano problemi nella nostra cultura europea. Offrire un approccio sciamanico può aiutare il morente a realizzare una transizione senza problemi. Per lo sciamano, la morte è un maestro paradossale e sottile. La nascita e la morte sono i processi che descrivono i confini veri della vita fisica. Il confine è la vita stessa. Annullando i confini di spazio-tempo si annulla il confine stesso e la vita non viene più intesa come il percorso tra due punti,

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nascita e morte, ma come un percorso attraverso nascite e morti. Ognuno costruisce il suo paradiso e il proprio inferno durante la vita fisica. L’attrattore più grande e più forte è l’illusione dello spazio-tempo. Lavorare con i morenti esige un grande senso di responsabilità. È necessaria molta forza personale per aiutare in questo modo. Nelle culture tradizionali la gente non mette in atto meccanismi di separazione come facciamo noi. Il collegamento tra le cose è molto più profondo ed evidente di quanto non sia riconosciuto nella nostra cultura e la morte è vista come una parte della vita. La vita sembra a noi occidentali una linea che va dalla nascita (l’inizio) alla morte (la fine). Questa linea in molte culture tradizionali non è così netta, probabilmente perché la gente è molto più consapevole del significato della morte rispetto a noi. Non cercano di evitare questo appuntamento, naturalmente non vanno in cerca di esso, ma riconoscono la sua presenza. Nella nostra cultura c’è una grande enfasi sull’essere giovani e sul sembrare giovani il più a lungo possibile. I malati vengono mandati a morire fuori casa, negli ospedali e nelle case di cura. Nelle società tradizionali la morte non è qualcosa che si può nascondere e le persone muoiono in casa. La morte è una possibilità certa, nel senso che è inevitabile, ma noi non sappiamo quando accadrà. Può avvenire in qualsiasi momento e di questo bisogna essere consapevoli. Un altro modo per aprire la mente alla morte è essere consapevoli delle tanti morti che ci circondano, dal mutare delle stagioni, agli anni. La consapevolezza che la nostra vita non andrà avanti nei secoli dei secoli e che c’è un limite a ciò che può essere risolto. Se si tenta di ignorare la morte, non si può certo usarla come consigliere. Quello che occorre è un apprezzamento molto più profondo della morte. La morte è parte della vita. Una persona che è consapevole della sua morte vuole celebrare la sua vita, anche ogni respiro prende importanza. Noi poi associamo la morte con il dolore. Joan Halifax sostiene che il dolore è dolore e la sofferenza è la storia dietro di esso. Non si può negare il dolore, ma non c’è bisogno di aggrapparsi alla sofferenza. Per la persona che muore, la morte è lasciar andare il dolore. Le persone sono raramente sole nelle società tradizionali, che hanno anche sviluppato rituali per aiutarle a superare il tempo del dolore. L’incompletezza è spesso associata con la morte, la sensazione di non aver fatto quello che si voleva o si desiderava. Dobbiamo capire cosa vogliamo fare e farlo il più possibile. Il lavoro in profondità inizia con te stesso e poi va avanti nella morte. Miscela aromatica • 1 goccia di olio essenziale di ledum (morte). • 2 gocce di olio essenziale di artemisia (non è la fine). • 5 gocce di olio essenziale di lentisco (vive il ricordo). • 13 gocce di olio essenziale di cedro (le cose fluiscono). • 21 gocce di olio essenziale di cipresso (il tempo riunirà).

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Emulsionare gli oli essenziali, attendere una settimana prima di utilizzare il mix. Per quanto riguarda l’utilizzo pratico, la miscela aromatica può essere impiegata in modi differenti, ognuno sceglierà la modalità che più sentirà affine: • diffusione: tramite diffondi-profumi o brucia-essenze, nebulizzatori a freddo e a ultrasuoni. Utilizzare una decina di gocce per circa 20 minuti; • applicazione: una o due gocce di miscela diluite con poco olio vegetale (jojoba o calophylla) per una frizione sul plesso solare o sui polsi; • massaggio: quattro o cinque gocce di miscela diluite in un cucchiaio di olio vegetale (jojoba o calophylla) per un massaggio; • inalazione: una o due gocce di miscela su un fazzoletto di carta da sistemare vicino alla testa. La miscela aromatica accompagna nell’ultimo viaggio.

Oltre la morte Nello sciamanesimo la morte ha molte forme e implicazioni. C’è la morte iniziatica, che può prevedere uno smembramento operato dagli spiriti; si tratta di un’esperienza attraverso la quale il novizio deve passare per essere “resuscitato”. In letteratura etnografica, questo smembramento è stato descritto come la “detronizzazione dell’Ego”. Un’altra forma di morte prevede un viaggio sciamanico in sé; ciò avviene quando lo sciamano lascia il suo corpo fisico. Ogni volta che ciò avviene per lo sciamano è una specie di morte, una separazione di corpo e spirito, durante il quale l’anima libera affronta e assimila esperienze al di fuori del tempo e dello spazio. Attraverso il servizio alla sua comunità, lo sciamano ha almeno quattro ruoli: curare la perdita dell’anima attraverso la ricerca e il ritorno delle parti mancanti, ovvero sanare le “piccole morti” che avvengono a seguito di un trauma o dolore; alleviare il dolore e la sofferenza di morire da solo invocando l’aiuto degli spiriti per l’ultimo viaggio; durante e dopo la morte condurre lo spirito del defunto alla sua destinazione; in previsione della morte reale trasmettere le sue capacità e conoscenze degli spiriti per la prossima generazione. La morte apre a una nuova vita, sia in senso biologico, di fecondazione e nutrimento per la terra, sia nel senso spirituale di una resa finale dell’Ego che dà accesso a una fusione con l’origine di tutto. Lo sciamanesimo è una pratica centrata sul cuore. Afferrare solo con la mente non permette di capire la realtà. Solo permettendo al cuore di approfondire e collegare possiamo giungere alla consapevolezza. Il nostro cuore è la porta attraverso la quale la potenza e la saggezza dei nostri antenati fluisce in noi stessi e nelle nostre vite.

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Miscela aromatica • 1 goccia di olio essenziale di gelsomino (emblema della notte). • 2 gocce di olio essenziale di rosa (un passaggio nei mondi). • 3 gocce di olio essenziale di santoreggia (udire le voci). • 13 gocce di olio essenziale di cedro (tutto scorre). • 34 gocce di olio essenziale di sandalo (tutto si riunisce). Emulsionare gli oli essenziali, attendere una settimana prima di utilizzare il mix. Per quanto riguarda l’utilizzo pratico, la miscela aromatica può essere impiegata in modi differenti, ognuno sceglierà la modalità che più sentirà affine: • diffusione: tramite diffondi-profumi o brucia-essenze, nebulizzatori a freddo e a ultrasuoni. Utilizzare una decina di gocce per circa 20 minuti; • applicazione: una o due gocce di miscela diluite con poco olio vegetale (jojoba o calophylla) per una frizione sul plesso solare o sui polsi; • massaggio: quattro o cinque gocce di miscela diluite in un cucchiaio di olio vegetale (jojoba o calophylla) per un massaggio; • inalazione: una o due gocce di miscela su un fazzoletto di carta da sistemare vicino alla testa. La miscela aromatica che accompagna nell’ultimo viaggio.

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La psicoaromaterapia sciamanica utilizza gli oli essenziali per accedere all’inconscio, portando il ricercatore verso una realtà non ordinaria, luogo di incontro del Sé. Si tratta di un vero e proprio rituale sciamanico che consente di aprire le porte dell’anima.

ISBN 978-88-95572-87-1

9 788895 572871


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