Le Reflessoterapie dell'Ultrasensibile di Gianmichele Ferrero

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Le Reflessoterapie dell’Ultrasensibile

Gianmichele Ferrero

LABORATORIO DI NATUROPATIA



Laboratorio di Naturopatia


Il progetto delle Edizioni Enea è rivolto alla produzione di libri di qualità. Qualità e attenzione nei contenuti che, grazie alla collaborazione con la Scuola SIMO e i suoi esperti, vengono verificati e revisionati in modo da offrire conoscenze e tecniche frutto delle ricerche e dell’esperienza dei migliori professionisti. Qualità e attenzione nella realizzazione dei nostri libri e nei processi di stampa. Questo libro è stampato su carta prodotta dalla Arjowiggins, certificata anti-invecchiamento ISO 9706, realizzata al 100% con pasta riciclata FSC (contenuto minimo di fibre riciclate post-consumo 85%) e sbiancata senza l’uso di cloro.

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LE REFLESSOTERAPIE DELL’ULTRASENSIBILE IN NATUROPATIA Nel cuore dell’uomo attraverso le memorie del corpo, del tempo e dello spazio

Gianmichele Ferrero

edizioni


© Copyright 2007 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl I edizione settembre 2007 ISBN 978-88-95572-01-7 Edizioni Enea Sede Legale - Viale Col di Lana 6/a, 20136 Milano Sede Operativa/Magazzino - Piazza Nuova 7, 53024 Montalcino (SI) www.edizionienea.it edizioni.enea@gmail.com Progetto grafico Lorenzo Locatelli Disegno in copertina e illustrazioni Federica Aragone Stampato in digitale da Global Print srl 20064 Gorgonzola (MI) I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, informatica, multimediale, riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresi microfilm e copie fotostatiche, sono riservati per tutti i Paesi. I benefici derivanti dall’applicazione dei metodi descritti dipendono dalla dedizione e dalle capacità di chi opera in piena responsabilità. L’Autore e l’Editore non hanno responsabilità per l’utilizzo delle tecniche terapeutiche citate nel testo.


Possiamo scegliere di perdere ciò che crediamo di essere e di ritrovarci al di là delle influenze che hanno creato il tessuto del nostro sé. Possiamo scegliere di rimanere attaccati ai nostri punti di vista oppure di aprire nuove visioni interne entro noi stessi per vedere più lontano. Nulla è permanente, nulla è fisso, perciò sta a noi di prenderci la responsabilità della nostra evoluzione e cominciare a spingerci al di là delle nostre limitazioni. Il nostro potenziale è illimitato e la scelta è nostra. Tuttavia, dalla vita stessa dipende la nostra scelta e quella vita siamo noi. Gaston St. Pierre



INDICE VII Prefazioni di XII XIII

Catia Trevisani Daniele Lo Rito Enzo Di Spazio Flavio Gandini e Samantha Fumagalli

Premessa e ringraziamenti Introduzione

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I. LO SPECCHIO DELL’IRIDE E DEL CORPO

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II. UN NUOVO APPROCCIO ALLA SALUTE E ALLA MALATTIA

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1. La Nuova Medicina – Dott. Ryke Geerd Hamer 2. La Biologia del Comportamento e della Malattia Dott. Jean Claude Badard 3. La Biologia Totale e la Sintassi Semiotica della salute – Claude Sabbah 4. Il genosociogramma – Psicoterapia transgenerazionale Dott. A. Ancelin Schützenberger 5. Le Costellazioni familiari – Dott. Bert Hellinger 6. Il Sistema Corpo Specchio – Dott. Martin Brofman

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III. IL TEMPO E LO SPAZIO

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1. Il tempo, lo spazio e la Biografia 2. Il tempo e i ritmi 3. I Quattro Corpi nell’Antroposofia steineriana 4. La croce biografica e le quattro forze 5. Gravità e levità 6. La memoria

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IV. CUTE E MEMORIA

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1. Catene Lineari, Bande e Placche – Dott. Giuseppe Calligaris 2. Cronoriflessologia spinale (AgeGate Therapy) Dott. Vincenzo Di Spazio 3. La Tecnica Metamorfica – Robert St. John 4. Emotional Freedom Technique (EFT) – Gary Craig

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62 5. La Terapia Evocativa Cutanea (ECTech) – Dott. Daniele Lo Rito 63 5.1. La lettura del tempo nell’iride 65 5.2. La Biografia 67 5.3. Il pensiero del cuore 68 5.4. La stimolazione cutanea 70 5.5. Geometrie e piani di stimolazione cutanea 73 5.6. La tecnica dell’ECTech 74 5.7. Come agisce l’ECTech 75 5.8. Valenze dell’ECTech 77 6. Lo Spaziorischio – Dott. Daniele Lo Rito 80 7. Interazioni spazio-tempo 81 V. LA TERAPIA CRONOENERGETICA E LA MODALITÀ DI LAVORO IN GRUPPO

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1. La metafisica dei corpi sottili 1.1. Hara 1.2. Primo corpo sottile: radicamento e sopravvivenza 1.3. Secondo corpo sottile: percezione 1.4. Terzo corpo sottile: individualità, potere e integrità personale 1.5. Quarto corpo sottile: forme-pensiero, ideali, razionalità, intuizione e vuoto 1.6. Quinto corpo sottile: chiara visione, unità di suono, creatività e comprensione 1.7. Sesto corpo sottile: consapevolezza panoramica, libertà 1.8. Settimo corpo sottile: la corona di luce 1.9. L’Alchimia della Trasformazione di Wadud e Waduda 2. Terapia CronoEnergetica 2.1. Considerazioni 2.2. Metodo 2.3. Discussioni e verifiche 3. La Modalità terapeutica di gruppo 3.1. Considerazioni 3.2. Metodo 3.3. Discussioni e verifiche 4. Integrazione delle Reflessoterapie dell’Ultrasensibile con il Sistema AuraSoma 5. Conclusioni 6. Breve cronologia delle Reflessoterapie dell’Ultrasensibile

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Riferimenti bibliografici


Prefazioni La nuova collana “Laboratorio di Naturopatia” è ben lieta di presentarsi al pubblico con questo primo testo di Gianmichele Ferrero, naturopata diplomato alla Scuola Italiana di Medicina Olistica, attenta da sempre a nuovi sviluppi e ricerche nel campo della Naturopatia. Questa scienza multidisciplinare e di per sé olistica non può tralasciare gli aspetti più profondi e nascosti che stanno all’origine di malesseri, disturbi e patologie, di qui la necessità di indagare gli aspetti inconsci e le matrici antiche che producono sintomi attuali e quindi l’esigenza di utilizzare antiche e nuove “terapie” che raggiungano tali profondità. Come l’albero estende la sua chioma sul suo solido tronco, visibile e ammirabile da tutti, ma con altrettanta forza dirama le sue radici nel profondo e nascosto terreno, così l’uomo vive nel mondo manifestando attitudini, comportamenti, tendenze, più o meno armoniche che hanno radici lontane, antiche, profonde, scritte nella suo inconscio e intrecciate con le storie di chi lo ha preceduto. La nuova emergente visione integra conoscenze e intuizioni appartenenti ad ambiti ritenuti, nella cultura occidentale, diversi e distinti: medicina, filosofia, fisica, psicologia, spiritualità. Non così nella visione orientale: la Psicologia indovedica e la Medicina Tradizionale Cinese sono millenari esempi di olismo in cui spirito e materia sono totalmente interconnessi. Le nuove Reflessoterapie dell’Ultrasensibile, che da queste scienze millenarie hanno tratto ispirazione, sono trattamenti che intendono accompagnare l’individuo in una maggiore conoscenza e consapevolezza di se stesso, per contattare il sé profondo, fonte inesauribile di energia, pace e guarigione. dott.ssa Catia Trevisani L’uomo nelle sue ricerche spesso si ferma ad osservare ciò che accade e con l’immaginazione coglie i principi animatori dell’equilibrio cosmico, a volte si ferma e indietreggia al pensiero di ciò che ha scoperto. Il pensiero stesso si blocca, paralizzato da ciò che sta percependo per la semplicità della tecnica appena scoperta, per la sua forza, per aver superato le barriere del tempo e dello spazio, per i legami invisibili che legano l’uomo all’umanità. Il corpo diviene un tempio sacro, una cattedrale, una capanna nella steppa o nella prateria. Così sorge nell’animo umano il rispetto, l’amore, la riverenza, il riconoscimento, la compassione quotidiana. Dobbiamo ringraziare quegli uomini che tengono vivo il pensare, che non si bloccano per le convenzioni sociali, per le regole della statistica, per l’economia, per la scienza dell’ufficialità. Divengono essi stessi legge dell’universo e la esprimono attraverso il loro agire quotidiano,

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attraverso l’emozione del sentire e del pensare. Il loro corpo diviene pura volontà dell’espressione dello spirito, di quel “Io sono” infuso dal Padre Eterno in ogni manifestazione del creato. Dobbiamo a queste persone il fatto che l’universo si esprime a coscienza, che i principi si fanno più chiari, che le leggi del cosmo compaiano sotto forma matematica e geometrica. Dobbiamo riconoscere che il coraggio umano ha superato ogni ostacolo e che per lo spirito del sacrificio ha rinunciato alla vita umana, mi riferisco a quei filosofi o scienziati che sono stati dichiarati eretici e per questo sacrificati sul rogo dell’ottusità. Ancora oggi esistono degli esempi di questo tipo, più o meno larvati e mimetizzati. Il controllo occulto sull’operato dell’uomo, lo rende schiavo nel suo agire e lo paralizza nel pensare che qualcuno lo stia osservando, forse una telecamera o un videotelefonino. Nessuno è più libero di esprimersi innocentemente, di danzare come un pazzo nella libertà animica perché forse c’è una telecamera o un cartello che dice: “questa piazza è videosorvegliata”. Tutto ciò condurrà al bisogno di libertà, l’uomo si sentirà costretto nell’espressione esteriore così si rivolgerà verso l’interno, verso i suoi spazi interiori dove nessuno lo scruterà avidamente. Nascerà l’esigenza di conoscere se stessi, di conoscere lo spirito dell’uomo, ciò che anima e nutre la nostra esistenza. La società, l’economia, la tecnica, la scienza stessa ci sta conducendo verso questa scoperta rivoluzionaria: la libertà e con essa l’amore puro. Quando l’uomo coglie questa libertà, quando assapora la dimensione interiore di ciò che è nasce un amore incommensurabile, che non ha limiti, un amore cosmico. Si riconosceranno gli altri come fratelli e sorelle, come anime gemelle e non vi saranno più distinzioni di razza, di religione o di credo politico. Le tecniche che sono esposte in questo testo aiutano l’uomo a comprendere che esiste un’altra dimensione oltre a quella fisica, dove l’essere umano può incontrare quella realtà interiore che lo renderà libero. Per quanto riguarda la Tecnica Evocativa Cutanea essa è nata a seguito della scoperta del Cronorischio, cioè della possibilità di leggere il tempo, gli avvenimenti della vita attraverso l’analisi iridologica. Basandosi sulle ricerche di G. Calligaris sono state proiettate le “età di crisi” sulla cute, non secondo lo schema che lui stesso aveva ideato (sistema lineare), ma secondo uno schema circolare. Utilizzando gli stessi principi di evocazione o di stimolazione cutanea, ma aggiungendo uno schema proiettivo diverso. Le circonferenze possono essere proiettate secondo i tre piani dello spazio convenzionale: verticale, orizzontale e obliquo. Secondo le nostre ricerche il piano verticale sembra uno dei migliori e di più facile applicabilità. Le esperienze che l’uomo vive a seguito di questa stimolazione sulla dimensione temporale sono veramente indescrivibili, possiamo dire che diventa un’espe-

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rienza quasi mistica in certe fasi, quasi estatica in altre, oppure a volte solo di sofferenza fisica o emozionale. L’uomo assapora questa dimensione non conosciuta, questa dimensione inconscia della propria esistenza comprendendo che descrivendo ciò che sente e vive durante la terapia diviene strumento catartico. Non solo per se stesso, ma anche per coloro che sono legati alla propria esistenza, conosciuti e sconosciuti. Ecco che nasce lo spirito della sacralità, della riverenza e del rispetto di tutto ciò che vive all’esterno e all’interno del proprio corpo. La coscienza che ogni nostro agire influenza la famiglia, gli amici, i vicini, la città, la nazione, la terra, il sistema solare, la galassia e l’universo. Piccola “formica” umana stai molto attento al tuo agire, che esso sia sempre in sintonia con il padre e con la Biografia. Ciò che sembra bene ora, potrà essere un male domani e ciò che oggi è sofferenza, dolore e male domani potrebbe essere gioia e amore. Ogni essere umano ha la capacità del libero arbitrio. Il conoscere, lo sperimentare, l’assaporare la libertà interiore dovranno essere le molle che ci spingeranno verso l’amore universale. Forse qualche riga di questo libro potrà farci sperimentare questo desiderio, forse nascerà un anelito, un impulso verso il divino che è in noi tutti. dott. Daniele Lo Rito “Qualsiasi cosa ci turbi emotivamente può costituire un trauma; non ha importanza l’oggetto dell’emozione: persona, cosa, situazione. La prima volta che veniamo esposti a un trauma, questo lascia una traccia neuronale chiamato engramma. L’engramma viene inscritto in una memoria che fornisce i parametri corporei temporali. In questo modo la memoria somatica permette al corpo di ricordare perfettamente tutto, diversamente di quanto accade alla mente con le memorie depositate nella corteccia”. Questo passo, tratto dall’opera di Gianmichele Ferrero, costituisce la chiave di lettura alla base di quelle metodiche a mediazione corporea, che amo definire Reflessoterapie regressive. Il principale merito di questo testo risiede nel suo porsi come punto di riferimento storico-divulgativo per l’analisi delle diverse tecniche di intervento, che prevedono il diretto legame del processo patologico con la sua sorgente emotivo-conflittuale. Ferrero descrive le principali tecniche, mettendone però in risalto il principio ispiratore: la disarmonia dell’unità corpo-mente non viene generata semplicemente dal conflitto emozionale irrisolto, ma dalla sua tenace interdipendenza con la matrice temporale. In altre parole esiste per ognuno di noi un preciso tempo nel corso della vita, nel quale viene permanentemente fissata l’esposizione a una de-

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terminata esperienza traumatica: è il tempo anagrafico, la modalità con la quale noi umani misuriamo la sequenza degli accadimenti. Rudimentali approcci alle Reflessoterapie regressive risalgono ancora al diciannovesimo secolo: in quel periodo ebbe notevole diffusione in campo medico la cosiddetta diagnosi di irritazione spinale, con la quale si presupponeva l’esistenza di uno squilibrio neurovegetativo spinale in grado di condizionare la manifestazione di molteplici quadri patologici. Le creste vertebrali venivano sottoposte a differenti stimolazioni (percussioni, applicazioni di calore, vescicazioni, idroterapia ed elettrostimolazioni). Il corpus diagnostico-terapeutico della cosiddetta irritazione spinale, seppur lacunoso sotto il profilo scientifico, può essere considerato oggi una forma embrionale e caotica di cronoriflessologia spinale. La storia recente di questo particolare ambito della medicina complementare riconosce in Giuseppe Calligaris, neuroscienziato italiano (1876-1944), il padre putativo di tutti quei ricercatori, che fino ad oggi si sono cimentati in queste complesse sperimentazioni: a lui si deve la prima mappa cutanea dei punti temporali, mappa che contiene cento differenti localizzazioni somatiche (dal primo anno di vita al centesimo). A ragion veduta si può affermare senza reticenze che è andata via via affermandosi una vera scuola italiana di Cronoriflessologia, degna di divulgare e diffondere gli esiti di queste ricerche. Ha scritto Alberto Giovanni Biuso, filosofo della mente all’università di Catania, che “il corpo non dimentica”: Gianmichele Ferrero ha fatto tesoro di queste parole e presenta in questo modo il frutto delle sue fatiche al pubblico italiano. dott. Vincenzo Di Spazio La moderna scienza medica, basandosi su criteri oggettivi, scientifici e ripetibili, ha catalogato in modo approfondito i sintomi delle più svariate malattie con lo scopo, tra gli altri, di creare rimedi per la loro cura. Così facendo il corpo viene studiato alla stregua di una macchina, ma si trascurano le implicazioni squisitamente umane di tipo psicologico, emotivo ed evolutivo, finendo, troppo spesso, per curare la sola sintomatologia. Questa medicina è affiancata, però, da altre forme di cura che affrontano il problema in modo più completo e rispettoso dell’individualità umana. Una visione olistica della salute dell’uomo non è certo una scoperta dei nostri tempi, da sempre si sono alternati periodi più materialisti e meccanicisti ad altri di maggior spiritualismo; oggi speriamo di potere assistere al sorgere di una nuova alba in cui i valori umani occupino il primo posto a favore di una sempre più vasta e reale presa di coscienza. È in quest’ottica che crediamo vada letto il libro di Gianmichele Ferrero, un’opera che riunisce le conoscenze di materie diverse che hanno, però, un filone

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comune: l’uomo come una meravigliosa e articolata entità che si muove in una particolare dimensione stazio-temporale, un affascinante universo multi-dimensionale. È nel rispetto della centralità dell’uomo che vogliamo dedicare queste poche righe più all’Autore che al suo lavoro. Anche perché il lettore, mentre scorre queste righe, stringe già nelle sue mani il libro e avrà sicuramente la possibilità di accertarsi da sé del valore del suo contenuto. Preferiamo, perciò, complimentarci con l’Autore che ha saputo dedicare tempo, energie e passione a studi e ricerche di grande respiro e che ha saputo, grazie alle sue capacità di sintesi, esporre in maniera integrata le conoscenze e le tecniche che ha appreso e sperimentato. Grazie alla sua vocazione e alle sue inclinazioni ha potuto illustrare in maniera sintetica i concetti divenuti parte del suo patrimonio del sapere. Un patrimonio che diventa tale solamente quando viene davvero compreso e fatto proprio. Samantha Fumagalli e Flavio Gandini

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Premessa e ringraziamenti È fondamentale comprendere che tutto il vissuto di un essere umano, mediato dalle emozioni, è registrato nel corpo e condiziona il suo stato di salute e che è possibile raggiungerlo, comprenderlo e metabolizzarlo. Utilizzando delicate tecniche corporee è possibile accedere alle memorie temporo-spaziali dei traumi, ai conflitti emozionali non risolti, alle trasmissioni genealogiche delle malattie per sciogliere i blocchi energetici e psichici. Sono i prodromi di una imminente nuova medicina che pone nelle mani di ciascuna persona la responsabilità della propria salute e la crescita della coscienza di sé, chiaro segno di evoluzione di un individuo e di un popolo. Questo lavoro si sviluppa su tre livelli, anche se spesso questi sfumano reciprocamente l’uno nell’altro. La prima parte comprende una visione d’insieme dei contributi di alcuni studiosi e terapeuti che convergono sulla tematica delle memorie del Tempo e dello Spazio nel corpo dell’Uomo. La seconda parte riassume le conoscenze approfondite e sperimentate insieme al dott. Daniele Lo Rito nei suoi corsi di Iridologia del Profondo e di ECTech. La terza è dedicata alla Terapia CronoEnergetica e alla modalità di lavoro in gruppo con le Reflessoterapie dell’Ultrasensibile che ho personalmente elaborato. Sono debitore e grato al dott. Daniele Lo Rito, mirabile esperto in Iridologia multidimensionale, eccellente guida nelle discipline olistiche; sono vivamente riconoscente per le conoscenze trasmesse, per i confronti e stimoli a progredire nella comprensione dell’essere umano e nel perfezionamento delle terapie di sostegno al suo benessere. Esprimo sincera stima e profonda amicizia al dott. Vincenzo Di Spazio per avermi offerto l’occasione di approfondire i suoi studi e di arricchire e discutere le mie idee. Le sue non comuni sensibilità e disponibilità coronano la sua ampia conoscenza nel campo dell’Iridologia e delle tematiche trattate in questo libro. La sua brillante capacità di elaborare nuovi concetti e di estenderli alla pratica terapeutica ne fanno uno dei migliori esploratori della medicina olistica. Sono grato alla generosità di Samantha Fumagalli e Flavio Gandini, due sensibili anime capaci di svelare e attualizzare con amorevolezza le conoscenze del dott. Calligaris, mettendo in luce le sue illimitate potenzialità. Ringrazio ancora: Giacinto Olivieri per l’affettuosa amicizia e la condivisione entusiasmante nell’ambito delle terapie olistiche e dei corsi “Il Corpo ricorda”; Marino Lusa per la vicinanza di orizzonti umani e il comune interesse all’Iridologia e le scoperte di Calligaris; Andrea Fredi, squisito conoscitore e divulgatore dell’EFT con doti di instancabile pazienza e disponibilità; Jean Claude Badard, acuto ricercatore e valente terapeuta della Psicobiologia, che ha sensibilmente contribuito ad espandere la mia visione in questo campo.

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La mia pura gratitudine va alla casa editrice Enea nelle figure di Lorenzo Locatelli e Catia Trevisani per aver creduto in questo progetto e avermi supportato nella sua realizzazione. Un grazie ai miei figli Andrea e Luca per la loro fiducia e pazienza. Un particolare grazie a Loredana che divide con me la passione dei viaggi nel microcosmo umano e nel macrocosmo: il suo instancabile sostegno mi è stato d’aiuto nella stesura del libro. Infine voglio ricordare in modo speciale Giuseppe Calligaris, i cui lavori di ricerca e studio, mai troppo lodati e ricordati, ci permettono oggi di aprire porte straordinarie e luminose sulle profondità misteriose del corpo e dell’anima. Spero che le sue scoperte vengano presto giustamente riconosciute e restituite alla dignità di capisaldi della nuova medicina. Il termine “ultrasensibile” che applico alle Reflessoterapie descritte nel libro proviene dall’appellativo con cui Di Spazio è solito ricordare, in modo del tutto appropriato, il dott. Calligaris: esploratore dell’ultrasensibile.

Introduzione Il concetto di salute comprende l’insieme di condizioni che supportano lo stato di ben-essere. Questo insieme di condizioni è costituito dall’interazione di fattori biochimici, funzionali, emotivi, psichici, spirituali ed energetici. Da un punto di vista olistico, la salute coinvolge il nostro vissuto nella sua completezza: vivere il nostro corpo, riconoscere i nostri sentimenti, atteggiamenti e credenze, essere aperti ai cambiamenti e ai rapporti con gli altri, sentirsi responsabili per ogni pensiero, azione e condizione in cui siamo coinvolti. La moderna medicina accademica si sta evolvendo sulla base di un approccio diagnostico e terapeutico dell’essere umano sempre più improntato a una visione di esso come di un’entità costituita da parti facilmente disarticolabili e considerabili separatamente. Il modello meccanicistico della medicina indaga l’individuo frazionandolo in organi, apparati, funzioni, sistemi, patologie. La struttura sanitaria si avvale sempre più di figure mediche specializzate e sistemi diagnostici ad alto grado tecnologico. Nonostante le varie terapie farmacologiche e gli interventi terapeutici e chirurgici, non sempre si riesce a centrare l’obiettivo del mantenimento della salute globale del soggetto. C’è necessità di una maturazione nel modo di concepire il senso della salute e di ciò che convenzionalmente viene identificata come “malattia”. Ogni individuo è espressione di una storia singolare e di una storia di antenati, costellata da eventi, emozioni, bisogni vissuti nell’ampio arco temporale della vita, che non possono essere ignorati e che sono in relazione con i disagi, i disturbi e le sofferenze percepiti. Uno dei limiti dell’approccio puramente organicista alle malattie è proprio

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quello di ignorare quasi completamente che la persona è manifestazione di un progetto di vita che coinvolge una complessità simile a un albero, di cui si vedono tronco e ramificazioni ma le cui radici sono spesso profondamente nascoste. È possibile conservare la visione della complessità della vita e della circolarità dei fenomeni, l’attenzione e la considerazione anche del piccolo e del nascosto. Si tratta di comprendere e abbracciare l’uomo come unità indissolubile di tutte le sue componenti, spirituali, psichiche e somatiche, e di osservarlo e capirlo nell’integrazione con l’ambiente-spazio che lo ospita e con il tempo che lo identifica. Ogni individuo è un sistema aperto in continuo cambiamento, un microcosmo immerso in una fitta rete di scambi con il macrocosmo che si annoda al richiamo del tempo. L’uomo contribuisce al processo evolutivo del macrocosmo e del suo microcosmo, viene in-formato e tras-formato, conservando la memoria di ogni passo. La chiave di lettura e il metodo per interagire non possono che avere un orientamento olistico, dove occorre saper leggere la complessità dell’individuo nella dimensione spaziale e temporale per intraprendere qualsiasi tipo di sostegno alla guarigione della malattia o, meglio, alla conservazione della salute. L’uomo ha un corpo che non vive solo nella dimensione spaziale ma vive anche nella dimensione temporale. La medicina accademica però non adotta una lettura che consideri anche il vettore temporale nella storia dell’uomo ma si limita a osservare i cambiamenti nel suo corpo. Certamente accade che alcune patologie o il loro esordio vengano associate a un preciso evento traumatico ma questa corretta valutazione rimane una semplice osservazione dell’anamnesi, senza, invece, costituire elemento fondamentale per direzionare la strategia di intervento e personalizzare le indicazioni di terapia. A volte viene riconosciuta la genesi, il collegamento della patologia con l’evento scatenante ma apparentemente non ci sono rilevanti possibilità di intervento in quanto si tratta di eventi accaduti nel passato, spesso remoto, e di fronte ad essi ci si pensa impotenti. La conseguenza è che tutte le terapie si assomigliano e si applicano protocolli identici anche se ogni individuo presenta una sua identità e specificità, e una sorgente diversa del problema. Si cura la malattia e non il soggetto. In questo quadro risulta perfettamente inutile indagare il passato e i precedenti familiari. Un nuovo approccio alla malattia in senso lato potrebbe invece permettere non solo una valutazione del trauma subito, anche a un livello non conscio ontogenetico oppure filogenetico, ma anche di consentire un intervento per contribuire a sciogliere i messaggi negativi, i blocchi derivanti dallo shock. Infatti, è possibile che l’insufficiente risposta alle terapie, sia pure in presenza di una diagnosi presumibilmente corretta, sia dovuta a un blocco emotivo, vissuto o ereditato a livello conscio o inconscio, non ancora elaborato, conseguente a un recente o lontano trauma. Noi identifichiamo lo spazio con la materia, la fisicità del corpo ma, come ci insegna la Teoria della relatività di Einstein, la materia è solo una forma di energia

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e le emozioni sono modalità di energia immateriale vissuta attraverso il corpo. È possibile individuare il tempo nella nostra memoria. A.G. Biuso, filosofo della mente, chiama la memoria “tempo somatizzato”, e la mente “la coscienza che il tempo ha di sé stesso”. Noi permettiamo al tempo di esistere e quando moriamo la declinazione del tempo cessa con noi. Le emozioni si manifestano fisicamente nel corpo attraverso squilibri, asimmetrie, disarmonie somatiche in eccesso o in difetto. Il conflitto emozionale genera blocchi nei meccanismi che reggono il benessere. Vediamo, dunque, che il concetto di tempo e di memoria gioca un ruolo importante in questo discorso. La memoria sedimentata nel corpo permette all’individuo di riconoscersi. La memoria stratificata nelle sensazioni, nelle emozioni, nelle sofferenze, nei piaceri e nei disagi costituisce l’essenziale nutrimento della mente umana per realizzarsi come identità. Tuttavia, se la mente nella sua complessità di struttura e funzioni può dissolvere certi ricordi, il corpo conserva ogni minima informazione che permette la formazione di pensieri, sensazioni, azioni. La memoria filogenetica, procedurale – più antica che ha incorporato il lungo cammino della razza nel genotipo – e la memoria ontogenetica, dichiarativa – più recente che conserva la storia singolare dell’individuo – possono scomparire alla coscienza ma rimangono in tracce raccolte nelle cellule del corpo. Si crea, quindi, un indissolubile legame tra soma, psiche e tempo in una dimensione che coinvolge non solo il singolo ma anche la collettività. Il corpo temporale introietta e trasforma l’informazione del trauma subito e non risolto, che è costituita da energia, in materia cellulare, situandola in una specifica area corporea e trasmettendola e condividendola con la discendenza. La memoria dell’evento doloroso può essere così profonda da lasciare un segno indelebile che oltrepassa l’esistenza del singolo individuo per estendersi lungo la linea genetica. Nel sangue stesso circola la memoria allargata dell’identità individuale e del gentilizio. Ad esempio molti reduci di un lutto, anche risalente a tempi precedenti al loro concepimento, portano sintomi e disturbi speculari alla malattia e/o al trauma subiti dal familiare deceduto, con sorprendente affinità di aree anatomiche. Una parte del corpo del soggetto memorizza e riflette l’emozione, il dolore, la sofferenza percepiti dalla persona deceduta, conservando traccia della sua identità nella propria malattia o disagio. Se la soluzione al problema tarda a venire l’informazione ritorna a manifestarsi, riattivando disagi, malesseri e sofferenze remoti che riportano l’attenzione presente sul bisogno di sciogliere il trauma. È diventata una tendenza il raccogliere sotto il dedalo dei disturbi psicosomatici, tutti i sintomi non facilmente riconducibili alle patologie classiche descritte nei compendi medici, allontanando le persone dalla possibilità di portare alla coscienza l’origine della sofferenza e rallentando l’individuazione di una via dì soluzione.

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Tuttavia, è possibile avere una nuova visione e aprire la mente e il cuore a un sapere rinnovato che sa guardare l’uomo nella sua interezza e accoglierlo per quello che è nel corpo, nelle mente, nello spirito per accompagnarlo nella sua capacità di comprendersi, di amarsi e di mantenersi nel benessere. Gianmichele Ferrero

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I. LO SPECCHIO DELL’IRIDE E DEL CORPO L’Iridologia si è sempre offerta come sistema di indagine capace di avere un’ampia visione dello stato di benessere della persona, partendo dagli aspetti più fisici e arrivando ai livelli più profondi dello spirito. Questa disciplina vanta riferimenti storici antichi che risalgono all’antico Egitto di 1500 a. C. Oggi, a circa 120 anni dalle prime indagini moderne – nel 1886 il medico ungherese Ignatz von Peczely pubblica la prima mappa dell’iride –, questa scienza sta offrendo nuove prospettive di indagine delle disarmonie, dei disagi, delle sofferenze che possiamo incontrare nella vita, e nuovi metodi per contribuire a ristabilire il nostro perduto equilibrio e a recuperare la salute globale. Le conoscenze classiche espresse dalle diverse scuole di Iridologia, pur nelle loro possibili diversità, risultano sempre necessarie e indispensabili per una corretta interpretazione degli aspetti iridologici di base. In Italia sono stati sviluppati nuovi approcci presenti già in radice nei lavori di Siegfried Rizzi e poi approfonditi dai suoi allievi. Nel tempo si sono sviluppate chiavi di interpretazione delle forme, dei colori e dei segni dell’iride che cercano di guardare oltre il piano semplicemente costituzionale e funzionale. Questi ricercatori hanno posto l’attenzione a piani di lettura più profondi che si spingono a trovare collegamenti e correlazioni tra l’iridologia e gli squilibri fisici, emozionali, energetici e spirituali delle persone. Ulteriori passi sono stati compiuti ricavando dall’iride dei metodi di trattamento. Nella trama dell’iride l’osservatore attento ed esperto può leggere i segni scritti dallo svolgimento della Biografia. L’individuo può entrare nelle memorie e riportare a coscienza ciò che apparentemente la sua mente aveva dimenticato ma il suo corpo ha conservato e tangibilmente ricordato. Il corpo é uno specchio, una mappa che permette di prendere coscienza del disagio vissuto e orientarsi verso la guarigione. Come ricorda Martin Brofman nel suo “sistema corpo specchio” esiste una stretta relazione tra il nostro corpo, la nostra coscienza e la nostra vita. L’uomo si può considerare come un insieme di corpo, mente e spirito attraverso cui scorre l’Energia vitale. Il sintomo patologico è un blocco di energia, conseguenza di una tensione. Esiste, infatti, una forte correlazione tra la coscienza, il sistema energetico e il corpo. Tutto inizia nella nostra coscienza; ciascuno di noi crea la propria realtà. Ogni individuo è un sistema energetico che dirige il flusso dell’energia con la propria coscienza e, nello stato naturale di interezza e di coscienza di sé, l’energia fluisce facilmente, conservando il benessere. Tuttavia, quando vengono fatte scelte in base ad aspettative incoerenti con il proprio progetto di vita, si creano tensioni a livello di coscienza che bloccano il flusso di energia. Se il blocco è particolar-

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Le Reflessoterapie dell’Ultrasensibile in Naturopatia

mente intenso, si avranno manifestazioni e sintomi a livello fisico. Ogni sintomo diventa così una metafora, un segno che può essere messo in relazione con una particolare tensione nella coscienza e con un ben preciso tipo di personalità. La tensione è trasmessa al corpo attraverso dei sintomi nei centri energetici ai quali sono collegati determinati organi e apparati. Così, quando viene compreso il messaggio che il corpo trasmette e attuato il necessario cambiamento nella mente e nel modo di essere, si riconquista l’armonia e il sintomo non ha più alcuna ragione di esistere. Non solo si è in grado di ritornare allo stato di equilibrio naturale, ma si può anche comprendere la causa che ha generato il sintomo. Si tratta di un percorso evolutivo.

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II. UN NUOVO APPROCCIO ALLA SALUTE E ALLA MALATTIA 1. La Nuova Medicina – Dott. Ryke Geerd Hamer È utile richiamare qui alcuni concetti della “Nuova Medicina Germanica” del dott. Ryke Geerd Hamer perché portano elementi utili alla comprensione del tema che si sta trattando. Infatti, Hamer, disegnando le sue cinque leggi biologiche, ha permesso di comprendere come psiche, cervello e organi siano tre livelli dello stesso organismo. Questo capovolgimento globale della valutazione delle patologie porta a una comprensione precisa e scientifica della genesi delle malattie, in particolare del cancro. Hamer spiega in modo dettagliato ed efficace cosa accade negli uomini, negli animali e nei vegetali durante la particolare condizione che è la malattia. Tutte le malattie, non solo il cancro o quelle oncoequivalenti, secondo le cinque leggi della Nuova Medicina, sono parte di un “programma speciale, biologico e sensato” (SBS) della natura e sono considerate “sensate” proprio dal punto di vista evolutivo (filogenesi). Prima legge Per la prima legge, ogni malattia è causata da un trauma emotivo che ci coglie impreparati, che viviamo in solitudine, non sappiamo come risolvere e che si verifica contemporaneamente, o quasi, ai tre livelli: psichico (mente), cerebrale (cervello), organico (corpo) – sindrome di Dirk Hamer, DHS. Per continuare la specie, nell’evoluzione l’uomo ha sviluppato dei programmi biologici di sopravvivenza automatici che si sono inscritti nel suo cervello e nelle sue cellule. In questo senso la malattia è la soluzione perfetta del cervello in termini biologici di sopravvivenza, poiché entra in azione mettendo in moto una SBS. L’intensità del trauma emotivo determinerà la gravità della malattia, mentre il tipo di emozione determinerà la localizzazione nel corpo. Nell’istante della DHS non solo inizia la fase del conflitto attivo ma si possono predisporre i binari sui quali la malattia decorre. I binari sono aspetti conflittuali aggiuntivi correlati alla DHS, ovvero le circostanze associate alla DHS. L’individuo registra inconsapevolmente anche i più piccoli particolari dello scenario in cui si ambienta l’evento. L’insieme rimarrà nella memoria per tutta la vita, determinando il modo con cui la persona reagirà quando tali elementi si ripresenteranno. Se il soggetto si troverà, in seguito, nuovamente esposto a una di queste circostanze, tutto il conflitto potrà riattivarsi in una recidiva. Oltre al binario principale della DHS, quindi, esistono anche dei binari secondari relativi alle circostanze concomitanti e integranti che conducono sempre al primo. 3


Le Reflessoterapie dell’Ultrasensibile in Naturopatia

La medicina accademica interpreta i binari come patologie da curare indicando indiscriminatamente conflitti diversi in fasi del tutto differenti insieme ai loro sintomi organici e cerebrali anch’essi differenti. Se si riesce a trovare la DHS con i binari che hanno vibrato nell’istante della DHS, si può affrontare il futuro con serenità. È importante però sapere che il conflitto vero e proprio non è ancora stato risolto. Seconda legge La seconda legge definisce il decorso di tutte le malattie che comprende due fasi. Nel ritmo normale circadiano (normotonia), al mattino, con la maggior produzione di corticosteroidi, siamo in simpaticotonia, svegli e attivi; verso sera passiamo in vagotonia, rilassandoci e addormentandoci. Dopo una DHS, si attiva la fase di conflitto o fase di stress, di simpaticotonia permanente o delle “mani fredde” durante la quale si hanno: l’attivazione dell’innervazione simpatica del sistema nervoso autonomo con vasocostrizione, l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, irrigidimento, sudore freddo, l’aumento del tasso di noradrenalina nel sangue, ecc. A livello psichico, il soggetto rimugina il suo problema, non ha fame, dimagrisce, si addormenta con fatica, vive un continuo stato di allarme mobilitando tutte le energie per risolvere il trauma. A livello cerebrale, localizzato in una certa area del cervello che presiede al funzionamento di un determinato organo o tessuto, si origina un focolaio a cerchi concentrici (focolaio di Hamer, FH) visibile alla TAC senza liquido di contrasto. A livello fisico, il cervello può creare una massa tissutale (tumore, ciste, ecc.) o dissolverla (lisi), bloccare o liberare un organo. In questa fase si sviluppano le cosiddette malattie fredde come astenie, anemie, deperimenti, ecc. Alla soluzione del conflitto (conflittolisi, CL) segue la fase di riparazione o di rilassamento (postconflittolisi, PCL), di vagotonia permanente o delle “mani calde” durante la quale si verificano: l’attivazione del nervo parasimpatico o vago, del sistema nervoso autonomo con vasodilatazione, il rallentamento del ritmo cardiaco o bradicardia e la diminuzione della pressione arteriosa. A livello psichico lo stress si disperde, ritornano la calma e l’appetito, le estremità del corpo riprendono ad essere calde. A livello cerebrale sul punto del FH si forma l’edema di riparazione. Nel mezzo della fase di soluzione del conflitto la vagotonia permanente è interrotta dalla crisi epilettica o epilettoide che segna il ritorno alla normalità. Questa crisi corrisponde a una fase simpaticotonica a livello cerebrale che indica una costrizione violenta dell’edema FH, cui segue l’espulsione dei liquidi trattenuti nel corpo durante la fase di riparazione edematosa (PCL A). A livello organico si manifestano: crisi motoria tonico-clonica, conati di vomito, coliche intestinali, lisi polmonare, ittero, infarto del miocardio, ecc. A livello fisico già prima della crisi epilettoide la malattia smette di progredire e il cervello

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2. Un nuovo approccio alla salute e alla malattia

si ripara. Si sviluppa uno stato di infiammazione, in cui tutte le energie sono tese al ripristino dell’equilibrio. In realtà tutti gli stati infiammatori sono delle riparazioni, comprese le malattie infettive. La fase di riparazione può essere anche più pericolosa della fase di malattia. In questa fase si manifestano le cosiddette malattie calde come con stati febbrili, dolori diffusi o localizzati e molta stanchezza, ecc. Successivamente l’organismo completa il suo riequilibrio e ritorna al suo ritmo circadiano normale alla fine della fase di ricostituzione cicatrizzante (PCL B).

vagotonia

DHS

Eutonia = normotonia ritmo normale: giorno/notte simpaticonia/vagotonia

Evoluzione del conflitto

Vagotonia permanente fase di riparazione del programma SBS riparazione delle ulcere carcinostasi CL Fase PCL A

eutonia

simpaticonia

Decorso bifasico delle malattie a condizione che si arrivi a una condizione del conflitto

Fase PCL B

Simpaticonia perman. fase attiva del cancro Fase di Fase fase attiva riparazione ricostitutiva edematosa cicatrizzante programma SBS Crisi epilettica o epilettoide

Terza legge La terza legge tratta il sistema ontogenetico delle malattie riferendosi alla vita embrionale dell’uomo. L’individuo ha potuto sopravvivere fino ad oggi perché ha integrato nel suo cervello programmi biologici di sopravvivenza volti al superamento di ogni genere di ostacoli presentatisi sul suo cammino evolutivo nel corso dei millenni, fin da quando era un piccolo organismo unicellulare. Superato l’ostacolo, la soluzione viene trasmessa alle generazioni future. Nei primi due mesi di vita intrauterina il feto incarna la memoria evolutiva della specie umana. La prima tappa dell’evoluzione considera lo stato cellulare che per vivere deve respirare, mangiare, eliminare e riprodursi. Col passare dei secoli la cellula si associa ad altre diventando un organismo pluricellulare che deve adattarsi alle condizioni ambientali. In caso di scarsità d’ossigeno, subisce uno stress e trova la soluzione moltiplicando le cellule specializzate nella respirazione, creando una specie di tumore. L’ordine di proliferare viene dato dalla struttura cerebrale arcaica che diverrà il tronco cerebrale. L’embrione umano ripercorre questi stadi evolutivi nel ventre materno. I conflitti che il soggetto conserverà in memoria di questa fase sono legati ai bisogni primari e quando si sentirà stressato, il cervello comanderà di trattenere i liquidi. Per quanto riguarda la funzione riproduttiva, i conflitti interesseranno l’endometrio e parte della prostata.

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Le Reflessoterapie dell’Ultrasensibile in Naturopatia

La seconda tappa evolutiva considera il passaggio degli organismi viventi dall’ambiente acquatico a quello terrestre dove dovranno dotarsi di nuove protezioni, in particolare dai raggi solari. Il cervello produrrà un ispessimento delle membrane. Nel ventre materno, l’embrione continua a perfezionarsi irrobustendo le membrane: derma, pleura, peritoneo, pericardio. Rimarranno registrati nella memoria tutti i conflitti relativi alla paura di venire aggrediti, di subire un’aggressione contro l’integrità fisica a livello di torace (mesotelioma pleurico), cavità addominale (mesotelioma peritoneale), cuore (mesotelioma del pericardio) e contro l’integrità morale simboleggiata dalla pelle (melanoma), parte del nostro corpo che per prima entra in contatto con gli altri individui. La terza tappa evolutiva considera lo sviluppo dello scheletro, dei muscoli e dei tendini che permettono all’organismo di muoversi ed esplorare l’ambiente circostante. Se deciderà di tornare indietro dalla terra ferma all’acqua dovrà quindi perdere gli organi che aveva sviluppato con una lisi (riduzione cellulare, necrosi). Durante la fase corrispondente allo sviluppo del proprio valore, l’embrione produce il sistema osseo e quello muscolare, che diventeranno sede delle problematiche di svalutazione del sé (osteoporosi). La quarta tappa evolutiva è un ulteriore precisarsi di tutte le tappe precedenti. Si affinano gli organi sensoriali e sul piano psichico il sé si proietta in un contesto sempre più vasto e complesso. Nei conflitti relativi a questa fase, per la paura di morire la soluzione biologica del cervello sarà quella di aumentare gli alveoli polmonari per prendere più aria e sopravvivere (proliferazione cellulare, cancro ai polmoni); per la paura di essere soffocato dalla vicinanza degli altri, la soluzione sarà quella di far passare più aria nei polmoni (ulcera ai bronchi). Per l’incertezza a decidere quale direzione prendere, la soluzione biologica sarà la paralisi delle gambe (blocco funzionale). La bussola di Hamer descrive il sistema ontogenetico e la legge del decorso bifasico di tutte le malattie. In figura sono illustrati due gruppi cerebrali differenti, la cui distinzione è determinata dalle leggi dell’embriologia: – gruppo nero: cervello antico o paleoencefalo (tronco cerebrale e cervelletto); – gruppo grigio: cervello recente o neoencefalo (corteccia e midollo cerebrale). Nella fase del conflitto attivo, (fase attiva, simpaticotonica): – il gruppo nero produce proliferazione cellulare e tumori solidi; – il gruppo grigio produce riduzione cellulare, necrosi e ulcere dei tessuti. Nella fase di soluzione del conflitto (fase di riparazione, vagotonica, postconflittolisi) avviene il contrario: – il gruppo nero elimina i tumori mediante micosi; – il gruppo grigio colma necrosi e ulcere con rigonfiamenti e formazioni di cisti.

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2. Un nuovo approccio alla salute e alla malattia Sistema ontogenetico dei tumori e delle malattie oncoequivalenti

vagotonia

cervello recente

citostasi, necrosi, ulcera rigenerazione cellulare (batteri e virus) riduzione funzionale

cervello antico

proliferazione cellulare riduzione del tumore (funghi e microbatteri) aumento funzionale crescita del tumore

DHS

Eutonia = normotonia ritmo normale: giorno/notte simpaticonia/vagotonia

Evoluzione del conflitto

Vagotonia perman. fase di riparazione del programma SBS riparazione delle ulcere carcinostasi CL Fase PCL A

eutonia

simpaticonia

SIMPATICONIA VAGOTONIA fase di conflitto attivo fase di soluzione del conflitto

Fase PCL B

Simpaticonia perman. fase attiva del cancro Fase di Fase fase attiva riparazione ricostitutiva edematosa cicatrizzante programma SBS Crisi epilettica o epilettoide

Quarta legge La quarta legge insiste sul fatto che i microbi sono nostri alleati poiché si occupano di riparare i danni durante la vagotonia. Virus, funghi o batteri che vivono nel nostro corpo, fanno parte del programma biologico della natura, proliferando e scomparendo secondo una precisa logica sincronica con il nostro cervello e il nostro corpo. Nell’immagine sono schematizzate a sinistra, le parti del cervello, e a destra gli organismi corrispondenti che su ordine del cervello danno inizio alla loro attività. I funghi (colore nero), i microbi più antichi del nostro organismo, si attivano dopo la CL condensando e riducendo i tumori degli organi dell’endoderma – organi che sono governati dal tronco cerebrale – e i tumori degli organi del mesoderma cerebellare – questi ultimi regolati dal cervelletto – producendo necrosi caseosa (come adenocarcinoma intestinale). I funghi proliferano dopo la DHS e diventano patogeni solo dopo la CL. I virus (colore grigio), i microbi più recenti del nostro organismo, proliferano e si attivano esclusivamente dopo la CL al fine di riparare ulcere e necrosi degli organi dell’ectoderma – organi governati dalla corteccia cerebrale (ad esempio ulcera della mucosa nasale). Fra questi due gruppi abbiamo:

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Le Reflessoterapie dell’Ultrasensibile in Naturopatia

– batteri acidoresistenti e micobatteri che proliferano a partire dalla DHS e diventano patogeni solo dopo la CL, per eliminare tramite necrosi caseosa i tumori degli organi dell’endoderma – organi governati dal tronco cerebrale – e del mesoderma cerebellare, questi ultimi controllati dal cervelletto (ad esempio adenocarcinoma mammario); – batteri (colore bianco) che proliferano e si attivano esclusivamente dopo la CL, per riparare le necrosi degli organi dell’ectoderma e del mesoderma del neoencefalo – organi guidati dalla corteccia e dal midollo cerebrale (cosiddetta sostanza bianca). Correlazione fra cervello-foglietto embrionale-microbi corteccia cerebrale Ectoderma

virus batteri

Mesoderma midollo cerebrale

cervelletto

tronco

batteri mico batteri

Endoderma funghi

Quinta legge La quinta legge, della quintessenza, ribadisce che la malattia ha sempre un senso, è utile e necessaria, vitale per l’individuo e per l’evoluzione della specie. Tutti i comportamenti e le malattie dell’uomo sono determinati da programmi speciali di sopravvivenza inscritti nelle memorie recenti e antiche. La malattia è una soluzione biologica del cervello, l’ultima possibilità di sopravvivenza.

2. La Biologia del Comportamento e della Malattia – Dott. Jean Claude Badard Altri argomenti, complementari a quelli del dott. Hamer, sono presentati nella elaborazione della “Biologia del Comportamento e della Malattia” (Psicobiologia) del dott. Jean Claude Badard, il quale, proseguendo gli studi di Henry Laborit, esprime il senso di alcune leggi biologiche che chiariscono il modo di funzionamento del cervello biologico e delle memorie cellulari.

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2. Un nuovo approccio alla salute e alla malattia

Prima legge La prima legge biologica afferma che il cervello è biologico e non conosce altro che il soggetto di cui è parte e, quindi, pensieri e azioni che intenderebbe riversare su altri li indirizza su di sé in quanto può agire solo così. Se con il pensiero o con l’azione l’individuo non riesce ad abbassare il livello di stress, interviene automaticamente fornendo la sua soluzione, che è sempre la migliore risposta biologica possibile per la necessità di sopravvivenza. Seconda legge Per la seconda legge biologica il cervello non conosce altro che il soggetto in cui alberga. Per questo motivo le considerazioni, le affermazioni e le critiche della persona verso altri in realtà corrispondono ai suoi conflitti interni. Terza legge La terza legge biologica asserisce che quando l’individuo giustifica qualcosa di sé, di fatto sta affermando esattamente il contrario. Quarta legge La quarta legge biologica precisa che per il cervello biologico vale il criterio “o tutto o niente”, ossia non può concepire qualcosa di parziale, considerare vie di mezzo. Così se la persona afferma che è “un po’ triste” in realtà sta dichiarando che è del tutto infelice. Il cervello funziona in una fase o in quella opposta. Così come l’ing. Dirac dimostrò in fisica che applicando 40.000 volt in un ottavo di secondo si ottiene l’inversione della fase elettrica, uno shock in un tempo brevissimo (cioè un “istante”, diverso da un “momento”, che è relativamente più lungo) fa passare il cervello nella fase inversa e la risoluzione del trauma lo fa tornare alla fase precedente allo scatenarsi del conflitto. Tutte le malattie e le disfunzioni trovano origine in eventi traumatici per i quali il soggetto, a fronte di un conflitto interno per il quale non ha una risposta, induce l’intervento rapido del cervello che lo porta in fase di simpaticotonia. Il cervello non può lasciare che il soggetto permanga a lungo in una condizione di stress estremo che lo esaurirebbe. Inoltre l’individuo rivolge tutta l’attività percettiva al conflitto e non è in grado di gestire gli altri stimoli e pericoli. Il cervello biologico interviene e attua la migliore soluzione contenuta in una memoria antica che garantisce la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Questa risposta potrà rivelarsi dolorosa, ma è il miglior programma che il cervello ha per gestire lo stress. Poiché il cervello non può impegnarsi totalmente, comanda uno specifico gruppo di neuroni a gestire il conflitto e li isola dal resto dell’organo. Questi neuroni si sono specializzati, nel corso dell’evoluzione, a rispondere a problematiche identiche al conflitto in atto e, contemporaneamente, sono dedicati a governare un tessuto e un comportamento. Il tessuto interessato subisce alterazioni anche se non

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Le Reflessoterapie dell’Ultrasensibile in Naturopatia

facilmente visibili. Il cervello nel complesso non è più coinvolto nel problema e il soggetto non né è più cosciente perché non ha più accesso ai neuroni isolati. Nel caso il conflitto trovi una soluzione, lo stress si abbassa, il cervello in modo istantaneo riapre le sinapsi e si riconnette con i neuroni isolati e il tessuto inizia il processo di riparazione. È a questo punto, nella fase di guarigione, che si manifestano i sintomi della malattia. Ogni malattia specifica ha un senso preciso: è la buona risposta a un conflitto particolare in atto. La malattia (corporea, emotiva, mentale, comportamentale, ecc.) dal punto di vista biologico ha due fasi, come già spiegato da Hamer. Immediatamente dopo il trauma (DHS), con l’isolamento di un gruppo di neuroni, si entra in fase di simpaticotonia, in cui non si esplica alcun sintomo. Immediatamente dopo la soluzione (CL), i neuroni vengono ricollegati e questo induce una moltiplicazione gliale intorno ad essi. L’edema è visibile alla TAC come una formazione a bersaglio (FH). Questa fase di vagotonia caratterizza la guarigione con la manifestazione di disturbi e di segni. La durata della prima fase è circa la stessa della seconda: sono in relazione con la massa del conflitto ossia il tempo impegnato per l’intensità del coinvolgimento. Se il conflitto è stato troppo lungo e intenso c’è il rischio di non sopravvivere durante la guarigione perché il cervello fa la scelta biologica migliore per darci il tempo di trovare una soluzione, ma non garantisce l’immortalità.

Benessere

Vagotonia Simpaticotonia Sintomi Malattia Riparazione tessuto Trauma Soluzione Nuovo benessere Isolamento gruppo neuroni

Riconnessione neuroni isolati

Il cervello non fa differenza tra le informazioni simboliche, virtuali, immaginarie e reali. Per il cervello biologico vengono registrate tutte come vere e tutte le risorse dell’organismo ne vengono pienamente coinvolte a tutti i livelli. Ecco spiegata l’efficacia degli atti simbolici della Psicomagia di Alejandro Jodorowsky. Il cervello vive solo nell’eterno presente, non conosce il tempo. La memoria è utile all’individuo per risolvere i problemi fornendo, alla situazione presente e in modo automatico, una risposta già elaborata nel passato che riproduce un’azione che ha incorporato nella memoria genetica, come mezzo di sopravvivenza. È una reazione e non un’azione: nel 30% dei casi agiamo per effetto della corteccia cerebrale ma nel 70% reagiamo per intervento del cervello di mezzo. Quando si presenta un modello o una circostanza già presente in memoria, il cervello si ritrova nelle condizioni già vissute da se stesso, da un genitore o da un avo e reagisce in modo similare a quando l’evento è stato registrato. Per determinare il conflitto

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2. Un nuovo approccio alla salute e alla malattia

attuale bisogna risalire alla situazione temporo-spaziale originale che ha scatenato il primo conflitto. I conflitti ancestrali che risalgono ai primordi della vita sulla Terra, quando era necessario vivere in branco per sopravvivere, soprattutto se piccoli e giovani, condizionano basicamente il nostro comportamento sociale. Sono conflitti diversi con sintomi differenti. Il conflitto di abbandono, ovvero il sentirsi lasciato fuori dal gruppo, produce la paura di essere attaccato dai predatori (bisogno di protezione), l’angoscia di non essere più nutrito. Il conflitto della separazione fa percepire nuovamente ovvero risentire il dramma della perdita del contatto con la madre da parte del piccolo, perdita che lo pone in pericolo di vita. Il conflitto dell’essere rigettato, ovvero spinto via, pone l’individuo nella necessità di diventare più forte dei predatori, di controllare la direzione in cui si sposta e il suo comportamento per non cadere in balia delle emozioni. Essere separato, rigettato, abbandonato, rifiutato sono drammi simili ma non uguali, portano a risposte diverse e quindi a manifestazioni differenti. I primi tre comportano una qualche forma di contatto e quindi coinvolgono la pelle, l’ultimo no. Questi conflitti verranno applicati a tutte le relazioni e situazioni facendo vibrare il risentito delle memorie antiche. Il concepimento è un atto che dura un istante, invece la nascita è un evento che si protrae per un momento. Al concepimento riceviamo tutte le informazioni genetiche dai gameti dei genitori. Se durante la vita dobbiamo affrontare una sfida particolare, un’avversità determinata, un conflitto specifico, il cervello biologico va a cercare nelle memorie cellulari l’informazione collegata e la trasferisce nel mesencefalo. Qui sono conservate le memorie a lungo termine e quelle deputate alla sopravvivenza che assicurano comportamenti automatici, senza mediazione del pensiero cosciente. Da qui in poi, tutte le volte che si presenterà un problema simile, applicheremo sempre la stessa soluzione e il comportamento sarà ancora uguale. Il primo passo della sequenza è un conflitto programmante, quelli successivi saranno i conflitti scatenanti. È sempre la prima volta che programma per tutto il resto della vita (ecco perché è importante quanto accade nell’infanzia). Concepimento

Conflitto programmante

primo incontro con il problema – primo conflitto – ricerca soluzione nella memoria cellulare – deposito dell’informazione nel mesencefalo

Conflitto scatenante

...

successivo incontro con un problema simile – risposta automatica – malattia o comportamento disarmonico

Ogni problema dell’individuo sarà vissuto sempre con la stessa modalità, ogni situazione della vita avrà un denominatore comune: se ha in memoria un conflitto non risolto, tutti gli altri problemi e vicende verranno sempre percepiti con lo stesso schema. Ciò accade perché questa memoria è una sequenza emozionale non

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Le Reflessoterapie dell’Ultrasensibile in Naturopatia

conclusa, che, se non verrà completata e terminata, si ripeterà in continuazione e si trasmetterà alla generazione successiva. Se nel periodo di 27 mesi intorno al concepimento riceviamo in eredità dai genitori una sequenza emozionale non conclusa (conflitto), questo condizionerà il senso del progetto della nostra vita (progetto senso). Il conflitto dei genitori nei 9 mesi prima del concepimento diventerà per il figlio un problema con la progettazione e l’ideazione; nei 9 mesi di gravidanza diventerà un problema di realizzazione dell’idea, di azione; nei 9 mesi dopo il parto si trasformerà in problemi di utilizzo. In realtà applichiamo a tutte le esperienze della nostra vita, memorie di cui non siamo coscienti. Esiste una sequenza ben precisa che unisce le generazioni successive nel vivere il conflitto e trasferirlo alla discendenza: il capostipite vive il conflitto a livello spirituale, il primo discendente a livello intellettuale, il secondo a livello emotivo ed emozionale, il terzo a livello sessuale, il quarto a livello corporeo e di qui in poi rimane a livello fisico normalmente per nove generazioni per poi trasformarsi a livello psicologico. Dentro al conflitto non siamo in grado di vedere né di comprendere le informazioni della memoria, ma giustifichiamo il nostro comportamento e quello che accade in base a ciò che definiamo come verità personale. Il divario tra realtà e verità è la misura della malattia e della nostra separazione dal conflitto. Riportando a coscienza la memoria cellulare, allineiamo la realtà della memoria e la verità personale dando inizio alla guarigione. Accedendo all’espressione della memoria (ri-sentito), ovvero quello che il conflitto ha prodotto interiormente, si può sciogliere il programma ereditato. Sarà utile capire i ritmi temporali con i quali si ripetono le sequenze degli eventi: ancora una volta ritmi, ricorrenze e complementarietà di date ed età vengono tramandate tra generazioni e segnano gli avvenimenti. La Mappa della vita di Marc Frechet si basa sull’interpretazione etologica dei ritmi cellulari memorizzati. La nascita rappresenta l’inizio di un ciclo e la raggiunta indipendenza individuale dalla famiglia segna la sua fine e l’inizio di un altro successivo: sovrapponendo questo modulo temporale sull’arco della vita si vede come gli eventi si allineino in corrispondenze ripetitive. Passare attraverso circostanze, emozioni, sentimenti non è facile perché causa dolore e sofferenza. Ma arrivati al nucleo del problema tutto si scioglierà.

3. La Biologia Totale e la Sintassi Semiotica della salute – Claude Sabbah Claude Sabbah descrive il modo con cui gli esseri viventi, animali o vegetali, si difendono dallo stress nella natura. In condizioni normali tutti i markers sono normali ma in condizioni di stress, essi raggiungono livelli altissimi. Guardando il fenomeno dal punto di vista della psicosomatica e della biologia anziché della medicina, questo dimostra che tutto ciò che viene pensato nella neocorteccia (strato superiore della corteccia dei mammiferi), ha un’incidenza immediata e diretta sul

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2. Un nuovo approccio alla salute e alla malattia

comportamento del corpo perché il sistema limbico e il paleo-encefalo (lo strato inferiore e medio del cervello che controllano il funzionamento del corpo) lo proiettano anche nel corpo. L’uomo ignora i meccanismi automatici di difesa scatenati dal suo cervello contro le aggressioni, compreso il meccanismo del cancro per difendersi dallo stress. Questo meccanismo vale sia per l’uomo, che per gli animali, che per i vegetali, i quali non solo non possiedono un cervello in grado di gestire lo stimolo, ma non hanno neppure un sistema nervoso centrale elementare. Il fatto va oltre le capacità delle cellule biologiche anche di quelle umane. Bisogna dunque che il comando centrale sia un campo ideo-morfo-genetico e comportamentale che conserva la memoria della forma, dei comportamenti, del pensiero a cui sono collegati tutti gli individui appartenenti a una specie e a un’area geografica. I geni sono semplici selettori di frequenze dei campi di memoria olografica. È necessario, quindi, che il sistema contenente questo campo appartenga al tessuto stesso dello spazio tempo e quest’ultimo sia l’insieme dei campi di tutte le memorie specifiche del mondo. Questo concetto non è nuovo in quanto già si sa che tutta l’informazione visiva, che ci permette di vedere, proviene dalle vibrazioni delle onde elettro-magnetiche. Questo veicolo dell’informazione costituisce le immagini del mondo intorno a noi e viaggia a una velocità diecimila volte superiore alla velocità della luce. Secondo Sabbah sotto la rete delle onde elettromagnetiche esiste un’altra rete più fine e corpuscolare, nella quale si posiziona la memoria delle forme, dei comportamenti, del pensiero. Luis De Broglia ha ipotizzato l’esistenza della rete corpuscolare o tessuto iperfine che è stata anche teorizzata da diversi fisici quali Freinberg e Regis Dutheil. Aspect, Dalibard e Roger hanno indirettamente evidenziato la loro sussistenza attraverso esperimenti sui fotoni correlati nel 1982 a Orsay. L’equipe di Nicolas Gisin al CERN di Ginevra nel 1997 ha riportato analoghe evidenze misurando che è di 3 miliardi di chilometri al secondo la velocità con cui due fotoni gemelli si scambiano informazioni, mantenendo lo stesso angolo di polarizzazione. Tale velocità è 10.000 volte più elevata della velocità della luce. I marcatori dello stress denotano un programma biologico di sopravvivenza e difesa, e non una malattia come indica la medicina accademica ignorando tutta la logica elementare delle reazioni biologiche e trascrivendo delle informazioni che non sono altro che semplici descrizioni di sintomi, senza comprendere le cause che li provocano. Claude Sabbah sostiene che ogni essere vivente è come un razzo a tre piani: il corpo, il cervello e il pensiero psicologico. Il cervello è la centrale di comando del funzionamento biologico e ha come obiettivo quello di prolungare la vita il più possibile. Tuttavia, anche se nel genere umano ha raggiunto un notevole sviluppo, il cervello è tra i tre piani il meno importante dal punto di vista della sopravvivenza. Mentre Groddeck ha enunciato la teoria del conflitto come origine delle malattie in quanto mezzi di sopravvivenza e Hamer ha strutturato un suo metodo

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Le Reflessoterapie dell’Ultrasensibile in Naturopatia

di interpretazione e l’ha scientificamente dimostrata, l’oncologo Claude Sabbah ha apportato in questa direzione nuovi sviluppi come la Sintassi Semiotica della salute, convalidata attraverso un modello geometrico, dunque matematico e obiettivo, della psicosomatica e della psicobiologia. È un dato accertato che le parti del cervello che regolano il metabolismo hanno l’obiettivo di prolungare la vita il più a lungo possibile. La neocorteccia e il pensiero non ignorano l’esistenza della pulsione della morte e della vita e il fatto che per raggiungere il suo oggetto d’amore, l’individuo possa mettere fine alla propria esistenza attraverso il suicidio. Il suicidio è, dunque, un trattamento psico-biologico paradossale che consiste nell’annullare il problema psicologico sopprimendo l’essere biologico. Se il suicidio può essere la testimonianza che si è sciupata la propria vita senza realizzarne lo scopo, la malattia può essere considerata una forma attenuata di suicidio: testimonianza parziale di un fallimento dello spirito a raggiungere il suo obiettivo e a pervenire alla piena coscienza di esso. Il soggetto non ha completato il suo scopo e non ha raggiunto il suo oggetto d’amore e questo fallimento genera lo stress, che è l’espressione di una disfunzione della sintassi psicologica. Tutti i comandi del cervello sono dialettici e operano attraverso coppie di contrari antagonisti e questa dialettica opera anche a livello della coscienza. Poiché più energia è disponibile e più il cervello funziona, più esso rischia di essere stressato. Bisogna allora scaricarlo del suo eccesso di energia e di pressione psicologica. La malattia è uno dei modi per farlo: nel malato, si può avere non più dell’1% del corpo sotto stress. Sabbah conclude che in questo caso, in termini di sopravvivenza, c’è un guadagno. La malattia consuma meno energia dello stress: se il pensiero diventa morboso, il corpo crea uno stress abbastanza intenso che può essere somatizzato sotto forma di malattia. Riprendendo la dimostrazione di Hamer, Claude Sabbah afferma che la parte del cervello che comanda l’organizzazione biologica del corpo, ha quattro funzioni ordinate in due paia dialettiche complementari: – fare massa (fibromi, cancri, tumori, ecc.); – vuotare i tessuti (come le ulcere); – accelerare, sbloccare o provocare movimento continuo (diarree, incontinenza, sudorazioni, Parkinson, ecc.); – frenare, bloccare o creare inerzia (paralisi, occlusioni, sclerosi multipla, ecc.). Secondo la legge della Pansemiotica, tutto diventa segno caricato di un significato inconscio destinato a diventare informazione cosciente e comprensibile all’individuo affinché egli sia in grado di riuscire ad evitare la sua tragica ripetizione. La Pansemiotica è applicabile non solo alle linee genealogiche ma anche a gruppi più estesi fino a intere nazioni e popoli. Tutto succede come se il senso stesso della vita e delle linee generazionali fosse quello di pervenire all’intelligenza della memoria, ad invertire la memoria stessa, attraverso una semplice presa di coscienza per superare il passato doloroso e andare verso un futuro totalmente libero.

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2. Un nuovo approccio alla salute e alla malattia

4. Il genosociogramma – Psicoterapia transgenerazionale – Dott. A. Ancelin Schützenberger La psicoterapeuta e analista Anne Ancelin Schützenberger offre un approccio originale alla psicoterapia utilizzando il genosociogramma, che definisce come psicogenealogia transgenerazionale contestuale. Il genosociogramma è più complesso del genogramma o albero genealogico familiare. Questa tecnica è stata presentata da Henry Collomb (Nizza, 1978) ma nasce dalle riflessioni di J.C. Moreno sull’“atomo sociale”, ovvero il nucleo delle persone emotivamente legate al soggetto. Nell’atomo sociale il soggetto mostra l’immagine della sua vita, delle ramificazioni, dei suoi investimenti, dei suoi sogni e delle angosce. Nel genosociogramma il protagonista, dopo aver posizionato se stesso, dispone gli individui che compongono il suo mondo personale (familiari, amici, parenti, vicini, colleghi, figure collegate per amore o odio, vivi o morti) secondo la distanza sociale che intercorre. Il genosociogramma permette una rappresentazione sociometrica o affettiva a forma di albero, commentata con nomi, cognomi, luoghi, date, riferimenti, legami, principali avvenimenti della vita personale e familiare (nascite, matrimoni, decessi, vedovanze, divorzi, malattie, incidenti, traslochi, attività lavorative, pensionamenti, separazioni, insuccessi, riavvicinamenti, sradicamenti, perdite di un “oggetto d’amore”, ecc.), differenti tipi di relazione in rapporto all’ambiente, legami tra i diversi personaggi (compresenze, coabitazioni, coazione, diadi, triangoli, esclusioni, chi alleva chi, chi arriva, chi parte, chi fugge, chi rimpiazza chi, i favoriti, gli svantaggiati, i dimenticati, le ingiustizie, ecc.). Possono anche essere importanti certe informazioni su fatti storici, artistici, sociali, economici politici, culturali, militari, sportivi rilevanti che hanno caratterizzano o condizionato il contesto di vita della persona e della famiglia. Il genosociogramma viene tracciato essenzialmente a memoria anche quando il soggetto sembra o può non ricordare nulla. Se il terapeuta suggerisce al soggetto spunti storici, politici, economici, sociali del contesto temporale, accade che, improvvisamente sollecitati, interi frammenti della sua memoria risorgono perché si aprono le strutture psicobiologiche dove sono racchiuse oppure che si ricordi di conoscenti al corrente delle informazioni cercate. Nel genosociogramma si mettono in rilievo il detto e il non-detto, i “segreti”, le cose taciute e nascoste, i vuoti, le dimenticanze, le fratture, le sincronicità e le coincidenze di data ed età, in occasione degli eventi, degli appartenenti alla famiglia, prendendo nota del ripetersi di una determinata configurazione (malattie, incidenti, interventi chirurgici, insuccessi nel lavoro o scuola, ecc.). Vengono riportati i fatti e ricostruendo il passato spesso retrocedendo anche di due secoli ovvero fino a nove generazioni se non di più. Ogni segreto è sempre un problema. È meglio conoscere la verità anche se difficile, vergognosa o tragica. Ciò che viene nascosto diventa un trauma più grave a lungo termine.

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Si tratta di un metodo interdisciplinare e sinergico che si pone contemporaneamente su diversi piani di lavoro: contestuale, psicoanalitico, transgenerazionale ed etologico. Questi punti di vista sono complementari e inseriti all’interno delle tre dimensioni del corpo, dello spazio e del tempo, e sempre collocate nel contesto personale, familiare e socio-economico del soggetto. Parimenti vengono collegati il livello conscio, quello inconscio e il co-conscio. Le relazioni intrapsichiche (Io, Es, Super-Io) della persona sono fondamentali ma non vanno dimenticati gli aspetti interiori e gli aspetti esistenziali (la realtà vissuta) del livello interpersonale. L’approccio integrativo della Schützenberger utilizza anche nello stesso tempo più modelli concettuali quali quelli elencati di seguito. Lealtà familiare invisibile Il concetto psicoanalitico di “lealtà familiare invisibile” (Ivan BoszormenyiNagy) o identificazione inconscia con un membro della famiglia spesso tragicamente deceduto o scomparso spiega i rancori e i risentimenti legati a usurpazioni compiute da familiari o da conoscenti. Spiega anche le eventuali riparazioni o i tentativi di recuperare e raggiungere nuovamente la condizione perduta dell’avo (beni, casa, status sociale, istruzione, città o paese di provenienza, ecc.) condotte dal discendente. Il successore ha la necessità di rimediare e ricordare l’iniquità subita, il danno ricevuto, la morte ingiusta e prematuramente patita. La cripta e il fantasma La “cripta” e il “fantasma” (Nicholas Abraham e Maria Torok) si radicano in un discendente in conseguenza di un trauma legato a episodi di un’inaccettabile ingiustizia commessa, di una vicenda vissuta con vergogna e disonore, di una morte senza sepoltura o di un decesso difficile da accettare. Il fantasma nasce da un segreto inviolabile, inconfessabile e indicibile, da fatti che la famiglia ritiene disonorevoli, da eventi da tenere nascosti e dimenticare come morti sospette, assassini, incesti, adulteri, malattie gravi, perdite economiche e debiti, internamenti psichiatrici, prigionie, fallimenti, figli illegittimi e naturali, ecc. La famiglia lo interiorizza in una cripta. Per lealtà familiare (invisibile e inconscia) i discendenti non hanno diritto di dimenticare l’avvenimento ma contemporaneamente non hanno il diritto di ricordarlo esplicitamente, di sapere e di parlarne. È un’ingiunzione paradossale, un doppio legame vincolante (double mind). Tuttavia il fantasma continua ad esistere e si manifesta da questo sepolcro segreto attraverso le parole occulte, il non-detto, fobie, ossessioni, l’azione bizzarra e inconscia dei suoi discendenti. Il problema di come comprendere la trasmissione e la rimozione originaria è molto antica. Alcuni psicoanalisti recentemente hanno avanzato l’ipotesi della rimozione conservatrice del non detto che lega le generazioni successive. Per i bambini portatori del segreto taciuto (segreto incriptato) è una sofferenza rappresentabile ma indicibile che si inscrive nell’inconscio. Alla terza

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generazione il non detto diventa impensabile trasformandosi nel “fantasma” che ossessiona con sintomi non esplicabili. Da una generazione all’altra i discendenti si passano il problema (“copione distruttivo”, F. English) nella credenza di evitarsi un destino nefasto. Le triangolazioni Le “triangolazioni” sono alleanze familiari con esclusione di altri membri (Murray Bowen). I figli sostitutivi e la madre morta I “figli sostitutivi”, ovvero i bambini concepiti e nati dopo un lutto o una perdita per prendere il posto di un familiare morto (in genere un figlio giovane oppure i genitori). Il “figlio riparatore”, che nasce dopo un lutto come segno della vita che continua con forza e gioia, è invece ben accolto e occupa un posto autonomo in famiglia. La madre morta (A. Green) è una madre depressa o in lutto al momento della nascita del figlio. Non avendo ancora elaborato il lutto è assente, triste, depressa o prostrata per quell’evento e, quindi, poco disponibile (morta) al neonato. Spesso il figlio sostitutivo nasce nell’anniversario della nascita, morte o funerale di un precedente bambino della stessa famiglia. La nevrosi di classe La “nevrosi di classe” rende comprensibile gli insuccessi della vita di un individuo e il suo timore di far meglio dei genitori e di rompere i rapporti con loro. Egli non riesce a superare il livello scolastico, professionale, culturale, economico, sociale che i suoi genitori non hanno mai raggiunto. Le difficoltà vissute dal figlio e l’ambivalenza inconscia dei genitori nel sostegno al figlio sono legati al senso di possibile tradimento della classe di appartenenza o dell’ambiente di origine. La sindrome da anniversario La “sindrome da anniversario” (già indagato da Josephine Hilgard) chiarisce come l’inconscio ha una raffinata memoria in grado di caratterizzare gli avvenimenti della vita corrente di un individuo con la ripetizione di date e/o di età rilevanti per i membri della famiglia che lo hanno preceduto o di una persona a lui cara. Si tratta di una ripetizione statisticamente significativa di configurazione di eventi che può essere individuata solo a posteriori. Shutzenberger la definisce anche “collasso del tempo” per indicare la sincronia delle età attraverso le generazioni. Per esempio, circostanze o episodi quali una nascita, un matrimonio, una scomparsa, una malattia, un onomastico, un compleanno, un periodo di depressione e tristezza, un allontanamento, un premio, un incidente, una morte possono manifestarsi alla stessa data o in un periodo ravvicinato all’“anniversario” di un avvenimento drammatico o felice che ha segnato la famiglia, un suo membro,

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una persona molto cara oppure il gruppo sociale, etnico, nazionale di appartenenza come un fatto bellico, una crisi economica, ecc. Nell’arco di tempo prossimo all’età dell’anniversario è facile riscontrare nel soggetto un periodo di maggiore fragilità psichica o debolezza fisica, una fase caratterizzata da malesseri, disagi, angosce, insonnia che accompagnano guai, seccature, complicazioni, problemi, avvenimenti difficili. A volte si manifesta lo stesso tipo di evento, ad esempio una nascita o una morte, che richiama il legame dei due familiari. È anche possibile che l’evento significativo originale non abbia caratterizzato la famiglia di origine ma abbia segnato amici intimi, familiari del partner oppure persone della cerchia affettiva – l’atomo sociale di Moreno –, amate od odiate che siano. È frequente il caso del doppio anniversario cioè la coincidenza della stessa età genitore-figlio: al momento della ripetizione del trauma – uguale o molto simile – nella generazione successiva, il soggetto adulto ha la stessa età del genitore e, nel contempo, suo figlio bambino ha la stessa sua età quando l’evento accadde la prima volta. È interessante che la Shutzenberger paragoni la sindrome dell’anniversario (ripetersi immutato di eventi alla stessa età attraverso le generazioni) alla teoria del caos e al fenomeno dei frattali (Benoit Mandelbrot). La perdita dell’oggetto d’amore Il trauma e la ferita di una grave “perdita dell’oggetto d’amore” (L. LeShan), non dichiarata e vissuta in età infantile ma risvegliata da una sofferenza minore in età adulta, può generare malattie importanti e tumori. La studiosa pone l’accento sull’esame di certi elementi significativi come il nome. Il nome è il presupposto della propria identità e frequentemente risponde a una precisa scelta familiare per ricordare chi è scomparso tra i parenti più prossimi o per seguire una regola di ripetizione tra generazioni. A volte si lega a memorie giovanili, a contesti di vita particolari, a ricordi segreti che si traducono in nomi mascherati, cifrati o trasformati al genere opposto oppure personaggi pubblici, storici. Per la Schützenberger bisogna distinguere tra conscio, inconscio e preconscio. Esiste diversità tra ciò che viene pensato e saputo e ciò che invece viene pensato e detto. C’è distinzione tra ciò che viene non-detto, nascosto, taciuto e trasmesso come un segreto e ciò che, pur se noto, è difficile da esprimere e ammettere (l’indicibile) e quanto è addirittura terribile da pensare (l’impensato). Quando non è possibile rappresentare ed elaborare psichicamente affetti e sentimenti a causa della loro gravità, allora il fatto diventa impensabile lasciando solo delle tracce sensoriali o motorie-corporali o psicosomatiche. Nella trasmissione della memoria di questo evento inaccettabile i nonni tacciono e tramandano un non-detto, i figli lo percepiscono come un segreto indicibile, i nipoti lo vivranno come un impensabile. In questo modo i discendenti si troveranno a portare segreti altrui in una

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trappola familiare. C’è differenza, quindi, tra le trasmissioni intergenerazionali di abitudini e modi di essere pensati ed espressi e le trasmissioni transgenerazionali di segreti non metabolizzati che si evidenziano con traumi, malattie, manifestazioni somatiche o psicosomatiche. La Schützenberger si sofferma sul valore dell’engramma come mezzo di trasmissione tra le generazioni. L’engramma è la traccia lasciata nella memoria dagli eventi, attraverso il meccanismo bioelettrico dei neuroni cerebrali (R. Sheldrake). Quando si parla del segreto si affronta il non-detto, si arriva a distinguere l’amore e il rispetto familiare dalla lealtà familiare da identificazione con l’altro (lealtà familiare invisibile) che induce a prendere il suo posto, soffrendo e morendo come lui. Lavorare con il genosociogramma per mettere in evidenza e per decodificare i legami e le ripetizioni, offre un senso agli avvenimenti, trasforma il contesto, cambia i protagonisti, libera il soggetto dal peso del passato e la guarigione avviene di conseguenza. Il ruolo del terapeuta è di aiutare la persona a rappresentare la sua storia in modo coerente, cogliendone il senso senza più subirla passivamente e forgiando la propria identità. Il terapeuta collabora con il soggetto nel rispetto del suo vissuto. Si centra su quanto viene detto ed espresso, sentimenti ed emozioni comprese, attraverso modalità verbali e non verbali, linguaggio del corpo, comportamento, cura dell’aspetto al fine di comprendere la realtà della persona così come lei la percepisce. Si tratta di dare forma alla sua identità con le sue mete, i suoi percorsi, le sue difficoltà, e di identificare il suo modello di mondo con le sue scelte e negazioni. Il terapeuta guida la persona attraverso il contesto, la struttura, la configurazione della sua vita personale e della famiglia.

5. Le Costellazioni familiari – Dott. Bert Hellinger Nelle considerazioni di Bert Hellinger la famiglia è un sistema retto da alcuni importanti principi, tra i quali l’amore ha ruolo fondamentale. Ogni comportamento viene guidato dall’amore e solo attraverso di esso si raggiunge la soluzione del problema psicologico. In nome dell’amore e nel tentativo di riparare un’ingiustizia (Hellinger parla di compensazione) spesso un bambino o un adulto assume il ruolo di un altro membro familiare non rispettato (fenomeno dell’irretimento) anche se magari non l’ha mai conosciuto perché vissuto prima della sua nascita. Con le Costellazioni familiari Hellinger cerca di portare a consapevolezza e a coscienza movimenti interiori e i sentimenti in cui le persone sono immerse, cioè il campo d’influenza – morfico o morfogenetico – della propria famiglia. La risonanza del campo morfico o morfogenetico, descritta dal biologo inglese Rupert Scheldrake, spiega come accade che, venendo in contatto con il campo di azione di una determinata situazione la quale possiede una sua particolare vibrazione, siamo portati a risuonare alla sua stessa frequenza. Veniamo influenzati ad

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Le tecniche esposte in questo libro aiutano a comprendere che tutto

Gianmichele

il vissuto di un essere umano, mediato dalle emozioni, è registrato nel

Chimica Industriale, si occupa da anni

corpo e condiziona il suo stato di salute.

di discipline olistiche. Si è diplomato in

Utilizzando delicate tecniche corporee è possibile accedere alle memorie spazio-temporali dei traumi, ai conflitti emozionali non risolti e alle trasmissioni genealogiche delle malattie per sciogliere i blocchi energetici e psichici. Sono gli inizi di una nuova medicina che pone

Ferrero,

laureato

in

Naturopatia presso la Scuola Italiana di Medicina Olistica (SIMO), specializzandosi in Iridologia multidimensionale.

nelle mani di ciascuna persona la responsabilità della propria salute e

È esperto in valutazioni e trattamenti

la crescita della coscienza di sé.

olistici, bioenergetici e vibrazionali.

Il pioniere di questo particolare ambito della medicina complementa-

È coautore di Fondamenti di chimica per

re è Giuseppe Calligaris, neuroscienziato italiano (1876-1944) e padre

naturopati (Edizioni Enea).

putativo di tutti quei ricercatori che fino ad oggi si sono impegnati in queste complesse sperimentazioni. Questo lavoro si sviluppa su tre livelli. Il primo presenta un nuovo approccio alla salute e alla malattia attraverso una visione d’insieme sul lavoro di alcuni studiosi e terapeuti che convergono sulla tematica delle memorie del tempo e dello spazio nel corpo dell’uomo. Sono state quindi affrontate La Nuova Medicina di Hamer, La Biologia del Comportamento e della Malattia di Badard, La Biologia Totale e la Sintassi Semiotica della salute di Sabbah, La Psicoterapia transgenerazionale di Schützenberger, Le Costellazioni familiari di Hellinger e Il Sistema Corpo Specchio di Brofman. La seconda parte riassume le conoscenze sul rapporto tra cute e memoria attraverso l’analisi delle Catene Lineari e delle Placche di Calligaris, della Cronoriflessologia spinale (AgeGate Therapy) di Di Spazio, della Tecnica Metamorfica di St. John, dell’Emotional Freedom Technique (EFT) di Craig e della Terapia Evocativa Cutanea (ECTech) e dello Spaziorischio di Lo Rito. La terza parte infine è dedicata alla Terapia CronoEnergetica e alla modalità di lavoro in gruppo con le Reflessoterapie dell’Ultrasensibile, elaborate dall’autore.

ISBN 978-88-95572-01-7

EDIZIONI

15,00 € 9 788895 572017 >


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