Siamo ciò che pensiamo di Lorenzo Locatelli

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Lorenzo Locatelli

Siamo ciò che pensiamo Principi di comunicazione e PN L per guarirsi e guarire


Il pensiero è la più potente forza creatrice a nostra disposizione. È il pensiero che può darci quella pace e quiete che tanto cerchiamo. È il pensiero che può permetterci di attirare a noi ciò che desideriamo. Se è indubbio che costruiamo la nostra vita attraverso le scelte che compiamo, è altrettanto vero che tutte le nostre scelte sono determinate dalle nostre convinzioni, da ciò che riteniamo vero o falso, giusto o sbagliato. Allora è corretto dire che siamo ciò che pensiamo. Essere in grado di orientare i nostri pensieri significa riuscire a modificare tutta la nostra esistenza. Obiettivo di questo libro è quello di presentare la PNL, Programmazione Neuro-Linguistica, una disciplina che si occupa di comunicazione, crescita personale e cambiamento, in un’ottica olistica, sistemica, che superi le posizioni dell’“io” e del “tu” e abbracci la visione del “noi”, del Tutto di cui facciamo parte. Solo grazie a questa consapevolezza possiamo produrre un cambiamento profondo e duraturo nella nostra vita e in quella delle persone che desideriamo aiutare. In allegato un CDMP3 con l’audiolibro del testo a stampa, un valido strumento per acquisire con più precisione le informazioni contenute e per memorizzarle più facilmente.

www.edizionienea.it www.scuolasimo.it


Fare Naturopatia



Lorenzo Locatelli

Siamo ciò che pensiamo Principi di comunicazione e PN L per g uarirsi e guarire


Un ringraziamento ad Antonella Coccagna e agli studenti della Scuola SIMO, il cui contributo è stato fondamentale per la realizzazione di questo libro. Grazie a Omar Montecchiani per l’appendice.

© 2019 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl Prima edizione: luglio 2014 Seconda edizione: aprile 2019 ISBN 978-88-6773-080-3 Art Direction: Camille Barrios / ushadesign Stampa: Graphicolor (Città di Castello) Masterizzazione CD: Easyreplica (Pesaro) Edizioni Enea Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 Milano info@edizionienea.it - www.edizionienea.it Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta in alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni.

Questo libro è stampato su carta riciclata FSC


Le mie parole, una volta pronunciate o scritte, formano un sentiero lungo cui cammino. DIALE GLANCY



Indice

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Prefazione 1. La comunicazione 2. La Programmazione Neuro-Linguistica 3. Il modellamento 4. La percezione, il territorio e la mappa 5. I sitemi rappresentazionali (V, A, K) 6. I segnali oculari d’accesso 7. Le submodalità 8. Prima tecnica: l’ancoraggio 9. Seconda tecnica: lo Swish Pattern 10. Terza tecnica: la cura veloce delle fobie 11. Le convinzioni 12. Le presupposizioni della PNL 13. L’ascolto attivo 14. Calibrazione, ricalco e guida 15. Influenzare gli stati 16. Il linguaggio e la magia delle parole 17. Il Meta Modello 18. Il Milton Model 19. Le metafore 20. Obiettivi ben formati 21. I Meta Programmi 22. I livelli logici 23. Le posizioni percettive 24. La PNL sistemica e olistica 25. Un cervello o più cervelli? 26. Una mente o più menti? 27. Ego e anima in PNL 28. Logosintesi: oltre la PNL Appendice: il viaggio dell’eroe Bibliografia


SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

Il CDMP3 allegato al libro contiene 28 tracce in formato MP3, 192 Kbps, 44 KHz, Stereo. L’indice della tracce corrisponde all’indice del libro. Lettura di Lorenzo Visi Durata totale: 5h 58’

L’opera è pubblicata come libro a stampa con audiolibro CDMP3 allegato e in audiolibro con ebook (formato epub) allegato. L’autore ha impostato questo saggio non solo per la lettura del testo a stampa, ma anche per essere ascol­tato in forma di audiolibro. Questa doppia modalità di fruizione permette di accedere ai contenuti sia in modalità visiva che auditiva. Leggere un libro e contemporaneamente ascoltarne la lettura ad alta voce, oltre a permettere di acquisire con più precisione le informazioni contenute e di memorizzarle più facilmente, può avere effetti positivi e importanti sull’apprendimento linguistico, emotivo ed empatico. Per chi desiderasse approfondire questo metodo si suggerisce la lettura del libro di Maurizio Falghera Lettura+Ascolto. Come migliorare l’apprendimento linguistico, emotivo ed empatico con gli audiolibri, Edizioni Enea, Milano, 2013.

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Mappa mentale del libro 15. Influenzare gli stati

1. La comunicazione

16. Il linguaggio e la magia delle parole

2. La Programmazione Neuro-Linguistica 17. Il Meta Modello 3. Il modellamento

18. Il Milton Model 4. La percezione, il territorio e la mappa

19. Le metafore

5. I sitemi rappresentazionali (V, A, K)

20. Obiettivi ben formati

6. I segnali oculari d’accesso

21. I Meta Programmi

7. Le submodalità

8. Prima tecnica: l’ancoraggio

22. I livelli logici

9. Seconda tecnica: lo Swish Pattern

23. Le posizioni percettive

24. La PNL sistemica e olistica

Siamo

10. Terza tecnica: la cura veloce delle fobie

ciò che

pensiamo 11. Le convinzioni

25. Uno o più cervelli?

12. Le presupposizioni della PNL 26. Una o più menti?

27. Ego e anima in PNL

28. Logosintesi: oltre la PNL

13. L’ascolto attivo

14. Calibrazione, ricalco e guida

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

Un’introduzione alla comunicazione Contenuto e relazione 1. La comunicazione

È impossibile non comunicare La comunicazione è verbale, paraverbale e non verbale Il significato di ogni comunicazione è nella risposta

Richard Bandler e John Grinder Definizione di PNL 2. La Programmazione Neuro-Linguistica

PNL, uno strumento di conoscenza e di cambiamento Programmazione Neuro Linguistica

Modellamento e origini della PNL 3. Il modellamento

Modellamento e processo Modellamento e apprendimento

La realtà filtrata 4. La percezione, il territorio e la mappa

Primo filtro: i cinque sensi Secondo filtro: l'esperienza personale Terzo filtro: le parole

Auditivo Visivo 5. I sitemi rappresentazionali (V, A, K)

Cinestesico Sistemi rappresentazionali preferiti Parole auditive, visive e cinestesiche Comportamenti nei visivi, auditivi e cinestesici

Segnali oculari e processi cognitivi

6. I segnali oculari d’accesso

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Auditivo

MAPPA MENTALE

Visivo Cinestesico

5. I sitemi rappresentazionali (V, A, K)

Sistemi rappresentazionali preferiti Parole auditive, visive e cinestesiche Comportamenti nei visivi, auditivi e cinestesici

Segnali oculari e processi cognitivi Vc Immagini costruite

6. I segnali oculari d’accesso

Vr Immagini ricordate

Ac Suoni costruiti

Ar Suoni ricordati

K Sensazioni corporee

Di Dialogo interno

Le unità specifiche dei sistemi rappresentazionali Submodalità visive 7. Le submodalità

Submodalità auditive Submodalità cinestesiche Submodalità critiche Lavorare sulla struttura, non sul contenuto

Stimolo e reazione Ancore visive, auditice e cinestesiche 8. Prima tecnica: l’ancoraggio

Come creare un'ancora Ancorare noi stessi e gli altri Lavorare sulla struttura, non sul contenuto

Come modificare schemi e comportamenti 9. Seconda tecnica: lo Swish Pattern

I cambiamenti submodali L'importanza della velocità Lavorare sulla struttura, non sul contenuto

Come curare velocemente una fobia 10. Terza tecnica: la cura veloce delle fobie

Modificare la rappresentazione di una fobia Lavorare sulla struttura, non sul contenuto

Convinzioni potenzianti 11. Le convinzioni

Convinzioni limitanti Come lavorare sulle convinzioni limitanti

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Ancorare noi stessi e gli altri Lavorare sulla struttura, non sul contenuto

SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO Come modificare schemi e comportamenti 9. Seconda tecnica: lo Swish Pattern

I cambiamenti submodali L'importanza della velocità Lavorare sulla struttura, non sul contenuto

Come curare velocemente una fobia 10. Terza tecnica: la cura veloce delle fobie

Modificare la rappresentazione di una fobia Lavorare sulla struttura, non sul contenuto

Convinzioni potenzianti 11. Le convinzioni

Convinzioni limitanti Come lavorare sulle convinzioni limitanti

La mappa non è il territorio Non si può non comunicare Il significato della nostra comunicazione è il risultato che otteniamo Tutti i comportamenti hanno un'intenzione positiva 12. Le presupposizioni della PNL

Non esiste fallimento, solo feedback Ognuno ha dentro di sé tutte le risposte di cui ha bisogno Chi ha più scelte controlla il sistema Se qualcosa è possibile per qualcuno, allora è possibile per altri Se quello che stiamo facendo non funziona, facciamo qualcosa di diverso

13. L’ascolto attivo

Mettersi in contatto profondo Come creare empatia

Calibrare: osservare e ascoltare 14. Calibrazione, ricalco e guida

Ricalcare: riprodurre schemi Guidare: accompagnare

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MAPPA MENTALE

Le rappresentazioni mentali La fisiologia Il dialogo interno

15. Influenzare gli stati

Come scegliere le emozioni

Linguaggio e rappresentazioni mentali Linguaggio come forma, non come contenuto

16. Il linguaggio e la magia delle parole

Un modello di precisione Generalizzazioni Cancellazioni

17. Il Meta Modello

Distorsioni

Un modello di ambiguitĂ Indurre la trance L'ipnosi

18. Il Milton Model

Raccogliere informazioni La ricerca transderivazionale

Il linguaggio della mente inconscia Le metafore isomorfe

19. Le metafore

Espresso in positivo Sensorialmente basato Appropriatamente contestualizzato Supportato dalle risorse personali Sotto il nostro controllo

20. Obiettivi ben formati

Ecologico Allineato all'identitĂ e ai valori Pianificato

Schemi di pensiero e comportamenti

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Verso/via da Generale/particolare Interno/esterno Somiglianze/differenze

21. I Meta Programmi


Espresso in positivo Sensorialmente basato Appropriatamente contestualizzato

SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

Supportato dalle risorse personali

20. Obiettivi ben formati

Sotto il nostro controllo Ecologico Allineato all'identità e ai valori Pianificato

Schemi di pensiero e comportamenti Verso/via da Generale/particolare

21. I Meta Programmi

Interno/esterno Somiglianze/differenze Opzioni/procedure

L'ambiente I comportamenti Le capacità Le convinzioni

22. I livelli logici

I valori L'identità La missione e la spiritualità

Il mio punto di vista Il punto di vista dell'altro Lo spettatore

23. Le posizioni percettive

Il tutto

Cosa rende qualcosa PNL? La PNL di nuova generazione La teoria dei sistemi

24. La PNL sistemica e olistica

L'olismo

Il sistema nervoso e il cervello I tre cervelli I due emisferi La mente somatica Il cervello nella pancia Il cervello nel cuore

25. Uno o più cervelli?

Il cervello nella spina dorsale Il cervello nella pelle Il cervello nei piedi Il corpo nel cervello

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Corpo, mente, anima e spirito La mente superficiale La mente profonda

26. Una o più menti?


Il tutto

MAPPA MENTALE Cosa rende qualcosa PNL? La PNL di nuova generazione La teoria dei sistemi

24. La PNL sistemica e olistica

L'olismo

Il sistema nervoso e il cervello I tre cervelli I due emisferi La mente somatica Il cervello nella pancia Il cervello nel cuore

25. Uno o più cervelli?

Il cervello nella spina dorsale Il cervello nella pelle Il cervello nei piedi Il corpo nel cervello

Corpo, mente, anima e spirito La mente superficiale

26. Una o più menti?

La mente profonda

L'ego: il sé separato L'anima: il sé connesso con il tutto

27. Ego e anima in PNL

Dilts e il coaching identitario

I principi della Logosintesi Come agisce Logosintesi?

28. Logosintesi: oltre la PNL

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Prefazione

La comunicazione è la base fondante di ogni relazione, e le relazioni sono quanto abbiamo di più caro e importante nella vita. È proprio la qualità delle relazioni che siamo in grado di costruire a generare fallimento o successo in tutti i settori della nostra vita, dalla coppia alla famiglia, agli amici, al lavoro e in generale nella nostra realizzazione personale. Se tutto ciò vale per ogni relazione, per la relazione di aiuto diventa di massima importanza. Siamo testimoni ogni giorno di quanta sofferenza generi l’incapacità di esprimere sentimenti, di condividere con flessibilità e apertura opinioni, convinzioni, valori, di restare aperti e curiosi di fronte alle diversità dell’altro che spesso ha da insegnarci molto più di quanto immaginiamo. D’altra parte apprezziamo e stimiamo coloro che, sapendo comunicare, hanno l’abilità di sciogliere nodi e incomprensioni e di accendere dialoghi quando sembravano impossibili. Il primo e più importante dialogo è, comunque, sempre quello interno, che intessiamo con noi stessi, dialogo che accende le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Conoscerci meglio, sapere come funzioniamo e come possiamo utilizzare al meglio la nostra mente e le nostre risorse interiori è fondamentale per non incorrere in errori che possono condurci proprio là dove non avremmo mai voluto andare. Il recente approccio olistico e sistemico della PNL ci ricorda che siamo tutti parte di una, tante reti, che siamo interconnessi e interdipendenti; dunque esiste una sola strada da intraprendere per superare il dolore e la sofferenza che l’esasperato individualismo del nostro tempo ha generato. Occorre imparare a sostituire il noi all’io, valorizzando le diversità individuali come arricchimento reciproco e trasformando quelli che sembrano ostacoli in opportunità. Ecco allora che ha inizio una nuova era, quella della civiltà olistica. La PNL può fornirci importanti strumenti in questo cammino.

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SIAMO CIĂ’ CHE PENSIAMO

Questo lavoro, una bellissima sintesi costruita con passione e chiarezza, fornisce tecniche applicabili da tutti, ma soprattutto ci apre alle infinite possibilitĂ della comunicazione. Catia Trevisani

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1 La comunicazione

Un’introduzione alla comunicazione Per i terapeuti, i naturopati e in generale per tutti gli operatori della salute, conoscere il proprio lavoro è fondamentale tanto quanto saper comunicare e saper instaurare delle buone relazioni con l’altro. A dispetto di quanto sostengono i più, tuttavia, quella della comunicazione non è un’arte innata, un dono della genetica. Ognuno di noi può diventare un buon comunicatore nel momento in cui conosce le basi e i principali strumenti della comunicazione. Quasi tutti riconoscono, ormai, che in molte professioni la relazione gioca un ruolo centrale. Se questo vale per ogni relazione, per la relazione di aiuto diventa di massima importanza. Anche una parte della classe medica è giunta a riconoscere che la qualità del rapporto tra medico e paziente è importante come minimo quanto la terapia. Obiettivo di questo libro è quello di presentare gli universi della comunicazione e della relazione appoggiandosi principalmente alla PNL, Programmazione NeuroLinguistica, una disciplina che offre interessantissimi spunti a riguardo. Nell’ultimo secolo e mezzo molti ricercatori hanno indagato i concetti legati alla comunicazione e alla relazione (William James, Teilhard de Chardin, Gregory Bateson, Abraham Maslow, Paul Watzlawick, Candice Pert, Noam Chomsky sono solo alcuni nomi tra tanti). Questi autori hanno studiato la potente connessione esi-

ognuno può diventare un buon comunicatore

imparare a comunicare con la pnl

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

le parole che usiamo influenzano il nostro modo di vivere comunicare: condividere delle informazioni, ma non solo...

stente tra i processi del linguaggio e il comportamento, e hanno osservato come un cambiamento nell’uso del linguaggio può influenzare il modo in cui viviamo le esperienze e ci muoviamo nel mondo. In che modo? È proprio a questa domanda che tenteremo di dare risposta nelle prossime pagine. Partiamo prima di tutto dai significati. Il termine “comunicare” viene dal latino cum, “con”, e munire, “legare”: vuol dire “mettere in comune, far partecipe”. La comunicazione ha a che fare, quindi, con il trasferimento, o meglio con la condivisione, delle informazioni. Nel mare magnum delle relazioni, allora, cerchiamo di fare un po’ di ordine e di chiarire alcuni elementi – che chiameremo assiomi – indispensabili per avviarci a uno studio efficace della comunicazione. Contenuto e relazione

comunichiamo sempre qualcosa

(contenuto) in un certo modo

(relazione)

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Negli anni Sessanta Paul Watzlawick (1921-2007) e altri ricercatori della Scuola di Palo Alto (California) hanno introdotto un’importante novità nello studio del processo comunicativo, distinguendo al suo interno due dimensioni: contenuto e relazione. Per contenuto intendiamo le informazioni, cosa si comunica. Per relazione definiamo il rapporto tra chi comunica, come si comunica. In una qualsiasi interazione, generalmente, viviamo in modo consapevole il contenuto e in modo inconsapevole la relazione. Eppure pare che la relazione sia talmente preponderante rispetto al contenuto da interessare il 93% dell’atto comunicativo – per quanto sia molto difficile scindere i due aspetti. Se comunichiamo un’informazione questa può essere letta in modi molto diversi a seconda del contesto. Se, per esempio, a chiedere “Che ore sono?” è il capo ufficio quando entriamo in ritardo al lavoro è un conto, se è un passante per strada è un altro conto, se è nostro figlio che muore dalla voglia di uscire con i suoi amici è un altro conto ancora.


LA COMUNICAZIONE

Gli studi di Watzlawick e dei suoi collaboratori sono stati ripresi e approfonditi dallo psicologo Friedemann Schulz von Thun, ideatore del quadrato della comunicazione. Vediamo come è strutturato questo modello di comunicazione interpersonale: • in alto: contenuto; di che cosa si tratta? • in basso: relazione; come colui che parla definisce il rapporto con te? Cosa ti trasmette della sua opinione di te? • a sinistra: rivelazione di sé; cosa riveli di te stesso, consapevolmente o meno, mentre ti esprimi? • a destra: appello; che effetti vuole ottenere chi parla? Cosa chiede alla controparte, esplicitamente o meno, di fare, dire, pensare, sentire?

il quadrato della comunicazione: contenuto,

Messaggio

Appello

Mittente

Rivelazione di sé

Contenuto

Destinatario

relazione, rivelazione di sé, appello

Relazione Le quattro dimensioni presentate valgono sia per chi comunica che per chi riceve. Lo schema, infatti, può essere letto anche dalla prospettiva del ricevente, e mostra quattro livelli su cui l’ascoltatore si può sintonizzare. Siamo noi che interpretiamo le informazioni che riceviamo e vi attribuiamo un significato. Invece di arrabbiarci (lato inferiore del quadrato) quando ci vengono dette delle parole dure, ad esempio, potremmo chiederci cosa sta provando la persona che si rivolge a noi (lato sinistro del quadrato).

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

È impossibile non comunicare tutto è comunicazione

Ogni interazione umana è una forma di comunicazione, dunque ogni atteggiamento assume un significato per l’altro. Anche il silenzio, o meglio le tante forme che il silenzio può assumere, veicola sempre un messaggio: se non partecipiamo a una cerimonia la nostra assenza comunicherà qualcosa, se rimaniamo in silenzio di fronte a qualcuno che ci incalza con le sue domande stiamo comunicando in maniera forte, se il nostro cellulare è spento sta comunicando di non essere raggiungibile. La comunicazione è verbale, paraverbale e non verbale

le dimensioni della comunicazione: verbale, paraverbale e non verbale

come comunicare in modo efficace

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Tutte le interazioni tra individui possono essere lette secondo tre dimensioni: • verbale: le parole (le parole chiave, i modi di dire, le espressioni dialettali, gli intercalari utilizzati, ecc.); • paraverbale: la qualità della voce (il tono, la velocità dell’eloquio, il volume, il timbro e tutte le qualità della voce, ecc.); • non verbale: atteggiamento del corpo (gli aspetti relativi alla postura, ai gesti e ai fenomeni corporei esteriori). Una comunicazione, per essere efficace, deve manifestare almeno un certo grado di coerenza tra questi livelli. Quando i livelli di comunicazione verbale, paraverbale e non verbale appaiono in conflitto tra loro, in genere è il messaggio non verbale a essere il più attendibile, perché il nostro corpo comunica molte più informazioni delle nostre parole, e perché queste informazioni subiscono sempre meno interferenze rispetto al piano della razionalità che si esprime attraverso le parole.


LA COMUNICAZIONE

7% Comunicazione verbale 36% Comunicazione paraverbale

la comunicazione non verbale fornisce molte informazioni ed è la più attendibile

57% Comunicazione non verbale Interpretare la comunicazione non verbale è un elemento molto importante. A partire dall’infanzia cerchiamo di leggere gli atteggiamenti dell’altro per capire quali interessi e predisposizioni esprimono, se possono essere una minaccia, se rivelano dell’affetto, ecc. Purtroppo non esiste una vera e propria grammatica che ci aiuti a decodificare la comunicazione non verbale. Nel corso di questo libro ci saranno numerosi spunti che aiuteranno a percepire gli stimoli esterni in modo quanto più preciso possibile. Lo studio della fisiognomica può aiutarci a comprendere meglio i segnali che ci provengono dall’altro; anche la prossemica, studiando l’organizzazione delle distanze tra le persone, può esserci di aiuto; la cinesica, una disciplina che studia i gesti e il loro contenuto comunicativo e significativo, si focalizza sul contatto fisico tra gli interlocutori, le posture, i movimenti del capo, le espressioni del volto, lo sguardo e tutti quegli aspetti non verbali che compaiono in una qualsiasi interazione tra persone. In ogni caso è importante considerare anche le usanze culturali per comprendere al meglio i segni della comunicazione non verbale. Infatti le espressioni del volto, i toni della voce, le posture possono avere significati differenti a seconda del contesto nel quale si esprimono. Guardare fisso negli occhi il proprio interlocutore veicola messaggi estremamente diversi a seconda di dove ci troviamo.

il linguaggio del corpo

l’importanza delle usanze culturali

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

Il significato di ogni comunicazione è nella risposta

l’importanza del feedback

assumiamoci la responsabilità delle nostre comunicazioni

siamo fatti per comunicare

comunicazione

=

comportamento

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Questo importante concetto proviene dalla cibernetica – la scienza dei computer – e dall’importanza che questa dà al feedback, l’informazione di ritorno. Un buon comunicatore è responsabile al cento per cento dei risultati che ottiene o che non ottiene. Se la mia comunicazione non ha prodotto il risultato desiderato, è la mia comunicazione che va cambiata, non è il ricevente che non ha capito. Io posso pensare a un tipo di comunicazione più adatta a produrre nell’altro la reazione che desidero o, in altre parole, far sì che il mio messaggio giunga all’altro in modo che abbia per lui la stessa comunicazione che ha per me. In una comunicazione difficoltosa, non importa individuare chi l’abbia originata. Decidiamo a un certo punto di assumercene la responsabilità e da quel momento comunichiamo con consapevolezza, anziché reagire automaticamente agli stimoli. Agiremo per tentativi, più o meno sostenuti da ipotesi, ma sempre pronti a tenere in considerazione il feedback. In quest’ottica non esistono errori, ma soltanto esperimenti e reazioni da analizzare. (Granata G., PNL. La Programmazione Neuro-Linguistica, pagg. 19-20)

Allora, ad esempio, perché nel mondo della scuola si parla sempre e solo di difficoltà di apprendimento e mai di difficoltà di insegnamento? Per quanto ci riguarda, ciò dovrebbe far riflettere chi intende intraprendere o svolge un lavoro di relazione come quello dell’operatore della salute, per iniziare ad affrontare l’altro con la giusta presenza, centratura e consapevolezza. Ogni essere umano è strutturato per comunicare, per avere uno scambio continuo con l’ambiente circostante. Riceviamo stimoli da ciò che ci circonda e influenziamo continuamente ciò che è attorno a noi. In modo ancora più completo possiamo dire che ogni comportamento è comunicazione e ogni comunicazione è un comportamento.


LA COMUNICAZIONE

COSA HO IMPARATO IN QUESTO CAPITOLO • Saper comunicare e sapersi relazionare è fondamentale per molte professioni. Ognuno può diventare un bravo comunicatore se apprende le basi e i principali strumenti della comunicazione. • Il processo comunicativo consta di due dimensioni: comunichiamo sempre qualcosa (contenuto) in un certo modo (relazione). Generalmente, viviamo in modo consapevole il contenuto e in modo inconsapevole la relazione. • Il quadrato della comunicazione è costituito da quattro dimensioni: contenuto, relazione, rivelazione di sé, appello. • Definiamo ogni interazione umana come una comunicazione, in quanto veicola un significato. • Le tre dimensioni della comunicazione sono: verbale, paraverbale e non verbale. Per essere efficace la comunicazione deve manifestare un certo grado di coerenza tra questi livelli. • Anche il corpo ha un suo linguaggio ed è importante imparare a conoscerlo. • L’importanza del feedback: ogni comunicatore è responsabile dei risultati che ottiene o non ottiene. • Ogni comportamento è comunicazione e ogni comunicazione è un comportamento.

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2 La Programmazione Neuro-Linguistica

C’è una cosa che più di tutte le altre ci fa capire se qualcuno sa cos’è la PNL. Non è un insieme di tecniche, è un atteggiamento. È un atteggiamento che ha a che fare con la curiosità, col voler sapere le cose, col voler essere capaci di influire sulle cose, e voler essere capaci di influirvi in modo che valga la pena di farlo. Tutto si può cambiare. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pag. 137)

La PNL (Programmazione Neuro-Linguistica) è una disciplina che si occupa di comunicazione, crescita personale e cambiamento. Il nome rimanda alla connessione esistente tra i processi neurologici, il linguaggio e i comportamenti appresi con l’esperienza. La PNL è stata sviluppata da Richard Bandler e John Grinder negli anni Settanta in California. Il primo era uno studente di matematica particolarmente interessato all’informatica presso la University of California, il secondo un professore associato di linguistica presso la stessa università. Bandler e Grinder, incoraggiati da Gregory Bateson, approfondirono le strategie terapeutiche di Virginia Satir (fondatrice della terapia familiare), di Fritz Perls (padre della terapia Gestalt) e di Milton Erickson (uno dei più famosi medici ipnotisti del mondo); le loro ricerche portarono alla conclusione che, studiando e analizzando attentamente persone considerate geniali nel proprio campo, è possibile per chiunque copiare gli elementi fondamentali del loro modus operandi e ottenere i medesimi risultati. È questo il “modellamento” dell’eccellenza umana.

le origini della pnl: richard bandler e john grinder

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

la mappa non è il territorio

richard bandler e la pnl classica

john grinder e la pnl “new code”

robert dilts e la pnl sistemica: un approccio olistico alla pnl

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I co-fondatori della PNL si resero conto che il modo in cui pensiamo alle cose ha una struttura che influenza la nostra esperienza soggettiva del mondo, e chiarirono la distinzione tra il “territorio” – il mondo vero e proprio – e la “mappa” interiore – l’esperienza che di quel mondo facciamo; questa distinzione si sintetizza spesso con l’affermazione “la mappa non è il territorio”. La collaborazione tra Bandler e Grinder giunse al termine alla fine degli anni Settanta, quando i due proseguirono ciascuno per proprio conto a contribuire attivamente al mondo della PNL. Richard Bandler ha portato avanti ciò che oggi definiamo la PNL classica, che lavora essenzialmente su due fronti, la struttura del linguaggio e l’ipnosi, e trae spunto principalmente dalla linguistica, dalla Gestalt e dalla teoria degli insiemi. Bandler ha creato una serie di modelli registrati, tra cui il Design Human Engineering e il Persuasion Engineering; ha scritto moltissimi libri e tiene regolarmente seminari di formazione di PNL e ipnosi in tutto il mondo. Attualmente Bandler collabora principalmente, tra gli altri, con John La Valle, Owen Fitzpatrick e Alessio Roberti. John Grinder, con Judith DeLozier e altri, ha sviluppato la cosiddetta PNL “New Code”, una disciplina molto più esperienziale rispetto alla PNL classica. La PNL “New Code” affonda le proprie radici nella teoria dell’informazione e nelle opere di Carlos Castaneda; ne sono risultati molti nuovi modelli, schemi e tecniche. Attualmente Grinder collabora principalmente, tra gli altri, con Carmen Bostic St. Clair. Un altro studente della University of California, Robert Dilts, tra i primi a impegnarsi al fianco di Bandler e Grinder, è stato tra i più vigorosi innovatori della PNL; ha ideato molti schemi e modelli per il cambiamento e ha ampliato considerevolmente la quantità di materiale pubblicato sulla disciplina; inoltre ha dato vita al filone della PNL denominato PNL sistemica, che presenta un approccio più olistico e complesso rispetto alle due correnti principali della PNL.


LA PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA

i co-fondatori della pnl

Richard Bandler

John Grinder

coloro che hanno dato importanti contributi alla pnl

Virginia Satir

Fritz Perls

Milton H. Erickson

Gregory Bateson

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

alcuni importanti innovatori della pnl

una disciplina trasversale

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Robert Diltz

Owen Fitzpatrick

John La Valle

Alessio Roberti

Mentre avanziamo nel Ventunesimo secolo, la PNL continua a evolversi: ogni anno un numero sempre crescente di professionisti aggiunge nuovi modelli e tecniche. In questi decenni la Programmazione Neuro-Linguistica ha prodotto alcuni degli schemi più potenti mai creati per facilitare il cambiamento nelle persone, semplicemente amplificando i comportamenti facilitanti e diminuendo quelli indesiderati. Attualmente, oltre che come forma di terapia non riconosciuta dalla comunità scientifica, è usata in numerosi settori, tra cui comunicazione, educazione, apprendimento, negoziazione, leadership, medicina, vendita, team-building.


LA PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA

La PNL è la disciplina dalle mille definizioni, che rischiano di farci perdere in un labirinto di significati senza avere un’idea chiara della materia. A scopo di spiegazione e semplificazione, potremmo dire che la Programmazione Neuro-Linguistica è uno strumento dalla duplice valenza, ovvero: • di conoscenza; • di cambiamento. I due lati della medaglia si completano e si integrano per formare una materia che fonde teoria e pratica, pensiero e azione. La Programmazione Neuro-Linguistica è un modello, un paradigma, un modo di guardare e interpretare se stessi e gli altri. La PNL, in quest’ottica, si occupa essenzialmente dei processi attraverso cui creiamo una rappresentazione interiore – la nostra esperienza – del mondo esterno. Come strumento di conoscenza studia l’esperienza soggettiva: dato che ognuno di noi vive ed elabora esperienze diverse, conoscere la nostra struttura e quella delle persone che ci stanno intorno ci permette di capire come interpretiamo il mondo. Di comprendere, insomma, le nostre “mappe” mentali.

la pnl come strumento di conoscenza e cambiamento

la pnl: un nuovo paradigma

uno strumento di conoscenza: la pnl studia le mappe mentali, come pensiamo, comunichiamo e agiamo

La PNL è il processo attraverso cui scoprire come pensiamo, come comunichiamo e come agiamo, così da poter cominciare a farlo in modo più fluido. (Bandler R., Fitzpatrick O., Pnl è libertà, pag. 47)

La PNL è dunque un approccio all’esperienza umana, fondato sulla convinzione che non ci sia un unico modo di fare esperienza, ma tanti modi quanti sono gli uomini e che questi modi abbiano una struttura analizzabile, scomponibile e in qualche modo leggibile.

fare esperienza è un processo soggettivo analizzabile

La PNL è un’opportunità per studiare la soggettività, qualcosa che a scuola mi veniva descritta come orribile.

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

Mi spiegavano infatti che la vera scienza considera le cose oggettivamente. Ciò nonostante, mi sono accorto che quella che più influiva sul mio comportamento era la mia esperienza soggettiva, e di conseguenza mi sono messo in mente di scoprire qualcosa sul suo funzionamento, e sul modo in cui esercita il suo influsso sugli altri. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pag. 14) uno strumento di cambiamento: la pnl insegna a usare il proprio cervello

Questa è la base. L’approccio alla PNL potrebbe terminare qui ed essere completo in sé, ma perderebbe la sua componente più interessante ed efficace. Poiché la PNL non è solo un modello, ma anche un metodo e una tecnologia. In questo senso è uno strumento di cambiamento. La PNL rappresenta un certo modo di considerare l’apprendimento umano. Sebbene molti psicologi e assistenti sociali utilizzino la PNL per fare quella che essi chiamano “terapia”, personalmente credo che sia più appropriato descrivere la PNL come un processo educativo. Fondamentalmente, stiamo elaborando dei modi per insegnare alle persone a usare il proprio cervello. La maggior parte degli individui non utilizza attivamente e deliberatamente il proprio cervello. Il cervello è come una macchina alla quale manchi un interruttore con la posizione di “spento”. Se non gli si dà qualcosa da fare, non fa altro che continuare a girare, e alla fine si annoia. Se mettete una persona in una stanza di deprivazione sensoriale, dove non c’è la possibilità di avere esperienze esterne, essa inizierà a generare esperienze interne. Se il cervello se ne sta lì senza far niente, comincerà a fare qualcosa, e non pare che gli importi molto che cosa. A voi può importare, ma a lui no. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pag. 13)

la pnl studia ciò che funziona per accrescere il potenziale umano

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Si tratta dunque, fin dalle origini, di una forma di cambiamento personale. Praticare la PNL significa chiedersi come noi, o chi ci sta di fronte, facciamo o pensiamo determinate cose. A differenza della psicologia e della psichiatria tradizionale, la PNL non si interroga su ciò che non funziona (la patologia), ma su ciò che funziona. Il suo


LA PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA

obiettivo è estendere, o esportare, i processi mentali efficaci per modellare gli schemi, consci e inconsci, che ognuno di noi utilizza per pensare e agire, in modo da avanzare verso lo sviluppo e l’accrescimento del nostro potenziale. Ognuno di noi può applicare la PNL su se stesso, per avviarsi a un percorso di crescita personale, e aiutare gli altri a superare i propri limiti e a spezzare le proprie catene. Quando inventammo il nome di “Programmazione NeuroLinguistica”, tanti dissero: “Sa un po’ di ‘controllo della mente’”, come se in questo ci fosse qualcosa di male. Io dissi: “Sì, certo”. Se non si comincia a controllare e a usare il proprio cervello, non si può fare altro che affidarsi al caso. […] Quando ho cominciato a insegnare, alcuni si sono fatti l’idea che la PNL avrebbe aiutato la gente a programmare la mente degli altri così da controllarli e da renderli meno umani. Parevano avere l’idea che cambiare deliberatamente una persona avrebbe in qualche modo ridotto la sua umanità. La maggior parte delle persone sono dispostissime a trasformarsi deliberatamente con antibiotici e cosmetici, ma il comportamento sembra qualcosa di diverso. Non ho mai capito in che modo trasformare qualcuno così da renderlo più felice possa mutarlo in un essere umano di minor valore. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pagg. 107, 15)

Bandler è molto duro con gli psicologi, sempre alla ricerca del “significato profondo interiore nascosto” e difficilmente orientati al cambiamento.

controllare la propria mente per essere padroni della propria vita

bandler e la psicologia

Se qualcuno è disposto a spendere 75 dollari per una seduta dallo psichiatra, invece di spenderli per una festa, questa non è malattia mentale, ma stupidità! (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pag. 33)

A proposito dei limiti che la psicologia e la psichiatria tradizionali incontrano quando si parla di cambiamento, aggiunge:

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

il tabù della manipolazione

“non era pronto a cambiare!”

le resistenze

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Purtroppo in psicoterapia non c’è un grande incentivo a trovare ciò che funziona presto e bene. Nella maggior parte delle professioni, la gente viene pagata se riesce a ottenere determinate cose. Ma in psicoterapia si viene pagati a ore, che si riesca a ottenere qualcosa oppure no. […] Molti terapeuti seguono addirittura una regola per evitare di svolgere il loro lavoro efficacemente. Pensano che influenzare direttamente qualcuno rappresenti una manipolazione, e che la manipolazione sia un male. È come se dicessero: “Tu mi paghi perché io ti influenzi. Ma io non lo farò, perché è una cosa che non sta bene”. Quando avevo dei pazienti, mi facevo pagare sempre in base al cambiamento, e non in base al tempo. Venivo pagato solo quando ottenevo dei risultati. La cosa mi pareva più stimolante. Le ragioni adottate dai terapeuti per giustificare i propri fallimenti sono assolutamente straordinarie. Talvolta dicono: “Non era pronto a cambiare”. È una scusa che non regge assolutamente. Se “non è pronto”, come è possibile giustificare il fatto di vederlo una settimana dopo l’altra, e di addebitargli una parcella? Ditegli di tornarsene a casa, e di farsi rivedere quando “è pronto”! Ho sempre pensato che se qualcuno “non era pronto a cambiare”, il mio compito consistesse proprio nel renderlo pronto. Che succederebbe se portaste la macchina dal meccanico, e quello ci lavorasse sopra per un paio di settimane, ma la macchina continuasse a non funzionare? Se vi dicesse: “La macchina non era pronta a cambiare”, non la berreste, non è vero? Ma i terapeuti riescono a cavarsela giorno dopo giorno. L’altra scusa tipica è che il paziente “ha delle resistenze”. Immaginate che il meccanico vi dica che la macchina “aveva delle resistenze”. “Vede, il fatto è che la sua macchina non era abbastanza matura per accettare quel lavoro alle valvole. Torni la settimana prossima, e vedremo cosa si può fare”. Voi non esitereste un attimo a respingere una scusa del genere. Ovviamente, il meccanico non sa cosa sta facendo, o i cambiamenti che sta cercando di effettuare non sono in rapporto col problema, oppure sta usando gli attrezzi sbagliati. Lo stesso vale per il cambiamento terapeutico o educativo.


LA PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA

Il terapeuta o l’insegnante capaci di lavorare riescono a rendere l’altro “pronto a cambiare”, e quando fanno la mossa giusta non incontreranno alcuna resistenza. Purtroppo, gli esseri umani hanno per lo più una tendenza perversa. Se fanno qualcosa, e quel qualcosa non funziona, di solito continuano a farlo più intensamente, più ostinatamente, più a lungo e più spesso. Quando un bambino non capisce, il genitore di solito urlerà la stessa identica frase, invece di cercarne una formulazione diversa. E quando la punizione non serve a cambiare il comportamento di qualcuno, ciò che di solito se ne deduce è che non era sufficientemente severa, per cui è necessario insistere. Ho sempre pensato che quando qualcosa non funziona, ciò potrebbe rappresentare un’indicazione del fatto che è giunto il momento di fare qualcos’altro! Se sapete che una certa cosa non funziona, ne segue che qualsiasi altra cosa ha maggiori probabilità di riuscita che insistere con la stessa cosa. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pagg. 52-53)

continuare a fare ciò che non funziona

In effetti il padre della Programmazione Neuro-Linguistica rivolge critiche particolarmente aspre alla psicologia tradizionale per il suo accanirsi, perseverare e concentrarsi su ciò che non funziona: Un’altra difficoltà con la maggior parte delle scuole psicologiche è che esse studiano le persone che non funzionano più per scoprire in che modo è possibile ripararle. Questo sistema potrebbe essere paragonato a quello di studiare tutte le automobili nel piazzale di uno sfasciacarrozze allo scopo di trovare un modo per farle funzionare meglio. Se studiate tanti schizofrenici, alla fine potreste imparare a imitare perfettamente ciò che fa lo schizofrenico; ma non avreste imparato nulla su ciò che lo schizofrenico non può fare. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pag. 21)

la pnl studia ciò che funziona

Riprendiamo ora il nostro viaggio alla scoperta della PNL. Il nome, Programmazione Neuro-Linguistica,

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

programmazione: la nostra mente funziona come il software di un computer, i processi neurologici hanno come esito specifici comportamrnti

neuro: elaboriamo i dati del mondo attraverso i cinque sensi e il sistema nervoso

linguistica: il nostro linguaggio esprime ciò che siamo in grado di fare e di pensare

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costituisce una descrizione semplice e accurata della disciplina. • Programmazione è un termine preso in prestito dal mondo dell’informatica e dell’elaborazione dati. Si riferisce al presupposto secondo cui tutte le nostre esperienze sono immagazzinate, codificate e trasformate approssimativamente nello stesso modo in cui gira il software di un computer. Conoscere il software, cioè l’insieme delle strategie che regolano la nostra vita, significa avere la possibilità di cancellarlo, modificarlo o installarne uno nuovo, per cambiare il modo in cui pensiamo, e conseguentemente quello in cui agiamo. Potremo dire, per riassumere, che il termine “programmazione”, riguarda l’effetto, il risultato di ciò che diciamo e di come lo diciamo. • Neuro si riferisce alla struttura neurologica, ovvero ai modi in cui elaboriamo le informazioni raccolte dai nostri cinque sensi tramite il cervello e il sistema nervoso e costruiamo la nostra identità, i nostri ricordi e le nostre convinzioni. Comprendere il nostro modo di pensare ci consentirà di attingere alle nostre risorse interiori. Il termine “neuro”, in due parole, riguarda cosa pensiamo. • Linguistica si riferisce ai linguaggi (non solo le parole, ma tutti i sistemi di comunicazione, dalla gestualità alla prossemica) che utilizziamo per codificare, interpretare e attribuire significato alle nostre rappresentazioni interiori del mondo, oltre che per comunicare internamente ed esternamente. Ciò che riusciamo a dire, d’altronde, esprime ciò che siamo in grado di fare e di pensare. Penetrare questo universo è fondamentale in un mondo in cui quasi ogni relazione dipende dalla capacità di interagire e comunicare delle parti in causa. “Linguistica”, in breve, riguarda cosa diciamo, come ci esprimiamo.


LA PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA

COSA HO IMPARATO IN QUESTO CAPITOLO • La PNL nasce negli anni Settanta dagli studi di Richard Bandler e John Grinder. Ad oggi rimane una disciplina in continua evoluzione. • Oltre che come forma di terapia, la PNL è usata in numerosi settori, tra cui comunicazione, educazione, apprendimento, negoziazione, leadership, medicina, vendita, team-building. • La PNL è un nuovo paradigma, una nuova visione del mondo. Ha la duplice valenza di conoscenza (studia le nostre “mappe mentali”, il modo in cui pensiamo e viviamo le esperienze) e di cambiamento (insegna a usare il cervello per cambiare). • Come facciamo esperienza è un processo soggettivo, scomponibile, analizzabile e dunque modificabile. • Programmazione Neuro-Linguistica: il nostro modo di pensare e agire segue un programma che è stato appreso e come il software di un computer può essere modificato; questo programma è connesso al nostro sistema neurologico e viene espresso attraverso il linguaggio (verbale e non verbale).

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25 Un cervello o più cervelli?

Il primo passo per comprendere quali sono le strutture neurologiche e percettive a nostra disposizione consiste nel cercare di capire come siamo fatti. Conosciamo piuttosto bene la nostra mente cognitiva, che associamo al cervello, capace di ragionamento, attenzione, creatività, memoria, problem solving; il suo funzionamento è legato al linguaggio. Iniziamo ora a conoscere il nostro corpo e le sue potenzialità. Nelle prossime pagine indagheremo queste strutture cercando di seguire un approccio olistico, ovvero rivolto a un essere umano inteso nella sua globalità, unico ma costituito da molteplici parti. Alcuni concetti sono stati sviluppati all’interno della PNL da Robert Dilts, altri provengono dalla medicina olistica e da altre discipline che stanno fornendo importanti contributi alla comprensione dell’essere umano.

analizziamo le strutture neurologiche e percettive di cui siamo dotati

Il sistema nervoso e il cervello Il sistema nervoso è un insieme di organi specializzati la cui funzione principale è quella di raccogliere e riconoscere stimoli provenienti dall’ambiente esterno e da quello interno dell’organismo, elaborando risposte effettrici coordinate di tipo volontario e involontario. Il sistema nervoso dell’uomo comprende due parti: il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico. Il sistema nervoso centrale viene a sua volta distinto in encefalo (dal greco encephalon, “dentro la testa”,

snc: encefalo e midollo spinale

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

il cervello percepisce, elabora e fornisce risposte motorie

snp: nervi, gangli e recettori

quello che comunemente chiamiamo “cervello”) e midollo spinale che si trovano rispettivamente all’interno della cavità cranica e del canale vertebrale. Queste due parti costitutive sono tra loro in continuità e sono collegate alla periferia da fibre riunite in fasci che prendono il nome di nervi, rispettivamente encefalici e spinali. Il cervello è l’organo più importante del sistema nervoso centrale, ha un peso variabile che va dagli 1,1 agli 1,5 kg e un volume compreso tra i 1100 e i 1300 cm³. A grandi linee il cervello funziona in questo modo: • la parte posteriore riceve stimoli sensorio percettivi; • la parte anteriore fornisce una risposta motoria; • il cervello è un trasduttore di energia, trasforma energia A (la realtà) in energia B (pensieri e ricordi); nel nostro cervello non troviamo alberi, profumi, colori, ecc. ma energia. Il funzionamento di un computer è molto simile, infatti se si taglia un neurone o si apre un computer non si trovano siepi o lettere, ma energia. Il sistema nervoso periferico è invece costituito dall’insieme dei nervi, dei gangli e dei recettori che consentono la vita di relazione, le cui funzioni sensitive ed effettrici somatiche sono sotto il dominio della coscienza, e il compartimento della vita vegetativa che presiede alla sensibilità viscerale, all’attività di secrezione ghiandolare e alla motilità della muscolatura liscia. I tre cervelli Paul D. MacLean (1913-2007), un medico statunitense specializzato nelle neuroscienze, ha elaborato un interessante modello della struttura e dell’evoluzione dell’encefalo, descrivendolo come “Triune Brain” (cervello uno e trino) e individuando in esso tre formazioni anatomiche e funzionali principali che si sono sovrapposte e integrate nel corso dell’evoluzione. A queste tre formazioni egli ha dato i nomi di:

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UN CERVELLO O PIÙ CERVELLI?

• cervello rettile, R-complex o protorettiliano; • sistema limbico, cervello mammaliano antico o paleomammaliano; • neocorteccia, cervello mammaliano recente o neomammaliano. I tre cervelli sono confluiti in un’unica struttura, ciascuno col suo tipo di intelligenza, di memoria, di senso di tempo e spazio, di attività motoria, ecc. Anche se sono interconnessi e funzionalmente interdipendenti ciascuno di essi, entro certi limiti, è capace di operare indipendentemente dagli altri. Un po’ come succede in un sito archeologico o con gli strati geologici delle montagne, anche il nostro cervello sarebbe il risultato finale di tre sedimenti stratificatisi durante l’evoluzione. • Cervello rettile: questo cervello espleta tutte le funzioni elementari utili per la sopravvivenza, scelta e difesa del territorio in cui svolgere le proprie attività vitali, caccia, competizione per il raggiungimento del rango sociale, accoppiamento. È la sede degli istinti primari e di funzioni vitali come il controllo del ritmo cardiaco e respiratorio; i rettili, le creature a sangue freddo, infatti, hanno sviluppato solo la parte del tronco dell’encefalo. Questa istanza, l’istinto, può essere considerata la nostra parte animale, la parte più arcaica di noi; è il sistema che, ad esempio, di fronte a un pericolo ci fa reagire senza avere nemmeno il tempo di accorgerci di ciò che stiamo facendo, e di rendercene conto sempre ad azione compiuta. L’ipotalamo è un’importante struttura di questo cervello. • Sistema limbico: riveste il cervello rettile. Aggiunge al comportamento la dimensione affettivo-emotiva. A questo cervello giungono informazioni dall’ambiente esterno attraverso i sensi, e dall’ambiente interno attraverso informazioni somatiche e viscerali. Il secondo cervello corrisponde, nella scala evolutiva, al cervello dei mammiferi, specie di quelli più antichi, ed è coinvolto nell’elaborazione delle emozioni; il sistema lim-

i tre cervelli individuati da paul d. maclean

il cervello rettile si occupa delle funzioni elementari per sopravvivere, è la sede degli istinti

il sistema limbico gestisce la dimensione affettiva ed emotiva

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

la neocorteccia gestisce il pensiero e la coscienza

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bico sembra essere l’evoluzione prossima del cervello rettiliano, poiché aumenta le capacità di affrontare l’ambiente. Parti di esso sono correlate al nutrimento e al sesso, altre ai sentimenti e alle emozioni e altre collegano i messaggi esterni con quelli endogeni (sostanze prodotte dal nostro corpo). Essendo la sede delle emozioni è quella parte di cervello che ci permette di prenderci cura dell’altro; non a caso i mammiferi sono gli unici animali che accudiscono la propria prole. Il sistema limbico consiste in una serie di strutture cerebrali che includono l’ippocampo, l’amigdala, i nuclei talamici anteriori e la corteccia limbica. • Neocorteccia: ricopre le due precedenti strutture e raggiunge il suo massimo sviluppo nell’uomo. La neocorteccia presenta molte invaginazioni che danno origine alle circonvoluzioni cerebrali. Questo consente di contenere in un volume limitato come quello della scatola cranica una superficie ampia (mezzo metro quadrato). Questo cervello presenta moltissime vie, sia in entrata che in uscita, che si connettono con i due cervelli sottostanti. Non possiede canali di informazione diretti ed esclusivi con l’ambiente, quindi tutte le informazioni provenienti dal mondo esterno e interno o viscerale arrivano alla corteccia passando prima attraverso gli altri due cervelli. È la sede delle “funzioni cerebrali superiori”, quali il pensiero e la coscienza. Il terzo cervello è il più recente ed è sede di tutte le attività cognitive e razionali; la neocorteccia è una delle strutture nervose più ampiamente studiate, ma allo stesso tempo una delle meno conosciute. Essa è, a livello umano, la sede del linguaggio e, in generale, è la sede di quei comportamenti che permettono a una persona di affrontare situazioni nuove e inaspettate. L’abilità di prevedere il futuro risiede in essa. Noi dobbiamo il pensiero cosciente alla neocorteccia: è la sede dell’autocoscienza, delle concezioni dello spazio e del tempo e delle connessioni di causalità.


UN CERVELLO O PIÙ CERVELLI?

I due emisferi Il nostro cervello è costituito da due emisferi collegati dal corpo calloso. L’emisfero destro controlla i movimenti e riceve le sensazioni del lato sinistro del corpo, mentre per l’altro emisfero vale il contrario. I due emisferi cerebrali presentano differenti specializzazioni, tutte fondamentali nella realizzazione dei processi cognitivi e nella costruzione del pensiero. Tra di loro esistono significative differenze funzionali.

L’emisfero sinistro usa la parola per manipolare, descrivere e definire, risolve le cose poco a poco e blocco per blocco servendosi dell’analisi, prende un piccolo frammento di informazione e lo utilizza per rappresentare il tutto, considera il tempo e l’ordine delle cose in successione, tira conclusioni basate sulla ragione e sui dati, non vede le relazioni tra una cosa e l’altra e come le parti si uniscono per formare un tutto; elabora teorie basate sulla logica, come un teorema matematico, e pensa in funzione di idee concatenate e lineari. L’emisfero destro conosce la realtà tramite una modalità di relazione non-verbale, unifica le percezioni per formare un unico insieme, si relaziona con gli oggetti

l’emisfero destro controlla la parte sinistra del corpo e viceversa

l’emisfero sinistro è analitico, logico, razionale

l’emisfero destro è sintetico, intuitivo, olistico

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

così come essi sono nel momento presente, osserva la somiglianza tra le cose, comprende le relazioni in maniera metaforica e analogica, non tiene conto del tempo, non ha bisogno di basarsi sulla ragione né sui dati, vede le relazioni tra un elemento e l’altro e il modo in cui le parti si uniscono per formare un tutto; si basa su dati incompleti, sensazioni, immagini e intuizioni, infine osserva la totalità delle cose in una volta sola, percepisce le forme e le strutture connesse. Come scrive Enrico Cheli nel suo libro Olismo. La scienza del futuro è interessante notare che a causa dell’incrociarsi delle fibre nervose, l’emisfero destro governa la parte sinistra del corpo e viceversa. Ora, considerando che in molte culture e religioni la destra è associata simbolicamente al maschile e la sinistra al femminile, si può ipotizzare che i due emisferi rappresentino l’espressione archetipica della psiche maschile e di quella femminile. Più specificamente, si può considerare il pensiero analitico-razionale come la modalità conoscitiva maschile, e il pensiero sintetico-irrazionale come la modalità conoscitiva femminile.

La mente somatica

l’intelligenza corporea ci permette di abitare il nostro corpo

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Soma è la parola greca per “corpo”. La mente somatica, per gli studi più recenti di PNL, è l’intelligenza che ognuno di noi esprime attraverso il corpo. Ognuno di noi, infatti, prima di sviluppare una conoscenza astratta e razionale, ha una conoscenza corporea, empirica della realtà. Essere in contatto con la propria mente somatica significa abitare il proprio corpo, sentirlo, averne percezione, dedicargli sempre una parte della nostra presenza mentale. Il nostro corpo può funzionare anche in modo automatico, senza il nostro controllo. Ma ignorandolo corriamo il rischio di perdere il contatto con noi stessi e di non accedere a informazioni, percezioni e risorse che possono arricchire notevolmente la nostra


UN CERVELLO O PIÙ CERVELLI?

esperienza. Il nostro corpo ci ricorda che l’attimo presente è quanto di più importante abbiamo, che rimanere in contatto con l’adesso è fondamentale per una vita felice. Infatti, quando siamo ben radicati nel nostro corpo viviamo uno stato di quiete interiore, respiriamo lentamente e profondamente, ci sentiamo vitali, felici. Questo contatto può permetterci di vivere stati di una leggerezza inimmaginabile. Staccarci e non ascoltare l’involucro solido nel quale siamo contenuti ci fa vivere stati di pesantezza indescrivibili. Riguardo al nostro corpo e alla sua intelligenza Robert Dilts ha approfondito un interessante campo, quello del “linguaggio degli organi”. Modi di dire come “l’ho percepito a pelle”, “ho seguito il mio cuore” o “in cuor mio lo sapevo” indicano parti del corpo diverse dal cervello attribuendo loro un qualche tipo di capacità intellettiva. Possiamo anche parlare di cose che “ci fanno torcere le budella”, che sono “difficili da digerire”, che ci “spezzano il cuore” o “ci fanno rizzare i peli della schiena”. Oltre a questo significato metaforico, la PNL considera il linguaggio degli organi come qualcosa che va al di là del semplice uso idiomatico. […] Il linguaggio degli organi spesso rispecchia schemi neuro-linguistici più antichi e processi che ci permettono di scorgere alcune delle strutture più profonde di queste esperienze soggettive. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 184)

Alla base di ogni processo di pensiero conscio c’è sempre una complessa e ordinata interazione con l’ambiente. È interessante notare come quello che percepiamo con il nostro corpo derivi dalla nostra interazione con il mondo, non dissociato e astratto come i pensieri che nascono in noi, e quindi meno ricco di cancellazioni, generalizzazioni e distorsioni. Un pensiero somatico è differente da un pensiero cognitivo: è molto più ordinato, ha sue specifiche caratteristiche, è molto più complesso da gestire.

essere radicati nel corpo ci permette di percepire e vivere l’adesso e quindi la felicità

il linguaggio degli organi

pensieri somatici e pensieri cognitivi

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

Se il corpo quindi non è una semplice macchina controllata dal cervello, significa che è la sede di un cervello, anzi di svariati cervelli. Questo approccio può permetterci di ampliare notevolmente l’accezione “neuro” della Programmazione Neuro-Linguistica. Il cervello nella pancia

l’importanza del secondo cervello per il benessere

Oltre al cervello vero e proprio possiamo identificare altri centri intelligenti presenti all’interno del nostro corpo. Il cervello enterico, o sistema nervoso enterico, situato nel nostro ventre conta 100 milioni di neuroni, più di quelli che formano la spina dorsale. La moderna neuroscienza lo ha battezzato “il secondo cervello”, proprio per il suo alto livello di complessità e sofisticazione. Michael Gershon, professore di anatomia e biologia cellulare presso il Columbia Presbyterian Medical Center di New York, ha individuato numerosi parallelismi tra questo sistema nervoso e il sistema nervoso centrale, e sostiene che il secondo cervello ha un ruolo fondamentale nella salute e negli stati di benessere degli uomini: è una sorta di chiave che regola ansia e stress, lavora in modo autonomo, aiuta a radicare i ricordi legati alle emozioni e segnala al resto del corpo gioia e dolore. Non è un caso che le cellule dell’intestino producano il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere. Il ruolo del sistema nervoso enterico è quello di gestire ogni aspetto della digestione dall’esofago allo stomaco, fino all’intestino tenue e al colon. I neurogastroenterologi sono inoltre convinti che vi sia un complesso gioco di interrelazioni tra il sistema nervoso enterico e il sistema immunitario. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 187)

il cervello nella pancia interagisce con l’esterno

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Proprio come il sistema nervoso centrale, il cervello della pancia invia impulsi e li riceve, registra le esperienze che facciamo, risponde alle emozioni e ai sen-


UN CERVELLO O PIÙ CERVELLI?

timenti attraverso gli stessi neurotrasmettitori utilizzati dalle cellule cerebrali. Ha la dimensione e l’elaborazione del cervello di un gatto, ed è collocato sulle pareti di esofago, stomaco, intestino tenue e colon. Quella del secondo cervello nella pancia non è poi una novità come potrebbe apparire a prima vista: praticamente tutte le culture tradizionali hanno individuato nel ventre un qualche ente superiore, intelligente o animico. Il centro dell’addome, che i giapponesi chiamano hara, è considerato in molte arti marziali e pratiche di guarigione quale radice e centro di natura tanto fisica quanto energetica. Viene visto come il punto di concentrazione del potere e della gravità, oltre che come sede di svariati organi. Le gambe, dipartendosi dallo hara, gli permettono di connettersi con la terra, garantendo radicamento e al tempo stesso mobilità. Lo hara è inoltre concepito come fonte di vita, come una sorta di “ombelico spirituale”. Si ritiene che coltivarlo conferisca maestria, forza, saggezza e tranquillità. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 189)

Stress e ansia pesano sul secondo cervello, dunque sull’intestino, e ne alterano il funzionamento; ma è vero anche il contrario, cioè che i cibi che assumiamo o il modo in cui li assumiamo possono influenzare i nostri pensieri e le nostre emozioni. Secondo la neuroscienza moderna e gli ultimi studi della PNL nella pancia c’è un cervello che assimila e digerisce non solo cibo, ma anche informazioni ed emozioni che provengono dal mondo esterno.

il nostro ventre assimila il cibo e le esperienze che viviamo

Il cervello nel cuore Lo spazio sacro del cuore è una dimensione segreta ed eterna da sempre evocata, indagata e decantata dai testi antichi e dalle tradizioni orali di tutto il mondo. Leggiamo nelle Upanishad vediche: 197


SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

Vasto come questo spazio esterno è il minuscolo spazio dentro al nostro cuore: in esso si trovano il cielo e la terra, il fuoco e l’aria, il sole e la luna, la luce che illumina e le costellazioni, qualunque cosa quaggiù vi appartenga e tutto ciò che non vi appartiene, tutto questo è raccolto in quel minuscolo spazio dentro al vostro cuore. le ricerche dell’institute of heartmath, l’istituto di matematica del cuore

il sistema nervoso del cuore

la memoria del cuore

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Forse, oggi, la scienza, sta iniziando a far pace con la fede. Un gruppo di ricerca nell’Institute of HeartMath (Istituto di matematica del cuore) di Boulder Creek, in California, collegato all’Università di Stanford, ha scoperto alcuni nuovi dati molto interessanti e ha dimostrato che il nostro cuore è qualcosa di più di una semplice pompa meccanica. La nuova scienza della neurocardiologia parte da un paradosso: quando viene concepito un bambino, il cuore umano inizia a battere prima che il cervello sia formato; questo dato ha portato i medici a chiedersi da dove provenga l’intelligenza necessaria ad avviare e regolare il battito cardiaco. Gli scienziati dell’HeartMath hanno scoperto che il cuore è dotato di un cervello autentico, con vere e proprie cellule cerebrali. Si tratta di un cervello piccolo, che possiede soltanto quarantamila neuroni, chiamati neuroni sensori, ma è sempre un cervello, e ovviamente è tutto ciò di cui il cuore ha bisogno: i neuroni sensori individuano gli ormoni e le sostanze neurochimiche in circolo e percepiscono il ritmo cardiaco e i livelli di pressione sanguigna. Il cuore ha un sistema nervoso intrinseco, che elabora informazioni in modo autonomo. Nei trapianti, ad esempio, nonostante vengano meno per un prolungato periodo le connessioni che collegano il cuore con il cervello, il cuore del donatore è in grado di funzionare fin da subito, grazie al suo sistema nervoso intrinseco. È interessante poi l’esperienza di molte persone che hanno ricevuto un nuovo cuore e che iniziano a mostrare comportamenti insoliti; il sistema nervoso del cuore è in grado di immagazzinare ricordi e di influenzare il comportamento.


UN CERVELLO O PIÙ CERVELLI?

La ricerca neurocardiologica mostra quindi che il cuore è un organo sensoriale e un sofisticato centro per ricevere ed elaborare le informazioni. Il sistema nervoso al suo interno, o “cervello cuore”, consente di imparare, ricordare e prendere decisioni funzionali indipendente dalla corteccia cerebrale del cervello. Inoltre, numerosi esperimenti hanno dimostrato che i segnali che il cuore invia continuamente al cervello influenzano la funzione dei centri cerebrali superiori coinvolti nella percezione, cognizione ed elaborazione emotiva. Questa è stata una scoperta di enorme importanza e ha confermato le affermazioni di chi per secoli ha parlato o scritto sull’intelligenza del cuore. Si è dimostrato, insomma, che il cuore è

il cervello del cuore impara, ricorda e sceglie

un centro altamente complesso e autorganizzato di elaborazione, con un proprio funzionale “cervello” in rapporto di comunicazione e reciproca influenza con il cervello nella nostra testa tramite il sistema nervoso, quello ormonale e altri canali. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 191)

Ma tutto questo non basta. Gli studiosi dell’HeartMath hanno fatto una scoperta forse ancora più importante: hanno dimostrato che il cuore dell’uomo produce il campo energetico più ampio e potente di tutti quelli generati da qualsiasi altro organo del corpo, addirittura sessanta volte più grande in ampiezza di quello generato dalle onde cerebrali registrate da un elettroencefalogramma e cinquemila volte più potente. Il diametro di questo campo elettromagnetico si estende dai due metri e mezzo ai tre metri, con l’asse centrato nel cuore. I campi elettromagnetici generati dal cuore permeano ogni cellula e possono agire come un segnale sincronizzatore per il corpo in maniera analoga all’informazione portata dalle onde radio. E non è solo il cervello che può percepire questa energia: le ricerche confermano che il campo magnetico è percepibile da altri individui che si trovino nel suo raggio di comunicazione. È stato

il campo energetico del cuore

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

emozioni e battito cardiaco

l’interazione tra l’intelligenza emotiva e l’intelligenza congnitiva

anche rilevato che la variabilità della cadenza del battito cardiaco, dotata di propri ritmi ben definiti, è collegata all’esperienza che facciamo di emozioni diverse. Le emozioni negative, come la rabbia o la frustrazione, sono associate a un ritmo irregolare e disordinato, mentre le emozioni positive, come l’amore e l’apprezzamento, sono associati con ritmo del battito cardiaco ordinato e coerente. Questi cambiamenti nella struttura del battito del cuore creano poi corrispondenti variazioni nella struttura del campo elettromagnetico irradiato dal cuore, misurabile con una tecnica chiamata analisi spettrale, e sono percepiti da ogni cellula del corpo. Nello specifico, il cuore comunica con il cervello e il corpo in quattro modi principali: neurologicamente, tramite impulsi nervosi; biofisicamente, tramite il battito; biochimicamente, tramite il rilascio di neurotrasmettitori e ormoni che inibiscono l’ormone dello stress; energeticamente, tramite i campi elettromagnetici generati dal battito cardiaco. Le ricerche e i metodi di HearthMath si concentrano principalmente sul processo per stabilire uno stato di coerenza psicofisiologica. Si sottolinea che le più recenti ricerche nel campo della neuroscienza confermano che emozione e cognizione andrebbero meglio pensate come funzioni o sistemi separati ma interagenti, ciascuno dotato di intelligenza propria. Le ricerche di HearthMath mostrano che la chiave per un’efficace integrazione della mente e delle emozioni risiede in un aumento della coerenza (funzionamento ordinato e armonioso) in entrambi i sistemi, e nel condurli a uno stato di fase l’uno con l’altro. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 195)

HearthMath ha elaborato degli strumenti piuttosto semplici per aiutare le persone a entrare in contatto con la mente del cuore e a trarne beneficio nei processi decisionali e nella gestione di emozioni e sentimenti. Una descrizione approfondita dei passi da fare è presente nel 200


UN CERVELLO O PIÙ CERVELLI?

volume di Dic Childre e Howard Martin The HearthMath Solution. Il cervello nella spina dorsale Anatomicamente, la spina dorsale è una struttura che racchiude e protegge il midollo spinale, ed è composta di sette vertebre cervicali, dodici vertebre toraciche, cinque vertebre lombari, il sacro e il coccige. Le costole sono collegate alla spina dorsale toracica. Il midollo spinale è protetto dalla guaina meningea e circondato dal fluido cerebrospinale, che funge da armonizzatore per proteggerlo dalle sollecitazioni contro la parte interna della spina dorsale. Da questo si dipartono nervi che, a seconda della localizzazione, si denominano nervi cervicali, nervi toracici, nervi lombari e nervi sacrali. Come la pancia e il cuore, anche il midollo spinale riveste funzioni indipendenti da quelle del cervello. Il nostro modo di muoverci e la nostra postura sono un riflesso esteriore di quanto viviamo interiormente. Nel quindicesimo capitolo abbiamo già descritto quanto possiamo influenzare i nostri stati interiori agendo sul corpo o prestandovi attenzione. Sviluppare un’adeguata consapevolezza della nostra postura può quindi aiutarci ad avere maggiore accesso alla nostra intelligenza somatica.

la fisiologia influenza i nostri pensieri l’importanza di una postura corretta

Il cervello nella pelle Il biologo Bruce Lipton ha condotto rivoluzionarie ricerche in ambito epigenetico e cellulare, arrivando a scoprire che il vero cervello della cellula risiede nelle membrana, la quale interagisce con l’ambiente per determinare i giusti comportamenti, adattandosi dinamicamente e in modo intelligente a un ambiente in perpetuo cambiamento. Il cervello della cellula non risiede nel

bruce lipton ha scoperto che il vero cervello della cellula è nella membrana

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

nucleo e la dimostrazione di ciò sta nel fatto che le cellule enucleate mostrano ancora comportamenti coordinati, funzionali, complessi. Se il nucleo e i suoi geni non sono il cervello della cellula, qual è esattamente il contributo del DNA alla vita cellulare? Le cellule enucleate muoiono non perché hanno perduto il cervello, ma perché hanno perduto la capacità riproduttiva. Senza la possibilità di riprodurre i propri componenti, le cellule enucleate non possono sostituire i mattoni proteici, né riprodursi. Perciò il nucleo non è il cervello della cellula; semmai, è le sue gonadi! Confondere le gonadi con il cervello è un errore comprensibile perché la scienza è sempre stata, ed è tuttora, un fatto patriarcale. I maschi sono stati spesso accusati di pensare con le gonadi, quindi non deve sorprendere che la scienza abbia inavvertitamente confuso il nucleo con il cervello della cellula! (Lipton B., La biologia delle credenze, pagg. 75-76)

gli stimoli ambientali si traducono in comportamenti biologici

202

Cerchiamo allora di capire l’importanza della membrana cellulare. Se questa viene distrutta la cellula muore: il suo ruolo è quindi fondamentale. Inoltre le cellule, come i computer, sono programmabili, e il programmatore è all’esterno. Il comportamento biologico e l’attività genetica sono collegati alle informazioni provenienti dall’ambiente e scaricate all’interno della cellula (nel nucleo). I dati sono inseriti attraverso i recettori della membrana, i recettori attivano gli effettori che convertono le informazioni ambientali in un comportamento biologico. Concetti chiave dell’olismo quali l’ologramma, i frattali e l’isomorfismo ci insegnano l’interdipendenza presente tra le parti e il tutto, ci permettono di mettere in relazione il microcosmo con il macrocosmo e viceversa. Se pensiamo al sistema solare e al sistema atomico che anche se sono molto differenti in quanto a natura e dimensioni sono governati da relazioni e dinamiche simili, possiamo applicare a fenomeni diversi gli stessi modelli concettuali e le astrazioni corrispondenti.


UN CERVELLO O PIÙ CERVELLI?

Possiamo quindi mettere in relazione la membrana cellulare con la nostra pelle, un importante canale di comunicazione tra noi e il mondo, e riconoscerle un’intelligenza. La nostra pelle è fondamentale per la sopravvivenza. È l’organo sensoriale più esteso e la sua attività consiste nel ricevere continuamente stimoli, messaggi legati a caldo, freddo, piacere, dolore, interesse, ostilità, amore, ecc. Quando tocchiamo qualcosa che ci provoca del dolore scatta un automatismo che ci porta a ritirare la parte del corpo dalla fonte del dolore. Si tratta di un primo cervello viscerale, utile per elaborare strategie di apprendimento e di difesa. L’epidermide è uno dei primi organi che si formano nell’embrione e inizia a svilupparsi dall’ectoderma, lo stesso foglietto embrionale dal quale in seguito si formerà il cervello: pelle e cervello hanno quindi la stessa origine e lavorano per tutta la vita insieme. Infatti, le esperienze sensoriali vengono continuamente trasmesse al cervello e la mente è in grado di modulare il grado di reattività della cute attraverso la produzione di speciali neuromediatori. La pelle ha un’ulteriore particolarità: può svolgere simultaneamente due funzioni, ovvero toccare ed essere toccata, scoprire il mondo, ma anche scoprire se stessi. Esiste un collegamento tra il tatto e il sistema immunitario: imparando a riconoscere il self dal non-self, noi stessi dal mondo, possiamo conoscere i nostri confini e mettere in atto i migliori e più precisi meccanismi di difesa. La pelle è il riflesso dei nostri pensieri e di molti moti dell’anima. Esistono infatti molte espressioni che mettono in correlazione la pelle alle emozioni: “Ho la pelle d’oca”, “Amici per la pelle”, “Mi fa accapponare la pelle”.

comunichiamo utilizzando anche la nostra pelle

pelle e cervello hanno la stessa origine

il linguaggio della pelle

Il cervello nei piedi I piedi sono un’altra parte del nostro corpo fondamentale per permetterci di accedere alla mente somatica. La reflessologia plantare è un’antica disciplina che aiuta

la reflessologia plantare

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

tutte le parti del corpo sono riflesse su mani e piedi

ad analizzare e riequilibrare eventuali squilibri corporei agendo sui piedi, visti come uno specchio, un riflesso appunto, dell’intero corpo. La reflessologia si basa sull’idea che tutte le parti del corpo siano rappresentate da specifiche zone di mani e piedi. Il dolore che si manifesta alla pressione nei vari punti del piede segnala uno squilibrio nelle parti del corpo corrispondenti, consentendo così di riconoscere le disarmonie ancora prima della comparsa di sintomi, è un ottimo modo per leggere i messaggi del corpo e giungere così a quello stato di autoconoscenza che è alla base di ogni vera guarigione. Non è quindi un modo per diagnosticare malattie, compito specifico del medico, si tratta piuttosto di una valutazione energetico-funzionale globale, in cui vengono presi in considerazione, nel loro insieme, gli aspetti fisici, psichici ed energetici di una persona. (Trevisani C., Reflessologia naturopatica, pag. 55)

ogni zona dei piedi riflette una parte del corpo

Per esempio, attraverso la reflessologia in caso di un malessere allo stomaco possiamo semplicemente massaggiare la sua zona riflessa sulle piante dei piedi, ottenendo un rapido miglioramento dei sintomi; o potremmo, con un approccio più olisitco e globale al mal di stomaco, massaggiare, oltre alla zona interessata, tutte le zone a essa correlate dal punto di vista fisico, anatomico, fisiologico, ma anche energetico. I nuovi studi della PNL, poi, ci invitano a riflettere sull’idea che se i nostri piedi non sono radicati, mancano di equilibrio o sono limitati nel movimento, la nostra salute potrebbe correre un grave rischio. La maggior parte dei nervi del corpo umano sono progettati per rilevare come ci stiamo muovendo nello spazio e sono situati nelle giunture. Dopo la testa e le mani, i piedi sono una delle zone più articolate del corpo. Se le nostre articolazioni sono ristrette nei movimenti o disturbate, le strutture ossee non possono fare ciò per cui sono progettate: sostenerci affinché ci muoviamo. Questo viene a sua volta interpretato dal resto del sistema

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UN CERVELLO O PIÙ CERVELLI?

somatico come una minaccia. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 195)

Il corpo nel cervello Finora abbiamo esaminato quanto il nostro sistema nervoso – il nostro cervello – sia presente nel nostro corpo – nella pancia, nel cuore, nella schiena, nella pelle e nei piedi. Questa è la mente somatica. Ora facciamo il percorso inverso, e pensiamo all’immagine che il nostro cervello ha del nostro corpo. A questa immagine la neurofisiologia ha dato il nome di “omuncolo”, una mappa del nostro corpo in movimento presente nella corteccia cerebrale. Una mappa, abbiamo detto, e il termine non è stato casuale: l’omuncolo è, letteralmente parlando, la rappresentazione che noi abbiamo di noi stessi. L’omuncolo della corteccia è il fondamento del nostro modello mentale del corpo e dell’immagine che abbiamo di noi stessi – vale a dire il corpo nel cervello. Rispecchia la nostra percezione cognitiva conscia del corpo e le cancellazioni, generalizzazioni e distorsioni che la accompagnano. Se riportassimo questa rappresentazione sotto forma di un corpo, ne risulterebbe un essere umano deforme con mani, labbra, faccia enormi e sproporzionate rispetto al resto del corpo. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 214)

dalla mente somatica alla rappresentazione mentale del corpo

l’omuncolo è sempre deforme

All’interno della corteccia cerebrale ognuno di noi traccia un’immagine mentale del proprio corpo che si muove, e rappresenta come più grandi e sviluppate le parti che ritiene più importanti, come più piccole e meno sviluppate quelle parti a cui non attribuisce importanza. Ad esempio il pollice, che viene usato per un gran numero di attività anche molto complesse, appare molto più grande della coscia, che effettua poche operazioni relativamente semplici. 205


SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

la percezione che il cervello ha del nostro corpo non corrisponde mai al corpo vero e proprio né alla percezione di un

Ciò che è importante ricordare è che la percezione che il cervello ha del nostro corpo non corrisponde mai, in alcun modo, al corpo stesso, poiché come ogni rappresentazione mentale, la mappa non è il territorio. Non solo la mappa del nostro corpo non rispetterà le proporzioni del nostro corpo reale, ma neanche le proporzioni delle mappe che ne hanno gli altri “cervelli” del corpo.

altro cervello

La mente somatica e la mente cognitiva assegnano naturalmente priorità a diverse parti e aspetti del corpo e della fisiologia. La corteccia è largamente dedicata all’elaborazione delle informazioni che provengono dagli organi di senso orientati verso il mondo esterno. Il sistema nervoso somatico gestisce il nostro mondo interiore. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 215)

l’omuncolo evolve in seguito alle nostre esperienze

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Le funzioni della corteccia sono molto più recenti rispetto alle parti del sistema nervoso di origine più antica (il sistema enterico, il sistema cardiaco, il midollo spinale, il cervello “rettile”, ecc.) poiché, come abbiamo ricordato nelle pagine precedenti, la corteccia è stata l’ultima parte del cervello umano a evolversi. Si tratta, dunque, di una caratteristica unica dell’essere umano, che si è sviluppata per aiutarci a gestire i nostri rapporti con l’esterno (con gli altri, con la cultura, con l’ambiente). Per questo motivo nell’omuncolo le parti del corpo che utilizziamo per comunicare con il mondo esterno – mani, labbra, lingua – sono particolarmente accentuate rispetto alle altre. Alcuni studiosi avanzano l’ipotesi che l’omuncolo della corteccia si sviluppi nel tempo come frutto delle nostre esperienze personali: dunque ognuno di noi, a seconda dell’età e della propria storia, potrebbe avere un omuncolo differente dagli altri. Ciò spiegherebbe perché alcune persone con gli arti del corpo amputati continuano ad averne piena sensazione e perché, al contrario, alcune persone percepiscono parti del corpo che effettivamente esistono come mancanti o amputate.


UN CERVELLO O PIÙ CERVELLI?

COSA HO IMPARATO IN QUESTO CAPITOLO • Non siamo dotati solo del cervello e di una mente cognitiva, ma disponiamo di più strutture neurologiche e percettive. • Il sistema nervoso dell’uomo è costituito dal sistema nervoso centrale (encefalo e midollo spinale) e dal sistema nervoso periferico (nervi, gangli e recettori). Il suo compito principale è percepire, elaborare e fornire risposte motorie. • Il medico Paul D. MacLean ha elaborato un modello dell’evoluzione del cervello, descrivendolo come la stratificazione di tre strutture. Il cervello rettile espleta le funzioni utili per la sopravvivenza. Il sistema limbico aggiunge al comportamento la dimensione affettiva ed emotiva. La neocorteccia è la sede del pensiero e della coscienza. • Il nostro cervello è costituito da due emisferi. Quello sinistro è analitico, logico, razionale. Il destro è sintetico, intuitivo, olistico. • La mente somatica, o intelligenza corporea, ci permette di abitare il nostro corpo, di averne la percezione. • Disponiamo di un cervello enterico o sistema nervoso enterico, un vero e proprio “secondo cervello” situato nel nostro ventre. • Anche il nostro cuore, grazie alle cellule neuronali di cui è dotato, svolge funzioni simili a quelle del cervello. • Come la pancia e il cuore anche il midollo spinale riveste funzioni indipendenti da quelle del cervello. • Così come il vero cervello delle cellule risiede nella membrana e non nel nucleo, anche nell’uomo possiamo riconoscere alla pelle un’intelligenza. Pelle e cervello hanno la stessa origine, sviluppandosi entrambi dall’ectoderma. • I piedi possono permetterci di accedere alla nostra mente somatica. Tutte le parti del corpo sono riflesse su mani e piedi. • Dopo aver analizzato quanto il nostro cervello è presente nel nostro corpo vediamo la rappresentazione mentale che il nostro cervello fa del corpo, l’omuncolo. Si tratta di una rappresentazione soggettiva, che non corrisponde al nostro vero corpo ed è influenzata dall’evoluzione collettiva dell’umanità e dalla storia personale del singolo individuo.

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26 Una mente o più menti?

Dopo aver trattato la PNL classica e quella sistemica e dopo aver esplorato le strutture neuronali in nostro possesso ci allontaniamo ulteriormente dal tracciato tradizionale della Programmazione Neuro-Linguistica per ampliare il nostro percorso alla scoperta di come siamo fatti e di come funzioniamo. Per i professionisti impegnati nella costruzione di relazioni di aiuto è importante disporre di tali conoscenze per svolgere al meglio il proprio operato, oltre che per lavorare su se stessi, condizione fondamentale per chi intende essere un reale supporto per l’altro. Chiariremo ora un concetto piuttosto complesso, quello di mente. La psicologia moderna si occupa dello studio della nostra mente, ovvero dello studio delle funzioni superiori del cervello, come il pensiero, l’intuizione, la memoria, la volontà, la sensazione. La mente registra le esperienze e prende decisioni a seconda di quello che accade; la mente decide e il cervello invia gli impulsi al corpo, che esegue le istruzioni ricevute. Ma quando parliamo di mente ci riferiamo solo a questo? O c’è dell’altro? Diverse antichissime tradizioni ci suggeriscono che l’uomo è costituito da una serie di corpi. I Veda, un’antichissima raccolta di testi sacri dell’India, parlano di un nucleo spirituale, un’anima, una mente e un corpo. Secondo questa tradizione orientale possediamo una mente superficiale (manas) e una mente profonda (buddhi). La prima ci permette di vivere nel mondo, di risolvere problemi, di raccogliere e archiviare dati; il guaio

la psicologia moderna studia solo una parte della nostra mente

abbiamo un nucleo spirituale

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

la voce della mente e la voce dell’anima

imparare a percepire la realtà e non l’immagine della realtà che ci siamo costruiti

è che questa mente è sempre affollata di pensieri inutili e negativi e dirige la nostra vita. La seconda, la mente profonda, collegata all’anima, porta intuizioni che esprimono la nostra essenza e il nostro compito di vita, vuole la nostra felicità e non è condizionata esternamente. La mente superficiale vive sempre nel passato e nel futuro (ricorda, progetta e purtroppo vive di sensi di colpa e ansia), mentre la mente profonda vive sempre nel presente. Quando percepiamo la realtà quale sistema è meglio utilizzare? Dal momento che siamo dotati di due menti, quale attivare? Ovviamente la mente profonda è quella più adatta. È sempre nel presente, non confronta, sente le cose per come sono, non crea immagini illusorie. Eppure la mente superficiale ha preso il sopravvento ed esegue questo compito che non le spetterebbe: interpretare la percezione della realtà. Solo la mente profonda può compiere questa operazione, poiché solo la mente profonda ha un punto di vista fluido, non blocca l’energia ma la lascia scorrere. La mente di superficie ha altri compiti importanti, ma non può interpretare le percezioni, altrimenti non ci interfacciamo più con la realtà ma con l’immagine di essa che ci siamo costruiti. Un momento, e una voce ci spinge verso una direzione. Cinque secondi dopo cambiamo idea. Dieci secondi dopo vediamo un nostro amico e siamo felici. Quindici secondi dopo non vediamo l’ora di andarcene. L’interpretazione della realtà muta senza motivo solo per seguire i capricci di un nugolo di voci nella testa, e invece di unificarci sempre più nel nucleo interiore che ci appartiene veramente, custodendolo e facendolo crescere sempre più in potenza e autorità, continuiamo a vagare di interpretazione in interpretazione, credendo di essere felici, o tristi, o liberi, solo perché una voce nella testa ci dice alternativamente felicità, tristezza, libertà, e noi le crediamo, come burattini tirati da fili invisibili. (Achilli G., Lo sfidante, pag. 42)

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UNA MENTE O PIÙ MENTI?

Anche la scienza può aiutarci a comprendere meglio quando si attiva una mente o l’altra. Infatti, a seconda che siamo in modalità di attacco o fuga (paura) – e predomina la mente di superficie – o in uno stato rilassato, come nella meditazione – e predomina la mente profonda – il nostro cervello presenta delle condizioni fisiche molto diverse. Le maggiori variazioni riguardano il flusso sanguigno, la produzione di sostanze chimiche (neuropeptidi e ormoni), l’attivazione del sistema nervoso simpatico e parasimpatico, onde cerebrali con diverse frequenze. Vediamo meglio il meccanismo legato al sistema nervoso simpatico e parasimpatico. Questi fanno parte del sistema nervoso autonomo (SNA), conosciuto anche come sistema nervoso vegetativo o viscerale; si tratta di quell’insieme di cellule e fibre che innervano gli organi interni e le ghiandole, controllando le cosiddette funzioni vegetative, ossia quelle funzioni che generalmente sono al di fuori del controllo volontario, per questo viene anche definito “sistema autonomo involontario”. Il SNA è parte del sistema nervoso periferico. Questo sistema nervoso agisce su tutto l’organismo andando a eccitare o inibire i vari distretti. In questo contesto, possiamo definire il sistema simpatico e quello parasimpatico come sistemi opposti che utilizzano gli stessi meccanismi.

la mente predominante influenza le nostre condizioni fisiche

il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico

due sistemi opposti che utilizzano gli stessi meccanismi

Sistema nervoso simpatico

Sistema nervoso parasimpatico

Tensione, aggressività, fuga Mi fa vivere come se fossi lì Visione selettiva Adrenalina Aumento della frequenza cardiaca Vasocostrizione Apparato digerente bloccato Salivazione bloccata Ghiandole sudoripare attive Apparato sfinterico bloccato

Rilassamento, recupero energia Mi fa vivere in maniera distaccata Visione comparativa Acetilcolina Diminuzione della frequenza cardiaca Vasodilatazione Apparato digerente attivo Salivazione attiva Ghiandole sudoripare chiuse Apparato sfinterico attivo

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

le onde cerebrali e l’attività elettrica del cervello

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I sistemi simpatico e parasimpatico non si attivano a caso. Siamo noi che li attiviamo con i nostri pensieri, le nostre rappresentazioni, il nostro dialogo interiore. Anche le nostre onde cerebrali ci dicono in quale stato ci troviamo. Le onde cerebrali sono dei tracciati grafici che mostrano l’attività elettrica del cervello e sono evidenti con un semplice elettroencefalogramma. Hanno diversa frequenza in base alle varie fasi attentive o di quiescenza della giornata, all’età di un individuo o del tipo di pensieri che stiamo facendo, quindi sono legate allo stato in cui ci troviamo. Il cervello può funzionare quindi in diverse modalità. A seconda della frequenza, le onde cerebrali si dividono in: • onde gamma, vanno dai 30 ai 42 Hz, caratterizzano gli stati di particolare tensione; • onde beta, vanno dai 14 ai 30 Hz, si registrano in un soggetto cosciente. Sono predominanti nel ragazzo dai 12 anni in su. Il consumo di energia è elevato. Se leggo 100 parole in questo stato ne memorizzo 10; • onde alfa, sono caratterizzate da una frequenza che va dagli 8 ai 13,9 Hz, sono tipiche della veglia ad occhi chiusi e degli istanti precedenti l’addormentamento. Una delle caratteristiche delle onde alfa è la loro configurazione regolare e sincronizzata. Gli esperimenti condotti registrando le onde cerebrali di monaci zen in meditazione hanno dimostrato che tale pratica dà luogo a un’emissione consistente di onde alfa. Sono predominanti nel bambino dai 6 ai 12 anni; • onde theta, vanno dai 4 ai 7,9 Hz, caratterizzano gli stadi 1 e 2 del sonno REM. Sono predominanti nel bambino dai 2 ai 6 anni; • onde delta, sono caratterizzate da una frequenza che va da 0,1 a 3,9 Hz. Sono le onde che caratterizzano gli stadi di sonno profondo. Sono predominanti nel bambino dagli 0 ai 2 anni. Il consumo di energia è molto basso. Se leggo 100 parole in questo stato ne memorizzo 90.


UNA MENTE O PIÙ MENTI?

Onde gamma: 30-42 Hz Onde beta: 14-30 Hz Onde alfa: 8-13,9 Hz Onde theta: 4-7,9 Hz Onde delta: 0,1-3,9 Hz Il cervello per funzionare consuma ossigeno e glucosio (prodotto dal fegato, 100 g/h). Più le frequenze sono alte, più il cervello consuma e meno apprendiamo; ciò significa che dissipiamo maggiormente con un minore rendimento e facciamo fatica a impregnare i nostri neuroni di energia e informazioni. I bambini piccoli, oltre ad avere il cervello più plastico di quello di un adulto, lavorano sempre a basse frequenze e questo permette loro di apprendere di più e più velocemente e di imparare una lingua e quanto c’è da sapere sul mondo per sopravvivere in pochissimo tempo. La nostra mente di superficie è più attiva quando a livello cerebrale si registrano frequenze più alte; quando invece abbiamo frequenze più basse è più semplice essere in contatto con la parte più profonda di noi stessi. Abbiamo quindi compreso l’importanza dei nostri pensieri e di quanto influenzino il nostro comportamento, il modo con cui rispondiamo a ciò che ci accade. Non possiamo modificare la realtà, il territorio, gli eventi che ci accadono. Possiamo invece modificare come noi reagiamo ad essi, come rispondiamo, se ci opponiamo o se li accogliamo. E questo dipende da noi.

frequenze elevate richiedono un elevato consumo e producono scarso apprendimento

l’unica realtà su cui abbiamo potere siamo noi stessi

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

siamo liberi di scegliere

cambiare significa cambiare i nostri pensieri

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Come esseri umani, la nostra più grande forza sta nella nostra più grande debolezza: la capacità di scegliere. È il grande paradosso dell’esistenza. Tutta quella libertà, e la usiamo per imprigionarci da soli. Possiamo scegliere di essere grandi. Possiamo scegliere di non esserlo. Ci è concesso di scegliere. Gli alberi non hanno scelta. Crescono quanto più possibile. […] Quando uso la parola “libero”, non intendo dire che non ho più problemi o che non ci siano volte in cui faccio degli errori. Dicendo “libero”, intendo la sensazione di avere il controllo della mia vita, del mio destino. Non ho bisogno di sapere esattamente cosa ha in serbo per me il futuro, perché mi sento in grado di far fronte a qualsiasi eventualità e di rendere meraviglioso ogni istante della mia vita. (Bandler R., Fitzpatrick O., Pnl è libertà, pagg. 64, 30)

Ciò che è importante ricordare, ma che spesso viene dimenticato o confuso, è che il cervello non è la mente. Non si possono identificare. Il cervello permette il pensiero e la somma dei pensieri crea la mentalità. Per cambiare mentalità dobbiamo cambiare i nostri pensieri e il nostro modo di pensare, non il nostro cervello. Il cambiamento è possibile ed è a portata di mano!


UNA MENTE O PIÙ MENTI?

Mente di superficie predominante

Mente profonda predominante

Sensazioni, stato interiore

Paura, difesa, non accettazione

Gioia, apertura, accettazione

Sistema attivo

Simpatico

Parasimpatico

Sostanze prodotte

Adrenalina

Acetilcolina

Flusso sanguigno

Ridotto, il sangue si trova nei muscoli del corpo, scarsa ossigenazione

Abbondante, ottima ossigenazione

Frequenze delle onde cerebrali

Molto elevate

Molto basse

Percezione del tempo

Vive nella dimensione lineare ed è legata soprattutto al passato e al futuro

Vive nell’eterno presente e percepisce utilizzando soprattutto i cinque sensi

Capacità di elaborazione

Limitata

Elevatissima

Memoria

A breve termine e di limitata capienza

A lungo termine, ha una capienza illimitata

Gestione degli eventi

Da uno a tre simultaneamente

Può gestire migliaia di funzioni simultaneamente, come quelle fisiologiche

Gestione informazioni al secondo

40 bit

40 milioni di bit

Funzioni psichiche

Io e Super Ego

Inconscio: istinti Superconscio: anima e spirito

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SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

COSA HO IMPARATO IN QUESTO CAPITOLO • La psicologia moderna studia solo una parte della nostra mente. Molte antiche tradizioni ci dicono che siamo costituiti di più strati: oltre a un corpo abbiamo una mente, un’anima e un nucleo spirituale. • La mente (o mente superficiale) ci permette di vivere nel mondo e risolvere problemi, raccoglie e archivia dati, ricorda e progetta. L’anima (o mente profonda) esprime la nostra vera essenza, vuole la nostra felicità, vive sempre nel presente. • Quando predomina una di queste due menti il cervello presenta delle condizioni fisiche molto diverse. Le maggiori variazioni riguardano l’attivazione del sistema nervoso simpatico e parasimpatico e l’attività elettrica del cervello (frequenze delle onde cerebrali).

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Bibliografia

Achilli Giulio, Lo sfidante (pdf disponibile gratuitamente all’indirizzo http://losfidante. marenectaris.net/) Aldi Gino, I fondamenti della relazione, Edizioni Enea, Milano, 2013 Bandler Richard, Fitzpatrick Owen, Pnl è libertà: questo libro contiene idee che possono trasformare la tua vita, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2006 Bandler Richard, Grinder John, DeLozier Judith, Dilts Robert, Programmazione Neuro-Linguistica. Lo studio della struttura dell’esperienza soggettiva, Astrolabio, Roma, 1982 Bandler Richard, Grinder John, I modelli della tecnica ipnotica di Milton H. Erickson, Astrolabio, Roma, 1984 Bandler Richard, Grinder John, Ipnosi e trasformazione. La programmazione neurolinguistica e la struttura dell’ipnosi, Astrolabio, Roma, 1983 Bandler Richard, Grinder John, La metamorfosi terapeutica, Astrolabio, Roma, 1980 Bandler Richard, Grinder John, La Ristrutturazione. La programmazione neurolinguistica e la trasformazione del significato, Astrolabio, Roma, 1983 Bandler Richard, Grinder John, La struttura della magia, Astrolabio, Roma, 1981 Bandler Richard, Il tempo per cambiare, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2003 Bandler Richard, La Valle John, Persuasion Engineering, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2003 Bandler Richard, MacDonald Will, Guida per l’esperto alle submodalità, Astrolabio, Roma, 1991 Bandler Richard, Magia in azione, Astrolabio, Roma, 1993 Bandler Richard, Usare il cervello per cambiare. L’uso delle submodalità nella Programmazione Neuro-Linguistica, Astrolabio, Roma, 1986 Bateson Gregory, Mente e natura, Adelphi, Milano, 1979 Bateson Gregory, Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1977 Steve Bavister, Amanda Vickers, PNL essenziale, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2013 Cheli Enrico, Olismo. La scienza del futuro, Xenia, Milano, 2010 Childre Dic, Martin Howard, The HearthMath Solution, HarperOne, New York, 2000 Covey Stephen, Le 7 regole per avere successo, F. Angeli, Milano, 2005 253


SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO

Dilts Robert, I livelli di pensiero, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2003 Dilts Robert, Il potere delle parole e della PNL, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2004 Dilts Robert, Il potere delle parole e della PNL: i modelli linguistici delle persone che hanno influenzato la storia dell’umanità, Alessio Roberti Editore (NLP Italy), Bergamo, 2006 Dilts Robert, La PNL e le sue applicazioni, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2006 Dilts Robert, Leadership e visione creativa: come creare un mondo al quale le persone desiderino appartenere, Guerini, Milano, 1998 Dilts Robert, DeLozier Judith, Dilts Deborah Bacon, L’evoluzione della PNL: dalle origini alla next generation, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2011 Goleman Daniel, Intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano, 1996 Goleman Daniel, Lavorare con l’intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano, 2000 Gordon David, Metafore terapeutiche. Modelli e strategie per il cambiamento, Astrolabio, Roma, 1992 Granata Giulio, PNL: La Programmazione Neuro-Linguistica, DVE Italia, Milano, 2006 Knight Sue, PNL al lavoro: un manuale completo per la tua crescita professionale e personale, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2009 Lammers Willem, Logosintesi 2.0. Guarisci le tue emozioni, i tuoi ricordi e le tue credenze, Mylife, Rimini, 2012 Lankton Stephen R., Magia pratica. Le basi della programmazione neurolinguistica nel linguaggio della psicoterapia clinica, Astrolabio, Roma, 1989 Lipton Bruce, La biologia delle credenze: come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula, Macro, Cesena, 2007 Mehrabian Albert, Nonverbal Communication, Chicago, Aldine Publishing Co., 1972 Mehrabian Albert, Silent Messages, Belmont, CA, Wadsworth Publishing Co., 1971 Richardson Jerry, Introduzione alla PNL, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2002 Robbins Anthony, Come migliorare il proprio stato mentale, fisico e finanziario, Bompiani, Milano, 2000 Robbins Anthony, Come ottenere il meglio da sé e dagli altri, Bompiani, Milano, 2000 Roberti Alessio, Belotti Claudio, Caterino Luigi, Comunicazione medico-paziente, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2006 Roberti Alessio, Rizzuto Antonella, Il meglio di te con il coaching, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2011 Smuts Jan Christian, Olism and evolution, Macmillan and Company, Londra, 1926 Trevisani Catia, Reflessologia naturopatica, Edizioni Enea, Milano, 2005 Watzlawick Paul, Beavin J.H., Jackson D.D., Pragmatica della comunicazione umana: studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma, 1967 Watzlawick Paul, La realtà della realtà: comunicazione, disinformazione, confusione, Astrolabio, Roma, 1976 254


Bibliografia appendice Bandler Richard, Grinder John, La struttura della magia, Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1981 Bandler Richard, Grinder John, I modelli della tecnica ipnotica di Milton H. Erickson, Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1984 Bandler Richard, Grinder. John, La metamorfosi terapeutica, Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1980 Bandler Richard, Grinder. John, Ipnosi e trasformazione, Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1983 Bandler Richard, Thomson Garner, PNL per il benessere, Alessio Roberti Editore, Bergamo, 2014 Borzacchiello Paolo, PNL per l’eccellenza linguistica. Come usare le parole giuste nel giusto ordine, Alessio Roberti Editore, Bergamo, 2018 Campbell Joseph, L’eroe dai mille volti, Lindau, Torino, 2012 Dilts Robert, DeLozier Judith, Dilts Deborah Bacon, L’evoluzione della PNL. Dalle origini alla Next Generation, Alessio Roberti Editore, Bergamo, 2011 Dilts Robert, Il manuale del coach, Alessio Roberti Editore, Bergamo, 2018 Gilligan Stephen, Dilts Robert, Il risveglio dell’eroe con la PNL, Alessio Roberti Editore, Bergamo, 2011 Jacobi Jolande, La psicologia di C.G. Jung, Bollati Boringhieri, Torino, 2014 Jacobi Jolande, Complesso, Archetipo, Simbolo nella psicologia di Carl Gustav Jung, Bollati Boringhieri, Torino, 2017 Jung Carl Gustav, Archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino, 1977 Jung Carl Gustav, Energetica psichica, Bollati Boringhieri, Torino, 1980 Jung Carl Gustav, L’uomo e i suoi simboli, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1996 Jung Carl Gustav, Lo Zarathustra di Nietzsche, Bollati Boringhieri, Torino, 2011 Jung Carl Gustav, Psicologia dell’inconscio, Bollati Boringhieri, Torino, 2012 Jung Carl Gustav, Simboli della trasformazione, Bollati Boringhieri, Torino, 2012 Jung Carl Gustav, L’Io e l’inconscio, Bollati Boringhieri, 2013 Jung Carl Gustav, Saggio d’interpretazione psicologica del dogma della Trinità, Bollati Boringhieri, Torino, 2013 Montecchiani Omar, L’autenticità del Sé, Edizioni Enea, Milano, 2018 Montecchiani Omar, L’energia del corpo, Edizioni Enea, Milano, 2019 Pearson Carol, Risvegliare l’eroe dentro di noi, Macro Edizioni, Cesena 2013 Richardson Jerry, Introduzione alla PNL, Alessio Roberti Editore, Bergamo, 2018 Teodorani Massimo, Sincronicità. Il legame tra fisica e psiche. Da Pauli e Jung a Chopra, Macro Edizioni, Cesena, 2018

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Dal 2005 Edizioni Enea collabora insieme a Scuola SIMO con un obiettivo preciso: fornire contenuti di qualità per promuovere la salute di corpo, mente e spirito. Pubblichiamo libri destinati a naturopati e operatori della salute, ma anche a semplici appassionati e curiosi. Ci occupiamo di scienza ma anche di spiritualità, integrando i più grandi insegnamenti di Oriente e Occidente. Guardiamo alle grandi tradizioni mediche del passato e ci apriamo alle più innovative proposte nel campo della medicina olistica.

www.edizionienea.it www.scuolasimo.it


Lorenzo Locatelli si laurea in Filosofia e in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Approfondisce argomenti legati a salute, crescita personale ed educazione secondo un approccio olistico. Si è formato in PNL con Alessio Roberti, Claudio Belotti, Richard Bandler, John La Valle ed Harry Nichols. Ha frequentato i corsi di comunicazione Usiogope (Principio Pneumopsicosoma®). Nel 2005 ha fondato le Edizioni Enea. È coautore dei libri Crescere con amore, Un’altra scuola è possibile, Cucinare secondo natura (Edizioni Enea) e Cucinare a colori (Macro Edizioni).

Immagine di copertina: © Anita Ponne / shutterstock Art Direction: Camille Barrios / ushadesign

€ 24,00


Il significato di qualsiasi comunicazione non sta in ciò che noi pensiamo che significhi, ma nella reazione che provoca. Richard Bandler

ISBN 978-88-6773-080-3

9 788867 730803


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