Siamo ciò che pensiamo di Lorenzo Locatelli

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Siamo ciò che pensiamo Principi di comunicazione e PNL per guarirsi e guarire

FARE NATUROPATIA

Lorenzo Locatelli



Fare Naturopatia


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Questo libro è stampato su carta ecologica riciclata prodotta con il 100% di carta da macero e senza l’uso di cloro e imbiancanti ottici. Carta certificata Blue Angel ed Ecolabel in quanto creata con un basso consumo di energia.

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SIAMO CIĂ’ CHE PENSIAMO Principi di comunicazione e PNL per guarirsi e guarire

Lorenzo Locatelli

Con la collaborazione di Antonella Coccagna

EDIZIONI


Un ringraziamento ad Antonella Coccagna e agli studenti della Scuola SIMO, il cui contributo è stato fondamentale per la realizzazione di questo libro.

© Copyright 2014 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl I edizione luglio 2014 ISBN 978-88-6773-022-3 Edizioni Enea Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 Milano www.edizionienea.it edizioni.enea@gmail.com Progetto grafico Lorenzo Locatelli Disegno in copertina Caterina Ricca Stampato e rilegato da Graphicolor, Città di Castello CD masterizzato da Easyreplica, Pesaro I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, informatica, multimediale, riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresi microfilm e copie fotostatiche, sono riservati per tutti i Paesi.


Le mie parole, una volta pronunciate o scritte, formano un sentiero lungo cui cammino. Diale Glancy



Indice

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Prefazione

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1. La comunicazione 2. La Programmazione Neuro-Linguistica 3. Il modellamento 4. La percezione, il territorio e la mappa 5. I sitemi rappresentazionali (V, A, K) 6. I segnali oculari d’accesso 7. Le submodalità 8. Prima tecnica: l’ancoraggio 9. Seconda tecnica: lo Swish Pattern 10. Terza tecnica: la cura veloce delle fobie 11. Le convinzioni 12. Le presupposizioni della PNL 13. L’ascolto attivo 14. Calibrazione, ricalco e guida 15. Influenzare gli stati 16. Il linguaggio e la magia delle parole 17. Il Meta Modello 18. Il Milton Model 19. Le metafore 20. Obiettivi ben formati 21. I Meta Programmi 22. I livelli logici 23. Le posizioni percettive 24. La PNL sistemica e olistica 25. Un cervello o più cervelli? 26. Una mente o più menti? 27. Ego e anima in PNL 28. Logosintesi: oltre la PNL

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Riferimenti bibliografici


Siamo ciò che pensiamo

Il CDMP3 allegato al libro contiene 28 tracce in formato MP3, 192 Kbps, 44 KHz, Stereo. L’indice della tracce corrisponde all’indice del libro. Lettura di Lorenzo Visi Durata totale: 5h 58’

L’opera è pubblicata come libro a stampa con audiolibro CDMP3 allegato e in audiolibro con ebook (formato epub) allegato. L’autore ha impostato questo saggio non solo per la lettura del testo a stampa, ma anche per essere ascol­tato in forma di audiolibro. Questa doppia modalità di fruizione permette di accedere ai contenuti sia in modalità visiva che auditiva. Leggere un libro e contemporaneamente ascoltarne la lettura ad alta voce, oltre a permettere di acquisire con più precisione le informazioni contenute e di memorizzarle più facilmente, può avere effetti positivi e importanti sull’apprendimento linguistico, emotivo ed empatico. Per chi desiderasse approfondire questo metodo si suggerisce la lettura del libro di Maurizio Falghera Lettura+Ascolto. Come migliorare l’apprendimento linguistico, emotivo ed empatico con gli audiolibri, Edizioni Enea, Milano, 2013.

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Prefazione

La comunicazione è la base fondante di ogni relazione, e le relazioni sono quanto abbiamo di più caro e importante nella vita. È proprio la qualità delle relazioni che siamo in grado di costruire a generare fallimento o successo in tutti i settori della nostra vita, dalla coppia alla famiglia, agli amici, al lavoro e in generale nella nostra realizzazione personale. Se tutto ciò vale per ogni relazione, per la relazione di aiuto diventa di massima importanza. Siamo testimoni ogni giorno di quanta sofferenza generi l’incapacità di esprimere sentimenti, di condividere con flessibilità e apertura opinioni, convinzioni, valori, di restare aperti e curiosi di fronte alle diversità dell’altro che spesso ha da insegnarci molto più di quanto immaginiamo. D’altra parte apprezziamo e stimiamo coloro che, sapendo comunicare, hanno l’abilità di sciogliere nodi e incomprensioni e di accendere dialoghi quando sembravano impossibili. Il primo e più importante dialogo è, comunque, sempre quello interno, che intessiamo con noi stessi, dialogo che accende le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Conoscerci meglio, sapere come funzioniamo e come possiamo utilizzare al meglio la nostra mente e le nostre risorse interiori è fondamentale per non incorrere in errori che possono condurci proprio là dove non avremmo mai voluto andare. Il recente approccio olistico e sistemico della PNL ci ricorda che siamo tutti parte di una, tante reti, che siamo interconnessi e interdipendenti; dunque esiste una sola strada da intraprendere per superare il dolore e la sofferenza che l’esasperato individualismo del nostro tempo ha generato. Occorre imparare a sostituire il noi all’io, valorizzando le diversità individuali come arricchimento reciproco e trasformando quelli che sembrano ostacoli in opportunità. Ecco allora che ha inizio una nuova era, quella della civiltà olistica. La PNL può fornirci importanti strumenti in questo cammino.

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Siamo ciò che pensiamo

Questo lavoro, una bellissima sintesi costruita con passione e chiarezza, fornisce tecniche applicabili da tutti, ma soprattutto ci apre alle infinite possibilitĂ della comunicazione. Catia Trevisani

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2 La Programmazione Neuro-Linguistica

C’è una cosa che più di tutte le altre ci fa capire se qualcuno sa cos’è la PNL. Non è un insieme di tecniche, è un atteggiamento. È un atteggiamento che ha a che fare con la curiosità, col voler sapere le cose, col voler essere capaci di influire sulle cose, e voler essere capaci di influirvi in modo che valga la pena di farlo. Tutto si può cambiare. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pag. 137)

La PNL (Programmazione Neuro-Linguistica) è una disciplina che si occupa di comunicazione, crescita personale e cambiamento. Il nome rimanda alla connessione esistente tra i processi neurologici, il linguaggio e i comportamenti appresi con l’esperienza. La PNL è stata sviluppata da Richard Bandler e John Grinder negli anni Settanta in California. Il primo era uno studente di matematica particolarmente interessato all’informatica presso la University of California, il secondo un professore associato di linguistica presso la stessa università. Bandler e Grinder, incoraggiati da Gregory Bateson, approfondirono le strategie terapeutiche di Virginia Satir (fondatrice della terapia familiare), di Fritz Perls (padre della terapia Gestalt) e di Milton Erickson (uno dei più famosi medici ipnotisti del mondo); le loro ricerche portarono alla conclusione che, studiando e analizzando attentamente persone considerate geniali nel proprio campo, è possibile per chiunque copiare gli elementi fondamentali del loro modus operandi e ottenere i medesimi risultati. È questo il “modellamento” dell’eccellenza umana.

le origini della pnl: richard bandler e john grinder

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Siamo ciò che pensiamo

la mappa non è il territorio

richard bandler e la pnl classica

john grinder e la pnl “new code”

robert dilts e la pnl sistemica: un approccio olistico alla pnl

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I co-fondatori della PNL si resero conto che il modo in cui pensiamo alle cose ha una struttura che influenza la nostra esperienza soggettiva del mondo, e chiarirono la distinzione tra il “territorio” – il mondo vero e proprio – e la “mappa” interiore – l’esperienza che di quel mondo facciamo; questa distinzione si sintetizza spesso con l’affermazione “la mappa non è il territorio”. La collaborazione tra Bandler e Grinder giunse al termine alla fine degli anni Settanta, quando i due proseguirono ciascuno per proprio conto a contribuire attivamente al mondo della PNL. Richard Bandler ha portato avanti ciò che oggi definiamo la PNL classica, che lavora essenzialmente su due fronti, la struttura del linguaggio e l’ipnosi, e trae spunto principalmente dalla linguistica, dalla Gestalt e dalla teoria degli insiemi. Bandler ha creato una serie di modelli registrati, tra cui il Design Human Engineering e il Persuasion Engineering; ha scritto moltissimi libri e tiene regolarmente seminari di formazione di PNL e ipnosi in tutto il mondo. Attualmente Bandler collabora principalmente, tra gli altri, con John La Valle, Owen Fitzpatrick e Alessio Roberti. John Grinder, con Judith DeLozier e altri, ha sviluppato la cosiddetta PNL “New Code”, una disciplina molto più esperienziale rispetto alla PNL classica. La PNL “New Code” affonda le proprie radici nella teoria dell’informazione e nelle opere di Carlos Castaneda; ne sono risultati molti nuovi modelli, schemi e tecniche. Attualmente Grinder collabora principalmente, tra gli altri, con Carmen Bostic St. Clair. Un altro studente della University of California, Robert Dilts, tra i primi a impegnarsi al fianco di Bandler e Grinder, è stato tra i più vigorosi innovatori della PNL; ha ideato molti schemi e modelli per il cambiamento e ha ampliato considerevolmente la quantità di materiale pubblicato sulla disciplina; inoltre ha dato vita al filone della PNL denominato PNL sistemica, che presenta un approccio più olistico e complesso rispetto alle due correnti principali della PNL.


2. La Programmazione Neuro-Linguistica

i co-fondatori della pnl

Richard Bandler

John Grinder

coloro che hanno dato importanti contributi alla pnl

Virginia Satir

Fritz Perls

Milton H. Erickson

Gregory Bateson

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Siamo ciò che pensiamo

alcuni importanti innovatori della pnl

una disciplina trasversale

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Robert Diltz

Owen Fitzpatrick

John La Valle

Alessio Roberti

Mentre avanziamo nel Ventunesimo secolo, la PNL continua a evolversi: ogni anno un numero sempre crescente di professionisti aggiunge nuovi modelli e tecniche. In questi decenni la Programmazione Neuro-Linguistica ha prodotto alcuni degli schemi più potenti mai creati per facilitare il cambiamento nelle persone, semplicemente amplificando i comportamenti facilitanti e diminuendo quelli indesiderati. Attualmente, oltre che come forma di terapia non riconosciuta dalla comunità scientifica, è usata in numerosi settori, tra cui comunicazione, educazione, apprendimento, negoziazione, leadership, medicina, vendita, team-building.


2. La Programmazione Neuro-Linguistica

La PNL è la disciplina dalle mille definizioni, che rischiano di farci perdere in un labirinto di significati senza avere un’idea chiara della materia. A scopo di spiegazione e semplificazione, potremmo dire che la Programmazione Neuro-Linguistica è uno strumento dalla duplice valenza, ovvero: • di conoscenza; • di cambiamento. I due lati della medaglia si completano e si integrano per formare una materia che fonde teoria e pratica, pensiero e azione. La Programmazione Neuro-Linguistica è un modello, un paradigma, un modo di guardare e interpretare se stessi e gli altri. La PNL, in quest’ottica, si occupa essenzialmente dei processi attraverso cui creiamo una rappresentazione interiore – la nostra esperienza – del mondo esterno. Come strumento di conoscenza studia l’esperienza soggettiva: dato che ognuno di noi vive ed elabora esperienze diverse, conoscere la nostra struttura e quella delle persone che ci stanno intorno ci permette di capire come interpretiamo il mondo. Di comprendere, insomma, le nostre “mappe” mentali.

la pnl come strumento di conoscenza e cambiamento

la pnl: un nuovo paradigma

uno strumento di conoscenza: la pnl studia le mappe mentali, come pensiamo, comunichiamo e agiamo

La PNL è il processo attraverso cui scoprire come pensiamo, come comunichiamo e come agiamo, così da poter cominciare a farlo in modo più fluido. (Bandler R., Fitzpatrick O., Pnl è libertà, pag. 47)

La PNL è dunque un approccio all’esperienza umana, fondato sulla convinzione che non ci sia un unico modo di fare esperienza, ma tanti modi quanti sono gli uomini e che questi modi abbiano una struttura analizzabile, scomponibile e in qualche modo leggibile.

fare esperienza è un processo soggettivo analizzabile

La PNL è un’opportunità per studiare la soggettività, qualcosa che a scuola mi veniva descritta come orribile.

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Siamo ciò che pensiamo

Mi spiegavano infatti che la vera scienza considera le cose oggettivamente. Ciò nonostante, mi sono accorto che quella che più influiva sul mio comportamento era la mia esperienza soggettiva, e di conseguenza mi sono messo in mente di scoprire qualcosa sul suo funzionamento, e sul modo in cui esercita il suo influsso sugli altri. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pag. 14) uno strumento di cambiamento: la pnl insegna a usare il proprio cervello

Questa è la base. L’approccio alla PNL potrebbe terminare qui ed essere completo in sé, ma perderebbe la sua componente più interessante ed efficace. Poiché la PNL non è solo un modello, ma anche un metodo e una tecnologia. In questo senso è uno strumento di cambiamento. La PNL rappresenta un certo modo di considerare l’apprendimento umano. Sebbene molti psicologi e assistenti sociali utilizzino la PNL per fare quella che essi chiamano “terapia”, personalmente credo che sia più appropriato descrivere la PNL come un processo educativo. Fondamentalmente, stiamo elaborando dei modi per insegnare alle persone a usare il proprio cervello. La maggior parte degli individui non utilizza attivamente e deliberatamente il proprio cervello. Il cervello è come una macchina alla quale manchi un interruttore con la posizione di “spento”. Se non gli si dà qualcosa da fare, non fa altro che continuare a girare, e alla fine si annoia. Se mettete una persona in una stanza di deprivazione sensoriale, dove non c’è la possibilità di avere esperienze esterne, essa inizierà a generare esperienze interne. Se il cervello se ne sta lì senza far niente, comincerà a fare qualcosa, e non pare che gli importi molto che cosa. A voi può importare, ma a lui no. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pag. 13)

la pnl studia ciò che funziona per accrescere il potenziale umano

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Si tratta dunque, fin dalle origini, di una forma di cambiamento personale. Praticare la PNL significa chiedersi come noi, o chi ci sta di fronte, facciamo o pensiamo determinate cose. A differenza della psicologia e della psichiatria tradizionale, la PNL non si interroga su ciò che non funziona (la patologia), ma su ciò che funziona. Il suo


2. La Programmazione Neuro-Linguistica

obiettivo è estendere, o esportare, i processi mentali efficaci per modellare gli schemi, consci e inconsci, che ognuno di noi utilizza per pensare e agire, in modo da avanzare verso lo sviluppo e l’accrescimento del nostro potenziale. Ognuno di noi può applicare la PNL su se stesso, per avviarsi a un percorso di crescita personale, e aiutare gli altri a superare i propri limiti e a spezzare le proprie catene. Quando inventammo il nome di “Programmazione NeuroLinguistica”, tanti dissero: “Sa un po’ di ‘controllo della mente’”, come se in questo ci fosse qualcosa di male. Io dissi: “Sì, certo”. Se non si comincia a controllare e a usare il proprio cervello, non si può fare altro che affidarsi al caso. […] Quando ho cominciato a insegnare, alcuni si sono fatti l’idea che la PNL avrebbe aiutato la gente a programmare la mente degli altri così da controllarli e da renderli meno umani. Parevano avere l’idea che cambiare deliberatamente una persona avrebbe in qualche modo ridotto la sua umanità. La maggior parte delle persone sono dispostissime a trasformarsi deliberatamente con antibiotici e cosmetici, ma il comportamento sembra qualcosa di diverso. Non ho mai capito in che modo trasformare qualcuno così da renderlo più felice possa mutarlo in un essere umano di minor valore. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pagg. 107, 15)

Bandler è molto duro con gli psicologi, sempre alla ricerca del “significato profondo interiore nascosto” e difficilmente orientati al cambiamento.

controllare la propria mente per essere padroni della propria vita

bandler e la psicologia

Se qualcuno è disposto a spendere 75 dollari per una seduta dallo psichiatra, invece di spenderli per una festa, questa non è malattia mentale, ma stupidità! (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pag. 33)

A proposito dei limiti che la psicologia e la psichiatria tradizionali incontrano quando si parla di cambiamento, aggiunge:

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Siamo ciò che pensiamo

il tabù della manipolazione

“non era pronto a cambiare!”

le resistenze

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Purtroppo in psicoterapia non c’è un grande incentivo a trovare ciò che funziona presto e bene. Nella maggior parte delle professioni, la gente viene pagata se riesce a ottenere determinate cose. Ma in psicoterapia si viene pagati a ore, che si riesca a ottenere qualcosa oppure no. […] Molti terapeuti seguono addirittura una regola per evitare di svolgere il loro lavoro efficacemente. Pensano che influenzare direttamente qualcuno rappresenti una manipolazione, e che la manipolazione sia un male. È come se dicessero: “Tu mi paghi perché io ti influenzi. Ma io non lo farò, perché è una cosa che non sta bene”. Quando avevo dei pazienti, mi facevo pagare sempre in base al cambiamento, e non in base al tempo. Venivo pagato solo quando ottenevo dei risultati. La cosa mi pareva più stimolante. Le ragioni adottate dai terapeuti per giustificare i propri fallimenti sono assolutamente straordinarie. Talvolta dicono: “Non era pronto a cambiare”. È una scusa che non regge assolutamente. Se “non è pronto”, come è possibile giustificare il fatto di vederlo una settimana dopo l’altra, e di addebitargli una parcella? Ditegli di tornarsene a casa, e di farsi rivedere quando “è pronto”! Ho sempre pensato che se qualcuno “non era pronto a cambiare”, il mio compito consistesse proprio nel renderlo pronto. Che succederebbe se portaste la macchina dal meccanico, e quello ci lavorasse sopra per un paio di settimane, ma la macchina continuasse a non funzionare? Se vi dicesse: “La macchina non era pronta a cambiare”, non la berreste, non è vero? Ma i terapeuti riescono a cavarsela giorno dopo giorno. L’altra scusa tipica è che il paziente “ha delle resistenze”. Immaginate che il meccanico vi dica che la macchina “aveva delle resistenze”. “Vede, il fatto è che la sua macchina non era abbastanza matura per accettare quel lavoro alle valvole. Torni la settimana prossima, e vedremo cosa si può fare”. Voi non esitereste un attimo a respingere una scusa del genere. Ovviamente, il meccanico non sa cosa sta facendo, o i cambiamenti che sta cercando di effettuare non sono in rapporto col problema, oppure sta usando gli attrezzi sbagliati. Lo stesso vale per il cambiamento terapeutico o educativo.


2. La Programmazione Neuro-Linguistica

Il terapeuta o l’insegnante capaci di lavorare riescono a rendere l’altro “pronto a cambiare”, e quando fanno la mossa giusta non incontreranno alcuna resistenza. Purtroppo, gli esseri umani hanno per lo più una tendenza perversa. Se fanno qualcosa, e quel qualcosa non funziona, di solito continuano a farlo più intensamente, più ostinatamente, più a lungo e più spesso. Quando un bambino non capisce, il genitore di solito urlerà la stessa identica frase, invece di cercarne una formulazione diversa. E quando la punizione non serve a cambiare il comportamento di qualcuno, ciò che di solito se ne deduce è che non era sufficientemente severa, per cui è necessario insistere. Ho sempre pensato che quando qualcosa non funziona, ciò potrebbe rappresentare un’indicazione del fatto che è giunto il momento di fare qualcos’altro! Se sapete che una certa cosa non funziona, ne segue che qualsiasi altra cosa ha maggiori probabilità di riuscita che insistere con la stessa cosa. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pagg. 52-53)

continuare a fare ciò che non funziona

In effetti il padre della Programmazione Neuro-Linguistica rivolge critiche particolarmente aspre alla psicologia tradizionale per il suo accanirsi, perseverare e concentrarsi su ciò che non funziona: Un’altra difficoltà con la maggior parte delle scuole psicologiche è che esse studiano le persone che non funzionano più per scoprire in che modo è possibile ripararle. Questo sistema potrebbe essere paragonato a quello di studiare tutte le automobili nel piazzale di uno sfasciacarrozze allo scopo di trovare un modo per farle funzionare meglio. Se studiate tanti schizofrenici, alla fine potreste imparare a imitare perfettamente ciò che fa lo schizofrenico; ma non avreste imparato nulla su ciò che lo schizofrenico non può fare. (Bandler R., Usare il cervello per cambiare, pag. 21)

la pnl studia ciò che funziona

Riprendiamo ora il nostro viaggio alla scoperta della PNL. Il nome, Programmazione Neuro-Linguistica,

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Siamo ciò che pensiamo

programmazione: la nostra mente funziona come il software di un computer, i processi neurologici hanno come esito specifici comportamrnti

neuro: elaboriamo i dati del mondo attraverso i cinque sensi e il sistema nervoso

linguistica: il nostro linguaggio esprime ciò che siamo in grado di fare e di pensare

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costituisce una descrizione semplice e accurata della disciplina. • Programmazione è un termine preso in prestito dal mondo dell’informatica e dell’elaborazione dati. Si riferisce al presupposto secondo cui tutte le nostre esperienze sono immagazzinate, codificate e trasformate approssimativamente nello stesso modo in cui gira il software di un computer. Conoscere il software, cioè l’insieme delle strategie che regolano la nostra vita, significa avere la possibilità di cancellarlo, modificarlo o installarne uno nuovo, per cambiare il modo in cui pensiamo, e conseguentemente quello in cui agiamo. Potremo dire, per riassumere, che il termine “programmazione”, riguarda l’effetto, il risultato di ciò che diciamo e di come lo diciamo. • Neuro si riferisce alla struttura neurologica, ovvero ai modi in cui elaboriamo le informazioni raccolte dai nostri cinque sensi tramite il cervello e il sistema nervoso e costruiamo la nostra identità, i nostri ricordi e le nostre convinzioni. Comprendere il nostro modo di pensare ci consentirà di attingere alle nostre risorse interiori. Il termine “neuro”, in due parole, riguarda cosa pensiamo. • Linguistica si riferisce ai linguaggi (non solo le parole, ma tutti i sistemi di comunicazione, dalla gestualità alla prossemica) che utilizziamo per codificare, interpretare e attribuire significato alle nostre rappresentazioni interiori del mondo, oltre che per comunicare internamente ed esternamente. Ciò che riusciamo a dire, d’altronde, esprime ciò che siamo in grado di fare e di pensare. Penetrare questo universo è fondamentale in un mondo in cui quasi ogni relazione dipende dalla capacità di interagire e comunicare delle parti in causa. “Linguistica”, in breve, riguarda cosa diciamo, come ci esprimiamo.


2. La Programmazione Neuro-Linguistica

COSA HO IMPARATO IN QUESTO CAPITOLO • La PNL nasce negli anni Settanta dagli studi di Richard Bandler e John Grinder. Ad oggi rimane una disciplina in continua evoluzione. • Oltre che come forma di terapia, la PNL è usata in numerosi settori, tra cui comunicazione, educazione, apprendimento, negoziazione, leadership, medicina, vendita, team-building. • La PNL è un nuovo paradigma, una nuova visione del mondo. Ha la duplice valenza di conoscenza (studia le nostre “mappe mentali”, il modo in cui pensiamo e viviamo le esperienze) e di cambiamento (insegna a usare il cervello per cambiare). • Come facciamo esperienza è un processo soggettivo, scomponibile, analizzabile e dunque modificabile. • Programmazione Neuro-Linguistica: il nostro modo di pensare e agire segue un programma che è stato appreso e come il software di un computer può essere modificato; questo programma è connesso al nostro sistema neurologico e viene espresso attraverso il linguaggio (verbale e non verbale).

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25 Un cervello o più cervelli?

Il primo passo per comprendere quali sono le strutture neurologiche e percettive a nostra disposizione consiste nel cercare di capire come siamo fatti. Conosciamo piuttosto bene la nostra mente cognitiva, che associamo al cervello, capace di ragionamento, attenzione, creatività, memoria, problem solving; il suo funzionamento è legato al linguaggio. Iniziamo ora a conoscere il nostro corpo e le sue potenzialità. Nelle prossime pagine indagheremo queste strutture cercando di seguire un approccio olistico, ovvero rivolto a un essere umano inteso nella sua globalità, unico ma costituito da molteplici parti. Alcuni concetti sono stati sviluppati all’interno della PNL da Robert Dilts, altri provengono dalla medicina olistica e da altre discipline che stanno fornendo importanti contributi alla comprensione dell’essere umano.

analizziamo le strutture neurologiche e percettive di cui siamo dotati

Il sistema nervoso e il cervello Il sistema nervoso è un insieme di organi specializzati la cui funzione principale è quella di raccogliere e riconoscere stimoli provenienti dall’ambiente esterno e da quello interno dell’organismo, elaborando risposte effettrici coordinate di tipo volontario e involontario. Il sistema nervoso dell’uomo comprende due parti: il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico. Il sistema nervoso centrale viene a sua volta distinto in encefalo (dal greco encephalon, “dentro la testa”,

snc: encefalo e midollo spinale

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Siamo ciò che pensiamo

il cervello percepisce, elabora e fornisce risposte motorie

snp: nervi, gangli e recettori

quello che comunemente chiamiamo “cervello”) e midollo spinale che si trovano rispettivamente all’interno della cavità cranica e del canale vertebrale. Queste due parti costitutive sono tra loro in continuità e sono collegate alla periferia da fibre riunite in fasci che prendono il nome di nervi, rispettivamente encefalici e spinali. Il cervello è l’organo più importante del sistema nervoso centrale, ha un peso variabile che va dagli 1,1 agli 1,5 kg e un volume compreso tra i 1100 e i 1300 cm³. A grandi linee il cervello funziona in questo modo: • la parte posteriore riceve stimoli sensorio percettivi; • la parte anteriore fornisce una risposta motoria; • il cervello è un trasduttore di energia, trasforma energia A (la realtà) in energia B (pensieri e ricordi); nel nostro cervello non troviamo alberi, profumi, colori, ecc. ma energia. Il funzionamento di un computer è molto simile, infatti se si taglia un neurone o si apre un computer non si trovano siepi o lettere, ma energia. Il sistema nervoso periferico è invece costituito dall’insieme dei nervi, dei gangli e dei recettori che consentono la vita di relazione, le cui funzioni sensitive ed effettrici somatiche sono sotto il dominio della coscienza, e il compartimento della vita vegetativa che presiede alla sensibilità viscerale, all’attività di secrezione ghiandolare e alla motilità della muscolatura liscia. I tre cervelli Paul D. MacLean (1913-2007), un medico statunitense specializzato nelle neuroscienze, ha elaborato un interessante modello della struttura e dell’evoluzione dell’encefalo, descrivendolo come “Triune Brain” (cervello uno e trino) e individuando in esso tre formazioni anatomiche e funzionali principali che si sono sovrapposte e integrate nel corso dell’evoluzione. A queste tre formazioni egli ha dato i nomi di:

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25. Un cervello o più cervelli?

• cervello rettile, R-complex o protorettiliano; • sistema limbico, cervello mammaliano antico o paleomammaliano; • neocorteccia, cervello mammaliano recente o neomammaliano. I tre cervelli sono confluiti in un’unica struttura, ciascuno col suo tipo di intelligenza, di memoria, di senso di tempo e spazio, di attività motoria, ecc. Anche se sono interconnessi e funzionalmente interdipendenti ciascuno di essi, entro certi limiti, è capace di operare indipendentemente dagli altri. Un po’ come succede in un sito archeologico o con gli strati geologici delle montagne, anche il nostro cervello sarebbe il risultato finale di tre sedimenti stratificatisi durante l’evoluzione. • Cervello rettile: questo cervello espleta tutte le funzioni elementari utili per la sopravvivenza, scelta e difesa del territorio in cui svolgere le proprie attività vitali, caccia, competizione per il raggiungimento del rango sociale, accoppiamento. È la sede degli istinti primari e di funzioni vitali come il controllo del ritmo cardiaco e respiratorio; i rettili, le creature a sangue freddo, infatti, hanno sviluppato solo la parte del tronco dell’encefalo. Questa istanza, l’istinto, può essere considerata la nostra parte animale, la parte più arcaica di noi; è il sistema che, ad esempio, di fronte a un pericolo ci fa reagire senza avere nemmeno il tempo di accorgerci di ciò che stiamo facendo, e di rendercene conto sempre ad azione compiuta. L’ipotalamo è un’importante struttura di questo cervello. • Sistema limbico: riveste il cervello rettile. Aggiunge al comportamento la dimensione affettivo-emotiva. A questo cervello giungono informazioni dall’ambiente esterno attraverso i sensi, e dall’ambiente interno attraverso informazioni somatiche e viscerali. Il secondo cervello corrisponde, nella scala evolutiva, al cervello dei mammiferi, specie di quelli più antichi, ed è coinvolto nell’elaborazione delle emozioni; il sistema lim-

i tre cervelli individuati da paul d. maclean

il cervello rettile si occupa delle funzioni elementari per sopravvivere, è la sede degli istinti

il sistema limbico gestisce la dimensione affettiva ed emotiva

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Siamo ciò che pensiamo

la neocorteccia gestisce il pensiero e la coscienza

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bico sembra essere l’evoluzione prossima del cervello rettiliano, poiché aumenta le capacità di affrontare l’ambiente. Parti di esso sono correlate al nutrimento e al sesso, altre ai sentimenti e alle emozioni e altre collegano i messaggi esterni con quelli endogeni (sostanze prodotte dal nostro corpo). Essendo la sede delle emozioni è quella parte di cervello che ci permette di prenderci cura dell’altro; non a caso i mammiferi sono gli unici animali che accudiscono la propria prole. Il sistema limbico consiste in una serie di strutture cerebrali che includono l’ippocampo, l’amigdala, i nuclei talamici anteriori e la corteccia limbica. • Neocorteccia: ricopre le due precedenti strutture e raggiunge il suo massimo sviluppo nell’uomo. La neocorteccia presenta molte invaginazioni che danno origine alle circonvoluzioni cerebrali. Questo consente di contenere in un volume limitato come quello della scatola cranica una superficie ampia (mezzo metro quadrato). Questo cervello presenta moltissime vie, sia in entrata che in uscita, che si connettono con i due cervelli sottostanti. Non possiede canali di informazione diretti ed esclusivi con l’ambiente, quindi tutte le informazioni provenienti dal mondo esterno e interno o viscerale arrivano alla corteccia passando prima attraverso gli altri due cervelli. È la sede delle “funzioni cerebrali superiori”, quali il pensiero e la coscienza. Il terzo cervello è il più recente ed è sede di tutte le attività cognitive e razionali; la neocorteccia è una delle strutture nervose più ampiamente studiate, ma allo stesso tempo una delle meno conosciute. Essa è, a livello umano, la sede del linguaggio e, in generale, è la sede di quei comportamenti che permettono a una persona di affrontare situazioni nuove e inaspettate. L’abilità di prevedere il futuro risiede in essa. Noi dobbiamo il pensiero cosciente alla neocorteccia: è la sede dell’autocoscienza, delle concezioni dello spazio e del tempo e delle connessioni di causalità.


25. Un cervello o più cervelli?

I due emisferi Il nostro cervello è costituito da due emisferi collegati dal corpo calloso. L’emisfero destro controlla i movimenti e riceve le sensazioni del lato sinistro del corpo, mentre per l’altro emisfero vale il contrario. I due emisferi cerebrali presentano differenti specializzazioni, tutte fondamentali nella realizzazione dei processi cognitivi e nella costruzione del pensiero. Tra di loro esistono significative differenze funzionali.

L’emisfero sinistro usa la parola per manipolare, descrivere e definire, risolve le cose poco a poco e blocco per blocco servendosi dell’analisi, prende un piccolo frammento di informazione e lo utilizza per rappresentare il tutto, considera il tempo e l’ordine delle cose in successione, tira conclusioni basate sulla ragione e sui dati, non vede le relazioni tra una cosa e l’altra e come le parti si uniscono per formare un tutto; elabora teorie basate sulla logica, come un teorema matematico, e pensa in funzione di idee concatenate e lineari. L’emisfero destro conosce la realtà tramite una modalità di relazione non-verbale, unifica le percezioni per formare un unico insieme, si relaziona con gli oggetti

l’emisfero destro controlla la parte sinistra del corpo e viceversa

l’emisfero sinistro è analitico, logico, razionale

l’emisfero destro è sintetico, intuitivo, olistico

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Siamo ciò che pensiamo

così come essi sono nel momento presente, osserva la somiglianza tra le cose, comprende le relazioni in maniera metaforica e analogica, non tiene conto del tempo, non ha bisogno di basarsi sulla ragione né sui dati, vede le relazioni tra un elemento e l’altro e il modo in cui le parti si uniscono per formare un tutto; si basa su dati incompleti, sensazioni, immagini e intuizioni, infine osserva la totalità delle cose in una volta sola, percepisce le forme e le strutture connesse. Come scrive Enrico Cheli nel suo libro Olismo. La scienza del futuro è interessante notare che a causa dell’incrociarsi delle fibre nervose, l’emisfero destro governa la parte sinistra del corpo e viceversa. Ora, considerando che in molte culture e religioni la destra è associata simbolicamente al maschile e la sinistra al femminile, si può ipotizzare che i due emisferi rappresentino l’espressione archetipica della psiche maschile e di quella femminile. Più specificamente, si può considerare il pensiero analitico-razionale come la modalità conoscitiva maschile, e il pensiero sintetico-irrazionale come la modalità conoscitiva femminile.

La mente somatica

l’intelligenza corporea ci permette di abitare il nostro corpo

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Soma è la parola greca per “corpo”. La mente somatica, per gli studi più recenti di PNL, è l’intelligenza che ognuno di noi esprime attraverso il corpo. Ognuno di noi, infatti, prima di sviluppare una conoscenza astratta e razionale, ha una conoscenza corporea, empirica della realtà. Essere in contatto con la propria mente somatica significa abitare il proprio corpo, sentirlo, averne percezione, dedicargli sempre una parte della nostra presenza mentale. Il nostro corpo può funzionare anche in modo automatico, senza il nostro controllo. Ma ignorandolo corriamo il rischio di perdere il contatto con noi stessi e di non accedere a informazioni, percezioni e risorse che possono arricchire notevolmente la nostra


25. Un cervello o più cervelli?

esperienza. Il nostro corpo ci ricorda che l’attimo presente è quanto di più importante abbiamo, che rimanere in contatto con l’adesso è fondamentale per una vita felice. Infatti, quando siamo ben radicati nel nostro corpo viviamo uno stato di quiete interiore, respiriamo lentamente e profondamente, ci sentiamo vitali, felici. Questo contatto può permetterci di vivere stati di una leggerezza inimmaginabile. Staccarci e non ascoltare l’involucro solido nel quale siamo contenuti ci fa vivere stati di pesantezza indescrivibili. Riguardo al nostro corpo e alla sua intelligenza Robert Dilts ha approfondito un interessante campo, quello del “linguaggio degli organi”. Modi di dire come “l’ho percepito a pelle”, “ho seguito il mio cuore” o “in cuor mio lo sapevo” indicano parti del corpo diverse dal cervello attribuendo loro un qualche tipo di capacità intellettiva. Possiamo anche parlare di cose che “ci fanno torcere le budella”, che sono “difficili da digerire”, che ci “spezzano il cuore” o “ci fanno rizzare i peli della schiena”. Oltre a questo significato metaforico, la PNL considera il linguaggio degli organi come qualcosa che va al di là del semplice uso idiomatico. […] Il linguaggio degli organi spesso rispecchia schemi neuro-linguistici più antichi e processi che ci permettono di scorgere alcune delle strutture più profonde di queste esperienze soggettive. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 184)

Alla base di ogni processo di pensiero conscio c’è sempre una complessa e ordinata interazione con l’ambiente. È interessante notare come quello che percepiamo con il nostro corpo derivi dalla nostra interazione con il mondo, non dissociato e astratto come i pensieri che nascono in noi, e quindi meno ricco di cancellazioni, generalizzazioni e distorsioni. Un pensiero somatico è differente da un pensiero cognitivo: è molto più ordinato, ha sue specifiche caratteristiche, è molto più complesso da gestire.

essere radicati nel corpo ci permette di percepire e vivere l’adesso e quindi la felicità

il linguaggio degli organi

pensieri somatici e pensieri cognitivi

195


Siamo ciò che pensiamo

Se il corpo quindi non è una semplice macchina controllata dal cervello, significa che è la sede di un cervello, anzi di svariati cervelli. Questo approccio può permetterci di ampliare notevolmente l’accezione “neuro” della Programmazione Neuro-Linguistica. Il cervello nella pancia

l’importanza del secondo cervello per il benessere

Oltre al cervello vero e proprio possiamo identificare altri centri intelligenti presenti all’interno del nostro corpo. Il cervello enterico, o sistema nervoso enterico, situato nel nostro ventre conta 100 milioni di neuroni, più di quelli che formano la spina dorsale. La moderna neuroscienza lo ha battezzato “il secondo cervello”, proprio per il suo alto livello di complessità e sofisticazione. Michael Gershon, professore di anatomia e biologia cellulare presso il Columbia Presbyterian Medical Center di New York, ha individuato numerosi parallelismi tra questo sistema nervoso e il sistema nervoso centrale, e sostiene che il secondo cervello ha un ruolo fondamentale nella salute e negli stati di benessere degli uomini: è una sorta di chiave che regola ansia e stress, lavora in modo autonomo, aiuta a radicare i ricordi legati alle emozioni e segnala al resto del corpo gioia e dolore. Non è un caso che le cellule dell’intestino producano il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere. Il ruolo del sistema nervoso enterico è quello di gestire ogni aspetto della digestione dall’esofago allo stomaco, fino all’intestino tenue e al colon. I neurogastroenterologi sono inoltre convinti che vi sia un complesso gioco di interrelazioni tra il sistema nervoso enterico e il sistema immunitario. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 187)

il cervello nella pancia interagisce con l’esterno

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Proprio come il sistema nervoso centrale, il cervello della pancia invia impulsi e li riceve, registra le esperienze che facciamo, risponde alle emozioni e ai sen-


25. Un cervello o più cervelli?

timenti attraverso gli stessi neurotrasmettitori utilizzati dalle cellule cerebrali. Ha la dimensione e l’elaborazione del cervello di un gatto, ed è collocato sulle pareti di esofago, stomaco, intestino tenue e colon. Quella del secondo cervello nella pancia non è poi una novità come potrebbe apparire a prima vista: praticamente tutte le culture tradizionali hanno individuato nel ventre un qualche ente superiore, intelligente o animico. Il centro dell’addome, che i giapponesi chiamano hara, è considerato in molte arti marziali e pratiche di guarigione quale radice e centro di natura tanto fisica quanto energetica. Viene visto come il punto di concentrazione del potere e della gravità, oltre che come sede di svariati organi. Le gambe, dipartendosi dallo hara, gli permettono di connettersi con la terra, garantendo radicamento e al tempo stesso mobilità. Lo hara è inoltre concepito come fonte di vita, come una sorta di “ombelico spirituale”. Si ritiene che coltivarlo conferisca maestria, forza, saggezza e tranquillità. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 189)

Stress e ansia pesano sul secondo cervello, dunque sull’intestino, e ne alterano il funzionamento; ma è vero anche il contrario, cioè che i cibi che assumiamo o il modo in cui li assumiamo possono influenzare i nostri pensieri e le nostre emozioni. Secondo la neuroscienza moderna e gli ultimi studi della PNL nella pancia c’è un cervello che assimila e digerisce non solo cibo, ma anche informazioni ed emozioni che provengono dal mondo esterno.

il nostro ventre assimila il cibo e le esperienze che viviamo

Il cervello nel cuore Lo spazio sacro del cuore è una dimensione segreta ed eterna da sempre evocata, indagata e decantata dai testi antichi e dalle tradizioni orali di tutto il mondo. Leggiamo nelle Upanishad vediche: 197


Siamo ciò che pensiamo

Vasto come questo spazio esterno è il minuscolo spazio dentro al nostro cuore: in esso si trovano il cielo e la terra, il fuoco e l’aria, il sole e la luna, la luce che illumina e le costellazioni, qualunque cosa quaggiù vi appartenga e tutto ciò che non vi appartiene, tutto questo è raccolto in quel minuscolo spazio dentro al vostro cuore. le ricerche dell’institute of heartmath, l’istituto di matematica del cuore

il sistema nervoso del cuore

la memoria del cuore

198

Forse, oggi, la scienza, sta iniziando a far pace con la fede. Un gruppo di ricerca nell’Institute of HeartMath (Istituto di matematica del cuore) di Boulder Creek, in California, collegato all’Università di Stanford, ha scoperto alcuni nuovi dati molto interessanti e ha dimostrato che il nostro cuore è qualcosa di più di una semplice pompa meccanica. La nuova scienza della neurocardiologia parte da un paradosso: quando viene concepito un bambino, il cuore umano inizia a battere prima che il cervello sia formato; questo dato ha portato i medici a chiedersi da dove provenga l’intelligenza necessaria ad avviare e regolare il battito cardiaco. Gli scienziati dell’HeartMath hanno scoperto che il cuore è dotato di un cervello autentico, con vere e proprie cellule cerebrali. Si tratta di un cervello piccolo, che possiede soltanto quarantamila neuroni, chiamati neuroni sensori, ma è sempre un cervello, e ovviamente è tutto ciò di cui il cuore ha bisogno: i neuroni sensori individuano gli ormoni e le sostanze neurochimiche in circolo e percepiscono il ritmo cardiaco e i livelli di pressione sanguigna. Il cuore ha un sistema nervoso intrinseco, che elabora informazioni in modo autonomo. Nei trapianti, ad esempio, nonostante vengano meno per un prolungato periodo le connessioni che collegano il cuore con il cervello, il cuore del donatore è in grado di funzionare fin da subito, grazie al suo sistema nervoso intrinseco. È interessante poi l’esperienza di molte persone che hanno ricevuto un nuovo cuore e che iniziano a mostrare comportamenti insoliti; il sistema nervoso del cuore è in grado di immagazzinare ricordi e di influenzare il comportamento.


25. Un cervello o più cervelli?

La ricerca neurocardiologica mostra quindi che il cuore è un organo sensoriale e un sofisticato centro per ricevere ed elaborare le informazioni. Il sistema nervoso al suo interno, o “cervello cuore”, consente di imparare, ricordare e prendere decisioni funzionali indipendente dalla corteccia cerebrale del cervello. Inoltre, numerosi esperimenti hanno dimostrato che i segnali che il cuore invia continuamente al cervello influenzano la funzione dei centri cerebrali superiori coinvolti nella percezione, cognizione ed elaborazione emotiva. Questa è stata una scoperta di enorme importanza e ha confermato le affermazioni di chi per secoli ha parlato o scritto sull’intelligenza del cuore. Si è dimostrato, insomma, che il cuore è

il cervello del cuore impara, ricorda e sceglie

un centro altamente complesso e autorganizzato di elaborazione, con un proprio funzionale “cervello” in rapporto di comunicazione e reciproca influenza con il cervello nella nostra testa tramite il sistema nervoso, quello ormonale e altri canali. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 191)

Ma tutto questo non basta. Gli studiosi dell’HeartMath hanno fatto una scoperta forse ancora più importante: hanno dimostrato che il cuore dell’uomo produce il campo energetico più ampio e potente di tutti quelli generati da qualsiasi altro organo del corpo, addirittura sessanta volte più grande in ampiezza di quello generato dalle onde cerebrali registrate da un elettroencefalogramma e cinquemila volte più potente. Il diametro di questo campo elettromagnetico si estende dai due metri e mezzo ai tre metri, con l’asse centrato nel cuore. I campi elettromagnetici generati dal cuore permeano ogni cellula e possono agire come un segnale sincronizzatore per il corpo in maniera analoga all’informazione portata dalle onde radio. E non è solo il cervello che può percepire questa energia: le ricerche confermano che il campo magnetico è percepibile da altri individui che si trovino nel suo raggio di comunicazione. È stato

il campo energetico del cuore

199


Siamo ciò che pensiamo

emozioni e battito cardiaco

l’interazione tra l’intelligenza emotiva e l’intelligenza congnitiva

anche rilevato che la variabilità della cadenza del battito cardiaco, dotata di propri ritmi ben definiti, è collegata all’esperienza che facciamo di emozioni diverse. Le emozioni negative, come la rabbia o la frustrazione, sono associate a un ritmo irregolare e disordinato, mentre le emozioni positive, come l’amore e l’apprezzamento, sono associati con ritmo del battito cardiaco ordinato e coerente. Questi cambiamenti nella struttura del battito del cuore creano poi corrispondenti variazioni nella struttura del campo elettromagnetico irradiato dal cuore, misurabile con una tecnica chiamata analisi spettrale, e sono percepiti da ogni cellula del corpo. Nello specifico, il cuore comunica con il cervello e il corpo in quattro modi principali: neurologicamente, tramite impulsi nervosi; biofisicamente, tramite il battito; biochimicamente, tramite il rilascio di neurotrasmettitori e ormoni che inibiscono l’ormone dello stress; energeticamente, tramite i campi elettromagnetici generati dal battito cardiaco. Le ricerche e i metodi di HearthMath si concentrano principalmente sul processo per stabilire uno stato di coerenza psicofisiologica. Si sottolinea che le più recenti ricerche nel campo della neuroscienza confermano che emozione e cognizione andrebbero meglio pensate come funzioni o sistemi separati ma interagenti, ciascuno dotato di intelligenza propria. Le ricerche di HearthMath mostrano che la chiave per un’efficace integrazione della mente e delle emozioni risiede in un aumento della coerenza (funzionamento ordinato e armonioso) in entrambi i sistemi, e nel condurli a uno stato di fase l’uno con l’altro. (Dilts R., DeLozier J., Dilts D., L’evoluzione della PNL, pag. 195)

HearthMath ha elaborato degli strumenti piuttosto semplici per aiutare le persone a entrare in contatto con la mente del cuore e a trarne beneficio nei processi decisionali e nella gestione di emozioni e sentimenti. Una descrizione approfondita dei passi da fare è presente nel 200


25. Un cervello o più cervelli?

volume di Dic Childre e Howard Martin The HearthMath Solution. Il cervello nella spina dorsale Anatomicamente, la spina dorsale è una struttura che racchiude e protegge il midollo spinale, ed è composta di sette vertebre cervicali, dodici vertebre toraciche, cinque vertebre lombari, il sacro e il coccige. Le costole sono collegate alla spina dorsale toracica. Il midollo spinale è protetto dalla guaina meningea e circondato dal fluido cerebrospinale, che funge da armonizzatore per proteggerlo dalle sollecitazioni contro la parte interna della spina dorsale. Da questo si dipartono nervi che, a seconda della localizzazione, si denominano nervi cervicali, nervi toracici, nervi lombari e nervi sacrali. Come la pancia e il cuore, anche il midollo spinale riveste funzioni indipendenti da quelle del cervello. Il nostro modo di muoverci e la nostra postura sono un riflesso esteriore di quanto viviamo interiormente. Nel quindicesimo capitolo abbiamo già descritto quanto possiamo influenzare i nostri stati interiori agendo sul corpo o prestandovi attenzione. Sviluppare un’adeguata consapevolezza della nostra postura può quindi aiutarci ad avere maggiore accesso alla nostra intelligenza somatica.

la fisiologia influenza i nostri pensieri l’importanza di una postura corretta

Il cervello nella pelle Il biologo Bruce Lipton ha condotto rivoluzionarie ricerche in ambito epigenetico e cellulare, arrivando a scoprire che il vero cervello della cellula risiede nelle membrana, la quale interagisce con l’ambiente per determinare i giusti comportamenti, adattandosi dinamicamente e in modo intelligente a un ambiente in perpetuo cambiamento. Il cervello della cellula non risiede nel

bruce lipton ha scoperto che il vero cervello della cellula è nella membrana

201



26 Una mente o più menti?

Dopo aver trattato la PNL classica e quella sistemica e dopo aver esplorato le strutture neuronali in nostro possesso ci allontaniamo ulteriormente dal tracciato tradizionale della Programmazione Neuro-Linguistica per ampliare il nostro percorso alla scoperta di come siamo fatti e di come funzioniamo. Per i professionisti impegnati nella costruzione di relazioni di aiuto è importante disporre di tali conoscenze per svolgere al meglio il proprio operato, oltre che per lavorare su se stessi, condizione fondamentale per chi intende essere un reale supporto per l’altro. Chiariremo ora un concetto piuttosto complesso, quello di mente. La psicologia moderna si occupa dello studio della nostra mente, ovvero dello studio delle funzioni superiori del cervello, come il pensiero, l’intuizione, la memoria, la volontà, la sensazione. La mente registra le esperienze e prende decisioni a seconda di quello che accade; la mente decide e il cervello invia gli impulsi al corpo, che esegue le istruzioni ricevute. Ma quando parliamo di mente ci riferiamo solo a questo? O c’è dell’altro? Diverse antichissime tradizioni ci suggeriscono che l’uomo è costituito da una serie di corpi. I Veda, un’antichissima raccolta di testi sacri dell’India, parlano di un nucleo spirituale, un’anima, una mente e un corpo. Secondo questa tradizione orientale possediamo una mente superficiale (manas) e una mente profonda (buddhi). La prima ci permette di vivere nel mondo, di risolvere problemi, di raccogliere e archiviare dati; il guaio

la psicologia moderna studia solo una parte della nostra mente

abbiamo un nucleo spirituale

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Siamo ciò che pensiamo

la voce della mente e la voce dell’anima

imparare a percepire la realtà e non l’immagine della realtà che ci siamo costruiti

è che questa mente è sempre affollata di pensieri inutili e negativi e dirige la nostra vita. La seconda, la mente profonda, collegata all’anima, porta intuizioni che esprimono la nostra essenza e il nostro compito di vita, vuole la nostra felicità e non è condizionata esternamente. La mente superficiale vive sempre nel passato e nel futuro (ricorda, progetta e purtroppo vive di sensi di colpa e ansia), mentre la mente profonda vive sempre nel presente. Quando percepiamo la realtà quale sistema è meglio utilizzare? Dal momento che siamo dotati di due menti, quale attivare? Ovviamente la mente profonda è quella più adatta. È sempre nel presente, non confronta, sente le cose per come sono, non crea immagini illusorie. Eppure la mente superficiale ha preso il sopravvento ed esegue questo compito che non le spetterebbe: interpretare la percezione della realtà. Solo la mente profonda può compiere questa operazione, poiché solo la mente profonda ha un punto di vista fluido, non blocca l’energia ma la lascia scorrere. La mente di superficie ha altri compiti importanti, ma non può interpretare le percezioni, altrimenti non ci interfacciamo più con la realtà ma con l’immagine di essa che ci siamo costruiti. Un momento, e una voce ci spinge verso una direzione. Cinque secondi dopo cambiamo idea. Dieci secondi dopo vediamo un nostro amico e siamo felici. Quindici secondi dopo non vediamo l’ora di andarcene. L’interpretazione della realtà muta senza motivo solo per seguire i capricci di un nugolo di voci nella testa, e invece di unificarci sempre più nel nucleo interiore che ci appartiene veramente, custodendolo e facendolo crescere sempre più in potenza e autorità, continuiamo a vagare di interpretazione in interpretazione, credendo di essere felici, o tristi, o liberi, solo perché una voce nella testa ci dice alternativamente felicità, tristezza, libertà, e noi le crediamo, come burattini tirati da fili invisibili. (Achilli G., Lo sfidante, pag. 42)

210


26. Una mente o più menti?

Anche la scienza può aiutarci a comprendere meglio quando si attiva una mente o l’altra. Infatti, a seconda che siamo in modalità di attacco o fuga (paura) – e predomina la mente di superficie – o in uno stato rilassato, come nella meditazione – e predomina la mente profonda – il nostro cervello presenta delle condizioni fisiche molto diverse. Le maggiori variazioni riguardano il flusso sanguigno, la produzione di sostanze chimiche (neuropeptidi e ormoni), l’attivazione del sistema nervoso simpatico e parasimpatico, onde cerebrali con diverse frequenze. Vediamo meglio il meccanismo legato al sistema nervoso simpatico e parasimpatico. Questi fanno parte del sistema nervoso autonomo (SNA), conosciuto anche come sistema nervoso vegetativo o viscerale; si tratta di quell’insieme di cellule e fibre che innervano gli organi interni e le ghiandole, controllando le cosiddette funzioni vegetative, ossia quelle funzioni che generalmente sono al di fuori del controllo volontario, per questo viene anche definito “sistema autonomo involontario”. Il SNA è parte del sistema nervoso periferico. Questo sistema nervoso agisce su tutto l’organismo andando a eccitare o inibire i vari distretti. In questo contesto, possiamo definire il sistema simpatico e quello parasimpatico come sistemi opposti che utilizzano gli stessi meccanismi.

la mente predominante influenza le nostre condizioni fisiche

il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico

due sistemi opposti che utilizzano gli stessi meccanismi

Sistema nervoso simpatico

Sistema nervoso parasimpatico

Tensione, aggressività, fuga Mi fa vivere come se fossi lì Visione selettiva Adrenalina Aumento della frequenza cardiaca Vasocostrizione Apparato digerente bloccato Salivazione bloccata Ghiandole sudoripare attive Apparato sfinterico bloccato

Rilassamento, recupero energia Mi fa vivere in maniera distaccata Visione comparativa Acetilcolina Diminuzione della frequenza cardiaca Vasodilatazione Apparato digerente attivo Salivazione attiva Ghiandole sudoripare chiuse Apparato sfinterico attivo

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Siamo ciò che pensiamo

le onde cerebrali e l’attività elettrica del cervello

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I sistemi simpatico e parasimpatico non si attivano a caso. Siamo noi che li attiviamo con i nostri pensieri, le nostre rappresentazioni, il nostro dialogo interiore. Anche le nostre onde cerebrali ci dicono in quale stato ci troviamo. Le onde cerebrali sono dei tracciati grafici che mostrano l’attività elettrica del cervello e sono evidenti con un semplice elettroencefalogramma. Hanno diversa frequenza in base alle varie fasi attentive o di quiescenza della giornata, all’età di un individuo o del tipo di pensieri che stiamo facendo, quindi sono legate allo stato in cui ci troviamo. Il cervello può funzionare quindi in diverse modalità. A seconda della frequenza, le onde cerebrali si dividono in: • onde gamma, vanno dai 30 ai 42 Hz, caratterizzano gli stati di particolare tensione; • onde beta, vanno dai 14 ai 30 Hz, si registrano in un soggetto cosciente. Sono predominanti nel ragazzo dai 12 anni in su. Il consumo di energia è elevato. Se leggo 100 parole in questo stato ne memorizzo 10; • onde alfa, sono caratterizzate da una frequenza che va dagli 8 ai 13,9 Hz, sono tipiche della veglia ad occhi chiusi e degli istanti precedenti l’addormentamento. Una delle caratteristiche delle onde alfa è la loro configurazione regolare e sincronizzata. Gli esperimenti condotti registrando le onde cerebrali di monaci zen in meditazione hanno dimostrato che tale pratica dà luogo a un’emissione consistente di onde alfa. Sono predominanti nel bambino dai 6 ai 12 anni; • onde theta, vanno dai 4 ai 7,9 Hz, caratterizzano gli stadi 1 e 2 del sonno REM. Sono predominanti nel bambino dai 2 ai 6 anni; • onde delta, sono caratterizzate da una frequenza che va da 0,1 a 3,9 Hz. Sono le onde che caratterizzano gli stadi di sonno profondo. Sono predominanti nel bambino dagli 0 ai 2 anni. Il consumo di energia è molto basso. Se leggo 100 parole in questo stato ne memorizzo 90.


26. Una mente o più menti?

Onde gamma: 30-42 Hz Onde beta: 14-30 Hz Onde alfa: 8-13,9 Hz Onde theta: 4-7,9 Hz Onde delta: 0,1-3,9 Hz

Il cervello per funzionare consuma ossigeno e glucosio (prodotto dal fegato, 100 g/h). Più le frequenze sono alte, più il cervello consuma e meno apprendiamo; ciò significa che dissipiamo maggiormente con un minore rendimento e facciamo fatica a impregnare i nostri neuroni di energia e informazioni. I bambini piccoli, oltre ad avere il cervello più plastico di quello di un adulto, lavorano sempre a basse frequenze e questo permette loro di apprendere di più e più velocemente e di imparare una lingua e quanto c’è da sapere sul mondo per sopravvivere in pochissimo tempo. La nostra mente di superficie è più attiva quando a livello cerebrale si registrano frequenze più alte; quando invece abbiamo frequenze più basse è più semplice essere in contatto con la parte più profonda di noi stessi. Abbiamo quindi compreso l’importanza dei nostri pensieri e di quanto influenzino il nostro comportamento, il modo con cui rispondiamo a ciò che ci accade. Non possiamo modificare la realtà, il territorio, gli eventi che ci accadono. Possiamo invece modificare come noi reagiamo ad essi, come rispondiamo, se ci opponiamo o se li accogliamo. E questo dipende da noi.

frequenze elevate richiedono un elevato consumo e producono scarso apprendimento

l’unica realtà su cui abbiamo potere siamo noi stessi

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Siamo ciò che pensiamo

siamo liberi di scegliere

cambiare significa cambiare i nostri pensieri

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Come esseri umani, la nostra più grande forza sta nella nostra più grande debolezza: la capacità di scegliere. È il grande paradosso dell’esistenza. Tutta quella libertà, e la usiamo per imprigionarci da soli. Possiamo scegliere di essere grandi. Possiamo scegliere di non esserlo. Ci è concesso di scegliere. Gli alberi non hanno scelta. Crescono quanto più possibile. […] Quando uso la parola “libero”, non intendo dire che non ho più problemi o che non ci siano volte in cui faccio degli errori. Dicendo “libero”, intendo la sensazione di avere il controllo della mia vita, del mio destino. Non ho bisogno di sapere esattamente cosa ha in serbo per me il futuro, perché mi sento in grado di far fronte a qualsiasi eventualità e di rendere meraviglioso ogni istante della mia vita. (Bandler R., Fitzpatrick O., Pnl è libertà, pagg. 64, 30)

Ciò che è importante ricordare, ma che spesso viene dimenticato o confuso, è che il cervello non è la mente. Non si possono identificare. Il cervello permette il pensiero e la somma dei pensieri crea la mentalità. Per cambiare mentalità dobbiamo cambiare i nostri pensieri e il nostro modo di pensare, non il nostro cervello. Il cambiamento è possibile ed è a portata di mano!


26. Una mente o più menti?

Mente di superficie predominante

Mente profonda predominante

Sensazioni, Paura, difesa, non stato interiore accettazione

Gioia, apertura, accettazione

Sistema attivo

Simpatico

Parasimpatico

Sostanze prodotte

Adrenalina

Acetilcolina

Flusso sanguigno

Ridotto, il sangue si trova nei muscoli del corpo, scarsa ossigenazione

Abbondante, ottima ossigenazione

Frequenze delle onde cerebrali

Molto elevate

Molto basse

Percezione del tempo

Vive nella dimensione lineare ed è legata soprattutto al passato e al futuro

Vive nell’eterno presente e percepisce utilizzando soprattutto i cinque sensi

Capacità di elaborazione

Limitata

Elevatissima

Memoria

A breve termine e di limitata capienza

A lungo termine, ha una capienza illimitata

Gestione degli eventi

Da uno a tre simultaneamente

Può gestire migliaia di funzioni simultaneamente, come quelle fisiologiche

Gestione informazioni al secondo

40 bit

40 milioni di bit

Funzioni psichiche

Io e Super Ego

Inconscio: istinti Superconscio: anima e spirito

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Siamo ciò che pensiamo

COSA HO IMPARATO IN QUESTO CAPITOLO • La psicologia moderna studia solo una parte della nostra mente. Molte antiche tradizioni ci dicono che siamo costituiti di più strati: oltre a un corpo abbiamo una mente, un’anima e un nucleo spirituale. • La mente (o mente superficiale) ci permette di vivere nel mondo e risolvere problemi, raccoglie e archivia dati, ricorda e progetta. L’anima (o mente profonda) esprime la nostra vera essenza, vuole la nostra felicità, vive sempre nel presente. • Quando predomina una di queste due menti il cervello presenta delle condizioni fisiche molto diverse. Le maggiori variazioni riguardano l’attivazione del sistema nervoso simpatico e parasimpatico e l’attività elettrica del cervello (frequenze delle onde cerebrali).

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Riferimenti bibliografici

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Riferimenti bibliografici

Robbins Anthony, Come ottenere il meglio da sé e dagli altri, Bompiani, Milano, 2000 Roberti Alessio, Belotti Claudio, Caterino Luigi, Comunicazione medico-paziente, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2006 Roberti Alessio, Rizzuto Antonella, Il meglio di te con il coaching, Alessio Roberti Editore (Nlp Italy), Bergamo, 2011 Smuts Jan Christian, Holism and evolution, Macmillan and Company, Londra, 1926 Trevisani Catia, Reflessologia naturopatica, Enea, Milano, 2005 Watzlawick Paul, Beavin J.H., Jackson D.D., Pragmatica della comunicazione umana: studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma, 1967 Watzlawick Paul, La realtà della realtà: comunicazione, disinformazione, confusione, Astrolabio, Roma, 1976

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Il nostro pensiero è la più potente forza creatrice a nostra disposizione.

Lorenzo Locatelli si laurea in Filosofia e

È il pensiero che può darci quella pace e quiete che tanto cerchiamo.

in Scienze dell’Educazione e della For-

È il pensiero che può permetterci di attirare a noi ciò che desideriamo.

mazione. Approfondisce argomenti le-

Se è indubbio che costruiamo la nostra vita attraverso le scelte che compiamo, è altrettanto vero che tutte le nostre scelte sono determinate dalle nostre convinzioni, da ciò che riteniamo vero o falso, giusto o sbagliato. Allora è proprio vero che siamo ciò che pensiamo. Essere

gati a salute, crescita personale ed educazione secondo un approccio olistico. Si è formato in PNL con Alessio Roberti,

in grado di orientare i nostri pensieri significa essere in grado di modi-

Claudio Belotti, Richard Bandler, John

ficare tutta la nostra esistenza.

La Valle ed Harry Nichols. Ha frequen-

L’obiettivo di questo libro è quello di presentare la PNL, Programmazione

tato i corsi di comunicazione Usiogope

Neuro-Linguistica, una disciplina che si occupa di comunicazione, cre-

(Principio Pneumopsicosoma®).

scita personale e cambiamento, in un’ottica olistica, sistemica, che

Nel 2005 fonda le Edizioni Enea.

superi le posizioni dell’“io” e del “tu” e abbracci la visione del “noi”, del Tutto di cui facciamo parte. Solo con questa consapevolezza possiamo produrre un cambiamento profondo e duraturo nella nostra vita e in quella delle persone che desideriamo aiutare.

È coautore dei libri Crescere con amore. Una proposta educativa in chiave olistica e Un’altra scuola è possibile (Edizioni Enea).

In allegato un CDMP3 con l’audiolibro del testo a stampa, un valido strumento per acquisire con più precisione le informazioni contenute e per memorizzarle più facilmente. ISBN 978-88-6773-022-3

EDIZIONI

24,00 € 9 788867 730223

www.edizionienea.it www.scuolasimo.it


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