2015 il quadernone della via Clericetti
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Edi t o r i a le - Il n ecessario contrappeso di Adriana Ciarchi
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Q ua t t r o chi a cchiere con u na centenaria di Francesca Bavastro
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Il n i do p i e n o d' amore ch e semb ra tanto casa di Sara Formis
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Co m e e duca r e i sensi per d are senso alla vita di Laura Borghi
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N o i e la t e cn o lo gia: la u siamo o ci u sa? di Roberto Meda
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L a fi a ba , un a m agia ch e cu ra l'anima di Pina Faleni
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Pe n so , dun q ue creo: l'arte d i immaginare di Silvana Rossello
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Ecce sso di t e cnologia? Imparariamo l'empatia di Chiara Colombo
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S e m i n a r i o t r i e n nale d i ped agogia presentazione a.s. 2015-2016
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staff
Il necessario contrappeso Editoriale di Adriana Ciarchi
Redazione Adriana Ciarchi,
Grafica Francisca Rivera
Copertina Patrizia Curcetti
Fotografie Enrico De Santis Jean-Pierre Maurer Nicolas Tarantino Archivio
Hanno collaborato Francesca Bavastro, Laura Borghi Chiara Colombo, Pina Faleni, Sara Formis, Roberto Meda, Silvana Rossello, e la Commissione Culturale della scuola
Pubblicità Mara Chiozzotto inserzioni.quadernone@gmail.com
Stampa e confezione Pinelli Printing Srl Via E. Fermi 8 - Seggiano di Pioltello - Milano
LA PEDAGOGIA STEINER-WALDORF MIRA A FARE DIVENTARE I BAMBINI ADULTI LIBERI, CREATIVI, CAPACI DI DECIDERE
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’uso generico di smartphone, social, pc, produce libertà o dipendenza? Sono molti ormai gli studi documentati su questi argomenti e troverete in questo numero vari spunti bibliografici. Tutti noi conviviamo con la tecnologia, con la tendenza a un’accettazione acritica verso la genialità di questi strumenti che richiederebbero di essere compresi con una coscienza sveglia. Come genitori non vediamo l’effetto della tecnologia e non riusciamo a bandire questi strumenti perché noi per primi non vogliamo rinunciarci, non abbiamo quindi l’autorevolezza sufficiente con i nostri figli, anzi, tergiversiamo stupendoci della loro innata capacità e dimestichezza con questi strumenti e li giustifichiamo, dicendoci che i tempi sono cambiati. Naturalmente il fascino di un pensiero combinatorio, meccanico che non richiede la dura faticosa conquista della propria attività pensante attira i giovani e meno giovani, ma l’attività e la creatività del pensiero autonomo si smorza. I supporti digitali riducono il lavoro mentale, e sono ormai divenuti protesi per ciascuno di noi. Ciò che occorre e di cui ci dovremmo preoccupare è un sapere e una conoscenza autentica, e non l’assommare sempre più informazioni che ricorda un chiacchiericcio superficiale e rende gli uomini sempre più indifferenti e sempre meno empatici. Quando si vuole conservare la propria autonomia nel mondo della rete bisogna distinguere bene quello che occorre obiettivamente come aiuto tecnico per il proprio lavoro e dove si passa il limite. La domanda da porci è: - Di chi è la volontà che ci tiene incollati allo schermo? -
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Rudolf Steiner Cooperativa Sociale a r.l. ONLUS Via Clericetti 45, 20143 Milano - Tel. 02 36538510 info@scuolasteinermilano.it - www.scuolasteinermilano.it
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Questi strumenti non sono solo ladri di tempo per esperienze reali, indispensabili alla crescita dei nostri figli, ma anche bugiardi, perché nel virtuale si può commettere qualsiasi azione senza conseguenze e la vita reale appare sempre più scialba, pesante, noiosa, mentre diventa sempre più difficile creare uno spazio per la dimensione interiore più autentica e per un contatto diretto con la vita universale.
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a tecnologia digitale agisce nell’ anima: - precludendo la possibilità del silenzio interiore, abbiamo ormai l’abitudine di vivere nel rumore, nei suoni, quanta più informazione tanta meno conoscenza che è frutto di dedizione, contemplazione, riflessione, rielaborazione. - agisce sull’attenzione, la maggior parte di ciò che viene visto è troppo per essere digerito, tutto avviene troppo velocemente e l’attenzione non ce la fa a seguire, incomincia a saltare senza un filo conduttore e diventa frammentaria; la velocità è una delle cause della crisi d’esperienza e ciò che viene a mancare, oltre alla memoria, è la disponibilità all’ascolto. - agisce sulla calma interiore o sul saper aspettare, abbiamo la tendenza a sfuggire al presente, al qui e ora con noi stessi e con i bambini, sovente siamo con l’attenzione altrove; viviamo nella fretta del tutto e subito ed educhiamo al tutto subito. Da studi scientifici sappiamo che i danni causati dai mezzi digitali dipendono dalla dose: quanto più tanto più, e dall’età: quanto più giovane tanto più danno.
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uesti studi mostrano la forte relazione tra l’uso dei mezzi mediatici e lo stress depressivo, le conseguenze sono molte: disturbi del linguaggio, deficit di attenzione, disturbi della lettura e della concentrazione, paure e insensibilità, insonnia e depressione, problemi comportamentali, predisposizioni alla violenza, diminuzione dell’autocontrollo e dipendenza. Effetto collaterale: la drammatica diminuzione della capacità d’imparare delle nuove generazioni. I bambini hanno bisogno di un ambiente sano dove possano imparare bene, interagendo con gli altri nel mondo reale, ma per fare questo, noi stessi per primi dobbiamo riconoscere le conseguenze di questi strumenti sulla nostra anima e su quella dei giovani, solo così possiamo sviluppare la volontà sufficiente per dominare il loro utilizzo
Uno dei pregi della nostra comunità è quello di proporre e condividere esperienze alternative che, senza avere la pretesa di contrastare o annullare le forze disumane che ci soverchiano, creino nella nostra interiorità una nicchia di potenzialità creative, preziosa risorsa e indispensabile corredo per il futuro dei no stri figli. 5
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Elisabetta Pederiva (prima in piedi da sinitsra)
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Quattro chiacchiere con una centenaria Elisabetta Pederiva ha conosciuto Rudolf Steiner e frequentato il primo corso Waldorf. Diventata maestra, qui ricorda gli incontri fondamentali della sua vita. E il momento entusiasmante in cui nacque la scuola di via Clericetti. di Francesca Bavastro
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on capita spesso di conoscere e fare visita a una centenaria. Elisabetta è stata la mia maestra dell’asilo, nonché mia madrina. È stata una maestra accogliente, giusta, anche un po’ severa, a volte. Quello che mi colpisce particolarmente ogni volta che vado a trovarla, è la sua straordinaria memoria per poesie e canzoni che l’hanno accompagnata durante tutta la sua vita e che ho il piacere di riascoltare e ricordare ogni volta che la vedo. Negli ultimi anni passa così le sue giornate, serena, immersa nella sua memoria. È anche molto interessante ascoltare le storie che racconta della sua famiglia e di quando era bambina, testimone di un’epoca così diversa, eppure così vicina. Elisabetta è nata il 22 agosto 1912 a Stoccarda in una famiglia di “pionieri” dell’antroposofia. Suo padre, Carl Unger e suo nonno Adolf Ahrenson avevano conosciuto Steiner già nel 1904, quando Steiner era ancora segretario della società Teosofica a Berlino, hanno segui-
to con grande entusiasmo e impegno il cammino esoterico proposto da Rudolf Steiner e hanno poi preso parte alla fondazione della Società Antroposofica nel 1912. Soprattutto il padre di Elisabetta, Carl Unger, si è dedicato al cammino interiore, impegnandosi anche nella diffusione del pensiero di Steiner, tenendo numerose conferenze. Le ho chiesto di raccontarci i suoi ricordi di infanzia...
«Astrasse, in una casa spaziosa. Mio pa-
bitavamo a Stoccarda, nella Wera-
dre era spesso fuori per lavoro, e quando era a casa studiava e leggeva nel suo studio. Quando Rudolf Steiner era di passaggio a Stoccarda per conferenze o riunioni abitava spesso a casa nostra. Ricordo che pranzava con la famiglia, poi si chiudeva nello studio con mio padre. Era sempre gentile e disponibile con noi bambini. Io ero la terzogenita. Quando è stata fondata la scuola Waldorf a
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La maestra Elisabetta alla posa della prima pietra della Scuola di via Clericetti nel 1983 Stoccarda nel 1919 io avevo proprio 7 anni e ho cominciato a frequentare la prima classe. Mia sorella Gretel ha iniziato la seconda e mio fratello Georg la quarta. Nella nostra classe c’erano quaranta bambini, la nostra maestra è stata prima Leony von Mierbach, che poi ha lasciato il posto a Herbert Hahn. Mi ricordo che quando c’è stato il rogo del primo Goetheanum, la nostra classe ha fatto una colletta per costruire un nuovo edificio e io sono stata scelta per portare al dottor Steiner la busta con i soldi raccolti nella nostra classe. Dopo aver preso la busta mi ha dato la mano, ricordo ancora il calore che mi ha trasmesso! Ho frequentato la scuola Waldorf fino alla dodicesima classe, poi ho frequentato una scuola per puericultrice a Stoccarda per un paio di anni.
cresciuti, poi mi sono sposata e ho avuto io stessa dei figli. Sono cresciuta in una famiglia di antroposofi, ma è stato a Merano che ho cominciato a leggere e a interessarmi attivamente all’antroposofia con un gruppo di antroposofi. Abbiamo abitato a Merano diversi anni, ma nel ‘43 sono dovuta scappare a Milano per le persecuzioni razziali che erano cominciate anche a Merano . Le mie due sorelle hanno studiato euritmia e hanno abitato a Dornach tutta la vita; mio fratello Georg invece ha studiato matematica ed è diventato direttore della sezione di matematica e astronomia al Goetheanum. Durante gli ultimi anni di guerra abbiamo abitato presso Lidia Baratto, euritmista, nella sua grande casa vicino a piazza Duomo.
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a casa di via Gonzaga era il centro della vita antroposofica milanese di quegli anni, da Lidia era nascosta anche Lina Schwarz, la famosa poetessa. Quando suonavano alla porta, mio figlio Stefano andava sempre ad avvisare la zia Lina di nascondersi, perchè era sorda come una campana e non
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uando è morto Steiner ricordo che a scuola eravamo tutti molto tristi. A 23 anni sono andata a Merano per aiutare una famiglia tedesca con bambini piccoli, ho lavorato con loro finchè i bambini non sono
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sentiva il campanello! Io potevo uscire poco di casa, ma i bambini uscivano con Lidia. I primi tempi ad ogni allarme scendevamo nei rifugi sotterranei, ma col passar del tempo non ci andavamo più. Quando l’allarme suonava di notte, prendevo i bambini nel mio letto e aspettavamo che passassero. Lidia ha ospitato molti ebrei e perseguitati, anche tedeschi che si opponevano al nazismo e dopo la guerra è stata in carcere per tre giorni. Dalla casa si vedeva il Duomo, e dopo la liberazione abbiamo visto come hanno “scoperto” la Madonnina, che era stata coperta di stracci per non farla vedere durante i bombardamenti.
fetto le colleghe dei primi anni in via Franscesco Sforza, Giuliana Origgi e Ursula Schnabel, Anna Tabet e Giannina Noseda. Ursula mi viene a trovare spesso e ho sempre notizie di Giuliana. Anna purtroppo morì ancora giovane, mentre con Giannina si è instaurata un’amicizia più che trentennale. Giannina aveva una spiccata vena poetica e un animo leggero e arguto, che le ha permesso di comporre tantissime poesie per i suoi allievi e un’eccellente traduzione italiane delle recite natalizie di Oberufer. Alla fine degli anni ‘70 un gruppo di medici e insegnanti ha cominciato a mettere in scena le recite di Natale, e per tanti anni ho seguito la messa in scena delle rappresentazioni. Sono molto contenta che la tradizione continui ancora oggi anche se non riesco più a venire a vederle.
Dopo la fine della guerra un gruppo di antroposofi, tra cui la signora Mondolfo, allora già settantaquattrenne, ha cominciato ad applicare la pedagogia steineriana nella scuola comunale di via Pergolesi, dalla Signora Reciputi. Poi con l’aiuto di Ugo Mondolfo, senatore socialista, abbiamo avuto dal comune di Milano l’edificio di via Francesco Sforza, dove per un periodo di tempo ho abitato con i miei figli. Agli inizi degli anni 50 la scuola di Milano si stava ingrandendo, eravamo un bel gruppo di maestre, molto unite. Quando finiva la scuola ci trovavamo spesso a bere un tè parlando dei bambini e dei programmi della scuola. È stato un periodo molto intenso!
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egli anni ‘80 la scuola ha traslocato nelle sede di via Clericetti, perchè vi era necessità di più spazio per poter accogliere la scuola media e il liceo. È stato un momento molto emozionante quando tutta la scuola si è riunita nello stesso edificio. Tutti i genitori e gli insegnanti hanno partecipato in modo molto attivo alla costruzione della scuola nuova. Abbiamo fatto una grande festa per la posa della prima pietra nel cortile della scuola. Quando sono andata in pensione, ho continuato per qualche anno a fare lezione di euritmia e di pittura con i bambini dell’asilo e a occuparmi dei colloqui con i nuovi genitori»
Mia figlia Maddalena era troppo grande per frequentare le elementari, ma Stefano ha fatto la prima classe con la maestra Emma Minoia e mia figlia Cristina ha cominciato la prima elementare con Ursula Schnabel nel ‘51. L’asilo di via Francesco Sforza era in un’aula molto grande che dava sul giardino della Guastalla, c’era posto per 35-40 bambini, venivano dal mattino fino alle tre del pomeriggio. Nella scuola oltre alle maestre lavorava la Signora Olga che ci aiutava a scaldare le “schiscette” del pranzo. La Signora Mondolfo veniva tutti i giorni a scuola dalla sua casa di via Podgora fino a quando ha compiuto cento anni.
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opo i primi anni ‘70 in asilo non ero più la sola maestra, e nelle classi potevo insegnare anche euritmia. Ricordo con grande af-
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Bellezza e benessere nel rispetto della natura.
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“Le forze che hanno un influsso formativo sugli organi fisici comprendono anche la gioia di stare nel proprio ambiente. Volti sereni e, soprattutto un amore sincero e spontaneo. Questo amore che inonda l’ambiente fisico, cova, nel vero senso della parola, gli organi fisici.” Rudolf Steiner Educazione del bambino e preparazione degli educatori
Il nido pieno d'amore che sembra tanto casa di Sara Formis, insegnante asilo nido
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uando penso al senso profondo del compito che si assume chi lavora con i bambini piccoli le parole che immediatamente mi vengono a mente sono Amore e Meraviglia. Ogni madre che abbia vissuto l’esperienza della genitorialità comprenderà quello che voglio dire e ricorderà l’amore incondizionato che si sprigiona nel momento in cui, per la prima volta, incontra il proprio bambino
e che costituisce un elemento vitale per il bambino stesso, che se ne nutre profondamente e di cui il bambino ha bisogno anche quando, per vari motivi, si trova ad essere lontano dai propri genitori.
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a natura, in questo, ci aiuta: abbiamo tutti infatti una naturale predisposizione all’amore per i bambini piccoli, che quando vengono al mondo ci appaiono così
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La Madonna Sistina dipinta da Raffaello è l’archetipo dell’incarnazione. Un’immagine che ricorda come ogni bambino sia un messaggero del Cielo: gli adulti hanno la responsabilità di accogliere e proteggere questo essere che ci è stato affidato dal mondo celeste.
indifesi e bisognosi di protezione e accudimento; quanto amore serve ad un genitore per sopportare con gioia le numerose levatacce, i capricci e tutte le infinite discrepanze tra il bambino immaginato durante l’attesa e quello reale che ha tra le braccia!
l’incontro tra un adulto e un bambino è sempre, per entrambi, un incontro di destino. Per questo l’amore e l’accoglienza sono tanto importanti: perché ci consentono di rapportarci con i bambini e le loro famiglie in modo aperto e libero da pregiudizi, accogliendo, appunto, i molti modi di essere genitori nella società contemporanea. La domanda che, come educatori dobbiamo porci, piuttosto, è questa: come ricreare un ambiente che sia veramente a misura di bambino, rassicurante e in cui i piccoli possano davvero sviluppare le proprie capacità e crescere in modo armonioso, ben sapendo che i primi anni di vita costituiscono quanto di più prezioso si possa immaginare per la vita futura?
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’immagine che ci aiuta a coltivare in noi l’atteggiamento giusto per poterci prendere cura di un bambino piccolo, è quella che fa bella mostra di sé alle pareti di tutti i nostri asili: la Madonna Sistina dipinta da Raffaello, l’archetipo dell’incarnazione. Questa immagine ci mostra infatti, in modo immediato, che ogni bambino che viene alla luce è un messaggero del Cielo e che noi adulti abbiamo la grande responsabilità di accogliere e proteggere questo essere che ci è stato affidato dal mondo celeste. Il bambino piccolo porta con sé da quel mondo luminoso e beato un atteggiamento di assoluta fiducia e di gioioso stupore verso tutto ciò che lo circonda, ogni cosa è interessante e meravigliosa, il mondo, per questi occhi sgranati che lo osservano con intensità, è Buono. In particolare per l’educatore entrare in relazione con i bambini e con i loro genitori sollecita molte emozioni, ricordiamo anche che
«Il bambino, osservandolo nel suo intimo essere, è un messaggero del Cielo, e le sue forze vogliono manifestarsi. In realtà noi non possiamo fare altro che offrire a queste forze quanto più è possibile, l’occasione di manifestarsi, di uscire. In questo consiste in fondo ciò che dobbiamo fare per l’educazione dell’essere umano durante la prima infanzia: non dobbiamo mai disturbare le forze che vogliono manifestarsi. Vorrei dire che da una simile conoscenza nasce un sentimento di umiltà.” (Rudolf Steiner)
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Cosa dobbiamo fare per occuparci in modo corretto di un bambino piccolo? Le parole di Steiner ci vengono in aiuto: non dobbiamo fare niente! I bambini hanno una naturale predisposizione alla crescita e in questo processo di crescita provano grandissima gioia e soddisfazione, il nostro compito è quello di creare un’atmosfera in cui il bambino possa crescere sano e libero. Prendiamo, ad esempio, lo sviluppo motorio, fondamentale per tutto il primo settennio: il bambino, circondato da adulti che camminano, imparerà autonomamente ad alzarsi in piedi e a fare i primi passi. Per ognuno questo avviene in modo diverso, direi proprio unico, ma soprattutto senza bisogno di interventi o particolari sollecitazioni dall’esterno.
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di linguaggio, che lascia tutti a bocca aperta; c’è chi nomina ogni cosa declinando all’infinito la parola mamma, ad es. “Mimmo” è il pupazzo di pezza con cui si addormenta, “ahmmamm” è il cibo e così via. Gli adulti non devono fare altro che parlare correttamente e, possibilmente, non troppo velocemente al bambino e intorno al bambino, senza storpiature, senza ripetere i suoi primi, goffi tentativi di esprimersi, semplicemente il bambino potrà quindi imitarlo e imparerà a parlare perfettamente.
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a regola insomma per gli educatori che si occupano di bambini piccoli nel nostro nido è non fissare regole, non elaborare programmi di lavoro dettagliati, non fare troppo riferimento a principi teorici, ma piuttosto saper stare accanto ai bambini in modo naturale e cercare di realizzare una forma di vita familiare il più possibile in continuità con l’esperienza che il bambino può fare a casa. Può accadere, ad esempio, che una bambina arrivi una mattina al nido senza essere riuscita a fare una buona colazione a casa magari perché la mamma ha preferito farla riposare di più o magari perché il papà ha una riunione importante ed è uscito prima. Quando arriva al nido la maestra la fa accomodare in cucina, le prepara un tavolino e le offre un po’ di tisana, qualche biscotto, un po’ di pane con il miele.
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’è Giulia che, seduta al centro della stanza dei giochi del nido, improvvisamente si alza in piedi da sola e poi, con gli occhi pieni di orgoglio, compie i suoi primi passi; Francesco, invece, si appoggia alla seggiolina di legno e «le corre dietro per tutta la casa». Sofia si appoggia al muro con le mani e per molti giorni fa tutto il perimetro della stanza prima di avventurarsi a compiere qualche passetto da sola. A saper osservare bene, i bambini ci dicono moltissime cose di sé e di come saranno in futuro dal modo in cui decidono di iniziare a camminare per la prima volta: noi adulti possiamo solo assistere a questi piccoli miracoli senza disturbare. Legata strettamente allo sviluppo motorio è l’acquisizione del linguaggio, che solitamente si completa intorno al terzo anno di età, e che all’inizio si presenta come una sorta di linguaggio primordiale, carico di emozioni e molto creativo; anche in questo caso ogni bambino è un caso a sé: c’è chi saggiamente preferisce restare in ascolto per mesi e poi all’improvviso sfodera una grande proprietà
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Per riuscire a seguire l’indicazione di Steiner e salvaguardare il più possibile lo spirito di iniziativa e la volontà dei bambini occorre coltivare in sé l’abitudine ad intervenire il meno possibile, a lasciar fare, cercando di assecondare gli impulsi di ogni bambino e lasciando ognuno libero di agire, di sperimentare, astenendosi dal dare troppe indicazioni. Naturalmente per riuscire in questo intento senza, da un lato inibire la volontà dei bambini ma senza neppure lasciarli troppo a sé stessi, sono di grandissimo aiuto il ritmo e la regolarità della vita quotidiana al nido, «L’elemento ritmico ha un’azione armonizzatrice sull’organismo sensorio inferiore, diventa un mezzo terapeutico». (Willi Aeppli)
naturale processo di crescita e nel contempo offrire loro un ambiente gioioso e adatto ad un sano sviluppo dei loro sensi: «Il bambino piccolo è tutto organo di senso» ci dice Steiner e nulla è più importante della cura dei sensi per lo sviluppo del bambino; più il bambino è piccolo e più è facilmente impressionabile da ciò che avviene intorno a lui e tanto più dovremmo, noi adulti, fare attenzione che ciò che lo circonda sia sempre degno di essere imitato. Da ciò si comprende l’enorme importanza che riveste l’ambiente in cui il bambino cresce.
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a casa del nido è perciò un luogo caldo e accogliente, il colore rosa tenue alle pareti, la bella luce che inonda le stanze nelle giornate di sole, gli arredi semplici in legno naturale, il profumo del cibo preparato con cura circondano con il loro calore i bambini, ma sempre in modo delicato. La casa intera è da considerarsi come spazio di gioco perché il gioco è la dimensione in cui i bambini sono sempre immersi durante la giornata. Ecco perché l’ambiente deve mantenere l’aspetto di luogo domestico, non artificiale, pur essendo sicuro naturalmente, in modo che i bambini possano muoversi liberamente e senza pericolo. Gli oggetti che mettiamo a disposizione dei bambini sono il più possibile semplici e naturali. Il bambino piccolo infatti, che ancora non fa giochi simbolici di imitazione, esplora la materia con tutti i suoi sensi e ne scopre, pieno di meraviglia, le qualità: gli animali di lana sono soffici, colorati e non fanno male; la terra dei giardinetti è umida e profumata; i pezzetti di legno sono duri, fanno un bel suono se li batto uno contro l’altro e fanno molto male se li lancio sulla testa di qualche malcapitato!
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iccoli rituali, come una breve poesia prima dei pasti, una canzoncina prima della nanna, ritrovare il proprio lettino o lo stesso profumo di minestrina, sono elementi che creano nella vita dei bambini al nido una specie di struttura entro la quale possono sentirsi sicuri e protetti e, nondimeno, sono strumenti che consentono alle maestre di evitare conflitti e capricci pur lasciando ai bambini grande libertà. I bambini, pieni di fiducia, si aspettano da noi lo stesso girotondo tutte le mattine, la stessa canzoncina mentre si lavano le manine, si sorprendono tutti i giorni davanti alla meravigliosa stellina che scopriamo dentro alla mela; basta osservarli per capire quanto amino questi semplici gesti e quanto siano per loro benefici. Nostro compito è perciò non disturbare i bambini nel loro
Tutto è gioco, tutto viene assorbito dai sensi del bambino; i piccoli del nido osservano concentrati la maestra che lava e taglia le verdure, pulisce le stoviglie, lavora a maglia, partecipano con entusiasmo alle semplici at-
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“La regola per gli educatori che si occupano di bambini piccoli nel nostro nido è non fissare regole. Non elaborare programmi di lavoro troppo dettagliati, non fare troppo riferimento a pirincipi teorici, ma piuttosto saper stare accanto ai bambini in maniera naturale e cercare di realizzare una forma di vita familiare il più possibile in continuità con l'esperienza che il bambino fa a casa”.
tività domestiche e questo li aiuta ad entrare in contatto con un mondo e con una realtà che resta alla loro portata, che è comprensibile per loro: che gioia girare la macina e toccare con le dita la farina soffice o assaggiare l’impasto profumato del pane appena sfornato.
to contenti di aiutare i più piccoli, assistere al cambio del pannolino è sempre motivo di grande soddisfazione! I più piccoli, invece, guardano con sconfinata ammirazione tutto ciò che fanno i più grandicelli e li imitano con grande gioia.
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e perciò educare con l’esempio, senza intervenire con autorità, è indubbiamente più faticoso e implica un costante lavoro di autoeducazione, poter guardare il mondo attraverso gli occhi luminosi di un bambino e assistere alle sue grandi conquiste quotidiane è un vero e proprio privilegio!
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anche molto importante che al nido si accolgano bambini di età diversa, un po’ perché questo è conforme al modello di famiglia cui ci ispiriamo e anche perché un gruppo misto offre molte più opportunità educative: i più grandi sono in genere mol-
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Come educare i sensi per dare senso alla vita Anche in una città inquinata da suoni e colori artificiali si può godere del canto di un uccello o dell'emozione di un' alba. E nel guidare i bambini alla scoperta della realtà, inclusa quella virtuale, ci vuole equlibrio perchè l'uso non diventi abuso. di Laura Borghi, medico antroposofo scolastico
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siamo dire che qualcosa è sensato oppure che ha un senso. Ci sarà un’attinenza con l’attività di percezione degli organi sensoriali? Perché qualcosa acquisti un senso, va conosciuto e l’atto del conoscere prima della componente di riflessione ha quella della percezione. Nel nostro organismo abbiamo tre porte fondamentali
di contatto con il mondo, con la sostanza tramite l’alimentazione, con l’aria che respiriamo e con una più fine respirazione mediata dalle qualità sensoriali, di colore con la vista, suono con l’udito, e poi il gusto, l’odorato e il tatto. Anche il movimento proprio, lo stato di benessere e l’equilibrio nei confronti dell’ambiente sono stati che possono essere percepiti. E ancora il
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calore. Più oltre la parola con cui comunichiamo, prima dei pensieri che stanno dietro e tramite quella vengono espressi, e anche i pensieri stessi però, fino all’io dell’altro che questi pensieri ha formulato possono essere percepiti. Possiamo presupporre organi sensoriali diffusi nell’organismo e non delimitati fisicamente in modo netto come i 5 sensi classici riconosciuti a cui oggi ormai se ne sono aggiunti nella moderna fisiologia già alcuni di quelli qui citati.
la situazione richiede l’utilizzo dei mezzi tecnici citati. Con le qualità della subnatura conviviamo e dobbiamo educarci ad una modalità adatta d’uso che comporta dei compiti non delegabili agli esperti.
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a un senso durante la fase educativa, prima di quella auto-educativa, permettere e favorire l’incontro con la realtà, certo anche quella virtuale all’occorrenza, ma l’abuso e l’anticipazione sono un danno alla salute dell’uomo e dell’umanità. L’abuso di sostanze che alterano la coscienza porta a dipendenza e tutti quanti possiamo trovarci d’accordo che siano dannose. La dose è dipendente anche dall’età e quanto non è dannoso in un periodo può esserlo in un’altra fase della vita. L’eccesso e il disordine con cui si può in età infantile e preadolescenziale permettere l’utilizzo di strumenti mediatori della realtà porta con sé la mancanza di assunzione di responsabilità e conoscenza. Se la realtà non è piacevole, bella e buona abbiamo la possibilità di comprenderla e di contribuire a modificarla senza favorire motivi di evasione edulcorati e motivati dal fatto che l’ambiente cittadino non sia sano e non offra stimoli adatti.
Sappiamo dalla pedagogia steineriana dell’importanza della cura del ritmo durante soprattutto il ciclo primario della scuola. Sappiamo ancora e applichiamo come possiamo una certa modalità protettiva nell’evitare l’uso di strumenti meccanici e soprattutto elettronici possibilmente fino al termine del primo settennio e in modo diverso del secondo settennio.
L
a percezione è lo strumento per conoscere il mondo fuori di noi e così dovremmo conoscere una realtà che corrisponda al vero, prima di aggiungere la qualità del bello e del buono. Se un bambino mette nel carrello della spesa con cui sta giocando dei frutti di plastica la confusione che gli portiamo incontro sta nel tatto, vista, senso del movimento ed equilibrio; avete mai provato a sollevare una valigia vuota pensando fosse piena? Un limone di plastica produce lo stesso effetto. Ma fin qui va bene, è persino comprensibile. I programmi televisivi o internet possono essere educativi, il mezzo di comunicazione però trasmette all’occhio percezioni virtuali e non reali nella loro composizione di stimoli luminosi sullo schermo e sonori dalle casse acustiche. Di questo come educatori e genitori dovremmo essere consapevoli, non necessariamente per evitare, quando
Nella natura incontaminata l’uomo non vive più ormai da tempo e nella città inquinata di colori artificiali e rumori anziché suoni è pur sempre possibile portare l’attenzione al canto di un uccello o di una cantante che si sta esercitando a finestre aperte, alla luce e ai colori di un’alba che non vediamo direttamente dal nostro balcone, ma che cogliamo riflessa dai vetri del palazzo di fronte. L’incontro con una persona ci rende attenti alla sua voce, alle sue parole e a quanto più o meno intenzionalmente vuole comunicarci. Più facile dire che tutti in metropolitana sono “concentrati” sul proprio mini-schermo porta-
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tile, meno scontato è l’incontro attivo con la realtà che percepiamo di volta in volta per concorso dell’attività di diversi organi sensoriali. Allora acquista un senso anche andare in natura e a visitare mostre d’arte o ascoltare concerti e perché no, da dilettanti esercitare settimanalmente un’arte che accompagni una professione o un lavoro di necessità unilaterale e faticoso. Potremo cogliere l’importanza di un esercizio eseguito con colori stesi con il pennello anziché disegnati con i pennarelli se ci cimentiamo nell’esperienza ripetuta o se visitiamo una mostra guardando dal vero dei quadri. L’occhio completa sempre lo spettro dei colori e nei colori naturali non c’è mai una banda ristretta di colore come in un colore chimico.
Goethe ci dice essere nato dalla luce. È con la luce che il nostro organismo mantiene la propria forma, è luce interiore che rischiara le nostre menti e illumina lo sguardo dei nostri occhi. Calore umano mediatore tra luce esterna e luce interiore, colore che nasce nell’equilibrio tra luce e tenebra, in cui vive l’anima. “Il mondo dei sensi e il mondo dello spirito” è il titolo di un ciclo di conferenze di Rudolf Steiner. Non però il mondo dello spirito come proposta dell’antroposofia portata a evitare di conoscere il mondo sensibile. Con i sensi cosiddetti inferiori, tatto, vita, movimento, equilibrio, conosciamo il nostro corpo; con i sensi mediani del gusto, odorato, vista e calore andiamo verso il mondo esterno; con l’udito, il senso della parola, del pensiero e dell’io dell’altro entriamo nell’interiorità degli esseri. La possibilità di conoscere il mondo si amplia e si fa più profonda in un gesto unificante
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a ultimo ancora uno spunto. Il bambino cresce e si conforma e la vita è mantenuta nell’adulto non solo per quel che mangiamo. La qualità comune a tutti i sensi è quella tipica per l’occhio, che
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il Quadernone
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della via Clericetti
Noi e la tecnologia: la usiamo o ci usa? L’enorme quantità di informazioni che offre la rete ci dà l’illusione di poter entrare nel mondo. Ma il pericolo è invece che il mondo entri in noi modificandoci e dominandoci. Un rischio ancor più grave per i piccoli che rischiano di non distinguere più tra reale e virtuale. di Roberto Meda, medico antroposofo
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econdo molti studiosi, la realtà virtuale sta cambiando inevitabilmente e forse irrimediabilmente il nostro modo di percepire il mondo e quindi anche il nostro modo di pensare e di agire nel mondo e conseguentemente si trasforma il nostro stile di vita. Inoltre si sta modificando il valore che diamo alle cose, alle persone, alle relazioni, alle parole e alle azioni in virtù dell’affermarsi di una cultura del tutto, del subito e ovunque, della cultura dell’essere sempre connessi, cultura resa possibile dagli strumenti che sono diventati compagni di viaggio nella nostra vita: i supporti multimediali, o detto in altri termini, la digitalizzazione della realtà. Ancora di più, secondo alcuni studiosi,
stiamo assistendo a un cambiamento antropologico, quindi a un mutamento del nostro modo di essere uomini e donne, di concepire l’essere umano e l’essere umanità, sta cambiando il modo di percepire e vivere realtà fondamentali come quelle di tempo e spazio. E questa trasformazione sta avvenendo molto, forse, troppo rapidamente. Inoltre, come ricorda Howard Rheingold nel suo libro Perché la rete ci rende intelligenti, questa tecnologia è già fuori dal nostro controllo. «L’intelligenza a misura di rete non è vitale solo per andare avanti: ne avrete bisogno anche per non restare irrimediabilmente indietro. Un simile ammonimento potrebbe essere visto come una prova del
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fatto che l’uso della tecnologia è ormai largamente fuori dal nostro controllo, ma questo è un dato di fatto, ci piaccia o no. E indipendentemente da quello che facciamo al riguardo, il mondo connesso è pieno di informazioni sul nostro conto fornite da altri, comprese le loro opinioni su di noi, in una parola tutto ciò che noi consideriamo la nostra reputazione».
virtuale. Inoltre queste parole risuonano come un ultimatum; non c’è una via di ritorno o di scampo, per forza, dobbiamo confrontarci con questa “irrealtà”, venduta come realtà. In questo mondo restiamo intrappolati comunque, anche se vi entriamo con il massimo della nostra consapevolezza. Non lo possiamo più dominare e se non lo possiamo dominare, e il passo è breve, rischiamo di essere dominati, dominati dal potere di seduzione che questa tecnologia esercita su di noi. E il potere onnipotente di fascinazione e di seduzione che questa realtà possiede è antico come l’uomo, è la seduzione della conoscenza, dalla mela di Adamo ed Eva fino al logo di Apple! L’autore del libro, ottimista non ingenuo, che crede nelle potenzialità della rete,
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ià queste parole, scritte da uno studioso che si considera un ottimista ma non ingenuo nei confronti della realtà digitalizzata, di una persona che sostiene che la rete ci può rendere più intelligenti (un’intelligenza a misura di rete!), dovrebbero indurci a riflettere sull’uso che facciamo e che fanno i nostri figli della tecnologia che ci dà accesso al mondo
La conoscenza ha un potere seduttivo antico come l'uomo: dalla mela di Adamo ed Eva al logo di Apple
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onestamente denunciandone i rischi, ci conduce per mano per diventare utilizzatori consapevoli della tecnologia digitale. Il percorso che indica è molto interessante e utile per chi naviga in rete (Google, bing, Yahoo, Youtube, Faceboock, Twitter, Linkedin, blog, etc), ma richiede un profondo lavoro su se stessi, un lavoro che può essere fatto da una persona già formata che sceglie consapevolmente di farlo. Il primo passo per diventare cittadini consapevoli della rete, secondo Rheingold, è l’attenzione. Non dobbiamo farci distrarre da quello che lo strumento ci permette di fare. Dobbiamo avere un’intenzione chiara, uno scopo preciso ed esercitando una continua attenzione sulle nostre percezioni, sui nostri pensieri e sulle nostre azioni, arrivare dove ci siamo proposti di giungere. L’intenzione deve alla fine coincidere con la meta raggiunta.
di digitalizzare tutto lo scibile prodotto dall’uomo. Che cosa troviamo se, ad esempio, usiamo un motore di ricerca? (vedi tabella qui sotto)
Platone 781.000 Aristotele 728.000 Einstein 480.000.000 Obama 575.000.000 Facebook 15.670.000.000 Google 8.850.000.000 Angelina Jolie 191.000.000 Porno 230.000.000 You tube 5.590.000.000 Roma 636.000.000 Lady Gaga 174.000.000 C. G. Jung 210.000.000 Ronaldo 310.000.000 Papa Franccesco 38.000.000 Messi 190.000.000 Twitter 11.300.000.000 Linkedin 2.240.000.000 Flickr 1.020.000.000
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uesto non è per nulla semplice. C’è richiesto un rigore con noi stessi notevole, cioè quello di dominare lo strumento e quello che lo strumento ci permette di fare. Dobbiamo inoltre rilevare con forza che con la realtà digitalizzata non andiamo da nessuna parte, è un’illusione che ci porti nel mondo, è lei che entra sempre più nei luoghi della nostra esistenza, nei recessi della nostra coscienza, nella formazione o distruzione delle nostre sinapsi, e il grande pericolo è che invada i nostri mondi interiori e il nostro mondo, trasformandoli profondamente col rischio di renderli irriconoscibili. Non pochi hanno già perso il confine tra reale e virtuale. La realtà virtuale è presente ovunque, esercita il suo potere di seduzione, sempre di più conterrà tutto il sapere. Google ha in progetto, e lo sta già attuando,
Totale 47.705.509.000
Il progetto è digitalizzare tutto lo scibile umano. Ma è davvero così importante avere e sapere tutto?
Ma ritorniamo a Howard Rheingolg. Quali passi ci indica per essere consapevoli?
I
NTENZIONE. Deve essere consapevole. Cioè devo avere chiaro cosa mi propongo e per quale scopo. Devo già sapere come muovermi nella realtà virtuale per cercare quello che voglio trovare o comunicare, e quindi dovrei già avere una
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conoscenza dello strumento, delle sue potenzialità e della sua potenza e anche della mia maturità.
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TTENZIONE. Quando usiamo uno strumento multimediale, dobbiamo porre una costante attenzione alle nostre percezioni, ai nostri pensieri e gesti. Questi non devono essere disturbati dal contenuto e dalle mille distrazioni, dai collegamenti (link), dai continui rimandi, dalle pubblicità dedicate, etc. Devo rimanere fedele a ciò che mi sono proposto. C'è richiesto un grado di responsabilità notevole, perché siamo in prima persona responsabili per quello che facciamo in rete. La rete ci permette di entrare in un mondo virtuale, ma le ricadute di quello che facciamo si ripercuotono inevitabilmente nel mondo reale. Spesso ci manca questa consapevolezza. Per Nicholas Carr, come evidenzia nel suo libro: La rete ci rende stupidi? la rete è il più straordinario strumento di distrazione. Siamo continuamente distratti, non riusciamo a prestare attenzione a lungo a un unico contenuto. I collegamenti sono un continuo rimando a qualcosa d’altro rispetto a quello che stiamo cercando, e spesso entriamo in un labirinto nel quale possiamo perderci se ci manca il filo della responsabilità, dell’attenzione vigi-
le e costante. Inoltre come rileva sempre l’autore, chi usa molto la rete fa sempre più fatica a concentrarsi per lungo tempo su una singola cosa o un singolo contenuto. Siamo indotti a cercare sempre nuovi contenuti, ma così facendo non approfondiamo, rimaniamo inevitabilmente in superficie. La stessa superficie dei nostri strumenti digitali. Lì non c’è profondità. La dimensione della profondità è solo rintracciabile nella realtà e nell’uomo. Sono le azioni, i pensieri, i sentimenti dell’uomo che possono dare profondità, attribuzione di senso, capacità di creare sostanziali relazioni affettive. Inoltre sommersi da una quantità sovrabbondante di stimoli, d’informazioni di distrazioni ci manca, il più delle volte il tempo per riflettere, per interiorizzare e organizzare le percezioni e le informazioni che la rete contiene e ci mette a disposizione. In altre parole ci manca il tempo per fare nostro tutto quello che entra in noi, ci manca il tempo per trasformarlo in reale conoscenza individualizzata. Ma tutto quel contenuto di percezioni di informazioni, di impressioni che entrano in noi, sfuggendo al vaglio della nostra coscienza di veglia, come agiranno, cosa produrranno in noi? Se ci manca il tempo per una reale conoscenza, se ci manca il tempo per fare memoria, ciò che entra in
noi, agirà come un corpo estraneo che potrà sempre di più condizionare il nostro modo di pensare, l’intensità e la qualità dei nostri sentimenti, ma soprattutto il condizionamento più potente si produrrà sulla possibilità di agire responsabilmente e liberamente nella realtà. Quello che entra in noi e non diventa vera conoscenza, quello che non diventa patrimonio della nostra memoria, cioè quello che entra in noi senza che possiamo opporre resistenza, agirà in noi come una specie di volontà estranea, che inevitabilmente ci condizionerà, condizionerà la nostra vita. La rete è informazione. Ma cosa me ne faccio di migliaia di miliardi di informazioni? È così importante sapere tutto?
mo domandarci dove e da che cosa o da chi e perché siamo finiti in un altro luogo. Queste considerazioni ci permettono di capire che l’utilizzo della rete richiede forza, rigore, attenzione, conoscenza, ma soprattutto responsabilità. C’è richiesto di essere adulti maturi, che esercitano la loro volontà in modo sempre più consapevole. Per navigare in rete non è così importante l’intelligenza, bensì un esercizio non comune e costante della volontà.
E
DEL RAPPORTO TRA BAMBINI E REALTÀ VIRTUALE COSA POSSIAMO DIRE? Dagli studi fatti e dai dati estrapolati, è evidente che la realtà virtuale ha effetti importanti sull’essere umano in crescita, sull’essere umano in formazione. Di seguito alcuni risultati estrapolati dagli studi eseguiti sul rapporto tra bambini e mondo delle immagini riprodotte. Il bambino rischia di perdere interesse per tutto quello che lo circonda ed è reale. Davanti ad un’immagine in movimento riprodotta, il bambino è come ipnotizzato. La capacità di concentrazione e attenzione, sono ridotte e sono in rapporto alla quantità di esposizione al mezzo multimediale. I bambini leggono sempre meno e quindi si riduce col passare del tempo la capacità di formarsi immagini autonome e non condizionate, immagini che sorgono dall’interiorità e non come riproduzione d’immagini confezionate. Il bambino gioca sempre meno e sempre meno, attraverso il gioco, la fantasia, la creatività esprime il suo singolare modo di essere individuo. La fantasia è la forza che guida il modo particolare con cui il bambino si pone nel mondo. Ogni attacco alla fantasia e alla creatività è un attacco all’unicità dell’essere bambino e
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ONOSCENZA DEL MEZZO E CONOSCENZA DELLA RETE. Che cosa succede dei contenuti che metto in rete o che qualcuno mette in rete? Quando m’iscrivo a un social network, so cosa sto facendo e cosa faranno di quello che immetto in quello spazio virtuale? Sono consapevole di come Facebook, e più in generale tutti il social network trattano i miei dati, come continuamente viene violata la mia privacy, quindi una parte della mia identità? Quello che metto in rete rimane per sempre. Come posso sapere se ciò che trovo in rete è veritiero oppure no? Come posso evitare quello che in gergo si chiamano “bufale”?
R
ISULTATO. Deve coincidere con la nostra intenzione iniziale, col nostro proposito, altrimenti qualcosa ha esercitato il suo potere sulla nostra volontà individuale e personale, la nostra attenzione non è stata sufficiente, la nostra responsabilità non ha agito con efficacia. I nostri pensieri e le nostre percezioni sono stati portati in un altro luogo. E dovrem-
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Marc Chagall
William Turner
quindi dell’essere umano, all’intelligenza di ognuno di noi. Si osserva una riduzione della competenza sociale, cioè della capacità di interagire con le figure di riferimento e con gli altri bambini.
Mark Rothko
tra le differenti percezioni, sovrabbondanza di stimoli e povertà di esperienza. Quando usa un videogioco, i movimenti del bambino sono ripetitivi, fino all’ossessività. È l’oggetto, cioè la macchina che determina il movimento. Il movimento non è mai creativo. Il movimento s’impoverisce, agiamo determinati da fuori, reagiamo invece di agire consapevolmente. La conseguenza più rilevante è comunque una sottile indifferenza che col tempo si genera nei confronti della realtà, una specie di distanza di anestesia rispetto a tutto quello che circonda il bambino. La parola anestesia ha almeno due significati: -Assenza di dolore -Assenza di bellezza AN-ESTETICO, senza bellezza. Ma senza bellezza, cioè senza il bambino nel mondo, il mondo diventerà sempre più un luogo vecchio e inospitale. Tutto ciò potrà avere profonde ripercussioni sulla capacità di apprendimento del bambino, sul processo di crescita armonica, sulla sua capacità di creare relazioni piene di senso e sulla possibilità di percepire la realtà, che con la forza del suo essere e della sua esistenza si da come occasione di crescita e di conoscenza. E quanto tempo passa un bambino davanti a immagini riprodotte?
P
ossono manifestarsi disturbi comportamentali come: iperattività, aggressività, isolamento, distacco emotivo, comportamenti stereotipati, omologati, dipendenza, riduzione della capacità critica nei confronti delle immagini e dei contenuti trasmessi e anche nei confronti del mondo reale. Si perde il confine tra mondo reale e realtà virtuale, vissuti ed esperienze interiori come paure, incubi, sonno disturbato, impoverimento del linguaggio. La parola era lo strumento per la trasmissione del sapere. Oggi sta prendendo il sopravvento l’immagine riprodotta con la conseguenza che usiamo sempre meno parole, si riduce la precisione con cui definiamo cose e concetti, ma soprattutto si sta perdendo sempre più la comprensione del valore simbolico, metaforico e archetipico della PAROLA. Il bambino davanti all’immagine riprodotta usa solo vista e udito, tutti gli altri sensi sono inutilizzati: impoverimento dell’esperienza sensoriale e dell’integrazione
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Vincent Van Gogh
zioni e di conoscenze che di volta in volta trova crescendo.
Ore trascorse davanti a immagini riprodotte, media italiana: dalle due alle tre ore (in difetto.)
E
ALLORA CHI È IL BAMBINO? Dobbiamo rilevare che una sana crescita psichica e fisica può avvenire solamente quando tra il bambino e il mondo non c’è separazione, non c’è distanza, non c’è freddezza, cioè quando non c’è un medium artificiale che sempre lo allontana dal mondo. Il medium il mezzo inevitabilmente ci allontana dal mondo reale, perché la realtà riprodotta è sempre distante e inoltre perché da l’illusione, e questo vale soprattutto per il bambino, che quello che appare sul medium corrisponda alla realtà. Ma questo non è mai vero. Allontanare troppo precocemente il bambino dal mondo, vuol dire allontanarlo da se stesso, e minare le basi per una reale percezione del mondo e di conseguenza per una reale conoscenza del mondo e anche per una vera conoscenza e coscienza di sé. E inoltre allontanarlo dal mondo interferisce con la possibilità che il bambino ha, nel tempo della sua crescita, di portare nel mondo il patrimonio della sua unicità. Il bambino deve percepire il mondo nella sua realtà, così come si dà ai suoi sensi e la realtà deve essere percepita con la
2h x 365 giorni = 730 ore / trenta giorni all’anno 3h x 365 giorni = 1095 ore / quarantacinque giorni all’anno Grazie alla televisione, un bambino americano assiste in media a 8.000 omicidi e a 100.000 atti di violenza prima di aver terminato le scuole primarie. (La violenza in tv, C.S. Clark)
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he ne sarà di tutto questo tempo, dove sparirà tutto questo tempo, che tempo sarà? Ma forse il mondo del bambino è un altro. Il mondo del bambino è il mondo dell’arte, (vedi disegeni riprodotti in questa pagina e nella successiva) della narrazione, del pensiero narrativo e non concettuale, della fantasia e della creatività. Il bambino contiene tutto il mondo e lo descrive di volta in volta con le sue capacità grazie agli strumenti che gli porgiamo per narrare chi è, all’interno del contesto di rela-
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totalità dei sensi. Attraverso la percezione, il bambino non solo conosce il mondo, il bambino viene plasmato dal mondo. L’attività percettiva è così attiva che agisce anche nel processo formativo del bambino. Che cosa guardiamo, annusiamo, gustiamo, tocchiamo, udiamo, non si esaurisce in una semplice esperienza percettiva e conoscitiva, diventa forza formativa. Il mondo imprime il suo essere la sua esistenza, non solo nella nostra coscienza, bensì, possiamo dire, agisce fin nella nostra forma; attraverso la percezione il mondo lascia il suo segno in noi. Questo è evidente nella plasticità neuronale, nella plasticità della nostre sinapsi, che creano infiniti rapporti tra le nostre cellule cerebrali come risultato dei nostri processi percettivi.
del suo agire in tutti i nostri organi. Siamo figli di questo mondo fin nelle forme che abbiamo. Ma forma e coscienza sono due facce della stessa medaglia, nel senso che ciò che vive nella nostra coscienza, percezioni,sensazioni, emozioni, pensieri, intenzioni, ma anche negli strati più profondi della nostra incoscienza, agisce sulla configurazione, soprattutto del nostro cervello, così come la forma plastica del nostro cervello potrà essere o meno la base adatta per una sana coscienza di veglia e per la coscienza dell’io.
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uindi le forze del mondo, per il tramite della percezione, e le forze dell’io per il tramite della nostra vita interiore, plasmano continuamente organi e intero organismo, affinché possa essere la sede adatta della coscienza di sé o della coscienza dell’io dell’unicità della nostra coscienza. Sarà da quest’unicità della nostra coscienza che costruiremo conoscenza nel mondo. Questa sarà conoscenza reale e non virtuale
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a così come il nostro cervello è in parte il risultato evidente delle nostre percezioni, in modo meno evidente il mondo che entra in noi, lascia una traccia
Bibliografia - lettura consigliata Demenza digitale, Manfred Spitzer, ed. Corbaccio Internet ci rende stupidi?, Nicholas Carr, Cortina edizioni Il sé sinaptico, Joseph Le Doux, Cortina edizioni Il delitto perfetto, Jean Boudrillard, Cortina edizioni Perché la rete ci rende intelligenti, Howard Rheingold, Cortina edizioni Homo videns, Luigi Sartori, Edizioni Laterza Cattiva maestra televisione, Karl Popper John Condry, ed. Marsilio Violenza in T.V il rapporto Los Angeles, A.A. vari, ed. Marsilio Volevo dirti che è lei che ti guarda, Paolo Landi, ed. Bompiani La scomparsa dell’infanzia, Neil Postman, Armando editore La terza fase. Forme di saper che stiamo perdendo, Raffaele Simone, ed. Laterza 1984, George Orwell, ed. Mondadori Fahrenheit 451, Ray Bradbury Mondadori, ed. Mondadori
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UltimeUltime pubblicazioni pubblicazioni Rudolf Steiner Rudolf Steiner Rudolf Steiner Rudolf Steiner Rudolf Steiner Rudolf Steiner Aforismi eAforismi dediche e dediche Verso il Mistero Golgota n. 152) risultato processididiprocessi equilibrio Verso ildel Mistero del(O.O. Golgota (O.O. n. 152) Il mondo Ilcome mondo comedirisultato di equilibrio Novità 10 conferenze tenute in diverse dal 1931 (da Opera(da Omnia 40) n. 40) (Opera Omnia 158) n. 158) 10 conferenze tenutecittà in diverse cittàaldal1914 1931 al 1914 Operan.Omnia (Operan.Omnia Rudolf Steiner: Alle porte della scienza dello spirito Scienza occulta e occulta sviluppo / È la quintaÈ parte dell'Opera Omnia n.Omnia 40 (Wahr3 conferenze tenute a Dornach 20,21 e il2220,21 novemScienza e occulto. sviluppoIniziazione occulto. Iniziazione / la quinta parte dell'Opera n. 40 (Wahr3 conferenze tenute ailDornach e 22 novem14 conferenze tenute a Stoccarda dal 22 agosto al 4 settembre 1906 (OperaeOmnia n. 95): I tre Cristo Mistero Golgota Cristo spruchworte), di cui sono anche la bre 1914 Cristo del al tempo deldel Mistero deleGolgota Cristo spruchworte), di cui sonopubblicate anche pubblicate la al tempo bre 1914 mondi: fisico, dell'anima), astrale e spirituale / Lanel vita dell’anima la morte / Il devacian delnel ventesimo secolo / L’impulso-Michele e il Miprima parte dell'anima), la terza fondamentali del quartodele del quinto ventesimo secolodopo / L’impulso-Michele e il Esperienze Mi- / L’attività prima(Calendario parte (Calendario la terza Esperienze fondamentali quarto e del quinto l’uomo nei mondi superiori fra morte e nuova nascita / L’educazione del bambino / Gli effetti steroe del Golgota La via del/ La Cristo attraverso i se(Parole di (Parole verità) di e laverità) sesta e(Preghiere per madri per e madri periodo / La lotta /diLaLucifero Ari- e Aristero del/ Golgota via del Cristo attraverso i se- postatlantico la sesta (Preghiere periodo postatlantico lotta dieLucifero della coscienza dellanell’organismo Terra / / Ilumano karma nellagli vita umana /coli Bene e coli male La nascita / I tre gradini preparatori spirituali del Miste-/delL’evoluzione bambini). bambini). Il presenteIldel volume raccoglie aforismi mane nell’organismo umano mondo/ Ilcome ri- come ri/ I/tre gradini preparatori spirituali Mistepresente volume raccoglie gli aforismi mane mondo L’evoluzione dell’umanità all’epoca atlantica // ILoperiodi postatlantici Sviluppo oc- di equilibrio. suaciviltà imporroda del Golgota / Golgota Lo spirito-Cristo e ladi e le dediche carattere composte composte da fino sultato di/sultato processi equilibrio. imporro del spirito-Cristo e la sua e ledidediche di meditativo carattere meditativo didiprocessi culto / La via orientale, la via cristiana e laper vial’evoluzione rosicruciana fra/ uomo Terra.72Terremoti €pagine 10,00 € 10,00 tanza per tanza l’evoluzione della coscienza /Nessi Progresso Rudolf Steiner in Steiner occasione di incontri perso-con 72epagine della/ coscienza Progresso Rudolf in occasione dicon incontri persoantroposofico. nella conoscenza del Cristo.del Il quinto I nalità del movimento ed eruzioni vulcaniche. antroposofico. nella conoscenza Cristo. Vangelo Il quinto/ Vangelo /I nalità del movimento Altre novità di Rudolf Steiner: 24,00 Pagine 216 pagine216€ pagine quattro sacrifici Cristo.del Cristo. Altre novità di Rudolf Steiner: € 24,00184 – Euro 16,00 quattrodelsacrifici € 18,00 del Cristodel Cristo EvoluzioneEvoluzione dell’umanità e conoscenza 184 pagine184 dell’umanità e conoscenza pagine € 18,00 Maria Thun Il misteroIldella morte – Imorte – I Maria ThunRudolf Steiner: Commemorare i defunti mistero della CalendarioCalendario delle semine 2013 fra duratafra evoluzione nella vitanella vita semine 2013 Polarità ed evoluzione 2delle conferenze tenute a Bergen nel 1913 (da O.O. n. 140) e 1 a Norimberga nelPolarità 1918 (da O.O. n.eddurata La preziosaLaraccolta informazioni per seminare, – II preziosadi182): raccolta di scambio informazioni per seminare, – II Lo vivente fra i vivi e i morti / La trasformazione delle forzedell’uomo umane dell’uomo terrestri in trapiantaretrapiantare e lavorareforze terra, sulla basechiaroveggente dellebase ri- delle ridell’antroposofia nei confronti della elalavorare la terra, sulla La posizione dell’antroposofia nei confronti della di ricerca / La morte come trasformazione della vita. La posizione cerche sulle costellazioni. Contiene anche inforfilosofia cerche sullePagine costellazioni. Contiene anche inforfilosofia 80 – Euro 12,00 mazioni relative giorni favorevoli per il lavoro Storia e Storia contenuti della Prima mazioniai relative ai giorni favorevoli per il lavoro e contenuti dellaSezione Prima della Sezione della degli apicoltori. Scuola esoterica degli apicoltori. Scuola esoterica Steiner: Contraddizioni nell'evoluzione dell'umanità (Occidente e Oriente - Materiali11,00 Rudolf 64 pagine 64€ pagine € 11,00
smo e misticismo - Conoscenza e fede) EDITRICE ANTROPOSOFICA – Via Sangallo, 34 – 20133 EDITRICE ANTROPOSOFICA – Via Sangallo, 34 –MILANO 20133 MILANO Omnia n. 197): Le di11 conferenze tenute a Stoccarda dal 5Telefono marzo 02/74.91.197-74.91.356 al 22 novembre 1920 (Opera – e-mail: Telefono 02/74.91.197-74.91.356 –catalogo@editrice-antroposofica.it e-mail: catalogo@editrice-antroposofica.it verse caratteristiche delle popolazioni asiatiche ed europee / Cambiamenti di mentalità nella vita sociale delle diverse epoche. Gli imperi terreni / Società segrete occidentali, gesuitismo e leninismo: tre correnti iniziatiche del presente / Materialismo e misticismo / Superamento della contrapposizione di conoscenza e fede / Oriente, Centro e Occidente, la triarticolazione sociale / Il passaggio dall'epoca luciferica a quella arimanica e l'imminente evento-Cristo. Pagine 240 – Euro 29,00 Rudolf Steiner: La prassi pedagogica dal punto di vista della conoscenza scientifico-spirituale dell'essere umano (L'educazione del bambino e del ragazzo) 8 conferenze tenute a Dornach dal 15 al 22 aprile 1923 (Opera Omnia n. 306): In cosa si distingue la Scuola Waldorf dalle altre scuole? Che cosa si deve intendere per insegnamento "ad epoche"? Come e attraverso quali misure pedagogiche si tiene conto del processo di maturazione fisica del bambino? Come si rapporta ciò con l'educazione religiosa? A queste e molte altre domande viene data risposta in questo importante corso di pedagogia. Pagine 232 – Euro 20,00
Sergej O. Prokofieff: Il Gruppo scultoreo di Rudolf Steiner Una manifestazione della meta spirituale dell’umanità e della Terra Ci furono poche cose nella vita di Rudolf Steiner con le quali egli fu unito così profondamente e con tutto il suo essere interiore come con la creazione e il compimento della scultura lignea del “Rappresentante dell’umanità tra Lucifero e Arimane”. E poiché quest’opera d’arte rimane unita inseparabilmente con il destino di Rudolf Steiner, in essa troviamo anche il suo testamento spirituale. Collana Widar – Pagine 146 – Euro 28,00 Peter Selg: La pietra di fondazione per il futuro Il destino della comunità di Michele In due studi riferiti l’uno all’altro, Peter Selg segue l’evento della Posa della pietra di fondazione del primo Goetheanum avvenuta il 20 settembre 1913, ponendolo in connessione con il cosiddetto Movimento di Michele, e cioè il principale impulso d’azione della Comunità e Società Antroposofica, portato esplicitamente a conoscenza da Rudolf Steiner nel 1924. La monografia è collegata con il centrale contributo dato Sergej O. Prokofieff al tema della figura spirituale del Goetheanum. Collana Widar – Pagine 100 – Euro 18,00 Calendario delle semine di Maria Thun® 2015 La preziosa raccolta di informazioni per seminare, trapiantare e lavorare la terra, sulla base delle ricerche sulle costellazioni. Contiene anche informazioni relative ai giorni favorevoli per il lavoro degli apicoltori. 64 pagine a colori – Euro 12,00
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il Quadernone
2015
della via Clericetti
La fiaba, una magia che cura l'anima Il bambino si dona pienamente alle immagini, che raccontano l'archetipo del mondo. Ma anche per gli adulti è una terapia contro il cinismo. di Pina Faleni, maestra di asilo
È
molto difficile scrivere di fiabe. Ho scoperto questa verità solo quando ho iniziato a farlo. Probabilmente è più semplice per una maestra di asilo raccontare una fiaba ad un bel gruppo di genitori che non parlarne; spiegare attraverso uno scritto l’essenza della sua natura.
una fiaba se solo riuscissimo a portarlo grazie alla capacità di narrare, la parola. Gli incontri gli ostacoli, le trasformazioni le risoluzioni di ogni io nel cammino della vita e la fiducia nella benevolenza del mondo.
O
gni volta che raccontiamo una fiaba, in una piccola stanza di asilo, accanto al letto di un bambino, ad una cara amica ci accingiamo a portare immaginazioni spirituali che vogliono toccare e nutrire l’anima. Com’è grande e (risanante) la forza di tali immagini; se solo riuscissimo a custodirla e proteggerla come sarebbe giusto e dovuto. Una fiaba aiutò un bambino o una bambina ad aprirsi amorevolmente al mondo; quante testimonianze possiamo dare di ciò. Il cambiare della relazione con la famiglia, con la scuola, tutto diventa più dolce, più rilassato, più bello e buono. Sì, le immagini della fiaba parlano all’anima e destano forza nascoste.
I bambini ascoltano.... le fiabe hanno soffio, respiro e sono uniche. Per poter spiegare la loro unicità dovremmo addentrarci e occuparci delle origini del linguaggio. Parlarne vuol dire tornare indietro nel tempo, in un tempo molto lontano, in fondo le fiabe non iniziano con un evocativo c’era una volta? È un c’era una volta magico, che apre al respiro, ove ecco inserite le vicende dell’anima; l’archetipo del mondo è lì nelle immagini di
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Quando raccontiamo ai bambini, raccontiamo al loro mondo unitario, alla loro fantasia, alle forze primaverili, ai raggi di luce. Le immagini saranno colorate interiormente come un grande e fine nutrimento. E non c’è bisogno di alcuna spiegazione, i bambini non ne chiedono, è semplicemente così.
una morbidezza con la quale il bambino riveste l’interiorità del suo corpo fisico. È il rosso, il giallo, l’azzurro archetipico e con delicatezza possiamo avvicinarlo ai bei veli degli euritmisti, veli che accompagnano i loro gesti in una bella fiaba, una poesia, un poema.....
«Addio» disse la volpe, «ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». «L’essenziale è invisibile agli occhi» ripeté il piccolo principe per ricordarselo.
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l colore lucente di un acquerello proprio nel punto in cui il rosso e il giallo si incontrano ed ecco un raggio aranciato... Il risplendere dell’oro, il luccichio dell’argento, chiarità e trasparenza sono di certo il ricordo di un luogo antico, C’era una volta.... la fiaba vive di tali ricordi immaginativi, in essi vive l’anima infantile. Per questo una appartiene all’altra.
È una «fiaba» per ragazzi e grandi Il Piccolo Principe, ma nelle parole della cara volpicina ci rammenta che è l’essenza dei nostri gesti non visibili, del cuore, ciò che accoglie il bambino. È così piccolo e così antico che non ha bisogno di altro che di ascoltare il soffio della voce, creare con esso il legame animico della vicinanza. E quando siamo così vicini ecco appare ad un tratto l’esperienza della Provvidenza, non casuale, poiché il nostro caro protagonista, che sia un principe stregato, una fanciulla che fila alla fonte... si è dato già tanto da fare per risolvere la sua situazione, e il suo arrivo oh! come rallegra, è un dono di fiducia, di salute che arrossa, come un bell’acquerello, le guance dei bambini. Come poter spiegare la bellezza di quel pentolino magico portato a casa dalla fanciulla povera ma buona e pia, che dopo fame e miseria sembrava volesse saziare tutto il mondo?
Il bambino si dona completamente alla fiaba rendendo piene di vita le immagini che gli arrivano dall’ascolto. E dall’ascolto o lettura della fiaba, un adulto avrà la possibilità di risvegliare quel piccolo bambino che è lì nella sorgente della nostra anima pronto a recuperare la palla d’oro che cadde nella fontana profonda, profonda a perdita d’occhio. Recuperarla può significare per noi lasciare da parte i pregiudizi e i preconcetti che arrivano, abbandonata l’infanzia, da un pensare più terrestre e astratto. Credo si possa dire che da adulti possiamo avvicinarci allo studio di una fiaba con modestia, quiete e coraggio.
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el corso dell’anno e nel succedersi delle quattro stagioni possiamo notare come ci siano delle fiabe che sembrano proprio nascere dal movimento cosmico e dagli eventi di un tale periodo e ciò ci consente di raccontarle accompagnati dal respiro della terra e del cielo. Ma la fiaba è così benedicente e curante avvolta dal calore e dal colore che allarga e plasma, che di certo possiamo lasciarle lo spazio di cui necessita per il suo animico operare. Il calore è dato dall’umano conoscersi, dalla fiducia attraverso il parlare e la bellezza dell’essenza del verbo, il ritmo agli eventi. Il colore è quello animico delle immagini,
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Con coraggio, quiete e modestia raccontiamo le fiabe ai nostri bambini, leggiamone una a noi, per un mese la stessa, prima di addormentarci e così sentiremo quanto è lontano dall’animo dei bambini ciò che racconta il televisore… freddo e impersonale. «Il portone fu chiuso e la fanciulla si trovò sulla terra, non lontano dalla casa di sua madre; e quando entrò nel cortile, il gallo sul pozzo strillò: Chicchirichi!!! la nostra bimba d’oro è ancora qui». (tratto dalla fiaba La signora Holle) Un grande abbraccio da una maestra che vi vuole tanto bene
Personaggi in lana cardata del Teatrino di Via Clericetti, di Manuela Codena, Pia Martinucci e Rossella Rapetti, tratti dalla fiaba I tre omini del bosco
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il Quadernone
2015
della via Clericetti
Penso, dunque creo: l'arte di immaginare Nella pedagogia steineriana al termine istruzione si preferisce quello di formazione. E soprattutto nell'era delle emozioni preconfezionate e passive, va alimentata la capacità di elaborare in proprio, per permettere ai piccoli di diventare individui autonomi e, prima di tutto, morali. di Silvana Rossello, maestra di classe
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La nostra pedagogia cerca sempre di nutrire la capacità creatrice ed inventiva dell’uomo, attraverso lo sviluppo delle tre facoltà dell’anima: volere, sentire, pensare. Credo che noi educatori, abbiamo oggi il dovere di conoscere i nuovi strumenti tecnologici se vogliamo essere davvero in grado di aiutare i bambini a crescere in modo sano: dobbiamo comprendere il mondo in cui viviamo. Rudolf Steiner, in Arte dell’Educazione, espresse con chiarezza questo concetto, quando affermò che il maestro deve «essere un uomo di mondo», deve cioè provare interesse verso tutto ciò che lo circonda e che fa parte del tempo in cui vive.
uando iniziai il mio percorso nella nostra scuola, una esperta maestra, per spiegarmi il valore del lavoro sulle immagini nella pedagogia steineriana, mi disse: «Lo sai perché non ho mai raccontato la fiaba di Biancaneve? Perché da bambina vidi il cartone animato e la mia mente, quando pensavo a quella fiaba, correva sempre a quelle immagini; la mia immaginazione non era più libera, e se la mia capacità immaginativa non era libera non lo sarebbe stata neanche quella dei bimbi, avrei dato loro immagini stereotipate». Questo discorso mi fece comprendere meglio di qualunque altro quale valenza avesse il lavorare con i bambini basandosi sulle immagini. È fondamentale portare ai bimbi immagini vive, che possano essere ancora trasformate soggettivamente e che si leghino ai loro ricordi, alle loro esperienze, ai loro sogni, alle loro intuizioni e che stimolino la fantasia, la capacità di creare e la curiosità di conoscere il mondo in cui sono da pochi anni giunti.
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itengo che la pedagogia debba essere una risposta al mondo in cui si vive e che solo così possa essere davvero fonte di salute individuale e sociale, dobbiamo, perciò sviluppare coscienza e conoscenza dei moderni media. Siamo consapevoli che tutto ciò che è immagine stereotipata, fatta e finita, che non
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gini archetipiche è importante per lo sviluppo della capacità immaginativa e quindi del pensiero: essendo il pensiero attività immaginativa, più le immagini che stimoliamo nelle menti dei bambini sono fresche, personali e vitali, più si svilupperà la facoltà di pensiero. Si cerca così di compensare l’Immobilità passiva che viene invece indotta dalla fruizione di immagini derivate dai media.
lascia spazio ad alcuna attività creativa individuale del bambino, ma anzi lo “blocca” in una fissità che nulla ha di vitale e che, per altro, è percepibile immediatamente nel fisico del bambino, il quale davanti ad uno schermo cessa quasi completamente di muoversi, di sbattere le palpebre e di muovere gli occhi, tutto ciò va in una direzione disumanizzante, di appiattimento del pensiero, di caduta della forza di volontà (chi di noi dopo un’ora davanti alla TV ha voglia di mettersi a “fare qualcosa”?).
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referiamo al termine “istruzione” il termine “formazione” e non dimentichiamo che la salute mentale dipende anche da quella fisica e viceversa, quindi siamo consapevoli che tutto ciò che è formazione ha effetti molto profondi e duraturi per tutta la vita dell’individuo. L’apprendimento rende liberi, rende possibile l’autocritica e la critica e protegge dall’essere passivi nella vita, attivando forze gagliarde nella vita interiore. Sappiamo che l’apprendimento permanente, così auspicabile e necessario per poter vivere a proprio agio nel mutevole mondo di oggi, molto dipende dall’istruzione ricevuta nell’infanzia e nell’adolescenza. Manfred Spitzer, eminente neuropsichiatra, direttore della clinica psichiatrica e del Centro per le Neuroscienze e l’Apprendimento dell’università di Ulm, nel suo libro Demenza digitale, documenta con il resoconto di plurimi esperimenti, i danni prodotti nei bambini
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’elaborazione che un bambino svolge nella sua mente quando gli vengono portate incontro immagini fresche, non stereotipate, non preconfezionate, che arrivino da un racconto in cui ognuno di loro può attivarsi con la propria mente, porta allo sviluppo di un numero maggiore di sinapsi e le sinapsi sono responsabili del trasferimento delle informazioni da una regione all’altra del cervello e quindi dell’apprendimento e della memorizzazione. Nella pedagogia steineriana tutto l’insegnamento si snoda a partire dal lavoro sulle immagini che i maestri, coscientemente, portano incontro ai loro alunni, infatti, Rudolf Steiner definisce la pedagogia arte dell’educazione, chiedendo dunque ai maestri di essere degli artisti. Nelle prime classi il racconto delle antiche fiabe, ricche di imma-
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e nei giovani dall’uso continuativo di televisione, computer, video giochi, social network, sulle capacità di rinnovamento neuronale, di memorizzazione, di concentrazione e di salute generale dell’organismo fisico e psichico. La lettura di questo testo fa una volta di più comprendere quanto importante e fondamentale sia per il futuro il pensiero di Rudolf Steiner, che ha dimostrato di essere incredibilmente avanti nel concepire un secolo fa una pedagogia assolutamente moderna, adatta ai nostri giorni e all’avvenire. Nella pedagogia steineriana il fondamentale lavoro sulle immagini è accompagnato sempre dall’altrettanto fondamentale attenzione all’educazione dei sensi, oggi così compromessi, soprattutto nella vita cittadina, in cui siamo costantemente assediati dall’invadenza dei media e, in generale, da strumenti che si sostituiscono a noi quotidianamente indebolendo lo sviluppo delle nostre capacità. Tutto il lavoro pedagogico viene indirizzato ad accompagnare e sviluppare la salute fisica del bambino, una sana vita del mondo del sentimento e delle emozioni e un vivo, mobile e creativo pensiero.
Da qui l’importanza nella pedagogia Waldorf che le attività giornaliere abbiamo cadenza ritmica. Il fatto che ogni giorno si inizi con le stesse attività, che si ripetano azioni, movimenti, filastrocche o poesie, aiuta il bambino a quietarsi, a ritrovare se stesso, ad armonizzarsi con l’ambiente che lo circonda e con le persone che ha intorno. Il saluto personale di un maestro della scuola che, ritmicamente, ogni giorno dell’anno, ti stringe la mano e ti dice buongiorno! guardandoti negli occhi, ti aiuta a percepirti come individuo che è parte di una comunità e che è importante per quella stessa comunità. Nella nostra scuola ogni mattina comincia con il “cerchio del mattino” in cui, per prima cosa ci si guarda negli occhi e poi si imparano tante cose, si battono ritmi con mani e piedi, per risvegliare la volontà; si recitano filastrocche o poesie e si canta, imparando ad armonizzare la propria voce con le altre voci del gruppo, per risvegliare la sfera del sentire e la percezione dell’altro; si fanno esercizi di conto o di grammatica o indovinelli per risvegliare il pensiero. Poi, ci si siede e comincia la lezione principale del giorno, quale che sia la disciplina scolastica in questione o l’anno di corso; si parte da un’immagine, da un racconto, e si entra nel merito tenendo viva l’attenzione dell’alunno, portandolo sempre prima a “fare” per attivarlo e condurlo in prima persona a trovare la “regola”, la “norma” , il “teorema”, e a sentirsi sempre collegato con le leggi del mondo, con la storia degli altri esseri umani, con le forze della natura, sempre lavorando, in ogni argomento alla formazione di una visione etica
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i lavora sul ritmo, elemento vitale e primaria fonte di salute: il ritmo cardiaco caratterizza la nostra vita già nel ventre materno, e quando nasciamo nel mondo, per prima cosa impariamo a respirare ritmicamente; altro elemento fondamentale della nostra vita terrestre è il ritmo tra sonno e veglia. Le principali funzioni vitali sono ritmiche. Tutto ciò che è ritmico aiuta la salute dell’essere umano.
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della vita e dell’uso delle facoltà umane. Il rapporto con altri esseri umani e non con macchine è prezioso e, in particolare, il rapporto che si crea col proprio maestro, punto di riferimento di “amorosa autorevolezza”, diviene fonte di forza interiore e di sicurezza; sappiamo che un vero e profondo apprendimento si può sviluppare soltanto nel rapporto tra un io ed un altro io. Questa non è una regola astratta, infatti se ognuno di noi prova a ricordare il proprio percorso di formazione, si renderà velocemente conto che gli insegnamenti più importanti sono sempre legati ad una persona particolare, un maestro, un professore, un amico, un genitore. Il rapporto io-tu è necessario per l’apprendimento, non esiste macchina che possa sostituire questo rapporto. Lo sviluppo dell’elemento sociale, infatti, è alla base di qualsiasi reale apprendimento e cioè di un apprendimento che miri ad un sapere che non consideri un bambino come un vaso vuoto da riempire di nozioni, ma che miri ad un sapere in grado di sviluppare le facoltà umane individuali, sempre al servizio etico dell’intera umanità.
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n altro importante elemento, infatti, è legato all’aspetto morale: il racconto delle antiche fiabe, dei miti antichi, delle leggende, dei grandi poemi dell’umanità, stimolano anche il senso morale. Nelle fiabe dei primi anni è sempre molto chiara la differenza tra il bene e il male; il bambino è naturalmente portato verso ciò che è buono, bello e sano e questi racconti lo aiutano a nutrire la sua moralità e a camminare più sicuro nel mondo; oggi, dal mondo dei media, arrivano una grande quantità di stimoli contraddittori rispetto al tema del bene e del male e, come tristemente sappiamo, questa confusione è presente anche nelle produzioni per bambini e adolescenti, e ciò li rende sempre più smarriti e in difficoltà. Dunque, più che mai assume importanza l’aspetto morale dell’educazione e dell’istruzione. L’uso massiccio e continuativo dei media è dannoso per i bambini e per gli adolescenti anche perché quelle immagini
invasive producono in loro emozioni, sentimenti di benessere e di soddisfazione: i bambini si abituano alla passività e la passività è la porta d’ingresso alle dipendenze. I bambini, invece, hanno bisogno e hanno il diritto di incontrare il mondo reale con i propri sensi, di imparare ad avere dubbi e a porsi domande… Il dottor Stefano Gasperi dice a questo proposito: «la tecnologia “funziona”, non genera dubbi e domande!»
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ltre ai racconti, tutto l’insegnamento va nella direzione dello sviluppo dell’elemento morale, dall’Aritmetica, alla Grammatica, alla Storia, alla Fisica… Tutte le discipline che nell’arco di otto anni si sviluppano hanno sempre come fondamento lo sviluppo morale del bambino/adolescente. Nella pedagogia steineriana, infatti, le discipline scolastiche non sono mai fine a loro stesse, ma sono strumenti per aiutare lo sviluppo dell’uomo in divenire, da bambino ad adolescente a giovane uomo, nella sfera della salute fisica, nella sfera dello sviluppo della volontà, nella sfera del mondo del sentire, nella sfera del mondo del pensare, sempre fondandosi sullo sviluppo del senso morale nei confronti di se stessi, dell’umanità che ci è compagna e dell’ambiente naturale in cui viviamo
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Eccesso di tecnologia? Impariamo l'empatia L'enorme sviluppo dei nuovi media lancia una sfida rivoluzionaria. Perché se le nostre azioni si possono ripercuotere anche su persone lontanissime, occorre ampliare la nostra immaginazione. E capire davvero non solo chi guardiamo negli occhi, ma anche chi non inconterermo mai. di Chiara Colombo, insegnante di filosofia
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facile ipotizzare che tra un centinaio d’anni i libri di storia – sempre se ci saranno ancora libri di storia – nel descrivere l’inizio del terzo millennio, citeranno tra le sue caratteristiche primarie l’enorme sviluppo della tecnologia e in particolare dell’informatica. Ad oggi siamo così immersi in questo fenomeno che difficilmente sapremmo coglierne le implicazioni, eppure già da qualche decennio alcuni artisti e pensatori ne intuiscono la portata e le conseguenze. Tra essi spicca Günther Anders (1902-1992), filosofo e scrittore tedesco che proprio a questo tema ha dedicato la maggioranza dei suoi sforzi intellettuali.
L’enorme sviluppo tecnologico ha infatti posto l’uomo in due situazioni del tutto inedite, che Anders etichetta come vergogna prometeica e dislivello prometeico. La vergogna prometeica è quel sentimento inconfessabile di inferiorità che spesso, secondo Anders, sorge nell’uomo contemporaneo di fronte alla macchine in senso lato. È prometeica perché le macchine sono state da noi inventate per superare i nostri stessi limiti (volare, percorrere velocemente ampie distanze, produrre velocemente, comunicare istantaneamente, compiere lavori pesanti col minimo sforzo e così via), ma è vergogna perché di fronte alla precisione, all’efficienza, alla velocità delle macchine – che pure
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sono frutto dell’ingegno umano – noi uomini, con le nostre lentezze, i nostri errori, le nostre sbavature emotive di ogni sorta, non possiamo che sentirci irrimediabilmente inadeguati, o meglio, come sottolinea Anders, vecchi, superati, totalmente obsoleti. Tale senso di inadeguatezza, per altro, risulta inasprito dal fatto che la complessità degli strumenti tecnologici di cui quotidianamente ci avvaliamo è tale che per la maggioranza di noi, che non è composta né da scienziati né da esperti tecnici, si ritrova a vivere in un rapporto di stretta dipendenza con degli strumenti di cui ignora beatamente il funzionamento e l’origine. Ciascuno si interroghi: non è forse vero, ad esempio, che spesso cerchiamo, ci vantiamo di essere o ci dogliamo di non essere multitasking e cioè capaci di svolgere più di un’attività allo stesso tempo, cosa che l’uomo non è di per sé adatto a fare, ma che un qualunque computer fa benissimo? Non è forse vero che di una persona particolarmente abile nello svolgere un compito diciamo, con ammirazione e invidia, che è una macchina!? Certo non è un caso.
ci rendono sempre connessi con tutto e con tutti. Ma se anche è vero che portiamo il mondo in tasca, ciò non signfica che arriviamo a conoscerlo come le nostre tasche, anzi!
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iò che sappiamo, a ben vedere, sono meri scampoli di mondo, frammenti che ci tempestano in grande quantità senza però che ci sia possibile approfondire, ricostruire di quei frammenti il contesto, le origini, il senso, che dunque ci sfugge e che siamo destinati a non comprendere. Perché per comprenedere non basta sapere, ma occorre anche scorgere i nessi, le origini, lo sfondo su cui gli eventi si sviluppano. Nondimeno ciò sarebbe, anche volendo, impossibile: le briciole di mondo che ogni giorno ci assalgono in formato di notizie usa e getta sono troppe, troppo superficiali e troppo rapide e rapidamente dimenticate perché si possa, con esse, fare il lungo, paziente e lento lavoro certosino della comprensione. La disparità tra ciò che sappiamo e ciò che possiamo comprendere, piuttosto, finisce per accrescere il nostro senso di impotenza, poiché ci sentiamo sommersi da una complessità di cui è impossibile cogliere il senso e in cui, dunque, non possiamo che sentirci marginali e inetti.
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dislivelli prometetici sono invece quella serie di scissioni che lo sviluppo e la pervasività della tecnologia hanno, secondo Anders, ingenerato all’interno delle stesse facoltà nei loro reciproci rapporti. In particolare il filosofo rileva una discrasia tra ciò che possiamo sapere e ciò che possiamo comprendere, da un lato, e tra ciò che possiamo fare e ciò che possiamo sentire e immaginare dall’altro. Il primo punto, e cioè il dislivello tra ciò che possiamo sapere e ciò che possiamo comprendere, è semplice da spiegare: la tecnologia ci squaderna quotidianamente sotto gli occhi una messe finora impensabile di notizie. Possiamo sapere molto di ciò che accade ovunque nel mondo, tutto appare incredibilmemnte vicino, presente e noto; il mondo sembra fare il proprio ingresso ogni giorno nel nostro salotto o addirittura trillare nelle nostre tasche attraverso i telefoni di ultima generazione, che
Il secondo dislivello riguarda invece ciò che possiamo fare rispetto a ciò che sappiamo sentire e immaginare. È ancora grazie allo sviluppo tecnologico degli ultimi decenni che ognuno di noi può, ogni giorno, compiere azioni le cui conseguenze hanno una portata estremamtente ampia nel tempo e nello spazio: a tali azioni sempre più spesso siamo incapaci di partecipare emotivamente e ci scopriamo incapaci di immaginarne gli effetti. Un esempio basterà a chiarire il punto: ogni giorno consulto on line le pagine di alcuni noti quotidiani nazionali; può capitare che, spinta dall’indignazione che suscita in me una notizia, io decida di postare un commento iroso in proposito, magari forte dell’anonimato che
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Ciò che sappiamo sono scampoli di mondo, frammenti che ci tempestano in grande quantità senza però che ci sia possibile approfondire, ricostruire il contesto, le origini, il senso. Perché per comprendere non basta sapere. la rete mi regala. Lo farò tranquillamente, seduta alla mia scrivania, magari senza pensare troppo a ciò che sto scrivendo e senza riflettere sul fatto che le mie poche parole saranno lette, senza filtri e senza ulteriori spiegazioni, da millioni di lettori come me, lettori che non conosco, che non mi conoscono e di cui proprio per questo non posso immaginare né sentire le reazioni. Proprio per questo, le mie parole, magari avventate, facilmente potrebbero scatenare una spirale di commenti acidi e di mutui insulti tra i vari lettori, che a loro volta potrebbero non esitare nell’aggredirsi verbalmente gli uni gli altri, forse perché gli schermi dietro i quali si celano impediscono loro di immaginare e sentire che ci sono altri individui dall’altra parte, uomini dotati di sentimenti, che hanno un carattere, un vissuto, una storia e magari ragioni, più o meno profonde, per sostenere un’opinione che ad altri pare aberrante; individui, insomma, verso i quali dovremmo usare rispetto o quanto meno un minimo di creanza. Si veda un qualunque battibecco on line per credere.
ingenuo assumere una posizione ideologicamente contraria alla tecnologia, vagheggiando la sua distruzione e inseguendo il mito di un’antica età dell’oro, di un mondo diverso, più naturale, ormai perduto, perché l’uomo è da sempre portato a costruire strumenti che adattino il mondo a sé e perché, in ogni caso, questo e non un altro è il mondo con cui quotidianamente dobbiamo fare i conti, sia fuori casa sia, a ben vedere, lungo i sentieri della nostra stessa mente.
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iuttosto, come osserva lo stesso Anders, la realtà contemporanea richiede all’uomo un ulteriore sforzo prometeico, un’ulteriore evoluzione: dopo aver intriso l’esistenza di strumenti che ampliano le nostre possibilità e ci rendono la vita più comoda, ma che ci fanno anche estranei a noi stessi, siamo chiamati a superare di nuovo i nostri limiti, questa volta adeguando le nostre facoltà e in particolare la capacità di sentire e quella di immaginare, a ciò che possiamo sapere e soprattutto fare. Le nostre azioni, tecnologicamente supportate, possono ingenerare conseguenze a noi lontane nel tempo e nello spazio? Bene, dobbiamo allenarci ad ampliare la nostra immaginazione ben più dei nostri progenitori. Ciò
Ora, se queste considerazioni hanno una qualche plausibilità, che fare? Certo sarebbe
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che facciamo può far gioire o soffrire persone che vivono dall’altra parte del mondo o addirittura le generazioni future (si pensi all’inquinamento, ad esempio)? Bene, dobbiamo sforzarci di estendere la nostra capacità di empatizzare con l’altro e non solo con le persone che possiamo fissare occhi negli occhi, ma anche con quelle che mai incontreremo e delle quali pure siamo responsabili, e così via. Insomma, se questo è il nostro mondo, e questo è il nostro mondo, occorre che ci si industri per cercare degli antidoti a quelli che sono i suoi effetti deteriori, così da non esserne succubi e da lasciare maggior respiro, invece, a quelli migliori.
segnamento delle materie scientifiche, sempre attente all’esperienza e all’esperimento e a mostrare come funzionano la natura e le opere dello spirito umano, affinché possano comprenderli anche gli allievi di oggi e gli uomini e cittadini di domani, e non solo la ristretta cerchia di iniziati composta da scienziati e tecnici. Infine, più in generale, proprio una pedagogia come quella steineriana può rispondere alle sfide che questo nostro mondo ci offre per tante altre ragioni, che toccano l’insegnamento di ogni materia in ogni classe: perché propone un approccio non meramente nozionistico, spingendo gli allievi non a sapere, ma a comprendere, con tutta la loro umanità, al fine di sapere davvero; perché si prefigge di sviluppare il sentire (insieme al volere) come fondamento e precondizione del giusto pensare; perché, attraverso le arti, ma non solo, dedica grande attenzione all’immaginazione, che fin dalla più tenera età si cerca di non imbrigliare; perché si sforza di far nascere nei piccoli un sentimento morale di fronte alla sacralità e alla bellezza dell’uomo e del mondo che precede qualsivoglia sapere, che nasce prima della capacità razionale di argomentare su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma che la fonda e la sostiene; perché ha per fine, insomma, lo sviluppo dell’Uomo nella sua totalità
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ene. Ma come fare? Ecco, se le osservazioni di Anders hanno una qualche plausibilità, alcune indicazioni della pedagogia Waldorf potrebbero essere una risposta possibile a questa domanda. Innanzitutto si pensi semplicemente alla richiesta che qualunque maestro fa ai genitori delle proprie classi, di non lasciare ai bambini libero e precoce accesso agli strumenti informatici, affinché essi possano imparare a calarsi prima nella realtà reale che in quella virtuale. In secondo luogo, per evitare la vergogna prometeica, potrebbe risultare significativo l’approccio pratico seguito nell’in-
Il sentimento morale di fronte alla bellezza dell’uomo e del mondo precede qualsivoglia sapere, nasce prima della capacità razionale di argomentare su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato
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Un percorso di formazione che vuole costituire un reale e concreto ampliamento per l’arte dell’educare nelle diverse tappe evolutive, dall’infanzia all’adolescenza. Un risveglio della coscienza sulle attuali necessità educative che si tramuta in arte del vivere.
Il seminario di Milano STRUTTURA • Un anno di introduzione per coloro che vogliono avvicinarsi all’antroposofia e alle sue applicazioni, anche se non hanno ancora fatto una scelta professionale. • Il seminario biennale di pedagogia steineriana, al quale comunque ci si può iscrivere soltanto dopo aver frequentato con successo l’anno di di introduzione. I corsi si tengono presso la Scuola Rudolf Steiner di via Clericetti 45 a Milano nei giorni di lunedì e mercoledì dalle ore 16.00 alle ore 20.00, escluse le giornate festive e quelle di chiusura della scuola. A ciò si aggiungono, in ogni anno, due settimane intensive ed alcuni fine settimana. È possibile anche una frequenza parziale alle attività didattiche. PRESENTAZIONI DEL SEMINARIO Lunedì 25 maggio alle ore 16.00 e mercoledì 9 settembre 2015, alle 17.00 avranno luogo, nell’aula magna della Scuola, due incontri tra gli interessati ed un gruppo di docenti che illustreranno le principali caratteristiche degli iter formativi e risponderanno alle domande dei presenti.
CALENDARIO Inizio delle lezioni: 14 settembre 2015 Termine delle lezioni: maggio 2016
Per ulteriori informazioni
segreteria della scuola 02 36538510 www.scuolasteinermilano.it
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SEMINARIO DI PEDAGOGIA STEINERIANA ANNO DI INTRODUZIONE OBBIETTIVI L’anno di introduzione è pensato per coloro che vogliono iniziare un percorso di sviluppo personale e che si sentono attratti dal complesso e variegato mondo delle applicazioni dell’antroposofia di Rudolf Steiner, anche se non hanno ancora deciso quale potrà essere il loro futuro professionale. Questo anno è anche destinato a coloro che, avendo già fatto la scelta di voler insegnare in una scuola Waldorf, intendono poi frequentare il seminario biennale di pedagogia steineriana. Esso equivale, da tutti i punti di vista, al primo anno di corso di un seminario triennale di pedagogia steineriana secondo le norme emanate dalla Federazione delle scuole Steiner-Waldorf in Italia. A tale scopo si studia l’antroposofia di Rudolf Steiner e si praticano intensamente alcune attività artistiche e manuali; ci si occupa inoltre delle numerose applicazioni pratiche dell’antroposofia.
BIENNIO OBBIETTIVI Introdurre i partecipanti agli aspetti essenziali della pedagogia Waldorf e mettere a loro disposizione le basi conoscitive su cui essa è fondata, in particolare mediante lo studio delle fasi evolutive dell’essere umano attraverso un’intensa e differenziata esperienza artistica. BORSE DI STUDIO Dal secondo anno, gli allievi che abbiano reali difficoltà a versare l’intera quota, possono concorrere a un numero limitato di borse di studio riservate a coloro che intendono insegnare in una scuola Waldorf, che sono in possesso del titolo di studio necessario e che frequentano il seminario nella sua interezza. QUOTA DI PARTECIPAZIONE La tassa di iscrizione, da versare una tantum all’inizio dei tre anni di corso, è di € 150. La quota di partecipazione annuale è di € 1.300 e può essere versata in un’unica soluzione oppure in quattro rate; per ulteriori dettagli leggere informazioni generali: https://sites.google.com/site/seminariopedagogiasteineriana/ PER LE ISCRIZIONI Rivolgersi alla segreteria della scuola: tel. 02 36538510
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one rivista_quadernone 2014 rivista 17/03/15 08:57 Pagina 1
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a g r i t u r i s m o
Antroposofia RIVISTA
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SCIENZA
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SPIRITO
Norme per l’abbonamento alla rivista per il 2015: l’abbonamento per l’Italia è di Euro 54 e per l’estero di Euro 77. Il costo di un singolo numero è di Euro 10. I fascicoli arretrati, per quanto disponibili, si possono acquistare a Euro 12 cadauno. I versamenti vanno eseguiti a favore della Editrice Antroposofica, via Sangallo 34, 20133 Milano, tel. 02 7491197 anche mediante accredito su conto corrente postale n. 53164208, IBAN IT79W 07601 01600 0000 53164208 EDITRICE ANTROPOSOFICA VIA SANGALLO 34 – 20133 MILANO
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