Quadernone 2016

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2016 il quadernone della via Clericetti



il Quadernone 2016 della via Clericetti

Sommario 4

Edi t o r i a le - U n a vita piena d i senso di Adriana Ciarchi

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Gli e q uli bi st r i dell'anima di Rudi Ballreich e Francesca Bavastro

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Co sĂŹ si i m p a r a a d ire io senza egoismo e per amore di Laura Borghi

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L a li n e a che p o rta a capire ch i sei di Silvia Ortelli

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Educa r e i p i cco l i? Un solo segreto: la pazienza di Maria Rosa Muoio

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I sensi attraverso cui i bambini assaporano il vero gusto della vita di Maria Grazia Burrini

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Il p r i m o p a sso p er camb iare Il mond o: capire come fu nz iona di Katia Di Franccescantonio

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Co m e a bbi a m o portato l'E u ritmia in Microsoft di Claudia Chiodi

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Gi a n n i n a , m a e st ra d i vita con h u mor e poesia di Francesca Bavastro

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S e m i n a r i o t r i e n nale d i ped agogia presentazione a.s. 2016-2017


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staff

Una vita piena di senso Editoriale di Adriana Ciarchi

Redazione Adriana Ciarchi e la Commissione Culturale della scuola

Grafica Francisca Rivera

Copertina Patrizia Curcetti

Fotografie Archivio della scuola

Hanno collaborato Francesca Bavastro, Claudia Chiodi, Laura Borghi, Maria Grazia Burrini, Katia Di Francescantonio, Maria Rosa Muoio, Silvia Ortelli

Pubblicità Mara Chiozzotto inserzioni.quadernone@gmail.com

Stampa e confezione Grafica Santhiatese Snc Corso Nuova Italia 15b - Santhià - Vercelli

LA PEDAGOGIA STEINER-WALDORF MIRA A FARE DIVENTARE I BAMBINI ADULTI LIBERI, CREATIVI, CAPACI DI DECIDERE

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i capita spesso, nelle giornate primaverili, di osservare la volta azzurra o nuvolosa del cielo milanese alla ricerca delle rondini che quando ero bambina spaziavano numerosissime nell’immensità aerea, garrendo festose all’alba e al tramonto; vederle sfrecciare mi dava un profondo senso di serenità, di pace, il loro gioire mi annunciava l’approssimarsi dell’estate e questa esperienza m’infondeva fiducia di vita. Ora le rondini sono notevolmente diminuite, lasciando spazio a zanzare pungenti e fastidiose, e mi chiedo: “Se l’uomo non può sperimentare nella sua anima serenità e fiducia come farà a vivere sviluppando la sua propria umanità?” Il tema dei vari articoli che compongono questo quadernone è legato all’educazione dell’organismo sensorio. Rudolf Steiner dava molta importanza allo studio dei sensi e alla loro cura, perché tutto ciò che chiamiamo conoscenza deve fondarsi sull’osservazione e sul pensiero che esercitiamo in quanto si percepisce. Gli animali si servono con naturalezza dei sensi per la loro vita istintiva, gli uomini sono consapevoli di possedere un organismo sensorio che è alla base della loro vita conoscitiva. In ogni istante della nostra vita usiamo i sensi per percepire, tuttavia nella maggior parte dei casi nessuno di noi si sogna di osservarli da vicino e soprattutto si chiede se è il caso di educarli. Un’attenta osservazione dei sensi che impieghiamo normalmente rileva un loro deperimento: la vista è già diminuita nei primi anni di vita, l’udito è divenuto meno fine, olfatto e gusto sono limitati, ottusi o alterati.

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Rudolf Steiner Cooperativa Sociale a r.l. ONLUS Via Clericetti 45, 20143 Milano - Tel. 02 36538510 info@scuolasteinermilano.it - www.scuolasteinermilano.it

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Oggi ognuno si sente un centro, ma a stento coglie la periferia, la superficie del cerchio che lo fa sentire centro. Oggi al centro della casa non c’è più il fuoco, ma un bel “quadro al plasma”, la luce è ovunque, di giorno, di notte e l’aurora come il crepuscolo sembrano elementi naturali d’altri tempi quando si percepivano le sfumature del colore. Gli occhi possono ancora socchiudersi e sonnecchiare, le orecchie invece, sono sempre aperte e sollecitate di continuo dal rumore, tanto che ormai in molti temono il silenzio e per questo ci muniamo di cuffie che, ben inserite nelle orecchie, impegnano parte della nostra coscienza, impedendoci di accogliere il mondo, rendendoci sempre più impermeabili, induriti nei confronti della natura, della vita, dell’altro uomo.

ducazione degli organi di senso attraverso i quali giungiamo a pensare in modo concreto, in sintonia con le esperienze realmente vissute, le sole a permetterci di entrare in comunione con le dimensioni materiali e immateriali che compongono il senso della vita. Precetti e regole astratte sul modo migliore di crescere bambini hanno scarso valore quando manca la capacità di osservare con sensibilità. Ora è tempo che i processi sensori degli adulti, anziché cadere preda della decadenza promossa dall’attuale civiltà si rivivifichino per mezzo di un pensare chiaro e una coscienza sveglia. I sensi possono essere rieducati attraverso le attività artistiche, ma per chi vi rinunciasse, consiglio un piccolo atto volitivo che ognuno potrà, se vorrà mettere in atto e che consiste in questo: ci sarà sicuramente lungo il percorso che si compie giornalmente per andare al lavoro, una chiesa, una casa, la statua di una piazza, insomma un’opera d’arte davanti alla quale passiamo giornalmente senza porvi attenzione. Si può decidere che ogni giorno, passando per lì, la si osserverà con una coscienza desta

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e in parte come umanità ci siamo svegliati, rendendoci sempre più conto di aver depauperato la terra, l’aria, i mari, della loro forza vitale e forse, solo per istinto di conservazione, iniziamo a preoccuparci della prima fonte di vita che è quella alimentare; dormiamo ancora sonni profondi sull’altra fonte di vita che proviene dall’e-

“Nel complesso della vita umana lo spirito richiede il senso e il senso richiede lo spirito” Rudolf Steiner 5


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Circo Calibastra, nato a Stoccarda nel 1985

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GLI EQULIBISTRI DELL'ANIMA Da più di trent’anni il circo Calibastra insegna ai ragazzi a liberarsi (con giocoleria, acrobazie e clown) dal peso fisico del proprio corpo. E a muoversi come vuole la coscienza di Rudi Ballreich Francesca Bavastro

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utto ebbe inizio in una vacanza didattica della settima classe nella quale l’insegnante, per “risvegliare una classe addormentata e metterla in movimento”, portò agli allievi esercizi circensi che condussero ad un primo spettacolo, a seguito del quale fu chiaro a tutti che l’esperienza doveva continuare. Nacque così il Circo Calibastra nel 1985.

Per mettere in scena uno spettacolo bisogna unire le forze di un grande gruppo di persone: maestri, genitori e allievi. I bambini e i ragazzi sperimentano anno dopo anno che la stretta collaborazione è un’importante esperienza sociale. Da ormai trent’anni ogni estate, da metà luglio, vengono messi in scena diversi spettacoli degli allievi, che si concludono con uno spettacolo di “gala” che mette in scena numeri di ex allievi, allievi del liceo e di insegnanti. Quattro settimane prima della messa in scena si trovano tutti i numerosissimi artisti che collegano i singoli numeri in uno spettacolo completo e organico allestito sotto una vera tenda da circo che ospita mille persone.

Alla scuola Michael Bauer di Stoccarda, dalla sesta classe ci si esercita in arti circensi un pomeriggio alla settimana e un fine settimana di laboratorio. Dalle classi superiori ci si specializza in una disciplina e si possono preparare dei numeri particolari per la serata di gala. I ragazzi del liceo e anche diversi ex allievi diventano, a loro volta, insegnanti dei più giovani, creando così un legame molto stretto tra diverse generazioni di giocolieri.

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lla fondazione della scuola Waldorf, Rudolf Steiner ha più volte detto agli insegnanti che la capacità di pensiero degli allievi si sviluppa in modo sano e concreto

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se i ragazzi sviluppano elasticità e chiarezza spirituale attraverso la giusta mobilità del proprio corpo; invece di concentrarsi su concetti astratti, è bene divenire coscienti dei movimenti del corpo. Così già dalla prima classe, nelle prime ore di lezione, gli allievi sperimentano con la parte ritmica anche l’agilità fisica: giochi con le dita, salti, battiti ritmici di mani e piedi. Queste attività, che si esercitano come gioco, fanno destare l’interiorità dei bambini; anche il lavorare a maglia, il disegno di forme, l’educazione musicale attraverso cori e il suonare strumenti aiuta a risvegliare l’interiore movimento di bambini e ragazzi. Con le forze fisiche si risvegliano anche le forze animico-spirituali: la capacità di pensiero non viene sviluppata attraverso un esercizio intellettuale, ma muovendo gli arti, con la volontà.

concentra sul proprio corpo e sui movimenti nello spazio. Tramite il movimento esteriore si favorisce il risveglio interiore. Dal monociclo alla corda, dal pallone all’equilibrismo, si continuerà a cadere finché non s’ impara, con cosciente attenzione, a suddividere il peso del corpo in modo equilibrato intorno al proprio baricentro. Per riuscire in questo bisogna raggiungere una grande tranquillità interiore e un livello di concentrazione molto alto. Gli esercizi verranno solo dopo aver imparato con un pensiero chiaro che cosa devono fare le mani e i piedi.

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a figura del clown impersona con la sua ingenuità e positività quella capacità che hanno anche i bambini di ricominciare da capo ogni volta con la stessa caparbietà e impegno. Se si vuole imparare seriamente l’atteggiamento animico del clown bisogna far sì che il proprio corpo diventi strumento dell’animo giocoso del clown. Si può ottenere attraverso molti esercizi di improvvisazione e sviluppando una certa apertura verso il mondo dei colori, delle forme e degli oggetti.

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urante le esercitazioni di giocoleria e di destrezza il ragazzo impara un rapido e ritmico afferrare e rilanciare di oggetti, l’essere umano si libera del peso fisico del proprio corpo. Ogni esercizio ha lo scopo di chiarire le rappresentazioni della coscienza, gli arti ubbidiscono a questo “maestro interiore”: il corpo si muove come vuole la coscienza. Negli esercizi di salto e di acrobatica si rinforza la consapevolezza di sé e dei propri compagni. Nell’equilibrismo ci si

Queste attività aiutano a risvegliare le capacità animiche-spirituali del ragazzo, mentre, al contempo anche il rapporto dell’essere umano con il proprio corpo, con se stesso e con il mondo trova un maggiore equilibrio. C’è grande differenza se l’uomo è

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agile, leggero e dinamico, se riesce a governare le leggi della gravità o se viene governato da queste. Tutti gli esercizi hanno lo scopo di superare la legge del peso del corpo.

ideali che possono dominare il suo corpo e le leggi del mondo fisico. In questo modo gli artisti raggiungono, attraverso la disciplina e la costanza, la libertà di espressione del proprio corpo

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i potrebbe obiettare, che per esercitare le nostre abilità potrebbe bastare frequentare una palestra, ma abbiamo visto che l’universo e la magia del circo risvegliano nei bambini fantasia e gioia: in questo contesto vengono spronati in modo naturale ad un continuo esercizio fino a raggiungere una grande soddisfazione. Anche l’anima dei giovani artisti partecipa in modo diverso se ha un ruolo da artista circense. Dietro al mondo scintillante degli artisti, le figure del circo rappresentano per il bambino degli

Da diversi anni ormai i ragazzi del Circo Calibastra vengono nella nostra scuola e ci mostrano i loro spettacoli. Anche quest’anno abbiamo avuto il piacere di ospitarli.

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COSì SI IMPARA A DIRE IO SENZA EGOISMO E PER AMORE L'educazione attraverso i sensi alla conoscenza di sè Durante la crescita, lo sviluppo dei bambini avviene grazie all'interazione con gli insegnanti. Ma anche da adulti si può continuare a maturare con un processo di autoeducazione. di Laura Borghi, medico antroposofo scolastico

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All’universo parla, dimentico di sé e del suo stato originario memore crescendo l’io dell’uomo: in te, sciogliendomi dai ceppi di ciò che mi è particolare, scopro il vero essere mio.

gli sono proprie, nell’interazione delle attività di classe e della scuola, come a livello organico una malattia guarita ha evocato la risposta immunitaria individuale di cui quell’organismo aveva bisogno. Nel periodo di crescita del bambino e del ragazzo, l’educazione avviene attraverso le attività che il maestro di classe e gli insegnanti di materia o i professori conducono in modo interattivo. Da adulto l’essere umano può continuare con l’autoeducazione un processo di formazione e maturazione, perché agire nel mondo vuol dire appoggiarsi sì ogni volta sulle esperienze passate ma anche operare nuovamente, aggiungendo un quid che solo quell’io può apportare, collocandosi in modo armonico nelle situazioni di vita a partire da una percezione sobria della realtà contingente.

Calendario dell’anima [1] 3° settimana

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l compito dell’uomo sulla terra si caratterizza con la possibilità di sviluppo dell’io in libertà e per amore, quindi dell’io non egoistico che mantiene però la specificità individuale. Come è possibile che coesistano singolarità del proprio essere insieme a rispetto e amore per l’altro?

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gire ed essere attori nel mondo, prevede che si conosca l’ambiente entro cui ci si muove con lo strumento del proprio corpo e che si riconoscano gli altri, l’altro da me, con cui si entra in relazione. L’autocoscienza caratteristica dell’uomo, la consapevolezza che ci può essere propria avviene con l’attività di pensiero e di riflessione che poggia su una sana vita percettiva sensoriale, attività che sola può essere strumento di conoscenza della realtà. Ma c’è di più, con l’attività sensoriale di percezione il bambino costruisce il suo organismo e l’adulto lo mantiene in vita, letteralmente ci nutriamo non solo di sostanza ma anche tramite la luce dei sensi. La luce è conformativa, e i sensi dovrebbero essere come un cristallo di quarzo, trasparenti alle percezioni, per quel che il mondo ha da trasmetterci. Il bambino si conforma, conforma i propri organi grazie a un adeguato apporto qualitativo ambientale e umano. Così prima di Pasqua, qualche settimana prima che l’io dell’uomo possa parlare all’universo (Calendario dell’anima 3° settimana), è il cosmo in divenire a parlare all’io dell’uomo.

Oggi riconosciamo soprattutto l’esigenza di affermazione di sé, ed è giusto nel periodo di sviluppo dell’anima cosciente. Il gesto dell’io fin dal primo cenno di sviluppo individuale è la verticalità, a cui corrisponde l’intenzionalità. Questo accade già nel primo mese di gestazione quando nei tre foglietti embrionari comincia la configurazione, rispetto alle tre direzioni nello spazio, in sopra e sotto, avanti e dietro, destra e sinistra. Quando più tardi il bambino verrà al mondo, inizierà un lungo periodo di crescita e sviluppo, acquisizione di capacità, dispiegamento di facoltà, che proseguiranno con la realizzazione del percorso biografico e delle sue specifiche individuali. In questo periodo, il superamento delle difficoltà e il rafforzamento delle debolezze, che possono emergere nella vita del bambino e del ragazzo durante le attività di apprendimento attivo, sono la parte corrispondente anche necessaria al dispiegarsi delle proprie potenzialità. Per ogni bambino va cercata la modalità adatta alla maturazione delle qualità che

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All’io dell’uomo parla, possente rivelandosi e dell’essere suo sciogliendo forze, gioiosamente il cosmo in divenire: trasformando entro te la sostanza mia dal magico suo regno, la vera meta io attingo.

educati nell’attività percettiva loro propria, pur partendo dalle predisposizioni individuali. Per essere un musicista devo avere un fine orecchio, nonostante possa esserci poi la perdita dell’udito fisico come in Beethoven. Il pittore con la sua attività continuerà ad educarsi alla percezione dei colori e anche ad altre attività sensoriali per un’azione sinestesica, di più sensi insieme.

Calendario dell’anima [2] 50° settimana

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a moderna fisiologia ha da tempo superato la limitazione ai cinque classici sensi per l’attività percettiva umana degli “stimoli provenienti dal mondo esterno o dai suoi stessi organi”[3] ma non trova una interpretazione concordante nel riconoscere gli organi di senso. I classici sensi di vista, udito, gusto, odorato e tatto possono diversamente essere considerati come apparati sensoriali a cui si aggiunge l’apparato vestibolare per l’equilibrio, considerando invece a parte la sensibilità diffusa delle terminazioni cutanee (del tatto e termiche) ad esempio. La scienza dello spirito, o antroposofia, non aggiunge niente al mondo se non la possibilità di portare consapevolezza, che è conoscenza di sé stessi e di ciò che circonda l’uomo e che si può riassumere nell’appello all’autocoscienza di “uomo conosci te stesso”. Allora si cerca di guardare ai sensi considerando come l’uomo possa con essi uscire nel mondo per conoscerlo. Oltre all’ambiente attorno all’uomo, che conosciamo con il gusto, l’odorato, la vista e il senso del calore, che chiamiamo i sensi mediani, abbiamo un gruppo di sensi tramite cui possiamo conoscere il nostro corpo rispetto al mondo, tatto, vita, movimento ed equilibrio, i sensi basali. Abbiamo un terzo gruppo di sensi che ci permette di entrare in contatto con l’interiorità di un altro essere: sono il senso dell’udito, della parola, del pensiero e il senso dell’io altrui, i cosiddetti sensi superiori. È di questi due ultimi gruppi che vogliamo occuparci in particolare. Accenniamo però prima al fatto importante che tutti i sensi possono essere

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uello che il maestro, come professionista artista e scienziato dell’educazione steineriana, ha il compito di realizzare, oltre ad esercitare una sana attività dei sensi in generale, è la particolare cura dei sensi superiori in relazione alla cura dei sensi basali

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SENSI BASALI tatto vita movimento equilibrio

SENSI SUPERIORI io altrui pensiero parola udito

SENSI SUPERIORI udito parola pensiero io altrui

SENSI BASALI equilibrio movimento vita tatto

SENSI MEDIANI odorato gusto vista calore

SENSI MEDIANI calore vista gusto odorato

I dodici sensi e i rapporti fra loro secondo Rudolf Steiner

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nel bambino. I sensi superiori infatti si sviluppano in modo sano a partire da un esercizio adeguato di quelli inferiori, sviluppandosi per trasformazione. E come dopo i sette anni con il cambio dei denti e dopo la maturità terrestre e sessuale del settennio successivo, così le tappe di maturazione dell’adulto non sono scontate perché non sono più legate al corpo in modo preponderante, così anche i sensi cosiddetti superiori possono rimanere ottusi, svilupparsi solo fino a un certo punto rispetto alla possibilità propria di quella persona. Il bambino del primo settennio in modo fisiologico, e poi ancora talvolta in modo particolare quello del secondo settennio, ha bisogno di una peculiare educazione e cura dei sensi basali per il sano sviluppo della sua corporatura ma anche per il possibile successivo sviluppo dei sensi superiori. Questi sensi hanno poi bisogno in generale di una particolare attenzione in ogni epoca della vita, se pensiamo alle attività virtuali oggi molto diffuse a partire dalla modalità touch, fino al senso dell’equilibrio e del movimento coinvolti nel movimento passivo, non solo dai mezzi utilizzati per spostarci ma con cui, soprattutto, comunichiamo.

parte i fattori ambientali e culturali, il bambino piccolo, dalla nascita in poi, ha comunque necessità che particolare cura vada indirizzata a quei sensi che permettono la percezione del proprio corpo, il tastare e l’essere toccato, il senso del benessere trasmesso dal senso della vita, di cui ci si accorge solo quando non si sta bene, il senso del movimento proprio, del proprio corpo, non necessariamente di tutto il corpo, l’equilibrio che si realizza sempre di nuovo sia quando ci muoviamo camminando che da fermi, sono la base organica per le altre percezioni e per le attività motorie. Quando guardiamo qualcosa, i colori sono la vera percezione dell’occhio, i contorni, la forma sono percepiti grazie al senso del movimento dei muscoli oculari, dilatazione e restringimento della pupilla, movimenti dell’occhio. Quando ascoltiamo qualcosa, un brano musicale, una voce, il cinguettio di un uccello fuori dalla finestra o mentre passeggiamo, il senso dell’equilibrio interviene perché a seconda della nostra posizione nello spazio, diverso sarà l’ascolto. Non si tratta però unicamente di riconoscere la sinestesia dei sensi, cioè di più sensi che cooperano per

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una percezione complessa. Se intendo portare equilibrio in una lezione, in una attività di classe, durante un gioco guidato, l’ascolto è quello che occorre esercitare come adulti. Ascolto come attività dell’orecchio. L’antroposofia ci richiede di essere molto concreti. Come posso credere che esercito adeguatamente l’ascolto interiore se dimentico di educare l’orecchio all’ascolto? L’ascolto dei suoni, gravi alti, piano forte, vibrante, chiaro scuro, termini presi anche da percezioni provenienti da altre attività sensorie, può forse aprirmi attivamente, se lo voglio, alla qualità sonora che giunge all’orecchio, la prima attività sensoriale che apre l’ingresso all’interiorità di un altro essere. La campana risuona, un uccello canta, la mamma canta, le corde di uno strumento musicale pizzicate e l’ambiente risuona. Esercitando l’ascolto posso portare equilibrio alle attività in una classe di più grandi, al bambino che sviluppa inconsapevolmente il senso corporeo dell’equilibrio camminando sul tronco orizzontale di un albero in giardino, equilibrio nell’esercitare l’attività di giudizio su di un tema conoscitivo al liceo.

l movimento proprio del corpo quando muovo gli arti, per camminare, per suonare, per scrivere, nel guardare, e il senso per la parola, che non è più solo suono ma anche articolazione di vocali e consonanti, sono in relazione reciproca. Sarà diverso esprimersi dicendo albero, tree, bau, arbre... ora l’altro essere non comunica più solo un’intonazione musicale tramite il suono che emette (la campana è composta da un materiale metallico, che ha proprietà risuonanti, lavorato con una forma dall’uomo), ma articola i suoni della sua interiorità, le vocali intessendoli con le qualità del mondo esterno, le consonanti: blumenbeete, aiuole, luft, aria. Il senso del movimento esercitato nel bambino piccolo durante i giochi e le attività quotidiane, continua nei bambini più grandi insieme alla qualità del movimento durante l’articolazione di una lezione e dei suoi contenuti, dalle tabelline esercitate a stella con l’elastico e il movimento delle gambe all’euritmia, al movimento dei pen-

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vità. Nella classe il senso della vita è ben esercitato se regna armonia per cui nessuno è a disagio né il più sfacciato ridicolizzato né il più silenzioso e timido oppresso dalla sua timidezza con un giudizio tranchant senza che da adulti ce ne avvediamo. Come esercitare il senso del pensiero? Forse con buone letture, anche con l’attenzione che ci fa correggere interiormente i pensieri non bene espressi o sbagliati che qualcun altro ha esternato durante una riunione. Non è richiesto il pensiero manifestato come giudizio, se non quando utile rispetto al tema della conversazione, magari per una decisione importante su cui siamo competenti. È inteso un esercizio di educazione del pensiero, dato da Rudolf Steiner. Ma perché no? Anche i motivi del disegno di forma lavorano in questo ambito. E cosa dire del senso di benessere e dell’armonia in una classe di adolescenti? Cogliere e far regnare l’armonia nella disarmonia è la sfida del presente! Se si intrecciano i motivi di esercizio personale sul pensiero con quanto portare come attenzione per il senso basale della vita corrispondente, si è a buon punto e si possono andare a vedere gli intrecci longobardi alle entrate di chiese e cattedrali del periodo dal vivo o in riproduzione, la cui miglior fonte è il libro del Kutzli.

sieri o la calma di pensieri e riflessioni in fuga: per l’adulto esercitare la percezione della parola, non il significato intellettuale di una serie di parole nella frase, forse anche l’accortezza del parlare chiaro. Sono piccoli esempi da cui un genitore può cogliere il lavoro del maestro e del professore, ma anche suggerimenti da cui ognuno, anche il maestro, può cogliere spunto per quanto più gli è affine, o per ciò verso cui non è portato e più occorre che eserciti, trovando la propria strada.

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l senso del pensiero e della vita si corrispondono come terzo binomio. Un binomio indissolubile è quello della trasformazione delle forze di vita a forze di riflessione e di pensiero, rispetto alle quali il riferimento più evidente è la sintesi di vari segni che ci fanno parlare di maturità scolastica. Sono le stesse forze di vita attive per l’accrescimento, per il risanamento, cioè forze di guarigione dalla malattia, per le attività di pensiero. Allora più facile è cogliere il senso della vita, del sentirsi a proprio agio, in relazione al senso che può comprendere il pensiero, non in termini filosofici ma quell’attività percettiva che ci può far capire un significato nonostante la difficoltà di comprendere un’altra lingua, o cogliere il significato pur essendoci distratti per un po’ ad una conferenza interessante ma un po’ noiosa. Esercitando il senso del pensiero e mantenendolo sano, il maestro e la maestra possono aiutare ad educare il senso della vita, del benessere, che vuole anche dire che non si desiderino alimenti, giochi etc. dannosi alla salute e alla proprie atti-

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on il senso dell’io e il tatto si può essere sintetici perché il tutto può essere solo esercitato, ogni uomo porta il suo logo, un po’ offuscato o limpido, fatto a pezzi o integro, l’importante è quanto c’è dietro lo specchio che trasmette. L’esercizio sta nel percepire l’altro durante l’incontro, senza

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sondare il recondito recesso personale in modo non richiesto, piuttosto riconoscendo l’altro. Anche qui non è teoria: se ci alleniamo sul serio, senza escludere una modalità gioiosa, sviluppiamo il senso dell’io altrui e ci accorgiamo che è una realtà. Così il tatto nell’entrare in classe, nel cogliere che quell’adolescente ha un problema che sta cercando di affrontare, il tatto anche nell’affrontare un problema con un genitore che non coglie la dinamica del figlio e di cui vorremmo parlare, sono momenti non meno importanti dell’educazione al senso del tatto con materiali adeguati per il gioco, i vestiti, fino all’alimentazione. Non esaltiamo qualità dei sensi basali in modo fine a se stesso o per il solo benessere del corpo fisico. Non è però materialismo l’accortezza nella scelta degli oggetti con cui vengono a contatto i bambini. E i ragazzi successivamente: che vengano a contatto con degli “io” che possono sbagliare, che provano ad aver fiducia in una prossima generazione e quindi si impegnano per educarla.

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La necessità di comprendere l’Essere Umano in relazione a se stesso e al mondo fa nascere domande. Il Programma Culturale della Fondazione Antroposofica Milanese, propone tre serate dedicate a tale necessità. L’auto-educazione dell’adulto

IL CAMMINO DI CONOSCENZA NEL SUO ASPETTO INDIVIDUALE E SOCIALE relatore dott. Claudio Elli 20 ottobre, 10 novembre, 24 novembre 2016 ore 20,45

Claudio Elli, medico veterinario, è nato a Milano nel 1953. Si laurea all’Università degli Studi di Milano nel 1979. Incontra la Scienza dello Spirito di Rudolf Steiner nel 1991. Al momento oltre a svolgere la libera professione nel suo ambulatorio per piccoli animali, insegna goetheanismo e Filosofia della Libertà, in diversi corsi di Pedagogia Waldorf; Filosofia della libertà e goetheanismo applicato all’embriogenesi nella Scuola di Formazione in Medicina Antroposofica.

uon lavoro ad ognuno senza dimenticare sane pause!

[1] Rudolf Steiner Calendario dell’anima, 3° settimana. EA, versione di Silvia Schwarz Colorni [2] Rudolf Steiner Calendario dell’anima, 50° settimana. EA, versione di Silvia Schwarz Colorni [3] Dizionario di Medicina - Treccani

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Fondazione Antroposofica Milanese Via Privata Vasto, 4 Milano tel 02 65995558 segreteria@fam-milano.org A ottobre sarà disponibile il programma completo della Fondazione Antroposofica Milanes


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LA LINEA CHE PORTA A CAPIRE CHI SEI Nel passaggio dai sensi basali del primo settennio a quelli superiori del secondo, ha grande importanza il Disegno di Forme. Che con quieta ripetizione insegna a distinguere “il me dal non me”. di Silvia Ortelli, arteterapeuta

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e colonne del tempio: i sensi corporei e la loro metamorfosi come fondamento del processo di apprendimento. Nel momento in cui il bambino entra a scuola intraprende il suo rapporto con la cultura del suo tempo. Nel primo settennio della vita ha maturato il proprio organismo fino al punto da poter impiegare parte delle forze di crescita per dedicarle all’apprendimento. Tra gli strumenti fondamentali di questo processo troviamo i quattro sensi corporei che Steiner pone alla base della sua teoria dei

sensi. Affinché il bambino possa afferrare progressivamente il proprio corpo e conquistarlo trasformando le forze ereditarie che lo costituiscono attraverso un impulso individuale, è necessario l’impegnativo e incessante lavoro delle forze vitali, protette e sorrette dalle medesime forze che l’ambiente familiare costruisce attraverso i ritmi delle cure quotidiane. Al termine del primo settennio il cambio dei denti da latte vede costituito il corpo fisico, individualizzato fin nelle sostanze più dure. Allo stesso modo durante il secondo settennio è

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compito soprattutto delle forze animiche che agiscono sul bambino proseguire con l’individualizzazione del corpo delle forze vitali che vede il proprio termine sancito dalla maturità sessuale. È questo un delicato compito, quasi una “magia” che richiede una dedizione e un’attenzione pari a quella che accoglie il neonato nei suoi primi mesi di vita. E in effetti un “neonato” corpo eterico (il corpo delle forze vitali) si affaccia all’autonomia individuale intorno al settimo anno d’età avendo completato una prima fase del proprio compito di formazione e crescita nell’organismo e potendo quindi liberare parte di queste forze a favore del processo cognitivo. Le prime conquiste didattiche nel rapporto con la lingua e con i numeri vengono affrontate nelle scuole Waldorf attraverso un’arte pedagogica che si appoggia alle forze che costruiscono l’organismo per condurle alla trasformazione che le rende strumenti della cultura umana.

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ll’inizio della vita il bambino incontra la “resistenza” del mondo fisico terreno attraverso il senso del tatto che lo mette in rapporto con essa e può così sviluppare un intenso vissuto di sé in quanto essere distinto dal resto del mondo. Attraverso i recettori presenti su tutta la pelle e le mucose si crea una relazione tra superficie e superficie, che il bambino percepisce come opposizione del mondo, talvolta fino nelle ossa. Il piccolo essere si confronta con la densità del mondo, che gli oppone poca o molta resistenza, si rapporta a superfici piccole o grandi anche più del suo stesso corpo, e viene sospinto dal senso del tatto a percepirsi all’interno della propria pelle, separato dal mondo. Questa esperienza interiore costituisce la base per far sorgere il vissuto del proprio Io corporeo. L’Io percepisce se stesso attraverso il senso del tatto. E quando circa sei/sette anni dopo, con l’attività del Disegno di Forme, il bambino “tasta“ con la mano dapprima nella libertà dell’aria, poi pian piano contro la resistenza del piano del banco o della lavagna, per arrivare a far infine incontrare la punta del pastello con il foglio di carta steso sul banco nel gesto che lascia il primo segno che diverrà scrittura, ha la possibilità di ripercorrere questo importante processo di individuazione anche sul piano della

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ra le arti di cui si avvale troviamo l’attività del Disegno di Forme, che si intraprende fin dal primo giorno di scuola. Vorrei descrivere questi primi passi dell’attività dei sensi nell’organismo umano da una parte e nell’attività culturale dall’altra, restando all’interno del parallelismo tra organismo corporeo ed esperienze dell’anima così come intervengono nella biografia dei primi due setteni. All’inizio della vita il piccolo essere appena venuto al mondo afferra il suo strumento corporeo con l’aiuto dei quattro sensi basali: tatto, senso della vita, del movimento e dell’equilibrio. Queste esperienze una volta sollevate dall’ambito corporeo a quello della conoscenza, permettono la metamorfosi dei sensi basali nei corrispondenti sensi superiori, cioè atti a cogliere il mondo di relazioni con gli altri esseri umani: il senso dell’udito, del linguaggio, del pensiero e dell’Io altrui. (Immagine 1)

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conoscenza. Attraverso questo processo il bambino con il gesto grafico crea una pelle che separa inequivocabilmente “il me dal non me“, il dentro dal fuori, la forma dallo sfondo. Ecco il senso dei primi segni esercitati con il Disegno di Forme: la linea “appena nata” tasta con devozione e sacralità lo spazio aperto del foglio e viene a consistere come singolo segno, separato dal tutto di cui prima faceva parte.

A

ttraverso il tatto il bambino si risveglia alla propria corporeità. Solo se il senso del tatto è adeguatamente sviluppato permette di riconoscere l’altro essere umano come portatore di Io e questa metamorfosi del senso del tatto nel senso dell’Io altrui risulta fondamentale per costruire le basi di una comunità umana. Quando il bambino di due/tre anni riesce a toccare tutto il proprio corpo comincia a definirsi in prima persona, “dice IO a se stesso”, non casualmente nel disegno spontaneo un segno significativo accompagna questa esperienza, la forma chiusa: il cerchio si chiude e “tocca se stesso”. (Immagine 2)

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ostituita attraverso il senso del tatto questa pelle, essa si riempie di contenuto vitale e il corrispondente senso della vita è il campo in cui il bambino può sperimentare un ordinamento vitale complesso e volto al mantenimento di questo contenuto in rapporto agli elementi aereiformi, liquidi e solidi della terra. Il senso della vita esprime il campo di percezioni insite nelle funzioni vitali del nostro organismo. Si allerta qualora non siano presenti le condizioni fisiologiche atte a garantire l’esistenza in salute. Questo senso è in rapporto con tutti i ritmi vitali, la respirazione, il sonno e la veglia, i processi organici che ci inseriscono nel tempo come organismi viventi e che insieme ai sensi forniscono la base per ogni apprendimento. Nel rapporto con il senso della vita il bambino si percepisce all’interno di un ordinamento regolato in modo saggio e colmo di senso, sorretto dalle forze di vita che abitano il proprio corpo. Se sperimentato adeguatamente nei primi anni di vita questo senso sviluppa vissuti di fiducia e sicurezza, capacità di affidarsi e di provare un sentimento di comunione con il vivente, arrivando a generare il sentimento della compassione. Sulla metamorfosi di questo senso si basa la possibilità di cogliere i nessi e il senso ordinato di ogni cosa, quello che Steiner definisce il senso del pensiero.

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cco dunque che nel secondo settennio nel Disegno di Forme (e in generale nell’approccio pedagogico basato sul ritmo, sulla lentezza e sulla quieta ripetizione), si esercita il senso della vita a partire dalla cura attenta e spesse volte ripetuta del gesto grafico, dal suo lento e paziente ordinarsi ritmico continuamente rinnovato da cui sorge innanzitutto il sentimento di armonica completezza del segno che il bambino lascia sul foglio e in seguito la capacità di comprendere l’ordinamento geometrico della forma tracciata. (Immagine 3)

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osì come il genitore cura la vita del suo bambino occupandosi instancabilmente dei ritmi delle sue esigenze vitali (sonno/ veglia, nutrizione e igiene), ripetendo un infinità di volte con quiete e amorevole cura gli stessi gesti che infondono nel bambino la fiducia di essere mantenuto nel benessere, così nell’azione del maestro deve risuonare la stessa quiete innumerevoli volte rinnovata nella ripetizione di gesti e ritmi che donano la fiducia nelle proprie capacità di cogliere il senso del mondo. Il senso del movimento consente di procedere progressivamente dal tempo allo spazio e permette al bambino di percepire il campo di relazioni tra tutte le sue parti corporee. Tutti i movimenti interni, le variazioni nella posizione di ogni piccola parte dell’organismo in reciproca connessione vengono percepiti attraverso il senso del movimento.

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unque abbiamo di fronte ancora un altro senso che resta fortemente connesso con l’interno del nostro corpo, non si occupa dei movimenti che vengono svolti all’esterno se non come variazione delle relazioni interne tra le varie parti del corpo. Se percepiamo il movimento al di fuori di noi, questo avviene grazie alla

facoltà dell’imitazione, oggi ampiamente riconosciuta dalle neuroscienze grazie alla scoperta tra gli anni ’80 e ’90 dei neuroni specchio. Dunque per cogliere il movimento esterno a noi dobbiamo innanzitutto imparare a percepire il nostro proprio organismo motorio. Dalla metamorfosi di questo senso il bambino giunge alla possibilità che gli si dischiuda il mondo delle forme, e quello che Steiner definisce il senso della parola o del linguaggio supporta questa esperienza. In altro modo potremmo definirlo senso della “Gestalt” (= forma, vedi T. Gobel), in quanto grazie alla trasformazione del senso del movimento, appoggiandosi a tatto, vista e udito, crea le condizioni per estrarre dall’intero mare di esperienze tattili, di colori e chiaroscuri e di suoni, l’intero della “forma” che le connette, indipendentemente dal fatto che sia forma plastica, grafica o sonora. Con lo sviluppo del senso del movimento il bambino sperimenta la libertà. Quanto è importante poter esercitare dapprima nel movimento del corpo e quindi negli arti superiori la infinita varietà di possibilità del movimento che una volta giunto alla quiete della traccia grafica diviene forma: nel disegnare forme dinamicamente e a mano libera, il bambino sperimenta la quiete e il movimento, il lento e il veloce, l’ampio e il piccolo, il curvo e il retto e ogni direzione che prima di divenire definizione astratta costituisce un vissuto vitale e chiaro. (Immagine 4) 4


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olti disturbi di apprendimento possono essere compensati da un’adeguata cura di questi importanti passaggi. Non rimane che il senso dell’equilibrio che ancora più profondamente affonda nell’interiorità dell’organismo e pone l’essere umano in relazione con il centro di gravità della terra, cogliendo nel proprio corpo in quale relazione esso si pone tra peso e leggerezza. Nello sviluppo di questo senso il bambino si appresta a conquistare la posizione eretta che lo rende un essere umano a tutti gli effetti e lo pone in una relazione antigravitazionale in cui diviene padrone del proprio centro. Con il senso dell’equilibrio il bambino trova un centro di quiete che gli permette di ascoltare l’altro sviluppando il senso dell’udito, senza confondersi con esso o avere la necessità di aggrapparsi a un centro esterno a sé. Nel linguaggio corrente avere senso dell’equilibrio apre a significati che spaziano dal corpo alle qualità interiori che connotano saldezza d’animo. Attraverso il senso dell’equilibrio la forma disegnata conquista lo spazio e mette in rapporto il segno tracciato con lo spazio bianco del foglio, rendendo visibile la geometrica regolarità delle forme. Nello specifico l’esercizio delle simmetrie nel Disegno di Forme, esercitato come pratica di completamento di una forma rispetto ad un suo centro, diviene l’attività che accompagna lo scolaro ad afferrare progressivamente con il pensiero il viaggio della propria individualità attraverso i diversi centri organici che vanno via via maturandosi, procedendo dal capo fino all’area sottodiaframmatica e degli arti e concludendosi con lo sviluppo sessuale che inaugura il terzo settennio. (Immagine 5)

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uesto sistema di comprensione dell’organismo sensorio sviluppato da Rudolf Steiner mette l’accento sulla necessità imprescindibile di un armonioso sviluppo e di un’amorevole cura ed educazione dei sensi inferiori su cui si fonda la possibilità di un percorso umano capace di conquistare tutti i campi della conoscenza. Solo se i sensi inferiori attivano la volontà di afferrarsi in modo sano nell’organismo corporeo possono poi trasformarsi correttamente in facoltà superiori, altrimenti può avvenire che buona parte dell’attività scolastica del secondo settennio debba essere impiegata a compensare ciò che nella prima infanzia non ha consentito un adeguato sviluppo dei sensi corporei del tatto, della vita, del movimento e dell’equilibrio, prima di poterli in parte svincolare dalla percezione della propria interiorità corporea e divenire fondamento del grandioso tempio della conoscenza del mondo della natura e della cultura

Bibliografia: Rudolf Steiner Oo 170 L’enigma dell’uomo, Oo 45 Antroposofia: un frammento, Oo 115 Antroposofia, psicosofia, pneumatosofia, Oo 293 Arte dell’educazione: antropologia, Die 12 Sinne des Menschen in ihrer Beziehung zur Imagination, Inspiration, Intuition; Thomas Goebel Die Quellen der Kunst; Rudolf Kutzli Il creativo disegno di forme; aa.vv Formenzeichnen; Elke Frieling Therapeutische Formenzeichnen; aa.vv Sviluppo dei sensi e attitudine sociale del bambino

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La Casa di Salute Raphael-Palace Hotel, è La Casa di Salute Raphael-Palace Hotel, è un moderno e rinnovato Grand Hotel, un moderno e rinnovato costruito fra la fine dell’800 e laGrand Hotel, “bell’Epoque”, di cui conserva l’eleganza costruito fra la fine dell’800 e la e lo stile, circondata da un grande parco “bell’Epoque”, di viali. cui Un conserva secolare e da ombrosi vasto cortilel’eleganza esterno con portici e terrazze con vista incantevole sulla Valsugana e sui monti circostanti, offre ai nostri Ospiti graditi momenti di e lo stile, circondata da un grande parco incontro e contemplazione. La Casa è impreziosita dai suoi ampi locali interni: la luminosa secolare da viali. Unla Sala vasto cortile esterno con portici Sala da pranzoecon i suoiombrosi stucchi e decorazioni, delle Feste con pannelli di Ardengo Soffici, la Sala del Camino con la biblioteca. Dotata di 84 incantevole sulla Valsugana e sui monti circostanti, offre ai nostri Os camere (28 camere singole e 55 camere doppie) tutte con il incontro e contemplazione. La Casa impreziosita dai suoi ampi loc bagno e telefono diretto,èuna parte con terrazzo o balcone. Piscina coperta e bar caffetteria. Ristorante: scelta di menuFeste co Sala da pranzo con i suoi stucchi e decorazioni, la Sala delle internazionale, menu vegetariano e diete personalizzate. Soffici, la Sala alimenti del Camino la bi Vengono usati esclusivamente biologici con e biodinamici. Reparto cure (28 termali, sala terapie artistiche, camere camere singole e 55 came sala Euritmia. bagno telefono una La Casa di Salute Raphaeleoltre ad esserediretto, un luogo di cure,parte c offre anche la Piscina possibilità coperta di soggiorni per il recupero delle e bar caffetteria. Risto energie psicofisiche. La singolarità delle acque arsenicaliinternazionale, menue biodinamici, vegetariano e ferruginose, la qualità degli alimenti biologici delle piante Vengono medicinali, dei usati farmaci naturali e delle esclusivamente a numerose terapie praticate sono il miglior presupposto per biodinamici. termali, s una cura rigenerante. I pazienti Reparto sono trattati cure secondo i metodi della sala medicina classica, dell’omeopatia, della Euritmia. fitoterapia e sopratutto della medicina ampliata in senso Casa di Salute oltre ad es antroposofico. La Vengono inoltre proposte Raphael terapie artistiche, pittura, modellaggio, e canto. offreeuritmia anche la possibilità di soggiorn L’acqua di Levico è particolarmente indicata negli stati psicofisiche. Lae singolarità d d’esaurimento energie psicofisico, nella convalescenza stati di debilitazione ferruginose, organica, astenia, malattiedegli tumorali la qualità alimenti b (soprattutto post-chemio o radioterapia), leucemie, sclerosi delle piante medicinali, dei farm multipla, anemie, ipertiroidismo, artriti e artrosi, eczemi, asma bronchiale, psoriasi, bronchite cronico-ostruttivi, esiti sono di numerose terapie praticate il m broncopolmoniti, debolezze immunitarie, disturbi del comportamento alimentare. Nei una cura rigenerante. I pazienti so bambini: eczema atopico, diatesi linfatica, debolezza costituzionale e disturbi della crescita, ricorrenti affezioni otorinolaringoiatriche, difficoltà d’incarnazione. metodi della medicina classica, d fitoterapia e sopratutto della medic La Casa propone pacchetti comprensivi di soggiorno e terapie stabilite dai nostri medici dopo una visita di ammissione, a partire da Euro 1.080,00. antroposofico. Vengono inoltre prop Tutte le terapie praticate si svolgono all’interno della Casa. pittura, modellaggio, euritmia e canto L’acqua di Levico è particolarment CASA DI SALUTE RAPHAEL – PALACE HOTEL**** psicofisico, nella con Piazza De Giovanni, 4 – 38050d’esaurimento RONCEGNO (Trento) Italy telefono 0039 0461 772000 –debilitazione telefax 0039 0461 764500 organica, astenia, Indirizzo internet: www.casaraphael.com – e-mail: mail.info@casaraphael.com (soprattutto post-chemio o radioterap multipla, anemie, ipertiroidismo, artriti e


I sens i basa l i

E d u c a r e i pi c c o li ? Un solo segreto: LA PAZIENZA Occuparsi di loro richiede cura in ogni gesto, parola, pensiero. Ma non ci vogliono qualità straordinarie. Basta attendere con umiltà che il bambino ci si riveli di Maria Rosa Muoio, maestra giardino d’infanzia

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arissimi genitori, avrei piacere di condividere alcune riflessioni che ho potuto fare riguardanti i bambini piccoli. Nella mia esperienza di madre quel tempo è lontano, infatti le mie figlie hanno oggi

diciassette, sedici e quattordici anni, ma ho la fortuna di stare a contatto con i “piccolini” ogni giorno lavorando in asilo.

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ico fortuna non a caso, ma con coscienza in quanto ritengo il bambino piccolo sia


il Quadernone 2016 della via Clericetti

l’insegnante più qualificato che possa esserci. Quando viviamo a contatto con i bambini ogni nostro gesto, ogni nostra parola, fin anche ogni nostro pensiero deve essere educato. Tutto quello che circonda il bambino deve avere un senso, tutto deve essere curato per poterlo accogliere. I bambini si aspettano da noi una qualità ormai rara: la pazienza. È attraverso di essa che ci occupiamo dell’ambiente in cui il bambino passa il suo tempo e accudiamo il bambino stesso.

ma che ha di lui un assoluto rispetto.

È

dalla pazienza che si passa alla dedizione. Coi bambini dobbiamo arrivare alla dedizione, prenderci cura delle loro primarie esigenze fino ad ascoltare ogni loro più piccolo sussurro. Il bambino attende questo, chiede con forza questo, non sono necessarie grandi cose. È un essere semplice, bisogna solo dimostrare di esserci, basta uno sguardo.

A

volte il bambino ti cerca nella stanza piena di altri bambini, desidera solo che tu capisca attraverso il suo sguardo che incrocia il tuo. Uno sguardo può essere l’atto più religioso che esista: “Non avere paura, io ho capito”. In conclusione, cari genitori, credo che non vi sia bisogno di alcuna capacità straordinaria per stare accanto a un bambino, se non quella di attendere con umiltà che questo ci si riveli e tendergli le braccia per accoglierlo

È

la pazienza che ci aiuta a comprendere i suoi bisogni essenziali. Pazienza intesa come bellissima occasione di attendere che egli si mostri in tutte le sue possibilità, con il suo tempo, senza cercare risposte veloci ed affrettate. Pazienza di dare al bambino il tempo di fidarsi, o meglio, affidarsi ed abbandonarsi alle cure amorevoli di qualcuno che lo tocca con delicatezza, che lo riprende con fermezza,

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I sens i m ed ia n i

I SENSI ATTRAVERSO CUI I BAMBINI ASSAPORANO IL VERO GUSTO DELLA VITA Olfatto, gusto, vista, calore, sono la porta d'ingresso del mondo fisico. Ma sono anche strettamente legati al formarsi del giudizio morale di Maria Grazia Burrini, maestra di classe

tempi non è facile. Le spinte esterne, la fretta di dover fare entro sera tutta una serie di cose, non aiuta l’adulto a “lavorare” alla crescita dell’individualità che ha di fronte nel rispetto dei suoi sani ritmi. Bisogna che si facciano costantemente delle scelte, spesso scomode e impegnative, che ci richiedono un lavoro di autoeducazione faticoso, da mane a sera. Allora spesso ci si domanda che cosa sia giusto dare ai nostri bambini, giorno dopo giorno. Quali scelte educative portare avanti. Quale sia il migliore nutrimento per questa crescita che appare, a un occhio attento, molto più sottile di quanto si sia abituati a pensare, presi dall’accelerazione delle attività quotidiane.

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ella nostra scuola, ogni giorno si cerca di educare il bambino rispettando quelli che dovrebbero essere i sani tempi di crescita dell’infanzia, periodo prezioso della vita di ogni essere umano, in cui egli costruisce per sé le basi della propria casa esteriore (corpo fisico) e interiore (essenza animica), il cui tempo di evoluzione, però, vive su ritmi molto diversi da quelli degli adulti. Oggi, soprattutto in una metropoli attiva e veloce come Milano, il rispetto di questi

N

ell’ambito di questo, rientrano le riflessioni sullo sviluppo di un sano organismo sensorio. Dei sensi basali, che maturano soprattutto nel primo settennio e poi ancora fino al nono anno, come di quelli superiori, che fioriscono - sulla base di un sano sviluppo dei primi - nel terzo settennio, si parla in altri articoli di questo Quadernone. La domanda resta ora

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il Quadernone 2016 della via Clericetti

educati a cercare una direzione interiormente retta, ma poi abbiamo la tendenza ad assuefarci…e non ci facciamo più caso. Solo la coscienza desta dell’adulto può venir richiamata allora all’ordine dal proprio Io, che denuncia davanti a se stesso la propria debolezza e lo sveglia davanti al rischio di scendere a compromessi con l’ambiente. Ma si tratta di una ricerca continua, pressoché giornaliera, di autoeducazione, del riconoscimento di se stesso in qualità morali e spirituali che possano guidare la nostra vita, nella sua quotidianità. L’odorato è connesso dunque al giudizio morale. L’odore del mondo entra infatti in noi attraverso il nostro respiro e noi non possiamo evitare di farci un giudizio morale sulle impressioni che riceviamo dal mondo. All’interno della sua teoria dei sensi, Steiner ci spiega pertanto come a uno sviluppo adeguato del senso dell’odorato, segua la possibilità di sviluppare l’anima cosciente nel periodo adulto. Ciò sarà certamente auspicabile.

legata ai sensi mediani. Quali sono? Come educarli e soprattutto proteggerne la maturazione? Secondo la teoria dei sensi data da Rudolf Steiner, i sensi mediani sarebbero quattro: olfatto - gusto- vista – calore. I primi tre sono riconosciuti anche dalla scienza. Il quarto, seppur non rientri nei canonici cinque sensi, viene da tempo preso in considerazione in ambito medico-scientifico. Attraverso di essi il mondo esterno entra dentro di me e io sono pronto ad accoglierlo. L’olfatto si muove per mezzo dell’elemento dell’Aria. È un senso che vive nel respiro, legato ai polmoni, come organo di scambio tra io e mondo. Inspiro e, per mezzo di un profumo o di un cattivo odore, il mondo entra dentro di me. E per loro mezzo, mi creo un’immagine di questo mondo esterno, attraverso le sensazioni che ho ricevuto da questa inspirazione. E così entro nell’ambito di ciò che è buono e di ciò che non lo è. Entro pertanto, sin da bambino, nel mondo delle qualità morali, esplicitando, nel mio animo di bimbo, un archetipo: “Ciò che è buono, profuma; ciò che non lo è, puzza…”. Non a caso, nel momento in cui ci troviamo davanti a una situazione che non ci convince sul piano morale, in italiano usiamo un’espressione che non lascia adito a dubbi: “mi puzza” , “c’è qualcosa che puzza di marcio qui” o simili…

Il gusto si esprime per mezzo dell’elemento dell’Acqua. Non è possibile infatti gustare alimenti troppo secchi: essi vengono automaticamente diluiti nella saliva per essere gustati. È interessante osservare il fatto che come esseri umani abbiamo per lo più perso la capacità di gustare qualcosa per accorgerci se quel cibo sia sano o meno. Spesso infatti non ci basta assaggiare qualcosa per esser certi che essa sia ancora buona. Per lo più, infatti, l’essere umano usa il suo senso del gusto per sentire se un alimento piace o non piace, non se sia esso sano o meno. In questo siamo ormai assai corrotti (direbbe Steiner) o poco istintivi, rispetto a un animale che assaggia per rendersi conto se potrà mangiare un cibo senza riceverne danno. Il senso del gusto ha acquisito sfumature pian piano diverse dall’origine. “Avere buon gusto”

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interessante poi riflettere sul fatto che a una puzza ci si abitui: la sentiamo immediatamente magari entrando in un locale, ma dopo un po’, non la sentiamo più. Lo stesso avviene nel momento in cui ci avviciniamo a un ambiente sociale in cui vi sia della mancanza di moralità. All’inizio ci accorgiamo chiaramente dell’immoralità che ci circonda, se siamo stati

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di affinare questo senso mediano a tal punto da far sì che la vista travalichi l’elemento puramente materico del mondo, per assurgere alla possibilità di “vedere”, scorgere la veridicità di leggi e realtà spirituali che superano l’esperienza puramente umana.

è, per esempio, un’espressione che si ritrova in molte lingue e ci racconta di che tipo di senso si tratti. Il “buon gusto” ha a che fare con l’affinamento interiore, con la buona educazione e il raffinamento culturale della persona. Talvolta, invece, viene usata l’espressione “Vita amara!”, per caratterizzare il modo in cui noi stiamo vivendo un particolare momento di difficoltà nella nostra vita. Ben più noto è poi il finale de “L’infinito” di Leopardi: “e il naufragar m’è dolce in questo mare”. In fondo questo ci fa collegare il senso del gusto ai sentimenti che vorrebbero raffinarsi, all’anima razionale-affettiva, di cui Steiner ci parla. Dunque la speranza è quella di divenir capaci di assaporare non solo ciò che piace ma ciò che è sano, perché questa divenga una legge anche sul piano della morale. Ma non si sviluppa un giusto gusto spirituale se non si sviluppa un giusto gusto fisico, scrive Gorter.

Il senso del calore, o della temperatura come Steiner lo chiama in altri luoghi, vive nell’elemento Fuoco. Potremmo dire che esso sia l’espressione di quella sensazione di fuoco che proviene dall’interno dell’essere umano - legata poi al senso inferiore della vita (per es. nella febbre…) – ma anche dal contatto con il mondo (toccando qualcosa di caldo o di freddo); calore che possiamo percepire, in modo più o meno evidente, solo a livello fisico, oppure metamorfosato in una sensazione legata anche a qualcosa di più animico (vivendone la sfumatura del calore umano). Come uomini, possiamo sperimentare forme diverse di calore e di freddo, diverse tra loro soprattutto nella qualità. È diverso infatti il calore che si percepisce se ci si mette davanti a un calorifero rispetto a quello che si sente se ci si sdraia al sole. Diverso da quello che si percepisce davanti a un calorifero, è ancora il calore di cui si viene avvolti in una serata passata davanti al fuoco scoppiettante di un camino, e via così.

La vista si muove attraverso l’elemento dell’Aria e della Luce. Per vedere ho bisogno della luce solare. Goethe scrisse nell’introduzione a “La teoria dei colori”: «Se l’occhio non fosse solare, come potremmo vedere la luce? Se non vivesse in noi la forza propria di Dio, come potrebbe estasiarci il divino?» Qualunque altra fonte di luce (il fuoco, la luce elettrica…) sono una trasformazione di tale luce superiore. Attraverso la vista scorgiamo i colori. Le luci, le ombre, le macchie di colore. La percezione della forma sarebbe possibile invece grazie a quello che Steiner chiama senso del movimento: i nostri occhi compiono infatti continui micro movimenti che seguono il contorno degli oggetti e solo in virtù di questi possiamo cogliere la forma di ciò che ci sta di fronte. Quello della vista è il senso in cui l’uomo è più desto. Non a caso, per affermare la veridicità di un fatto inconsueto, si dice: “L’ho visto proprio con i miei occhi!”. È il senso che più ci permette di entrare in rapporto con l’elemento fisico- materiale del mondo. Steiner infatti ne parla come del senso più legato all’anima senziente. È solo dell’Iniziato, infatti, la capacità

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bambini dovrebbero sperimentare le diverse qualità del calore, perché nella vita, da queste esperienze di realtà, ne nascerà l’entusiasmo. Se i bambini non avranno fatto esperienza delle diverse qualità del calore, faranno fatica, da adulti, a provare entusiasmo e calore umano per l’altro uomo. Quanti uomini oggi sono disinteressati al mondo, hanno perso l’entusiasmo di partecipare con calore, con il calore dell’Io, al mondo stesso! Da un’educazione qualitativamente poco affinata, nasce disinteresse per ciò che ci accade intorno. Allora, alla luce di tutte queste brevi riflessioni, potremmo porci ora la domanda: come educare questi sensi mediani, in modo da far sì che l’individualità che abbiamo davanti a noi diventi capace di essere portatore di qualità morali tali da aver

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in sé la forza e la capacità di discernere e di scegliere il bene davanti al male, e poi di scegliere ciò che è sano davanti a ciò che piace, e poi ancora di vedere o intuire qualcosa oltre il materiale, e infine perché diventi capace di vero calore, nell’incontro con l’altro?

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’educazione vive nelle piccole cose, che agiscono nella profondità dell’essere che abbiamo di fronte. La riflessione ci porta oggi a voler scandagliare quelli che, secondo R. Steiner, sono i quattro sensi legati di più alla maturazione delle forze di sentimento insite in ogni uomo. Come lavorare su questi quattro sensi, dunque, raffinandoli? In definitiva, permettendo al bambini di vivere esperienze vere, reali. Non mediate da alcuno altro mezzo o strumento, tecnologico che sia. L’anima deve palpitare di fronte alla realtà. Portandoli perciò in mezzo alla natura, durante tutto l’anno. Ce lo ha ripetuto anche Kohler a metà di quest’anno. Perché possano annusare la realtà, assaporarla, vederla con i loro occhi e percepirne una vita sottile dietro ciò che vedono, e infine sentirsene avvolti con calore, anche nelle brutte giornate! Vivere l’elemento vegetale nei boschi, gli animali in una fattoria, in aperta campagna, piuttosto che vederli in televisione in documentari seppur interessanti. Sentire così il profumo di un bosco umido, che promette la nascita di funghi o che matura il tappeto di foglie caduto in autunno per farne nutrimento alla terra per la rinascita primaverile, sentir l’odore del letame e di contro il sapore del latte! Imparare a percepire una luce diversa a seconda delle stagioni e dei luoghi della terra. Sperimentare realmente un calore diverso sulla loro pelle. Non lasciandoli a casa solo perché il tempo non è dei migliori. Avranno bufere da attraversare nella vita! Non proteggiamoli sotto “una campana di perenne bel tempo”: neppure questo li educherà alla vita vera. Esperienze di calore nascono poi dagli incontri con altri esseri umani che possano arricchirci della loro esperienza di vita e farci riflettere. Che i bambini e i ragazzi si rafforzino attraverso queste esperienze reali e di qualità, abituandosi ad aver a che

Bimbi al bosco esperienza settimanale per tutto l'anno della classe seconda

fare con un mondo reale, per divenir capaci di comprenderlo, di prendersi il mano e di poter agire in futuro in esso! Tutte queste esperienze dovranno arrivare prima delle richieste di poter utilizzare la tecnologia durante l’adolescenza. Diversamente, il rischio che si sta correndo oggi (e purtroppo lo si verifica già nel III settennio) è che i ragazzi divengano inabili a relazionarsi con il mondo, nella sua realtà, con le sue regole non scritte, che si percepiscano lontani da esso, disinteressati ai problemi reali del vivere, perché cresciuti in un mondo più o meno virtuale, parallelo.

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’affinamento di quelle sfumature nella percezione del mondo, che al bambino provengono dal mondo attraverso i suoi sensi e che gli permettono la conoscenza del luogo stesso in cui in futuro opererà, lavora sulla maturazione delle sfumature del suo proprio sentire. E lo cala nella realtà

Bibliografia: Rudolf Steiner Oo 170 L’Enigma dell’Uomo; Robert Gorter I dodici sensi dell’uomo, Convegno 1995 Ass. Amici della Scuola Steineriana; Willi Aeppli Organismo sensorio e perdita dei sensi, Ass. Amici della Scuola Steineriana

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IL PRIMO PASSO PER CAMBIARE IL MONDO: CAPIRE COME FUNZIONA

di Katia Di Francescantonio, insegnante di fisica e matematica al liceo

Gli esperimenti sulla natura della luce con la XII classe

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I sens i su periori Lo studio delle leggi oggettive è un passo importante nello sviluppo dei sensi superiori. Specie se la ricerca non è accumulo di informazioni, ma scoperta di sè

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o studio della fisica a partire dall’attività sperimentale è un approccio particolarmente sentito e significativo in classe XII dove gli alunni, ormai forti di una discreta autonomia nelle attività di laboratorio, cercano con maggiore interesse esperienze pratiche che li guidino a trovare connessioni e corrispondenze interne ed esterne fra i fenomeni importanti del mondo. L’azione individuale e di gruppo dà loro la possibilità di raggiungere un collegamento interiore individuale con ciò che hanno appreso. I ragazzi di XII sono nella fase antropologica in cui non si chiedono più come si venga influenzati dal mondo, ma in che modo si possa influenzare il mondo. Vogliono una risposta utile alla domanda: “Si può cambiare il mondo? Sono io in grado di essere uno strumento di questo cambiamento?” A questa domanda bisogna rispondere in termini molto concreti. I contenuti d’inse-

gnamento dovrebbero rispondere a questo compito, fornendo occasioni di confronto ed un contesto stimolante; questo significa che il compito dell’educazione è quello di creare situazioni in cui le leggi oggettive, accessibili al pensiero, possano essere sperimentate e verificate, venendo così riconosciute come valide e quindi vere, sia nel campo morale che in quello estetico. Elemento costitutivo di questa nuova relazione è la capacità di formarsi dei giudizi.

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ell’anno scolastico 2014-2015 ho avuto modo di toccare con mano questa fase evolutiva proprio con i ragazzi di XII, durante l’epoca di Fisica sulla luce. Lo studio dell’ottica cade in XII e comprende esperienze sui fenomeni luminosi: indaghiamo la natura della luce attraverso gli esperimenti per caratterizzare nel modo più variegato possibile il fenomeno. Ho proposto loro un preciso insieme di esperimenti che

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il Quadernone 2016 della via Clericetti

per gruppi i ragazzi dovevano eseguire, gestendo in autonomia la sequenza e il materiale a disposizione e avendo come obiettivo una relazione sulle osservazioni e sulle misure da preparare insieme, ciascuno nel proprio gruppo e poi esporre in classe. A differenza degli anni precedenti, ho potuto lasciare i ragazzi più liberi di coordinare la propria attività sperimentale all’interno del gruppo, organizzando il lavoro e condividendo strumenti e riflessioni. Inoltre più di un alunno ha manifestato la volontà di cimentarsi nel costruire qualcosa a partire da quanto appreso con le attività proposte. Le osservazioni si sono trasformate in un buon potenziale di azione. Ripercorrendo questa esperienza concreta voglio qui appuntare qualche riflessione sull’importanza dell’attività sperimentale come volano di sviluppo per i sensi superiori dell’individuo e per la sua capacità di formarsi dei giudizi.

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iascun ragazzo ha avuto la possibilità di costruirsi, dapprima attraverso le proprie immagini, successivamente attraverso le misurazioni, un’idea sempre più ricca della natura del fenomeno che poteva essere poi descritta nel linguaggio della scienza, cioè attraverso la matematica. Attraverso l’osservazione diretta si apprende a non dare nulla per scontato: l’esclamazione “Eh, ma è ovvio prof!” trova sempre la pronta smentita perché occorre avere la pazienza di lasciar parlare il fenomeno mettendo in discussione anche eventuali conoscenze pregresse. Il pregiudizio lascia

piano piano il posto a un giudizio più consapevole frutto dell’attività di osservazione e rilevazione delle misure. Il giudizio ha bisogno di tempo, ha bisogno di far leva sulle capacità di ascolto dell’alunno ma anche su un corretto sviluppo sensoriale. In questa età il buon lavoro fatto nei settenni precedenti sui sensi inferiori e poi su quelli mediani permette la naturale maturazione dei sensi superiori detti anche sensi della conoscenza: essi aprono l’accesso alla comunità umana poiché permettono all’Io una comunicazione con un tu possono essere chiamati anche sensi sociali (Senso dell’udito, Senso della parola o del linguaggio, Senso del pensiero o dei concetti, Senso dell’Io altrui). Attraverso la maturazione di questi sensi l’adolescente può cominciare a misurarsi in campi concettuali più complessi e in attività di gruppo. Essi infatti sono connessi con il pensiero e consentono la percezione dell’interiorità altrui. [1]

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erché questo processo abbia luogo non è necessario fornire tante spiegazioni ai ragazzi oppure definire ciò che è essenziale e decidere circa la sua possibile o impossibile conoscenza. Infatti ciò che è essenziale e le idee basilari, non emergono a prima vista come tali, non si rilevano mai con il singolo dato di fatto, si possono afferrare solo nell’osservazione di molte manifestazioni per poi arrivare attraverso una rielaborazione guidata, alla capacità di avere un’osservazione d’insieme. Impostando l’esperienza in questo modo non si ottie-

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ne mai immediatamente l’essenza del fenomeno ma si costruisce una base dalla quale la giovane persona può guardare da tutte le parti senza che le ali della domanda le vengano tagliate. Inoltre in questo modo viene data al giovane la base per fare ciò che si riconosce necessario, anche se una parte molto individuale del sentire (quella appunto che non è nata a “nuovo”) non ne prova alcun piacere. Così il dovere viene ora scoperto come atto volontario, che nasce insieme alla responsabilità nei confronti delle proprie azioni. Ricordo che l’atteggiamento più sognante o irrequieto che caratterizzava questo gruppo in XI lasciava sempre più spesso il posto a prese di posizione più adulte: un alunno che aveva poca voglia di scendere in laboratorio veniva richiamato da un altro e non da me “Io voglio scendere a fare gli esperimenti con la prof ”. La maggior parte dei gruppi riescono a lavorare in modo autonomo, sostenendo con una spinta volitiva interna al gruppo eventuali debolezze del singolo. La conclusione della prima parte di questo processo, sia a livello fisico che animico, che corrisponde al placarsi della fase tumultuosa, segna l’ingresso dei giovani in una nuova fase evolutiva.

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uello che trovano in questo cammino di ricerca a volte può non corrispondere alle loro aspettative ed i loro commenti sono espliciti ed impietosi. Possono anche diventare scettici e polemici. Il pessimismo conoscitivo non è positivo per la costituzione animica dei giovani di quest’età, an-

che se quello che essi stessi dicono spesso esprime questo stato. In questo modo sfidano il mondo degli adulti per chiedere loro: “Dimostrami che non è così”. Anche questo si è manifestato durante l’epoca. I fenomeni più semplici davano luogo a m a n i f e st a z i o n i di sufficienza: la riflessione e la rifrazione della luce per esempio in prima battuta possono dar luogo a insoddisfazione come a dire “abbiamo scoperto l’acqua calda”. Ebbene anche lì era possibile dimostrare che non si esaurisce con un’unica possibilità: che laddove il raggio di luce passa, sotto altre condizioni il raggio si riflette dando luogo anche a riflessioni multiple. La scienza, così come la presenta l’insegnante, dovrebbe illustrare in modo articolato tutte le tappe per raggiungere la conoscenza. Anche la matematica viene vista sotto una nuova prospettiva. Equazioni dello stesso tipo si possono utilizzare in modi diversi nella fisica applicata: in ottica, elettricità, meccanica e astronautica. Adesso qualità e quantità si separano. Le misure portano a riscoprire l’utilità delle leggi trigonometriche in campo ottico. In questo caso i contenuti della trigonometria affrontati in classe sono stati anche messi in movimento, costruendo così una base matematica per la comprensione della teoria ondulatoria, che sta a fondamento dei fenomeni legati alla luce e a ogni tipo di trasmissione di dati senza far uso di fili. Appare evidente da fenomeni più complessi come la birifrangenza, la polarizzazione e l’interferenza, che la natura della luce ha avuto bisogno, nel cor-

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il Quadernone 2016 della via Clericetti

Steiner afferma che “Tutto questo lavoro è fondamentale per una comprensione della fisica applicata…L’intera configurazione animica è cambiata – non perché siamo divenuti più teorici, ma perché ora siamo divenuti più coscienti, avendo dovuto abbandonare, in base all’evoluzione dell’umanità, certe condizioni che, in epoche precedenti, erano istintive… Dalla semplice osservazione della natura l’uomo è passato a quello che si potrebbe chiamare “afferrare sperimentalmente la natura”. Sebbene “la trasparenza delle cose in un esperimento è completamente diversa rispetto alla trasparenza di quel che osservo nella natura… Questo metodo sperimentale rimane sempre collegato ad un certo anelito interiore, che un tempo era il movente di ogni conoscenza…. Si imita quello che si vuol osservare nell’esperimento, con l’intento di decifrare la natura stessa tramite ciò che il nostro sguardo coglie nel suo insieme. Ma è naturale che, nella storia moderna, proprio da questo metodo sperimentale si sia sviluppata la tecnica. E nella tecnica abbiamo una fase del tutto nuova.”[2]

so dei secoli, di una descrizione più articolata e più ampia. La luce si propaga in linea retta? Se sì, perché possiamo evidenziare dei fenomeni d’interferenza? Come vanno intesi i colori? A quali condizioni appaiono? La luce è fatta da corpuscoli? La luce è un insieme di onde? Esiste davvero un dualismo nel comportamento dei fenomeni luminosi o sono i limiti del modello descrittivo a evidenziare dei paradossi?

L

’insegnamento scientifico nelle classi superiori punta sull’osservazione qualitativa (fenomenologia) anziché concentrarsi su una massa di fatti e sulla trasmissione di conoscenze richiamabili. Questo orientamento scientifico costituisce il fondamento di una coscienza moderna dell’ambiente e di un confronto dinamico sulle questioni etiche, libero da dogmi e da una cieca fede nella scienza. Così, attraverso l’epoca, l’intera classe ha fatto esperienza dei misteriosi e affascinanti fenomeni associati alla luce e sono state toccate teorie notevoli come quelle di Newton e di Goethe. Goethe ha sviluppato la teoria dei colori basandosi sui fenomeni attraverso il prisma, sull’osservazione dei colori in natura e della luce del sole nell’atmosfera. Il suo approccio era completamente fenomenologico. L’approccio classico è invece quello Newtoniano il quale affermava che i colori nascono dalla decomposizione della luce in corpuscoli con differenti qualità (i colori emergono dal prisma a angoli differenti mentre per Goethe i colori nascono dall’interazione di luce e buio).

I

n questa splendida conferenza del 1920 rivolta agli studenti di un istituto tecnico di Stoccarda, Rudolf Steiner ripercorre tre grandi passi della storia evolutiva dell’umanità. Essi vanno dalla natura (osservazione), a quello che contiene ancora in sé un’imitazione della natura (esperimento) a quello che è un elemento creatore nell’uomo stesso (tecnica). L’intento è di porre l’uomo al centro della sua azione creatrice nell’elemento tecnologico.

Alla fine del percorso gli studenti afferrano che si tratta di aspetti che possono essere presi in considerazione e comparandoli apprendono cose molto formative sulla luce, e che una teoria non sostituisce la verità racchiusa nel fenomeno ma ci permette di afferrarne un punto di vista.

L’evoluzione dell’uomo e le sue creazioni ci hanno condotto in un’epoca fortemente caratterizzata dalla scienza e dalla tecnica: Steiner ci esorta a non ostacolare questa evoluzione, acquisendo una formazione scientifico-naturale sperimentale per porta-

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re la nostra coscienza nel mondo della tecnologia. Questa è una grande sfida per noi educatori in questo terzo millennio assediato dal materialismo. Quindi è estremamente importante fornire a questi ragazzi la possibilità di orientarsi nella complessità del mondo attraverso l’elemento matematico, l’esperimento e l’applicazione tecnica. Vuol dire gettare dei semi che nel migliore dei casi produrranno azioni e decisioni più consapevoli, vuol dire infine renderli in grado di tutelare la loro libertà individuale, rendendoli nel contempo cittadini attivi e responsabili nella comunità in cui vivono e operano e in cui saranno presto chiamati a scegliere e partecipare. Non mi stancherò mai di ripetere infatti che la scuola deve essere un luogo in cui l’allievo può trovare il suo posto nel mondo e coltivarlo attivamente. Lo studente dovrebbe poter avere l’opportunità di definire, di creare e di vivere il proprio spazio di apprendimento individuale, non da solo, ma assieme ai compagni e agli insegnanti. Si dovrà quindi sempre dare la giusta importanza all’apprendimento delle scienze che insieme alla parte umanistica costituiscono un bagaglio indispensabile per gli uomini di domani

[1] Pietro Archiati: “I dodici sensi in relazione alla pedagogia” Seminario tenuto a Roma nel giugno 1994 [2] Rudolf Steiner “L’uomo e la tecnica”, Archiati Verlag e.k. - Bad Liebenzell.

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Rudolf Steiner sull’Educazione Arte dell’educazione – I: Antropologia

14 conferenze tenute a Stoccarda dal 21 agosto al 5 settembre 1919 (Opera Omnia n. 293) Edizione 2009 232 pagine € 14,00

Arte dell’educazione – II: Didattica

14 conferenze e una conclusione tenute a Stoccarda dal 21 agosto al 5 settembre 1919 (O.O. n. 294) Edizione 2012 192 pagine € 14,00

Arte dell’educazione – III: Conversazioni di tirocinio e conferenze sul piano di studi

15 conversazioni e 3 conferenze tenute a Stoccarda dal 21 agosto al 6 settembre 1919 (O.O n. 295) Edizione 2007 192 pagine € 14,00

L’educazione, problema sociale

6 conferenze tenute a Dornach dal 9 al 17 agosto 1919 (O.O n. 296) Edizione 2014 120 pagine € 12,00

Il rinnovamento dell’arte pedagogico-didattica mediante la scienza dello spirito 14 conferenze tenute a Basilea dal 20 aprile all’11 maggio 1920 (O.O n. 301) Edizione 2015 320 pagine € 28,00

Insegnamento e conoscenza dell’uomo

8 conferenze tenute a Stoccarda dal 12 al 19 giugno 1921 (O.O n. 302) Edizione 2010 128 pagine € 14,00

Educazione e insegnamento fondati sulla conoscenza dell’uomo

9 conferenze tenute a Stoccarda fra il 15 settembre 1920 e il 16 ottobre 1923 (O.O n. 302a) Edizione 2009 148 pagine € 14,00

Il sano sviluppo dell’essere umano – I

8 conferenze tenute a Dornach dal 23 al 30 dicembre 1921 (O.O n. 303) Edizione 2015 152 pagine € 12,50

Il sano sviluppo dell’essere umano – II

8 conferenze tenute a Dornach dal 31 dicembre 1921 al 7 gennaio 1922 (O.O n. 303) Edizione 2011 208 pagine € 14,00

Le forze animico-spirituali alla base della pedagogia

9 conferenze tenute a Oxford dal 16 al 25 agosto 1922 (da O.O n. 305) Edizione 2012 160 pagine € 6,50

La pratica meditativa dell’educatore

Conferenza straordinaria tenuta a Oxford il 20 agosto 1922 (da O.O n. 305) Edizione 2011 48 pagine € 8,00

La prassi pedagogica dal punto di vista della conoscenza scientifico-spirituale dell’uomo

L’educazione del bambino e del giovane 8 conferenze tenute a Dornach dal 15 al 22 aprile 1923 (O.O n. 306) Edizione 2015 232 pagine € 20,00

Vita spirituale del presente ed educazione

14 conferenze tenute a Ilkley dal 5 al 17 agosto 1923 e una appendice (O.O n. 307) Edizione 2008 288 pagine € 18,00

Educazione del bambino e preparazione degli educatori

Metodica di insegnamento ed esigenze dell’educazione 5 conferenze tenute a Stoccarda dall’8 all’11 aprile 1924 (O.O n. 308) L’educazione del bambino dal punto di vista della scienza dello spirito (da O.O. n. 34) Il primo saggio pedagogico del 1907 (da O.O n. 34) Edizione 2010 144 pagine € 12,00

La pedagogia antroposofica e le sue premesse

5 conferenze tenute a Berna dal 13 al 17 apile 1924 (O.O n. 309) Edizione 2015 128 pagine € 15,00

Importanza della conoscenza dell’uomo per la pedagogia, e della pedagogia per la cultura 10 conferenze tenute ad Arnheim dal 17 al 24 luglio 1924 (O.O n. 310) Edizione 2010 208 pagine € 18,00

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Come abbiamo portato l'Euritmia in Microsoft Nell’azienda in cui essere connessi è un imperativo, siamo andati a mostrare che anche noi siamo "wireless" con gli altri e noi stessi. I dipendenti? Prima scettici. Poi coinvolti di Claudia Chiodi, professoressa di euritmia

È

passato più di un anno da quando ho avuto l’idea di organizzare una gita di Euritmia con i ragazzi del liceo. Ho ascoltato e fatto sposare due esigenze, due richieste: quella proveniente dai miei allievi e quella del mondo del lavoro. I ragazzi si domandano perché l’Euritmia sia materia di studio soltanto nelle scuole steineriane, arrivando perfino a dire “la facciamo solo noi al mondo!” Le aziende sono invece sempre alla ricerca di soluzioni per implementare i processi produttivi, per confermare la loro presenza sul mercato anche in questi tempi di crisi, per rendere più fluidi i rapporti tra le parti dell’organismo aziendale (dirigenza, amministrazione e comparto commerciale).

Ecco allora che posso proporre un’esperienza di movimento che sia formativa in entrambe le direzioni, andando a intercettare il bisogno di flessibilità e trasformazione di un’impresa e al contempo potendo offrire una risposta all’enigma dei ragazzi della scuola: “se è vero che l’Euritmia la facciamo solo noi, andiamo ad insegnarla ad altre persone!”

N

ella seconda parte dell’anno ho quindi lavorato con i ragazzi di X ad un eser[1] cizio di Euritmia aziendale imparandolo passo a passo dall’esperienza pratica e poi analizzandolo sino a produrre una scaletta chiara ed essenziale che li aiutasse a portarlo a loro volta ad altre persone. Un argomento dell’anno scolastico è stato il

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il Quadernone 2016 della via Clericetti

lavoro su pensare, sentire e volere che abbiamo potuto facilmente riversare in un progetto per un gruppo di lavoro. Ci siamo proposti di portare i partecipanti a sperimentare le dinamiche relazionali che si creano all’interno di un processo volto al conseguimento di un obiettivo comune. I vocaboli coi quali si può spiegare si modificano ma i frutti rimangono gli stessi: la lucidità nella concentrazione (pensare), il mantenimento dell’equilibrio (sentire), il risveglio della volontà (volere). Affinché l’esercizio proposto possa riuscire, il singolo partecipante dovrà porre attenzione al proprio agire (presenza di spirito) e inoltre muoversi in un flusso continuo, senza spezzettare la sua attività in una serie di sequenze, modalità invece propria del funzionamento di qualunque mezzo meccanico, incluso il computer. Non da ultimo un’esperienza da realizzare col contributo di tutto un gruppo aiuta ad aumentare la percezione degli altri così come anche l’interesse nei loro confronti.

Possiamo chiamarlo “esercizio sulla leadership” che si muove tra polarità quali il centro e la periferia, io e gli altri, responsabilità e fiducia. 1) A ogni partecipante è chiesto di muoversi in linea retta verso i quattro punti cardinali in senso orario, partendo sempre dal centro e tornandovi prima di iniziare nella direzione del punto successivo - Fare il proprio lavoro con coscienza senza perdere la forma assegnata. 2) Viene data a ciascuno una pallina che invece andrà fatta muovere in senso antiorario e con un movimento curvo, ma sempre dal centro ai quattro punti cardinali - Due processi diversi da armonizzare, diventare morbidi senza perdere la linea guida. 3) Mettendosi a coppie, una persona percorrerà le strade diritte imparate come primo livello e l’altra invece avrà il compito di percorrere la strada della pallina - Si impara a cooperare svolgendo mansioni diverse, leader e collaboratore, chi da’ l’impulso e chi lo mette in atto.

I

l fortunato incontro con Marcello, lavoratore in Microsoft con un figlio alla scuola steineriana, ci ha permesso di presentarci, armati di scarpette e palline, alla filiale italiana della più grande azienda di informatica al mondo. Dopo aver visitato uffici e laboratori tecnologici e aver ascoltato le nostre guide che, con grande entusiasmo, hanno cercato di trasmetterci l’importanza di avere collegamenti in tempo reale in tutto il mondo, ci siamo trasferiti in una parte vuota del loro grande parcheggio coperto. Abbiamo spiegato che anche noi siamo connessi, anzi che con l’Euritmia, presente nel piano di studi della nostra scuola dall’asilo all’esame di maturità, noi ci alleniamo costantemente a restar connessi agli altri e a noi stessi, in modalità davvero wireless! E qui è arrivata l’esperienza vera e propria: ogni dipendente è stato preso in consegna da due ragazzi, due angeli che lo avrebbero aiutato e coinvolto nel nostro esperimento sociale.

4) Si aggiunge infine un terzo che si porrà come cuscinetto in mezzo ai due per agevolare la collaborazione - Il middle management che diventa portavoce dell’azienda sino alle propaggini più periferiche, segue la linea della direzione e guida la struttura operativa. 5) Ci si scambia di ruolo per provare il lavoro che facevano gli altri - Comprendere l’altro facendo la sua stessa esperienza, sviluppando così tolleranza e uscendo immediatamente dalla critica.

I

n ogni ruolo del nostro esercizio, ma anche dell’organigramma aziendale, ci sono sempre sia responsabilità che fiducia. Il leader ha la responsabilità di dare una forma al movimento, ma anche di lasciarlo fluire, e la fiducia che l’altro possa compierlo e possa anche dare un personale contributo. Il collaboratore ha la responsabilità di ciò che fa, di ciò che porta avanti dopo che l’azienda gli ha fornito l’input, e la fiducia di aspettare

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il Quadernone 2016 della via Clericetti

tale impulso senza scalpitare troppo. Quando l’azienda è grande i collaboratori sono sparsi per il mondo, molto lontani dalla casa madre, e rischiano di perdere di vista (anche per esigenze dettate dal mercato in rapida evoluzione) quella che si chiama mission, cioè la dichiarazione d’intenti alla base della società per la quale si lavora. Da parte sua, la dirigenza rischia di affidare compiti difficili da mettere in atto oppure di scollarsi dalla risposta operativa se non è più in grado di percepire le sue parti più lontane. Allora la posizione intermedia, semi esecutiva, riveste una grande importanza nel collegare parti così distanti tra loro che però hanno la necessità di comunicare e di collaborare con efficacia e grande mobilità.

A

vete riconosciuto Pensare, Sentire e Volere? Alcuni partecipanti si erano detti in principio scettici nei confronti dell’Euritmia e noi li abbiamo fatti muovere e divertire, oserei dire che li abbiamo fatti pensare con i piedi... e ci hanno ringraziati con grandi sorrisi. La nostra mattinata si è conclusa così, nel parcheggio di una grande azienda, a salutare chi ci aveva ospitati con la calorosa stretta di mano a cui siamo abituati ogni mattina

[1] L’Euritmia per le aziende, le organizzazioni o altri contesti sociali, si sviluppa a partire dagli anni ‘80, dall’incontro e dalla collaborazione di Annemarie Ehrlich (euritmista, per molti anni membro dell’ensemble scenico di Euritmia dell’Aja) con Bernhard Kloke e Adriaan Bekman, entrambi al tempo esponenti di NPI (Neatherland Pedagocic Institut), istituto di formazione e consulenza per lo sviluppo organizzativo, fondato da B.J.C. Lievegoed (psichiatra e docente universitario). Da questo incontro tra l’Euritmia e le scienze sociali e organizzative promosse da NPI, Annemarie Ehrlich fonda l’Institute for Eurythmy in working life, lavora in numerose aziende europee e internazionali, attiva e conduce un corso di specializzazione per euritmisti aziendali e sociali con sede all’Aja e a Sekem (Egitto), comprensivo di tirocini presso aziende locali. (Fonte: www.eur-org.com)

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il Quadernone 2016 della via Clericetti

Giannina, maestra di vita con humor e poesia Negli anni Trenta dava “scandalo” perché studiava, andava in canoa, sciava. Insegnante nella prima scuola di Milano, era una cantasorie che faceva di ogni lezione un’avventura di Francesca Bavastro

C

i sono delle persone che incontriamo nel corso della nostra vita che lasciano in noi un ricordo profondo. Giannina Noseda è stata per lunghi anni maestra di classe e insegnante di pittura e di flauto nella scuola steineriana di via Francesco Sforza.

banchi, di tutti i lavori a cui si dedicava, dandoci nel frattempo suggerimenti ed esortandoci a non graffiare il foglio, ma a riempirlo invece di colori. Era una vera cantastorie, ogni storia raccontata da lei diventava un’avventura.

G

iannina Noseda è nata nel 1906 in una famiglia storica di Milano, che abitava in corso Magenta dove il padre svolgeva una importante attività commerciale. La famiglia possedeva anche una grande villa sul lago Maggiore, a Lesa, con un vasto parco e un porticciolo privato. Giannina, molto intelli-

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urante le lezioni di pittura aveva la capacità di catturare la nostra attenzione raccontandoci storie senza fine e affascinanti ambientate nel suo giardino di Lesa, tra i gatti e gli uccelli che lo abitavano. Raccontava anche, mentre camminava tra i nostri

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gente e di spirito vivace, avrebbe desiderato tanto frequentare studi regolari ma, come allora si usava, le giovani venivano istruite privatamente. Non poté quindi realizzare il suo sogno di studiare medicina. Nel periodo tra le due guerre fece la volontaria nella Croce Rossa e diventò assistente ferrista del famoso professor Fasani, neurochirurgo. Essendo Giannina di bassa statura, le preparavano un predellino per riuscire a vedere sul tavolo operatorio. Era una ragazza sportiva e andava a sciare con un gruppo di amiche e di alpini. A quei tempi lo sci era uno sport ancora poco praticato e si risalivano i pendii a piedi. Giannina fu nominata il capitano del gruppo. Più volte raccontò che uno zio voleva fare un bel regalo a ciascuno dei suoi nipoti; la sorella chiese una collana di perle e fu accontentata. Lei domandò invece una canoa canadese, facendo scalpore: era il 1935! Dopo varie discussioni fu infine accontentata, e per decenni potè godersi la sua bellissima canoa di legno sul lago Maggiore. Quando divenne troppo anziana per utilizzarla senza pericolo, la regalò ad una giovane amica che, ancora oggi, trattandola con cura e amore, solca le acque del lago di Como, sollevando curiosità e ammirazione.

nella nostra scuola e in altri ambienti antroposofici. Ha tradotto per anni dal tedesco conferenze di pedagogia e di antroposofia.

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iannina aveva imparato in gioventù da una zingara a leggere il futuro con le carte, abilità che dimostrava, condendola con molta fantasia, nelle lunghe notti di San Silvestro che trascorreva insieme agli amici. Prevedeva allora l’avvenire di tutti i presenti in chiave, naturalmente, umoristica. Già durante la guerra, quando molti amici erano sfollati in diverse località, Giannina aveva cominciato a scrivere a tutti gli amici una lunga poesia per accompagnare l’anno passato e andare incontro a quello nuovo. I suoi auguri dal 1943 al 1988 sono stati raccolti in un simpatico volume. Era una signora minuta e piccolina che però portava sulle spalle il destino della sua grande famiglia. Dopo la guerra l’attività del padre ebbe momenti difficili e cessò, il fratello che era cresciuto negli agi non fu capace di adattarsi alle nuove condizioni e sperperò tutti i beni di famiglia. La madre e la sorella dedicavano il proprio tempo a futili riunioni e interminabili partite a carte. Nessuno era in grado di prendere in mano la situazione. Solo Giannina fu in grado di affrontare i problemi dimostrando spirito d’iniziativa e coraggio. Era dotata di molto humor, cosa che le permetteva di risolvere le situazioni più difficili della vita con garbo e levità.

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egli anni Quaranta era attivo a Milano, nella casa di Lidia Baratto, la prima euritmista italiana, un centro culturale, che continuò le sue attività anche durante la guerra. Giannina lo frequentò e iniziò a interessarsi di antroposofia. Quando la signora Mondolfo aprì la prima scuola di via Francesco Sforza, le propose di prendere una classe e Giannina sarà maestra di classe per tre cicli. Avendo una vena poetica incredibilmente ricca e vivace, le sue colleghe si rivolgevano a lei per comporre le poesie destinate ai loro scolari. Ha scritto recite da mettere in scena a scuola, ha tradotto quelle di Oberufer che ancora oggi vengono rappresentate

La sera del 29 settembre 1991 tornava a Lesa con un temporale forte e mentre attraversa la strada per entrare in casa venne investita da un’automobile. La ricorderò sempre indaffarata a risolvere situazioni e problemi, in viaggio tra Milano e Lesa per star dietro a lavori, giardinieri, traduzioni e impegni di varia natura

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il Quadernone 2016 della via Clericetti

Seminario di formazione in pedagogia Steineriana ANNO ACCADEMICO 2016/2017

ACCREDITATO DAL MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA RICONOSCIUTO DALLA FEDERAZIONE DELLE SCUOLE STEINER-WALDORF IN ITALIA

Un percorso di formazione che vuole costituire un reale e concreto ampliamento per l’arte dell’educare nelle diverse tappe evolutive, dall’infanzia all’adolescenza. Un risveglio della coscienza sulle attuali necessità educative che si tramuta in arte del vivere.

Il seminario di Milano STRUTTURA Il seminario di formazione nella pedagogia di Rudolf Steiner sarà strutturato su tre anni e i corsi si terranno presso la Scuola Rudolf Steiner di via Clericetti,45 a Milano, in 14 fine settimana (uno ogni tre settimane) e una settimana intensiva. Per coloro che avessero già frequentato il primo anno e volessero iscriversi al secondo e terzo, i corsi si terranno nei giorni di lunedì e mercoledì dalle ore 16.00 alle ore 20.00, escluse le giornate festive e quelle di chiusura della scuola; a queste si aggiungono, in ognuno dei due anni, due settimane intensive e alcuni fine settimana. È possibile anche una frequenza parziale. PRESENTAZIONI DEL SEMINARIO Mercoledì 8 giugno alle ore 16.00, nel teatrodella Scuola, avrà luogo un incontro tra gli interessati e un gruppo di docenti che illustreranno le principali caratteristiche degli iter formativi e risponderanno alle domande dei presenti. Chi non potesse partecipare potrà chiedere informazioni alla segreteria del seminario ed eventualmente fissare un colloquio. CALENDARIO Inizio delle lezioni: settembre 2016 Termine delle lezioni: giugno 2017 Per ulteriori informazioni

segreteria della scuola 02 36538510 www.scuolasteinermilano.it È possibile visitare il sito: http://sites.google.com/site/seminariopedagogiasteineriana/

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SEMINARIO DI PEDAGOGIA STEINERIANA IL TRIENNIO

Obiettivi del I anno Introdurre i partecipanti agli aspetti essenziali della pedagogia Waldorf e mettere a loro disposizione le basi conoscitive su cui essa è fondata, in particolare mediante lo studio di alcuni testi di Antroposofia e di Pedagogia riguardanti le fasi evolutive dell’essere umano e attraverso un’intensa e differenziata esperienza artistica e manuale. Obiettivi del II anno Approfondimento dell’Antroposofia attraverso lo studio del testo “Filosofia della libertà” e della Pedagogia attraverso lo studio di “Antropologia”, sempre accompagnati da numerose esperienze artistiche e manuali.* Obiettivi del III anno Lo studio privilegerà la pratica pedagogica riguardante la didattica delle materie scolastiche e delle materie artistiche e manuali con particolare riguardo agli anni che riguardano la scuola elementare e media. *Già dal secondo anno sono previsti tirocini presso scuole Waldorf riconosciute; in particolare le nuove norme della Federazione delle scuole Steiner-Waldorf, prevedono un anno di tirocinio per coloro che vogliano insegnare nel primo e nel secondo settennio. BORSE DI STUDIO Dal secondo anno, gli allievi che abbiano reali difficoltà a versare l’intera quota, possono concorrere a un numero limitato di borse di studio riservate a coloro che intendono insegnare in una scuola Waldorf, che sono in possesso del titolo di studio necessario e che frequentano il seminario nella sua interezza. QUOTA DI PARTECIPAZIONE La tassa di iscrizione, da versare una tantum all’inizio dei tre anni di corso, è di €150. La quota di partecipazione annuale è di €1.500 e può essere versata in un’unica soluzione oppure in quattro rate; per ulteriori dettagli consultare le informazioni generali su: https://sites.google.com/site/seminariopedagogiasteineriana/ PER LE ISCRIZIONI Rivolgersi alla segreteria della scuola 02-36538510 mail: segreteria.sdps@gmail.com;

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