La tunica bianca

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massimobettetini

UNGARETTIANA

latunicabianca

Società

Editrice Fiorentina



ungarettiana 21

collana di poesia, traduzioni e saggi diretta da Paolo Valesio e Alessandro Polcri

«Ungarettiana» si interessa a un’esperienza di poesia che sappia fare convivere un forte senso della situazione italiana con una significativa apertura internazionale. Nel repertorio della collana rientrano libri monolingui in italiano, libri bifronti (tradotti in italiano) e saggi. Siamo convinti che la poesia sia in prima istanza ricerca di linguaggio e linguaggio della ricerca. Ma quello che noi in ultima analisi cerchiamo non è, come spesso accade di trovare nella lirica contemporanea, un eccesso di esistenza al ribasso, spesso ridotta a catalogo di fatti insignificanti narrati con una lingua scolorita; è, semmai, una nuova e accresciuta quantità di vita e di pensiero. Lo stile sarà la forma di quella quantità e sarà a volte semplice, a volte – perché no? – complesso e seletto. Ma saranno i poeti che sceglieremo a condurci là dove ancora non sappiamo di voler andare.



Massimo Bettetini

La tunica bianca prefazione di

Angela Ales Bello

Società

Editrice Fiorentina


© 2021 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it isbn 978-88-6032-630-0 ebook isbn 978-88-6032-633-1 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata In copertina Giotto, Noli me tangere, particolare, Padova, Cappella Scrovegni © 2021 A. Dagli Orti/Scala, Firenze


prefazione

In quale genere letterario collocare le pagine che seguono? Certamente si tratta di poesia, di una poesia che esprime idee filosofiche senza dare definizioni o esporre concetti, soltanto alludendo. E le allusioni sono tratte dalla vita di una famiglia in un villaggio, così almeno sembra; perciò ci si potrebbe chiedere come si faccia a comprendere che si tratta di riflessioni filosofiche. In realtà, l’autore indica per ogni capitolo l’argomento e lo esemplifica, lo svolge attraverso un poetare in qualche punto criptico, che dà a pensare. Il filo conduttore si può rintracciare nelle vicende, apparentemente banali, quotidiane, che riguardano il bambino Giovanni, l’innocente che testimonia più direttamente la verità. E se si vuole entrare nella “verità” è opportuno iniziare da sé stessi. L’incipit è connesso al rapporto fra “percetto” e “concetto”, nella circolarità fra conoscenza e azione, teoria e prassi: prassi umane straordinarie quali le opere di Dante, di Michelangelo, ma anche terribili e orribili come i lager nazisti. Come orientarsi in questo labirinto che conduce a esiti così opposti? Rientrando in sé stessi, ma per farlo veramente è necessaria una “riduzione”, e chiaramente qui ci si riferisce alla riduzione proposta dal filosofo tedesco Edmund Husserl, il quale, per comprendere il senso della realtà che ci si presenta – e in questa realtà siamo compresi anche noi – suggerisce

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di “sospendere”, di non far agire ciò che già sappiamo per ricominciare daccapo; e da dove si può iniziare? Che cosa rimane se ho messo tutto tra parentesi? Rimango io che ho compiuto questa operazione; ma ciò era stato detto anche da Agostino, da Cartesio; allora perché proprio Husserl? Che cosa è questa riduzione trascendentale? È l’analisi delle nostre capacità conoscitive: della percezione, del ricordo, dell’immaginazione, del pensiero che stiamo vivendo e così via. Husserl scava più a fondo rispetto ad Agostino e Cartesio, indica gli atti che ci caratterizzano come esseri umani, atti da noi vissuti, “vivenze” le chiamo, usando il termine della lingua spagnola e portoghese; essi sono potenzialmente presenti in noi e si attualizzano a contatto con la realtà esterna e interna, e attraverso di essi possiamo anche descrivere come siamo fatti. La narrazione di ciò che accade a Giovanni ci consente di comprendere che siamo sempre di fronte a fenomeni di cui possiamo cogliere il senso movendo dalla sfera percettiva, quindi, dalla vivenza della percezione: il riflesso dell’immagine di Giovanni nell’acqua è la nostra capacità di conoscere il fenomeno e anche di riflettere, e nell’acqua troviamo il bastone che sembra spezzato; ma è veramente spezzato? La nostra conoscenza inizia con il dubbio anche a livello percettivo, ci fa osservare Husserl, dubbio che riusciamo a superare attraverso una successiva messa a fuoco del fenomeno. Possiamo farlo per tutti i fenomeni che ci si presentano? Il gatto che sta con la nonna, la quale è rimasta a casa a cucire, imbroglia la matassa, e la nonna taglia i fili, cioè, cerca di ordinare, di analizzare con metodo, di distinguere ciò che è confuso. La conoscenza, però, non solo delle cose presenti nel mondo che ci circonda, ma anche di noi stessi e tramite

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la riflessione sulle vivenze che ci costituiscono; cogliamo noi stessi come corpo, il braccio di Giovanni, come psiche, l’affetto e l’attenzione della mamma di Giovanni, e come spirito, l’amore generoso della nonna, che si sacrifica per cucire qualcosa per il nipotino. Ma qual è la ragione ultima di tutto questo? Qual è il senso profondo della vita umana? Attraverso lo scavo interiore – e questa volta ci guida Agostino – possiamo affermare che c’è una trascendenza interiore, c’è la presenza di Dio in noi; altrimenti non potremmo mai parlare di Dio. Le cose che ci circondano sono finite, limitate, ma proprio questo giudizio che esprimiamo su di esse ci dice che sappiamo che cosa è illimitato ed eternamente vero: abbiamo in noi una traccia del divino. Torniamo a noi stessi e alla metafora della maschera; si tratta della questione dell’identità personale, che può essere nascosta dietro una maschera di carnevale; tuttavia, Giovanni non vuole nascondersi, vuole essere libero di indossare la sua maschera, che è trasparente e anche nel gioco degli specchi del Luna Park non si perde la propria identità, anzi essa è potenziata nel contatto con l’altro che si ama: la madre. Ed è l’amore che costituisce il legame fra la prima e la seconda parte del poemetto – mi sembra che si possa definire così questo componimento poetico – l’amore tra gli esseri umani che fa fiorire l’autenticità di ognuno e che trova la sua giustificazione nell’amore di Dio. Dio è amore. Quest’affermazione costituisce il senso ultimo della proposta dell’Autore. La seconda parte, dedicata in toto al tema dell’amore, amore umano e amore divino, è molto più discorsiva della prima parte; ciò non significa che sia meno poetica, ma le allusioni sono meno criptiche e il racconto si

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snoda in modo fluido, non abbandonando la riflessione filosofico-antropologica che è sottintesa, ma aprendo la via a un approccio teologico. Si tratta di affrontare il tema della libertà e della sofferenza, quindi, del male. La libertà di accettare o non accettare la presenza del divino riguarda la questione di aprirsi alla dimensione religiosa oppure di chiudersi in una posizione di autosufficienza atea. Qui si gioca non solo il senso dell’esistenza umana da un punto di vista teorico, ma la felicità dell’essere umano, che paradossalmente può convivere con la sofferenza. Giovanni ha l’esperienza di un fratello. Amato dai genitori e dalla nonna, la quale confeziona per lui una tunica bianca, che gli piace molto, Giovanni compie un atto di generosità: accetta che dalla tunica sia avvolto il fratello per ripararlo dal freddo, compie, cioè, un atto di carità, e la caritas è l’amore per eccellenza, è la virtù teologale dell’accettazione dell’altro come fratello, perché siamo entrambi figli di Dio. La figura di Giovanni nel poema si confonde con la figura di Gesù, l’anello di congiunzione è rappresentato dalla “tunica”, quella giocata a dadi dai soldati romani, segno di purezza, ma anche di spoliazione. Giovanni non sa che il fratellino è nato con la sindrome di Down. Lo sa la madre, lo sanno i genitori, lo sa la nonna, e l’atto di Giovanni li può consolare perché è simile all’atto di Gesù che sulla Croce dà un senso al dolore fisico, alla sofferenza morale, al loro superamento in una vita attraverso la sua Resurrezione. L’Incarnazione è prova che Dio è amore, perché ha voluto soffrire come noi e con noi e ha scelto la massima sofferenza per mostrare che non è una situazione definitiva, che non bisogna disperarsi, infatti: c’è una nuova speranza. E la speranza è una delle tre virtù teologali. La mamma di Giovanni, accet-

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tando il figlio che si presenta con caratteristiche peculiari, fa un atto d’amore che è in linea con l’imitatio Christi proposta da Gesù. La ricerca antropologico-filosofica comprende l’analisi dell’esperienza del divino e apre alla riflessione su Dio. Tutto ciò è espresso in modo poetico e dietro ci sono i grandi filosofi e teologi del passato: Agostino, Tommaso d’Aquino, Cartesio, Husserl, Edith Stein con la sua Scientia Crucis, la descrizione dell’esperienza mistica di san Giovanni della Croce. Essi ci hanno descritto il rapporto fra divino e umano in modo argomentativo; Bettetini, alludendo, ci fa vivere poeticamente la verità sull’umano e sul divino. La poesia scopre, attraverso un lampo, una verità che ci trova consenzienti, perché si afferma con grande evidenza, mostrando, in tal modo, la sua straordinaria forza di comunicazione. Angela Ales Bello

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Lo scemo del villaggio dice frasi vere stupore dei paesani frammenti pezzi che da sempre racconta al caminetto guardando fiamma e luce ma nessuno dava corda. Un brano poi un altro e un altro ancora attonita folla di persone ascoltò allora e davvero lo scemo ormai già cantastorie. Tra i mille volti voltò una ragazza tra gli altri voltò verso di lui. Lo carezzò lo prese mai smisero insieme di vivere. Che ogni giro di elettroni degli atomi del mio corpo sia atto d’amore a te voluto. L’ape produce la cera che si consuma nel fuoco.

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Parte prima

Io sono



capitolo 1

autocoscienza di sé L’uomo può giungere a conoscere e definire sé stesso tramite la conoscenza dei suoi atti esterni e dei suoi atti interni, percettiva e concettuale, conoscenza di corpo e di anima, mediata dalla psiche.

Il drago dinanzi allo specchio precipita e muore narciso nel fuoco. Così l’uomo dinanzi alle azioni vive ed ascolta la voce dell’altro. Valva dischiusa come sapere se ti conosco o l’ombra di te. Il gesto parla dice chi sei raggomitolati andati sulla Luna seicento e pochi anni dopo la scrittura d’infinite terzine diciassette anni prima che Colombo salpasse nacque Michele angelo a far pietà di madre sereno e sempre lieto

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volto d’amore. Sin da principio però mors et vita duello conflixere mirando.

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La Cappella da cui nasce la nuvola bianca precorre la storia ed uccide l’invidia del male. Storna la voce il lavoro 55 nobilita l’uomo arbeit macht frei e arricchisce qualcun altro. Ogni azione comporta (praxis praxeos) mutazione grande o piccola sia di chi la compie del mondo saputo. Così il corpo si rende satellite dell’animo e dell’anima fraintesi e fraterni. Erant mater et pater et puer cui nomen erat Iohannes camminando saltando nel bosco d’abeti lasciando e riprendendo le mani tra gli aghi si intrecciano gli occhi col fiato d’inverno a guardare le gocce

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di rugiada gelata prisma dei sette colori incanto di genesi – la prima volta più sotto il laghetto fatato d’acqua dolce.

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Percetto e concetto lavorano insieme tre sono i modi tre sono le vie per conoscere l’uomo amato persona. Tu sei quel che dico senza risposta felice soltanto del tuo silenzio – per poi scorgerti in fuga dalla prigione i cui mattoni son fatti dal dire degli altri stramaledetti. Oppure dimentico narcosi dell’altro spinello del mondo ellessedi maiuscola ammorba gli affetti. In fine dall’Alfa all’Omega il passo conosciuto dall’atto condotto a primavera di vita verità universale ed equilibrio perduto – si torna lieto perché non esiste

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interpretazione d’ossa che non influenzi l’agire.

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nota biobibliografica

Massimo Bettetini (1965), laureato in Medicina (tesi: Arte e arte-terapia: la fiaba come elemento di transizione tra l’Io e il Tu), psicoterapeuta, scrittore, poeta milanese, si è occupato del valore della metafora, della fiaba, della parola. Nel 1990 vince il premio internazionale Eugenio Montale per la poesia inedita. Per Rusconi Libri ha diretto la collana “Fiabe” curando Fiabe boeme (1993), Fiabe georgiane (1993), Fiabe russe (1994). Ha pubblicato le raccolte Io ti conosco (Milano, In dialogo, 2014), Il tordo solitario (Milano, In dialogo, 2015), La luna nel Naviglio (Novara, Interlinea, 2015), Passo d’altrove (Milano, In dialogo, 2016), Quando cade la nebbia nasce l’infinito (Novara, Interlinea, 2018), Luce di Candoglia (Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2020), Nuda la parola che salva – una Via Crucis (Novara, Interlinea, 2021). Ha scritto saggi, prediligendo il dialogo denotazione-connotazione, e una trilogia su L’affettività dei bambini da 0 a 6 anni (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2007), L’affettività dei ragazzi da 6 a 12 anni (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2015³), L’affettività degli adolescenti da 12 a 18 anni (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2010). Ha diretto collane di libri a sfondo pedagogico e scritto testi per bambini. È autore di tre biografie. Ha curato e tradotto Tutte le opere di Teresa d’Avila, testo spagnolo a fronte (Milano, Bompiani, 2018²).

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Indice

7 Prefazione di Angela Ales Bello

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Lo scemo del villaggio

parte prima. io sono

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Capitolo 1 Autocoscienza di Sé

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Capitolo 2 Come giungere all’autocoscienza di Sé

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Capitolo 3 Riflessione e rifrazione dell’Io

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Capitolo 4 L’Io è di per sé incomunicabile e perciò inalienabile

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Capitolo 5 Inalienabilità = libertà

35 Capitolo 6 Libertà 38

Capitolo 7 Il dinamismo


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Capitolo 8 Dinamismo verso l’altro da Sé

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Capitolo 9 Dinamismo d’amore

parte seconda colui che sono

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Capitolo 1 Significante in Sé

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Capitolo 2 Assoluto Significante

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Capitolo 3 Dio è amore

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Capitolo 4a Dio sposo dell’uomo: la Scientia Crucis

71 Capitolo 4b La Scientia Crucis 74 Capitolo 5 Oblazione

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Note al testo

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Nota biobibliografica


ungarettiana 1. Emma Pretti, I giorni chiamati nemici, pp. 84, 2010 2. Vera Lucia de Oliveira, La carne quando è sola, pp. 72, 2011 3. Leopoldo María Panero, Ianus Pravo, Senz’arma che dia carne all’«imperium», pp. 92, 2011 4. Patrizia Santi, Frammenti, periferici, pp. 56, 2013 5. Alberto Bertoni, Traversate, pp. 152, 2014 6. Marco Sonzogni, Ci vuole un fiore, pp. 72, 2014 7. Mario Moroni, Recitare le ceneri, pp. 96, 2015 8. Antonio Barolini. Cronistoria di un’anima, Atti dei Convegni di New York e di Vicenza nel centenario della nascita, a cura di Teodolinda Barolini, pp. xxx+342, 2015 9. Antonio Bux, Kevlar, pp. 144, 2016 10. Mauro Roversi Monaco, Mauritania, pp. 108, 2016 11. Attraversare le parole. La poesia nella Svizzera italiana: dialoghi e letture, a cura di Tania Collani e Martina Della Casa, pp. xx-156, 2017 12. Michele Marullo Tarcaniota, Poesie d’amore, testo latino a fronte, a cura di Pietro Rapezzi, pp. 148, 2017 13. Corrado Paina, Largo Italia, pp. 92, 2018 14. Mallarmé. Versi e Prose. Traduzione italiana di F.T. Marinetti, seconda stesura inedita, a cura di Giuseppe Gazzola, pp. 164, 2018 15. Angelo Scipioni, De renuntiatione. Scritture di mari(lyn)ologia, prefazione di Guido Monti, pp. 208, 2019 16. Simona Mercuri, Umanesimo latino e volgare. Studi su Fonzio, Poliziano, Pico e Machiavelli, a cura di Anna Corrias, Eva Del Soldato, Marcella Marongiu, Laura Refe, pp. xvi+292, 2019 17. Prospettive incrociate. La poesia nella Svizzera italiana: dialoghi e letture, a cura di Martina Della Casa e Clémence Bauer, pp. xx-180, 2019 18. Patrizia Santi, Caro marzo, prefazione di Mauro Roversi Monaco, pp. 96, 2020 19. Writers Between Worlds / Scrittori fra più mondi, a cura di Paolo Valesio, Flavia Manservigi, Marcello Neri, pp. xiv-158, 2021 20. Filippo Naitana, Viceversa, prefazione di Ann Lauinger, pp. 112, 2021 21. Massimo Bettetini, La tunica bianca, prefazione di Angela Ales Bello, pp. 88, 2021


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