Una storia democratico cristiana. L’ultima intervista al senatore Ivo Butini

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Una storia democratico cristiana L’ultima intervista al senatore Ivo Butini a cura di Francesco Butini



Una storia democratico cristiana L’ultima intervista al senatore Ivo Butini a cura di Francesco Butini

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Editrice Fiorentina


© 2020 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account @sefeditrice isbn 978-88-6032-502-0 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata Le foto pubblicate nel presente volume provengono dall’archivio della famiglia Butini (per gentile concessione) In copertina Ivo Butini, durante un incontro internazionale negli anni Novanta


Indice

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Breve biografia

11 L’intervista

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Indice dei nomi



Non è il cammino che è difficile, è la difficoltà che è il cammino (Søren Kierkegaard) Abbi più di quanto mostri, parla meno di quanto sai (William Shakespeare)


Un sentito ringraziamento va a Marco Mayer, che qualche anno fa mi lanciò l'idea di questo libro, e ad Elena Zacchetti, che ha collaborato alla raccolta delle risposte della lunga intervista.


Breve biografia

Nato a Firenze il 16 agosto 1927, maestro elementare, Ivo Butini ha lavorato negli anni Sessanta per i patronati scolastici della provincia di Firenze. Giornalista, ha fatto parte dell’Associazione stampa toscana. Già consigliere e poi assessore al comune di Carmignano nel 1950, è stato uno degli esponenti più rappresentativi della Democrazia Cristiana a Firenze e in Toscana, seguace di Amintore Fanfani e poi di Arnaldo Forlani. Nel 1963 viene eletto segretario provinciale della Dc di Firenze, e nel 1973 diventa segretario regionale della Dc della Toscana. Fu protagonista della “Battaglia di Toscana” nel 1970, nelle prime elezioni regionali. Dal 1962 viene eletto consigliere nazionale della Dc e nel 1969 entra nella Direzione centrale del partito. Qui promuove una politica di confronto con il Partito Socialista che in Toscana governa, fin dalla nascita della Regione, con il Pci, partito di opposizione al governo, e a Roma lavora per governi di centrosinistra. In Toscana è consigliere regionale dal 1970 al 1979, ed è tra i “padri costituenti” dello Statuto regionale toscano. Viene eletto capogruppo della Dc in Consiglio regionale, e dal 1975 è vicepresidente della Commissione speciale per la Programmazione. Viene eletto senatore nel collegio di Montevarchi per tre legislature, dal 1983 al 1994. È stato membro della 9


Commissione Difesa (nella ix, nella x e nell’xi legislatura), della Commissione parlamentare per le questioni regionali (nella ix legislatura) e della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia (nell’xi legislatura). È stato al governo come sottosegretario di Stato dal 1988 al 1992: al Ministero dell’Industria nel governo De Mita, e al Ministero degli Affari Esteri nel vi e nel vii governo Andreotti. All’interno della Democrazia Cristiana è stato coordinatore nazionale della corrente di Amintore Fanfani. Profondo conoscitore della politica europea, ha lavorato per promuovere la crescita di tanti giovani verso una politica europeista. Profondamente cattolico, non ha mai usato nella politica la sua appartenenza religiosa alla Chiesa, distinguendo con un atteggiamento laico i momenti di partecipazione e il ruolo di rappresentante politico eletto. A Firenze è stato presidente dell’Istituto di studi politici “Renato Branzi” con cui ha svolto per molti anni attività di formazione e di scambi culturali e politici con le istituzioni europee, con la Nato, con le accademie e i partiti europei d’ispirazione cristiana. Presso questo istituto si sono alternate tutte le vicende toscane che negli ultimi venti anni hanno registrato la lenta ma inesorabile dispersione dei dirigenti della Democrazia Cristiana molti dei quali lui stesso aveva formato. È morto a Firenze il 18 novembre 2016.

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L’intervista

Nel 1942 avevi solo quindici anni, ma da lì a poco sarebbe iniziata la tua partecipazione politica tra le fila della Democrazia Cristiana. Ecco, ci puoi raccontare quale è stato il tuo primo impatto con la politica? Il primo, vero impatto pubblico lo ebbi in occasione della visita di Adolf Hitler1 a Firenze, nel 1938. In piazza della Stazione, lato arrivi, si stavano facendo dei lavori. C’erano un po’ di macerie, uno spazio aperto. Costruirono una barriera di verde per coprire tutta questa fascia di lavori: le persone uscivano dalla stazione ferroviaria e si trovavano davanti questa grande parete di verde, di erba. Poi girando a destra si trovavano via Panzani e via Cerretani, che erano una sorta di galleria con festoni dominati soprattutto dalla croce nazista, con i colori rosso e bianco. Ricordo un telo in alto e due teli laterali. 1  Adolf Hitler, nato nel 1889 a Braunau (Austria), imbianchino, caporale nell’esercito durante la Prima Guerra Mondiale, visse nel dopoguerra a Monaco di Baviera aderendo al Partito dei lavoratori tedeschi, e sposando le tesi dell’estremismo nazionalista e della violenza antisemita. Dopo l’avvento di Mussolini al potere in Italia, organizzò a Monaco un putsch (fallito) contro il governo bavarese. Il suo partito nazional-socialista entrò nel parlamento tedesco nel 1928. Hitler arrivò al potere nel 1933. La feroce dittatura hitleriana fu la responsabile della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto contro la popolazione di origine ebraica in tutta Europa. Morì nel suo bunker a Berlino nel 1945.

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Hitler passò sotto questa galleria di bandiere. Era impressionante. Io ero ragazzo, avevo undici anni, ma rimasi impressionato a vedere queste cose. In piazza San Giovanni tutte le finestre dell’Arcivescovado erano chiuse. Il cardinale Elia Dalla Costa2 aveva fatto chiudere tutte le finestre, non c’erano addobbi, nulla. Era un segnale di separazione totale. Hitler forse non se n’è accorto perché ha girato in via Cavour, ma i fiorentini se ne sono accorti benissimo. Questa fu l’impressione di Hitler che ebbi, non me la sono più levata di dosso. Io sono rimasto contrario al nazismo e al fascismo proprio da subito, perché orecchiavo i discorsi fra il mio babbo e Foscolo Lombardi3, che mi avevano abituato a dubitare, ed erano stati il mio primo impatto privato con la politica. La gloria del nazismo la vedevo in questo modo: era una cosa che a raccontarla non rende. Una cosa impressionante. Impressionante! Era un fasto nazista. Tieni anche conto che la mia cultura scolastica era la cultura dell’Italia oppressa dall’Austria. Il Risorgimento Elia Dalla Costa, nato nel 1872 a Villaverla (provincia di Vicenza), ordinato sacerdote nel 1895, divenne vescovo di Padova nel 1923, arcivescovo di Firenze nel 1931, e cardinale di Santa Romana Chiesa nel 1933. Non volle compromessi con il fascismo, e operò instancabilmente durante la Seconda Guerra Mondiale per prestare soccorso e protezione ai cittadini. Morì a Firenze nel 1961. Per il suo impegno a proteggere e salvare cittadini di origine ebraica, nel 2012 è stato riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” dal Museo dell’Olocausto di Gerusalemme. Dal 2017 è stato riconosciuto dalla Chiesa come Venerabile. 3  Foscolo Lombardi, nato nel 1895 a Firenze, militante del Partito Socialista Italiano. Durante la Seconda Guerra Mondiale divenne partigiano e membro del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Nel 1946 divenne vicesegretario nazionale del Psiup, ed entrò nel Consiglio comunale di Firenze nel 1956. Morì a Firenze nel 1973. 2

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è la cacciata degli austriaci dall’Italia, e il mio babbo non si dimenticava di dirmi che Hitler era austriaco. Io ho fatto un grosso sforzo a ribaltare questo sentimento alla fine degli anni Sessanta quando ho stabilito con l’Istituto “Renato Branzi”4 i rapporti con la Democrazia Cristiana tedesca, la Cdu. Erano gli anni della stretta alleanza tra Hitler e Mussolini5. Io ricordo un discorso di Mussolini del 1937-1938. Ero in ospedale, e alla radio sentii questo discorso: «L’Europa non vorrà mettersi a ferro e fuoco per cuocere l’uovo imputridito di Praga». Queste erano le emozioni che uno subiva in quegli anni! Io sono nato con questi urti psicologici. Nel discorso di Mussolini, questa cosa su Monaco sembrò una sorta di “pacificazione”6. PratiL’Istituto di studi politici “Renato Branzi” di Firenze è stato un centro studi presieduto da Ivo Butini. L’Istituto ha svolto attività per svariati decenni nel campo della formazione giovanile, e delle collaborazioni politiche e culturali con i partiti e le accademie politiche d’ispirazione cristiana in Europa. Nel corso degli anni ha fatto conoscere il mondo europeo a centinaia di giovani, insegnanti, liberi professionisti, sindacalisti. 5  Benito Mussolini, nato a Predappio (provincia di Forlì) nel 1883, aderì nel 1900 al Partito Socialista, di cui divenne nel corso degli anni uno degli esponenti di punta della sua corrente di sinistra. Nel 1912 fu nominato direttore del quotidiano del partito «Avanti!», da cui si dimise una volta abbracciato l’interventismo nella Prima Guerra Mondiale in contrasto con la linea del partito. Nel 1919 fondò i fasci italiani di combattimento. La politica fascista fu improntata al nazionalismo e alla violenza contro gli avversari. Il re lo nominò presidente del Consiglio nel 1922, dopo la marcia su Roma dei fascisti. La sua dittatura durò fino al 25 luglio 1943 quando il Gran consiglio del fascismo lo mise in minoranza. Fondò la Repubblica Sociale Italiana. Morì a Giulino di Mezzegra (provincia di Como) nel 1945. 6  Si fa riferimento alla Conferenza di Monaco del settembre 1938, durante la quale i capi dei governi tedesco, italiano, inglese e francese 4

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camente, a mio giudizio, diceva: che Hitler Praga se la pigliasse tranquillo, senza guerra. Però eri ancora molto giovane. In che maniera hai partecipato, se lo hai fatto, alla Resistenza? Io ero giovane da non poter essere combattente, non ho fatto la Resistenza. Nel 1942 avevo quindici anni. Negli anni precedenti mi mandarono a fare i Littoriali della Cultura7 (mi toccò essere “avanguardista”...). Mi viene da ridere perché ripenso ai miei amici vestiti da “figli della lupa”, era una cosa da far schiantare dal ridere. Io vado a questi Littoriali, e ci danno un tema: scrivete una lettera agli alpini che sono al fronte. Io sapevo scrivere, questo lo riconosco, e fui ammesso al colloquio orale. Vado al colloquio orale, se non erro presso il liceo Dante a Firenze, e trovo due giovani del Guf (Gruppi Universitari Fascisti) che vestivano la divisa. Due bei ragazzi, imponenti, puliti. Si comincia a chiacchierare e uno mi fa: «Ma secondo te, com’è che tanta gente subito dopo la rivoluzione fascista, aderì a Mussolini?». Io risposi: «Per forza, se no non trovavano lavoro, qualche volta venivano anche picchiati». Si misero a ridere e mi mandarono via. Così io persi i Littoriali. discussero delle pretese hitleriane su vaste parti del territorio cecoslovacco abitate dai Sudeti. La conclusione della conferenza fu l’annessione di questi territori alla Germania del Terzo Reich. L’illusione di Francia e Inghilterra di credere che il cedimento alle pressioni hitleriane sui Sudeti avrebbe evitato una guerra più generale in Europa, si sarebbe ben presto svelata in tutta la sua drammaticità. 7  I Littoriali della Cultura erano manifestazioni giovanili organizzate dal Partito Nazionale Fascista, in collaborazione con i Gruppi Universitari Fascisti (Guf ). La prima manifestazione si svolse a Firenze.

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