Gli archivi della Fondazione Primo Conti

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Centro di documentazione e ricerche sulle avanguardie storiche

Gli archivi della Fondazione Primo Conti

SocietĂ

Editrice Fiorentina



Fondazione Primo Conti Centro di documentazione e ricerche sulle avanguardie storiche

Gli archivi della Fondazione Primo Conti

Introduzione di Gloria Manghetti

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Editrice Fiorentina


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La pubblicazione è stata realizzata con il contributo di

DGBIC

DIREZIONE GENERALE BIBLIOTECHE E ISTITUTI CULTURALI

© 2018 Fondazione Primo Conti onlus Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it ISBN 978-88-6032-488-7 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata In copertina Primo Conti, Palazzo Cova, tavola parolibera, 1919


Introduzione Sono trascorsi ormai trentotto anni da quando, nel suggestivo complesso architettonico di Villa Le Coste, immerso nel panorama unico delle colline fiesolane, Primo Conti, con gesto insieme generoso ed ambizioso, dette vita alla Fondazione che del Maestro porta il nome. Allora già straordinario era apparso il patrimonio archivistico e bibliografico conservato al primo piano della splendida struttura quattrocentesca – un tempo abitazione e studio di Conti –, tanto da autorizzare fin da subito e a pieno titolo la specifica di Centro di documentazione e ricerche sulle avanguardie storiche. Accanto, infatti, alle carte e ai libri che l’artista era venuto, con meticolosa ed amorosa attitudine, raccogliendo in prima persona, la Fondazione ospitava, per concessione della Regione Toscana, il monumentale archivio di Giovanni Papini, specchio di un’epoca e di un intellettuale protagonista della cultura europea primonovecentesca. D’altra parte questo era stato l’obiettivo di Conti sin dagli anni Settanta quando, con gli amici a lui più cari, essi stessi suoi compagni d’avventura, iniziava a riflettere sull’ipotesi di un archivio dedicato alle avanguardie storiche così da evitare «la dispersione di un materiale documentario capace di testimoniare alle nuove generazioni il significato più vivo e più vero delle nostre battaglie giovanili». Dopo il 1980 la Fondazione, che per Statuto può «compiere ogni attività di ricerca scientifica e di diffusione culturale ed educativa per lo studio dei movimenti artistici e letterari del primo novecento; può censire e catalogare gli archivi di letterati, artisti e studiosi di detto periodo; può acquisire beni archivistici relativi ai movimenti di cui sopra; può altresì custodire ed ordinare gli archivi che potranno esserle affidati da enti pubblici o da privati», ha operato affinché quell’importante patrimonio si incrementasse, divenendo il cuore vivo di una propria identità culturale accanto ad una prestigiosa collezione di quadri di Conti, che si possono ammirare nel Museo situato al piano terreno della villa. E proprio dalle attuali trentotto raccolte documentarie, talvolta comprensive

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anche delle biblioteche private, nel tempo giunte in dono o in comodato alla Fondazione fiesolana, hanno tratto spunto le attività di ricerca ed espositive, le numerose pubblicazioni, i convegni di studio e tante altre iniziative culturali e di divulgazione scientifica che si sono realizzate in questi anni, a partire dalla grande mostra del 1981, a Palazzo Medici-Riccardi, per celebrare il centenario della nascita di Papini. Oggi, a trent’anni dalla scomparsa di Primo Conti, ci è sembrato doveroso dare testimonianza di tale prezioso patrimonio attraverso una pubblicazione realizzata grazie all’indispensabile sostegno del Ministero per i beni e le attività culturali, che da sempre guarda con fiduciosa attenzione ai molteplici progetti di conservazione e valorizzazione concepiti tra le mura di Villa Le Coste. Sarà così possibile conoscere più da vicino la consistenza delle biblioteche e dei fondi archivistici presenti, compresi quelli giunti in tempi recenti – come, per esempio, Giovanni Colacicchi-Flavia Arlotta, Marcello Venturoli – nel solco di una tradizione a tutti noi molto cara. La conoscenza complessiva, sia pure a livelli diversificati, dei singoli nuclei documentari ha, infatti, costituito da sempre un imprescindibile punto di partenza per conservare al meglio e rendere fruibile un patrimonio pervenuto a Fiesole al seguito di un segreto richiamo, che va ben oltre qualsiasi legge di mercato. Nei primi anni di vita della Fondazione le acquisizioni furono determinate dall’amicizia unita alla stima che legavano i singoli donanti a quel donatario d’eccezione, o piuttosto dalla fiducia che gli eredi di altri protagonisti dei movimenti novatori primonovecenteschi riponevano in quell’artista ormai anziano che, con inesauribile energia e puntigliosa ostinazione, continuava a portare avanti il suo credo estetico. Sono questi i casi, tra i molti, di Fernando Agnoletti, Bino Binazzi, Francesco Cangiullo, Gioacchino Contri, Leo Ferrero, Raffaello Franchi, Achille Lega, Antonio Marasco, Francesco Meriano, Neri e Vieri Nannetti, Emilio Notte, Corrado Pavolini, Bino Sanminiatelli, Emilio Settimelli, Lucio Venna, Lorenzo Viani... Dopo la scomparsa di Conti nel novembre 1988, il flusso dei depositi è comunque proseguito, questa volta sulla scia di


un generale consenso nei confronti dello specifico lavoro di ordinamento e catalogazione svolto, tale da trasformare in tempi brevi complessi documentari, altrimenti giacimenti morti, in materia viva attorno alla quale organizzare la ricerca. Per tutti si ricorda il Fondo dell’aeropittore futurista Osvaldo Peruzzi che nel 1998, ormai ultranovantenne, volle lasciare in dono le sue carte e i suoi libri. Sempre nello spirito del riconoscimento dell’importante ruolo svolto dalla Fondazione quale luogo preposto alla conservazione, la Regione Toscana è tornata a concedere in comodato, così come era avvenuto per il Fondo Papini, altre importanti raccolte testimoni dell’attività di Alberto Carocci, Enrico Pea, Francesco Balilla Pratella, Lorenzo Viani. La presente pubblicazione rende inoltre conto di un archivio che da Roma arriverà presto a Fiesole, legato al nome del grande studioso di Dino Campana nonché biografo di Primo Conti, Gabriel Cacho Millet. Nel licenziare queste pagine, piace ricordare quanto la Fondazione anche negli ultimi dieci anni abbia continuato ad adoperarsi per rendere accessibile il proprio patrimonio, così da meglio approfondire il livello d’informazione. In particolare dal luglio 2006 è disponibile on line una banca dati che permette di fare luce sulla fitta trama di intrecci, rinvii, semplici riflessi che mettono in comunicazione e, a loro volta, fanno parlare i diversi Fondi; e due anni dopo è stata inaugurata con l’Archivio Primo Conti la collana a stampa Inventari, ormai al suo quinto titolo. Una attività intensa che ha prodotto a cascata una pluralità di proficui risultati, tra cui il ruolo da protagonista riconosciuto alla Fondazione nell’ambito del censimento SIUSA Archivi di personalità; ma soprattutto la dichiarazione di interesse storico «particolarmente importante» notificata il 16 giugno 2014 (decreto n. 248) e relativa a tutto il patrimonio archivistico conservato a Villa Le Coste. A noi non rimane oggi che sottolineare come questa nuova porta d’accesso al sistema informativo degli archivi della Fondazione sia ispirata dalla stessa passione che animava il Maestro Conti nel giugno 1986 quando, di fronte ai primi lavori di ordinamento e catalogazione, raccomandava: «Ora si deve

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andare avanti in questa strada che abbiamo scelto, svolgendo il nostro programma con rigore scientifico e con l’animo gioioso del primo giorno. Gloria Manghetti Presidente Fondazione Primo Conti

Villa Le Coste, sede della Fondazione Primo Conti, Fiesole

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gli archivi


Fondo Fernando Agnoletti

Lettera di Ardengo Soffici a Fernando Agnoletti, Poggio [a Caiano], senza data

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Fernando Agnoletti (Firenze, 1875-ivi, 1933), scrittore, dopo la laurea in lettere si trasferisce in Scozia, a Glasgow, come lettore di italiano e vi fonda il comitato Dante Alighieri, il primo sorto in Gran Bretagna. Rientrato a Firenze nel 1910, collabora a «La Voce» e a «Lacerba» con accesi articoli interventisti e compone l’inno Trento e Trieste che diventa ben presto il canto di battaglia dei soldati italiani. In seguito, aderisce ai Fasci rivoluzionari d’azione interventista insieme a Settimelli, Marinetti, Gonnelli, Lega, Carli, Rosai. È vicino anche a Papini, Soffici, Palazzeschi e Tommei con i quali si ritrova al caffè le “Giubbe Rosse”. Dopo la prima guerra mondiale, alla quale partecipa come volontario, riprende la sua attività letteraria e collabora a molte testate fra cui «L’Impero», «Solaria», «Il Bargello», «Il Selvaggio», «L’Universale». Con Primo Conti fa parte della redazione della rivista «L’Enciclopedia». Il suo nome di scrittore rimane legato a due opere: Dal giardino all’Isonzo che, uscito nel 1917, fu ripubblicato dal figlio Braccio nel 1937, e Il bordone della poesia che fu dato alle stampe nel 1930. Il Fondo Fernando Agnoletti è composto da due nuclei documentali, separati e distinti, perché giunti all’Archivio della Fondazione in momenti diversi, il primo donato nel 1984, il secondo nel 2001. Il Fondo si divide nelle seguenti sezioni: Corrispondenza, che raccoglie lettere inviate ad Agnoletti da corrispondenti di spicco quali Aleramo, Duse, Negri, Ricci, Rosai, Sarfatti, Soffici, Stuparich, e un nucleo di lettere a carattere privato di Agnoletti e di altri inviate a familiari e amici; Manoscritti, divisi in


manoscritti di Agnoletti, soprattutto bozze di articoli e saggi e manoscritti di altri, tra cui si segnala la poesia di Sibilla Aleramo Un Maggio datata 1920; Fototeca, che contiene alcuni ritratti di Agnoletti in diverse fasi della vita; Varie, che raccoglie alcuni ritagli stampa e tredici manifesti futuristi originali, opportunamente restaurati; Periodici, una raccolta di testate degli anni Venti tra cui «La riscossa latina», pubblicata durante il soggiorno di Agnoletti a Glasgow; Biblioteca, che annovera le due opere di Agnoletti Dal giardino all’Isonzo (nell’edizione della Libreria della Voce del 1917 e nella ristampa Vallecchi, a cura di B. Agnoletti, del 1937) e Il bordone della poesia (Vallecchi, 1930), la raccolta di poesie di A. Negri, Il libro di Mara, (Fratelli Treves Editori, 1919), con dedica autografa ad Agnoletti, e A. Vergelli, Castello in aria. Carteggio inedito AgnolettiPascoli (1985).

Fondo Augusta Auriti Augusta Gairinger, sposata Aufrichtig, che italianizzò in Auriti, amica e confidente dello scrittore, critico musicale e giornalista Augusto Hermet (Trieste, 1889-Firenze, 1954), nel 1985 ha affidato a Primo Conti le carte da lei raccolte che documentano la sua lunga amicizia con lo scrittore. Il Fondo Augusta Auriti, acquistato dalla Fondazione nel 1985, è diviso nelle seguenti sezioni: Corrispondenza, che raccoglie le lettere inviate da Hermet a Augusta Auriti e un piccolo nucleo di lettere di quest’ultima in risposta; Manoscritti, in cui sono confluiti gli autografi di Augusta Auriti e, molto più numerosi, quelli di Hermet; Varie, dove si conservano opuscoli, disegni, documenti personali riguardanti Augusto Hermet.

Augusto Hermet, Natura e Storia, manoscritto, aprile-settembre 1945

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