l volume vuole essere un omaggio all’attività scientifica di Anna Benvenuti, nonché alla sua attività universitaria. Raccoglie pertanto i saggi di amici e di giovani allievi che hanno evidenziato il contributo di Anna Benvenuti alla medievistica nazionale e internazionale e che hanno autonomamente sviluppato alcuni temi toccati dalla sua saggistica.
a cura di Simona Cresti, Isabella Gagliardi
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Leggerezze sostenibili Saggi d’affetto e di Medioevo per Anna Benvenuti
a cura di Simona Cresti, Isabella Gagliardi
Simona Cresti è addottorata in Filosofia e attualmente titolare di un assegno di ricerca presso l’Università degli Studi di Firenze. Tra i suoi interessi di ricerca rientrano temi linguistici (le espressioni occasionali e la vaghezza semantica in ambito fenomenologico) e storico-religiosi (il rapporto tra spazialità ed esperienza mistica medievale). Da anni collabora con la Redazione web e la Redazione Consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca. Isabella Gagliardi è docente di Storia Medievale all’Università degli Studi di Firenze. La sua attività scientifica si concentra soprattutto sulla ricostruzione dei sistemi di formazione delle coscienze in età medievale, privilegiando le fonti e i fenomeni religiosi.
e 18,00
Leggerezze sostenibili
studi 27
Leggerezze sostenibili Saggi d’affetto e di Medioevo per Anna Benvenuti a cura di Simona Cresti Isabella Gagliardi
SocietĂ
Editrice Fiorentina
Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze (fondi ex 60%)
© 2017 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it isbn: 978-88-6032-453-5 issn: 2035-4363 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata
Indice
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Lista delle abbreviazioni
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Per Anna. Omaggio semiserio di un compagno di merende medievali Franco Cardini
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La sottile arte dell’autoironia, ovvero le orme di Anna Isabella Gagliardi
17 «In castro poenitentiae»: le piste di ricerca aperte da Anna Benvenuti Maria Pia Alberzoni 29
L’agiografia in Italia prima, durante e dopo Anna Benvenuti Paolo Golinelli
41
Memorie e autorappresentazioni civiche nel Mezzogiorno bassomedievale: appunti per una comparazione Amalia Galdi
55
Studiare la santità delle donne: un omaggio ad Anna Benvenuti (con un excursus sulle sante del «Liber de Vallimbrosanae religionis beatis») Antonella Degl’Innocenti
65
Monachesimo e vita religiosa a Firenze fra IX e XI secolo Francesco Salvestrini
75 La memoria di Rita da Cascia († 1447) nel Novecento. Quellenforschung e storiografia Pierantonio Piatti 99
Benvenuti, Jarry e Queneau Marco Biffi
113
Alla ricerca di un segno: dal Tannîn al Drákōn. Alcune riflessioni sull’avvento dei “draghi” nell’immaginario zoologico-biblico della «Settanta» Leonardo Marchetti
135
Le due «Vitae» di Matilde di Sassonia: agiografia e memorie di una santa regina Mattia Zangari
167
La bottega dello speziale Nastagio di Ser Lorenzo da Castel San Giovanni Laura Biggi
181 «In castro poenitentiae» o della damnatio memoriae Su un “vecchio” libro di Anna Benvenuti Mattia Zangari 197 Bibliografia
221
Indice dei nomi
Lista delle abbreviazioni
AA.SS. = Acta Sanctorum quotquot toto orbe coluntur vel a catholicis scriptoribus celebrantur, notis illustravit I. Bollandus Societatis Jesu theologus, operam et studium contulit G. Henschenius eiusdem Societatis theologus, Anversa - Gennaio 1 - Ottobre 3, 1643-1770 Bruxelles - Ottobre 4-5, 1780-1786 Tongerloo - Ottobre 6, 1794 Bruxelles - Ottobre 7 - Novembre, 1845 Bruxelles - Propyleum ad Acta Sanctorum Novembris, 1910 Bruxelles - Propyleum ad Acta Sanctorum Decembris, 1940 B.H.L. = Société des Bollandistes, Bibliotheca hagiographica latina antiquae et mediae aetatis, 2 voll, Subsidia Hagiographica 6, Brussels, Société des Bollandistes, 1898–1901. D.R.A. = Documentazione ritiana antica, a cura del Monastero di S. Rita, 4 voll., Roma, Società multigrafica, 1968-1970 M.G.H. = Monumenta Germaniae Historica. Edita iussu regis Caroli Alberti, Augusta Taurinorum, 1836-1955
Per Anna. Omaggio semiserio di un compagno di merende medievali Franco Cardini
Le gambe. Ricordate la vecchia canzone di un’ottantina di anni fa, ai tempi dell’EIAR e del sound sexy-autarchico? «Saran belli gli occhi neri – saran belli gli occhi blu – ma le gambembe – ma le gambembe – a me piacciono di più…». Davvero un gran bel paio di gambe. E lo notavano tutti. Si era nello scorcio tra la fine Anni Sessanta e i primi degli Anni Settanta del secolo scorso (mémoires d’Outretombe…), pochi mesi dopo il joli mai parigino dell’Annus Mirabilis, il Sessantotto. A rievocarli oggi, quei tempi, sembra una leggenda. O uno scherzo. Eppure c’è chi ci ha creduto. Chi ci ha sofferto. Perfino chi ci è morto. Insieme ai Furbastri del Carrierino, beninteso, che ci hanno guadagnato. Le notò anche il professore che veniva dalla Facoltà di Lettere, quelle lunghe gambe che percorrevano instancabili scale, aule e chiostri del vecchio monastero vallombrosano di Santa Trinita in Via Parione da alcuni decenni riciclato come sede della Facoltà di Magistero. Lui era un giovane assistente e incaricato di Storia medievale più o meno trentenne, che nascondeva ancora benino la sua incipiente pinguedine sotto una corta barba nera alla saracena o alla gesuita e un’infinita serie di camicie militari che tradivano il casual ben studiato; era fortunosamente approdato a Magistero dalla Facoltà di Lettere, dai “magistralini” odiata e invidiata; incontrava abbastanza con le ragazze – ma, austerissimo e tutto d’un pezzo, non se le filava proprio – ed era accompagnato da una fama ambigua, contraddittoria. Dicevano che fosse davvero molto bravo, tanto è vero ch’era l’unico ad essere mai stato accettato dal grande Ernesto Sestan come assistente volontario e subito accolto poi come assistente ordinario e “professore incaricato a tempo indeterminato” da Giorgio Spini; ma era anche circonfuso da una fama un po’ sulfurea, di cattolico di ferro e di estremista di destra. Che cosa poteva esserci di simile o di compatibile, fra quell’altezzoso professorino ostentatamente “fuori dal coro” e tutto sommato antipatico, e l’estroversa, entusiasta, logorroica – talora petulante – Ragazza dalle Belle Gambe?
10 franco cardini
Nessuno lo saprà mai. Soprattutto, non lo sapranno mai gli interessati, ora che – quasi mezzo secolo dopo quell’incontro – si trovano entrambi, come direbbero i francesi, à la retraite (certo, in francese suona meglio che non “in pensione”, ancorché “emeriti”: volete mettere?) e abitano abbastanza lontani l’uno dall’altra, lui verso Rignano e lei verso Pontedera, ciascuno con i suoi libri (per la verità lei, che ha la casa più grande, custodisce anche gran parte dei libri di lui), i suoi nipoti, i suoi gatti: e soprattutto ciascuno i suoi rispettivi ricordi, molti dei quali sono peraltro ricordi comuni. Quella ragazza d’una cinquantina di anni fa si rivelò – correvano i tempi delle ricerche di gruppo, dei seminari interminabili, delle relazioni chilometriche scritte a macchina e tirate poi al ciclostile per essere distribuite – una formidabile organizzatrice degli studi propri e altrui, una straordinaria capofila, un’instancabile ed entusiasta relatrice delle ricerche proprie e critica di quelle altrui. Insomma, perdinci, “aveva stoffa”: ne ho trovate poche, in cinquant’anni, che ne avessero quanta lei. Era generosa, testarda, imprevedibile, originale fino a sfiorar quella cosa indescrivibile che si chiama genio: nulla riusciva a stancarla, a deluderla, a suggerirle di lasciar perdere; non si arrendeva e non si arrestava. Aveva proprio ragione, la canzone di Jo Squillo e di Sabrina Salerno: «oltre alle gambe c’è di più». Tra me e Anna Benvenuti c’è qualche anno di differenza, ma niente di più; quando lei, più o meno ventenne, ha deciso che il medioevo sarebbe stato la ragione scientifica e professionale (e la passione) della sua vita, io più o meno trentenne avevo scritto un paio di libretti e una decina di saggi e mi sentivo un inarrivabile Padreterno. Però, con tutta la mia luciferina superbia travestita da gioviale bonomìa (ci cadono in tanti!…), non mi sono mai sognato di atteggiarmi a “Maestro” di Anna Benvenuti, per quanto, specie nei primi anni della nostra collaborazione, mi sia capitato di suggerirle qualche lettura. Che io fossi già docente (“incaricato”, si diceva allora) lei ancora studentessa, non significava nulla. Qualcuno deve aver detto da qualche parte che anche l’insegnare è un continuo apprendere. E noi siamo stati buoni, bravi compagni di strada. Abbiamo lavorato, quindi abbiamo studiato e imparato insieme. Abbiamo letto, camminato, passeggiato, viaggiato, mangiato, bevuto, scherzato, riso insieme. Ci siamo perfino litigati, talora: sempre con effetto. Abbiamo affrontato insieme, e condiviso, anche i momenti tristi delle nostre due vite, come la perdita dei nostri rispettivi genitori o la scomparsa dolorosa e precoce di fraterni amici quali Marco Tangheroni oppure un grave, difficile momento della sua vita durante il quale essa ha dovuto affrontare una serie pesante d’interventi chirurgici superati con esemplare coraggio (e, ancora una volta, senso dello humour). Abbiamo visto crescere i nostri rispettivi figli e vissuto l’uno i traslochi dell’altra e viceversa. Le nostre due vite si sono snodate così, tra Via Parione di Magistero, Piazza Brunelleschi di Lettere e Via San Gallo dell’a modo suo glorioso Palazzo Fenzi. Intanto, Anna passava dalla condizione della brillante e promettente studentessa a quella della giovanissima collega presto affermatasi. Si era appassio-
per anna. omaggio semiserio di un compagno di merende medievali 11
nata subito ai “miei” pellegrini medievali e alla “mia” Gerusalemme: che tra l’altro riuscì a vedere fisicamente prima di me, in un viaggio compiuto con alcuni studente sulla base di un seminario particolarmente intenso e fortunato, le copie cartacee degli Atti del quale – due volumi modestamente ciclostilati, ma monumentali – ci vengono ancora richiesti da alcune università straniere. “Riscoprimmo” insieme la “Gerusalemme toscana”, il Sacro Monte del convento di San Vivaldo in Valdelsa, che tornato negli Anni Settanta-Ottanta a nuova vita era divenuto sede di restauri e di studi costanti, com’è ancora oggi, anche grazie al nostro congiunto impegno. A San Vivaldo, con la complicità dell’indimenticabile Sergio Gensini e con l’appoggio costante degli Amici del Comune di San Gimignano, riuscimmo a portare Maestri come Ernesto Sestan, Elio Conti, Erminio Cesare Vasoli, Gina Fasoli, Guido Pampaloni, che meravigliati da quella Bomarzo mistica, da quella Disneyland dello spirito, lo apprezzarono tanto da innemorarsene. E sarebbe difficile enumerare i convegni, i congressi, le giornate di studio insieme affrontati, spesso reciprocamente aiutandoci nella stesura delle relazioni o delle comunicazioni: il tutto sempre o quasi in allegria, con molto humour e tante risate. Da Anna – che mi ha sempre chiamato “Maestro”, evidentemente canzonandomi – ho ricevuto peraltro un grande, lusinghiero riconoscimento magistrale. Può darsi che le sia scappata talvolta (abbastanza a torto) la dichiarazione che io le ho insegnato qualcosa sul piano scientifico, ma il fatto è (e ne vado fiero) che essa mi ha sempre riconosciuto due pregi, che ha sostenuto di aver imparato da me: l’onestà scientifica e l’autoironia. Mi accorsi piuttosto presto che il suo lavoro teso anzitutto alla storia della santità femminile toscana stava cominciando a dare inconsueti, generosi frutti: e con me se ne resero conto altri ben più importanti di me, da Jacques Le Goff ad André Vauchez a Sofia Boesch Gajano a Maria Laura Testi Cristiani a Cinzio Violante allo stesso Marco Tangheroni a Sergio Bertelli a Gabriella Zarri. Eccellente studiosa – non sono io a dirlo: è parere acclarato –, scrittrice prolifica ed elegante, autentica generosa Maestra di un paio di generazioni di allievi che le sono riconoscenti, Anna Benvenuti è anche una straordinaria organizzatrice di cultura (ce ne fossero!). Non sono io solo ad affermarlo: il comune amico senatore Riccardo Nencini, oggi viceministro alle Comunicazioni, è esattamente del mio parere. Anna ha promosso la costituzione dell’associazione Memoria Ecclesiae, un centro di studi e documentazione sulla storia religiosa della Toscana, della quale ha tenuto la carica di presidente dalla costituzione, nel 2000, al 2003, e dopo di coordinatore del Comitato di coordinamento scientifico fino al 2012. Ha in corso il progetto Toscana sacra, un atlante storico digitale delle istituzioni ecclesiastiche in Toscana, in vista, tra l’altro della realizzazione del repertorio dei monasteri benedettini toscani Monasticon Tusciae in collaborazione con il Centro Studi Benedettini di Pontida; è stata responsabile scientifico di unità di ricerca e coordinatore scientifico nazionale di vari “Progetti di Rilevante Interesse Nazionale” (PRIN) finanzia-
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ti dal MIUR; le sue memberships non si contano e riempiono parecchie pagine a stampa. Ma quel che conta, anzitutto e soprattutto, sono le sue ricerche sempre tese a collegare fecondamente storia sociale, storia civile e storia religiosa: in questo Anna Benvenuti ha contribuito a dimostrare concretamente come fare dell’histoire à part entière sia forse impossibile, sia probabilmente una generosa (e magari velleitaria) utopìa, ma è pur cosa necessaria e opportuna, anzi civicamente meritoria – al di là dei suoi stessi interessi e successi scientifici – proprio nel mondo di oggi, in questo mondo che Zygmunt Bauman ha dimostrato caratterizzarsi per una «Modernità liquida» ormai incerta ed esitente, per una «retrutopia» che sarà anche affascinante ma può rivelarsi estremanete pericolosa e per un frazionamento, una polverizzazione di istituzioni, di strutture e di valori che ci obbliga a interrogarci ansiosamente sul domani del pianeta. I due lavori con i quali a suo tempo, quasi trent’anni fa, s’impose all’attenzione della medievistica italiana ed europea (Pastori di popolo. Storie e leggende di vescovi e di città nell’Italia medievale e «In castro poenitentiae». Santità e società femminile nell’Italia medievale)1 sono esemplari di uno sforzo teso a recuperare e a far interagire le molteplici fila di una società complessa come quella italiana e soprattutto toscana dell’età di mezzo e a seguirne, “disincantandoli”, gli intricati processi identitario-acculturativi. Questo assiduo, a volte affannoso lavoro, ha prodotto frutti internazionalmente riconosciuti: la e ben lo si vede nel poderoso volume Storia dei santi e della santità cristiana, edizione italiana della prestigiosa Histoire des saints et de la saintété chrétienne2, da lei curato. D’altronde, secondo al lezione mai dimenticata del vecchio Roberto Sabatino Lopez, Anna Benvenuti non ha mai dimenticato che non si fa storia «generale» e «di sintesi» se non si fa storia locale, analisi attenta e concreta di fatti, di esseri umani, di documenti; e, lei empolese naturalizzata prima maremmana poi pisana, alla pur ormai «sua» Firenze ha dedicato vari studi, fra i quali – insieme con Chiara Battigelli Baldasseroni ed Elena Giannarelli – un prezioso Il diacono Lorenzo tra storia e leggenda3. E fermiamoci qui: Anna, del resto al pari di me, è abbastanza superstiziosa, e le lodi per iscritto, i Festschriften eccetera, da un lato le fanno un gran piacere (la signora è spaventosamente vanitosa, per quanto a prima vista non appaia), ma per un altro la irritano e la costringono sovente a poco eleganti rituali apotropaici. L’importante è che non ha affatto appeso al fatidico chiodo del suo buen retiro tra Pisa e Volterra le armi offensive e difensive del servizio a Clio. Resta vigile ed operosa, pur badando nel compenso allo sterminato eser1 Anna Benvenuti, Pastori di popolo. Storie e leggende di vescovi e di città nell’Italia medievale, Firenze, Arnaud, 1988; Ead., «In castro poenitentiae». Santità e società femminile nell’Italia medievale, Roma, Herder, 1990). 2 Histoire des saints et de la saintété chrétienne, Paris, Hachette, 1988 (in traduzione: Storia dei santi e della santità cristiana, a cura di Anna Benvenuti, Firenze, Le Lettere, 1992). 3 Anna Benvenuti, Chiara Battigelli Baldasseroni, Elena Giannarelli, Il diacono Lorenzo tra storia e leggenda, Firenze, Edizioni della Meridiana, 1998.
per anna. omaggio semiserio di un compagno di merende medievali 13
cito di parenti, di discendenti, di amici e di gatti che da lei dipendono. Cara Anna, né tu né io siamo – ancora una volta, nonostante le immediate superficiali apparenze – troppo espansivi: ma accetta comunque l’omaggio affettuoso e riconoscente di un vecchio compagno di merende, medievali e non. Ad maiora. La vita è bella, soprattutto per chi sa mantenere il cuore forever young. Tu dimostri ogni giorno di saperlo fare.
La sottile arte dell’autoironia, ovvero le orme di Anna Isabella Gagliardi
In un saggio formidabile, intitolato Elogio dell’errore, Dario Antiseri scriveva: «Sono vissuto per anni tra persone infallibili: “pastori” dell’essere, consiglieri dell’assoluto, confidents de la Providence, fabbricatori e spacciatori di dialettiche indiscutibili della storia, custodi di teorie incontrovertibili, maometti del dio “inconscio”. E costoro hanno fatto tante volte scuola davvero: hanno generato una turba di infallibili. Ed è così che le nostre scuole pullulano di infallibili, ognuno con il suo vangelo, la sua setta, il suo tribunale dell’inquisizione, il suo indice dei libri proibiti e le sue giaculatorie». Proseguiva, ormai lanciatissimo nell’universo metalinguistico del climax incalzante, chiosando: «Siamo davvero circondati da infallibili. Ma occorre dirlo: questi infallibili hanno due complessi: quello del duce e quello di Atlante. […] E di fronte a questi duci e a questi Atlanti noi, uomini fallibili, vogliamo tessere l’elogio più sincero dell’errore»1. Nel periodare di Antiseri ritrovo, per quanto in veste “alta” e sistematica, numerose delle riflessioni condivise con Anna Benvenuti nel corso di una collaborazione durata molto tempo. Anna ha sempre rivendicato, con l’orgoglio divertito di chi quotidianamente s’impegna nel non cadere nella trappola del prendersi troppo sul serio (e questa è una cripto citazione doppia, da lei e pure da Franco Cardini), ma anche con la pensosità indecisa di chi inizia a fare i conti con la propria operosità scientifica e didattica, di non avere formato allievi. E, per converso, di non avere avuto maestri. Piuttosto ha sempre detto, per quanto attiene al versante allievi, di aver di volta in volta incontrato, lungo il suo cammino di ricercatrice e di studiosa, persone che si sono interessate ai problemi, alle questioni storiche da lei affrontate e che, in piena autonomia e libertà, hanno deciso di interessarsi di quei problemi e di quelle questioni, riconoscendole, 1 Dario Antiseri, Teoria e pratica della ricerca nella scuola di base, Brescia, La Scuola, 1985, pp. 55-58.
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limitatamente a quei problemi e a quelle questioni, un ruolo di interlocutrice privilegiata. Non di maestra, perché di maestro c’è solo Gesù Cristo e tutto il resto s’inscrive nella rapsodia evenemenziale dell’esistenza umana. Per quel che riguarda, invece, la sponda del suoi / del suo maestro, Anna ha sempre negato di averne mai incontrato uno, ma ha sempre riconosciuto l’esistenza di un rapporto peculiare con Franco Cardini che, certo, non è stato il suo maestro bensì quanto di più vicino alla figura “formatrice” di un compagno di studi più grande di lei e altrettanto intellettualmente irrequieto, curioso, de-strutturato rispetto alle regole non scritte del mondo accademico, mondo comune a entrambi e, qualche volta, malgré soi. Questo volume è una declinazione per experientiam e personaliter di quelle riflessioni condivise. Ad esso sono stati invitati a partecipare le studiose e gli studiosi che hanno, ognuno a suo modo evidentemente, riconosciuto in sé stessi come magistrali le orme di Anna, cioè della sua storiografia. Ovvero coloro, che pur nel modo creativamente caotico che, almeno sin qui, ha contraddistinto il magistero scientifico di Anna, assomigliano quanto più possibile agli allievi nell’accezione del tutto disorganica che lei dà a questo termine. L’unica presenza apparentemente “extra-vagante” rispetto al gruppo identificato secondo i criteri che ho appena esposto è quella di Marco Biffi, che però si è preso l’incarico, vista la sua frequentazione degli scritti di Anna per motivi personali, di analizzarne la lingua storico-critica e così completare il quadro con la questione della forma linguistica per tentare di valutarne la “magistralità”. Infine cito le parole del fisico John Archibald Wheeler: «tutto il nostro problema sta nel commettere errori il più presto possibile»2. Una citazione perfetta per ricordare che Anna ci ha insegnato a non nascondere i nostri errori ma a riconoscerli, imparando a considerarli pietre miliari sulla perfettibile strada dell’onestà intellettuale.
2 Citato e tradotto in Karl Raimund Popper, Il razionalismo critico, a cura di Massimo Baldini, Roma, Armando, 2002, p. 115.