STUDI TESTI&
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INTERVISTE A EUGENIO MONTALE (1931-1981) a cura di FRANCESCA CASTELLANO VOLUME I
studi e testi collana diretta da Simone Magherini, Anna Nozzoli, Gino Tellini
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La collana «Studi e Testi» intende promuovere e diffondere, in campo nazionale e internazionale, studi e ricerche sulla civiltà letteraria italiana, nonché edizioni critiche e commentate di testi della nostra letteratura, dalle origini alla contemporaneità. La qualità scientifica delle pubblicazioni della collana «Studi e Testi» è garantita da un processo di revisione tra pari (peer review) e dal Comitato scientifico internazionale. La collana «Studi e Testi» prevede pubblicazioni in formato cartaceo e digitale con un modello di diffusione a pagamento o ad accesso aperto (open access).
comitato scientifico internazionale Andrea Dini (Montclair University), Marc Föcking (Università di Amburgo), Gianfranca Lavezzi (Università di Pavia), Paul Geyer (Università di Bonn), Elizabeth Leake (Columbia University), Alessandro Polcri (Fordham University), Pasquale Sabbatino (Università di Napoli “Federico II”), William Spaggiari (Università di Milano), Gino Ruozzi (Università di Bologna), Michael Schwarze (Università di Costanza).
Interviste a Eugenio Montale (1931-1981) a cura di Francesca Castellano Volume i
SocietĂ
Editrice Fiorentina
Il volume è frutto di una ricerca svolta presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze e beneficia per la pubblicazione di un contributo a carico dei fondi amministrati dallo stesso Dipartimento
© 2019 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it isbn: 978-88-6032-553-2 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata
Indice
interviste a eugenio montale (1931-1981)
volume i
xvii
Francesca Castellano, Introduzione
xlv
Nota ai testi
3 1. [Risposta a] Inchiesta mondiale sulla poesia, a cura di Lorenzo Gigli 6 2. Parliamo dell’ermetismo
8
3. Cesare Zavattini, Cena con Montale
10 4. [Risposta a] Opinioni sul romanzo, a cura di Giuseppe Ravegnani 12 5. Intenzioni (Intervista immaginaria)
19
6. After [Gaetano Afeltra], Quattro passi con Montale
20 7. Perché voterò per la Repubblica. Risponde Eugenio Montale
22
8. Gian Paolo Porta Casucci, Incontri al Caffè «Giubbe Rosse». Un solitario: Montale
27 9. Montale crede a un anti-teatro 30 10. Montale a Cesena ovvero Musica e Poesia
31
11. Janine Bouissounouse, Le poète Eugenio Montale est à Paris
33
12. Giacinto Spagnoletti, Conversazione con Montale
36
13. Giulio Cesare Castello, Humour di Montale
38
14. Roger Lannes, [Due incontri milanesi: Valentino Bompiani e Eugenio Montale]
41
15. Vicente Horia, Eugenio Montale. Poeta del espacio itĂĄlico
45 16. Confessioni di scrittori (Interviste con se stessi)
49
17. Carlo Bernari, Apollo e le Muse a Milano
51 18. [Risposta a] Inchiesta sul neorealismo, a cura di Carlo Bo
54
19. Giannantonio Cibotto, La letteratura non interessa i giornali, dice Eugenio Montale
57 20. La critica servizio inutile, a cura di Corrado Alvaro, Carlo Bernari e Pietro Frisoli 59 21. [Risposta a] Chi sono? Sono poeti? Che cosa fanno? Scrivono. E come vivono? Vivono 60 22. [Risposta a] La canzone di successo vola terra-terra 61 23. [Risposta a] La terza pagina, a cura di Enrico Falqui
63
24. Elio Chinol, Incontri con Montale
65
25. Aldo Camerino, Eugenio Montale
69
26. Emilio R. Papa, Ăˆ in crisi la poesia contemporanea?
70
27. Manuel del Arco, Eugenio Montale
72 28. [Risposta a] Le vacanze degli scrittori, a cura di Carlo Vigoni 73 29. Dovevo inserirmi in una tradizione viva
74
30. Enrico Roda, 41 domande a Eugenio Montale
78
31. Mario Picchi, Del tradurre
80 32. [Risposta a] Veri o falsi i poeti-bambini? Cinque opinioni sulla polemica di moda 81 33. Intenzioni
83
34. Alberto Cavallari, Montale
88 35. Parliamo della poesia 90 36. Montale parla di teatro e poesia 94 37. [Risposta a] Missili in casa
95
38. Roberto De Monticelli, Montale invidia gli uomini che vivono invece di scrivere
99 39. [Risposta a] 9 domande sul romanzo 101 40. [Risposta a] Che cosa pensate del caso Chessmann, dei crudeli rinvii e della pena di morte?
102
41. Elio Filippo Accrocca, Eugenio Montale
105 42. 8 domande sulla critica letteraria in Italia 109 43. Dialogo con Montale sulla poesia
116
44. Giacinto Spagnoletti, La vocazione musicale
119
45. Jeanne Modigliani-Mario Baratto, Salut à Eugenio Montale
122 46. [Risposta a] L’uomo e lo scrittore [Ernest Hemingway] 123 47. Scrittori su nastro, a cura di Pier Annibale Danovi
126
48. Giansiro Ferrata, Biografie al microfono
133 49. [Risposta a] Sesso e letteratura, a cura di Luigi Capelli
137
50. Maurice Chapelan, Projets – et confidences milanaises – de Montale Piovene et Buzzati
141
51. Piero Santi, Eugenio Montale. Il poeta consapevole del dramma contemporaneo
145 52. Venti scrittori scelgono il libro dell’anno
146
53. Andrea Barbato, L’invasione dei poeti
152 54. [Risposta a] 7 domande sulla poesia 157 55. [Risposta a] Come auspica la civiltà del futuro?
159
56. Bruno Rossi, Queste le ragioni del mio lungo silenzio
165
57. Roberto Leydi, Allarmi, siamo ermetici
167
58. Grazia Livi, Parliamo col poeta timido: Montale
173
59. Paolo Monelli, Montale
184
60. Eraldo Miscia, Le ragioni di Montale
189
61. Alfredo Todisco, Eugenio Montale dalla vecchiaia alla gioventù
198
62. Ferdinando Camon, Autoritratto critico di Eugenio Montale
201
63. [Gilberto Finzi], Cinque domande a Montale
203
64. Corrado Stajano, Il profeta dell’Apocalisse
209
65. Giorgio Fubiani, Eugenio Montale o della modestia
213
66. Maria Grazia Biovi, Viviamo in un’epoca priva di capolavori
217
67. Madeleine Graff-Santschi, La poésie… l’argent… le vide moral… Conversation avec Montale
221
68. Libero Bigiaretti, Un seggio al Senato per Eugenio Montale
226 69. L’eredità di Dante
228
70. Curzia Ferrari, Eugenio Montale profetizza un esperanto angloamericano
231
71. Ferdinando Camon, Eugenio Montale
236 72. Processo alla cronaca nera, a cura di Emanuela Da Riva 237 73. Montale racconta la sua vita
243
74. Paolo Bernobini, Montale svagato
248
75. Leone Piccioni, Il poeta che graffia con arguzia
253
76. Sandro Briosi, Spento un fuoco, se ne può accendere un altro
260
77. Sergio Miniussi, Dora Markus e altre confessioni
262
78. Luigi Silori, Montale parla di Montale
265
79. Pier Francesco Listri, La poesia fra morte e vita
268
80. Leone Piccioni, Cinquant’anni di poesia
283
81. Giulio Nascimbeni, Montale “privato”
285
82. Guido Gerosa, Poeta, che cos’è la vita?
292
83. Silvio Bertoldi, Forse il suo sogno segreto è ancora debuttare da baritono
300
84. Mariangela Di Cagno, Un linguaggio essenziale per un discorso umano
304
85. Jacques Brice, Eugenio Montale a mis quarante ans pour franchir les Alpes
306
86. Claude-Michel Cluny, Eugenio Montale: «La poésie mon aventure sur la terre»
310 87. Non esiste il vero Verdi 313 88. La scommessa della poesia
315
89. Enrico Emanuelli, Il senatore Montale
319 90. Il poeta Montale nominato senatore a vita
320
91. Goffredo Parise, Il senatore Arsenio
325
92. Guido Vergani, Senatore Montale, che cosa ne pensa del Vietnam?
330 93. Qualcosa di me…
333
94. Cesare Garboli, Sbarbaro estroso fanciullo
335
95. Minnie Alzona, Eugenio Montale
338 96. Otto speranze per il ’68 339 97. Arti e lettere a confronto
345
98. Alberto Moravia, A cena con Montale
348
99. Camilla Cederna, Il galateo di monsignor Eusebio
353
100. Renzo Allegri, Colloquio con Montale
356 101. È soltanto uno sfogo personale 358 102. Questi i giudizi su Americana di Vittorini, a cura di Walter Mauro
360
103. Manlio Cancogni, Bello sì ma dopo?
364
104. Corrado Stajano,Terra dove non annotta
367
105. Manlio Cancogni, Discorrendo della fine del mondo
377
106. Marialivia Serini, Ma tanto le scuole non servono
382
107. Giuseppe Grieco, La mia vita, i miei amici
386 108. Ingiusta contestazione, a cura di Alfredo Pieroni
388
109. Giuseppe Cassieri, I cinquant’anni della «Ronda»
390
110. Gaspare Barbiellini Amidei, Montale e lo spettacolo Montale
394
111. Ezio Colombo, Il poeta legislatore
399
112. Edgardo Bartoli, La civiltà messa in versi
401
113. Cesare Capone, La Luna sarà ancora dei poeti
403
114. Marialivia Serini, Anche i libri muoiono giovani
407
115. Solange Granier, «J’ai voulu libérer la musique des mots»
409
116. Claudio Marabini, Non teme più la fine del mondo
414
117. Gaspare Barbiellini Amidei, Un romanzo dai molti colori
417 118. [A proposito della legge sull’uccellagione]
418
119. Carlo Pedrocchi, Sono troppo vecchio per interpretare un fotoromanzo?
421
120. Giovanni Grazzini, Gli scrittori e il cinematografo
423 121. Le stelle fredde: l’esistenza “in negativo”
431
122. Giuliano Ferrieri, Montale parla dei falsi di opere d’arte
435
123. Marisa Rusconi, Stavolta il divorzio si fa
440 124. Eugenio Montale in dialogo con Dacia Maraini 445 125. Lo scrittore e il suo peccato capitale, a cura di Grazia Livi
447
126. Giuseppe Grieco, Io so perché i giovani sono disorientati e infelici
453
127. Horacio Armani, La nueva voz de Montale
459
128. Grazia Livi, Un cristallo si è rotto
462
129. Domenico Porzio, I ripensamenti del poeta Montale
465 130. Autointervista
467
131. Salvatore D’Agata, Montale in ciabatte
471 132. Per carità mai uscire di casa
472
133. [Giuseppe Grieco], Un poeta, oggi
475
134. Maria Corti, Satura di Eugenio Montale
477
135. Giorgio Calcagno, Tanti amici per Montale
480 136. Eugenio Montale: una costellazione di “armoniche” , a cura di Mario Miccinesi
482
137. Raffaello Baldini, La poesia e il resto
490
138. Egidio Mucci, Davanti a Montale mi sono sentito come la preda di un gatto
495
139. Giovanni Giudici, Le occasioni dipinte
498
140. [Romano Broggini], Il mondo poetico di Montale
502
141. Claudio Marabini, Montale a Ravenna
504
142. Lia Quilici, Cento cose da odiare
507
143. Edgarda Ferri, M’ispiro sui biglietti del tram
513 144. Pablo Neruda. Nobel 1971. La nostra inchiesta 514 145. Le grandi domande della fede, a cura di Silvio Bertoldi
521
146. Antonio Altomonte, Un poeta nel gioco delle parti
526
147. Giovanni Giudici, Le sue occasioni
529
148. Berenice [ Jolena Baldini], Signor Montale, le feste lo rallegrano?
534
149. Sergio Maldini, Vivere a ritmo sfrenato
537
150. Giampaolo Pansa, I paradossi di Milano
541 151. La letteratura europea degli anni Settanta, a cura di Giorgio Varanini 547 152. Il Nobel a Montale? Lui dice: non ci credo
548
153. Giorgio Bocca, Spero nel meglio ma vedo il peggio
551
154. Mariagrazia Cucco, Montale dolce e scontroso
volume ii
557
155. Lector, Montale rivolta il guanto
559
156. Giovanni Grazzini, La restaurazione culturale
560
157. Enzo Biagi, Montale
565
158. Marcos-Ricardo Barnatán, Eugenio Montale o hel hermetismo crítico
569
159. Roberto Cantini, Giorno dopo giorno il nuovo Montale
574
160. Vittorio Bruno, L’invettiva di Montale
580 161. L’ardua sentenza su Manzoni
584
162. Ottavio Rossani, Il poeta Montale non scrive più per ora
591 163. Il mondo della cultura e della politica ricorda il poeta-ambasciatore che amò il Cile
592
164. Alberico Sala, L’artista che non conobbe salotti
595
165. Alberico Sala, Svevo nei ricordi del critico Montale
598
166. Gheorghe Anca, «Nu imitaţi marmura, oameni!»
601
167. Enzo Siciliano, Montale con distacco e ironia
605
168. Mario Stefani, 10 domande a Montale
607
169. Ettore Mo, Ragazzi delle scuole e Vip della cultura uniti da Rossini
608
170. Enzo Biagi, La saggezza di Montale
610
171. Enzo Carra, Montale contro le mode
615
172. Rosa Maria Bosinelli-W.[illiam] S.[imone] Di Piero, A Conversation with Eugenio Montale
626
173. Giorgio Torelli, La catastrofe è rimandata
631
174. Roberto Ruberto, A Conversation with Eugenio Montale
643
175. Giulio Nascimbeni, Il pacato «no» di Montale
647
176. [Testimonianza in] Emilio R. Papa, Fascismo e cultura
648
177. Walter Mauro-Elena Clementelli, Eugenio Montale
653
178. Guido Vergani, Giacomino fu un amico
657
179. Lorenzo Mondo, L’Italia degli scrittori
660 180. La pena di morte per chi rapisce i bambini. Sì? No?
661
181. Luciano Garibaldi-Dario G. Martini, Montale, poeta solo
672
182. Domenico Porzio, La quarta laurea
675
183. Enzo Biagi, Per Montale l’Italia è triste
680
184. Ennio Cavalli, Montale: io e la televisione
685
185. Antonio Altomonte, Milano: la politica e le sue prevaricazioni
688
186. Gaspare Barbiellini Amidei, Ma esistono in Italia gli scrittori cattolici?
690
187. Claudio Marabini, Non sappiamo chi siamo
694
188. Marcello Staglieno, Intelligenza e intolleranza
697
189. Marcello Staglieno, E lasciatemi meravigliare
702
190. Giorgio Zampa, Ho scritto un solo libro
706 191. Eugenio Montale
711
192. Lorenzo Papi, Incontro con Montale
714 193. La notizia in via Bigli
716
194. Giulio Nascimbeni, Il «grazie» di Montale al premio Nobel
720
195. Ottavio Rossani, Che faticaccia il mio primo giorno da Nobel
724
196. G.[iorgio] Z.[ampa], Il dannato filino
725
197. Arrigo Bongiorno, «Sono un poeta della speranza»
728 198. «Un invito alla speranza»
729
199. Alfredo Venturi, La prima intervista al telefono
731
200. Felice Laudadio, Montale premio Nobel
734 201. Montale era già Nobel
736
202. Guido Arato, «L’importante è che sia arrivato tardi»
738
203. Dara Kotnik, Il premio Nobel e la governante
742
204. Alberto Cavallari, Un caro collega
746
205. Marialivia Serini, Cosa provo dopo il premio? Mi pare di assistere al mio funerale
748
206. [Giuseppe Grieco], Montale racconta la sua vita
750
207. Guido Vergani, Giornalista senza snobismo
754
208. Gian Maria Dossena, Montale spiega Montale
761
209. Lamberto Artioli, I rapporti fra cultura e sport
763
210. F.[rancesco] S.[averio] Alonzo, Montale: «Sono sommerso da tonnellate di poesie»
766
211. Giulio Nascimbeni, Allegria di Montale per una scatoletta
769
212. Giulio Nascimbeni, Gustavo di Svezia consegna il Nobel a Eugenio Montale
772
213. Luciano Simonelli, Ma dopo il frac potrò mettere la giacchetta?
776
214. Luis Pancorbo, Conversación con Montale
785
215. Anthony L. Johnson, Interview with Eugenio Montale
791
216. Claire Huffman, Eugenio Montale: Questions, Answers and Contexts
805
217. Claudio Marabini, Montale dopo il Nobel
809
218. Guido Vergani, «Playboy» intervista: Eugenio Montale
818
219. Giulio Nascimbeni, Montale: «Il mio record, diciotto articoli in diciotto giorni»
823
220. Claudio Marabini, Montale e la Liguria
828
221. Walter Della Monica, Sopravvivenza del mondo contadino
831
222. Giulio Nascimbeni, Storia di un’amicizia tutta col «Lei»
835
223. Giuseppe Grieco, Incontro con Montale
840
224. Mario Minuscoli, Scheiwiller secondo Montale
843
225. Enrico Filippini, Voleva lasciarsi vivere
845
226. Giorgio De Rienzo, Montale: è sospetta questa vita di gruppo
849
227. Domenico Porzio, In casa Montale con J. L. Borges
853
228. Annalisa Cima, Le reazioni di Montale
860
229. Gigi Moncalvo, Potrei dire che…
862
230. Giulio Nascimbeni, La sconfitta dello Stato, dice Montale, viene da lontano
864
231. Natalia Aspesi, «Forse ho parlato al vento»
867
232. Dara Kotnik, Come vive un poeta? Come tutti, diamine guarda anche la TV
869
233. Giulio Nascimbeni, Non ama essere nella storia per qualche verso…
873
234. Domenico Porzio, Montale secondo Montale
878
235. Glauco Licata, Eugenio Montale: se lo giudicassi oggi…
880
236. Horacio Armani, Con Montale en Milán
885
237. [Gaspare Barbiellini Amidei], Un caso di coscienza
888
238. Giovanni Spadolini, Montale e l’estraneità
890
239. Nicholas Patruno, Intervista con Montale
895
240. Mario Martelli, Le donne, il Vieusseux ed altro ancora
900
241. Alfredo Barberis, Eugenio Montale
906
242. Serena Romano, Montale: «L’aldilà non mi incuriosisce»
910
243. Ferdinando Giannessi, Montale non fa oroscopi
913
244. Giuliano Gramigna, I poeti in fila e fatti marciare
916
245. Domenico Porzio, Un vermouth a mezzogiorno
921
246. Enrico Cavallotti, «Perché non amo Nono e Dallapiccola»
927
247. Domenico Porzio, Conversazioni con Montale
931
248. Claudio Marabini, Montale: probabilmente non sono mai esistito
936 249. 1975. Montale. Il mio Nobel? La fine d’una seccatura
938
250. Giulio Nascimbeni, «No, non mi sento come davanti a un monumento»
941
251. Domenico Porzio, Montale in canzoniere
945
252. Guido Ceronetti, Dialogo sulla vita e sulla morte
948
253. Giovanni Gaglio, Che Dio salvi la poesia
953
254. Giuseppe Grieco, Una sera, parlando con Montale
960
255. Giulio Nascimbeni, Incontro con Montale
963
256. Claudio Marabini, Il doppio di Montale
967
257. Armando Brissoni, Gina, due caffè poiché oggi devo parlare molto
969
258. Luciano Luisi, Dialogo con Eugenio Montale
974
259. Sebastiano Grasso, Montale e Quasimodo, anni Trenta
981
260. Mladen Machiedo, Un’intervista «croata» con Montale
986
261. Giorgio Torelli, Montale sentenziò: Felici analfabeti!
987
262. Enzo Biagi, La stanza sul torrente
989
263. Helle Busacca, Il mio strano amico Montale
1006
264. Ettore Bonora, Intervista non immaginaria con Eugenio Montale
265. Antonio Colinas, En casa de Eugenio Montale
1013
1022
266. Achille Millo, A vent’anni sapevo soltanto ciò che non volevo
1027
267. Enzo Biagi, Montale Eugenio (1896-1981)
1029
268. Enrico Romero, Cuore scordato strumento: incontro con Eugenio Montale
1037 269. Perché voi mi dite: poeta?, a cura di Gioia Sebastiani
1061
270. Stefano Maria Casella, Intervista (non immaginaria) ad Eugenio Montale
1073
271. Jean Amrouche, Conversazione con Eugenio Montale
1080
272. Mahmoud Salem Elsheikh, Montale corregge Montale. Frammenti di una giornata speciale (Forte dei Marmi, 18 luglio 1980)
Appendice
1093
1097
Trenta domande al giovane Eugenio, a cura di Paolo Mauri Indice dei nomi
Introduzione
Non so neppure che cosa accadrebbe se noi possedessimo, debitamente incise su filo o su disco, lunghe interviste con Goethe, con Foscolo o Leopardi. Dico interviste veramente spontanee o apparentemente tali, e non già dichiarazioni preparate e organizzate del tipo dei colloqui fra Goethe ed Eckermann: veri dialoghi che colgano il tono della voce, gli umori del momento e magari le contraddizioni di uno spirito che vuole e disvuole, dice e disdice… Forse non accadrebbe nulla; oppure la leggenda di quei grandi subirebbe qualche brusca mutazione. Non v’è grandezza senza lontananza e mistero e il senso del «nemo propheta in patria» è tutto qui: che ad esser conosciuto davvicino nessun artista ha molto da guadagnare1.
Smaliziato conoscitore della macchina del giornalismo e, in misura non effimera, dell’entretien parlato, nonché cauto sperimentatore delle tecniche dell’interview2, Montale affida alla scrittura altrui in frammentari hypomnémata la rievo Eugenio Montale, La straordinaria vita di Cendrars nomade, pagliaccio, poeta cubista, in «Il nuovo Corriere della Sera», 30 luglio 1952; poi, con il titolo Vita straordinaria di Cendrars, in Sulla poesia, a cura di Giorgio Zampa, Milano, Mondadori, 1976, pp. 412-416, e in Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di Giorgio Zampa, Milano, Mondadori («i Meridiani»), 1996, tomo I, pp. 1405-1410. 2 Su Montale intervistatore, e sugli scritti variamente riconducibili al genere intervista, si rimanda al saggio di Niccolò Scaffai, L’intervista con l’autore: il caso di Montale, in Autori, lettori e mercato nella modernità letteraria. Atti del Convegno MOD-Società Italiana per lo Studio della Modernità letteraria, Padova-Venezia, 16-19 giugno 2009, a cura di Ilaria Crotti, Enza Del Tedesco, Ricciarda Ricorda, Alberto Zava, con la collaborazione di Stefano Tonon, Pisa, ETS, 2011, tomo II, pp. 9-18; ora in Il lavoro del poeta. Montale, Sereni, Caproni, Roma, Carocci, 2015, pp. 102-111. «Non sono un intervistatore brillante», confesserà Montale quando gli fu chiesto di incontrare Georges Pompidou dal direttore del suo giornale (Eugenio Montale, Quando era il delfino, in «Corriere della Sera», 4 aprile 1974; poi in Prose e racconti, a cura e con introduzione di Marco Forti, note ai testi e varianti a cura di Luisa Previtera, Milano, Mondadori («i Meridiani»), 1995, pp. 1152-1156). Nella prosa Montale rievoca l’incontro con Georges Pompidou, già apparso con il titolo Pompidou e la letteratura, in «Corriere della Sera», 10 novembre 1962; poi in Prose e racconti, cit., pp. 433-438. In realtà, in Fuori di casa e nell’opera in prosa, talvolta impropriamente definita «d’invenzione», compaiono memorabili ritratti e numerose interviste (Georges Braque, Constantin Brâncuși, Albert Camus, Jean Delay, Jean Paulhan): mi limiterò a ricordare l’incontro con Hemingway (Abbruciacchiato e felice Hemingway è tornato a Venezia, in «Il nuovo Corriere della Sera», 26 marzo 1954; poi in Prose e racconti, cit., pp. 1055-1059). 1
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Interviste a Eugenio Montale (1931-1981)
cazione della sua vita fuori dai sentieri ufficiali della letteratura e dalla levità della poesia che riscatti e affranchi, infoltendo la schiera di quegli scrittori più o meno illustri «che sono rimasti semplicemente scrittori ma si sono scordati di vivere». Le interviste di Montale costituiscono un esempio altamente significativo dell’importanza che il “genere” intervista ai poeti e agli scrittori ha rivestito sulle pagine dei quotidiani e dei periodici tra la fine dell’Ottocento e il Novecento: dalle prime pionieristiche manifestazioni seguite alla pubblicazione dell’ormai celebre libro di Ugo Ojetti Alla scoperta dei letterati (1895)3, nel quale confluiscono ventisei conversazioni intrattenute dal giovane giornalista fra l’agosto 1894 e il marzo successivo con i principali letterati del tempo (da Carducci e Fogazzaro a Verga e De Roberto, da De Amicis e Pascoli a Capuana, Giacosa e d’Annunzio), alla nascita, nel 1901, della “terza pagina” del quotidiano quale spazio istituzionalmente destinato alla letteratura, su iniziativa del direttore del «Giornale d’Italia» Alberto Bergamini, che concorre in maniera determinante a estendere i confini di una nuova formula di scrittura sempre più tendente alla ritualità. Nel corso del Novecento il dialogo con gli scrittori conquisterà sulle pagine dei giornali uno spazio sempre più ampio e considerevole (soprattutto tra gli anni Sessanta e gli Ottanta), divenendo ben presto un vero e proprio genere letterario autonomo, teso a delineare un profilo d’autore in grado di restituire ai lettori un’immagina “viva” del personaggio4, fino alle profonde trasformazioni innescate, nel nuovo millennio, dall’avvento di inedite procedure comunicative. 3
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Su una linea di esplicita continuità temporale e metodologica il libro di Ojetti prosegue la pionieristica operazione di Jules Huret, che nel 1881, in Enquête sur l’évolution littéraire, Paris, Charpentier, aveva raccolto sessantaquattro interviste ai più affermati scrittori francesi, uscite fra il marzo e il luglio dello stesso anno sul quotidiano «L’Echo de Paris», fra gli altri si ricordano i nomi di Huysmans, Mallarmé, Maupassant, Maeterlinck, Verlaine, Zola. Ma non si perdano di vista anche alcuni dei profili raccolti nei Ricordi di Parigi (Milano, Treves, 1879) e nei Ritratti Letterari (Milano, Treves, 1881) di De Amicis, in particolare le pagine dedicate a Alphonse Daudet, Alexandre Dumas figlio, Victor Hugo, Émile Zola, già esemplificativi del nuovo genere letterario. Nelle pagine introduttive (Prolegomeni) del suo Alla scoperta dei letterati (Milano, Dumolard), 1895, così Ojetti descrive le reazioni degli intervistati: «Io ho trovato, salvo uno o due, tutti gli scrittori pronti, anzi lieti di soggiacere al tormento dell’interrogatorio, ma anche pochissimo agili a rendere all’improvviso in poche e nitide e piacenti parole le loro idee. Non so: forse ciò avviene perché l’interview non è da noi così diffusa come in Francia e in Inghilterra e in America, dove in fondo essa non è più una rapida conversazione ma un vero articolo che l’interviewer domanda all’interviewed, derubandolo di quelle trenta, cinquanta, anche cento lire che quell’articolo venduto varrebbe» (pp. X-XI). Di assoluto rilievo il contributo di Frédéric Lefèvre alla storia dell’intervista letteraria con l’introduzione nel settimanale «Les Nouvelles Littéraires» della rubrica Une heure avec…, che ospita tra il 1922 e il 1938 una ricchissima serie di colloqui con i più noti scrittori e intellettuali dell’epoca, in parte successivamente raccolti in sei volumi (Paris, Gallimard, 1924-1929; poi Paris, Flammarion, 1933). In particolare, si ricordano, in ordine cronologico, le raccolte di interviste a narratori e poeti italiani del primo e del secondo Novecento: Carlo Emilio Gadda, «Per favore lasciatemi nell’ombra». Interviste 1950-1972, a cura di Claudio Vela, Milano, Adelphi, 1993; Gabriella Poli-Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta. Incontri, interviste e conversazioni con Primo Levi, Milano, Mursia, 1995; Pier Paolo Pasolini, Interviste corsare sulla politica e sulla vita 1955-1975, a cura di Michele Gulinucci, Roma, Liberal Atlantide Editoriale, 1995; Romano Bilenchi, Le parole della memoria. Interviste 1951-1989, a cura di Luca Baranelli, prefazione di Romano Luperini, Firenze, Cadmo, 1995; Primo Levi, Conversazioni e interviste 1963-1987, a cura di Marco Belpoliti, Torino, Einaudi, 1997;
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Per primo è stato Marziano Guglielminetti, nell’ormai lontano 1996, in un intervento dedicato alle interviste montaliane in occasione del congresso internazionale di Genova per il centenario della nascita del poeta5, a sottolineare le molteplici ipotesi di lavoro indotte da una forma per definizione «aperta» come l’intervista, che può configurarsi sia come referto documentario della vita e dell’opera dell’autore sia come autocommento e come speciale forma di autorappresentazione riconducibile alla tradizione varia e illustre delle scritture dell’io in Italia. L’intervista letteraria viene, quindi, a costituirsi quale fondamentale strumento critico-interpretativo da affiancarsi all’ufficialità dell’opera. Dall’analisi di questi testi, prima d’ora mai raccolti in volume6, emerge una autobiografia sorvegliatissima e vigile, consumata ma non sempre dissolta entro
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Mario Luzi, Conversazioni. Interviste 1953-1998, a cura di Annamaria Murdocca, prefazione di Stefano Verdino, Firenze, Cadmo, 1999; Giorgio Manganelli, La penombra mentale: interviste e conversazioni (1965-1990), a cura di Roberto Deidier, Roma, Editori Riuniti, 2001; Piero Bigongiari, Nel mutismo dell’universo. Interviste sulla poesia 1965-1997, a cura di Anna Dolfi, Roma, Bulzoni, 2001; Interviste a Pirandello. «Parole da dire, uomo agli altri uomini», a cura di Ivan Pupo, prefazione di Nino Borsellino, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002; Interviste a d’Annunzio 1895-1938, a cura di Gianni Oliva, con la collaborazione di Maria Paolucci, Lanciano, Carabba, 2002; Franco Fortini, Un dialogo ininterrotto. Interviste 1952-1994, a cura di Velio Abati, Torino, Bollati Boringhieri, 2003; Carlo Levi, Un dolente amore per la vita. Conversazioni radiofoniche e interviste, a cura di Luigi Lombardi Satriani e Letizia Bindi, Roma, Donzelli, 2003; «Era così bello parlare». Conversazioni radiofoniche con Giorgio Caproni, prefazione di Luigi Surdich, Genova, il melangolo, 2004; Luigi Malerba, Parole al vento, a cura di Giovanna Bonardi, San Cesareo di Lecce, Manni, 2008; Amelia Rosselli, È vostra la vita che ho perso. Conversazioni e interviste 1964-1995, a cura di Monica Venturini e Silvia De March, prefazione di Laura Barile, Firenze, Le Lettere, 2010; Italo Calvino, «Sono nato in America…». Interviste 1951-1985, a cura di Luca Baranelli, introduzione di Mario Barenghi, Milano, Mondadori, 2012; Pier Paolo Pasolini, Povera Italia. Interviste e interventi: 1949-1975, a cura di Angela Molteni, Milano, Kaos, 2013; Mario Rigoni Stern, Il coraggio di dire no: conversazioni e interviste 1963-2007, a cura di Giuseppe Mendicino, Torino, Einaudi, 2013; Giorgio Caproni, Il mondo ha bisogno dei poeti. Interviste e autocommenti 1948-1990, a cura di Melissa Rota, introduzione di Anna Dolfi, Firenze, Firenze University Press, 2014; Aldo Palazzeschi, Ritratti nel tempo. Interviste 19341974, a cura di Giorgina Colli, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura-Università degli Studi di Firenze, 2014. Sulle interviste rilasciate da Pratolini si rinvia al saggio di Anna Nozzoli, Autorappresentazione e autointerpretazione nelle interviste a Vasco Pratolini, in Vasco Pratolini (1913-2013), a cura di Maria Carla Papini, Gloria Manghetti, Teresa Spignoli, Firenze, Olschki, 2015, pp. 169-179; Giorgio Bassani, Interviste 1955-1993, a cura di Beatrice Pecchiari e Domenico Scarpa, con una premessa di Paola Bassani, Milano, Feltrinelli, 2019. Marziano Guglielminetti, L’io delle interviste, in Il secolo di Montale, Genova 1896-1996, a cura della Fondazione Mario Novaro, Bologna, il Mulino, 1998, pp. 647-666; poi, con il titolo Eugenio Montale, in Dalla parte dell’io. Modi e forme della scrittura autobiografica nel Novecento, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2002, pp. 181-200. Alle interviste rilasciate dal poeta sono dedicati due miei saggi: Une heure avec Montale. Interviste disperse, in Interazioni montaliane, a cura di Silvia Chessa e Massimiliano Tortora, in «L’Ellisse», VII, 2012, pp. 237-271, e Montale par lui-même. Interviste, confessioni, autocommenti 1920-1981, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2016. Un antecedente importante di questo lavoro è costituito dal terzo e ultimo tomo Arte, musica, società del Secondo mestiere, Milano, Mondadori («i Meridiani»), 1996, in particolare la sezione Monologhi, colloqui, nella quale Giorgio Zampa disponeva quarantanove interventi montaliani (autocommenti, inchieste e vere e proprie interviste), in tre sottosezioni dal titolo Sulla propria lirica (pp. 1473-1528); Inchieste (pp. 1529-1589); Interviste (pp. 1591-1735). La primissima selezione di interviste a Montale era stata affidata dal medesimo Zampa alle pagine di Sulla poesia, e comprendeva undici pezzi collocati in una sezione appositamente dedicata, alle pp. 555-607.
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la tensione diadica e l’aleatorietà della forma intervista7. Semplici pot-boilers, avrebbe sentenziato il poeta, che pure debbono essere riletti alla luce di uno sguardo consapevole di una costitutiva ambiguità destinata a inerire a una gamma di variabili occasionali, e a riflettere, talora, una perdurante natura d’impromptus. I duecentosettantadue pezzi finora dispersi, dei quali quindici usciti dopo la morte di Montale, apparsi su riviste e quotidiani di diversa natura – da riviste di carattere strettamente letterario a periodici di più larga circolazione e fruizione (non sono oggetto d’indagine le numerosissime interviste radiofoniche e televisive) – sono raccolti per la prima volta in una compagine unitaria nella quale si può rintracciare un autoritratto in divenire, affidato dal poeta alla scrittura degli altri con una lucida, ironica determinazione e con una calibrata strategia comunicativa e autoesegetica. Ne deriva un vero e proprio libro carsico, consegnato in margine a testi che meritano e richiedono una lunga e attenta riflessione su quanto la voce del poeta possa trasmettere o più spesso suggerire. È così possibile ripercorrere la storia delle relazioni che Montale ha intrattenuto con il genere intervista nei cinquant’anni esatti che separano il 1931 (data del suo esordio con la partecipazione alla celebre Inchiesta mondiale sulla poesia, promossa da Lorenzo Gigli e ospitata dalla «Gazzetta del Popolo» del 4 novembre) dal 1981, fino alla vigilia del suo congedo dal mondo. A dire il vero, per un singolare tributo di fedeltà in grado di vincere gli impossibilia del vivere, la primissima confessione di Montale riaffiorerebbe a rigore, direttamente dallo scrigno di Arletta o Annetta o Manon o la Capinera – idolo di giovinezza destinato da Ossi di seppia a ritornare nelle invenzioni a venire fino al sospiro di tenerezza (Ah!), che sigilla Altri versi, il libellus della senilità – mito persistente ben oltre la tessitura pulviscolare di un essere vagante nei meandri sotterranei della memoria («Oggi penso che tu sei stata un genio / di pura inesistenza, un’agnizione / reale perché assurda»)8. È il 4 settembre 1920, quando, a Monterosso, il giovane Eugenio si abbandona al gioco delle confidenze, e riempie le pagine di un piccolo album rilegato in rosso, un Album-confidence du musée des familles, proveniente da Parigi e
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La bibliografia montaliana non annovera un vero e proprio libro-intervista, ovvero una “tipologia” giornalistico-letteraria che nel corso degli ultimi anni ha costituito un essenziale strumento di comunicazione delle linee del proprio lavoro per autori come Mario Luzi, Franco Fortini, Edoardo Sanguineti, Andrea Zanzotto. Non sono ascrivibili al “genere” né il journal di Domenico Porzio, Con Montale a Stoccolma. Diario di Svezia, con un prologo a Milano e sedici fotografie dell’autore (Milano, Ferro, 1976), che pur attinge largamente alla forma dialogica, né la biografia, curata da Giulio Nascimbeni, stampata a Milano da Longanesi nel 1969, con il titolo Eugenio Montale (poi, in versione aggiornata e accresciuta, la terza edizione: Montale: biografia di un «poeta a vita», Milano, Longanesi, 1975; la quarta: Montale. Biografia di un poeta, Milano, Longanesi, 1986; e, infine, Montale. Biografia di un poeta, nuova edizione, con prefazione di Franco Contorbia e postfazione di Enrico Nascimbeni, Chioggia, Il Leggio, 2018). Non può propriamente dirsi tale, infine, neppure la raccolta postuma di confidenze e pensieri del poeta, pubblicata da Ettore Bonora, Conversando con Montale, Milano, Rizzoli, 1983. Eugenio Montale, Annetta (Diario del ’71 e del ’72), vv. 41-43, in L’opera in versi, edizione critica a cura di Rosanna Bettarini e Gianfranco Contini, Torino, Einaudi («I Millenni»), 1980, pp. 490-491 (nota al testo nella sezione Varianti e autocommenti, pp. 1097-1098).
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donato dal padre ad Anna degli Uberti (il cosiddetto “questionario Proust” detiene uno statuto eccezionale nell’ambito dell’intero corpus ed è stato, pertanto, accolto in appendice)9. A voler individuare alcuni essenziali punti di riflessione, va anzitutto detto che il caso di Montale, che come giornalista di professione conosceva e praticava con competenza le tecniche dell’intervista, permette di delineare una vera e propria fenomenologia del genere, che contempla anche il sottogenere dell’«intervista immaginaria» sperimentato dal poeta già nel 1946 con Intenzioni, e nel 1971, con l’autointervista redatta nell’imminenza dell’uscita di Satura. È vero che, come si è detto, nel nostro paese il genere acquista la sua prima e già matura forma con l’importante libro di Ojetti, ma è altrettanto vero che non sembra imporsi per decenni10, se alla vigilia dei suoi cinquant’anni Eugenio Montale, che pure è già il poeta di Ossi di seppia, Le occasioni e Finisterre prima e seconda, sarà costretto a scriversi da sé proprio il leggendario testo dal titolo Intenzioni, sottotitolo (Intervista immaginaria), apparso nel primo numero (gennaio 1946) della «Rassegna d’Italia» diretta da Francesco Flora, in cui Montale alterna una serie di domande (costituite da puntini di sospensione), rivoltegli da un ipotetico interlocutore convenzionalmente designato come Marforio, e di risposte che frammentano un articolatissimo racconto di sé. Fino alla fine degli anni Quaranta Montale non viene quasi mai intervistato, se non in occasione di alcune inchieste sulla poesia e sul romanzo, o sui rapporti tra fascismo e letteratura, tanto che la prima vera intervista convocata a veicolare le Intenzioni del poeta, è la giustamente celebre Intervista immaginaria, la cui straordinaria importanza è esibita a partire dal titolo che combina il singolare ammicco alle Intentions analogamente critico-autobiografiche di Oscar Wilde (London, James R. Osgood, Mcllvaine & C., 1891) con l’omaggio reso a Gide delle Interviews imaginaires (Paris, Gallimard, 1942; Yverdon et Lausanne, Editions du Haut Pays, 1943; New York, Pantheon Books-Jacques Schiffrin, 1943) e di Attendu que…
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Trenta domande al giovane Eugenio. Le confidenze inedite del poeta ventiquattrenne scritte sull’album della piccola Arletta, a Monterosso, a cura di Paolo Mauri, in «la Repubblica», 15 settembre 1981, p. 4 (qui, in Appendice, a pp. 1087-1089). Di una discontinua persistenza del genere in Italia offrono testimonianza la raccolta di Arturo Lanocita, Scrittori del tempo nostro. Interviste, copertina e caricature di Mateldi, Milano, Ceschina, 1928, nella quale confluiscono alcuni colloqui con scrittori e intellettuali italiani (tra i quali, Riccardo Bacchelli, Massimo Bontempelli, Giuseppe Antonio Borgese, Filippo Tommaso Marinetti, Luigi Pirandello), precedentemente apparsi su «L’Ambrosiano», e l’“inchiesta” condotta da Eugenio Giovannetti intorno al “primo amore”, pubblicata con il titolo Quand’amai la prima volta. Confessioni dei più illustri contemporanei, Milano, Treves, 1928 (con testimonianze, tra gli altri, di Henri Bergson, Benedetto Croce, Gabriele d’Annunzio, Grazia Deledda, Albert Einstein, André Gide, Guglielmo Marconi, Giovanni Papini, Pablo Picasso, Luigi Pirandello, Max Reinhardt, George Bernard Shaw, Rabindranath Tagore, Arturo Toscanini), per non risalire al più antico libro di Carlo Paladini, Interviste, Firenze, Bemporad, 1902, che nella Prefazione (pp. IV-XXIII) si interroga sulla “cittadinanza” italiana della parola “intervista” non disdegnando la possibilità di appellarsi all’autorità di Graziadio Isaia Ascoli, che incuriosito dal quesito replica con una puntuale lettera datata «giugno 1902» (riprodotta alle pp. X-XII).
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(Alger, Charlot, 1943). Al di là della forte curvatura teleologica che il poeta imprime al testo, e che sembra preannunciare preterintenzionalmente «il diagramma di una sopravvivenza che è stata, vincendo una scommessa non fatta, vera vita», non è possibile eludere il confronto con una famosa dichiarazione di poetica, che Montale stesso ribadisce a più riprese in queste pagine (il corsivo è mio): La poesia, del resto, è una delle tante possibili positività della vita. Non credo che un poe ta stia più in alto di un altr’uomo che veramente esista, che sia qualcuno. Mi procurai anch’io, a suo tempo, un’infarinatura di psicanalisi, ma pur senza ricorrere a quei lumi pensai presto, e ancora penso, che l’arte sia la forma di vita di chi veramente non vive: un compenso o un surrogato. Ciò peraltro non giustifica alcuna deliberata turris eburnea: un poeta non deve rinunciare alla vita. È la vita che s’incarica di sfuggirgli11.
Proprio intorno alla fine degli anni Quaranta Montale affina una tendenza all’autocommento che andrà progressivamente vestendo nuove forme alla vigilia di una nuova partenza con destinazione Milano e dell’ingresso nel mondo del giornalismo e in veste definitiva di redattore ordinario del «Corriere della Sera». Un silenzio che non manca di stupire accompagna l’uscita di Intenzioni, con l’eccezione di Umberto Morra che, con la nota L’arte è un surrogato?, instaura un fulmineo dialogo con Montale sulle colonne de «La Nuova Europa»: Questo dice, in una intelligente e sincera Intervista immaginaria che compare nel primo numero della «Rassegna d’Italia», Eugenio Montale. Dice altre cose, molto precise e schiette, sulla propria arte di poeta: dove insieme a qualche accento di dubbiezza sentiamo la convinzione del proprio sforzo e della propria coscienza artistica. Ma quella prima affermazione, messa così a preambolo, intona tutto lo scritto, costringe il profano a guardar Montale, il poeta, come separato e rinchiuso da un vetro, immerso in una luce d’acquario. «… pensai presto, e ancora penso, che l’arte sia la forma di vita di chi veramente non vive: un compenso o un surrogato». Così Montale si pronuncia. Troppi saranno soddisfatti di questa confessione e ci fabbricheranno sopra (se la moda non cambia) testi elaboratissimi. Perché Montale vuole così ridursi? Vuole infliggersi questa specie di castigo? C’è una sincerità, nelle sue parole, troppo puntuale, ci sembra, e forse evanescente: che non afferra ragioni e moti profondi. Il poeta può anche lamentare la sua scelta, sentirla come un rimpianto, come una nostalgia di un’altra vita che sua non può essere, ma sempre sarà un modo elegiaco intessuto nella sua stessa poesia. Quando invece si sdoppia e si fa critico, non può non riconoscere che la sua vita non è un meno, ma un di più della vita normale; la supera di intensità e di potenza. Non diciamo questo per far del poeta un eroe, un sovraumano ex lege; ma perché la gente si immedesimi della poesia, e non la releghi in un casellario che, a intender bene, è quasi lombrosiano. Se la poesia fosse, ai poeti, un fatto deprecatorio e vicario, come farebbe ad essere agli altri vitale? I poeti vivono veramente; e non vivono – checché ne possa argomentare un poeta – gli esseri volgari e gl’imbecilli12.
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Eugenio Montale, Intenzioni (Intervista immaginaria), in «La Rassegna d’Italia», I, 1, gennaio 1946, pp. 84-89; poi in Sulla poesia, cit., pp. 561-569, e in Il secondo mestiere. Arte, musica, società, cit., pp. 1475-1484 (qui, n. 5). U. [mberto] M.[orra], L’arte è un surrogato?, in «La Nuova Europa», III, 8, 24 febbraio 1946, p. 7.
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Il fraintendimento di fondo, da parte di Morra, dell’idea di Ersatz, non di certo declinato nella ricerca di un’evasione, ma segnatamente volto a riparare a un livello di realtà parimenti autentico, una dissociazione profondamente avvertita tra «vita scritta e non vissuta»13, funge quanto meno da reagente e contribuisce a stanare nel giro di pochi mesi il poeta, invitandolo a una replica, apparsa sotto il titolo La vita degli artisti, il 10 maggio 1946. La poesia, che assorbe in sé ciò che nella vita reale non può consumarsi, è per Montale una sorte, una eventualità sperimentata «fisiologicamente» a partire da un incoercibile «senso d’inaderenza»: Un mio accenno alla poesia considerata come Ersatz, un surrogato della vita (vedi «Rassegna d’Italia», n. 1) mi ha valso qui sulla «Nuova Europa» una noterella in cui l’amico Morra esprime il suo dissenso da quella, secondo lui, troppo ingiusta asserzione. Ringrazio Morra della simpatia e dell’interesse di cui mi onora; ma debbo chiarire ch’egli solo, e con lui coloro che vogliano, magari provvisoriamente, mettersi «dal punto di vista di Sirio» (intendo «spettacolare») del cosiddetto pubblico possono chiedere a un uomo che passa per «poeta» (uhm!) di considerare la sua come una forma privilegiata di esistenza, una supervita addirittura. Un artista che accedesse a questa opinione diverrebbe inevitabilmente un esteta: odioso a sé (qualora fosse in lui la capacità di potersi sdoppiare e giudicare) e al resto degli uomini. Se la vita degli artisti è una vita più vera e più profonda delle altre, gli artisti stessi sono incompetenti ad appurare questa verità; non solo, ma sono fisiologicamente portati a escluderla, a ritenerla una fiche di consolazione. Il loro impulso li porterà sempre a invidiare chi vive senza autoascoltarsi e autogiudicarsi. Da Petrarca fino al non tanto immaginario Tonio Kröger la solfa è sempre la medesima. Non c’è poeta che non abbia invidiato l’uomo qualunque (non quello di Giannini), non c’è poeta che non abbia creduto di pagare a troppo caro prezzo il dono della sua poesia. Senza contare che il poeta è altresì incompetente a giudicare le opere proprie e decidere «se ne valesse la pena». Può ben fingere a sé e agli altri di crederle eccelse: ma se gli resta un minimo di pudore e di onestà (e gliene resta, giusto che gliene resta!) avrà sempre il dubbio di aver fatto il classico buco nell’acqua. Né si obietterà che un eventuale successo può rassicurarlo essendo piena la storia di trionfi di mediocri; come nessuna garanzia può dargli un «fiasco», dal momento che le cronache sovrabbondano di meritatissimi fischi. Ragion per cui l’infelice deve soppesarsi da solo: e mentre sa ciò che perde (la vita degli uomini qualunque, ch’egli identifica tout court con la Vita) non saprà mai quali compensi vengano alla sua privazione. Una forma di vita superiore, la sua? Ripeto: è possibile, ma non chiedete a lui di dirvelo. A lui, si chiami Leopardi o si chiami con un nome molto più piccolo, le cose appaiono da un angolo completamente diverso. Del resto, la particolare natura e duplicità della psicologia degli artisti (se non quel loro senso d’inaderenza e di carenza interiore, che forse non fu ben compreso prima del Freud), fu sospettata anche nei tempi peggiori del positivismo, e non importa se si giunse alle formule idiote «arte e degenerazione», «genio e follia», ecc. E l’e
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Così rivela Montale, recensendo, con tutt’altro che latenti implicazioni autobiografiche, le Poesie di Emily Dickinson (a cura di Guido Errante, Milano, Mondadori, 1956) sulle colonne del «Nuovo Corriere della Sera» il 4 maggio 1957 (Emily): «L’evidente introversione della poetessa diminuisce l’importanza di ogni incidente che venga, dall’esterno, a motivarne biograficamente le espressioni. Non c’era bisogno di prendere alla lettera le scoperte della psicanalisi per comprendere che Emily rappresenta il caso estremo di una vita scritta e non vissuta; e scritta con quella particolare intensità proprio in quanto non fu materialmente, fisicamente vissuta» (poi in Sulla poesia, cit., pp. 494-495, e in Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, cit., tomo II, pp. 2033-2039).
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stetica successiva, collocando l’intuizione artistica in una sorta di premondo (che a cose fatte diventa un post-mondo), ha confermato, per altre vie e con altri intenti, il granello di verità ch’era contenuto in quelle sciocchezze; ha ribadito che quella vita empirica, terrestre, di cui l’arte esclusivamente si nutre, è per l’artista mezzo e materia e strumento, non già fiducioso dominio e punto fermo, punto d’arrivo14.
La fortuna di Montale “intervistato” assumerà connotazioni torrenziali soprattutto a partire dal 1966, in coincidenza con il suo settantesimo compleanno, e poi, con la sua consacrazione a personaggio pubblico, e tenderà a coagularsi attorno alle due date della nomina a senatore a vita, il 13 giugno 1967, e della notizia dell’assegnazione del Premio Nobel, diffusa il 23 ottobre 1975, quando tutte le maggiori testate giornalistiche non mancheranno di dedicare al poeta una o più pagine, dando vita a una proliferazione, e quasi uno stillicidio, di interviste, al quale, nonostante la sua ritrosia, Montale non riesce evidentemente a sottrarsi. Per indugiare ancora sul terreno delle forme e delle tipologie di intervista sembra legittimo registrare, anzitutto, il carattere multiforme delle strategie di accostamento all’autore e alla sua opera messe in atto dagli interlocutori di Montale, che hanno di regola redatto referti molto vari e sfaccettati. Le interviste e le inchieste presentano molteplici elementi di distinzione e mutano nella tipologia a seconda delle modalità di svolgimento e del luogo di edizione al quale sono destinate: dalla letterale rielaborazione sulla pagina di materiali fonici registrati all’adozione dello schema del questionario che prevede domande e risposte scritte, dal ricorso agli strumenti canonici dell’inchiesta intorno agli argomenti più diversi e talora peregrini (dall’ermetismo allo sbarco sulla Luna, dalla pena di morte ai rapporti tra sesso e letteratura) all’impiego di autocertificazioni o di frammenti epistolari d’autore, dal riferimento alla immediatezza del tempo reale al recupero delle parole, e del senso, di un incontro nel gioco della memoria, sino al caso limite della fulminea dichiarazione d’autore concessa al volo all’anonimo interlocutore15. Oltre a vere e proprie interviste, caratterizzate dalla domanda dell’uno e dalla risposta dell’altro in un continuum che consente di riascoltare con nitidezza le parole del poeta, numerosissimi sono i testi discorsivi nei quali, invece, le parole di Montale vengono introdotte e riportate con l’uso del discorso indiretto; a essi si affiancano resoconti di incontri di carattere memorialistico, spesso pubblicati a distanza di tempo dal colloquio con l’autore, ritenuti in ogni caso documenti vitali e importanti, come le interviste apparse dopo la morte del poeta, spesso soggette a interventi e manipolazioni più o meno evidenti, a ripetizioni di dichiarazioni rilasciate in altre occasioni o a caratteristiche che avvicinano il testo a una sorta di rievocazione o presentazione dell’autore, rimaneggiata dai curatori me Eugenio Montale, La vita degli artisti, in «La Nuova Europa», III, 10, 10 maggio 1946, p. 4; poi, nonostante gli assunti davvero non banali, relegato in appendice nella sezione Note di Il secondo mestiere. Arte, musica, società, cit., pp. 1909-1910. 15 Montale a Cesena ovvero Musica e Poesia, in «Le Carte Parlanti», giugno 1947, p. 3 (qui, n. 10).
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Introduzione
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diante il ricorso ad ambigue tecniche combinatorie o arricchita di agili e talvolta scarsamente attendibili profili biografici. Il tessuto verbale di queste composizioni è oltremodo fitto e inevitabilmente discontinuo, le possibilità di rinvenire alcune costanti stilistiche si allargano quando le risposte sono scritte, specie nelle interviste senza mediazioni, ovvero le inchieste. Quasi mai il colloquio di Montale con un critico o giornalista si articola su uno scambio di informazioni fondato sull’alternanza di domande e risposte scritte; più numerose sono le interviste stenograficamente trascritte con un margine più o meno alto di soggettività o di arbitrio, implicito nell’impiego del montaggio. Direi anzi che sono i ritratti d’autore, misti di “descrizioni” e di parti dialogate, a occupare uno spazio di speciale rilievo nella bibliografia delle interviste a Montale: si tratta di pezzi memorabili, nei quali si respira una forte impronta d’autore. Gli intervistatori sono di varie specie e, non di rado, di gran lunga inferiori al compito, com’è facile notare, per lo stridore tra le banalità di alcune domande e l’originalità pungente delle parole dell’intervistato. Ma non mancano gli interlocutori d’eccezione: Natalia Aspesi, Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Manlio Cancogni, Alberto Cavallari, Camilla Cederna, Enrico Emanuelli, Grazia Livi, Claudio Marabini16, Giulio Nascimbeni17, Goffredo Parise, Domenico Porzio, Corrado Stajano, Guido Vergani riveleranno una particolare abilità nel serbare, pure entro la visibilità cartacea degli incontri, la fragranza di una conversazione viva. Montale si è ripetutamente cimentato, dapprima a intermittenze rade e casuali, con il progressivo trascorrere degli anni in modo meno episodico, con le molteplici forme del racconto di sé: quasi sempre su sollecitazione di un intervistatore o di una intervistatrice, stabilendo una sottile dialettica di cose dette e taciute, di confessioni e autocensure, di autointerpretazioni e depistaggi.
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Il giornalista e critico letterario faentino ha sistemato le sue conversazioni con Montale nel bel libro L’ombra di Arsenio. Incontri con Montale, Ravenna, Edizioni del Girasole, 1986: «Qui ho raccolto solo pagine dal vivo e interviste. Interviste! Si intervista un poeta? Si poteva intervistare Montale? Il termine è impreciso, così come nel fatto di interviste non si trattò mai. Chi mai avrebbe potuto telefonare a Montale, o presentarglisi, e proporgli un’intervista sulla sua persona, la sua opera o qualcosa d’altro? Non accadde mai, infatti. In un’occasione soltanto, mentre preparavo Le città dei poeti, gli chiesi se avesse voluto conversare dei suoi luoghi d’origine. Ma conversare, semplicemente. E di conversazioni si trattò sempre, anche se in qualche maniera pilotate verso qualche tema che mi stava a cuore, per il quale magari avevo preso il treno d’accordo col direttore del mio giornale. Infatti credo proprio di poter dire che non usai mai, o quasi mai, il taccuino, pur tenendolo far le mani, e che mai preparai domande scritte. Ciò che poi scrissi e pubblicai, talora in forma di vera e propria intervista, e quindi con tanto di virgolette, fu messo giù a memoria; ma la memoria era viva, così come le parole, gli aneddoti, i ricordi, i pensieri, i ragionamenti di Montale erano stati parchi e precisi, pur se protetti, e allontanati dal suo proverbiale probabilismo. Sicché le virgolette serbano tutto il loro valore, come le parole di Montale tutta la loro autenticità» (Prefazione a L’ombra di Arsenio, cit., pp. 9-18, in particolare p. 12). Il riferimento è alla conversazione pubblicata con il titolo Montale e la Liguria, in «Nuova Antologia», CXI, 2105, maggio 1976, pp. 94-98 (qui, n. 218). Giulio Nascimbeni dedica per intero a Montale la terza sezione di Il calcolo dei dadi. Storie di uomini e di libri, Milano, Bompiani, 1984, ordinando sotto il titolo Ricordo di Eugenio Montale, un’ampia scelta di conversazioni e incontri con il poeta avvenuti tra il 1975 e il 1978 (pp. 115-146).
studi e testi collana diretta da Simone Magherini, Anna Nozzoli, Gino Tellini
1. Quaderno gozzaniano, a cura di Franco Contorbia, pp. 140, 2017. 2. Lo schermo di carta. Pagine letterarie e giornalistiche sul cinema (1905-1924), a cura di Irene Gambacorti, pp. xxiv+428, 2017. 3. Marino Biondi, L’antico e noi. Studi su Manara Valgimigli e il classico nel moderno, pp. 284, 2017. 4. Federico Di Santo, Il poema epico rinascimentale e l’«Iliade»: da Trissino a Tasso, pp. 356, 2018. 5. Giovanni Faldella, Ammaestramenti dei Moderni, a cura di Francesca Castellano, pp. xxxiv+110, 2018. 6. Paola Luciani, Letteratura e scienza. Studi su Francesco De Sanctis, pp. x+70, 2019. 7. L’ultimo Umberto Saba: poesie e prose, a cura di Jacopo Galavotti, Antonio Girardi, Arnaldo Soldani, pp. x+154, 2019. 8. Interviste a Eugenio Montale (1931-1981), a cura di Francesca Castellano, 2 voll., xlviii-1124, 2019. 9. Cristoforo Fiorentino detto l’Altissimo, Il primo libro de’ Reali, vol. I, cantari 1-54, a cura di Luca Degl’Innocenti, pp. lx+416, 2019.