Proposta di itinerario Leno-Porzano Testo a cura di ANGELO BOFFELLI
Percorsi e… un po’ di storia
Proposta di itinerario Leno-Porzano Testo a cura di ANGELO BOFFELLI
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-Introduzione: Eventi di scompiglio del territorio ( per il benessere della popolazione italiana). -1958: L’Agip mineraria, dopo alcuni sondaggi sul territorio porzanese, dà inizio alla trivellazione in cerca di idrocarburi nel sottosuolo. L’area che viene considerata per prima è localizzata a pochi metri a sud della chiesa parrocchiale in proprietà Zucchi, i lavori di perforazione hanno impegnato una trentina di addetti che a turni ininterrotti sono giunti alla profondità di 2500 metri per un periodo complessivo di 3 mesi. L’andirivieni in loco è stato teatro per la curiosità della popolazione locale, un diversivo festeggiato alla fine con una fragorosa fiammata di spurgo che ha illuminato per alcune notti il cielo, visibile a distanza per un raggio di decine di chilometri. A questo evento ne sono seguiti altri due: al Trobiano e alla cascina Favorita. I 3 pozzi dislocati sulla direzione sud/est ad una distanza di circa un chilometro l’uno dall’altro restano di supporto alla linea di gas metano di provenienza Russia-Ucraina che sarà realizzata più tardi secondo progetto in fase di trattativa. -1972: Autostrada A21 Brescia-Piacenza. Opera gigante che ha tagliato il territorio porzanese in linea verticale nord/sud espropriando il fondo agricolo produttivo per un’ampiezza di circa 26 metri, scavi per estrazione di materiale inerte ( laghetto Vairone, cava Mulino del Maglio e cave Madonna della Stalla), 3 ponti con raccordi per attraversamento autostrada, deviazione dei canali irrigui importanti (Molina, Uggerina, Catilina e Lussignolo). La realizzazione della A21 nel territorio porzanese è andata in appalto alla ditta G.L. Grandi Lavori. -1971/2013: La terra inghiotte un lungo serpente d’acciaio per la distribuzione del gas metano di provenienza russa. Già nei primi anni del ’70 dello scorso secolo abbiamo assistito allo scavo e interramento di enormi tubi, previo saldatura di unione, del diametro di 90 cm. Il tracciato che interessa terreni agricoli, fossi e canali irrigui nonché strade e capezzagne costituisce disagio e ritardo delle semine e scarsità di raccolto dovuto al ripristino del terreno in superficie di scarsa fertilità. Altro gravoso disagio, seppur a beneficio pubblico delle esigenze di consumo emergente, si è abbattuto sul territorio a sud di Porzano che per un lungo periodo dal 2012 al 2013 ha messo a dura prova la programmazione stagionale di semina e riassetto delle aree produttive agricole. La posa della nuova tubazione ( Diam. 140 cm) è stata realizzata con tecniche più aggiornate per evitare tagli di percorso baipassando strade e corsi d’acqua. Ad ultimazione dei lavori di rete il territorio porzanese ha subito un ulteriore intervento di scavo e ripristino per l’estrazione e recupero dei tubi della vecchia linea (1970). L’intervento di recente attuazione, primavera 2016, ha richiesto molto meno impegno e disagio per un recupero dei tubi di sola superficie libera lasciando interrati e sigillati quelli passanti sotto strade e canali irrigui di portata continua.
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Per conoscere meglio il territorio nei suoi aspetti geografico, naturalistico e culturale, anche se in sintesi, è utile comunque collocarlo nei confini di pertinenza geo-politica della struttura compartimentale nello Stato Italiano. Ebbene, mettiamo di essere ospiti su uno dei satelliti che orbitano intorno al globo terrestre e da questo punto di vista, a cielo sgombro di nuvole, è facile individuare la forma a stivale della nostra Italia agganciata all’Europa dal cordone delle Alpi, il resto dei confini è acqua salata. Ora possiamo compiere una zoomata ristretta all’alta Italia dove al di sotto delle Alpi fanno specchio i maggiori laghi nazionali, compresi nella regione Lombardia. Con i piedi per terra entriamo a far parte della provincia di Brescia che si estende dal nord con le Alpi fino al sud in pieno territorio pianeggiante. Dal capoluogo di provincia scendiamo a sud per una ventina di chilometri ed eccoci inoltrati nel vasto comprensorio del Comune di Leno. Leno capoluogo amministra 3 frazioni: Porzano a nord, Castelletto a sud e Milzanello a sud-ovest. Porzano e Milzanello erano comuni indipendenti fino al 1927 e poi aggregati al comune di Leno. Per entrare nel merito della proposta riferita agli itinerari del territorio da considerare in primis nell’ambito di PORZANO facciamo riferimento a quanto segue: - Percorsi in sintesi1 – Partenza da Leno capoluogo e arrivo a Porzano in direzione nord-nord-ovest. Strada Comunale. Percorso pianeggiante asfaltato con un solo avvallamento in prossimità del canale Calvero ( casc. Bogalei). Lunghezza – Km 3,800 Percorribilità – Camminata a piedi e bicicletta. 2 – Porzano centro storico: Via San Martino con via Rocca, via A. Diaz, via Trento, via Vittorio Veneto e via E. Toti . Percorso turistico-culturale. Lunghezza – Km 0,800 per il solo circuito del centro storico. Visite guidate: a richiesta per gruppi, previo concessione preventiva. 3 – Chiesa Parrocchiale e strutture ricreative/culturali. Visite guidate: a richiesta per gruppi negli orari indicati. 4 – Periferia: Via Trento e Zona Industriale. Via A. Bravi e trasversali: via Don Greci con via del Carso, via Padre O. Marcolini, via G. Politi con via Redipuglia, via Adamello con via Caduti del Lavoro. Via G. Lazzaroni ( ex via Balsetto). Via Morandi con via Garosio. Via Guttuso con via Ligabue.
– Percorsi nel territorio porzanese e limitrofi – A - Da Porzano in direzione via per Bagnolo Mella. Strada comunale asfaltata e sterrata per le casc. Canello, casc. Muracche (in territorio di Bagnolo M.) e casc. Belgiardino con ritorno a Porzano. Lunghezza – Km 2,800
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Percorribilità – Camminata a piedi e bicicletta. B – Da Porzano in direzione Manerbio fino alla casc. Monastero ( in territorio di Manerbio). Lunghezza – Km 5,000, Strada comunale asfaltata. Percorribilità – Camminata a piedi e bicicletta. C – Da Porzano in direzione Manerbio su percorso asfaltato fino al Km 1,200 e poi deviazione in direzione sud su strada sterrata fino alla casc. Colombere Bozano ( limite SP 668). Lunghezza – Km 3,000. Percorribilità – Camminata a piedi e bicicletta. D – Da Porzano in direzione Leno fino al Km 1,200 strada comunale asfaltata poi deviazione di percorso verso est su strada sterrata, bretella che collega la comunale per Leno con la Provinciale SP VII. Riferimento casc. Favorita. Lunghezza – Km 1,800. Percorribilità – Camminata a piedi e bicicletta. E – Strada Provinciale SP VII in territorio porzanese sulla direzione Leno verso Bagnolo Mella e Brescia. Riferimento dalla casc. Favorita fino alla casc. Massini ( confine col territrorio di Bagnolo) Lunghezza – Km 3,700. Percorribilità – Strada a traffico intenso, non adatta per camminata a piedi e bicicletta. -PERCORSI1 – Diamo inizio alla conoscenza del territorio con riferimento a Leno, capoluogo del Comune, come partenza direzionale per raggiungere la frazione di Porzano seguendo il percorso più significativo segnalato con la strada comunale uscente dall’abitato periferico di via Donatello costeggiando il campo di calcio fino a raggiungere la rotatoria sulla SP 668 della casc. Bogalei. L’attraversamento della Provinciale, assai trafficata, costituisce pericolo, necessita quindi estrema prudenza invocando magari l’aiuto di addetti all’ordine pubblico. Lasciando alle spalle l’interessante storica cascina si supera l’avvallamento lambito dalla roggia Calvero ( corso d’acqua interessato ad un progetto del 1673 ideato dal patavino Vincenzo Barattoni per la navigazione di natanti commerciali e/o trasferimenti rapidi da e per Brescia per sfociare infine nel fiume Mella nei pressi di Milzanello) ricco d’acqua limpida e fresca, il cui alveo contenuto da ripe solide trattenute da alberi e cespugli, abitat ideale per la fauna locale e migratoria ( aironi bianchi e grigi, gazzelle, gallinelle e passeracei di ogni specie). Dopo la risalita si riprende il percorso pianeggiante accompagnato dal susseguirsi degli appezzamenti di terreno coltivato a rotazione ( mais, frumento, miglio, erba medica, loietto e soia) predisposti per l’eventuale irrigazione stagionale attraverso corsi d’acqua distribuita tramite canalette di cemento. Entrati nel territorio porzanese di appartenenza si incontra sulla sinistra del percorso la cascina Fornasetta raggiungibile da un breve tratto sterrato. Dal bordo stradale bitumato, invece, si estende verso mattina un vasto appezzamento, 2800 mq, più basso del livello stradale noto come campo Marchione il cui sottosuolo custodiva ben 247 tombe rinvenute ( 1999 – 2000) in seguito ai lavori di livellamento irriguo. Le tombe risalenti probabilmente al periodo di insediamento longobardo sono state oggetto di interesse archeologico e per la quantità distribuita su un’estensione direi concentrata e soprattutto per la scoperta del contenuto in alcune di esse, lo scavo ha messo in chiara luce il rinvenimento di preziosi oggetti di corredo scelti in seguito dalle autorità preposte, da esporre al pubblico nelle vetrine del museo di santa Giulia in Brescia. Ma proseguendo oltre sul tracciato preposto, per qualche centinaio di metri, incontriamo un altro sito assai più nutrito di elementi
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emersi dalle numerose tombe, purtroppo “violate” e distrutte durante l’intervento di mezzi meccanici usati per l’escavazione del suolo, ricco di sabbia, la cui corteccia asportata ( 80 cm circa) di terreno fertile ha custodito per molti secoli una vastissima e importante “Necropoli”. La vasta area agricola denominata Maccastorne è stata in seguito ripristinata a livello – 2,50 m restituendola alla produzione agricola come in origine. Gli operatori che hanno gestito i lavori di estrazione non sono stati mai disturbati da eventuali interventi e sopraluoghi di funzionari o addetti alla salvaguardia dei beni archeologici. Ovviamente essendo il sito non custodito e libero da recinzioni è stato devastato da curiosi e profittatori alla ricerca di elementi di corredo: anfore, embrici, ossa e lacrimatoi di vetro vasi e altro materiale archeologico di notevole valore storico, vorrei dire che del sito è stato fatto in quel periodo, anno 1975, uno scempio irrimediabile. Fortuna vuole che durante l’estrazione nella vasta area la visita guidata sul luogo degli alunni delle scuole elementari di Porzano, con i relativi insegnanti, sia stata materia di ricognizione archeologica, frugando tra i solchi qua e là, scegliendo oculatamente i reperti di maggior interesse volutamente raccolti e riposti, con giustificabile orgoglio, in alcune teche di vetro all’interno delle scuole, esposti come un piccolo museo di testimonianza storica locale. Giunti in prossimità della casc. Caselle e prima di affrontare la strada serpeggiante vediamo sulla destra dei capannoni per la produzione avicola, Bianco Linonk, sono recenti fabbricati che costeggiano la strada consorziale ( percorso - D) che collega la comunale del percorso - 1 fino al bivio della provinciale SP VII ( rifer. Casc. Favorita). Il percorso in oggetto ci porta a superare la cascina Caselle abitativa a sinistra, già citata nelle mappe austriache e a destra sorgono alcuni capannoni e barchesse di recente costruzione che fungono da alloggio per fieno e foraggio. Ad un centinaio di metri oltre la casc. Caselle, verso nord, ci troviamo al bivio delle comunali Porzano –Leno e Porzano-Manerbio (percorso –B/-C). Il riferimento di questa biforcazione è il cimitero della frazione. Proseguendo infine verso la meta ultima possiamo notare la casc. Bellomi,dedita all’allevamento di bovini, raggiungibile a destra con un breve tratto sterrato mentre, poco oltre a sinistra della comunale è raggiungibile, oltre il vaso Uggera, la casc. Mortaro nota per la produzione in proprio di formaggi di capra. Skyline dell’abitato porzanese – La prospettiva che si presenta agli occhi del visitatore man mano che si avvicina all’abitato ha una definizione ben delineata nel suo aspetto variabile a partire dalla destra con la chiesa e il campanile, l’edificio più alto del paese, poi le due torri in testata che saldano l’architettura dei portici collegati alla residenza padronale di proprietà Zucchi, seguendo poi il corso della roggia Molina fino agli spartitori ( chiaviche) dell’ex Mulino secolare ed ecco il ponte dell’ingresso al paese da via Leonardo da Vinci dove il nobile palazzo Cucchi sovrasta le prime modeste case di recente restauro. Scorrendo lo sguardo più oltre verso sera si notano alcuni alberi da frutto, orti coltivati a verdura e poi vecchie costruzioni marginali compreso l’alto silos in disuso che domina il paesaggio campestre che si estende a meridione. Dalla periferia dell’abitato si entra, come detto, dalla via Leonardo da Vinci ( già via Rè Galantuomo) per fare la conoscenza degli edifici di importanza storica: il Mulino con le due ruote che davano energia per la rotazione delle macine ( eredità dei monaci Benedettini, proprietà legata all’antica Abbazia di Leno) attivo per buona parte del secolo scorso fino agli anni 60 e… poi raso al suolo, purtroppo, giustificando l’abbattimento perché costituiva ingombro alla sede stradale. Dell’edificio restano visibili solo gli alvei di caduta di alloggio delle ruote. Palazzo Cucchi, quel che resta dell’edificio, conosciuto anche con l’appellativo di “Castello” è stato, per le nobili famiglie cittadine, la residenza di campagna punto di riferimento per il controllo delle proprietà terriere. Il palazzo, a tutt’oggi ancora abitato, è ben conservato, la facciata con gli ingressi che danno sulla strada mostra la poderosa muratura in mattoni a vista e il cornicione del sottotetto sporgente sostenuto da mensole modanate. La facciata invece che da verso il tramonto presenta un porticato sostenuto da colonne a capitello dorico e un portone di accesso allo scalone in due rampe che conducono ai piani superiori, mentre al piano terra la grande sala al centro tra due
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stanze di dimensioni più modeste, ha un soffitto a vele e 4 conchiglie disposte su ogni angolo, le pareti della stanza con i lati di ugual misura mettono in evidenza delle decorazioni grecate preesistenti e la parete rivolta a nord è arricchita da un focolare di pregio con due mensole di sostegno in marmo graziosamente scolpite in rilievo da lische sovrapposte mentre sui lati esterni e interni appaiono quattro sculture con figure allegoriche in basso rilievo di ottima fattura. La descrizione del palazzo è riferita alla parte nobile intatta nella struttura originaria, invece l’edificio che prosegue a nord verso via san Martino è stato recentemente modificato nei volumi interni ricavandone degli appartamenti separati. Del palazzo rinascimentale esiste un disegno ( datato 10 Agosto 1670 di proprietà Ottavio Cucchi) custodito nell’archivio diocesano di Brescia che rappresenta in pianta geometrica la struttura originaria, disegno parziale, del complesso abitativo, antecedente, si presume, all’attuale ala rimasta intatta (1688). Nella lettura del disegno sono indicati due soli ingressi, uno per l’accesso al palazzo di fronte al mulino, qui rappresentato e l’altro poco distante per l’entrata della chiesa dedicata a San Federico. 2 - Via San Martino – La prospettiva che si presenta entrando nel cuore del centro abitato di Porzano ci fa percorrere la via San Martino che si estende dalla chiesa parrocchiale e scende verso ovest dove termina con la piazzetta commerciale e prosegue in appendice con la storica via Rocca. Certamente in passato era considerata, come del resto anche tutt’oggi, la via più importante del paese. Edifici e dimore e pure la palazzina del Municipio a fronte della piazzetta che fino al 1927 è stata sede del governo locale. Su questa via si affacciano,da mattina, la importante residenza Zucchi composta dalla cascina con annessa la stalla dei cavalli, edificata nel 1900, vi si accede dal portone confinante con l’antica dimora acquisita dagli attuali proprietari già dalla seconda metà del 1800. Sulla parete che dà sulla via San Martino è visibile una interessante stele murata di epoca romana la cui epigrafe recita così: “OCTAVIA SP(URI) F(ILIA) ANUS T(ESTAMENTO) F(IERI) I(USSIT)” – Traduzione. Ottavia, figlia di Spurio, da vecchia, nel testamento ordinò che (questa stele) fosse realizzata. Più avanti, da un secondo portone, si accede alle abitazioni private dei residenti ombreggiate da un ampio porticato oltre il quale, verso mezzogiorno, si estende l’aia assolata ed il parco con il tappeto verde ben curato, racchiusi da due ali di porticato armoniosamente composto da archi che sormontano i solidi pilastri portanti in mattoni. L’ampio parco è racchiuso a sud da un muretto oltre il quale una cancellata in ferro posta al centro ed il ponte sulla roggia Molina si ha l’accesso al brolo. Tornando sulla via San Martino si presenta di fronte alla residenza Zucchi, l’ottocentesco edificio, proprietà Zanotti,(già Carpani-Glisenti) di sobrio profilo architettonico, arredato con buon gusto, nelle stanze unite dall’ampio ingresso i cui soffitti sono arricchiti da modeste decorazioni. Il portoncino che dà, invece, sul cortile ai bordi di un’ampia aiuola, è sormontato da un grazioso balconcino dal quale si spazia lo sguardo su tutta la proprietà interna che comprende l’aia pavimentata ( mi ricorda, nei giorni della mia infanzia, le distese del granoturco ad essiccare), il lungo porticato riadattato, il parco ombreggiato di buon respiro e l’ampio parterre fontana circolare, compresa, arredata ai bordi con cespugli e statue. Uscendo dal cancello ad apertura elettrica si procede oltre per giungere all’incrocio dove s’imbocca via Leonardo da Vinci dalla quale la luce meridiana investe l’ingresso della trattoria Cavallino, locale di mescita con ristorante-pizzeria, carico di vicende che nel passato accoglieva viandanti in cerca di alloggio e cacciatori di provenienza cittadina in cerca di selvaggina da scovare tra boschi e boschette o lungo gli argini delle rigogliose seriole ricche di pesci guizzanti non solo nelle acque cristalline ma nei piatti di prelibatezze che la cucina della locanda preparava e proponeva. Lasciando la trattoria per condurci qualche metro più avanti sullo stesso lato della strada, vediamo un’insegna lapidea murata a qualche metro d’altezza dal suolo che con l’intestazione “Comune di
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Porzano” ci dà informazioni di percorrenza in direzione Bagnolo M.; ma prima di proseguire dobbiamo dare un’ultima occhiata all’angolo di palazzo Cucchi perché la curiosità c’impone di soffermarci un attimo osservando oltre lo spesso muro dell’edificio cosa cela l’appartamento privato al piano terra; sebbene la porta d’ingresso sia stata spostata per esigenze dell’attuale proprietario il quale con buon gusto e rispettoso dell’ambiente storico ha lasciato intatto la struttura dell’ampia sala nella sua forma originale: muri, anfratti, colonna marmorea centrale e soffitto a vele così come si è conservata nei secoli trascorsi. In appendice posso confermare che l’ambiente di cui faccio riferimento era utilizzato, prima del restauro, come bottega dei falegnami ( la butìgò dei maringù) che per decenni hanno dato voce a ferro e legname con utensili, martello e pialla, e pochi macchinari servendo egregiamente la clientela del contado. Il susseguirsi delle abitazioni attigue nel proseguo della via San Martino, richiama la nostra attenzione che si fissa sull’edificio, una palazzina a due piani, meglio conosciuto dalle generazioni del dopoguerra con la denominazione di Asilo infantile, la vecchia scuola materna, condotto dalle suore dorotee prima, sostituite in seguito e poi estromesse, le suore dell’Istituto piccole suore della Sacra Famiglia di Maderno, ma prima ancora dell’insediamento delle insegnanti religiose, la palazzina fu sede municipale di governo del Comune locale fino al 1927. In facciata a questo edificio storico, acquisito ora da privati, si estende la piazzetta che ha raccolto nel passato, l’eco degli eventi politici, punto di riferimento per le trattative di scambio tra possidenti, allevatori di bestiame e foraggio ed anche punto d’incontro di massaie raccolte intorno all’unica fontana pubblica del paese, non solo per attingere l’acqua rigogliosa e cantilenante, ma pure “fare mercato” con gli scambi di novità come via d’informazione. Quindi, il luogo costituiva il fulcro vitale di ogni incontro assembleare dei porzanesi senza nulla togliere ai giochi di piazza che il vasto spiazzo offriva ai bambini e giovanotti di indole intraprendente. Il cortilaccio, ovvero Corteas, con la sua struttura da casermone, dava alloggio ad una caterva di persone raccolte in famiglie di diversa estrazione sociale, le abitazioni erano più che altro dei pertugi all’ombra di un lungo e largo porticato, una stanza multiuso, per ogni nucleo famigliare, a piano terra, scala interna per accedere all’unica camera dormitorio per tutti i componenti. Chi aveva disponibilità allevava il maiale e pochi animali da cortile accaparrandosi i due o tre pollai/porcile disponibili. Servizi igienici…! Unico riferimento per tutti i “condomini”all’aperto, tre muretti per un metro quadro, niente sciacquone, bidet e lavandino. Il complesso del cortilaccio è stato raso al suolo pochi decenni fa per far posto a spazi commerciali e appartamenti di adeguata normativa come concezione abitativa. Come già accennato a questo punto ha termine la via San Martino dando origine, nella biforcazione, alla via Rocca e la continuità con via Vittorio Veneto che porta, come detto nell’antica insegna, a Bagnolo. L’unica strada del circondario di antiche reminiscenze è la via Rocca conosciuta nel passato col titolo di Contrada della Rocca descritta nella mappa napoleonica del territorio di Porzano. Che esistesse, oltre all’identità, una vera costruzione di difesa locale, ebbene, non ci è dato di sapere per assoluta mancanza di documenti comprovanti. Attualmente, il cortile interno ha una funzione di disbrigo per il cascinale a conduzione agricola. Negli anni 30-40 che precedono l’attuale conduzione, era attiva, negli ambienti a meridione del cascinale, la produzione casearia di formaggi del tipo Ementhal, seguìta dall’esperto svizzero Tiefentaller, novità indiscutibile per il territorio della bassa. Via Armando Diaz – Proseguendo il percorso che racchiude il centro storico sulla direzione dell’antica via principale di comunicazione ( Strada Grande) ora via A. Diaz che prosegue la via San Martino in direzione nord fino a congiungersi con via Trento. Fino al 1974 la strada correva in parallelo col vaso Molina o Conforta poi l’amministrazione comunale ha dato inizio ai lavori di copertura del fosso per tutta la lunghezza, compreso il tratto prospiciente il sagrato, convertendo la superficie in zona pedonale.
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Dei pochi edifici che sorgono su un solo lato della strada si incontra in primo luogo un cascinale ad uso agricolo con ampio cortile segue poi la muraglia con un portone d’ingresso ad un parco privato, seguono distinte abitazioni collegate alla “Biolcheria”, abitazione, con ampio cortile, di particolare interesse storico che fino alla seconda metà del secolo scorso era popolata da numerose famiglie con gli addetti alla custodia di cavalli e buoi alloggiati nelle relative stalle. Un significativo affresco ( artista Paolo Ferrari di Calvisano) è stato realizzato di proposito sul timpano della facciata a memoria della trascorsa vita rurale. L’ultimo fabbricato che si affaccia sulla via Diaz composto da alcune abitazioni, cortile compreso, appartenne in passato ( 1800/1900) ad un erede della famosa casata, nobili Gambara, di secolare memoria. Via Trento – Al passato storico di Porzano sono annoverate le abitazioni a schiera, ognuna di diversa forma e volume, costruite a seconda delle esigenze abitative dell’epoca remota ma di recente modificate e adattate all’abitabilità dell’attuale periodo. L’ampia strada a fronte delle case comprende la prima copertura ( 1964) del vaso Molina dando così più agio all’ingresso al paese per chi giunge dalla provinciale SP VII. Sempre sul breve tratto della via in considerazione c’è un muretto con rete che fa da confine alla proprietà privata con orto e giardino prospicienti la palazzina ottocentesca con annesso sul retro il cortile di disbrigo con le nuove abitazioni ricavate di recente dal rustico in disuso. Queste ultime si aggiungono in solido con la cascinetta di diversa proprietà, convertita come sola abitazione, oltre le quali costruzioni, lo sguardo visivo delle prealpi bresciane fanno da corona all’aperta campagna confinante. Via Vittorio Veneto – Il percorso intorno al centro storico che misura 800 metri esatti, si completa con la via V. Veneto collegata a nord con via Trento e a Sud in verticale con la piazzetta di via San Martino e via Rocca. Scendendo quindi il percorso a senso unico incontriamo i due edifici del plesso scolastico: a sinistra le scuole elementari e a destra della strada il nuovo asilo ( inaugurato il 23 settembre 1962). Sopra la porta d’ingresso delle scuole elementari campeggia il monumento ai caduti, ai piedi della scultura centrale è ben visibile lo stemma in rilievo del Comune di Porzano. Il proseguo della via comporta la conoscenza di edifici di varia architettura: una villa a destra a confine con l’asilo, più oltre dirimpetto a via Toti un’altra villa e altri edifici abitati, cortili all’interno, una palazzina stile liberty con poggiolo e infine una serie di appartamenti che si congiungono con l’ultimo fabbricato adibito ad attività di laboratorio per acconciature. Sul lato opposto a sinistra della strada ci stanno case abitate fino al condominio con appartamenti e spazi commerciali rivolti alla piazza San Martino. Via Enrico Toti – E’ la strada chiusa, stretta tra costruzioni confinanti a schiera con cortili e cortiletti e affollatissima di famiglie fino a 60 anni fa. L’ingresso di questa via, lunga poco più di un centinaio di metri, prende da via V. Veneto e termina a sinistra con un giardino di accoglienza all’abitazione rivalutata nel suo aspetto abitativo sulle fondamenta dell’antico cascinale rurale. Via Toti ( già via Paradiso) è l’imbocco che conduce in linea diretta all’ingresso del parco con villa e dèpendance di proprietà Bravi. 3 - Chiesa Parrocchiale – L’inizio di via San Martino coincide con il sagrato della chiesa parrocchiale dedicata per l’appunto a San Martino Vescovo di Tours. L’attuale edificio sacro ha avuto le sue origini ( 1756-1765) presumibilmente sulle stesse fondamenta dell’omonima chiesa antica che aveva la medesima dedica come da lettura dei documenti custoditi nell’archivio parrocchiale. Il progetto della nuova chiesa, approvato dalle autorità ecclesiastiche e laici responsabili, è stato affidato all’architetto Antonio Marchetti. Demolita la vecchia struttura sono stati necessari poi 9 anni per la nuova edificazione conclusasi nel
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1765 con la benedizione. La chiesa con gli altari dedicati, come si presenta attualmente, era spoglia dei messaggi sacri dipinti sulla navata e sulle pareti, solo nel 1944 si è potuto dare risalto all’interno dell’edificio completandolo con affreschi e decorazioni affidati al maestro d’arte Eliodoro Coccoli. Ma dall’archivio parrocchiale, ispezionando i documenti in esso contenuti, si è constatato che la chiesa, ultima formalità, non è stata mai consacrata. Con la volontà dell’attuale parroco, sostenuto dai parrocchiani, si è rimediato con la decisione di consacrare con solennità, da parte del vescovo della diocesi bresciana mons. L. Monari, la chiesa, in data 5 febbraio 2017. Ancora dai documenti d’archivio, derivati dalle visite pastorali, c’è la conferma dell’esistenza in passato della chiesetta o Oratorio di San Giorgio che per l’incuria dei responsabili religiosi e curatori si è dovuto necessariamente demolire senza rimedio. Opere d’arte esposte in chiesa:- Pala dell’altare maggiore “Maria vergine col Bambino in gloria sullo spicchio di luna, sotto in venerazione i santi Martino Vescovo e Caterina d’Alessandria” dipinto nel 1530 da Alessandro Bonvicino detto il Moretto, - Deposizione nella cappella del SS. Sacramento, quadro dipinto a olio, soggetto “Cristo deposto con Maria e due figure angeliche ai lati” autore sconosciuto, - Prima cappella a destra, la pala dipinta dal Bacciocchi, 1672, rappresenta “San Carlo e Sant’Antonio col Bambino e la Vergine in gloria”, - Nella cappella dedicata alla Madonna della Stalla è rappresentata l’immagine della “Madonna coronata col Bambino” dipinta sulla parete retrostante in nicchia, il restauro, accurato e delicato, di quest’opera, scoperta negli anni 80 del secolo scorso, è stato ordinato, dietro indicazione del parroco pro tempore don Michele Portesani in seguito ad un’indagine dell’immagine precedente, quasi simile, fino allora ritenuta unica originale. Le due balconate della cantorìa situate ai lati dell’altare maggiore reggono: a destra l’antico organo a mantice con tastiera e canne ( di fabbrica Tonoli?) ormai in disuso, invece sulla cantoria di sinistra sono alloggiate le canne provenienti da Aquileia ( recuperate da probabile sostituzione) collegate al nuovo organo elettronico. 4 – Periferia: Via Trento e Zona Industriale – A partire dal centro storico seguendo la via che collega l’attuale rotatoria della provinciale, la strada considerata prima della fine del 1960 portava il nome di “via Larga” ( 800 metri) e prima ancora del 1937 la provinciale era occupata dalle rotaie del “Tram”, veicolo che faceva servizio per il trasporto pubblico collegando Brescia con i paesi della bassa oltre Leno. Tornando a noi, la via che stiamo considerando è definita con la continuità di via Trento in direzione est. Allontanandoci dal centro del paese la strada che si percorre, asfaltata con aiuole e alberi sulla destra e pista pedo/ciclabile, è accompagnata da ambo i lati, da case singole, a schiera e villette quasi tutte con giardino, orto e altri conforts tutte costruite nell’arco di 50 anni. Sulla sinistra c’è un’appendice di via Trento di “case contadine” vicine all’acquedotto realizzato nel 1985. Tranne poche altre abitazioni intervallate da campi coltivati si raggiunge poi l’area industriale che dal 1972 nasce la prima grande fabbrica Alnor, produttrice di profilati estrusi di alluminio, che darà lavoro a maestranze quasi tutte porzanesi. L’area produttiva si espande dapprima sull’area a destra di via Trento, oltre l’insediamento dell’Alnor fino al limite della provinciale e la via Lazzaroni ( via Balsetto) e a sinistra verso nord fino a costeggiare la stessa provinciale si sono insediate man mano le numerose fabbriche industriali e artigianali collegate da altrettanti vie di comunicazione con un solo ingresso da via N. Tartaglia. Il circuito per raggiungere i vari stabilimenti consta di un perimetro di circa Km 1,700 più tre trasversali. Via A. Bravi – Al di là del vaso Molina sulla mezzeria di via Diaz ha inizio la spina dorsale, strada col nome di via A. Bravi, prima via di comunicazione, parallela a via Trento e trasversali con i nuovi villaggi che a partire dal 1964 ,con l’aiuto della Amministrazione Comunale di Leno, sono sorte le prime case popolari, seguite poi nel tempo da altre esigenze di edificazione fino a saturare la suddivisione dei lotti sull’area designata compresa nel limite di via Adamello.
Proposta di itinerario Leno-Porzano Testo a cura di ANGELO BOFFELLI
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Le trasversali in parallelo che incrociano sulla via Bravi sono: la via binario A. Diaz al di là delle aiuole alberate, l’incrocio successivo riguarda via don C. Greci e in appendice via del Carso, segue la trasversale di via Padre O. Marcolini, altro incrocio importante è quello di via G. Politi con via Redipuglia e infine via Adamello con via Caduti del Lavoro limite oltre il quale ha inizio la zona industriale. All’estremità del paese che guarda a mezzogiorno c’è la strada, poco frequentata, metà asfaltata e per il resto è terra battuta, si tratta di via G. Lazzaroni già via Balsetto. Unica strada percorribile, in parallelo con via Trento, dalla chiesa parrocchiale fino all’incrocio della provinciale Sp VII. Forse in passato, questa careggiabile, proseguiva dopo l’incrocio per raggiungere la cascina Mirandolina. La distribuzione delle vie di comunicazione interne, sorte a nord sulla sinistra di via Trento, si conclude con l’insediamento delle più recenti abitazioni racchiuse nell’anello di via Morandi e la cintura di via Garosio. Il villaggio infine confinante a est con il precedente, sopra menzionato, è costituito da case a schiera poco oltre l’acquedotto comunale. - Percorsi nel territorio di competenza porzanese – Il riferimento dei percorsi è legato dalla periferia di Porzano uscendo verso i confini dei paesi limitrofi. A – Da via Bagnolo, percorso uscente dallo svincolo con via Trento, in direzione nord si costeggia il vaso Molina, acqua limpida di portata copiosa, si entra in piena campagna, voglia di respirare a pieni polmoni. Subito a sinistra c’è una stretta capezzagna che incrocia il capofonte del fontanile Uggera, l’acqua cristallina sgorga dai tubi Norton. Ritornando sul percorso d’asfalto della comunale per Bagnolo si affronta un altro incrocio, svincoli per i campi oltre la Molina e all’opposto si entra nella serra di floricoltura e più avanti ha inizio l’arrampicata che supera il ponte sopra l’autostrada A21 ( BS,PC,TO), un’altra via sterrata a destra conduce al laghetto Vairone, luogo d’incontro per gare di pesca, si scende quindi al di là dell’autostrada per vedere in lontananza la cascina Canello con i 4 torrioni e poco oltre l’altra cascina delle Muracche, ambedue nel territorio bagnolese raggiungibili prendendo la strada sterrata che si stacca a sinistra. Da questo percorso è raggiungibile l’area dei capannoni, Belgiardì, per l’allevamento suinicolo. I podisti frequentatori della comunale Bagnolo/Porzano e viceversa sono numerosi e difficilmente debordano per raggiungere le cascine oltre il territorio come la casc. Motta, casc. Capellina e poi la casc. Urne fino a raggiungere la periferia di Bagnolo anche perché si preferisce il percorso asfaltato sinuoso, solo due tratti rettilinei, accompagnato dalle bellezze naturali che rendono il cammino più gradevole. La scelta, pur sconfinando, di raggiungere la periferia di Bagnolo è motivata dal fatto di accedere al capofonte diramato della sorgente con le cantilenanti bocche d’acqua cristallina che danno origine alla Molina per poi discendere a lambire l’abitato di Porzano. B – L’uscita a meridione del paese (via Leonardo da Vinci) ci da l’opportunità di scegliere altri percorsi. Prima di giungere al bivio del cimitero si può notare sulla destra la presenza del depuratore insediato nell’area agricola detta del Manicomio. In corrispondenza dell’area citata c’è una modesta sorgiva con erogazione a falda di nome Fola la quale dopo un centinaio di metri accoglie un’altro ramo di sorgiva, nei pressi della casc. Caselle, ad erogazione a falda per poi dipanarsi giù verso la campagna meridionale discretamente gonfio d’acqua irrigua. Si parlava di percorso, ebbene giunti al cimitero si prende in considerazione la strada comunale che volge a destra in direzione Manerbio che dopo un breve rettilineo si affronta una esse, incrociando il vaso Molina, per giungere subito dopo all’incrocio che porta alla cascina Molino del Maglio per la scelta del breve tratto a sinistra e la capezzagna di destra i terreni circostanti. La prosecuzione del percorso ci porta all’alternativa del bivio per scegliere la careggiabile in terra battuta, percorso C -, oppure continuare sul rettifilo in salita per superare il ponte sopra l’autostrada A21, percorso scelto. La discesa ha termine dove sul curvone la segnaletica ci indica la via sterrata per raggiungere le cascine Pometo e più avanti la Perseghera, allusione di probabili presenze di alberi da frutta,
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proseguiamo invece sul percorso scelto dove ci attende un lungo rettilineo che ci porta alla cascina Baitone senza tralasciare, qualche centinaio di metri prima, la sterrata che conduce alla cascina Bellina abitata da agricoltori. La cascina piuttosto isolata dalle altre attività rurali confina invece con l’interessante complesso della Tenuta Tesa, territorio porzanese, nome che vanta un’allevamento di elite “Razza del Soldo” per la gestione di cavalli purosangue, detentori qualche decennio fa di vittorie a livello mondiale. La casc. Baitone è l’ultima del confine tra Porzano e Manerbio ma ci soffermiamo un attimo per scoprire come questa cascina sia mutata da un ventennio a tutt’oggi. Infatti prima del restauro, stava andando in rovina, soffocata dalla incombente vegetazione, era difficile scorgerne la presenza, essendo abbandonata da decenni, vorrei dire dimenticata, nonostante i begli anni di pace agreste il luogo fosse animato con la presenza di famiglie, l’incitamento dei quadrupedi, lo starnazzare di oche, anatre e del pollame ruspante, l’andirivieni dei mezzi agricoli e i gridolii dei bambini coi loro giochi innocenti. Altri tempi, la piccola stalla e le case di modesta dimora sono diventate stalle modello per allevamento intensivo di vitelli e suini da ingrasso, l’enorme complesso del mangimificio e l’abitazione signorile con uffici e un’ampio cortile con giardino, il tutto coordinato da precise esigenze architettoniche. Nulla vieta di allungare il percorso della comunale affiancati dall’autostrada passando sotto i ponti di disbrigo per la campagna e della superstrada SP 668, sentire i nitriti dei cavalli incitati a saltare gli ostacoli provenienti oltre la siepe dagli spazi ippici del PalaSturla, poi di nuovo in aperta campagna e raggiungere sopra un’altura la cascina Monastero. C – Dal bivio prima dell’autostrada si abbandona la comunale asfaltata per conoscere da vicino le attive realtà rurali incontrando dapprima la cascina Fenilnovo e poi seguendo il corso della roggia Uggera s’incontra l’omonima cascina Uggera superando sulla sinistra il ponte sul fossato. Fino a qualche decennio fa, vivevano parecchie famiglie per l’obbligo di dipendenza della attività in cascinale e in campagna, ora resistono pochi addetti compresi gli affittuari per ovvie ragioni di adeguamento alle necessità di conduzione dell’azienda con macchinari e impianti sofisticati e per la raccolta del foraggio e per la stabulazione delle mucche addestrate per il percorso di mungitura. Il secchio e lo sgabello per la mungitura e pure la distribuzione del foraggio erano tutte attività manuali del mandriano, attrezzi e gesti entrati nella memoria delle cose. Riprendendo il cammino per circa un chilometro ci si ferma in un luogo particolare la cascina,. anzi due cascine divise dalla strada, la Madonna della Stalla. L’ingresso nel cortile ci fa distinguere il caseggiato con la casa padronale a destra, di fronte il fienile e sulla sinistra c’è una lunga intatta, da tempo remoto, costruzione polifunzionale, la suddivisione a partire da est: ci indica una porzione di casa, piano terra e scala per salire al primo piano, reparto notte, “adattabile”, nonostante l’esiguità delle volumetrie, per famiglia numerosa, accostata all’abitazione c’è la stalla con il fienile sopra, racchiusa invece al centro si distingue la chiesetta e campanile con la scritta “Madonna della Stalla” modesto edificio sacro fedelmente frequentato da secoli per la ricorrenza del 10 Giugno, giorno indicato per l’apparizione della Vergine ad una fanciulla cieca. Accanto al santuario prosegue l’alloggio dei macchinari e infine altri, per così dire, appartamenti di certo poco adeguati all’abitabilità in comune dei numerosi “inquilini” addetti ai lavori di campagna e di stalla. Forse l’unico elemento di buona accoglienza è il protettivo porticato antistante l’agglomerato. Il rustico è naturalmente l’elemento indispensabile per le famiglie del luogo, porcile pollaio e anche l’orticello per tutte le necessità. La descrizione fin qui trattata era realtà ma è bastato mezzo secolo per rivedere la cascina deserta, tranne i giorni del pellegrinaggio al santuario, che serve solo per il riparo dei mezzi agricoli. Il vuoto incombe anche nell’altro cascinale al di là della strada: abitazione, stalla, fienile e porticato con due silos a breve distanza. Per distinguere i fabbricati anche se non c’è alcun documento in grado di collocare quest’altra cascina, voci di popolo la indicano col nome di Paradiso (?). Per giungere infine alla meta, descritta in sintesi, bisogna continuare nella direzione che porta alla cascina Colombere Bozano addossata alla superstrada SP 668. Niente di strano se qui tutto tace, non appare alcun segno di vita e il luogo ha l’aspetto di squallore e ingiustificato abbandono.
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Percorsi e… un po’ di storia
Nonostante l’apparente agonia delle cascine disabitate, di positivo c’è, osservando la campagna di terra feconda coltivata fino all’osso che ad ogni stagione cambia vestito con i colori dipinti dalla natura e al solco provvede l’uomo con la fatica e l’esperienza per disegnare le geometrie del paesaggio agreste. D – Il tracciato ci indica la direzione verso meridione come nel percorso B e C limitatamente fino al bivio del cimitero dove scegliamo la variante a sinistra che ci conduce sulla via asfaltata per Leno. Superato il cimitero e successivamente la casc. Caselle affrontando poi una serie di curve si giunge alla deviazione in prossimità dei capannoni Bianco Linonk. Il percorso in terra battuta collega la comunale con la provinciale SP VII ( bretella). Superati i capannoni per circa 200 metri ci troviamo a contatto con la cascina della Pedronchina, rifatta ex novo di recente sulle fondamenta di una casupola fatiscente, con rustico di uguale instabilità, ormai inadeguata alle esigenze di abitabilità. L’abitazione si trova a fronte di alcune serre, realizzate qualche decennio fa, per la coltura intensa di florovivaisti locali, attività pressoché stagionale. Il nome di Pedronchina ( Fine 1800) deriva probabilmente dalla cascina poco più in là ben più vecchia di alcuni secoli, la casc. Pedronca, antica proprietà rurale di istituti religiosi, un affresco sbiadito sul muro a mezzodì del vecchio stabile abitativo è testimone della presenza monastica. Il nucleo dell’azienda agricola è composto di stalle per bovini e cavalli, fienile, case per lavoranti rimessa per ricovero macchinari per l’uso agricolo, silos e casa padronale. Per proseguire, secondo il tracciato della bretella, è necessario chiedere ai proprietari della cascina il permesso di transito in quanto il percorso passa a fianco dell’aia all’interno tra stalla e alloggi. Lasciando alle spalle il nucleo rurale e il recinto dei cavalli si riprende il cammino che conduce alla provinciale dando un’occhiata alle arnie sulla ripa a destra dove nell’avvallamento sottostante c’è un manufatto trasversale che indica il capofonte, poco afflusso d’acqua dalla sorgente e congiunta nella stessa direzione della roggia Calvero. Questo riferimento fa parte del famoso progetto del Barattoni ( 1673) per realizzare un canale navigabile. Il termine del percorso sterrato, dopo 300 metri, ci porta all’incrocio con la provinciale SP VII Leno- Bagnolo M. dove al di là di questa, superato il vaso Naviglio e il vaso Lavaculo, c’è la cascina Favorita. Attraversando la casc. Favorita, previo permesso da parte dei locali proprietari, si può optare per la prosecuzione del tragitto seguendo la capezzagna che costeggia il corso del Lavaculo fino all’incrocio della strada sterrata che dal lato destro conduce alla grande cascina Scovola e alla sinistra si ritorna dopo aver superato la casc. Noce, disabitata ma attiva per l’allevamento dei suini, al secondo incrocio con la provinciale SP VII. E – Per conoscere meglio la disposizione geografica dei percorsi sul territorio porzanese si può includere anche il tratto della provinciale che conduce in direzione Bagnolo Mella – Brescia a partire con il riferimento dell’ incrocio Casc. Pedronca/casc. Favorita. La strada provinciale SP VII, tracciata nel territorio di pertinenza porzanese conclude con l’approccio dei nuclei abitativi che vi s’incontrano, indicata come itinerario suggerito per completare la visione conoscitiva, in realtà poco indicata da percorrere essendo molto trafficata e quindi pericolosa, ci conduce, affiancata a destra dal corso del Naviglio, in direzione nord ad incrociare la deviazione, già accennata nel percorso D che porta alla cascina Noce e più oltre alla Scovola. Poche decine di metri separano la menzionata deviazione per la casc. Noce, che sul nostro percorso, si nota, sulla sinistra con l’ingresso a fianco della palazzina, la presenza di un complesso di capannoni per l’allevamento suinicolo. L’edificio della palazzina fungeva un tempo per la direzione e spaccio dei prodotti caseari del caseificio Solat, dedicato in esclusiva alla produzione del grana padano. Il caseificio si è poi trasferito, negli scorsi decenni, verso l’estremo sud del confine lenese in direzione Pavone Mella.
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Superando gli edifici dell’ex caseificio troviamo un’altra deviazione sulla destra della provinciale e canale Naviglio che conduce alla cascina Mirandolina raggiungibile verso mattina dopo un centinaio di metri. La cascina è abitata con casa padronale, abitazione per i dipendenti, porticati e fienili e tettoie per l’allevamento dei bovini. Altri percorsi si aprono nella campagna circostante esclusivamente utilizzati per accedere alle diverse località di lavoro. Tornando alla strada in oggetto si arriva alla rotatoria direzionale, vediamo una prima deviazione al di là del Naviglio, notiamo di primo acchito un giardinetto incolto, un piccolo cortile, una casa padronale a due piani, disabitata, sul retro vicino all’orticello si affianca il rustico e infine isolata dagli altri edifici c’è la stalla, vuota, col fienile, vuoto, a dirla in breve la cascina Villetta è abbandonata pur avendo un proprietario. La capezzagna che alla destra del sito continua verso mattina ci porta a conoscere un’altra semplice casci netta dal nome caratteristico, casc. Rapallo, niente abitanti ma “inquilini equini”, vale a dire sono rimessati alcuni cavalli con relativo recinto di libero pascolo. Oltre alla custodia dei cavalli vi è un’abitazione con portico e a fronte un’altra costruzione che funge da fienile o ripostiglio di mezzi agricoli o altro. La rotatoria ci sta per servire l’ingresso al centro abitato di Porzano, soprattutto e le industrie accostate alla provinciale che si va a riprendere per proseguire in direzione Bagnolo M. Il tratto che ci condurrà al confine del territorio porta il nome di via Isonzo che serve a individuare le località col loro indirizzo e numero civico più razionale. Dalla ripresa quindi del percorso ci porta subito a conoscere la ex casa cantoniera, ora fuori servizio, che fa riferimento anche alla fermata dei pulman di linea. Si prosegue oltre per incontrare sulla destra dapprima la cascina Naviglio ( meglio conosciuta dai locali col nome Casì dèl Nano) e subito dopo lo spiazzo verde c’è uno stabile, ex Trattoria Al Sole, da poco abbandonato. Affiancato allo stabile e immersa nel verde appare una villetta privata. Qualche centinaio di metri più a nord il nostro itinerario ci porta a conoscere una vasta area produttiva con tanto di ufficio, pesa privata per commercio di legna destinata all’uso gastronomico, privati e pizzerie in genere. Il sito denominato Ulivi, è attrezzato per la lavorazione di calibratura e deposito del materiale sfuso e imballato pronto alla consegna. Dopo quest’area produttiva raggiungiamo il confine con il territorio di Bagnolo Mella per conoscere l’ennesima azienda agricola, cascina Massini, con capannoni per l’allevamento avicolo con annessa l’abitazione delle famiglie in loco.
La campagna che veste con la sua splendida natura tutte le abitazioni del territorio di Porzano e non solo, offre una netta visione di varie sfaccettature là dove l’immaginazione lascia il posto ai dettagli che compongono il quadro di meraviglie toccabili con mano e non solo con l’aspetto visivo in sé ma sperimentando le più reali sensazioni che penetrano nell’intimo. Carpire la bellezza delle stagioni che nel loro mutare dai colori ai cambiamenti meteorologici e lo spettacolo delle nuvole spinte dal vento cambiando forma con bordi chiari e cuore denso e il sole splendente coi raggi sprigionanti energia e vita anche quando il cielo tende il sipario della notte e scende il silenzio…la terra e l’umanità riposano nell’attesa del giorno che segue. E’ il cammino dei giorni che si rincorrono senza sosta e portano con sé l’evolversi della vita umana nel giardino affidatogli dall’Essere che stà sopra ogni pulsare del cosmo immenso.
- Suggerimenti di percorsi di ampio respiro –
Proposta di itinerario Leno-Porzano Testo a cura di ANGELO BOFFELLI
Percorsi e… un po’ di storia
Il territorio porzanese totalmente in pianura e coltivato in tutta la sua estensione da la possibilità altresì di conoscere più intimamente la sua composizione naturale toccando con mano quanto l’uomo sia determinante nel domare, si fa per dire, la resistenza della natura catturando l’energica fertilità a suo servizio per ottenere gli ottimali risultati di raccolto. E’ nel rispetto dell’ambiente e di chi ne ha cura che si suggella la continuità del dialogo tra le piccole comunità e i grandi popoli della terra. Con questi intenti vorremmo aprire l’orizzonte a chi si appresta ad esplorare il meraviglioso tesoro che ci è stato preparato dai nostri antenati e noi eredi conserviamo e consegnamo questo patrimonio alle future generazioni affinchè ne traggano benessere insostituibile. La premessa ci serve per avviare il discorso dei percorsi suggeriti e penetrare nel dettaglio che ci offre il territorio dentro e più fattibile fuori del centro abitato possibilmente a gruppi per una visita di accesso culturale specie là dove lo richiede il luogo privato o perlomeno giustificare al conduttore agricolo il passaggio tra sentieri, capezzagne e careggiabili di pertinenza. I Fontanili – Escursioni - Alcune visite appropriate di notevole interesse, con l’aiuto di una guida, riguardano l’accesso ai fontanili di maggior gettito quasi tutti con le sorgive collocate a nord del territorio: Catilina – Capofonte nel territorio a sud-ovest di Bagnolo Mella nei pressi della casc. Fenile Fontana Mazzola raggiungibile dalla periferia sud del centro abitato. Restando fedeli al senso culturale/naturalistico si può accedere al capofonte dalla capezzagna che fiancheggia con direzione nord la Catilina, a destra della casc. Canello, seguendo il corso tra qualche difficoltà mantenendo la fila indiana per il rispetto delle coltivazioni. Tempo di percorrenza: solo andata ¾ d’ora circa. Molina – Capofonte a sud della periferia di Bagnolo Mella nelle vicinanze della casc. Rampino con accesso da via Porzano. Una buona sgambata, meno di 3 chilometri, seguendo la strada comunale val bene la percorrenza con partenza da Porzano in via Trento in direzione nord oltrepassando la sottostante autostrada BS-PC, panorama da godere a 360° e poi si supera la casc. Belvedere-Motta percorrendo in seguito la vecchia strada, un po’ stretta, fino alla periferia bagnolese dove l’accesso alle bocche e argini di recente rafforzamento è consentito dapprima scendendo dalla massicciata ( non c’è sentiero) a sinistra ai bordi del boschetto per circa 30 metri in perlustrazione della sponda dei due rami contenenti i getti con i tubi Norton fino a raggiungere il capofonte. Oppure al contrario si fa il percorso inverso superando la casc. Rampino, si affrontano le due curve a gomito, si entra nel terreno coltivato verso meridione affiancando, in fila indiana, il fosso scolatore per circa 30 metri ed ecco il capofonte principale con i primi copiosi getti. Nulla vieta di seguire il fontanile nella direzione del corso d’acqua uscendo dal lato del boschetto. Tempo di percorrenza: solo andata da Porzano e visita 40 minuti. Uggera e Uggerina – Capofonte al limitare nord-ovest delle abitazioni porzanesi localizzato a circa 70 metri dalla strada comunale per Bagnolo Mella prendendo la prima capezzagna a sinistra uscendo dal paese. E’ facile da raggiungere per vedere le prime bocche che sgorgano dal ramo primario ma per seguirne il corso del fontanile che accoglie un secondo breve braccio è necessario inoltrarsi nelle coltivazioni, stando ai bordi in fila indiana, recando meno danno possibile. Una parte del percorso delle acque la si può vedere anche facendo l’ingresso nel cortile della vecchia cascina di proprietà della famiglia Filippini che dalla via V. Veneto porta alla stalla dei bovini. Dal retro della stalla c’è la congiunzione dell’Uggerina ( difficile da raggiungere) che nasce nei pressi della careggiabile che conduce alla casc. Muracche o meglio è localizzata tra la casc. Belgiardino e la proprietà dei Filippini. Un’altra possibilità di godere lo scorrere delle acque dell’Uggera per qualche centinaio di metri partendo dalla casc. Mortaro seguendo il corso dalla capezzagna che conduce verso sud accompagnando in parallelo il rigoglioso fontanile ombreggiato da doppia fila di alberi e cespugli. Tempo di percorrenza: Non definibile sui tre punti accessibili.
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Naviglio – Non è da considerare come fontanile in quanto non eroga acqua da molto tempo, almeno nel vecchio tratto iniziale la cui origine si localizzava nei pressi della Casc. Trattoria Le Fate. Rino vecchio – Capofonte nel territorio bagnolese nelle vicinanze della casc. Coccolina. Il fontanile entra con le proprie acque nell’alveo asciutto del vaso Naviglio continuando il suo percorso, in territorio porzanese, con quest’ultimo nome. Rino nuovo – Capofonte appena al di sotto del confine bagnolese quindi nel limite di appartenenza porzanese. Riguardo a questi tre ultimi fontanili le cui sorgive sono dislocate a nord del territorio ma in punti diversi e distanti tra loro hanno però in comune un’unica confluenza che prenderà il nome di Naviglio. Per la conoscenza di questo riquadro in piena campagna si suggerisce in’interessante escursione con posizione geografica nord-est rispetto al centro abitato di Porzano. Il riferimento di partenza e arrivo del percorso si fissa con il ritrovo alla cascina Villetta raggiungibile dalla rotatoria per le varie direzioni. Ci si inoltra nella campagna aggirando la cascina a destra la cui percorribilità è di facile accesso seguendo la capezzagna agevole per buona parte dell’itinerario. Poco più in là si costeggia la cascina Rapallo e si prosegue in direzione est per qualche decina di metri che poi ci s’indirizza verso nord fin dove termina lo sterrato. Alberi di diverso tipo, cespugli, arbusti, ( quasi tutti di origine autoctona) coltivazioni, fiori e scoprire erbe aromatiche, ci accompagnano per tutta la lunghezza dell’escursione e il profumo dell’aria e l’ascolto del canto dei passeracei e altri volatili di origini diverse, quello che conta di più, questa estemporanea, è la fuga dai suoni e le attrazioni del vivere quotidiano. A parte questa parentesi introduttiva si prosegue seguendo il sentiero tracciato fino al raggiungimento del sito proposto, ovvero, la meraviglia di un fontanile, il Rino nuovo, con le sue bocche di acqua sorgente che sgorgano nell’alveo, ombreggiato da lussuriosa vegetazione. Una sosta per conoscere meglio e vivere da vicino il magnifico spettacolo che la natura ci offre insieme all’opera esercitata dal lavoro umano che imbrigliando e correggendo le forze sotterranee fa emergere una delle maggiori ricchezze per la vita umana. La sosta, vorrei dire obbligatoria, può essere lo spunto di un animato dibattito in loco, a mano libera, e perché nò ci sta pure una merendina ( mai lasciare traccia di rifiuti). A pochi passi del fontanile ammirato c’è un altro interessante spettacolo di ingegneria idraulica, l’intrinseca canalizzazione delle acque rigogliose del Rino vecchio, le cui direzioni sono destinate alla irrigazione dei terreni circostanti. Manufatti che vincolano le diverse paratoie ( chiaviche) sollevate o abbassate danno la direzione al flusso d’acqua nella direzione voluta secondo gli orari di tabella. Diversamente qualora non si utilizzasse l’acqua per altro scopo, questa, verrebbe scaricata nell’alveo di percorso verso meridione dove a poche centinaia di metri confluirà nell’alveo del Naviglio ( morto) la cui derivazione è ormai coperta di rovi e arbusti selvatici. Per raggiungere la congiunzione dei due fontanili è necessario attraversare con un po’ di attenzione il Rino vecchio camminando sul travetto della paratoia scendendo nel prato ( il prato dovrebbe essere incolto, caso mai fosse coltivato è bene camminare sul ciglio destro del Rino vecchio) fino a raggiungere lo sterrato proprio dove la congiunzione con il Naviglio morto le acque del fontanile Rino vecchio prendono il nome di Naviglio. Da questo punto il ritorno alla cascina Villetta è cosa facile, la cascina è visibile in lontananza in direzione sud, basta seguire l’ampio percorso sterrato affiancato alla sinistra del nuovo Naviglio per poche centinaia di metri. Come già accennato nei precedenti argomenti il nuovo Naviglio, affiancato per qualche chilometro dalla provinciale SPVII Bagnolo M.-Leno, si arricchisce di nuove acque che riceve poco oltre la cascina Villetta, L’affluente è il Rino nuovo. Questa escursione, come del resto le altre su elencate, non richiede particolari difficoltà essendo percorribile su percorsi totalmente in piano. L’abbigliamento non richiede nulla di particolare tranne le calzature che siano adatte, solide come un “fuoristrada”, a superare ostacoli del tipo piccoli fossi, scarpate e attraversamento di cespugli spinosi.
Proposta di itinerario Leno-Porzano Testo a cura di ANGELO BOFFELLI
Percorsi e… un po’ di storia
Tempo di percorrenza: circa ore 1,30 – 2,00. La tipologia della percorrenza dell’evento annuale a Porzano, in primavera, “Tra Foss e Caedagne” è caratterizzata dall’accoglienza di diverse persone partecipanti con caratteristiche che si distinguono come: Atleti da gara podistica, Runner ( podisti generici), Gruppi di amici o famigliari che si propongono una sfida in allegria, Bambini di ogni età, Persone che vogliono esplorare nuovi percorsi, agibili solo in questa magnifica occasione, senza la pretesa di gareggiare per un posto di classifica ma per godere degli aspetti che la natura offre. Il nome stesso della gara non competitiva è tutto dire. Basti pensare che il percorso è stato tracciato nella diversità dei passaggi: strade asfaltate e non, capezzagne, sentieri tra campi coltivati, graziosi laghetti recuperati da cave, attraversamento di canali irrigui ( salto del gatto), zone boschive rinfrescanti chiuse in aree private, cascine e luoghi storici di interesse culturale e incontri di persone con le quali intrattenersi in piacevoli conversazioni, gli abitanti delle cascine sono molto socievoli e accoglienti. La lunghezza dei percorsi sta nella scelta da 5,00 Km ( breve) e da 11,00 Km ( lungo). Naturalmente il tempo di percorrenza è limitato alle 3,00 ore per motivi organizzativi. Un altro suggerimento per una percorrenza di genere rituale che si inserisce nel percorso Criguarda il pellegrinaggio da e per Porzano – Madonna della Stalla ( il Santuario in territorio porzanese).