Boicotta le prove Invalsi

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BOI COTTAI LTESTI NVALSI ma t e r i a l ed i a n a l i s i s u l t e s t d i v a l u t a z i o n ed e l l es c u o l es u p e r i o r i .

Fr o n t edel l a Gi o v e n t 첫 Co mu n i s t a www. g i o v e n t u c o mu n i s t a . i t


Da qualche anno, anche agli studenti delle scuole superiori vengono somministrate le prove dellʼIstituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo dʼistruzione, il famigerato INVALSI. Mentre il sistema di istruzione statale verte in condizioni economiche disastrose e non si investe un euro per il diritto allo studio e lʼedilizia scolastica, milioni di euro allʼanno vengono spesi per queste sperimentazioni. Per ora queste sono limitate solo alle classi seconde, anche se incombe continuamente la possibilità, per i prossimi anni, di sperimentazioni anche per le classi quarte, oltre alla “quarta prova” per i maturandi somministrata proprio dallʼINVALSI che dovrebbe entrare a regime nellʼanno 2014/2015. In vista della prova che gli studenti del secondo anno sosterranno il prossimo 16 Maggio 2013, pubblichiamo questo documento di analisi al fine di far comprendere le ragioni per cui riteniamo il boicottaggio delle prove INVALSI un atto estremamente importante che gli studenti hanno il dovere di compiere, in difesa della scuola pubblica.

PER UNA VISIONE COMPLESSIVA DELLʼINVALSI Sui Test INVALSI in questi anni è stato scritto molto: i sindacati studenteschi assieme a quelli del corpo docente hanno pubblicato molti documenti in cui sostanzialmente si elencavano le motivazioni per cui si deve essere contrari ai Test INVALSI. Pur riconoscendo la potenza comunicativa di una contestazione “per punti”, alla quale ricorreremo anche noi, riteniamo doveroso considerare dei più ampi livelli di analisi, poiché i Test INVALSI non possono essere semplicemente contestati nei loro aspetti negativi senza comprendere che essi sono inquadrati in quello che è il più ampio processo di smantellamento dellʼistruzione pubblica così come la conosciamo. Per cominciare, lʼavviamento di una valutazione del sistema di istruzione nazionale da parte dello Stato, pratica demonizzata dai sindacati (studenteschi e non) che affermavano di difendere così lʼautonomia didattica delle scuole e dei docenti, non è di per sé un elemento assolutamente negativo. È evidente che non si può tracciare unʼanalisi corretta senza considerare dialetticamente gli eventi, comprendendoli per il ruolo che assumono nei processi in atto senza astrarli dal contesto. Ad esempio, se in uno Stato lʼistruzione fosse realmente pubblica e gratuita, senza barriere economiche che impediscano lʼaccesso a determinate fasce sociali, senza particolari distinzioni di classe fra istruzione liceale e professionale, con metodi e modelli di insegnamento funzionali allʼaccrescimento delle conoscenze e della capacità critica e non delle competenze richieste dal mercato, e con una pianificazione statale dei finanziamenti pubblici alle scuole basata sulle esigenze reali delle stesse, allora in quello Stato il controllo del reale rendimento degli istituti scolastici sarebbe non solo opportuno, ma doveroso. La situazione del sistema scolastico italiano, invece, è diametralmente opposta, così come la funzione che assumono i Test INVALSI.

LʼINFLUENZA DEI TEST INVALSI SULLA DIDATTICA… I Test INVALSI servirebbero a misurare la preparazione degli studenti delle scuole italiane, e di conseguenza, si afferma, anche quella dei docenti. In realtà, da tempo si denuncia da più parti lʼinattendibilità scientifica di questi test, e gli stessi parametri con cui si intenderebbe fare questa valutazione sono decisamente discutibili.


Il capitalismo ha influenzato lʼistruzione creando progressivamente contraddizioni fra conoscenze e competenze, fra nozionismo e comprensione critica, e il modello di valutazione dellʼINVALSI tende a schiacciare questa ambivalenza sul secondo termine. Il modello dei quiz a crocette mina nelle sue fondamenta la funzione stessa di una istruzione sempre più consacrata allo sviluppo del capitalismo e del profitto di pochi, e non della società e dellʼumanità tutta. Gli studenti vengono spinti a scegliere fra risposte prestabilite, non inquadrabili, anche criticamente, in un discorso complessivo, in questo modo si sacrifica del tutto lʼapprendimento dei concetti in favore di quello delle nozioni. Il fatto che questi test diventino sempre più importanti ha invasivamente cambiato la natura delle materie insegnate, come denunciano sempre più docenti. In italiano, si preferisce la comprensione del testo al tema, con testi scelti solo per pudore fra i brani dʼautore, da analizzare spesso senza che dellʼautore importi la poetica, il contesto storico, scegliendo tra opzioni già stabilite. La matematica si riduce alla “risoluzione del problema”, minando lo statuto stesso della disciplina. Spuntano fuori libri per “la preparazione al test Invalsi”, e spesso sempre più ore di insegnamento sono sacrificate alla preparazione per i test, poiché i Dirigenti e gli stessi docenti hanno interesse a “non fare brutta figura”. Inoltre, somministrando una sola prova per ogni disciplina in scuole ad indirizzo diverso, si priva di senso la differenziazione stessa delle scuole in diversi indirizzi di studio. Il fatto che a studenti di un professionale, di un liceo scientifico e di un liceo classico sia somministrata la stessa prova di matematica è il sintomo di una scuola in cui non importa tanto la valorizzazione dei talenti del singolo individuo tramite un percorso di studio, quanto lʼutilità effettiva di questi al mercato, al quale del tuo percorso di studi non interessa.

… E SUL SISTEMA DI ISTRUZIONE Perché, in definitiva, si vuole stilare una classifica delle scuole “migliori”? La risposta è semplice. I Test INVALSI negli anni hanno costituito, in maniera sempre meno velata, la premessa per introdurre un modello di finanziamento pubblico alle scuole di tipo “americano”, utilizzando proprio i risultati dei test. In altre parole, lʼintenzione è quella di finanziare le scuole che conseguiranno i risultati più alti, invece di aiutare, come sarebbe logico, le scuole che manifestino carenze dal punto di vista strutturale e didattico. Già nel 2011 fu stabilito in via sperimentale un premio massimo di 70.000 € a scuola per gli istituti collocati più in alto nella graduatoria stilata dallʼINVALSI. Una sorta di Robin Hood al contrario, in cui tutto è valutato sulla base di una logica di stampo manageriale, e non sotto il giusto profilo che una materia delicata come lʼistruzione richiederebbe. Considerate le condizioni economiche disastrose in cui verte la scuola pubblica, manovre del genere non faranno altro che spingere le scuole a conformare gli insegnamenti al modello dei quiz pur di ottenere finanziamenti per far quadrare i bilanci, in barba alla “autonomia didattica” tanto proclamata. Inoltre, anche le scuole paritarie partecipano ai test e saranno iscritte nelle graduatorie: in pratica si sta implicitamente offrendo un ulteriore finanziamento pubblico alle scuole private. Nel complesso politiche del genere, se condotte fino in fondo, non farebbero altro che alimentare il già esistente divario fra scuole di serie A e scuole di serie B. In linea con le politiche sullʼistruzione portate avanti dai governi di destra e sinistra negli ultimi anni, si nasconde il classismo dietro lʼartificio retorico del merito.


Inoltre, la logica competitiva che scaturisce dalla crescente importanza che si sta dando a questi test presenta delle prospettive inquietanti. In una scuola che a causa del dimensionamento scolastico è già orientata a una competizione fratricida tra istituti scolastici, il cui lʼinteresse non è più assicurare livelli omogenei e sempre più elevati di istruzione ma piuttosto superare gli altri istituti, non si fa che incrementare questo fenomeno, spingendo le scuole a una competizione sempre più sfrenata pur di ottenere più studenti iscritti e più finanziamenti. E ancora, è chiaro come dietro questi test si celi la premessa per la differenziazione del trattamento economico degli insegnanti in base al rendimento dei propri studenti. Da una manovra del genere possono innescarsi inquietanti meccanismi: non saranno più gli istituti, ma addirittura i docenti a cercare di omologare gli studenti al sistema dei quiz pur di ottenere un aumento di stipendio. Le logiche di sopravvivenza, di competizione sfrenata, di conseguimento del profitto sulle quali è fondato il sistema capitalista diverrebbero definitivamente parte di ogni livello del nostro sistema scolastico.

BOICOTTARE I TEST INVALSI, CONTRO LA SCUOLA DI CLASSE Dinanzi a quello che è un progetto chiaro e patrocinato dallʼUnione Europea, la quale ha più volte richiesto allʼItalia di potenziare il sistema di valutazione INVALSI (che fino ad ora ha prodotto rilevazioni di scarso rilievo) e di riformare il sistema scolastico per “aumentarne la competitività”, gli studenti hanno il dovere di reagire con la più decisa opposizione, impedendo allʼINVALSI di stilare una classifica. Boicottare i Test INVALSI significa difendere lʼistruzione pubblica dagli avvoltoi capitalisti, significa dire che la scuola che vogliamo non è quella asservita alle richieste del mercato, ma quella pubblica, gratuita e di massa che opera per lʼaccrescimento culturale e cognitivo del popolo. Il Fronte della Gioventù Comunista si impegnerà ad ogni livello per fare in modo che il 16 Maggio i Test INVALSI siano consegnati in bianco, organizzando e supportando presidi, manifestazioni e assemblee fuori e dentro le scuole. La nostra parola dʼordine è chiara: contro la scuola di classe, blocchiamo i test invalsi.


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