FGC - Programma Elettorale Università Roma Tre

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Premessa Premessa fondamentale del programma dei comunisti è che questo prima ancora di essere una piattaforma di rivendicazioni è la base per ricompattare e rendere nuovamente protagonisti gli studenti nelle lotte. Elezione dopo elezione il momento del voto all’università sembra sempre più perdere ogni contenuto sostanziale divenendo esclusivamente l’occasione per il fiorire di liste con programmi poco dissimili, pronte ad aggiudicarsi posti nelle istituzioni della rappresentanza universitaria per poi perdere completamente ogni contatto reale con gli studenti che li hanno eletti, ripresentandosi poi nuovamente alla tornata seguente con le stesse modalità. I candidati per gli organi centrali si presentano come indipendenti, “apartitici” e dediti esclusivamente ai diritti degli studenti quando in molti casi sono membri delle giovanili di partiti nazionali che usano le elezioni come trampolino di lancio per ottenere ruoli dirigenziali più significativi nelle proprie organizzazioni. Non c’è da stupirsi se l’affluenza è sempre molto bassa dal momento in cui i dirigenti delle principali liste vivono le elezioni universitarie solo come un’opportunità per fare carriera, e una volta terminate perdono qualsiasi interesse nel tutelare i diritti degli studenti. A tal fine presentano liste chilometriche di candidati che assicurano bei “pacchetti” di voti, spartendosi poi i seggi disponibili secondo logiche totalmente opportunistiche e di interesse personale che hanno tutt’altro obiettivo rispetto a quello di ottenere un’università migliore. I candidati del Fronte della Gioventù Comunista che verranno eletti si impegnano in primo luogo nel riportare agli studenti ciò che avviene nei vari organi così da essere veramente garanti dei loro diritti. In secondo luogo la lotta dei comunisti per un’università gratuita e accessibile vuol dire la lotta contro un’università che è sempre più di classe e che sembra non esser fatta per le esigenze delle classi popolari: essa ha escluso 400˙000 studenti in dieci anni dagli studi superiori, ignora le necessità degli studenti costretti a lavorare per mantenersi, non fornisce sufficienti alloggi ai fuori sede (costringendoli a rivolgersi al mercato immobiliare privato), non eroga borse per i redditi inferiori, esternalizza tramite bandi ad aziende interinali e cooperative divenendo attore della concorrenza al ribasso sui salari dei propri dipendenti. La lotta dei comunisti è prima di tutto lotta contro la cosiddetta “autonomia” universitaria. L’autonomia finanziaria e normativa impone agli atenei di rispettare dei vincoli di guadagno: o sei in attivo o perdi finanziamenti. Si assiste ad un’aziendalizzazione dell’università il cui scopo non è più la formazione e l’istruzione ma garantire che fra finanziamenti statali e tasse dirette sugli studenti l’ateneo sia sempre in attivo, e venuti meno i primi sempre più gli Atenei si aprono a finanziamenti di investitori privati favorendo in alcuni casi anche il loro ingresso nei Consigli di Amministrazione. A pagarne le conseguenze sono studenti e lavoratori: da un lato si assiste al calo della qualità dell’istruzione, ed inoltre sono gli studenti che devono sopperire ai tagli di tasca propria con tasse sempre più alte e agevolazioni economiche sempre meno accessibili, il che va a costituire ulteriori ostacoli allo studio; dall’altro i lavoratori dell’università si ritrovano con un cappio sempre più stretto per quanto riguarda salari e diritti. Il ruolo storico dell’autonomia universitaria è chiaro: trasformare le università in vere e proprie aziende produttrici di un profitto e, in virtù di quel profitto “autonomo”, tagliare sempre più i fondi prevenienti dallo Stato. Tutte le università sottendono a questa logica e non può essere in alcun modo sufficiente vincere una semplice elezione studentesca per ribaltarla, ancora a dimostrazione che la sola rappresentanza non è in grado di sostituire la partecipazione attiva degli studenti nella lotta contro l’università di classe. Noi ci presentiamo alle elezioni quindi per dire chiaramente che il tempo dell’arrivismo e del carrierismo politico fatto sugli studenti è finito, e che il vero cambiamento può passare solo attraverso un programma di rottura totale con questa università classista, consapevoli che per ottenere un’università gratuita, accessibile a tutti e libera dagli interessi dei padroni non sono sufficienti le elezioni di rappresentanza ma è necessaria una lotta politica a 360 gradi. L’università non è infatti un entità a sé stante, ma è anche essa figlia del sistema economico in cui ci troviamo, il capitalismo, per cui ridurre l’azione per un’università davvero diversa alla sola attività sindacale e istituzionale senza indicare una direzione politica in cui inquadrare la più complessiva lotta per cambiare questo sistema economico è una mancanza che rende inefficace qualsiasi attività. Ecco perché la funzione di rappresentanza nelle istituzioni universitarie deve essere legata indissolubilmente con l’azione organizzata di tutti gli studenti: solo così potremo cambiare veramente le cose. In quanto comunisti ci impegniamo quindi ad agire su questo duplice fronte per evitare che l’attività istituzionale diventi un semplice adempimento burocratico, ma bensì un mezzo per rafforzare la più complessa lotta di tutti gli studenti contro l’università di classe.

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Studenti lavoratori In Italia circa la metà degli studenti è costretto a lavorare per pagarsi gli studi, rendendo così l’università un lusso accessibile a pochi. Si parla di centinaia di migliaia di studenti costretti a vivere di precarietà, sfruttamento e lavoro in nero pur di riuscire a pagarsi un alloggio universitario e tasse sempre più alte. La sola soluzione posta in essere da parte dell’università è il corso di studi part-time al quale però si può avere accesso solo se si possiede un regolare contratto di lavoro. Tuttavia ciò non costituisce minimamente una soluzione al problema infatti solo l’1% degli studenti che lavorano hanno un contratto regolare mentre la maggior parte lavorano in nero. L’unica misura che possa realmente rappresentare una soluzione è il totale abbattimento dei costi universitari legati a tasse, alloggi e libri di testo. Ma affinché il corso di studi part-time possa avere un minimo di utilità anche nella situazione attuale l’accesso deve essere aperto a tutti coloro che realmente necessitano di un simile aiuto. Le proposte dei comunisti a questo scopo sono: - apertura dell’accesso al corso di studi part-time per tutti gli studenti sotto ai 40.000 euro di reddito ISEE, che rappresentano la fascia dove sono maggiormente a rischio di doversi pagare gli studi col proprio lavoro. - rimodulazione della tassazione del corso part-time proporzionale alla durata del corso stesso: chi ne usufruisce non deve trovarsi a pagare più di chi segue un corso tradizionale. - inoltre chiediamo l’abolizione del ricarico delle tasse per gli studenti fuori corso, i quali spesso coincidono con studenti-lavoratori che non possono permettersi di stare tutto il giorno sui libri.

Borse di studio e borse di collaborazione

L’elevato costo di tasse universitarie, alloggi e libri di testo costituisce la prima barriera ad un’università effettivamente pubblica ed accessibile a tutti, ma ciò sembra non interessare all’ateneo che sceglie di non fornire alcun tipo assistenza verso gli studenti e di non mettere a disposizione borse di studio per gli studenti con difficoltà economica. L’unico strumento fornito dall’università sono le borse di collaborazione. Tramite le borse di collaborazione gli studenti ricevono una retribuzione in cambio di prestazioni lavorative all’interno dei servizi di Roma tre, prestazioni che dovrebbero spettare a lavoratori specializzati . Così facendo si va a diminuire la qualità dei servizi forniti e si costringono comunque gli studenti a lavorare al fine di mantenersi gli studi. Il non interesse dell’università nel tutelare gli studenti con difficoltà economiche si mostra anche nel fatto che le borse di collaborazione non vengono assegnate in base al livello del reddito ma in base ad un criterio meritocratico che mette a confronto il rapporto tra media e crediti. Criterio evidentemente sbagliato se si tiene conto del fatto che uno studente costretto a lavorare per mantenersi gli studi ha maggiori difficoltà nel conseguire una media alta. Il criterio meritocratico funziona solo se le condizioni di partenza sono uguali per tutti. Rivendichiamo, in virtù delle possibilità economiche di questo ateneo, la sostituzione dei borsisti con lavoratori stabili che possano offrire un servizio migliore, più esteso e qualificato, soprattutto in segreterie e laboratori. Assegnando invece a chi ne ha bisogno borse di studio e non di collaborazione. È quindi necessaria l’istituzione di borse di studio di Roma Tre per quelle fasce ISEE appena superiori alla soglia prevista per le borse regionali. Gli studenti con redditi più bassi stanno vivendo una graduale esclusione dall’università, noi esigiamo che gli atenei si assumano la responsabilità di combattere questa tendenza.

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Strutture

Le strutture di Roma tre se pur di recente realizzazione ricevono evidentemente una manutenzione insufficiente. Crolli, danneggiamenti e problemi nella struttura delle facoltà sembrano rappresentare la norma . I luoghi di studio sono i centri nevralgici dell’università e uno dei punti cardine su cui essa si deve basare quindi uno delle principali aree da finanziare e non una voce di bilancio su cui tagliare. Questo avviene poiché i finanziamenti assegnati alle università si fanno via via più esigui e vengono legati alla stabilità economica dei singoli atenei e non alla necessità di essi. Così pur di avere bilanci virtuosi e ricevere gli indispensabili finanziamenti si tagliano più spese possibili, andando a mettere a rischio la sicurezza e la possibilità di avere adeguati luoghi di studio degli studenti. E’ inoltre inaccettabile il fatto che Roma Tre abbia deciso di investire per il triennio 2018-21 27 milioni di euro in nuovi terreni ed immobili, in modo da avere bilanci sempre più gonfi e stabili, invece che destinarlo alla manutenzione e al miglioramento delle strutture già esistenti. Ancora una volta, a discapito degli studenti, si decide di sacrificare l’effettiva possibilità dell’università di fornire un servizio adeguato in nome di logiche di mercato a cui da anni l’università italiana si deve piegare. Ci battiamo con forza contro la logica dell’autonomia universitaria e chiediamo che l’università stanzi fondi volti ad avere strutture sicure, funzionali ed adeguate.

Servizi

La maggior parte dei servizi dell’università come bar,biblioteca, pulizia,portineria sono affidati o a studenti attraverso la formula delle borse di collaborazione o a lavoratori esternalizzati. Lavoratori facilmente ricattabili il cui posto di lavoro viene messo a rischio ogni qualvolta si rinnova il bando per i singoli servizi e l’ingresso di altre cooperative vuol dire licenziamento o in caso di vincita del bando riassunzione ad un minor salario. La competizione al ribasso portata avanti con il sistema dei bandi, possibili grazie all’autonomia universitaria, permette a Università e Regione di risparmiare sulla pelle dei lavoratori, a discapito dei loro diritti e dei servizi che dovrebbero garantire a chi l’università la vive, mentre cresce il guadagno di chi gestisce cooperative e aziende interinali. I lavoratori sono la spina dorsale su cui si regge la stessa esistenza dell’Università e non rappresentano una variabile di bilancio che possa venir meno da un giorno all’altro come la scadenza di un bando. Chiediamo l’internalizzazione di tutti i lavoratori effettivi dell’ateneo affinché vengano tutelati i diritti dei lavorati e degli studenti che usufruiscono dei servizi da essi erogati.

Alloggi

Ogni anno migliaia di giovani per poter frequentare l’università sono costretti a trasferirsi nelle grandi città, data l’assenza sul territorio di una rete adeguata di atenei e, laddove questi sono presenti, la mancanza di particolari facoltà. Roma, con i suoi tre atenei pubblici, è uno dei più grandi poli universitari del nostro paese, capace di attirare numerosi studenti provenienti da altre province e regioni. SI tratta di oltre 50mila fuorisede presenti nella capitale, di questi circa 10mila iscritti a Roma tre. A fronte della grande richiesta di alloggi economici e ben collegati agli atenei, la risposta della Regione Lazio, mediante Laziodisu, è assolutamente inadeguata. Gli studentati pubblici offrono appena 2300 posti letto, un numero troppo esiguo rispetto alle esigenze delle decine di migliaia di fuori sede presenti a Roma. Queste strutture inoltre si trovano in zone scomode e mal collegate, come Valleranello, Ostia, Ponte di Nona e versano in condizioni inaccettabili. La risposta di Roma Tre alla questione alloggi è praticamente inesistente. L’ateneo si limita ad offrire un servizio di intermediazione tra studenti e locatori privati, di certo incapace di abbattere i costi degli affitti. Per un alloggio vicino all’università uno studente deve sostenere, in media, una spesa mensile che va dai 500 ai 700 euro. I prezzi scendono sotto i 400 solo nelle zone periferiche. Roma Tre programma di destinare 27 milioni di euro in spese su terreni e immobili nel prossimo triennio, e nessuno di questi fondi sembra destinato alla creazione di uno studentato. Pur non essendo in obbligo di dotarsi di una simile struttura, l’ateneo ha una precisa responsabilità politica nell’attuazione delle misure necessarie per garantire il diritto allo studio. Chiediamo la creazione di studentati funzionali e ben collegati con gli atenei che permettano a tutti gli studenti di poter frequentare senza il peso di quelle spese ormai divenute insostenibili. Siamo consapevoli che per ottenere un simile risultato non basterà nessun organo universitario, neanche LazioDisco, ma servirà la lotta coesa di tutti gli studenti delle classi popolari.

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Trasporti Un trasporto pubblico che sia realmente funzionale e di qualità è necessario affinché gli studenti possano raggiungere l’università, così come il resto della città, in tempi ragionevoli, e specialmente in una città come Roma, per la sua estensione e per l’enorme bacino di studenti che comprende e richiama, tale necessità si fa particolarmente pressante. Ad oggi infatti la rete di trasporti che collega l’università di Roma Tre è del tutto insufficiente, rendendo isolate o difficilmente raggiungibili da essa le zone più periferiche della città, per non parlare poi delle difficoltà (tra ritardi, attese e lunghe ore di viaggio) che incontrano tutti i giorni gli studenti costretti a venire da fuori la città, per assenza di alloggi o per l’impossibilità economica di sostenere gli affitti. Inoltre Atac e Cotral da anni hanno ormai eliminato o ridotto ogni agevolazione economica per gli studenti, ponendo un’ulteriore barriera di classe all’accesso agli studi universitari, e lo stesso può essere detto a riguardo dei costi dei treni regionali di Trenitalia, difficilmente sostenibili sul lungo periodo da uno studente universitario. Tutto ciò oltre che essere un’ulteriore barriera economica all’accesso agli studi non può che avere ricadute estremamente negative, sia in termini di rendimento che in termini di condizione psico-fisica, sugli studenti che a causa di tale inefficiente rete di trasporti sono costretti a lunghe ore quotidiane di viaggio per raggiungere i propri luoghi di studio e le loro abitazioni. Per questo richiediamo che l’Università si faccia promotrice di un reale supporto ai propri studenti affinché il trasporto pubblico sia gratuito per essi ed affinché vengano predisposte nuove linee di autobus e trasporti che colleghino le zone più periferiche per garantire un reale e concreto diritto allo studio.

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