FGC - Programma per l'Università della Calabria

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Premessa Durante le elezioni universitarie fioriscono liste e spuntano rappresentanti arrivisti che chiedono l’appoggio degli studenti e fanno promesse che non potranno essere mantenute, cercando di nascondere le reali condizioni in cui versa la nostra università. Si presentano come indipendenti, vergini politicamente e dediti solo ai diritti degli studenti, ma una volta eletti spariscono completamente dalle aule e dagli spazi di confronto, mentre negli organi di rappresentanza votano praticamente qualsiasi cosa senza rendicontare nulla a chi li ha eletti. Per queste persone le elezioni universitarie sono solo trampolini di lancio per le loro carriere politiche. Questo modello di rappresentanza non solo è inutile per gli studenti dell’Unical, ma costituisce un reale danno ai loro interessi. Con il loro tacito assenso si votano aumenti delle tasse, chiusura di corsi, attacchi al diritto allo studio. Gli studenti vengono semplicemente esclusi dai processi decisionali, separati da ogni forma di lotta reale per i propri interessi. Un’università per pochi, che esclude i figli delle classi popolari e prova ad elevarsi a polo elitario per i fortunati che possono permettersela: questo è il disegno cosciente verso cui si sta dirigendo l’istruzione nel nostro Paese, in particolare qui al Sud. La candidatura del Fronte della Gioventù Comunista a queste elezioni è quindi innanzitutto un primo passo verso la rottura radicale con questo sistema. Scopo nostro è quello di ridare alla gioventù i mezzi per diventare determinante nella costruzione del proprio futuro, dentro e fuori dall’università. Qui all’Unical nessun miglioramento delle nostre condizioni materiali arriverà mai calato dall’alto, per grazia di qualche eletto compiacente, ma potrà essere solo il risultato di una lotta concreta di chi l’università la frequenta a costo di enormi sacrifici. Con queste elezioni vogliamo fare un primo passo verso la concretizzazione di questa lotta. L’attuale modello universitario nel nostro paese non ha al proprio centro gli interessi degli studenti, ma sta assumendo sempre più la forma di un’impresa, con bilanci da gestire e profitti da generare, non importa quali siano le necessità di chi la frequenta. Non ha lo scopo di fornire le competenze tecniche e culturali necessarie a realizzare il proprio futuro, conformemente alle necessità dell’individuo e della società; piuttosto produce una massa di laureati formati ad hoc secondo gli interessi di grandi imprese. Disoccupazione, sfruttamento sui luoghi di lavoro o emigrazione: questo è il futuro di migliaia di laureati italiani. Tutto ciò è ancor più valido da noi all’Unical. L’autonomia universitaria richiede ogni anno all’Ateneo di rispettare dei vincoli economici precisi, al pari di qualsiasi azienda, e ciò ha un effetto devastante. Questo meccanismo, che riduce l’istruzione ad una fonte di guadagno, mette le università in competizione, sfavorendo quelle meno finanziate o con minor possibilità di attrarre iscritti. Come risultato di questo sistema l’Unical da anni fatica a chiudere in pari i suoi bilanci, cercando di colmare buchi e attrarre finanziamenti a spese di chi l’università la mantiene con le proprie tasche: gli studenti e le loro famiglie. Nel solo periodo trascorso fra il 2016 e il 2018 l’incremento medio delle tasse è stato di circa 200 euro, votato anche da quei rappresentanti che avevano ottenuto il mandato per difendere gli interessi degli studenti.e si prospettano nuovi aumenti nei prossimi anni. Nei documenti di bilancio dell’università è scritto chiaramente che sono previste drastiche riduzioni su tutti i finanziamenti più importanti fino al 2020, soprattutto rispetto al 2016 e al 2017. Si prevedono circa 5 milioni di euro in meno per gli interventi sul diritto allo studio, 4 milioni in meno per docenti e ricercatori, 2 milioni in meno per il personale, 5 milioni in meno sui servizi di sostegno agli studenti, 5 milioni in meno sui servizi generali, (fonti: bilancio consuntivo 2017, bilancio di previsione 2018, bilancio di previsione 2019). In 7 anni gli iscritti dell’Unical, anche e soprattutto a causa di questo sistema di gestione, sono diminuiti da 34.000 a 25.000 unità, praticamente circa 1000 studenti in meno ogni anno (fonte: ufficio statistico Unical). Nonostante la propaganda d’ateneo voglia far credere il contrario, l’amministrazione sa perfettamente che il trend non è destinato ad invertirsi, vista la condizione economico-sociale della nostra regione. Secondo loro l’unico modo per aggirare il problema è caricare maggiormente la tassazione degli studenti iscritti. Tutto ciò non si riversa solo sugli studenti e le loro famiglie, ma anche sulle centinaia di lavoratori che permettono all’Unical di rimanere in piedi. Esternalizzazioni, collaborazioni esterne, cooperative e agenzie interinali sono la norma, con tutto ciò che ne consegue. I lavoratori dell’università sono sempre meno, sempre meno pagati e sempre sotto il costante ricatto di perdere il lavoro nel momento in cui scade il bando di turno. In fin dei conti i vincoli di bilancio parlano chiaro: bisogna tagliare, e potranno lavorare solo coloro che saranno disposti ad accettare salari da fame. Cosa questo comporti in termini di servizi offerti agli studenti è sotto gli occhi di tutti. Il ruolo storico dell’autonomia universitaria è chiaro: trasformare le università in vere e proprie aziende produttrici di un profitto e, in virtù di quel profitto “autonomo”, tagliare sempre più i fondi provenienti dallo Stato. Questa è una premessa fondamentale per il nostro programma. Tutte le università sottendono a questa logica e non può essere in alcun modo sufficiente vincere una semplice elezione studentesca per ribaltarla, ancora a dimostrazione che la sola rappresentanza non è in grado di sostituire la partecipazione attiva degli studenti nella lotta contro l’università di classe. Il programma che noi presentiamo è quindi una piattaforma di rivendicazioni, una base per la lotta degli studenti delle classi popolari contro l’università che si rende progressivamente più elitaria, che chiede enormi sacrifici per essere frequentata e che poi getta la gioventù in pasto a disoccupazione e sfruttamento per il resto del suo futuro.

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Trasporti La possibilità di potersi spostare tra l’ateneo e il resto della città è una condizione imprescindibile per poter godere di un reale diritto allo studio. L’università davanti ai problemi di mobilità nel nostro territorio deve rendersi garante di un sistema che permetta agli studenti di raggiungere agevolmente l’ateneo, impegnandosi con le istituzioni in questo senso anche e soprattutto per disincentivare l’utilizzo di mezzi privati e conseguentemente ridurre l’inquinamento. Esigiamo che l’università attivi con Regione e Comuni tariffe scontate del 70% su biglietti e abbonamenti per i propri studenti, così da garantire la possibilità a tutti di potersi spostare autonomamente. Troppe sono le aree del nostro territorio completamente isolate dall’ateneo, complice immobilismo di tutte le istituzioni locali, e gli studenti non possono più tollerare questa situazione. Da molte aree dell’hinterland raggiungere l’università è un’impresa. Nostro compito è promuovere fra gli studenti la lotta per un trasporto regionale che soddisfi a pieno le loro esigenze. Per questo proponiamo che l’Ateneo prenda posizione nei confronti della Regione per l’ottenimento dei seguenti risultati: potenziamento del collegamento via autobus con Arcaverde e Arcavacata; potenziamento del collegamento via pullman con tutte le zone mal collegate della provincia; riapertura della tratta ferroviaria Cosenza-Crotone; potenziamento delle tratte ferroviarie per la valle del Savuto e la Sibaritide; potenziamento della tratta Cosenza-Catanzaro comprendendo Lamezia. Pretendiamo che l’Ateneo e la Regione riconoscano l’importanza di queste opere di potenziamento del servizio dei trasporti, al fine di agevolare soprattutto gli studenti dei redditi più bassi a viaggiare e spostarsi a Cosenza; rivendichiamo che le amministrazioni competenti per il trasporto garantiscano le riduzioni del 70% su tutte le tariffe per gli studenti per tutte le tratte regionali, sia per biglietti che per abbonamenti, per tutte le tipologie di mezzi di trasporto collegati all’università e all’area urbana di Cosenza. Il diritto al trasporto è basilare per gli studenti: non possiamo più accettare che questi servizi siano esclusivamente nelle mani delle aziende private, vere e proprie lobby, che fissano prezzi e organizzazione delle tratte esclusivamente in base ai propri interessi e al proprio profitto, mai in base al bene collettivo della nostra regione.

Tassazione e diritto allo studio

Rivendichiamo la completa gratuità dell’istruzione in quanto diritto fondamentale. Ci battiamo contro la tassazione studentesca in quanto strumento di attacco cosciente contro i giovani delle classi popolari, usato dai governi di centrodestra e centrosinistra per riversare il peso del mantenimento dell’università sulle spalle delle famiglie, nonostante il già alto livello della tassazione generale nel nostro Paese. L’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa in cui l’istruzione si paga due volte: una volta con la fiscalità generale e una seconda volta con le tasse universitarie, e in entrambi i casi la maggior parte della contribuzione arriva dalle famiglie dai redditi medio-bassi, cioè i lavoratori. Infatti, mentre vengono tagliati fondi all’istruzione e i soldi dei contribuenti vengono deviati su altre spese, come finanziamenti a banche, imprese o per le spese militari, le università aumentano le tasse degli studenti per sopperire a questi tagli. In questo modo la tassazione sta progressivamente escludendo centinaia di migliaia di giovani dai gradi superiori dell’istruzione. Esempio lampante di ciò è il vertiginoso calo di iscritti registrato dall’Unical, che ha perso circa 9.000 studenti in soli 7 anni e le previsioni per le immatricolazioni nei prossimi anni danno il dato ancora in calo. A causa dei tagli all’istruzione, le soluzioni che la governance usa per non andare in rosso sono tagliare ovunque possibile (“realizzare economie”, secondo il loro linguaggio da burocrati) e soprattutto riversare l’ingente peso dei soldi mancanti sulle spalle degli studenti e delle loro famiglie, tramite continui aumenti delle tasse. Esigiamo non solo che non ci siano più aumenti della tassazione ma anche una nuova modulazione al ribasso delle stesse, tramite la pretesa di un progressivo finanziamento statale che porti al loro totale azzeramento, in modo da garantire un’istruzione realmente gratuita, libera dai vincoli della discriminazione per classi sociali, affinché neanche un giovane sia costretto ad abbandonare gli studi o a lavorare per mantenerseli. A un primo impatto potrà sembrare che fondi statali e annullamento della tassazione siano questioni nazionali ben più grandi dei poteri e delle possibilità della rappresentanza studentesca d’ateneo. In realtà è fondamentale che il tema delle responsabilità dello Stato nei confronti delle università venga messo sul tavolo anche a partire dai nostri organi locali, perché per poter ottenere i fondi che in questi anni ci sono stati solo negati è necessario mobilitarsi da ogni singola università per mettere in crisi il sistema dell’autonomia universitaria, strumento usato per slegare sempre di più gli atenei dallo Stato e dai fondi pubblici, favorendo tassazione, tagli al diritto allo studio, logiche aziendalistiche. A tutto questo è collegato anche il diritto allo studio. Nonostante Ateneo e rappresentanti abbiano urlato al miracolo per la copertura delle borse di studio grazie ai fondi regionali POR e PAC (abile mossa propagandistica in periodo di campagna elettorale), dall’analisi dei bilanci dell’Unical sappiamo bene che l’Ateneo prevede un nuovo calo delle risorse e degli investimenti sul diritto allo studio di circa 5 milioni di euro rispetto al 2017: la conferma di ciò è la riapparizione del vergognoso status di “idoneo non beneficiario” e il finanziamento delle borse di studio con il taglio sui premi di laurea per l’a.a. 2018/19.

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Per raggiungere la piena copertura delle borse non serve elemosinare fondi temporanei dalle istituzioni, che saranno sempre risorse scarse utilizzabili per pochissimi anni, un palliativo di fronte ai terribili tagli imposti a livello nazionale. La questione centrale è piuttosto rivendicare il dovere dello Stato di garantire la borsa di studio a tutti gli studenti a basso reddito in maniera permanente, anche qui con piani di finanziamenti costanti proiettati sul lungo termine. A tal fine vogliamo che per l’assegnazione delle borse si adotti sempre il criterio del reddito anteposto a quello del merito, per poter garantire il diritto allo studio sicuro a tutti gli studenti delle classi popolari, in modo continuato e nel modo più efficiente per offrire la possibilità di studiare con i risultati migliori. Non mettiamo in dubbio l’importanza di assicurarsi che gli studenti beneficiari di borsa utilizzino le loro risorse per studiare bene, ma sappiamo che non esisterà mai alcun merito reale fino a che ci saranno condizioni di partenza non eguali, finché ci saranno giovani costretti a studiare solo a costo di enormi sacrifici. Riteniamo, inoltre, che la valutazione dei risultati degli studi debba essere realizzata tramite strumenti qualitativi, mentre l’attuale metodo di quantificazione del merito, ovvero i crediti formativi universitari, rappresenta il modo più scorretto e inefficace per valutare chi studia (si vedano i casi diffusi di chi accetta voti molti bassi solo per ottenere i CFU o per mantenere la borsa di studio); per questo vogliamo l’eliminazione di tutti i meccanismi che utilizzano i criteri quantitativi dei CFU per decidere chi può accedere al diritto allo studio e chi no.

Caro-libri

Il mercato editoriale dei testi universitari è strutturato per truffare gli studenti con testi costosissimi e di qualità spesso scadente, situazione che costringe la maggior parte degli studenti a rivolgersi alla stampa illegale. È fondamentale che nell’ateneo si avvii un sistema di supporto editoriale per quella grande maggioranza di studenti che non possono permettersi di pagare migliaia di euro di libri l’anno. Rivendichiamo quindi nuovi fondi per il finanziamento del sistema bibliotecario, riempiendo gli scaffali con testi adeguati e variegati per tutte le discipline, con un attento numero di copie per i testi accademici fondamentali. Vogliamo l’ammodernamento dell’offerta di libri delle biblioteche, soprattutto per la “Tarantelli” dell’area delle scienze sociali e per la biblioteca dell’area tecnico-scientifica, che attualmente possiedono molti scaffali vuoti e poche copie di titoli fondamentali per il percorso di studi di tutti gli studenti. Vogliamo il rifornimento annuale delle biblioteche con i testi utilizzati dai professori durante i corsi, da offrire in comodato d’uso gratuito agli studenti, con numeri di copie calcolati sulla base della tendenza delle iscrizioni ai corsi. Proponiamo la riduzione del prezzo per le fotocopie dei testi delle biblioteche e il miglioramento dell’offerta di postazioni dotate di computer e rete internet. Riteniamo inoltre necessaria la digitalizzazione dei testi, per garantire agli studenti il libero e completo accesso a tutti i libri tramite gli strumenti informatici. Riteniamo inoltre assurdo che in un Campus le biblioteche chiudano alle ore 20.00 e che siano addirittura chiuse nei fine settimana. Per questo chiediamo una apertura delle stesse fino a mezzanotte, sabato e domenica compresi, prendendo esempio da molte università in Italia che già adottano questo sistema. Il servizio dovrà essere garantito tramite regolare assunzione di dipendenti da parte dell’Ateneo, in modo da poter fornire agli studenti luoghi adibiti per lo studio oltre il normale orario delle lezioni, senza generare sfruttamento di tirocinanti o del personale attualmente assunto.

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Didattica Nell’università-azienda non vengono risparmiate nemmeno la didattica e le docenze. Pochi professori ordinari ed un esercito di assistenti e ricercatori precari gettati nelle aule per coprire i buchi di insegnamento. Il risultato della politica del risparmio? Meno corsi, meno lezioni. È fondamentale un piano che adegui il rapporto fra docenti e studenti portandolo ad una proporzione corretta per le necessità didattiche, e che dia garanzie di futuro professionale per i ricercatori a tempo determinato e i dottorandi. Vogliamo la stabilizzazione di tutti i ricercatori precari e nuovi finanziamenti destinati agli scatti di fascia e alle assunzioni. Bisogna evidenziare, inoltre, che il nostro ateneo soffre di una forte disparità fra i dipartimenti per quanto riguarda gli investimenti sulla didattica; questa infatti è parecchio depotenziata in tutti quei corsi di laurea che non sono direttamente collegati agli interessi di certi settori delle grandi imprese, i quali soprattutto negli ultimi anni cercano nelle università pozzi di conoscenza da strumentalizzare per i loro affari e per massimizzare i profitti. Il risultato di questo processo è il peggioramento continuo della didattica nel nostro ateneo, i cui dipartimenti, soprattutto quelli che mancano di finanziamenti, versano nelle ultime posizioni della classifica Censis. A cosa serve che un ateneo venga classificato ai primi posti per i servizi (posizionamento discutibile in quanto basato su criteri quantitativi e non qualitativi) se poi l’offerta didattica è nel complesso sempre più mediocre? Che futuro può dare agli studenti? Per questo motivo rivendichiamo massicci finanziamenti per l’ammodernamento e il potenziamento della didattica in modo eguale fra tutti i corsi e i dipartimenti; finanziamenti per i dottorati di ricerca con eliminazione del numero chiuso; eliminazione del numero chiuso per tutti i corsi di laurea. È necessario avviare finalmente un serio confronto diretto fra studenti e docenti su alcuni problemi consolidati nei corsi, come la ripetitività degli insegnamenti e l’accorpamento grossolano delle materie, affinché vi sia un miglioramento complessivo della didattica, ormai obsoleta e che attualmente non favorisce la partecipazione degli studenti alle lezioni. Proprio per questo vogliamo un ripensamento delle Commissioni paritetiche nei vari dipartimenti, in modo che possano essere realmente un momento di confronto fra le principali componenti del nostro ateneo e non un organo nel quale strappare qualche ora di assenza dai corsi. Proponiamo inoltre il miglioramento del sostegno agli studenti con due provvedimenti chiave: la creazione di un nuovo ufficio per le matricole che si relazioni con le scuole superiori, per facilitare l’introduzione degli studenti all’università dal punto di vista burocratico; un nuovo piano di tutoraggio interfacoltà, che sfrutti al massimo il personale docente e si concentri verso gli studenti che hanno necessità di un supporto maggiore durante il percorso di studi.

Appelli d’esame Il numero di appelli disponibili nel corso di un anno non è sufficiente, solo 5 sono gli appelli stabiliti dal Regolamento Didattico d’Ateneo, con un concentramento di questi in sessioni di circa un mese e mezzo. Questa organizzazione complica notevolmente le cose nel momento in cui si debbano sostenere più esami nello stesso periodo di una singola sessione. Alcuni professori, con grande arroganza, praticano il salto d’appello, secondo criteri frutto di una loro scorretta visione dell’università e degli studenti. Il basso numero di appelli disponibili, la frequente coincidenza di giorni e orari per esami di materie diverse, la mancanza di garanzia di questi 5 appelli di base e l’insufficienza di appelli straordinari rendono impossibile per migliaia di studenti completare gli studi nei tempi giusti. Allo stato attuale questo assetto delle sessioni ha come unico risultato quello di rallentare il conseguimento della laurea e, tramite la conseguente maggiorazione delle tasse per i fuori corso, permettere all’Ateneo di battere cassa tramite un sistema volto a truffare gli studenti, andando contro i loro diritti. A nostro avviso non c’è alcun motivo didattico per cui gli appelli nel corso di un anno debbano essere 5 e concentrati solo nelle 3 sessioni. Per questo rivendichiamo la modifica dell’art.49 del Regolamento Didattico d’Ateneo, creando maggiore omogeneità in tutta l’università nella gestione degli appelli d’esame, affinché la libertà concessa ai corsi di laurea nel disporre gli esami in modo diverso non diventi causa di disparità fra un dipartimento e l’altro

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nel garantire il rispetto delle regole. Rivendichiamo l’abolizione della facoltà concessa al docente di non far ripetere la prova a uno studente bocciato e l’abolizione del vincolo del pagamento delle tasse per poter sostenere gli esami. Rivendichiamo inoltre un aumento del numero degli appelli per adeguarci alla media nazionale e permettere agli studenti di organizzare meglio lo studio, per ridurre il numero attualmente troppo alto di fuori corso. Nello specifico: ALMENO TRE appelli per ogni materia per la sessione del periodo gennaio-marzo, ALMENO TRE appelli per ogni materia per la sessione del periodo maggio-luglio, ALMENO DUE appelli per ogni materia nel mese di settembre, ALMENO UNO appello per ogni materia nel mese di novembre e ALMENO UNO appello per ogni materia nel mese di aprile. Tutti gli appelli devono essere aperti a tutti gli studenti a prescindere dallo status di studente in corso o fuori corso.

Servizio mensa

Ogni anno che passa il servizio della mensa diventa sempre più inadeguato nonostante il presunto miglioramento millantato dalla rappresentanza studentesca. Il calo di qualità è così netto da essere palesemente visibile, soprattutto dagli studenti che vivono nel campus consumando quotidianamente i pasti della mensa. Negli ultimi anni si è visto un clamoroso calo della quantità di cibo a disposizione, con un’offerta di pietanze terribilmente scarsa a partire già da neanche un’ora dopo l’apertura dei locali. Anche la qualità del cibo sta diventando sempre più discutibile. Sono molto più frequenti i casi di alimenti confezionati con ingredienti cancerogeni, offerta di avanzi dei pasti precedenti (cosa che accade soprattutto a chi mangia a mensa la sera e nei fine settimana) e a volte anche casi di piatti con cibi andati a male. Per questo motivo le nostre proposte per il miglioramento del servizio sono le seguenti: - utilizzare la piena copertura delle borse di studio (come già spiegato nel paragrafo sul diritto allo studio) per garantire un servizio mensa costantemente gratuito a tutti gli studenti con reddito basso e una riduzione del costo del pasto per gli altri studenti; - nuovo piano di ristrutturazione del servizio, con internalizzazione dell’attività contro la gestione della società “La Cascina”, più volte coinvolta in questioni giudiziarie per corruzione e Mafia Capitale, responsabile non solo di un servizio scadente ma di uno sfruttamento selvaggio dei lavoratori delle mense; utilizzo di finanziamenti per migliorare l’offerta dei pasti in termini quantitativi e qualitativi, evitando prodotti confezionati con ingredienti nocivi; - garantire controlli igienico-sanitari obbligatori sui locali, gli strumenti e il cibo della mensa, da effettuare a scadenza mensile tramite l’ASL, da eseguire con il massimo livello di trasparenza, tramite la comunicazione dell’avvenuto controllo che dovrà essere pubblicata mensilmente dall’Ateneo, dietro certificazione dall’ASL stessa.

Edilizia universitaria

Per le imprese edili, costruttori e palazzinari del territorio calabrese gli appalti universitari rappresentano un’immensa fonte di guadagno. Non importa cosa si costruisce e dove, per loro l’importante è prendere i soldi dalle istituzioni giocando al ribasso su salari degli operai e qualità dei materiali. Gli interessi degli speculatori guidano le scelte delle amministrazioni dell’Ateneo, e i risultati di questa politica sono davanti agli occhi di tutti. Gli alloggi studenteschi e molti edifici dell’università sono in condizioni di fatiscenza, spesso terribili, soprattutto nel caso del polifunzionale. È necessario promuovere l’utilizzo di finanziamenti per il recupero, la messa in sicurezza e il riammodernamento di tutte le strutture d’ateneo. Pretendiamo inoltre il completamento del residence di Contrada Rocchi, abbandonato a metà costruzione dal 2012 dopo che l’università aveva speso ben 20 milioni di euro; la riqualifica dei tanti studentati presenti nel comune di Rende e abbandonati da anni o addirittura messi all’asta; l’ammodernamento degli alloggi più datati e la messa in sicurezza di quelli recenti che presentano già problemi struttu-

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rali. Al fine di contrastare la speculazione delle imprese edili, pretendiamo la fine di tutti i progetti di costruzione interni al campus che non siano direttamente collegati a servizi essenziali o alle attività quotidiane dell’ateneo. Chiediamo infine un’opera di riqualificazione dello spazio precedentemente adibito a bar/rosticceria “Conca d’oro” con al suo posto una struttura che possa essere messa a disposizione degli studenti per aggregazione, studio e servizi di assistenza, bloccando la cessione della struttura a La Cascina che vorrebbe farne solo l’ennesimo bar, solito strumento di speculazione sugli spazi del Campus.

Lavoratori e servizi

La vita all’Unical non è retta solo da studenti e docenti, ma anche e soprattutto da migliaia di persone che ogni giorno vi lavorano in condizioni difficili e prive di tutele. Per la maggior parte si tratta di lavoratori operanti nei servizi fondamentali esternalizzati dall’Ateneo ad aziende interinali e cooperative. Il risultato è quello di lavoratori ricattati, sottopagati, costantemente sotto la minaccia di perdere il lavoro ad ogni rinnovo dei bandi. Esigiamo l’internalizzazione della totalità dei servizi d’ateneo e l’abolizione di qualsiasi forma di lavoro alternativo, comprese le borse di collaborazione. Quest’ultime, infatti, sono strumenti usati dall’Ateneo per diminuire i costi di servizi e personale, preferendo pagare gli studenti poiché ancora più economici rispetto ai lavoratori. Gli iscritti dell’Unical non possono diventare manodopera per l’Ateneo e leva di ricatto contro i lavoratori. Per questo motivo esigiamo assunzioni stabili di lavoratori dediti appositamente ai servizi per l’università, con eliminazione di tutte le borse di collaborazione per gli studenti e loro sostituzione con borse di studio vere e proprie. Per quanto riguarda il servizio mensa e le biblioteche chiediamo più assunzioni con contratti a tempo indeterminato da parte dell’ateneo in modo da poter garantire migliori servizi e non caricare il peso delle ore lavorative sui pochi dipendenti già assunti.

Sicurezza e vivibilità del campus

Il problema del vandalismo e dell’insicurezza all’Unical non è casuale. Esso è frutto del degrado e dell’abbandono, che nel nostro ateneo sono sempre più alti a causa del distacco degli studenti dalla vita universitaria. Per molti studenti la permanenza all’università è difficile dal punto di vista economico e spesso anche sociale. Servizio mensa scadente, alloggi con forti problemi strutturali e di muffa, randagismo incontrollato, assenza di servizi di base per procurarsi beni di sussistenza e medicinali, presidio di guardia medica inefficiente e sfornito di farmaci e strumenti, servizio di trasporti che lascia l’università isolata negli orari serali e nei fine settimana… Questi e tanti altri problemi spingono sempre di più i nostri colleghi ad allontanarsi dal campus, per tornare alle città e paesi di provenienza nel week-end o per trascorrere il tempo libero in altri quartieri di Rende e Cosenza. A tutta questa situazione si associa anche un modello di aggregazione e divertimento ripetitivo ed alienante, fondato in gran parte sull’abuso di alcool e droghe, non adatto a tutti quegli studenti che hanno altri gusti e idee di socialità, che all’Unical non riescono ad esprimere e soddisfare. Ci poniamo contrari a tutta la retorica sulla sicurezza che è sempre stata intonata dalle altre liste studentesche, che invocano l’utilizzo delle forze armate per sorvegliare vanamente un campus troppo grande e già vuoto, sempre più inaridito di vita e partecipazione giovanile. Per rendere sicura la nostra università serve innanzi tutto toccare il centro del problema, cioè rendere il campus un luogo davvero a misura di studente, garantendo tutti i servizi e diritti necessari. Per questo proponiamo: riqualificazione e ripopolamento di tutti i grandi spazi abbandonati nell’orario extra-didattico; lotta al randagismo con allontanamento non violento dei cani randagi e potenziamento del servizio di guardia zoofila; finanziamenti per il potenziamento del servizio della guardia medica, con rifornimento di defibrillatori, farmaci e tutte le attrezzature necessarie;

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creazione di attività ludiche, sportive e culturali continue, diversificate e diffuse nel campus negli orari extra-didattici e nei fine settimana, con la collaborazione dell’istituzione universitaria e delle sue risorse e con la partecipazione creativa degli studenti stessi; lotta di contrasto alla diffusione della droga, utilizzando soprattutto strumenti come lo sport popolare, la musica e l’aggregazione per combattere l’esclusione sociale e l’alienazione, vere e proprie piaghe che spingono tanti nostri colleghi a usare gli stupefacenti come forma principale di svago.

Diritto allo studio e integrazione degli studenti con disabilità

l nostro ateneo presenta svariati problemi strutturali, uno dei problemi più evidenti è senza ombra di dubbio quello legato alle barriere architettoniche. Possiamo distinguere due tipologie di ostacoli nel campus: la prima tipologia è quella delle aule che presentano barriere totali, come la presenza di scale o porte non abbastanza larghe da permettere l’accesso ad una carrozzina. La seconda tipologia invece è quella degli spazi non raggiungibili per via di ascensori non funzionanti o non utilizzabili senza le apposite chiavi. Il nostro ateneo, che fa dei servizi un vanto, lascia molti ascensori chiusi senza giustificato motivo e li rende utilizzabili solo dopo diverse sollecitazioni. Questo è un serio problema per gli studenti con disabilità, che si ritrovano impossibilitati ad accedere ad aule per le semplici lezioni o addirittura per gli appelli d’esame, e che riscontrano problemi nei cambi di aula fra ponte coperto e scoperto. Inoltre, è paradossale che in un luogo di istruzione e di sapere alcuni studenti non abbiano diritto ad accedere alle biblioteche. Un’università all’interno della quale ci sono barriere architettoniche è un’università non inclusiva e per questo pretendiamo la riparazione e la fruizione di tutti gli ascensori e l’adeguamento delle strutture del Campus alle esigenze degli studenti disabili.

Democrazia diretta e partecipata

Quello della partecipazione democratica degli studenti alla vita del nostro Ateneo è divenuto ormai un problema centrale, soprattutto alla luce dei recenti rinvii delle elezioni studentesche, che sotto il mandato di Crisci sembrano essere stati la migliore prassi utile per i suoi interessi. A causa dell’attuale funzionamento delle associazioni e della governance universitaria, gli studenti percepiscono la propria partecipazione alla vita dell’Ateneo come un dovere che si presenta solo una volta ogni due anni (o tre) tramite un semplice voto. Per il resto del tempo regna il disinteresse su ciò che accade negli organi rappresentativi e nel rettorato, dove vengono prese le decisioni che riguardano il loro percorso di studi e il loro stesso futuro. Questa è una forma di “democrazia” corrotta e passiva, che permette alle associazioni e al Rettore, che spesso sono collusi, di portare avanti determinati interessi economici a scapito degli stessi studenti. Questo non è più accettabile, gli studenti devono tornare al centro della vita dell’Ateneo ed essere partecipi di ogni processo decisionale. Democrazia è prima di tutto partecipazione, per questo lavoreremo, qualora dovessimo essere eletti, per costruire assemblee di dipartimento e di corso di laurea, da tenersi almeno una volta al mese, in cui discutere con tutti gli studenti dei progetti e delle lotte da promuovere e degli aggiornamenti dalle riunioni degli organi istituzionali, accogliendo le loro proposte, parlando delle battaglie che porteremo avanti nei luoghi di rappresentanza, dando realmente voce agli studenti e discutendo con loro delle problematiche che hanno davvero a cuore. Riteniamo anche necessario che gli studenti possano richiedere la decadenza di un rappresentante che non si sia presentato a tre riunioni di seguito dell’organo in cui è stato eletto, evitando i vergognosi casi di assenteismo verifi-

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catisi in questi anni sia in CDA che negli organi minori.

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