Un’altra università è possibile solo con la lotta! FGC - Programma elettorale UniSa 2021
Sommario Tasse
3
Borse di studio e borse di collaborazione
4
Didattica e accessibilità
5
Contro la gestione dei privati
6
P e F
Programma elettorale FGC
L’ affluenza intorno al 20%, lo svuotamento dei contenuti politici nei programmi delle varie liste e gli atteggiamenti arrivisti di chi, nel migliori dei casi, non porta avanti gli interessi degli studenti, nel peggiore fa i propri interessi personali, denotano quanto sia grave la perdita di rilievo della rappresentanza studentesca all’università e fanno perdere l’interesse nella vita politica del Campus. C’è da chiedersi se non sia questa una vera e propria scelta politica da parte delle associazioni universitarie, ormai ridotte a passacarte dell’università. La totale assenza di lotta, la quasi latitanza e il poco contatto reale con le esigenze degli studenti appartengono a chi, per qualsivoglia motivo, sceglie di tenere china la testa nel già misero spazio concesso a noi studenti. Tutto questo mentre Unisa degrada, anno dopo anno, il diritto allo studio per le fasce popolari quasi viene annullato e l’ateneo diviene sempre più conveniente per i più abbienti. Non importa quanto si sbandierino traguardi come quello della no tax-area, se poi per poche centinaia di euro in più di ISEE rispetto alla soglia prevista, ci si trova in uno dei peggiori sistemi progressivi di tassazione, se il caro-libri rappresenta ancora per molti un forte scoglio, se la biblioteca non risponde alle nostre esigenze, se le borse di studio si trasformano in rimborso a lungo termine, se molti faticano a permettersi un alloggio o se, in casi di emergenza come questo, non si garantisce una reale qualità di formazione, ma si pensa invece a glorificare come vittorie immense le poche ed insufficienti riforme. Per questo il programma dei comunisti è prima di tutto un programma militante e politico, che non vede nella rappresentanza il compimento di un percorso, ma una base di partenza per unire gli studenti e renderli protagonisti delle lotte, per organizzarsi e lottare contro un’università sempre più di classe, sempre più vicina aglo interessi privati, sempre più lontana dagli studenti.
Tasse Le tasse universitarie sono un elemento sempre più gravoso nella vita degli studenti delle fasce popolari, richiedendo sempre più sacrifici, soprattutto in un periodo come quello pandemico che ha ridotto le entrate economiche di migliaia di famiglie. 3
Soluzioni come la “No tax area” e “Unisa premia il merito” sono del tutto insufficienti a garantire il diritto allo studio agli studenti delle fasce popolari. Per la prima non vengono tenuti in considerazione coloro si trovano al di sopra della soglia dei 23000 e si trovano a dover pagare un contributo onnicomprensivo sproporzionato rispetto alla loro fascia di reddito a causa della ridotta progressività tra le varie fasce, che vede l’Unisa come un ateneo conveniente più per gli studenti ricchi che per quelli più poveri. Per “Unisa premia il merito”, invece, non vengono considerati gli studenti lavoratori, o i fuori corso, i quali, non venendo calcolati nei criteri “meritocratici”, risultano discriminati e penalizzati. Inoltre, non essendoci una discriminante di reddito, uno studente con ISEE elevato può ricevere comunque il beneficio, se riesce a dare tutti gli esami in corso, senza neppure badare al voto. È un merito falso, che induce alla fretta, alla velocità, senza badare alla qualità del percorso. L’università diventa un esamificio e non un luogo di cultura e ricerca. Il Fronte della Gioventù Comunista si batte contro il modello dell’università autonoma che continua a sostenersi con la tassazione degli studenti e, in vista di un modello di un’istruzione libera e gratuita per tutti, propone una maggior progressività nella tassazione e un maggiore uso dei fondi emergenziali e ordinari regionali. Inoltre, date le problematiche riscontrate dagli studenti, l’ateneo deve prorogare l’anno accademico fino al mese di luglio, comprendendo tutti gli studenti e non solo i tesisti. È il momento, infine, di abbandonare tutti i criteri falsamente meritocratici per la riduzione o eliminazione delle tasse, che vedono gli studenti lavoratori e fuori corso maggiormente danneggiati dal sistema.
Borse di studio e borse di collaborazione In tutta Italia per migliaia di studenti le borse di studio risultano un aiuto fondamentale per il proseguo degli studi, ma in molti atenei queste sono spesso inaccessibili anche quando si rispettano tutti i criteri. La differenza tra assegnatari e idonei vede l’Unisa tra gli atenei protagonisti in negativo, con gran parte degli studenti che devono attendere mesi o anche un anno per ricevere la borsa di studio, che si trasforma di fatto in un rimborso spese, dato che gli studenti già devono pagare di tasca propria ogni spesa necessaria. In particolare sui fuori sede idonei e sugli assegnatari nei primi anni grava l’affitto delle residenze, da pagare in anticipo per poi aspettare l’arrivo dei soldi. È fondamentale che scompaia la figura dell’idoneo non beneficiario, attraverso l’uso di maggiori fondi statali e regionali. Non è vero che i fondi non ci sono, per i diritti si devono trovare. Noi esigiamo borse di studio per tutti gli aventi diritto, da subito! Un’altra misura dell’università, per tamponare le iniquità del modello dell’ISEE, sono le borse di collaborazione. Queste darebbero agli studenti 1050 euro in cambio di una prestazione di lavoro di 150 ore in varie occupazioni. Già la natura di questa pratica è incredibilmente scorretta e dannosa per la qualità dell’istruzione. L’Unisa, infatti, cerca di nascondere le mancanze di organico con la manodopera degli 4
studenti che necessitano di quel denaro,mettendo gli studenti al minimo sindacale e senza le tutele ordinarie. Inoltre la borsa di collaborazione è accessibile unicamente per quegli studenti che possono studiare a tempo pieno e non, per esempio, per gli studenti lavoratori. Pretendiamo che i fondi siano distribuiti agli aventi diritto indipendentemente dalle ore lavorate e che siano erogati da subito, senza ulteriori indugi.
Didattica e accessibilità Già negli anni passati gli studenti dell’Unisa hanno sofferto per l’affollamento di aule e corsi e per gli orari di lezione non adeguati, che prevedevano anche lezioni di uno stesso anno di corso in contemporanea! Da quando è iniziata l’epidemia i problemi sono aumentati, sia a causa del nuovo metodo di didattica sia per l’accessibilità ai vari servizi di ateneo. La didattica a distanza ha, infatti, mostrato grandi limiti. Non solo si è persa gran parte dell’interazione tra gli studenti e tra gli studenti e il docente, ma va detto che non tutti gli posseggono gli strumenti tecnologici adatti, né hanno in casa gli spazi adeguati. Operazioni come la donazione dei kit connettività sono sicuramente utili, ma comunque insufficienti, anche perché sono arrivati con un anno di ritardo e comunque non risolvono i problemi di orario. Sono necessarie modifiche strutturali, che tengano conto dei limiti e degli ostacoli affrontati dagli studenti, come una riduzione generale del carico di studio per esame, l’aumento del numero di appelli, insufficienti nell’attuale situazione in alcuni corsi di laurea. Occorre garantire gli stessi diritti agli studenti di ogni dipartimento! Contemporaneamente bisogna pensare ad una maggiore accessibilità del campus a partire dai servizi fondamentali, come la biblioteca, rimasta quasi del tutto chiusa durante l’ultimo anno. Se dovessero esserci le condizioni per la riapertura del campus, la biblioteca deve essere la prima a riaprire. Inoltre fin da ora essa potrebbe procedere a digitalizzare i libri di testo e gli altri documenti, rendendoli accessibili a tutti quegli studenti che ne hanno bisogno per lo studio o per le tesi. Oltre alla biblioteca, in vista di un ritorno alla normalità si deve iniziare a lavorare perché siano disponibili agli studenti, nel periodo post-pandemico, anche il resto del campus, specialmente gli spazi ricreativi, puntando finalmente di ampliare l’accesso al campus anche di sabato e la sera fino alle 10. Non dobbiamo poi dimenticare che nell’ultimo anno segreterie e sportelli vari sono stati chiusi e, in alcuni dipartimenti, non sono sempre disponibili a rispondere agli studenti telematicamente se non per poche ore al giorno. In vista di una riapertura vanno estesi ad almeno 6 ore al giorno gli orari per il prestito e la restituzione dei libri e va aumentato a 4 il numero di libri che uno studente può prendere in prestito contemporaneamente: la biblioteca è degli studenti! La difficoltà nel contattare gli sportelli amministrativi si fa ancora più grave se si considera che per i comuni studenti non è sempre facile reperire i verbali e le decisioni prese durante le sedute dei vari organi universitari se questi non sono condivisi dalle associazioni studentesche che hanno membri nei suddetti organi; il problema non si porrebbe se fosse proprio l’ateneo a curarsi di diffondere pubblicamente i verbali di tutte le sedute! 5
Contro la gestione dei privati L’infiltrazione degli interessi privati all’interno delle università è una delle minacce più pericolose per l’università pubblica. Per fare un esempio, la gestione privata da parte de ‘La Cascina’ delle residenze universitarie, mette in luce i problemi derivanti dal permettere ad un ente privato l’uso di un bene pubblico. Infatti la manutenzione degli alloggi, che dovrebbe essere a carico del privato, è quasi assente, mentre il canone per una singola (260 euro mensili pagati in anticipo dagli studenti idonei a La Cascina e dall’adisurc a La Cascina per gli studenti assegnatari) è esoso. Inoltre la Cascina può anche gestire un bar alle residenze e può affittare a pagamento le stanze non assegnate. Del resto anche i bar dell’università e le mense sono a gestione privata. In particolare la mensa sempre più propone cibo di qualità bassa e sfrutta i lavoratori, ma garantisce, evidentemente, buoni profitti per il gestore. Chiediamo che l’Unisa renda di nuovo a gestione pubblica la mensa e i servizi di pulizia, anche essi privatizzati ed esternalizzati, a danno dei lavoratori e del servizio reso. Inoltre esiste anche Il problema della presenza dei privati all’interno degli organi universitari (vedi la Fondazione Unisa) e di conseguenza nell’organizzazione dei percorsi formativi. La didattica è sempre più guidata da interessi aziendali che puntano a far acquisire prevalentemente competenze parcellizzate, allontanandosi dall’obiettivo di un’istruzione completa di qualità. Le aziende finanziano l’università, ma chiedono in cambio manodopera attraverso i tirocini (di solito non pagati) e un adeguamento dei corsi di laurea alle loro esigenze. Cioè pretendono che gli studenti acquisiscano le competenze necessarie ai loro interessi. In tutto ciò l’università è costretta dai sempre maggiori tagli all’istruzione in nome della autonomia universitaria, che rende gli atenei sempre più succubi delle imprese. L’Unisa, come altre università, non prevede il pagamento delle ore di tirocinio, lasciando la libertà agli enti ospitanti di regolarsi come meglio credono. Questi, propinati come promessa di acquisizione di competenze e di un più semplice inserimento nel mondo lavorativo, risultano di fatto uno sfruttamento di manodopera gratuita o a basso costo. Pretendiamo pertanto l’allontanamento del privato dagli organi decisionali e la corretta retribuzione di ogni tirocinio attuato.
6