Fragmentum_Una chiesa per Certaldo

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FRAGMENTUM

una chiesa per Certaldo



FRAGMENTUM

una chiesa per Certaldo UniversitĂ degli Studi di Firenze DiDA a.a. 2013/2014 Scuola di Architettura Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico - Architettura 4/S Laurenda: Serena Sabatino Relatore: Prof. Paolo Zermani Correlatrice: Prof.ssa Francesca Mugnai



INDICE IL LUOGO

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CERTALDO_INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

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CERTALDO_INQUADRAMENTO STORICO

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Cenni sulla Preistoria e sulla Protostoria antica

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Le origini del toponimo e il periodo etrusco-romano

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Il Medioevo

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Il Rinascimento

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Dall’Ottocento fino ad oggi

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IL PROGETTO

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TAVOLE BIBLIOGRAFIA

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IL LUOGO “Certaldo, come voi forse avete potuto udire, è un castello di Val d’Elsa posto nel nostro contado, il quale, quantunque picciol sia, già di nobil uomini e d’agiati fu abitato” Giovanni Boccaccio, Decameron-VI,10



CERTALDO_INQUADRAMENTO GEOGRAFICO Certaldo sorge esattamente al centro della Valdelsa, fra Castelfiorentino e Poggibonsi; già abitata in epoca preistorica, è riuscita a mantenere, sino ad oggi, quasi integralmente, le spoglie medioevali, potendo, così, essere annoverata fra i borghi più belli e suggestivi della Toscana. La recente urbanizzazione, tuttavia, non è riuscita a mantenere la vitalità tipica dell’antico borgo, da sempre cuore pulsante dell’artigianato locale. Oggi infatti la vita di Certaldo si svolge prevalentemente nella cosidetta parte “Bassa”, sviluppatasi a valle, in tempi abbastanza recenti, contribuendo così a segnare una netta cesura tra il tessuto storico e quello moderno. I due frammenti dello stesso corpo sembrano, al contrario, cittadine completamente disgiunte e diverse fra loro; Certaldo Alto rimane, così, un monumento solitario, un fiore all’occhiello da “sfoggiare” soltanto in grandi occasioni, fiere o mercati. La prima urbanizzazione, avvenuta già in epoca preistorica, ha avuto, come motore fondamentale, proprio la particolare orografia del terreno, composto da colline e torrenti: esso è bagnato, infatti, dal fiume Elsa, affluente dell’Arno, e dal torrente Agliena, che in 9


esso confluisce; oltre alla collina principale su cui è situato il borgo antico, il territorio è costellato da altri piccoli poggi, il più importante dei quali, soprattutto per valore storico, è il Poggio del Boccaccio, accanto al colle di Certaldo Alto. Certaldo è forse meglio conosciuta per essere stata la patria di Messer Boccaccio.

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CERTALDO_INQUADRAMENTO STORICO Cenni sulla Preistoria e Protostoria antica Tracce, sia pur quantitativamente limitate e isolate topograficamente, di insediamenti o di frequentazione umana, si riscontrano in Val d’Elsa sin dal periodo paleolitico. Al periodo neolitico è probabilmente da attribuire almeno gran parte del numeroso materiale litico proveniente da diverse località dell’alta e media valle. Alquanto diversa è invece la situazione per quanto riguarda le culture neo-eneolitiche e del bronzo: poco numerosi ed isolati i dati, ma in compenso ben collocabili in facies precise; a questo periodo risalgono una tomba a grotticella ritrovata vicino Poggibonsi, un ripostiglio con dodici asce, ritrovato verso Sovicille e altri strumenti ritrovati nella bassa Val d’Elsa, compresa una tomba a fossa, contentente un intero corredo, ritrovata nei pressi di Certaldo. Gli scavi e i ritrovamenti effettuati sembrano, quindi, indicare, dal neolitico in poi, un popolamento rado ma abbastanza diffuso in tutta l’alta Val d’Elsa e nella piana tra l’Elsa e lo Staggia, con una 15


particolare concentrazione, specie per quanto riguarda l’eneolitico e l’età del bronzo, nelle zone più prossime ai passaggi obbligati verso le valli della Merse e dell’Ombrone. Questo addensarsi di testimonianze nelle aree suddette e nella zona della Montagnola Senese è probabilmente da mettere in relazione con l’importanza assunta dalle località situate sui nodi geografici dominanti le direttrici di comunicazione.

Le origini del toponimo e il periodo etrusco-romano Sono ancora oggi incerte le origini del toponimo di Certaldo. Quasi sicuramente esso significa Cerreto Alto, infatti, Boccaccio nel Filocolo descrive il colle coperto di cerri: piante, del resto, piuttosto comuni nella Toscana rurale; ciò sarebbe anche spiegato dal fatto che, fino all’Ottocento, la città veniva appellata con il nome di Cerreto. Altri ritengono che il nome derivi da Castra-Cataldum, forse per la posizione strategicamente ottima in cui esso è situato; nome che per altro evidenzierebbe le origini antiche della città. Con ogni probabilità, nel luogo in cui adesso sorge Certaldo vi era un piccolo insediamento etrusco, probabilmente un villaggio 16


agricolo, come sembrano testimoniare i depositi di derrate nei poggi adiacenti al borgo, mentre sul Poggio del Boccaccio era situata la necropoli. Non è un caso, infatti che, nel corso di scavi archeologici, proprio qui, siano stati ritrovati una tomba etrusco-ellenistica ed un deposito di derrate alimentari, con alcuni strumenti fittili, riconducibili sempre all’età ellenistica. Anche in corrispondenza del Poggio delle Fate, un altro colle, ritenuto artificiale, in direzione sud est rispetto al borgo, sono stati rinvenuti ceramiche e suppellettili. La prova dell’origine etrusca dell’antico Borgo è indirettamente confermata dalla toponomastica dei due fiumi Elsa e Agliena, alla cui confluenza esso sorge, di chiara provenienza etrusca.

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Preesistenze archeologiche nel territorio di Certaldo Le testimonianze archeologiche del territorio di Certaldo sono, allo stato attuale, estremamente frammentarie, a tal punto che la loro comprensione sarebbe impossibile prescindendo da un contesto generale. Va, infatti, tenuto presente che l’indagine storico-archeologica dispone di un numero di dati progressivamente decrescente man mano che si procede dal meno al più antico; questa situazione induce, quindi, la necessità di una comparazione tra le differenti parti di un’area omogenea come la Val d’Elsa. Non è, perciò, possibile né corretto tentare l’esame delle preesistenze archeologiche dell’area certaldese prescindendo da uno studio globale dell’archeologia dell’intera Val d’Elsa, la quale costituisce un’area assai omogenea al fine dell’insediamento umano, non solo per articolarsi lungo il corso relativamente breve di un fiume, ma anche per essere abbastanza ben delimitata, rispetto alle aree circostanti, da sistemi collinari dal rilievo abbastanza accentuato. Essa rappresenta, inoltre, tra i territori dell’Etruria settentrionale, un interessante fenomeno di unità e continuità culturale dalla preistoria all’epoca tardo-romana. 18



Se pure, infatti, poco si può dire del periodo paleolitico , già nell’epoca neolitica, nell’età del Bronzo e nella prima età del Ferro, i dati archeologici cominciano ad addensarsi in zone nelle quali, ininterrotti, si svolgeranno, in seguito, frequentazioni e insediamenti. E’ comunque nel corso del VII sec. a. C., quando la cultura villanoviana si evolve in quella orientalizzante, che appaiono testimonianze relative ai primi insediamenti di una certa importanza. A far da sfondo c’è la Valdelsa come uno dei più importanti nodi di smistamento commerciale tra il mondo volterrano e l’Etruria meridionale. Quando poi queste grandi correnti commerciali si affievoliscono, nel corso del VI e V secolo, la regione non mostra segni di particolare decadenza economica: una solida base di economia agricola, insieme con il sempre più stretto legame con Volterra, le permettono di mantenere un notevole livello economico, che raggiunge anzi il suo massimo nell’ellenismo, insieme con un accentuato sviluppo demografico, che porta, forse, alcuni insediamenti a divenire dei veri e propri centri cittadini. Anche in epoca romana, essa mantiene, sia pur partecipando alla generale decadenza di tutta l’Etruria settentrionale, una certa vitalità sino ad almeno il I sec. d.C. 20


Anche in seguito, quando ormai ai fiorentini centri etruschi si sono sostituite ville e pagi isolati, le testimonianze di vita e di frequentazione si mantengono fino ai secoli della più tarda romanità con tenace continuità topografica. E’ questo, d’altronde, l’unico periodo di effettiva decadenza della regione; già verso l’VIII sec. d.C., infatti, il rinnovato interesse per essa come grande direttrice di comunicazione farà sì che i siti degli antichi insediamenti si ripopolino e rifioriscano, avviandosi verso il futuro splendore medievale e rinascimentale. Malgrado tutto ciò, la Valdelsa è tra le regioni meno e peggio note archeologicamente e ciò è dovuto a fattori diversi. La maggior parte dei ritrovamenti che, in realtà, non hanno niente da invidiare a zone più conosciute e famose, è avvenuta tra la fine del XIX sec. e l’inizio del XX sec. e i materiali rinvenuti sono stati dispersi e distribuiti tra collezioni e musei diversi o, addirittura, sono andati del tutto perduti. La loro pubblicazione, tranne fortunate eccezioni, risulta imparziale e lacunosa e, in ogni caso, non più rispondente alla metodologia moderna. Si aggiunga a ciò, infine, il generale disinteresse di cui tutti i territori dell’Etruria settentrionale interna sono stati oggetto, fino a qualche decennio fa, da parte della scienza archeologica ufficiale. Risale, infatti, 21


agli anni ‘60 l’accentuarsi dell’interesse verso la Valdelsa da parte della Soprintendenza alle Antichità d’Etruria, ed è in questo quadro di rinnovate ricerche e di ampie prospettive metodologiche che possiamo inquadrare i rinvenimenti antichi e recenti del territorio di Certaldo. Il colle di Certaldo Altro, per la sua posizione geografica, a immediato contatto con terreni particolarmente adatti all’agricoltura, e in posizione dominante rispetto alle principali vie di comunicazione, costituisce il naturale centro cui fa capo la vita del territorio comunale. A parte qualche reperto in aree limitanee, come le urne di Pogni o i materiali di Petrognano, i restanti ritrovamenti dell’area certaldese rispecchiano questa situazione. Putroppo, finora, nell’area di Certaldo è stata condotta una sola campagna di scavo con criteri scientifici ed è quella avvenuta nel 1973 sotto la direzione di Giuliano De Marinis e che ha avuto come oggetto il Poggio del Boccaccio. Da essa è scaturita una quantità rilevante di reperti, tuttavia, non è stato previsto alcun programma di conservazione e, tantomeno, una prosecuzione degli scavi.

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Lo scavo del 1973 sul Poggio del Boccaccio Il Poggio del Boccaccio è un vero e proprio tumulo, una collinetta di forma tronco-conica a sezione ellissoidale piuttosto regolare, pressoché priva di vegetazione non erbacea, situata al margine nord-est dell’abitato di Certaldo Basso, di fronte, al colle di Certaldo Alto. La sua forma è apparentemente insolita, sia per le dimensioni e sia per il fatto di trovarsi isolato e non, come più di frequente, legato ad un sistema collinare. Quanto alla sua forma troncoconica regolare, essa è dovuta in parte all’azione erosiva degli agenti atmosferici; per quanto riguarda, invece, il piano della sommità, esso è dovuto all’ opera dell’uomo, che ha provveduto a spianarne la cima. Nelle tradizioni locali, esso appare strettamente legato, fino a derivarne il nome, a quella figura, cara ai novellisti, dal Rinascimento in poi, di un Boccaccio mago, stregone e negromante. Il poggio si vuole, appunto, magicamente creato in una notte, per ordine del Poeta, dal demonio stesso e congiunto con la casa di Boccaccio, in Certaldo Alto, da un invisibile ponte di cristallo.

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Secondo altre versioni, il collegamento era costituito da una galleria, che sboccava in una stanza sotterranea, nelle viscere del Poggio, dove il Poeta-mago era solito incontrarsi con le forze oscure. Leggende analoghe, aventi stavolta per soggetto streghe e mostri, esistevano a proposito del Poggio delle Fate, rilievo analogo, di poco minore, sito quasi all’estremità opposta del paese basso, presso il cimitero. Nel 1812, spianandosi, come già accennato, la sommità del Poggio del Boccaccio, per metterla a coltivazione, vi venne alla luce un ampio strato di granaglie carbonizzate, miste a pietre e cocci; altre voci dicono che in epoca imprecisata, sempre sulla sommità, fosse stata rinvenuta una profonda buca, che fu fatta immediatamente coprire. Nel 1893, infine, il ricco commerciante antiquario della zona G. Maccianti, decise, sull’onda delle numerose e fortunate scoperte archeologiche che si andavano verificando nelle zone limitrofe, di effettuare degli scavi sul Poggio, con la speranza di rinvenirvi oggetti preziosi. Lo scavo fu condotto con una dilettantesca metodologia dell’epoca, peggiorata dall’inesperienza; ad ogni modo, andando in profondità egli scoprì una tomba circolare molto grande con la volta rotta, piena di terra, vasi ed anfore. 24



Nel successivo secolo, l’amministrazione comunale, decise di appurare la reale consistenza e natura dei resti archeologici del Poggio, affidandone la direzione a G. De Marinis. Operazione che ha permesso di riportare alla luce i resti della tomba in modo adeguato e di garantire catalogazione e conservazione delle suppellettili rinvenute, molte delle quali sono conservate presso il Palazzo Pretorio.

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Il Medioevo Con molta probabilità, i primi insediamenti fortificati sul colle sono da far risalire all’Alto Medioevo, epoca nella quale venne edificato il Mastio, che oggi risulta incorporato dal Palazzo del Vicario. L’origine del Mastio è quasi sicuramente Longobarda o Franca; esso prese la sua forma definitiva nel X-XI secolo: rappresentava il classico tipo di fortificazione alto-medievale, costituito da un’unica torre fortificata, dotata di stalla, alloggi signorili e armeria. Alcuni reperti archeologici, ritrovati sul Poggio del Boccaccio, risalenti al VI-VII secolo d.C., dimostrano che sul poggio vi era situato un insediamento agricolo, presumibilmente un deposito di derrate alimentari, a testimonianza che già a quell’epoca il colle su cui sorge Certaldo Alto era abitato. Molto probabilmente il villaggio agricolo alto-medievale prese forma dal precedente insediamento risalente all’epoca etrusco-ellenistica e, alla fine del IX secolo d.C., con l’importanza strategica dell’area, dovuta al passaggio della via Francigena, vi venne edificata la prima fortificazione feudale. L’importanza del territorio in cui si veniva a trovare l’antica torre, da cui si poteva controllare uno dei rami in cui si divideva la via 28



Francigena, favorì sicuramente lo sviluppo demografico e la sua evoluzione, prima in Castello fortificato e, successivamente, in borgo fortificato, portando alla costruzione di edifici civili attorno al Mastio primordiale. Nascono tra l’XI ed il XIII secolo la Chiesa dei Santi Tommaso e Prospero (la chiesa più antica del borgo medievale, oggi sconsacrata), l’annesso convento e chiostro, la Torre dei Lucardesi e le prime abitazioni civili e case torri lungo via del Rivellino, la via più antica del borgo. Una prima cinta muraria racchiudeva tutto questo primitivo nucleo urbano, che assumeva la conformità di un castello fortificato vero e proprio. Certaldo faceva parte delle numerose fortificazioni che gli Alberti disseminarono in tutta la Valdelsa per contenere l’espansionismo della repubblica fiorentina, assieme a San Miniato, Fucecchio, Montegrossoli, Semifonte, Castelfiorentino, Pogna, Lucardo e Vico d’Elsa. Il castello divenne sede e residenza del ramo di Certaldo dei Conti Alberti, assumendo un’importanza strategica e militare nella zona. La città mantenne la sua indipendenza da Firenze fino al 1184, quando, a seguito della distruzione del castello di Pogni presso Marcialla, la famiglia Alberti fu obbligata a smantellare le fortificazioni e le torri difensive di Certaldo. Nel 1198, agli inizi della 30



guerra tra Firenze e Semifonte, città fortificata nelle vicinanze e controllata dagli Alberti, Certaldo fu occupata e conquistata da Firenze in modo da isolare Semifonte, togliendo gli aiuti che potevano arrivare dai castelli fortificati degli Alberti. Certaldo non conosce, quindi, l’ulteriore evoluzione in libero comune, tipica di altre località vicine. La città, in seguito, vide un notevole sviluppo provocato dall’arrivo dei profughi semifontesi. Si sviluppa proprio nel XIII secolo via Boccaccio, la via principale che fungeva anche da piazza, lungo la quale sorgono, ancora oggi, la Casa del Boccaccio, Palazzo Machiavelli, la Canonica dei SS Jacopo e Filippo e le abitazioni lungo la via. Lo spostamento della via Francigena sul percorso di fondovalle, ai piedi del colle su cui sorge Certaldo, favorì ulteriormente lo sviluppo ed il rafforzamento del Castello. Lo sviluppo di via Boccaccio e la costruzione di nuovi edifici nel XIV secolo come Palazzo Stiozzi Ridolfi, Palazzo Giannozzi, il palazzo di Scoto da Semifonte, la casa-torre dei Della Rena e la Loggia del mercato portano alla saturazione della cima del colle da parte del nucleo urbano, che assume la sua forma definitiva e attuale. Sempre del XIV secolo è anche la cinta muraria odierna, con le sue tre porte: 32



Porta Alberti, da cui scende la costa Alberti in direzione di Pisa, Porta al Sole e Porta al Rivellino, da cui si snoda la costa Vecchia in direzione Sud, verso Siena e Roma. Durante la battaglia di Montaperti, avvenuta nel 1260, in cui le truppe guelfe di Firenze furono sconfitte dalla ghibellina Siena, Certaldo fu saccheggiata dalle truppe senesi. Nel 1313 vi ebbe con molta probabilitĂ i propri natali Giovanni Boccaccio, che visse a Certaldo stabilmente negli ultimi anni della sua vita e vi morĂŹ sicuramente nel 1375. Nel 1415 divenne sede di uno dei tre Vicariati in cui si suddivideva amministrativamente la Repubblica Fiorentina, la cui giurisdizione si estendeva dalla Valdelsa alla Val di Pesa, fino a tratti del Valdarno, comprendendo numerose Podesterie ed i rispettivi territori come Castelfiorentino, Montaione,Montespertoli e San Casciano in Val di Pesa. Il vicario veniva nominato semestralmente da Firenze ed amministrava la giustizia con competenze sia civili che criminali. Per tutto il secolo XV Certaldo conobbe un notevole sviluppo culturale ed economico, favorito dalla posizione strategica sulla via Francigena e dalla sede Vicariale, tanto da diventare il centro politico e giurisdizionale piĂš importante di tutta la Valdelsa; dai resoconti vicariali sappiamo che vi era un ospedale e una scuola 34


e sappiamo che a Certaldo vi si tenevano tutti i processi penali dell’epoca, dove venivano giudicati ed eventualmente condannati i colpevoli che risiedevano nel territorio del Vicariato. Nello stesso periodo vengono modificati il mastio e il palazzo signorile feudale, trasformandoli nell’attuale Palazzo Pretorio dove risiedeva il Vicario.

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La via Francigena in Valdelsa Sarebbe riduttivo definire la via Francigena come una strada; si trattava di un vero e proprio fascio di vie, nato in epoca longobarda, al fine di collegare le due parti del regno, a nord la Padania e a sud i ducati di Benevento e Salerno, passando naturalmente per Roma. Originariamente, era denominata strada di Monte Bardone, da Mons Longobardorum, ovvero Monte dei Longobardi. Successivamente, non essendo più praticabile la via Aurelia, divenne l’unica strada di collegamento tra Roma e il mondo cristiano d’Oltralpe, sino a raggiungere maggiore importanza con l’inizio del fenomeno dei pellegrinaggi. Questo insieme di vie attraversava anche la Vadelsa, costellandola di castelli di difesa, abbazie, chiese, ospedali, osterie, ponti e mulini. Il flusso di viandanti, infatti, ha permesso l’incontro di diverse culture che si sono integrate, arricchendo il territorio valdelsano, senza dubbio una delle zone più progredite d’Italia nell’Alto Medioevo. La Francigena non veniva percorsa solo per motivi religiosi, divenne, ben presto, fulcro di scambi economici e commerciali; ciò consentì all’area di evolversi sfruttando le nuove tecnologie 36



che si svilupparono dopo l’anno Mille e favorendo la circolazione del denaro. Con l’inizio della dominazione franca, l’importanza della strada crebbe e prese il nome di Strada Frencigena, cioè via che si genera dalla Francia. I pellegrini, che si recavano a Roma, preferirono chiamarla Strada Romea. Il suo tracciato viene descritto per la prima volta da Sigeric, arcivescovo di Canterbury, nella sua Memoria del viaggio di ritorno da Roma, compiuto nel 990, anche se più tardi, il suo tracciato cambiò in varie epoche secondo le mutate condizioni politiche e di assetto del territorio. Sotto l’influenza della nascente potenza di Firenze, la strada si spostò a valle, sulla sponda destra del fiume Elsa, percorrendo la valle, in gran parte bonificata dalle paludi, che due secoli prima la rendevano impraticabile e malsana. Per quanto riguarda la Valdelsa, oltre ad un percorso più antico a monte e uno più recente a valle, ne rimane anche uno intermedio: ecco perchè è più opportuno parlare di fascio. E’ chiaro perciò il ruolo di questa strada come veicolo del grande commercio internazionale, dal momento che collegava l’area mediterranea e quella del Mar del Nord. 38



Il Tabernacolo dei Giustiziati e la zona delle “forche” Nel 1415 Certaldo diventò sede del Vicariato, il quale aveva potere assoluto in materia giuridica ed esecutiva, cosicché la città divenne, ben presto, teatro di supplizi e condanne a morte. I vicari decisero di trasformare un tabernacolo, situato lungo la via Francigena, accanto al torrente Agliena, originariamente dedicato alla Vergine Annunciata, in un luogo che potesse essere ultima sosta dei condannati a morte, estremo conforto e momento di meditazione. La struttura, dipinta negli anni sessanta del Quattrocento, da Benozzo Gozzoli, con ampia collaborazione di artisti di bottega, tratta, allo scopo di confortare i condannati, il tema della sofferenza cristiana che porta alla salvezza dell’anima. L’incarnazione di Cristo è raffigurata dall’ Annunciazione, sulla facciata principale, al di sopra degli stemmi dei vicari, e dalla presenza, nell’intradosso, degli Evangelisti, che diffondono il messaggio di Dio attraverso i Vangeli. In alto la figura del Padre Eterno con la colomba dello Spirito Santo che, al di sopra del Cristo deposto dalla croce, sta a significare la Trinità. Altri temi relativi alla sofferenza umana decorano i lati: 40



la Crocifissione di Cristo e il Martirio di San Sebastiano. Momento finale del ciclo iconografico è la Resurrezione, sulla facciata posteriore, unico e supremo momento di conforto, nella speranza della vita eterna. Nel 1957 avvenne lo stacco degli affreschi, collocati in seguito nell’abside della chiesa di San Tommaso e Prospero; durante quest’operazione Successivamente i condannati raggiungevano la zona delle forche, che diveniva ultimo fotogramma reale, per essere giustiziati.

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Il Rinascimento Durante il periodo Mediceo, dal XVI fino al XVIII secolo, Certaldo divenne un distretto di produzione agricola, e pertanto destinato ad uno sfruttamento totale, divenendo, spesso, preda di saccheggi da parte di truppe di passaggio. Per tutto questo periodo non si ha nessun ampliamento del borgo, se non la costruzione del bastione circolare di Palazzo Pretorio e della fortificazione di Porta al Rivellino. Molto probabilmente nel tardo Medioevo e nel periodo rinascimentali cominciarono a svilupparsi i primi insediamenti ai piedi del borgo fortificato, alle intersezioni tra la via Francigena e le principali vie di accesso al castello. Questi insediamenti, di natura agricola ed abitativa, sono palesemente ancora visibili in Via di Stradella Vecchia, all’incrocio tra la via Francigena, oggi conosciuta come via Roma e Costa Vecchia, e lungo la parte finale di Costa Alberti, all’incrocio con la Francigena in direzione Nord-Ovest, oggi Borgo Garibaldi. In origine esse erano soltanto capanne dove i contadini riponevano i loro attrezzi, ma col passare del tempo ad esse si affiancarono alcune attività artigianali fondamentali, di grande utilità su di una strada di intenso traffico. 43


Con l’avvento dei Lorena, la nuova politica, liberale e favorevole agli scambi, spostò l’attenzione dal borgo fortificato alla strada Francigena in fondovalle, dove si cominciò a sviluppare, a partire dai precedenti insediamenti di epoca tardo medievale, un nuovo nucleo urbano, staccato e distinto dal borgo medievale fortificato sulla sommità del colle.

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Dall’Ottocento fino ad oggi Il borgo alto stava perdendo sempre più importanza, finché, nel 1787, avvenne la soppressione del Vicariato con conseguente accorpamento alla cancelleria di Castelfiorentino. Tutto ciò provocò una decadenza del vecchio borgo e lo sviluppo della nuova città a fondovalle, dove si formarono le prime abitazioni civili lungo la via Francigena, ai piedi del castello. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, con la costruzione della linea ferroviaria che collegava Empoli a Siena, passando per Certaldo, nacquero le prime attività manifatturiere che dettero una grandissima spinta allo sviluppo industriale, commerciale, demografico ed urbanistico. Il borgo basso si sviluppò ulteriormente, venne costruita Piazza Boccaccio ed assunse la conformazione odierna; qui vengono trasferiti il comune e la prepositura, divenendo il nuovo fulcro della vita cittadina. Si viene a formare, così, quella netta cesura che, ancora oggi, caratterizza l’assetto urbano della città e che esilia l’antico borgo lontano dal cuore della vita sociale.

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IL PROGETTO “Combray, di lontano (...) era soltanto una chiesa che riassumeva tutta la cittĂ , la rappresentava, parlava di lei e per lei alle persone lontaneâ€? Marcel Proust, La strada di Swann



Il progetto nasce da una dicotomia analitica che riguarda, da un lato, la storia della città, dall’altro l’indagine del luogo. E’ il piano regolatore del comune di Certaldo a considerare la località Podere Fondaccino, posta in prossimità della piscina comunale, una delle aree destinate alla riqualificazione urbanistica ed infrastrutturale della zona. La variante al prg, approvata nel 2010, prevede la realizzazione di un centro commerciale, un’ampia zona a parcheggio e un complesso parrocchiale. La proposta di tesi sviluppa una ricerca autonoma, indirizzata alla valorizzazione delle potenzialità del luogo di progetto, andandone a restituire una propria identità e dignità, attraverso la realizzazione di una chiesa e di spazi per la comunità religiosa della città. L’area è situata nella parte settentrionale del centro abitato, laddove il tessuto urbano inizia a frastagliarsi e ad allontanarsi progressivamente dal cuore del paese, lasciando spazio alla zona industriale. La via Francigena accompagna e costeggia questo tessuto, diventandone parte integrante e stabilendo con esso un rapporto di dipendenza assoluta, quasi a testimoniare la sua storica importanza. Il luogo di progetto corrisponde a quella che nel medioevo era detta “località delle forche”, toponimo assai significativo ed 51


ancora oggi esistente sulla via di accesso e, purtroppo, come per molte altre località, destinato a scomparire. L’armonia cromatica che avvolge l’antico borgo sembra essere infinitamente lontana, quasi appartenente ad un’onirica urbs, così come le dolci pendenze delle colline adiacenti sembrano essere un ostacolo alla nuova espansione della città, costretta in una sorta di allungamento forzato: ciò che è più distante dal divenire luogo sacro, destinato alla vita e al raccoglimento di una comunità. I confini dell’area di progetto sono stabiliti dal volume della piscina comunale, dalla nuova tangenziale e da un centro commerciale di recente costruzione. Il progetto deve, quindi, confrontarsi con una realtà tipica di molte periferie italiane, dominata da caos e frammenti, dove non esiste il connubio indissolubile fra paesaggio e città, natura e architettura. E’ necessario riunire questi frammenti attraverso una nuova misura, affinchè il non-luogo si riappropri di un rapporto perduto con le colline che lo circondano, con il paesaggio, con la propria eredità storica, attraverso un genius loci dimenticato. Deve nascere un progetto che assuma un valore “nuovamente e temporaneamente, fondativo, da collocarsi accanto alle deità di lunga durata” (P. Zermani, Identità dell’architettura, Officina, Roma 1995). 52


Il progetto, figlio del paesaggio, nasce dalla terra e, come il colle di Certaldo, è un tumulo etrusco. In questo caso, esso assume un profilo gradonato, che allude anche al basamento di un tempio; non si tratta di un organismo completo, di una figura assoluta, bensì di un frammento che tenta la ricomposizione delle macerie della periferia, attraverso l’immagine atemporale della rovina. Il tumulo è l’atto primordiale con cui l’uomo si avvicina al Cielo, attraverso la terra, la più alta espressione del rapporto tra uomo e architettura. Il frammento diventa sintesi e concentrazione semantica, che densifica e accelera i contenuti di un edificio. L’architettura subisce, in questo caso, un collasso tettonico e architettonico, che dà luogo ad un residuo significativo, intermedio tra interezza residuale e dissoluzione completa. Il frammento diviene entità minima e nucleo embrionale di un’idea. Ecco la sua insita contraddizione: esso è sintesi e mancanza al tempo stesso e colloca il progetto in una continua tensione tra finitezza e infinità; medesima tensione tipica della condizione ontologica dell’essere umano, in continua oscillazione tra virtus e voluptas. Il basamento è spezzato, la cornice è frantumata. 53


Il tema della cornice lo si ritrova nella poetica di Boccaccio, come motivo strutturale delle novelle del Decameron, sistema risalente alla narrativa classica e alla novellistica orientale. L’edificio è costituito dall’accostamento di tre grandi parallelepipedi, di altezza crescente e dalle dimensioni quasi colossali, costituiti da mattoni in cotto sia per l’esterno che per l’interno, a rimarcare un’architettura che nasce dalla terra e ne diviene parte integrante, chiaro riferimento alla materia del borgo. Il primo corpo esterno ospita un blocco dedicato alle associazioni di volontariato, con spazi separati dal resto del complesso e con accesso dalla piazza che incornicia il tumulo. Le quattro corti, che scandiscono gli ambienti interni e permettono di portarvi la luce, accentuano la frammentarietà del corpo. Gli altri spazi sono costituiti dalle aule per la catechesi, disposte in modo tale da poter essere sfruttate come spazi dinamici per laboratori e attività, dall’abitazione del parroco, dotata di un proprio ufficio e di due ambienti di archivio. I servizi sono posti al centro del volume, per garantire un facile accesso da qualsiasi ambiente. Il secondo corpo ospita la sacrestia, la cappella feriale e il 54


battistero, che si affacciano su un’altra corte interna dalla quale prendono luce ed un ulteriore spazio di archivio. Il blocco della chiesa ribadisce il senso del frammento; esso è come corroso e consumato; privo della muratura laterale, si affaccia sulla piazza con una parete vetrata, intervallata da un sistema di pilastri. Il prospetto laterale diventa, quindi, una sezione, che permette all’ambiente interno di essere inondato di luce. Dall’interno della chiesa si apre la vista della collina di Certaldo: attraverso la soglia avviene la compenetrazione tra architettura e paesaggio. Lo spazio interno della chiesa è scandito da un movimento di scorrimento laterale: l’ingresso, spostato verso destra, crea un percorso tangente che costeggia l’ambiente sino a raggiungere il presbiterio, anch’esso corroso lateralmente. Il blocco orizzontale, separato dal complesso, frutto di un immaginario dinamismo tellurico, ospita il centro di accoglienza, dotato di attrezzature e servizi. I volumi sono uniti da un sistema di scalinate che raggiungono le coperture, poste su tre livelli diversi, verdi e calpestabili, così da accompagnare il visitatore in una nuova dimensione, sia spirituale che fisica; in una lenta ascesa, quasi una catarsi interiore, come 55


una via crucis, ci accompagnano le scalinate. Un per aspera ad astra di chiaro eco senechiano e dantesco, una lenta processione, un incedere ritmico che unisce cielo e terra e che allude anche all’estremo percorso di redenzione dei condannati a morte che proprio su questa terra venivano giustiziati. Ecco quindi che l’architettura diventa strumento di passaggio dal caos, quotidiano e profano, al cosmos, eterno ordine costituito, attraverso un rapporto referenziale che dalla terra conduce all’empireo, per la comprensione del mistero. La piazza, che accoglie il tumulo, si aggancia alla pista pedonale e ciclabile esistente, che permette di raggiungere il complesso parrochiale.

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TAVOLE























BIBLIOGRAFIA



IL LUOGO F. Allegri, M. Tosi, Certaldo poesia del Medioevo. Alla scoperta delle chiese, delle torri, dei palazzi nel paese di Boccaccio, Federighi Editori, Certaldo 2002 Anonimo, Storia di Certaldo dalle origini ai giorni nostri, Certaldo 1890 Anonimo, Storia di Certaldo M. Bezzini, Strada Francigena-Romea, Il Leccio, 1996 A. Cornacchia, G. Marasco, M. Rinaldi, La Toscana nel Medioevo La via Francigena e il progetto di fattibilità, Regione Toscana, 1977 G. De Marinis, Topografia storica della Val d’Elsa in periodo etrusco, Società storica della Valdelsa, Firenze 1977 O. Muzzi, R. Stopani, T. Szabò, La Valdelsa, la via Francigena e gli itinerari per Roma e Compostella, Centro Studi Romei, Firenze 1988 83


R. Stopani, La via Francigena. Storia di una strada medievale, Le Lettere, 1998 R. Stopani, La via Francigena nel senese. Dal documento al territorio, Centro Studi Romei, Poggibonsi 2000 M. Valenti, Carta archeologica della provincia di Siena - Vol.III, Nuova Immagine Editrice, Siena 1999

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RINGRAZIAMENTI Per la qualità degli insegnamenti, grazie al Prof. Paolo Zermani; a Francesca Mugnai, per la pazienza ed il tempo. Un grazie particolare ai miei genitori che hanno permesso tutto questo; a Corrado, perchè non basterebbe una pagina per dirgli grazie e perchè un pezzo di questa laurea è anche sua; alle amiche di una vita Susa, Fede, Mari e Virgi; al trio medusa Ana e Nino, per essere ogni giorno più speciali; agli amici tavarnellini e infiltrati Fede B., Ale, Gemma, Silvia, Fede M., Ema, Buddha, Burro, Matte e Dando, per le birre, i concerti e i momenti insieme; a Marco, Marghe, Cri, Giulia, la Pagli, Miche, Davide, Marco M. e molti altri, perchè solo loro sanno cosa vuol dire essere qui; alle coinquiline Ila, Eliana, Elena, Dile e Chiara per le risate, i pianti, le manifestazioni, le feste e per essere state come sorelle; a chi ha cercato di scoraggiarmi e ostacolarmi, perchè non potevano regalarmi gioia più grande dell’essere qui, alla faccia loro.

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