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MARIO GIACOMELLI
• Mario Giacomelli. La Domenica in campagna, 1954
• Inediti dall’Archivio Mario Giacomelli - Senigallia
Taccuini Maltagliati Senigallia 2019
Mostre, fiere, conferenze, convegni, incontri, compongono “l'azione introduttiva” della Biennale, la cui prima edizione, che avrà luogo nel maggio 2020, e le successive, manterranno la forma libera e l'intenzione di celebrare i primi 150 anni di fotografia, 1839-1989.
Una “ipotesi”, da testare collettivamente, intorno ai primi indizi sedimentati di questa età dell'oro del nostro passato: e se il museo ideale del futuro, come la “Boîte-en-valise” di Marcel Duchamp, fosse una valigia contenente una selezione di stampe fotografiche? Una “Boîte-en-musée” ?
La Città di Senigallia è stata nominata dal Consiglio Regionale delle Marche “Città della fotografia” un anno fа. La patria di Giuseppe Cavalli, di Ferruccio Ferroni, di Mario Giacomelli e di tanti altri fotografi è riconosciuta luogo d’eccezione, una denominazione di origine controllata culturale.
Il 2, 3 e 4 maggio 2019 ospiterà l’anteprima di un'ambiziosa Biennale di Fotografia, co-organizzata dal Comune e da Serge Plantureux, con la collaborazione di Francesca Bonetti, curatrice ospite.
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Dall'invenzione della fotografia all'avvento dell'oscura era digitale, in un approccio artistico e scientifico alla fotografia come opera e oggetto, la Biennale di Senigallia ci invita a esplorare insieme la ricchezza potenziale di questa storia materiale.
Raggruppate sotto il titolo C'era una volta la fotografia, due mostre sono allestite in due nobili sedi nel cuore della città e saranno visibili anche qualche settimana prima e dopo gli incontri di maggio 2019. Maurizio Mangialardi, Sindaco di Senigallia 21 marzo 2019
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• INDICE •
Mario Giacomelli, poeta del segno
• Mario Giacomelli. La Domenica in campagna, provino, stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 95x75 mm verso: titolo, firma, data © 5OCHE 2019, una pubblicazione della SCBS di Serge Plantureux Via Marchetti, nr 2, 60019 Senigallia (AN) 6
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1954 (Anno I) 1955 (Anno II) 1956 (Anno III) 1959: Scanno 1960: Primo maggio al fiume 1962: Pretini 1965: Concorso fotografico Arte e Sigaro 1980: Spiaggia vista dall’alto
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Emanuela Audisio, Se ne andó alle tre di notte.
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MARIO GIACOMELLI, POETA DEL SEGNO
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Tipografo, fotografo, pittore, poeta: artista acclamato, profeta nel suo paese e riconosciuto a livello internazionale, già ampiamente celebrato per la bellezza e la creatività della sua opera, Mario Giacomelli (Senigallia, 1925-2000) sarà al centro di una mostra antologica, nel maggio 2020, nel cuore della prima edizione della Biennale di Senigallia.
Qui, in anteprima, si presentano – per conoscenza e ispirazione di giovani, esperti e ricercatori – stampe e prove inedite, tutte provenienti dall’archivio di famiglia dell’artista, che documentano e testimoniano il suo singolare ed esemplare rapporto con gli aspetti materiali e artigianali della fotografia: la scelta delle carte, dei formati, i tagli, gli ingrandimenti, il controllo ostinato e originale nelle fasi di stampa.
• Mario Giacomelli. Autoritratto con lo specchio, 1954, provino stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 95x65 mm
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Le opere in mostra hanno soprattutto il compito di esemplificare, proprio attraverso la ricchezza delle informazioni e delle annotazioni riportate sul verso di molte delle sue stampe, il processo creativo e la maturazione delle idee dell’artista.
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Per una nuova lettura e la comprensione della sua produzione artistica, pur ritornando su alcune delle sue più familiari e iconiche immagini (le campagne arate, i paesaggi con la neve, i pretini, le spiagge di Senigallia viste dall’alto…..), la mostra propone un’analisi attenta dei “segni”, delle tracce materiali che restano impresse sulle stampe originali conservate nel suo archivio: proprio come quei segni e quelle tracce
“...in un campo arato, nel volo di un gabbiano, nel viso di un folle in manicomio...” che, per tutta la vita, Giacomelli ha visto, rintracciato, disegnato e meravigliosamente trascritto nelle sue immagini. Francesca Bonetti
• Mario Giacomelli. Primo Maggio sul fiume Misa, Senigallia, 1960, verso stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 200x373 mm, data e due firme a matita, un titolo con una correzione in rosso, due timbri, uno dell'agente Grazia Neri Il recto si trova riprodotto a pagina 45
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ANNO I : 1954 •
• Mario Giacomelli. Un Povero Natale, provino, 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 95x75 mm verso: firma, data, commento a matita: “Unico provino, distrutto negativo” Il modello è Iole, la sorella di Mario, con una bimba.
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• Mario Giacomelli. Lero e Iole, Senigallia, 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 150x210 mm verso: titolo, data e firma a matita, due timbri
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• Mario Giacomelli. Attesa, provino, 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 75x95 mm verso: firma, data, commento a matita: “distrutto negativo, esiste solo questo provino” Angelini, l’amico corniciaio, seduto a destra, di profilo
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• Mario Giacomelli. Franco e Sandro, provino, 1955 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 125x185 mm verso: titolo, data, firma Sandro Lucchetti fu apprendista amico nella tipografia poi divenne stampatore delle fotografie di Mario. Questa composizione fu pubblicata sulla rivista Camera.
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ANNO II : 1955 •
• Mario Giacomelli. Paesaggio mietitura, 1955 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 275x375 mm verso: date, specifica tecnica, firma, timbro Composizione pubblicata da A. C. Quintavalle, Mario Giacomelli, Università di Parma, 1980 (p. 235)
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• Mario Giacomelli. Agosto (Paesaggio con casa), 1955 stampa alla gelatina sali d'argento, 305x175 mm verso: data, titolo, due firme, due timbri, commento a matita: “1a stampa perso negativoâ€?
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• Mario Giacomelli. Paesaggio con la neve, 1955 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 150x300 mm verso: firma, timbro
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• Mario Giacomelli. Paesaggio con la neve, 1955 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 175x350 mm verso: firma, timbro
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• Mario Giacomelli. Al Fiume, provino, 1955 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 250x190 mm verso: firma, titolo, data, timbro, traccia di un timbro invertito, commento a matita: “unica stampaâ€?
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• Mario Giacomelli. Pagliaio, 1955 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 220x400 mm verso: firma, timbro
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• Mario Giacomelli. Pagliaio, 1955 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 150x200 mm verso: niente
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• Mario Giacomelli. Uscendo di chiesa. Loreto, 1955 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 250x375 mm, timbro “Famosa per ospitare la Basilica della Santa Casa, la città di Loreto è uno dei più importanti e antichi luoghi di pellegrinaggio mariano del mondo cattolico. La città si è sviluppata intorno alla celebre reliquia della Santa Casa di Nazareth dove, secondo la tradizione, la Vergine Maria nacque e visse e dove ricevette l'annuncio della nascita miracolosa di Gesù. Una teoria afferma che il trasferimento della Santa Casa fu operato dai principi Angeli Comneno, un ramo della famiglia imperiale di Costantinopoli. Gli studiosi sarebbero inoltre concordi sul fatto che, come accennato precedentemente, la Casa partì da Nazaret nel 1291 e, dopo essere transitata per la Dalmazia, ossia dopo essere rimasta per circa tre anni a Tersatto (ora un quartiere di Fiume), giunse al suo posto attuale nel dicembre del 1294. Il luogo scelto si trovava sulla cima di una collina coperta di lauri. Dal termine latino laurus il luogo si chiamò Lauretum, e quindi Loreto. La traslazione a Loreto sarebbe avvenuta durante il breve papato di Celestino V. Questi, incoronato a L'Aquila il 29 agosto 1294 per volontà del re di Napoli Carlo II d'Angiò e trasferitosi poi nella città partenopea il 13 dicembre successivo, rinunciò al pontificato. Non mise mai piede a Roma dove lo sostituiva, in qualità di Vicarius Urbis, Salvo, vescovo di Recanati. Salvo era stato nominato papa Niccolò IV nel 1291 e svolse l'incarico fino al 1296, esercitando un potere giuridico in spiritualibus (indulgenze, reliquie). Probabilmente fu allora che il vescovo Salvo, dovendo destinare, a nome del papa, le Sante pietre di una reliquia così insigne, pensò al territorio della sua Diocesi di Recanati, facendole approdare al suo porto, attivo fin dal 1229 per concessione dell'imperatore Federico II.” (wikipedia)
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ANNO III : 1956 •
• Mario Giacomelli. Ragazzi toscani, Firenze, 1956 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 250x375 mm verso: data coretta, titolo cancellato, firma, tre timbri, uno cancellato Mario Giacomelli andava a Firenze a trovare Piergiorgio Branzi. Questa prova fu stampata per un incontro del gruppo La Bussola.
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• Mario Giacomelli. Nel Sogno, provino, 1956 stampa fotografica, 95x75 mm verso: firma, titolo, data bruciatura, omaggio a Burri : il negativo è andato distrutto. Giacomelli disse di Alberto Burri: «Fossi un pittore mi piacerebbe essere lui».
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1958 •
“... l'astratto esiste già nella realtà, tutto sta nel saperlo vedere, cioè avvicinarsi di più all'oggetto fotografato, togliere tutte quelle forme che hanno agganci con la realtà prendendo soltanto dei segni e del colore che fanno pensare a paesaggi immaginari... (M.G., in Quintavalle, Mario Giacomelli, 1980, p. 222) ... Giacomelli... sceglie quindi di tagliare i suoi consueti orizzonti bassi, decide che il chiaro deve stare sempre in alto a fare il cielo e che le zone scure, le zone più intense devono stare al basso ad alludere ad un mondo che, artificiale come quello ripreso dalla camera, il fotografo ripropone.” (Quintavalle, Mario Giacomelli, 1980, p. 222)
• Mario Giacomelli. Paesaggio, circa 1958 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 250x115 mm verso: niente
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• Mario Giacomelli. Lourdes, 1958, provino stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 160x205 mm verso: firma
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1959 •
• Mario Giacomelli. Scanno, provino, 1959 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 75x95 mm verso: niente A Scanno, Giacomelli produce immagini che colpiranno anche John Szarkowski, all'epoca direttore del dipartimento di fotografia del Moma di New York che, acquistate alcune immagini dalla serie, ne pubblicherà una nel 1973, in Looking at Photographs: 100 Pictures from the collection of the Museum of Modern Art.
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1960 •
• Mario Giacomelli. Primo Maggio al fiume di Senigallia, 1960 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 150x350 mm verso: timbro
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• Mario Giacomelli. Primo Maggio al fiume di Senigallia, 1960 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 200x373 mm verso: fima, titolo e timbro (vedi pagina 10)
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• Mario Giacomelli. Cantiere navale di Senigallia, 1960, provino stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 160x285 mm verso: titolo e timbro
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1962 •
• Mario Giacomelli. Fede (pretini giovani), 1962 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 240x375 mm verso: firma, titolo, timbro, timbro e iscrizione di una mostra, cancellati dall’artista Composizione scelta per participare a un concorso fotografico. Stampa esposta a Filottrano nel 1963, sezione Regione in Italia, Marche
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• Mario Giacomelli. Pretini nella vigna, 1962, provino stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 80x98 mm verso: firma per la serie Io non ho mani che mi accarezzino il viso
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1965 •
• Mario Giacomelli. Concorso fotografico Arte e Sigaro, 1965 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 145x375 mm verso: firma, data, titolo e timbro Il concorso precedente nel 1963 era stato vinto da Giacomelli, ma in seguito l’artista fu allontanato del seminario: “per un concorso fotografico sui sigari ho mandato una serie sui preti che fumano in un terrazzo all'aperto pieno di fumo, ed erano sigari che ai preti avevo dato io. Il Rettore mi trovò e mi mandò via. Ho vinto un concorso importante ma nel seminario non sono più entrato”.
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• Mario Giacomelli. La buona terra (Gioco durante la mietitura), provino, 1965 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 145x375 mm verso: fima, data, titolo, titolo tipografico, timbro e timbro dall’agenzia
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1973 •
• Mario Giacomelli. Il Bacio, 1973 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 205x300 mm verso: niente
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1980 •
• Mario Giacomelli. Spiaggia vista dall'alto, Senigallia, 1980 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 160x210 mm, realizzata con Edmo Leopoldi verso: niente
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• Mario Giacomelli. Spiaggia vista dall'alto II, 1980 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 220x160 mm, realizzata con Edmo Leopoldi verso: niente
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• Mario Giacomelli. Spiaggia vista dall'alto III, 1980 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 210x155 mm, realizzata con Edmo Leopoldi verso: niente
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• SE NE ANDÓ ALLE TRE DI NOTTE ...
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Nove anni fa, Emanuela Audisio ha scritto questo testo basato su interviste nella città di Senigallia, in occasione di una mostra innovativa di provini*: Se ne andò alle tre di notte, il 25 novembre, di un anno che non voleva nominare. Lo avevano operato d’urgenza a gennaio, i medici non avevano dato speranze. Tumore.
• Mario Giacomelli sposa Anna Berluti, 24 aprile 1954
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Simone, il figlio, ricorda: «Papà uscì dalla rianimazione mi chiese di portare la mia macchina fotografica. Non voleva che la sua lo ritraesse in quel luogo. Scese dal letto, me la impostò, e me la restituì, dicendo di non toccare niente. Poi si sistemò accanto alla finestra e mi disse: scatta». Così è nato Questo ricordo lo vorrei ricordare. Vorrei, appunto, non voglio. L'umiltà dei desideri, di chi ringrazia per il niente, una fetta di ciambellone da dividere per cena. «Quello che ho avuto di bello dalla vita sono la povertà e le botte che mi ha dato mia madre». Già, lividi veri. Anche se la madre gli confessò che poi andava a piangere al gabinetto. Mario Giacomelli se non aveva mani che accarezzassero il suo volto, aveva occhi che sapevano raccontare.
* I piccoli inediti. Dieci versi in dieci fotografie, Galleria Portfolio di Senigallia, novembre-dicembre 2010, a cura di Paola Casagrande e Giovanni Ferri, con presentazione di Alfio Albani. 63
E riconoscere la guerra in tempi di pace. I segni, le ferite, le cicatrici delle campagne del mondo. La vita dal basso, schiacciata, senza colore, senza cielo. Ora la sua città lo ricorda con una mostra.
Non solo i primi clic, ma anche le parole. Perché a Giacomelli non interessava la foto singola, ma la serie, il racconto. «Ciò che conta è quello che nasce nella mia mente».
Non era scanzonato come Fellini, era più estremo, non ne divideva il ritmo da Vitelloni, anche se le onde dell’Adriatico erano le stesse, piuttosto come Pasolini si lamentava di una perdita. Anche se le lucciole in collina resistevano. «La campagna è cambiata. È diversa, adesso è una terra piatta, passa una macchina che taglia, miete, macina, fa tutto. Non c’è più fantasia. Arrivano questi bestioni meccanici e non c’è più gioia in chi lavora, in nessuno.» dice a Giorgio G. Neri. E lui fotografa la scomparsa, le sue paure, le sue ossessioni, mascherandole dietro le serie. Questi inediti, questi provini erano negli scatoloni nella soffitta di casa, dove lui stampava.
• Mario Giacomelli. La buona terra, 1964 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 300x403 mm
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Non robaccia, non scarti, perché come dice Simone: «Mio padre non pubblicava tutti gli scatti di una serie, alcuni li teneva per sé, aveva paura di essere frainteso, o che lo fosse il significato della serie, delle altre fotografie. Nel ' 63 voleva addirittura smettere, era rabbioso con il suo lavoro, di notte rompeva,strappava le foto, le buttava in un cesto.
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Io da ragazzo gli facevo da modello, anzi facevo l'ombra, una figura in movimento, avrei dovuto apparire in tutte le immagini più recenti, invece, a malincuore, si è dovuto autoritrarre, io non riuscivo a stare serio, e lui si arrabbiava, così ha preferito apparire lui al mio posto, dicendo che poi qualcuno, non capendo, avrebbe pensato a lui come soggetto. Finché nell' 83 esce il libro Il Gabbiano Jonathan Livingston, e lui mi coinvolge, mi chiede: cosa ne pensi? Inizia una ricerca sui gabbiani che quasi gli costa la vita, cade nella discarica,in un fosso di spurgo e grazie al cavalletto, tenuto sempre allungato, riesce a salvarsi, ma la puzza gli resterà addosso per una settimana. Nell’84 iniziamo a comporre serie fotografiche insieme, con la complicità delle poesie di Permunian. La poesia era il suo alito creativo, odiava tutto quello che è didascalia, la Cavallina Storna con l' immagine del cavallo che passa per lui era impensabile, aveva una mente intraconnessa, vedeva le macchie, i segni, come un linguaggio pre-verbale, depositario di un’innocenza irrecuperabile e fonte di una comunicazione più profonda di quella personale».
• Mario Giacomelli. Gente dei Campi, 1955 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 270x390 mm verso: commento a matita: “stampa unica”
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Li vede da subito: il padre muore che lui ha nove anni, la madre Libera lavora come lavandaia all’ospizio in cambio di un piatto di minestra, la sorella più piccola viene data in affidamento per un anno perché non ci sono soldi. Mario inizia a disegnare sui tronchi degli alberi. Non cuori, ma croci. A tredici anni diventa tipografo. Segni, ancora una volta: le macchie sui muri, i fili di ferro. «Meravigliosi». Nel '53 acquista una Bencini Comet 5 e scatta due rullini al mare d’inverno. È la vigilia di Natale. Una ciabatta rotta, una stella di mare, la schiuma delle onde.
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Resti, per noi. Per lui: L’approdo. Nel '57 gli pagano (in anticipo) un servizio su Lourdes.
Parte, arriva, se ne va, sotto la pioggia. «Mi vergogno, non ce la faccio». Ridà indietro i soldi, anche quelli del viaggio. «C’era un bambino in carrozzella, con le gambe intrecciate, urlava come un gorilla». Lo rimproverano: “ma come, hai ritratto i vecchi rotti e sdentati all'ospizio, nella sala d'attesa per la morte”. E lui: «Sì, ma quelli avevano vissuto, questi invece no». Giacomelli non è uno spettatore. Va al mattatoio, vede i maialini piangere, e scappa via.
Va all’ospizio per tre anni, e non riesce più a mangiare. Ma dopo uscirà Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Va in seminario, sempre per tre anni, curioso dei pretini, «figli di contadini», e butta via tutto. Però a Lourdes torna, con la moglie, per esigenze private, e stavolta fotografa. Spiega Simone: «Nel ' 59 era nato Neris, mio fratello, che a pochi mesi dalla nascita ingoia una spilla da balia, ha un principio di soffocamento, con un deficit che lo lascerà senza parole per molto tempo». Giacomelli vuole realizzare una serie sui disabili, I miei fratelli, ma non lo lasciano fare.
• Mario Giacomelli, con Neris, 1960
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Un anno prima si è rotto una gamba, è a causa del gesso, si è dato alla composizione, a quelle nature morte che giudica male. Nel ‘65 inizia a frequentare una famiglia di contadini, ogni domenica mattina d'inverno fotografa sempre la stessa casa fino a quando nel '95 la casa crolla.
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Per lui sono Le ragioni del tempo. Nel '68 conosce Burri che gli piace molto: «Fossi un pittore mi piacerebbe essere lui». Tagli, vuoti, crudezza. Giacomelli è ancora vivo. Usato, conosciuto, imitato. Dice il pittore Leonardo Cemak: «Ha dato a tutti l'illusione che fosse semplice guardare il paesaggio, ma lo era per il suo sguardo».
Patrizia Molinari, artista: «Ha visto l’incommensurabile in un campo arato, nel volo di un gabbiano, nel viso di un folle in manicomio».
Mirko Procaccini, graphic-designer: «Con una macchina fotografica scalcinata ha dato forza e visibilità a un panorama invisibile».
Come spiega Ferdinando Scianna ai suoi allievi: «Giacomelli insegna che anche una tipografia di provincia può essere vissuta come una nave di pirati. Ognuno trovi il suo modo».
Ricorda Simone: «Mi diceva sempre: quando sarai grande capirai. Non accettava l'ambiente che cambiava, la terra che si disfaceva, la violenza dell' uomo sulla natura. Chiedeva: perché? Ora che ho i miei figli capisco. Papà non mi ha lasciato fotografie, ma un dialogo inesauribile, sconfinato; lo ha lasciato a tutti».
Un altro modo per dire: guarda le suture, il male che c’è sotto, non avere paura di abbassare gli occhi. E noi infatti oggi li alziamo. Emanuela Audisio, giornalista e scrittrice
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• Mario Giacomelli. La mia vita intera (ispirata a una poesia di Jorge Luìs Borges), 1998 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 300x400 mm
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COLOPHON
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Questo taccuino maltagliato è stato stampato il primo aprile 2019 per SCBS (Servizi Centrali della Biennale di Senigallia), via Marchetti 2, Senigallia in 1500 copie, da IGO, Chemin des Amours au Poirè-sur-Vie Courtesy Archivi Mario Giacomelli - Senigallia © Copyright Rita e Simone Giacomelli ISBN 978-88-32191-02-8