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GIUSEPPE CAVALLI • Scatti d’autore dall’archivio Ferruccio Ferroni - Senigallia
Giuseppe Cavalli. Studio n. 10. Viva, Senigallia, 1949
Taccuini Maltagliati Senigallia 2019
Mostre, fiere, conferenze, convegni, incontri, compongono “l'azione introduttiva” della Biennale, la cui prima edizione, che avrà luogo nel maggio 2020, e le successive, manterranno la forma libera e l'intenzione di celebrare i primi 150 anni di fotografia, 1839-1989.
Una “ipotesi”, da testare collettivamente, intorno ai primi indizi sedimentati di questa età dell'oro del nostro passato: e se il museo ideale del futuro, come la “Boîte-en-valise” di Marcel Duchamp, fosse una valigia contenente una selezione di stampe fotografiche? Una “Boîte-en-musée” ?
La Città di Senigallia è stata nominata dal Consiglio Regionale delle Marche “Città della fotografia” un anno fа. La patria di Giuseppe Cavalli, di Ferruccio Ferroni, di Mario Giacomelli e di tanti altri fotografi è riconosciuta luogo d’eccezione, una denominazione di origine controllata culturale.
Il 2, 3 e 4 maggio 2019 ospiterà l’anteprima di un'ambiziosa Biennale di Fotografia, co-organizzata dal Comune e da Serge Plantureux, con la collaborazione di Francesca Bonetti, curatrice ospite.
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Dall'invenzione della fotografia all'avvento dell'oscura era digitale, in un approccio artistico e scientifico alla fotografia come opera e oggetto, la Biennale di Senigallia ci invita a esplorare insieme la ricchezza potenziale di questa storia materiale.
Raggruppate sotto il titolo C'era una volta la fotografia, due mostre sono allestite in due nobili sedi nel cuore della città e saranno visibili anche qualche settimana prima e dopo gli incontri di maggio 2019. Maurizio Mangialardi, Sindaco di Senigallia 21 marzo 2019
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• INDICE • Francesca Bonetti, Per un’estetica della fotografia
Marcello Sparaventi, Giuseppe Cavalli a Senigallia Bibliografia
Opere fotografiche
Giuseppe Cavalli. Studio n. 10. Viva, 1949 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 47x69 mm verso: timbro “Via Buozzi”, disegno nel vapore della finestra pubblicato in "Popular Photography", ed. it., 1962 © 5OCHE 2019, una pubblicazione della SCBS di Serge Plantureux Via Marchetti, nr 2, 60019 Senigallia (AN) 6
La Mamma di Santa Maria Goretti Spiaggia con in fondo lo zuccherificio Natura morta con pesci Pineta di Cervia Finestra con vapore Armonie in grigio e nero Emanuele Cavalli, carta postale fotografica Lo spazzino comunale
Nino Caffé, C’é sempre una parte di pittore
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Una produzione, quella dei fotografi che si sono riuniti a Senigallia intorno ai principali animatori e catalizzatori di questa lunga e feconda vicenda artistica (Giuseppe Cavalli prima e poi Mario Giacomelli), che ha ben presto varcato i confini del più stretto ambito locale, per risuonare e avere seguito in altre esperienze italiane, e confrontarsi con le poetiche e le diverse forme espressive coeve, anche a livello internazionale.
Non solo per celebrarne con nostalgia i successi e gli esiti formali – del resto ormai noti, certamente agli addetti ai lavori, ma anche a un pubblico attento e sensibile – ma per scoprirne i processi e le pratiche, per indagarne le fasi creative e di elaborazione; per ritrovare, attraverso i materiali e le memorie che si conservano negli archivi degli autori o nelle raccolte di familiari, amici e ammiratori, le modalità attraverso le quali ogni fotografo ha individuato i propri interessi e manifestato il proprio linguaggio.
• Giuseppe Cavalli, 1946
La storia della fotografia ha scritto uno dei suoi capitoli a Senigallia. Dalle esperienze di Giuseppe Cavalli e la fondazione del gruppo La Bussola (1947), alla creazione del Gruppo Misa (1954), e alle successive sperimentazioni dei diversi fotografi che ne fecero parte (come Ferruccio Ferroni, Piergiorgio Branzi, Alfredo Camisa, Nino Migliori, ecc.), fino alla svolta linguistica di Mario Giacomelli e alle innovazioni dei più giovani fotografi che aderiranno al suo Manifesto del Passaggio di frontiera (come Enzo Carli, Giorgio Cutini, Lorenzo Cicconi Massi e vari altri), il “laboratorio senigalliese” di fotografia non ha mai smesso, per oltre un cinquantennio, di contribuire, con i suoi protagonisti, all’importante dibattito teorico che, anche molto polemicamente, si è svolto in Italia intorno alle funzioni e alle estetiche della fotografia.
La mostra che oggi si propone, e che costituisce l’avvio di un programma di approfondimento che culminerà in un’ampia mostra antologica dedicata al maestro Giacomelli*, vuole ripercorrere alcuni momenti di questa vicenda.
• 8 Fotografi italiani d’oggi, 1942
• PER UN’ESTETICA DELLA FOTOGRAFIA •
* prevista per la Biennale di Senigallia 2020 (7-8-9 maggio).
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“Noi crediamo alla fotografia come arte. Questo mezzo di espressione moderno e sensibilissimo ha raggiunto, con l’ausilio della tecnica che oggi chimica meccanica ed ottica mettono a nostra disposizione, la duttilità la ricchezza l’efficacia di un linguaggio indipendente e vivo...”
“Anche con l’obiettivo, infatti, si può trasformare la realtà in fantasia: che è la indispensabile e prima condizione dell’arte… allontanare la fotografia, che abbia pretese di arte, dal binario morto della cronaca documentaria…”
In queste parole tratte dal Manifesto del Gruppo fotografico La Bussola, steso da Giuseppe Cavalli nell’aprile 1947 e pubblicato su “Ferrania” (5 maggio 1947), è la sintesi essenziale dell’impegno intellettuale che, fin dalla metà degli anni Trenta, ha mosso tutta l’opera dell’artista, la cui idea di fotografia – in antitesi con ogni forma di realismo, ma modernamente schierata anche contro le più trite e accademiche tendenze pittorialiste ancora diffuse in Italia dalla pratica amatoriale – è annunciata, per la prima volta, nel volume curato insieme a Mario Finazzi nel 1942, Otto fotografi italiani d’oggi.
Nato a Lucera nel 1904 e di formazione avvocato, Cavalli si trasferisce a Senigallia nel 1939 e qui dedicherà la sua vita quasi esclusivamente alla fotografia, fino alla morte nel 1961.
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La sua ricerca estetica trae origine dalle istanze programmatiche dei pittori della “scuola tonale romana”, di cui era esponente il gemello Emanuele, attraverso il quale Giuseppe frequenterà assiduamente il mondo dell’arte. E i toni alti (high key) che caratterizzano le sue immagini divennero veicolo ed espressione della purezza e della luminosità del suo sguardo. Questo è il vero e unico soggetto delle sue fotografie.
Qualsiasi cosa, qualsiasi motivo, qualsiasi figura o elemento tratto dal paesaggio che gli si offre alla vista (“…in arte il soggetto non ha nessuna importanza…”) — anche soltanto un fugace riflesso, un’ombra evanescente, un banale e insignificante ‘convegno’ di oggetti minimali (le sue magiche nature morte) — si trasfigura nel rigore assoluto e nella limpida e metafisica semplicità delle sue composizioni, raggiungendo la dimensione poetica di un “universale sentimento lirico, misteriosamente sbocciato nel cuore dell’artista per virtù d’intuizione”. Le fotografie esposte provengono tutte dall’archivio di Ferruccio Ferroni, documento e testimonianza del profondo legame tra i due, oltre che del magistero di Cavalli all’interno di quello straordinario laboratorio di idee e di forme che fu l’esperienza dei fotografi del gruppo di Senigallia. Francesca Bonetti
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GIUSEPPE CAVALLI A SENIGALLIA
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Sono ormai da parecchi anni che a Fano con l’associazione “Centrale Fotografia” abbiamo dedicato impegno e attenzione alla fotografia come linguaggio espressivo, e sin dall’inizio siamo stati fortemente coinvolti dalla figura di Giuseppe Cavalli. Ci siamo spesso interrogati su quali aspetti del suo operato lo rendevano a noi così caro, e crediamo di poterli riassumere in due elementi fondamentali: la profonda preparazione culturale e multidisciplinare, che trasmetteva instancabile ai suoi “allievi”, e la luce, abbagliante, ideale e metafisica con cui costruiva le sue immagini.
Si sa per certo che l’incontro tra Senigallia e Giuseppe Cavalli nell’estate del 1938 fu del tutto fortuito, in quanto egli scoprì questa località di mare durante una piccola sosta, in uno dei suoi soliti viaggi annuali con la famiglia in macchina, mentre percorreva la strada statale 16 Adriatica dalla Puglia per raggiungere le Dolomiti.
Giuseppe Cavalli. Convegno (Tre Cavalli), 1938 ca.
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Dal quel momento si stabilì un legame intenso fra il fotografo e la città marchigiana, dove rimase a partire dal 1939 fino alla sua morte, avvenuta improvvisamente nell’ottobre del 1961.
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Lo scrittore e storico Elvio Grossi ricorda che intorno al 1940 vedeva l’avvocato Cavalli per le vie di Senigallia con la macchina fotografica sul petto; nessuno lo conosceva, ma il primo a sapere che egli fosse un fotografo fu Gemmy Tarini, grossista di materiale fotografico con il negozio presso la stazione ferroviaria, in via Poerio.
Tarini era un fotografo di qualità, e quindi divenne importante l’amicizia e la collaborazione con Cavalli, suggellata dalla pubblicazione di loro immagini (“bambola cieca” e “Grano e ulivi” di Cavalli, e “Passeggiata” di Tarini) su un interessante libro di cultura fotografica, nel 1943.
Fotografia, Prima Rassegna dell’attività Fotografica In Italia, Domus,1943.
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Lidia Barucca, moglie del fotografo Ferruccio Ferroni, ha conosciuto Cavalli nel 1945 al Circolo della filodrammatica “Travaglini” nella parrocchia del Portone a Senigallia, il quale era frequentato da persone di notevole cultura e da giovani di cui alcuni andarono a Roma al centro sperimentale cinematografico per continuare l’arte dell’attore; al circolo parteciparono il parroco don Mario Francesconi, lo scrittore e storico Elvio Grossi, lo scultore Silvio Ceccarelli, il drammaturgo Gian Francesco Luzi, autore di radiodrammi trasmessi dalla radio italiana e radio Monte Ceneri della Svizzera italiana.
Luzi si batteva con Cavalli per svecchiare il teatro borghese, vecchio e melenso (come scriveva Luzi stesso sul Messaggero), portando nel teatrino della parrocchia le opere del teatro nuovo americano, in particolare di Thornton Wilder.
Elvio Grossi ricorda che l’avvocato Cavalli recitò pure in un lavoro del Luzi, “Il quarto arriva” nella parte di Gianni. Nel 1945 Cavalli fece il regista nella commedia in tre atti di Aldo Greppi “I ragazzi”, rappresentata a Senigallia il 7 ottobre del 1945; recitarono anche a Pesaro al concorso filodrammatico nazionale con “Chi è in scena” del Conti, che fu apprezzato dalla nota attrice Ave Ninchi, che salì sul palco ad applaudire gli attori.
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La regia teatrale e la recitazione, altri elementi che evidenziano l’apertura mentale di Cavalli, laureato in giurisprudenza, con una curiosità molto vasta che spaziava dalla musica alla letteratura, dal cinema alla filosofia.
Come raccontava Ferruccio Ferroni, gli incontri al cenacolo di Cavalli spesso iniziavano con l’ascolto di brani di musica classica, Bach e Mozart; capitava d’ascoltare lo stesso pezzo eseguito da musicisti diversi per capire il valore dell’interpretazione, per poi riflettere sull’analogia fra il negativo fotografico, da interpretare in camera oscura, e lo spartito musicale. La tecnica di sviluppo e della stampa sono sempre stati per Cavalli processi fondamentali per intraprendere il cammino verso una fotografia artistica, un percorso consapevole e personale, che esigeva un aggiornamento continuo, tecnico e linguistico.
Numerosi furono gli incontri a Senigallia tra i fotografi che giungevano anche da fuori regione: il punto di ritrovo era il ristorante “Il Gallo d’Oro” che si trovava in via Cavour al centro della città vicino al Municipio, più raramente si riunivano a casa di Cavalli in via Buozzi.
• Giuseppe Cavalli regista teatrale, I Ragazzi, stagione 1945
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Da Senigallia Giuseppe Cavalli svolse un'intensa attività di partecipazione a mostre e concorsi nazionali e internazionali.
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la mostra personale presso il Circolo Fotografico Milanese nel 1940
la presenza al Salao Internacionale de Arte Fotografica a Lisbona, 1941-1943 la Mostra della Fotografia Italiana del Gruppo “La Bussola” (Giuseppe Cavalli, Mario Finazzi, Ferruccio Leiss, Federico Vender, Luigi Veronesi, Vincenzo Balocchi, Fosco Maraini) alla Galleria Vigna Nuova a Firenze, 16-30 novembre 1951 la mostra dell’Associazione Fotografica Misa di Senigallia, a Roma presso l’Associazione Fotografica Romana, 4-11 maggio 1954.
Le fotografie di Giuseppe Cavalli raggiunsero una bellezza sublime, con la scelta di privilegiare soggetti banali, composti per ottenere un’ideale spartizione tra spazi e cose, dove il pensiero raccoglie la luce; un gesto virtuoso per materializzare il mondo sensibile e le riflessioni interiori dell’intelletto. A proposito di luce, Alberto Angelini, commerciante di tendaggi che per anni lavorò nel negozio di Corso 2 Giugno, raccontò al prof. Grossi che, in un certo periodo e per alcune mattine, l’avvocato Cavalli si era a lungo fermato presso la “fontana dell’anatra” in largo Puccini, per attendere che il sole, nel suo lento percorso e diversi movimenti, illuminasse le testine dei volatili come a lui piaceva.
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• Giuseppe Cavalli, Fontana dell’Anatra, Senigallia, firma e data: 1945
la partecipazione a Subjektive Fotografie a Saarbruken, 19-29 luglio 1951
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Per capire la luce di Cavalli è consigliabile passare qualche giornata estiva a Lucera in provincia di Foggia, suo paese nativo, dove si può comprendere e ammirare la luce abbagliante che addolcisce le ombre, trasfigura i soggetti, restituisce la purezza della realtà, fino a registrare l’essenza del soggetto e il pensiero poetico del fotografo. Riguardo al suo impegno artistico, Daniele Cavalli ricordava spesso una frase di suo padre: “Cè chi mi incoraggia, Dio lo benedica; e ci sarà forse chi mi contesta: Dio benedica anche lui”. Marcello Sparaventi
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BIBLIOGRAFIA
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Fotografia, prima rassegna dell’attività fotografica In Italia, a cura di. Ermanno Federico Scopinich con Alfredo Ornano e Albe Steiner, Domus, Milano, 1943 G. Petronilli, Giuseppe Cavalli, Bergamo, 1946
Nino Caffé, Pesaro, 1959 (vedi pagine 70-71)
Giuseppe Cavalli. Fotografie 1936-1961. Claudio Grenzi ed., Foggia, 1998
Giuseppe Cavalli. Photographs, Faggionato fine arts, London, 2002
Giuseppe Cavalli (1904 - 1961) nel centenario della nascita, Lucera, 2004
Giuseppe Cavalli. Fotografie 1936-1961, Gangemi editore, Roma, 2006
Giuseppe Cavalli fotografo 1904 - 1961. Apolloni Editori Roma, 2006
Giuseppe Cavalli. Civica Raccolta, a cura di D. Cavalli, M. Delogu, A. Margiotta, punctum-Musinf, Roma, 2007 Giuseppe Cavalli. Nature morte, a cura di A. Madesani, Baldini Castoldi Dalai, 2009
Il tono più alto. Omaggio a Giuseppe Cavalli, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, a cura di D. Cavalli e M. Sparaventi, Omnia comunicazione editore, Fano, 2011
Voci di memoria di Mina Cavalli e Daniele Cavalli, a cura di Marcello Prignano, Lucera, 2014 • Giuseppe Cavalli. Lulli Diamantini, Senigallia, 1940
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Cavalli, Giacomelli, Ferroni, Gambelli a Lucera – I fotografi marchigiani in Puglia. Quaderni di Palazzo d’Auria Secondo, Lucera, 2016
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Giuseppe Cavalli. Ferruccio Ferroni rivolto verso il mare, 1949 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 146x99 mm, firma, data verso: annotazione di Ferruccio Ferroni a matita
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Giuseppe Cavalli. La Mamma di Santa Maria Goretti, Corninaldo, 1950 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 235x172 mm, firma, data verso: titolo, data
“La vita della giovane Maria, originaria di Corinaldo nelle Marche, fino al suo omicidio, non fu diversa da quella dei figli di molti lavoratori agricoli che dovettero lasciare le proprie terre per cercare sostentamento altrove: analfabetismo, denutrizione, lavoro pesante fin dall'infanzia*. I Goretti, in cerca di una migliore occupazione, si trasferirono a l'attuale Cisterna di Latina, assieme ai Serenelli, una famiglia amica. Nel 1900, Luigi Goretti morì di malaria e la collaborazione coi Serenelli, anch'essi in difficoltà, si fece ancora più stretta. Alessandro, secondogenito dei Serenelli, tentò diversi approcci nei confronti dell'undicenne, che raggiunsero il culmine nell'estate del 1902: il 5 luglio, con la scusa di farsi rammendare dei vestiti, Alessandro attirò Maria in casa e tentò di violentarla. Di fronte alle grida e ai tentativi comunque istintivi di difendersi, la ferì più volte con un punteruolo...” (Wikipedia) *Di Maria Goretti non erano note fotografie fino al 2017, quando il giornale Famiglia Cristiana sostenne d'averla ritrovata in una di quel periodo. Il suo aspetto era stato derivato dal referto autoptico: deceduta a 11 anni, era alta 1,38 m e appariva vistosamente sottopeso, oltre a presentare sintomi di malaria in fase avanzata. 24
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Giuseppe Cavalli. Ferroni sulla spiaggia, 1952 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 238x175 mm, firma verso: titolo e data a matita di Ferruccio Ferroni
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Giuseppe Cavalli. Inverno al mare, 1952-1953 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 172x233 mm verso: firma, titolo ed indirizzo “Via Don Minzoni” dell’ autore ; data e annotazioni a matita di FF : “Cavalli ha fotografato da sinistra a destra Ferroni ed il figlio Daniele Cavalli di spalle”
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Giuseppe Cavalli. Spiaggia con in fondo lo zuccherificio, circa 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 60x98 mm verso: timbro “Via Buozzi”
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Giuseppe Cavalli. Bagni di mare, circa 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 69x87 mm verso: timbro “Via Buozzi”
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Giuseppe Cavalli. La Barca, circa 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 86x61 mm verso: timbro “Via Buozzi�
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Giuseppe Cavalli. Natura morta, 1948 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 81x85 mm verso: carta postale fotografica “Tensi”, timbro “Via Buozzi” Pubblicata da Giuseppe Turroni in Nuova fotografia italiana, 1959
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Giuseppe Cavalli. Natura morta con pesci, 1952-1953 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 132x122 mm verso: timbro “Via Buozzi�
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Giuseppe Cavalli. Un cucciolo al sole, circa 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 162x169 mm verso: timbro “Via Buozzi�
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Giuseppe Cavalli. L’Occhio della gallina, circa 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 174x168 mm verso: timbro “Via Buozzi”
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Giuseppe Cavalli. Senza titolo (illuminazione pubblica), circa 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 140x147 mm verso: timbro “Via Buozzi�
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Giuseppe Cavalli. Pineta di Cervia I, giugno 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 111x85 mm verso: titolo, data, credito, specifica tecnica, nota a inchiostro di Ferruccio Ferroni Cervia si trova sulla costa del mar Adriatico, 100 km a nord-ovest di Senigallia e 20 km a sud di Ravenna. Tra Cervia e Milano Marittima, si trova la pineta di circa 260 ettari.
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Giuseppe Cavalli. Pineta di Cervia III, giugno 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 53x113 mm verso: titolo, data, credito, specifica tecnica, nota a inchiostro di FF
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Giuseppe Cavalli. Pineta di Cervia II, giugno 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 69x112 mm verso: titolo, data, credito, specifica tecnica, nota a inchiostro di FF
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Giuseppe Cavalli. Studio (Finestra con vapore dopo la pioggia), 1949 circa stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 62x78 mm verso: taglio di carta postale fotografica “Tensi”, timbro “Via Buozzi”
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“A partire dalla fine del XVIII secolo la latta (lamierino di ferro con un sottile strato di stagno) trovò un crescente impiego nella realizzazione di lattine per la conservazione di prodotti alimentari e non. Un uso caratteristico era quello delle conserve di pomodoro, per le quali si diffuse il diminutivo lattina. Quando si è affermato il confezionamento metallico delle bevande, il termine lattina è diventato quasi un suo sinonimo, anche se confezionato in alluminio oppure in acciaio. L'ampio uso della latta per oggetti in genere di basso costo, ha spinto molti appassionati di modernariato a collezionarli, ad esempio i giocattoli d'epoca o le scatole per dolci.” (Wikipedia)
Giuseppe Cavalli. Natura morta (lattine), 1952 circa stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 105x89 mm verso: timbro
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Giuseppe Cavalli. Armonie in grigio e nero, 1939-1940 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 84x77 mm verso: taglio di carta postale fotografica “Agfa”, timbro “Via Buozzi” Pubblicata da G. Petronilli, Giuseppe Cavalli, Bergamo, 1946
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Giuseppe Cavalli. Senza titolo (Il Bucato si asciuga), circa 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 147x105 mm, firma verso: carta postale fotografica “Gevaert�
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Giuseppe Cavalli. Scale, 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 140x87 mm verso: carta postale fotografica “Ferrania”, timbro “Via Buozzi”
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Giuseppe Cavalli. Archittetura, circa 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 136x84 mm verso: carta postale fotografica “Ferrania”, timbro “Via Buozzi”
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Giuseppe Cavalli. Muratori, circa 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 178x231 mm verso: timbro “Via Buozzi�
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Emanuele Cavalli. “Vota PCI-Dozza”, 11 aprile 1952 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 88x139 mm verso: carta postale fotografica “Ferrania”, mandata a FF, timbro postale
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Giuseppe Cavalli. Sul Lungarno, Firenze, 1950 circa stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 176x234 mm verso: timbro “Via Buozzi�, indicazione a matita per ritaglio non eseguito
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Giuseppe Cavalli. Ostuni, agosto 1959 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 85x78 mm, firma e data verso: titolo, specifica tecnica, data, annotazione a matita di Ferruccio Ferroni: “Fotografia donatami dal Prof. Sergio Anselmi�.
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Giuseppe Cavalli. Lo spazzino comunale, Lucera, circa 1954 stampa fotografica alla gelatina sali d'argento, 47x56 mm verso: timbro “Via Buozzi�
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• C’È SEMPRE UNA PARTE DI PITTORE •
C’è sempre una parte di pittore in un buon fotografo.
Generalmente i presupposti emotivi che animano l’operatore sono gli stessi che animano il pittore quando questi si trova dinanzi ad una « forma » che sente necessariamente di ritrarre.
Però la macchina, per quanto docile e perfetta in ogni suo accorgimento tecnico, è un occhio freddo ed implacabile. Un paesaggio, ad esempio, anche se buono nel suo aspetto formale, non tutte le volte è assoluto; basta un esiguo elemento estraneo per equilibrare i rapporti compositivi. Eliminare questi elementi è pressochè impossibile. Sta alla perizia del fotografo, alla sua, diremmo, sensibilità, correggere detti particolari ricorrendo a scorci, inclinazioni, a sfocature, a tagli.
Riassumendo, l’uomo che sta dietro la macchina, ha i suoi sofferti problemi da risolvere, il suo “pathos”.
È questa dunque un’arte autorevole, non meno nobile di quella che anima il pittore.
Dentro questi aspetti si identifica l’operato di Giuseppe Cavalli.
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Ció che egli espone in questa mostra è una breve parte della sua vasta produzione, ma valida tuttavia a darci una misura delle sue qualità interpretative. Qui tutto si riduce in una chiara sintesi dell’antispettacolare, dell’antigrazioso, dell’antipiacevole.
Qualità, questa, tutta insita nella natura intellettuale dell’uomo (in cui non fa difetto una ragguardevole coscienza della civiltà contemporanea), per cui l’operatore è portato a considerare, con una limitazione focale, per dirla in termine tecnico, gli alberi come l’albero, le finestre come la finestra, le sedie come la sedia, e così via: scarni e nudi elementi peró sapidi di umano afflato.
Si aggiunga a codesto carattere speculativo, un naturale rigore estetico, identificabile nel taglio delle eleganti composizioni. Nelle quali, come s’è detto, nulla c’è di superfluo, e l’immagine si appalesa suggestiva, talvolta lirica, nel ritmo dei bianchi candidi e dei neri purissimi.
A nostro avviso le stampe più rappresentative di questa mostra, “Vela marchigiana”, “Adolescente”, “Ritmi “, “Porta antica”, “Collina Abruzzese”, “Il cobra”, “Dirimpetto al mare”, “Dintorni di Gubbio”, accreditano al loro autore la nostra incondizionata stima. Nino Caffè, Pesaro, agosto 1959
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COLOPHON
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Questo taccuino maltagliato è stato stampato il primo aprile 2019 per SCBS (Servizi Centrali della Biennale di Senigallia), via Marchetti 2, Senigallia in 1500 copie, da IGO, Chemin des Amours au Poiré-sur-Vie Courtesy Archivi Ferruccio Ferroni - Senigallia © Copyright Famiglia Cavalli ISBN 978-88-32191-04-2