IL GIRO DELLA FOTOGRAFIA IN OTTANTA GIORNI libro-gioco per iconoduli Collodio di Massimo Marchini

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• Massimo Marchini, Omaggio a Cartier-Bresson, Senigallia, 1952 / 2019

IL GIRO DELLA FOTOGRAFIA IN OTTANTA GIORNI • Un libro-gioco per iconoduli Collodio di Massimo Marchini

Taccuini Maltagliati Senigallia 2019


Mostre, fiere, conferenze, convegni, incontri, compongono “l'azione introduttiva” della Biennale, la cui prima edizione, che avrà luogo nel maggio 2020, e le successive, manterranno la forma libera e l'intenzione di celebrare i primi 150 anni di fotografia, 1839-1989.

Una “ipotesi”, da testare collettivamente, intorno ai primi indizi sedimentati di questa età dell'oro del nostro passato: e se il museo ideale del futuro, come la “Boîte-en-valise” di Marcel Duchamp, fosse una valigia contenente una selezione di stampe fotografiche? Una “Boîte-en-musée”.

La Città di Senigallia è stata nominata dal Consiglio Regionale delle Marche “Città della fotografia” un anno fа. La patria di Giuseppe Cavalli, di Ferruccio Ferroni, di Mario Giacomelli e di tanti altri fotografi è riconosciuta luogo d’eccezione, una denominazione di origine controllata culturale.

Il 2, 3 e 4 maggio 2019 ospiterà l’anteprima di un'ambiziosa Biennale di Fotografia, co-organizzata dal Comune e da Serge Plantureux, con la collaborazione di Francesca Bonetti, curatrice ospite.

Dall'invenzione della fotografia all'avvento dell'oscura era digitale, in un approccio artistico e scientifico alla fotografia come opera e oggetto, la Biennale di Senigallia ci invita a esplorare insieme la ricchezza potenziale di questa storia materiale.

Sotto i titoli C'era una volta la fotografia, e Il giro della fotografia in 80 giorni, due mostre sono allestite nel cuore della città e saranno visibili anche qualche settimana prima e dopo gli incontri di maggio 2019. Maurizio Mangialardi, Sindaco di Senigallia 21 marzo 2019

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© 5OCHE 2019, una pubblicazione della SCBS di Serge Plantureux Via Marchetti, nr 2, 60019 Senigallia (AN)

1839 1840 1843 1848 1855 1864 1869 1911 1924 1925 1927 1928 1948 1950 1952 1972 1978 1988

• INDICE • Ottanta giorni, nessuno di più Risolvere questo indovinello

8 11

L'âge d'or della fotografia (1839-1860) Secondo periodo di sviluppo (1870-1914) Periodo interbellico (1918-1939) Quarto periodo felice (1945-1989)

13-25 27-29 31-37 39-49

Indici supplementari, lista di nomi

50-51

Omaggio di un senigalliese al prof. Bugatti

52-55

Qualcosa sul collodio umido

56-65

Eventuali soluzioni

66-69

Voti

70


• IL GIRO DELLA FOTOGRAFIA IN 80 GIORNI • Ottanta giorni, niente di più, ecco il tempo che è stato assegnato a Massimo Marchini per realizzare questa mostra-gioco. Il 10 febbraio era domenica, e avevamo un appuntamento al Caffè Doria, in Piazza Doria, verso la fine del Corso alle 10:30 del mattino.

Come molti senigalliesi curiosi di fotografia, Massimo è rimasto incuriosito da questo nuovo evento previsto tra 80 giorni e intitolato "Anteprima della Biennale". Ma era molto più sorpreso quando gli ho proposto di realizzare un progetto completo in così poco tempo, per 15 minuti abbiamo cercato un'idea. E poi verso le 11:05 l'idea si è insinuata, prima minuscola, dal suo gusto per l'insegnamento, poi è cresciuta, quando ci siamo chiesti se avesse potuto soddisfare le esigenze del professor Bugatti che dovevo incontrare il giorno dopo.

Ed ecco che alle 11.55 c'era l'idea, un gioco basato sulla storia della fotografia, utilizzando processi antichi fortunatamente familiari a Massimo. Abbiamo scarabocchiato l'elenco sulla tovaglia di carta come avrebbe dovuto essere in quel momento.

E ora è il vostro turno, lasciate che gli ambrotipi e i ferrotipi di Massimo parlino alla vostra immaginazione, avete 20 minuti. Serge Plantureux

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• RISOLVERE QUESTO INDOVINELLO • Primo elemento: la data (la sequenza si trova pagina 6). Se c’è scritto 1848, questa data si riferisce all'anno in cui è stata creata o esposta la fotografia o la serie di riferimento che ha ispirato Massimo.

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave. Per esempio “Chambre”, questa parola in francese si riferisce al luogo della creazione, ma insiste anche su un dettaglio, la macchina fotografica dei primi giorni, una camera dagherrotipica.

Terzo elemento: una lista di nomi (a pagina 50). Possiamo controllare se il nome che abbiamo in mente è nella lista, oppure possiamo cercare un'ipotesi.

Soluzioni (a pagina 66). Per calcolare il punteggio di ogni giocatore, le risposte vengono confrontate con le soluzioni proposte. Ma questo gioco non si riferisce certo a una verità assoluta, bensì a una realtà fotografica che ci affascina e trasporta la nostra immaginazione...

• Massimo Marchini, Passeggiata fotografica, Senigallia, 2019

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Primo elemento: la data

•

1833 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

table parola chiave 12

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Primo elemento: la data

1839 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Louvre parola chiave 14

15


Primo elemento: la data

1840 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

noyé parola chiave 16

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Primo elemento: la data

•

1843 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Pencil parola chiave 18

19


Primo elemento: la data

•

1848 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

chambre parola chiave 20

21


Primo elemento: la data

•

1855 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

visite parola chiave 22

23


Primo elemento: la data

1864 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

samouraï parola chiave 24

25


Primo elemento: la data

•

1869 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Holy parola chiave 26

27


Primo elemento: la data

•

1911

•

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

dinamismo parola chiave 28

29


Primo elemento: la data

•

1924 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Ingres parola chiave 30

31


Primo elemento: la data

•

1925 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

pepper parola chiave 32

33


Primo elemento: la data

•

1927 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Frida parola chiave 34

35


Primo elemento: la data

•

1928 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Fourchette parola chiave 36

37


Primo elemento: la data

•

1948 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Pablo parola chiave 38

39


Primo elemento: la data

•

1950 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Baiser parola chiave 40

41


Primo elemento: la data

1952 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Mouffetard parola chiave 42

43


Primo elemento: la data

•

1972 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Detriti parola chiave 44

45


Primo elemento: la data

•

1978 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Natura parola chiave 46

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Primo elemento: la data

•

1988 •

Secondo elemento per la ricostruzione dell’omaggio: una parola chiave

Vanitas parola chiave 48

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LISTA DI CANDIDATI IN ORDINE ALFABETICO

* •

Ansel Adams Manuel Alvarez Bravo Diane Arbus Hippolyte Bayard Felice Beato Ilse Bing Samuel Bourne Anton Giulio Bragaglia Bill Brandt Brassaï Julia Margaret Cameron Giacomo Caneva Robert Capa Henri Cartier-Bresson Charles Clifford Louis Daguerre Eugène Disdéri Robert Doisneau

Mario Giacomelli Nan Goldin Amélie Guillot-Saguez John B. Greene Eugène Hubert André Kertesz Germaine Krull Dorothea Lange Gustave Le Gray Lee Miller Lisette Model Tina Modotti Félix Nadar Nicéphore Niépce Irving Penn Girault de Prangey Man Ray Edward Steichen Alfred Stieglitz Henry Fox Talbot Edward Weston

* Ci sono più nomi che foto in mostra, così che il gioco stimola la curiosità e la voglia di continuare il lavoro di Massimo. 50

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OMAGGIO DI UN SENIGALLIESE AL PROFESSORE

“Devi fare le nature morte, non perdere tempo per altre cose. Dobbiamo farne un libro e darlo al nostro amico Serge che lo porterà a Parigi”.

Tutte le volte che lo vedevo al Musinf, il Prof. Bugatti me lo ripeteva sempre, convinto che quello fosse il genere fotografico in cui potessi offrire il meglio di me.

Quel mattino avevo portato al Museo tutta la mia attrezzatura per il Collodio Umido e gli proposi, scherzosamente, di posare per un ritratto.

Non se lo fece ripetere e si mise in posa con il suo modo di fare, simpaticamente giocoso.

Sì, Prof., prima o poi riuscirò ad eseguire le nature morte che occorrono per fare un libro e lo farò stampare, anche se Lei, purtroppo, non lo potrà vedere e giudicare. Sarà un ringraziamento tardivo a una grande persona che ha contribuito non poco a trasformarmi in una realtà che assomiglia a un fotografo.

Grazie, caro Professore.

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Massimo Marchini Senigallia, 12 aprile 2019

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Un workshop al Musinf, Senigallia, 2018 (foto Marco Mandolini)

Massimo Marchini nasce a Senigallia nel 1957.

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Appassionato di fotografia da circa quarant’anni, ha maturato esperienze sia in ambito amatoriale che professionale; è uno dei soci fondatori del gruppo fotografico F/7 di Senigallia con il quale ha partecipato a numerose esposizioni collettive proponendo le proprie opere in varie città italiane. Massimo Marchini dedica particolare impegno alla continua ricerca di nuove soluzioni creative e al recupero di antiche tecniche di ripresa e stampa, ha partecipato attivamente alla realizzazione dell'Osservatorio e dell’Archivio italiano per la Fotografia Stenopeica, fondato a Senigallia presso il Musinf (Museo Comunale d'Arte Moderna dell'Informazione e della Fotografia) per favorire la divulgazione di questo genere fotografico.

È curatore della Mostra nazionale della Fotografia Stenopeica che si svolge ogni anno alla Rocca Roveresca di Senigallia.

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• Charles Nègre, negativo collodio su vetro, courtesy Collection Alex Novak, Chalfont 56

QUALCOSA SUL COLLODIO UMIDO

Con il nome collodio umido si indicano quei procedimenti fotografici storici che utilizzavano il collodio come legante per emulsioni fotosensibili. Si tratta dell'ambrotipo, inventato da Frederick Scott Archer, del pannotipo, del ferrotipo, introdotto da Hamilton Smith, del melanotipo.

Il termine "umido" veniva utilizzato perché in questi processi i supporti fotosensibili dovevano essere esposti quand'erano ancora umidi, cioè appena preparati. Verrà utilizzato più frequentemente in seguito, per distinguere questi processi da quelli che adottarono le prime emulsioni in gelatina, che invece consentivano un utilizzo dei materiali fotografici a secco.

L’ambrotipia è un procedimento fotografico per la realizzazione di immagini su lastre di vetro. Messo a punto intorno al 1849 dal gentiluomo inglese Frederick Scott Archer, il metodo venne pubblicato per la prima volta sulla rivista The Chemist nel 1852. A un processo simile stava lavorando, in quegli stessi anni, anche Gustave Le Gray in Francia, che rese pubblici i suoi esperimenti nel 1850, senza tuttavia richiedere un brevetto, lasciando il credito dell'invenzione ad Archer.

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Nello stesso anno della sua morte, il procedimento fu brevettato da James Ambrose Cutting di Boston e quindi importato in America, ma rimase fondamentalmente di pubblico dominio in tutto il mondo. Assunse il nome di "ambrotipo" dal nome di Ambrose e dal greco ambrotos, immortale. Nel Nuovo Continente si diffuse ben presto una variante del processo, chiamata ferrotipo, ideata dal professor Hamilton Smith nel 1856: fondamentalmente la tecnica rimaneva la stessa, ma il supporto cambiava, sostituendo il vetro con lastre metalliche laccate (normalmente si trattava di lastre di ferro, latta o alluminio, da cui il nome - ferrotype o tintype).

A differenza del dagherrotipo, la visione dell'ambrotipo avveniva senza la necessità di inclinare la lastra, comunque a causa del ridotto contrasto causato dall'assenza di bianchi puri, che venivano realizzati in gradazioni di grigio, era necessaria un’adeguata fonte di luce.

L'ambrotipo, essenzialmente un negativo su vetro, spianò la strada alla stampa di fotografie su carta in una qualità superiore a quella ottenuta dalla calotipia. Il procedimento piuttosto economico ne permise una rapida diffusione e un utilizzo protratto fino agli inizi del XX secolo.

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• Niepce de Saint-Victor, inventore dopo lo zio, del negativo su vetro all’albumina

Sfortunatamente, questi morì in povertà nel 1854, senza che avesse avuto il tempo di brevettare la sua invenzione nel Regno Unito.

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• Charles Nègre, Parigi, c. 1858, neg.

A questo punto, la lastra era pronta per l'esposizione, che richiedeva un lasso di tempo piuttosto lungo, in grado di oscillare da pochi secondi a qualche minuto, a seconda della luce disponibile. L'esposizione doveva essere completata prima dell'asciugatura della lastra, rendendo obbligatoria la fotografia dei soggetti direttamente in studio oppure, per la fotografia paesaggistica, al trasporto del materiale e chimici per la preparazione della lastra sul posto.

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• Studio parigino, Ritratti della nobile famiglia Montgolfier, ambrotipi grandi, Parigi, c. 1860

Il legante del procedimento era il collodio, che miscelato con dei sali veniva steso su un vetro pulito. Prima dell'asciugatura della soluzione, si immergeva la lastra di vetro in una soluzione di nitrato d'argento, rendendo fotosensibile la lastra.

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La lastra veniva solitamente inserita in una cornicetta o passepartout d'ottone e montata in una custodia ad astuccio, come giĂ avveniva per il dagherrotipo; in Giappone in una leggera scatola di legno non acida di paulownia.Talvolta gli ambrotipi venivano colorati a mano con tenui colori all'anilina o pigmenti in polvere.

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• Ambrotipo giapponese, samurai avversario della rivoluzione Meiji, courtesy AMC, London

Dopo l'esposizione si passava allo sviluppo e al fissaggio, con cianuro di potassio o tiosolfato di sodio. Infine si eseguiva la laccatura in nero della lastra, che trasformava il negativo in ambrotipo; in alternativa si sistemava la lastra su un panno nero.

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• Ambrotipo nordamericano, i graffi sul vetro sembrano volontari

• Etienne-Jules Marey lavora all'invenzione della crono-fotografia, precursore del cinema


Autoportrait à la chambre

The Pencil of Nature

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Omaggio a Hippolyte Bayard

Omaggio a Daguerre e Hubert

1840

1839

Senza titolo

Autoportrait en noyé

1848

Omaggio a Gustave Le Gray

Omaggio a Henry Fox Talbot 1855

SOLUZIONI

1833

La table servie

Omaggio a Nicéphore Niépce

1864

1843

Samouraï

Portrait carte-de-visite

Omaggio a Felice Beato

SOLUZIONI

Omaggio a Eugène Disdéri

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Omaggio a Nicéphore Niépce La table servie 1833


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Pepper No. 30

Le Violon d’Ingres

Omaggio a Anton Julio Bragaglia

Omaggio a Julia Margaret Cameron

1911

1869

A Holy Family

1924

Ritratto Fotodinamico

1925

La Fourchette

Fuga Mexicana

Omaggio a Edward Weston

Omaggio a Man Ray 1927

Omaggio a Tina Modotti

1928

Omaggio a André Kertesz

1948

Françoise et Pablo Omaggio a Robert Capa

1950

Le Baiser de la Rocca Omaggio a Robert Doisneau

Omaggio a Irving Penn

Omaggio a Henri Cartier-Bresson

1972

1952

Enfant rue Mouffetard

1978

Natura morta

Omaggio a Mario Giacomelli

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Rifiuti

1988

Vanity

Omaggio a Joel-Peter Witkin


70

VOTI

71


COLOPHON

- A Tr a v e ller

’s C

ima tepr n A

HAN D

IGALLIA AN SEN D OF IT S K O

ONS VIR EN

-BO

anion for 20 o mp 19

Questo taccuino maltagliato curato da Serge Plantureux è stato stampato il 17 aprile 2019 per Servizi Centrali della Biennale di Senigallia, via Marchetti 2, Senigallia, in 1500 copie, da IGO, Chemin des Amours au Poiré-sur-Vie © Copyright Massimo Marchini ISBN 978-88-32191-05-9


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