Sportweek 25/2 | SAS

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Anno 13. N.7 (578) 25 febbraio 2012 Poste Ita iane Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano. Il sabato con La Gazzetta dello Sport, € 1.50 (SportWeek € 0,50 € 0.30 + La Gazzetta dello Sport € 1 20) Nei giorni successivi € 1.50 + l prezzo del quotidiano. Non vendibile separatamente.

io sono il gallo abbiamo passato 48 ore con danilo gallinari, stella della nba a denver: «vi racconto la mia vita tra ragazze e gnocchi della mamma»







editoriale

IN P iac iuta la nov ità? Speriamo di sì. Da oggi SportWeek è nuovo e se preferisci puoi chiamarci solo SW, come hai visto in copertina. Noi siamo cambiati perchéinunmondochesireinventa e si ridefinisce ogni giorno con un tweet o un commento su Facebook sappiamo che nessun giornale può fingere che tutto sia uguale. E allora eccoci pronti a cominciare una nuova avventura sperando che tu abbia voglia di seguirci.

PAROLE

DI MATTEO DORE

Sappia mo c he u n giornale vive di parole, l’uomo le ha inventate nella notte dei tempi per trovarsi, riconoscersi e riscaldarsi con la comp ag n i a d i c h i s ap ev a raccontare storie. È un mestiere, quello di narrare, che a noi piace moltissimo. Un antico “maestro” di giornalismo si raccomandava: “Mai rovinare una bella storia con la verità”. Noi invece crediamo di più a questa frase: “In una bella storia c’è sempre nascosta una grande verità, basta cercarla”. Questo facciamo.

NOI stORIE ImmAgINI

Se non le hai ancora viste, e stai sfogliando questo giornale con ordine (bravo, sei uno dei pochi), per una volta salta tutto e vai subito nelle pagine centrali. Ci troverai il nostro cuore: foto ed emozioni. SportWeek è sempre stato il giornale delle belle immagiNi, e ne siamo orgogliosi, per questo abbiamo deciso di lasciare a loro il posto d’onore. Lo abbiamo fatto anche in copertina, togliendo dalla foto qualsiasi titolo o segno grafico. Perché le immagini sanno parlare anche da sole.



sommario n. 7 (578)

sabato 25 febbraio 2012

tutto il rosa della vita

il blog di chi È in difficoltÀ (dedicato al nostro “tod”)

start

nanga parbat

il diario di simone moro

l’inchiesta

nba, tutti rotti! infortuni infiniti, ma il calendario non È stato ridotto. ne vale la pena?

zoom

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La foto di copertina è di Edoardo Delille.

ripartenze

antonio conte e gli scherzi della memoria

classifica

In che cosa gli americani non ci batteranno MAI?

cover storY

gallinari la storia

andrea pirlo dalle vigne agli scherzi in spogliatoio. il lato b di un formidabile casinista 9


sommario n. 7 (547) saBaTo 25 feBBraio 2012

inTervisTa

andrea masi l’errore all’olimpico. la sua l’aquila ferita. le rivinciTe di un rugBisTa

avvenTura

l’islanda in moto dal ghiaccio all’acqua BollenTe in una Terra ostile. iN sella a uNa 250

club

heliski

in canada dove la neve È come in paradiso

cinema

tutti muti per l’oscar aspeTTando le sTaTueTTe, ecco le scelTe di sw

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verso londra

oscar pistorius inTervisTa poliTicamenTe scorreTTa al sudafricano Tra squali, scherzi e flirT

o o non nero, prince n Ƃgo pazzesco escindere. No?

l’ospiTe

melissa satta io, il “boa”, il sesso... mi meTTo a nudo

moda

Stili di guida

gadgeT

metti in luce i tuoi movimenti

l’accessorio per misurare l’aTTiviTÀ fisica di un’inTera giornaTa

auTo

morgan, auguri mito edizione limiTaTa per i 75 anni della piÙ anTica in produzione

ufficio di gene

vi svelo qual È la prossima sfida di giovanni soldini



R I PA R T E N Z E DI luIgI g

a rl a n D o

glI schERZI dEllA mEmoRIA D

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attenzione, ho un archivio. Conservo tutto: articoli, interviste... E ogni tanto lo rileggo. Vedo che in sei mesi siamo passati dal sesto-settimo posto a essere favoriti per lo scudetto e mi dico: «È successo un miracolo!». ringrazio tutti.

i niente, mister. Ma un consiglio: ci vada piano con la memoria che è un pozzo profondo e può venire su di tutto. Se la ricorda la poesia di Montale? “Cigola la carrucola del pozzo / l’acqua sale alla luce e vi si fonde. / Trema un ricordo nel ricolmo secchio, / nel puro cerchio un’immagine ride”. Bellissima. Mister, se tanti hanno giudicato da sestosettimo posto la sua Juve è anche perché lei ha attraversato l’autunno come un penitente ripetendo il suo cupo memento mori: «Ricordate che veniamo da due settimi posti consecutivi». Noi abbiamo semplicemente preso nota, come Troisi con Savonarola: “Mo’ me lo segno”. Trema un altro ricordo, forse un filo imbarazzante, nel ricolmo secchio: tutti gli esterni che lei ha fatto comprare in estate per poi scoprire che non servivano. Per l’amor di Dio, legittimo cambiare in corsa e il suo lavoro successivo è stato un vero capolavoro. Illuminata la riconversione di alette come Giaccherini. Ma uno potrebbe pensare: se i soldi spesi per gli Elia fossero stati

investiti in giocatori funzionali al progetto attuale, oggi l’Europa avrebbe una superpotenza in più. Zamparini ha svelato che il progetto iniziale dei dirigenti bianconeri prevedeva Pastore e Aguero. Ecco, proprio ciò che manca a questa fortissima Juve, che spesso però fatica a tradurre in gol il suo dominio: l’uomo dell’ultimo passaggio e un realizzatore spietato. Troppo cari? Rinunciando ai Vucinic e agli Estigarribia, vendendo i Krasic e i Toni, senza bisogno di aggiungere poi i Borriello, non ci sarebbe stato da svenarsi. E comunque, data l’età, sarebbero stati investimenti a lungo termine. Trema un altro ricordo nel ricolmo secchio:

la prima giornata di campionato saltata per sciopero. La Juve affrontava fuori casa l’Udinese che aveva anticipato la preparazione per il preliminare di Champions, spaventando l’Arsenal. Andava a mille. Se la Juve, ancora alle prese con l’equivoco tattico, fosse caduta subito al Friuli e non avesse mai iniziato la serie record di imbattibilità, quanto ci avrebbe messo a guadagnare l’attuale autostima? Invece ha preso coraggio attraverso un inizio soft e ha poi incontrato l’Udinese nel suo picco più basso. E nel suo picco più basso ha affrontato anche il Milan. Brava, ma anche baciata dalla sorte questa Signora. Lo vede, mister, che ad aprire gli archivi uno ci trova di tutto? E poi porta pure gramo. L’ultimo allenatore della Juventus ad avvertire i giornalisti di avere “un libro nero” è stato Ciro Ferrara. Si goda la sua splendida creatura, mister. Se lo merita, dopo l’ottimo lavoro svolto in questi mesi. Sorrida come l’immagine nel ricolmo secchio, senza voltarsi troppo indietro. E se la carrucola cigola, la lasci cigolare.

marCo luzzan

ANToNIo coNTE:

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I N T E R N AT I O N A L CONDÒ DI PAOLO

PRIGIONI E PALLONI

argentina

Che IL mONDIALe D’ArgeNtINA DeL 1978 NAsCONDesse mOLte brutte stOrIe sI sAPevA. OrA emerge LA vICeNDA DI 13 PeruvIANI veNDutI e DestINAtI A mOrIre. mA POI… peruviani, e la storia venne archiviata come un “normale” aggiustamento di risultato fra squadra motivatissima e avversaria già eliminata. In realtà c’era dell’altro. Qualche giorno fa il settimanale Tiempo Argentino ha riaperto il caso dando notizia della denuncia che un ex senatore peruviano, Genaro Ledesma Izquieta, ha presentato a un giudice di Buenos Aires. Ledesma sostiene che il dittatore peruviano dell’epoca, Francisco Morales Bermudez, “cedette” al suo collega argentino Jorge Videla 13 oppositori politici (fra cui lui) come scorie da smaltire: in cambio, la sua nazionale in caso di bisogno non

avrebbe creato problemi ai padroni di casa. Governato in gran parte da militari felloni e sanguinari, nel Sudamerica dell’epoca vigeva il cosiddetto piano Condor, ossia la cooperazione tra polizie segrete per ammazzare gli oppositori alle varie dittature in qualunque Paese si trovassero. I tredici peruviani vengono deportati in Argentina il 25 maggio, una settimana prima dell’inizio del Mondiale; il loro destino è una morte atroce, venire gettati dall’aereo in mare ancora vivi, come realmente accadde a centinaia di sventurati desaparecidos. Ma non subito, perché sono l’assicurazione sul buon esito del match mondiale. Per fortuna, però, i loro familiari già espatriati in Europa piantano un casino infernale, e la Francia – da sempre Paese sensibile al tema – riesce a pressare Videla fino a imporgli la “vendita” (sì, Parigi paga una sorta di riscatto) della vita dei tredici. Questo succede dopo la fine del Mondiale, mentre una Buenos Aires in gran parte ignara canta la gioia per il trionfo di Kempes, Ardiles e Passarella.

geOrge t eDemANN

D

i tutte le storie segrete legate ai Mondiali di calcio, il 6-0 col quale l’Argentina batté il Perú nel ’78, guadagnandosi l’accesso alla finale poi vinta contro l’Olanda, è sempre stata considerata una delle più lerce. A quel match, tra l’altro, si deve una modifica regolamentare che oggi ci pare ovvia, ma all’epoca non esisteva: la contemporaneità delle partite dell’ultimo turno di un girone di qualificazione. Quella volta Argentina e Brasile arrivarono a pari punti alla giornata finale: il 21 giugno la Seleçao giocò alle 16.45 a Mendoza contro la Polonia, e quindi i padroni di casa argentini andarono in campo alle 19.15 a Rosario conoscendo il numero di gol (quattro) di cui avevano bisogno per scavalcare i rivali nella differenza reti. Finì 6-0 in un clima di grande pressione popolare e assai mediocre resistenza peruviana. Nel tritacarne dei sospetti finì inizialmente il portiere ultrabattuto, Ramon Quiroga, che oltretutto era un argentino naturalizzato; col passare del tempo, però, emersero episodi di intimidazione a carico di tutti i giocatori

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BETA S P A 015 2556463


DI LANFR AN

CO VACCARI

J. LIN, IL MESSIA DEGLI ASIATICI BORN IN USA A

l Gatsby, un bar del quartiere di SoHo, a Manhattan, una folla di asiatico-americani si assembla ogni sera che giocano i Knicks: tutti portano la maglietta con il numero 17, quello di Jeremy Lin, taiwanese di origine. Ha detto al New York Times Su Nam, una grafica: «Tutti i nostri ragazzi vorrebbero essere come lui. E tutte noi vorremmo sposarlo». Alla chiesa presbiteriana del Redentore, nell’East Side, l’altra domenica il reverendo John Lin (nessuna parentela) ha introdotto il sermone sull’Incarnazione (Matteo 1) specificando che «i tifosi dei Knicks possono chiamarla la Lincarnazione». Il fenomeno di quest’inizio di Nba (è l’unico giocatore nella storia con una media superiore ai 20 punti e almeno 8 assist nelle prime 5 partenze da titolare) trascende le statistiche. Per una minoranza che si è sempre sentita un po’ fuori posto, in qualche modo discriminata, è diventato un’ispirazione. Non diversamente da quello che hanno rappresentato per gli afro-americani, all’inizio degli Anni 50, Willie Mays o Hank Aaron, quando frantumarono le barriere razziali nel baseball, fuoricampo dopo fuoricampo.

J. Lin è, insieme, l’orgoglio di un gruppo del melting pot americano (appena il 4,8 per cento della popolazione) e la smentita di un pregiudizio. È il primo asiatico nato negli Stati Uniti ad avere un impatto significativo in uno dei maggiori sport professionistici (Yao Ming, Yi Jianlian e Wang Zhizhi sono cinesi di nascita, nella Mlb Ichiro Suzuki e un’altra quarantina sono giapponesi, nella Nfl e nella Nhl ce n’è stato qualcuno, ma assolutamente marginale). Non si adatta proprio a un’immagine scavata nella cultura popolare, che vuole gli asiatici quasi invisibili. Quando sfuggono alla regola, sono rappresentati come asessuati, fisicamente deboli e comunque poco ma-

Il fenomeno Jerem y Lin, 23 anni, play 16

scolini. E in genere con ruoli fissi: maestro di kung-fu/genio matematico socialmente goffo/proprietario di un ristorante cinese, di un salone di manicure o di una tintoria. Lui ha molti tratti in comune con lo stereotipo dell’asiatico-americano: si è laureato in economia a Harvard, la migliore università del mondo; ha una forte fede religiosa («la sofferenza dà il carattere, il carattere dà la speranza, e la speranza non delude mai», è il suo passaggio della Bibbia preferito) che lo ha fatto paragonare a Tim Tebow, il quarterback dei Denver Broncos, pur non essendo così plateale e dunque risultando molto meno polarizzante. Ma lo demolisce con il talento e il duro lavoro che gli ha permesso di affinarlo. Si inserisce in un filone narrativo dominato dalla virilità nera e costruito con fisici scultorei, forza, velocità e spavalderia. Gioca al gioco degli afro-americani, come se fosse cresciuto sui campi dello streetball, nei ghetti, e li batte sul loro terreno−masenzapomparsii pettorali a pugni dopo un’azionespettacolare.

dei New York Knick

s.

NAthAN eL s. butLeR

IL tAIWANese Che gIOCA IN NbA peR I kNICks È IL pRImO VeRO RIFeRImeNtO peR uNA mINORANzA “INVIsIbILe”. tANtO Che NeLLe ChIese DI NeW yORk sI pARLA DI “LINCARNAzIONe”



DI massImo

perrone

BRAVO CHI LEGGE LO SAPETE CHE L’IDEA DI FARE UN QUOTIDIANO VENNE A GIULIO CESARE? CHE IL PRIMO VERO GIORNALE NACQUE A STRASBURGO E CHE IN ITALIA MANTOVA APRÌ LA STRADA A TUTTI GLI ALTRI? E OGGI LA GAZZETTA… QUATTROMILIONITRECENTO…

Le persone che leggono (in media) ogni giorno La Gazzetta dello Sport, un record italiano, quotidiani d’informazione compresi. Gli altri due giornali sportivi hanno complessivamente 2.940.000 lettori secondo le rilevazioni Audipress di inizio febbraio.

CINQUANTANOVE

MILLESEICENTOCINQUE

L’anno avanti Cristo in cui Giulio Cesare ordinò la pubblicazione degli Acta Diurna populi Romani, il giornale del popolo romano: notizie giudiziarie, decreti, annunci di nascita, matrimonio e morte. Ogni giorno veniva esposto su una tavola imbiancata (album, in latino), ritirato dopo alcuni giorni ma conservato per consultazione. La pubblicazione cessò quando la capitale dell’Impero romano si trasferì a Costantinopoli.

L’anno in cui fu pubblicato a Strasburgo il primo giornale al mondo. Si chiamava Relation aller Fürnemmen und gedenckwürdigen Historien, traducibile più o meno “Relazione di tutte le storie con ricordi da apprezzare”.

4.377.000 59 1605 1645 1664 14.067.000 MILLESEICENTOQUARANTACINQUE

MILLESEICENTOSESSANTAQUATTRO

QUATTORDICIMILIONI...

L’anno in cui cominciò le pubblicazioni il giornale più vecchio ancora esistente (anche se dal 2007 va solo online): la gazzetta ufficiale svedese Post-och Inrikes Tidningar.

L’anno in cui nacque La Gazzetta di Mantova, il più antico giornale italiano ancora in edicola. All’epoca si chiamava Aviso ed era edito dagli stampatori ufficiali di corte Gonzaga, la famiglia Osanna. Il nome attuale venne usato per la prima volta nel 1807. Fra le testate precedenti, una dal fantastico titolo Ragguagli universali d’Europa e d’altri luoghi.

La diffusione media giornaliera del giapponese Yomiuri Shimbun (Shimbun vuol dire quotidiano), il giornale più letto al mondo, fondato nel 1874. In Europa il record, sui 5 milioni, è della tedesca Bild-Zeitung. Zeitung vuol dire giornale, bild significa immagine, quadro, ritratto, anche fotografia.

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t u t t o i l r o sa d e ll a v i ta

ANTON DI DIEGO

ELLI

iN Coda al GruPPo

SU GAZZETTA.IT NASCE UN BLOG PER AIUTARE CHI È IN DIFFICOLTÀ. UN’INIZIATIVA NEL NOME DI PIER LUIGI TODISCO, CHE SAPEVA PENSARE AGLI ULTIMI

È

difficile pensare che da una tragedia possa nascere qualcosa di buono. È difficile nel momento del dolore alzare gli occhi e provare a guardare oltre. Eppure per quanto profondo sia l’abisso in cui un lutto ci ha precipitati, viene sempre il momento per chi è rimasto di tornare a galla, di rivedere la luce, di alzare lo sguardo. Senza per questo dimenticare. Nessuno di noi in Gazzetta potrà mai dimenticare Pier Luigi Todisco, compagno d’avventura per anni, morto di una morte orribile, schiacciato da un camion in una luminosa giornata di ottobre mentre veniva al giornale in sella alla sua bicicletta. Ma il ricordo non riempie del tutto il vuoto lasciato da Tod (così lo chiamavamo); avevamo bisogno di qualcosa di più concreto che ci aiutasse a tenere viva la sua memoria non solo nel piccolo recinto rosa, ma anche fuori di qui. Frugando nella sua vita, tra le sue passioni, abbiamo trovato l’idea sulla quale costruire qualcosa di tangibile che – se fosse ancora qui tra noi – Tod avrebbe amato e seguito in prima persona. L’ambito è quello della solida-

rietà, del sociale e dell’aiuto. Tod seguiva con passione decine di iniziative con lo sguardo rivolto agli “ultimi”, a quelli in difficoltà, ai meno “fortunati” in tutti i contesti possibili; che fossero legati allo sport o meno faceva poca differenza. La redazione di un grande giornale come il nostro è un collettore continuo di iniziative di questo tipo che chiedono solo una briciola di visibilità, una possibilità di essere conosciute e quindi sostenute. Quasi mai si ha il tempo e lo spazio per concedere questa visibilità: mancano i tempi, le risorse, gli spazi, travolti come siamo dalla cronaca e dai fatti di tutti i giorni. Imporsi di ricavare uno spazio e del tempo per tutto ciò è il no-

Una bici bianca sul luogo

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dove è morto Pier Luigi Tod

stro modo di far ricordare Tod e di farlo conoscere a chi non l’ha incontrato. Lui lo avrebbe fatto, noi lo faremo per lui. Concretamente questo avviene sul sito – dove Tod ha lavorato negli ultimi 5 anni – con l’apertura di un blog al quale abbiamo dato il nome “In coda al gruppo”, che è quel luogo dove sta chi per mille motivi fa fatica e in cui trovare una sponda, un conforto, un appoggio diventa fondamentale per andare avanti. Ci è piaciuta subito l’idea di farci strumento per aiutare chi fatica in coda al gruppo nel nome di Tod, uno che non si tirava mai indietro quando c’era da aiutare chi era in difficoltà. La sfida ora è quella di renderla e mantenerla una zona viva, visibile, di servizio e utile. Non è impresa da poco, ma con l’aiuto dei tanti che di Tod conservano memoria siamo fiduciosi di potercela fare. Lo dicevamo all’inizio: è difficile pensare che da una tragedia possa nascere qualcosa di buono, ma la vita ha sempre il sopravvento ed è tanto bella nella sua forza incontenibile che non cesserà mai di stupirci.

isco.



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ma che razza di tweet

stranieri: la carica dei 631

sei da sbk o da motogp?

il razzismo nel calcio? adesso passa dai social network

la mappa degli atleti nati all’estero nei campionati italiani

un test per scoprire quali sono le due ruote che fanno per te

matteo zanga

start

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arrivederci nanga parbat

esclusivo: simone moro scrive per noi «abbiamo corteggiato questa enorme montagna per 51 giorni. alla fine l’inverno ci ha respinto. ma torneremo» 23


start/immagini

per me e denis urubko questa sulla “montagna nuda” non È una sconfitta ma una vittoria della luciditÀ di simone moro

M

al telefono moro (il segno in faccia è un principio di congelamento) parla con il meteorologo karl gabl e, sopra, è davanti al canalone kinshofer, dove si sviluppa la via “normale”.

˜ foto di matteo Zanga

i gocciola l’acqua sulla tastiera del pc. È condensa, provocata dal calore generato dai fornelli a kerosene, che fa a pugni con i 25 gradi sottozero all’esterno della tenda cucina. Il vento dei giorni scorsi ha strappato e lacerato i teli di copertura che fungevano da doppio e triplo strato: una sorta di protezione, di debole coibenza termica. Ormai siamo rimasti “nudi”, proprio come il Nanga Parbat – “la Montagna Nuda” in lingua urdu – che per 51 giorni ci ha fatto sognare e ci ha tenuto compagnia. Parlavamo di lei di giorno, la sognavamo di notte. L’abbiamo assecondata, aspettata, corteggiata. L’abbiamo abbracciata durante i giorni di sereno, percorrendo il selvaggio ghiacciaio Diama, esplorato per intero solo due volte negli ultimi 117 anni. Il Nanga ci ha anche lasciato aperta la porta d’ingresso del suo fianco sinistro, varcata una sola volta da Reinhold

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Messner e Hanspeter Eisendle 12 anni fa. Anche allora non ci fu vetta. A me e Denis Urubko, il mio compagno kazako, è capitata la stessa sorte, nella stagione più inospitale, quella apparentemente più assurda per fare alpinismo. Andare a scalare una montagna è sem­ pre stata una cosa difficile da spiegare. È una pulsione, come la scintilla che fa scoppiare un grande amore. Ci si lascia incendiare, si prova a resistere, ma alla fine si è trasportati da quel vento im­ prevedibile e irrazionale. Il Nanga Parbat quest’anno ci ha obbligati a riflettere tanto su tutto ciò, bloccati a lungo al gelo del campo base. Sono 20 anni esatti che ho iniziato a fare spedizioni e questa al Nanga è la numero 45, come gli anni che compirò a ottobre. Questo tentativo invernale è stato l’ennesimo innamoramento. Denis è il fratello, il braccio destro, con il quale condivido queste scalate apparentemente


˜

Il Nanga Parbat

˜ È la “montagna nuda” che chiude in pakistan la catena himalayana il nanga parbat è la nona montagna della terra per altezza (8.125 metri), si trova in pakistan e chiude la catena himalayana. È stato scalato con successo per la prima volta il 3 luglio 1953 dall’austriaco Hermann buhl, ma il primo tentativo di ascensione risale addirittura al 1895. nanga parbat, in lingua urdu, signiƂca “Montagna Nuda”.

crepacci e bufere il bergamasco (sopra alle prese con una bufera di vento) durante l’attraversamento di alcuni crepacci della prima parte del ghiacciaio diama, verso campo 1 (5.300 m). nella foto grande, moro seguito da urubko ai piedi del versante diamir del nanga parbat, poco lontano dal campo base.

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start/immagini

folli. Non c’è una convenienza a tentare la salita invernale di una montagna la cui cima si trova alle quote di volo di un jumbo. L’aria gelida e irrespirabile di quelle quote rigetta l’uomo verso valle già nelle stagioni più calde, ma alcuni alpinisti ed esploratori cercano da oltre trent’anni di scrivere la storia delle salite invernali delle 14 cime di 8.000 metri. Alpinisti ed esploratori. Queste sono le due parole chiave del perché e del come si fa alpinismo invernale. Non l’ho certo inventato io né Denis quello che abbiamo tentato di fare al Nanga Parbat e quello che abbiamo già fatto sino in vetta ad altre cime di 8.000 metri. Non abbiamo tentato il Nanga Parbat perché “conveniva” farlo. Sapevamo che c’era il 15% massimo di possibilità di riuscire, che sarebbe stato terribilmente freddo e pericoloso. Avevamo esperienza e successi invernali come forse nessun alpinista in attività oggi può vantare. La natura ha vinto lo stesso. Ma il significato profondo dell’esplorare, del vivere, non è certo quello di vincere, bensì di lavorare e sognare duramente perché ciò possa avvenire. Il nostro tentativo invernale al Nanga Parbat seguiva quelli di 12 spedizioni che da un quarto di secolo vi si sono avvicendate. Non era e non è ancora tempo per la salita invernale della più grande montagna della Terra, con i suoi 4.000 metri di dislivello del Diamir, una volta e mezza quello della

montagna più alta, l’Everest. La natura si è dimostrata più forte e quella umana ha vinto solo la partita della sopravvivenza. Torniamo a casa senza cima, ma con la consapevolezza che il Nanga Parbat si può salire ed esplorare anche d’inverno. Non abbiamo subito congelamenti, né cali di motivazione. Abbiamo imparato da Bonatti, da Messner e da altri grandi del passato che sulle sconfitte si possono e si devono costruire i più grandi successi. Con Denis e Matteo Zanga, il nostro fotografo, vi abbiamo raccontato con

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parole e immagini tutto questo sul blog di gazzetta.it durante i due mesi passati in quel paradiso ghiacciato. L’onore e l’onere (colpa per qualcuno…) di aver descritto via satellite la nostra en­ tusiasmante sconfitta ci ha fatto capire che molti di voi si appassionano e sogna­ no del mondo apparentemente inutile dell’Alpinismo. Che consente di lasciarsi trasportare dalle nostre passioni e dalla nostra progettualità: forse gli ingredienti che ci possono portare fuori dalle difficoltà quotidiane e dal nostro comodo e piatto mondo.


sotto la luna piena Le tende del campo base al cospetto del nanga, perfettamente illuminato. Qui sotto, Urubko nella tendina al campo 2 (5.800 m) e, piĂš in basso, con moro ai piedi del versante Diamir.

sorrisi e ricordi Un passaggio sul ghiacciaio Diama e, nell’altra pagina, i ritratti dei tre protagonisti: da sinistra, moro, Urubko e il fotografo matteo Zanga. PiÚ in alto, Simone e Denis con la bandierina di SportWeek , che hanno portato sul nanga.

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START/classifica

di dan peterson

in vista dell’amichevole di calcio di mercoledÌ tra gli azzurri e gli stati uniti, l’ex allenatore dell’armani Jeans ha fatto la top ten dei “campi” in cui gli americani non ci batteranno mai

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W E THE PEOPL E

Butcher

Questo orologio è stato per mio nonno l’acquisto della vita. Da quando se n’è andato lo indosso ogni giorno. Il racconto completo su MCSAPPAR EL.COM


start/news

DAL MONDO

DI seBAsTIAnO VeRnAZZA

DOPO 3 MesI DI ATTACCHI IL DIFensORe DeL MAn CITY CHIUDe IL sUO ACCOUnT. L’InTOLLeRAnZA TOCCA AnCHe I nUOVI MeDIA È il cerchio che si chiude, in senso nega­ tivo. E per farlo invade anche le nuove tecnologie. Viv Anderson, terzino destro, è stato il primo calciatore di colore a ve­ stire la maglia della nazionale inglese. Era il 1978. Micah Richards, terzino de­ stro, è nero e vanta 12 presenze con i Leo­ ni. A distanza di 34 anni nessuno poteva pensare che il razzismo che non aveva colpito il primo si accanisse sull’ultimo. Perché proprio nella settimana iniziata con il bruttissimo gesto di Suarez (Liver­ pool), che non ha stretto la mano a Evra (Manchester United) per chiudere un episodio che gli era costato 8 giornate di squalifica, il giocatore del Man City ha fatto sapere di aver abbandonato Twit­ ter, cancellando il suo account, stanco degli attacchi ricevuti negli ultimi tre mesi per il colore della pelle. E la domanda che tutti si pongono ora è: perché il calcio inglese, che per primo ha abbattuto le barriere, ora si trova nel pie­ no di un riflusso che ha portato ultima­ mente all’arresto di tifosi negli stadi, all’inchiesta in corso sugli abusi verbali

braccato Il 23enne Richards, a destra, inseguito da Davies in Man City Fulham del 4 febbraio.

di John Terry (Chelsea) contro Anton Ferdinand del Qpa (causa indiretta delle dimissioni di Fabio Capello come c.t.) e ad altri episodi di razzismo? La polizia dice che le leggi valide per gli abusi via mail o sms si possono e devono applicare anche su Twitter. Ma il pensie­ ro corre alle banane lanciate a John Bar­ nes dalle tribune dello stadio dell’Ever­ ton nel 1987. E fa molto male.

Il gioco

FiGu sENZa NoME

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La sampdoria giace in serie B e non se la passa benissimo, affannata com’è nella rincorsa ai playoff. I tifosi rumoreggiano. Un pezzo di gradinata sud chiede che la famiglia Garrone, proprietaria del club, si faccia da parte. su questo panorama complicato è planata una notizia singolare: dedicata una canzone a edoardo Garrone, vicepresidente esecutivo della samp. Lettera a edoardo è il titolo. Parole di Vincenzo Ricioppo. Musica e voce di lucio aracri, che nel lontano 1977 vinse un concorso della Domenica del Corriere e venne nominato miglior sosia di Lucio Battisti. nato in Calabria e cresciuto a Genova, Aracri si definisce appartenente «alla grande scuola dei cantautori genovesi (che ha dato i natali artistici a Paoli, De André, Lauzi, Bindi, Baccini)». La melodia di Lettera a edoardo è accattivante, il testo ambizioso: «Mio caro edoardo / un giovane sono / e un nuovo scudetto / sarebbe un bel dono / presto mi dovrò sposare / ma un sogno ho nel cuore / di portare sull’altare / lo scudetto con il mio amore». e ancora: «Mio caro edoardo / ti chiedo dell’altro / raccontami tu qualche cosa di più / mio caro edoardo / un altro scudetto / dai pensaci tu / riportaci su». La samp arranca in B, ma il sosia di Lucio Battisti e il paroliere Ricioppo sognano il secondo scudetto della storia blucerchiata. In un momento del genere, neppure i new Trolls, storici tifosi del Doria, sarebbero tanto ottimisti.

AnDRew YATes

iNsulti raZZisti E ricHarDs Molla tWittEr

Se il sosia di Battisti esalta la Samp


W E THE PEOPL E

Ranch Caretaker

Questo ferro per la marchiatura era il segno di riconoscimento del ranch di mio nonno e ora è il mio. Adoro vivere nel West e non cambierei la mia vita per niente al mondo. Il racconto completo su MCSAPPAR EL.COM


200 180

start/news

160

IL 26 FEBBRAIO, L’ALL STAR GAME NBA

Chi sono i più bassi vincitori della gara delle schiacciate? INFOGRApH

nate robinson > 175 cm

spud webb > 167 cm

Ic

(nY Knicks) 2006, ’09, ’10

(Atlanta Hawks) 1986

Fred Jones > 188 cm

dee brown > 185 cm

(Indiana Pacers) 2004

(Boston Celtics) 1991

Harold Miner > 195 cm

(Miami Heat) 1995

stranieri in italia la carica dei 631

TANTI SONO I NATI ALL’ESTERO NEI NOSTRI MAGGIORI cAMpIONATI. EccO LE cOLONIE pIÙ NuMEROSE brAsile

croAziA

ArgentinA

cAnADA

53

39

serbiA

frAnciA

48

19

22

sveziA sloveniA

36

19

usA

uruguAy 18

20

66

1 2 1

2

2

5 3 1 6

3

4 2

7

46

Totale stranieri nella massima serie

16

10

67

rugby (48)

hockey (82)

20

36

12

35

(85)

n

65 bAsket (107)

20 9

46

14

4

pAllAnuoto (35) volley

Gli argentini: Milito, Zanetti e Alvarez.

7

41

8

10

4

5

4

7

7

148 cAlcio (274)

elle massime serie dei sei principali sport di squadra in Italia militano attualmente 631 atleti stranieri. Nel graƂco potete vedere come le colonie più numerose si dividono nelle singole discipline. nessuna nazione ha giocatori in tutte e sei (il massimo è 4). Guardando i singoli sport, gli Usa dominano nel basket e il Canada nell’hockey, con uno o più atleti in tutte le squadre (17 nel basket e 10 nell’hockey). Ci arriva vicino la Nuova Zelanda nel rugby con atleti in 9 team su 10. Nel calcio svettano gli argentini, presenti in 17 delle 20 formazioni di serie A. Provenienze più variegate per pallavolo e pallanuoto: sottorete c’è almeno un giocatore Usa in G. Cortinovis 7 squadre su 14 mentre in acqua sia croati che serbi Ƃgurano in 6 rose su 12. 32



Quali tornei riempiono di più gli stadi?

StARt/news

domina il football americano. nona la serie a di calcio che nel 2010/2011 ha perso il 5% di pubblico

FoLLA un momento del super bowl.

o pensione, n

grazie

la nfl fa il sold out negli stadi, oltre che sui divani di casa per il super bowl: con più di 67 mila spettatori in media nella stagione appena conclusa, è la lega professionisti ca più seguita dal vivo davanti alla tedesca bundesliga (che segna il suo record assoluto) e al torneo di football australiano (afl). la crescita di presenze nel 2010/2011 per premier league e liga certifica la buo na salute del calcio internazionale, con la serie a (nona, con poco più di 24mila di media) che perde circa il 5% di pub nicola sellitti blico.

oRFANI DI BARRIchELLo E LUI chE FA?

paul G lham, mart n rose

f.1 per la prima volta senza rubens dopo 19 anni. ma lui non si arrende e punta all’indycar con il team di vasser A fine novembre, nel weekend del GP del Brasile, il suo GP di casa, Rubens Barrichello ostentava sicurezza: «Questa non sarà la mia ultima corsa in F.1». Invece lo era. E così in questi giorni il brasiliano effettuerà il secondo test con una monoposto di Indycar per decidere se tentare una nuova avventura o fare il papà a tempo pieno. La scelta della Williams di ingaggiare Bruno Senna ha infatti mandato in pensione dalla F.1 il 39enne Rubinho dopo 19 stagioni, 325 GP (un primato), 11 vittorie (9 in Ferrari) e 14 pole position. Grazie all’intermediazione dell’amico e pilota Tony Kanaan, che gli ha prestato la monoposto, Barrichello ha provato per tre giorni (dal 30 gennaio all’1 febbraio) una Dallara DW12 del team Vasser al Sebring Internation a l R acew ay (Florida). «Credo che la squadra

potrà trarre beneficio dai dati che sono riuscito a raccogliere. Torno a casa con un buon sapore in bocca e sentirò cosa ne pensa mia moglie». Evidentemente la signora Silvana deve aver dato l’ok e se anche il test di questo weekend andrà bene, l’ex ferrarista chiuderà l’accordo con Jimmy Vasser per correre la stagione 2012 di Indycar. La prima gara del campionato è in programma il 25 marzo a St. Petersburg (Florida), esattamente una settimana dopo il primo GP dell’anno di F.1. al.cru.

BUNDESLIGA DA REcoRD le medie spettatori a partita

67.394

NFL > (football usa) tot. spettatori: 17.252.949

42.673

BUNDESLIGA > (calcio) tot. spettatori: 13.057.899

36.428

AFL > (football australiano) tot. spettatori: 7.139.854

35.190

PREMIER LEAGUE > (calcio) tot. spettatori: 13.372.318

30.366

MLB > (baseball) tot. spettatori: 73.425.568

SPoNSoR NEL NoME PER AVERE I GIochI nome e cognome come un famoso sponsor per diventare, a sochi 2014, il primo atleta olimpico di tonga. lo slittinista fuahea semi ora si chiama infatti bruno banani, marchio tedesco di biancheria intima. l’operazione commerciale ha provocato un tam tam mediatico ma è stata poco apprezzata dal comitato olimpico, che l’ha definita «idea perversa per fare soldi». n.s.

ERA SEMI bruno banani (ton), 24 anni. SGUARDo tRIStE rub

34

ens barrichello, 39 ann

i e 325 gp corsi in f.1.



start/infographic di omar carelli

da atene 1896 a londra 2012: un’escalation di atleti e nazioni partecipanti, discipline e soldi spesi. sapevate che all’inizio non c’erano le donne? e che sono solo cinque gli sport sempre presenti?

5.137

4.931

Le donne sono ammesse ai giochi a partire dalla seconda edizione, a parigi nel 1900. in precedenza il regolamento le escludeva perché ritenute inferiori agli uomini e non adatte a gareggiare.

5.55 5

5.346

7.1 13

a città del Messico 1968 si è toccato per la prima volta il numero di 100 nazioni ai giochi (112). il record di partecipazioni spetta a francia, grecia, regno Unito e Svizzera con 26 presenze.

122

112

93

4 3.95

3.345

4.071

83

72 92

69

21 21

59 19

19

19

23

19 20

80

44

838 12

28

625

1.448 9

ad atene 1896 c’erano solo 9 discipline, contro le 32 di Londra 2012. gli sport sempre presenti alle olimpiadi sono cinque: atletica leggera, ciclismo, ginnastica, nuoto e scherma.

15

246

6

6 22

246 0

36

6.0 54 4.8 12

4.77 1

4.457

1.2 62 1.1 20

1.0 59

784

393

53

6 12

77

1.9 80

20

631 1.470

329

16

2.3 26

5 13

844

2 27

23

13

20

2. 58 6

27

383

29

2.0 24

521

7 93 2.

16

03 1.2

96 2.5

2.3 79

24

680

29 1.3

44

612

37

24

25 3.6

2. 66 3

23

4.1 34

16 46

19

2.962

24

3.678

16

4.410

68 2.8

2 07 3.

49

4,734

23

0 57 1.

02 2.2

23 2.7

1 3.51

4.068


Da evento per poche centinaia di persone al più importante appuntamento sportivo del mondo, da rassegna del dilettantismo a sfida fra i professionisti più forti, da una platea di pochi intimi a un pubblico su scala globale, dagli atleti costretti a cercare ospitalità nelle bettole e nelle taverne ai villaggi super-accessoriati. Dal 1896, anno in cui Pierre de Frédy, il barone de Coubertin, li riesumò, i Giochi sono cresciuti in maniera abnorme fino a diventare una creatura gigantesca, splendida sul piano dell’im-

magine ma dannatamente costosa, tanto che il presidente del Consiglio Mario Monti ha detto no all’ipotesi di una candidatura romana per il 2020. I numeri e la storia parlano di una crescita impetuosa, in tutti i sensi: ad Atene 1896 gli atleti in gara erano 246, tutti uomini. In seguito, a eccezione delle edizioni americane (St. Louis ’04 e Los Angeles ’32), difficilmente raggiungibili dagli europei con i mezzi di trasporto dell’epoca, lo sviluppo è stato esponenziale fino ad arrivare ai quasi 11.000 atleti di Pechi-

no 2008. Lo stesso dicasi per le nazioni in gara: ad Atene il 67% dei partecipanti era costituito da greci e le delegazioni straniere erano composte da pochissimi atleti; l’Italia ne aveva solo uno, Giuseppe Rivabella, che viveva ad Atene per motivi d’affari. A Londra 2012 i Paesi in gara saranno oltre 200, come nelle ultime tre edizioni. E gli sport? In origine erano 9, a Pechino 34. È il gigantismo delle Olimpiadi. Lo sanno bene a Londra, dove il budget iniziale, circa 3,5 miliardi di euro, è già andato alle stelle.

i giochi... in soldoni

i coSti DeLLe ULtiMe oLiMpiaDi in MiLiarDi Di eUro

6.0 74

Da Mosca 1980 il numero di partecipanti ai giochi è raddoppiato: dai 5.254 in russia ai 10.900 di pechino 2008, che ha stabilito il record nel numero di atleti in gara.

PEchino 2008

8,95

28,7

5, 3

6 79 6.

54 8.4

5. 25 4

140

sYdnEY 2000

32,7* atEnE 2004

159

londra 2012 (stima)

85 9.3

* il rendiconto di pechino 2008 non è ufficiale, stime variano da 11 a 32,7 miliardi di euro

169

6 22 5.

52 6.2

28 10.3 197

62 6.6

26

7 10.64

7 6.81

28

200

30

6.579

31

10.558

201

6.257 33

4.301

4.608

Donne

34

Discipline

6.292

Uomini

37

204

10.900

paesi

totale atleti


START/test

di lUCa BianChin

AngelinA jolie o jennifer lopez? SuShi o bArbecue? riSpondi, Segui il percorSo e Scopri Se Sei dA SuperbiKe o dA MoTogp

Dragan Travica pallavolista della lUBe MaCeRata e della nazionale 1) vicino a quale città famosa fu inventata la pallavolo per ospitare il cartone più di moda degli anni 90? Non so. 2) il soffitto di un palazzetto può essere alto 3 metri? No, sarebbe troppo basso. 3) perché Milena Radecka, palleggiatrice in polonia, è stata la giocatrice più guardata del dicembre 2011? Ha fatto un calendario. 4) Quante squadre parteciperanno ai Giochi di londra nel volley? Dodici. 5) per che squadra di calcio tifa il c.t. dell’italia Berruto? Torino. 6) «nell’italia che vinse una medaglia a Barcellona 1992 giocava Marco Bracci, nato in toscana, schiacciatore di parma». dov’è l’errore in questa frase? L’Italia non andò a medaglia. 7) Che cos’è la super? Una palla veloce con un po’ di parabola alzata in zona 2 o 4. 8) Chi ha allenato Brescia nel 1996-97, poi Milano, Montichiari, parma nel 2001-02 e l’olympiakos nell’anno successivo? Ljubo Travica, mio papà. 9) nell’ultima italia medagliata ai Giochi c’era un giocatore che, come te, è nato fuori dall’italia. Chi è? Cernic. 10) Quanto costa il biglietto più caro per vedere la lube a Macerata: 20, 50 o 170 euro? Venti euro. VOTO

7/10

soluzioni alle risposte sbagliate: 1) springfield; 3) è stata in copertina su playboy; 9) simeonov. 38



START/ANNivErsAry

MartedÌ 28 febbraio il portiere diventato Mito con la juve e con la nazionale coMpie 70 anni

dino zoff È nato a Mariano del Friuli (Go) il 28 febbraio 1942. È stato uno dei più grandi portieri di tutti i tempi. Bandiera della Juventus (dal ’72 all’83, 6 scudetti) e della Nazionale (campione mondiale ’82 ed europeo ’68). È rimasto nel calcio come allenatore e come dirigente. A sinistra nel 1966, a 24 anni, quando giocava nel Mantova.

1942, un’annata davvero Doc L’anno di Zoff ci ha regalato campioni assoluti anche in altri campi. Ecco quattro inimitabili settantenni che hanno fatto sognare intere generazioni: nella musica, nel cinema e nello sport.

Aretha Franklin (25 marzo) un’icona della musica soul. Ha inciso 52 album. 40

Muhammad Ali (17 gennaio), re dei massimi dal ’64 al ’67 e dal ’74 al ’78.

Martin Scorsese (17 novembre), tra i più grandi registi cinematograƂci.

Paul McCartney (18 giugno), voce e basso dei Beatles e poi solista.





COVER STORY/Danilo Gallinari

i pRimi paSSi Questo servizio fotograƂco è stato realizzato subito dopo la distorsione alla caviglia sinistra sofferta da gallinari all’inizio del mese, nella partita contro Houston. Il nostro fotografo ha seguito il giocatore nei primi giorni della rieducazione. 44


io il gallO

la mia DEnVER, la mia ViTa: Vi RaCCOnTO TuTTO colazione all’italiana. cena giapponese o brasiliana. e poi gli scherzi alle matricole, i rebus delle tasse, i locali dove si rimorchia, i libri e le serie tv. l’ala dei nuggets scrive per noi

di danilo gallinari foto di ashley gilbertson

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COVER STORY/Gallinari

nEllO SpOgliaTOiO Gallo, in piedi davanti al suo armadietto, prova la stabilità del piede infortunato. A destra, mentre legge il report sugli infortunati della squadra che lo riguarda personalmente.

COmpuTER E affETTi Danilo mentre chatta e, a destra, con mamma Marilisa, per qualche mese con lui a Denver.

CibO E igiEnE «Quanto mangia?», sembra dire la mamma. A destra, sul portaspazzolini con Turiaf, ex compagno a NY.

46


S

portWeek mi ha chiesto di raccontarvi la mia vita americana, e io parto rivolgendovi una domanda: in Italia è venuta giù così tanta neve da incasinarvi vita e lavoro? Beh, ragazzi, non lamentatevi: Denver, nel Colorado – dove vivo e gioco a basket giusto da un anno dopo aver lasciato New York, che mi aveva spalancato la porta sulla Nba – è a quasi 1.700 metri di altezza, ed è famosa per il suo freddo polare. Ci siamo messi alle spalle tre giorni di nevicate fitte e ininterrotte, ma che non hanno provocato grossi disagi: il sistema dei trasporti ha retto bene, nessuno è stato costretto a rinunciare al lavoro o allo studio, e i servizi essenziali sono stati garantiti come sempre. Questione di abitudine, certo, ma anche di organizzazione. La cosa bella è che qui c’è il sole anche se si ghiaccia: ma in inverno la temperatura non supera comunque gli zero gradi, pure se in certi giorni la colonnina sale fino ai 15. Per fortuna non sono uno di quelli costretti ad alzarsi all’alba per andare in ufficio. In questo periodo sono fuori per un infortunio a una caviglia, e ne avrò ancora per un po’. Le mie giornate sono perciò più monotone, scandite dai ritmi lenti dei lavori di recupero. Ma anche in condizioni normali, la sveglia suona alle 9. Colazione con tè, miele e biscotti, rigo-

47


COVER STORY/Gallinari

rosamente italiani, poi via verso il Pepsi Center, il palazzetto dove giochiamo e ci alleniamo. Da casa, con la mia Toyota Sequoia, sono 5 minuti. Abito in centro, a Downtown, al sesto piano di un grattacielo come ce ne sono tantissimi nelle città americane. Dalle finestre la vista è bella, ma non paragonabile a quella di cui godevo dal 27° piano del mio appartamento newyorchese.

ChE amiCO il gRECO Sul lettino del massaggiatore. Al suo Ƃanco, il greco Kosta Koufos, centro dei Nuggets: è uno dei migliori amici che Gallo abbia in squadra.

ViVa l’iTalia almEnO in CuCina

La casa, e i mobili, li ho scelti io, insieme a mamma: due stanze da letto, due bagni, un salone, la cucina… Anche dalle foto vi accorgerete che non è arredata granché. Sui muri e sulle mensole c’è poco, di mio o della famiglia. È una scelta, non un caso: nella Nba oggi sei qui e domani da un’altra parte. Perciò sono in affitto, e l’appartamento me lo pago io, non la società. Così funziona in America. Alle 10 sono in palestra: esercizi coi pesi sotto la guida del preparatore, poi alle 11 48


zOOm Sul piEdE Con le stampelle, inseguito dalle telecamere nei corridoi del Pepsi Center di Denver, dove giocano i Nuggets.

La sera esco a cena con Nenè, Fernandez, Koufos, Mozgov: un brasiliano, uno spagnolo, un greco e un russo. Dopo, per divertirsi, c’è un locale solo. Uno e mezzo, dai…

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COVER STORY/Gallinari

Harrington ha costretto le matricole ad andare in trasferta tutto l’anno con valigie rosa piene di oggetti femminili

in campo per l’allenamento della squa­ dra. Non dura tanto, un’ora scarsa, poi passiamo ai lavori individuali con il coach. Nello spogliatoio ho un armadiet­ to assegnatomi dal magazziniere quan­ do sono arrivato. È attaccato a quello dello spagnolo Rudy Fernandez. Questa circostanza ha certamente contribuito a farci diventare amici. Siamo collegati anche via Twitter: io seguo lui, e vicever­ sa. Ma non è lui il più “pazzo” della squa­ dra. Al Harrington ha costretto i nostri rookies, i giocatori al primo anno di Nba, ad andare in giro in ogni trasferta por­ tandosi dietro valigie rosa o viola, piene di oggetti e indumenti femminili. Imma­ ginate all’aeroporto la faccia degli addet­ ti alla sicurezza, quando chiedono di 50

aprire i bagagli e si ritrovano davanti rossetti, creme e fondotinta. Torno a casa verso l’una e mezza e mi preparo un piatto di pasta con un sugo a piacere. Mangio italiano, anche se ogni tanto mi capita di addentare un Big Mac. Qualcosa mi arriva dall’Italia, tanto al­ tro mi portano i miei quando vengono qua. Di solito papà Vittorio, mamma Ma­ rilisa e mio fratello più piccolo, Federico, arrivano sotto Natale, poi uno dei due genitori torna in Italia col fratellino in coincidenza con la riapertura delle scuo­ le, e l’altro resta con me. Adesso è il turno di mamma, che dovrebbe ripartire a fine mese. A chi mi chiede se la sua presenza mi toglie qualcosa, impedendomi per esempio di portare chi voglio in casa,


l’Opinione

GALLO E L’NBA ➽ CHE NUMERI

GARRETT W. ELWOOD

Un’ala piccola che fa cose da grandi

Danilo Gallinari è nato a Sant’Angelo Lodigiano (Lo) l’8 agosto dell’88 (da qui, il numero 8 sulla maglia). Nel 2008 ha lasciato l’Olimpia Milano per i New York Knicks (6ª scelta al draft). A febbraio 2011 è passato ai Nuggets. Quest’anno, per ora, vanta 17 punti e 5.2 rimbalzi di media.

rispondo con le parole di miei amici che come me vivono lontano da casa e rim­ piangono di non aver passato più tempo coi loro “vecchi”. E comunque, una mam­ ma che ti prepara il pranzo, riordina la casa e ti coccola un po’ è una gran como­ dità. A tutte le età.

quEl CEnTEnaRiO Mi fa iMpazziRE

Dopo pranzo mi metto su Skype, pc e cellulare. Sono iper tecnologico. Ho tutta la batteria Apple: iPod, iPhone, iPad. Denver è otto ore indietro rispetto all’Ita­ lia; io sono tranquillo a digerire, familia­ ri e amici sono alla fine della giornata di lavoro: è il momento giusto per fare due chiacchiere a distanza. Il resto del pome­

riggio lo passo a leggere o a guardare un film. La mia passione per la lettura va a periodi: ci sono settimane in cui non apro un libro, altre in cui li divoro. Que­ sto è il caso. A Natale mi hanno regalato Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, di Jonas Jonasson: strepitoso. In due giorni sono arrivato a metà. Se inve­ ce mi stravacco davanti alla tv, in alter­ nativa a un film in dvd, vado su una se­ rie: qui è appena finito Dexter, e adesso non mi perdo una puntata di 24. La sera quasi mai mangio a casa. Con Fernandez, Nenè (brasiliano), Mozgov (russo) e Koufos (greco) vado a cena una volta al ristorante brasiliano, l’altra a quello giapponese, per il sushi. E, do­ vunque, ho preso anch’io l’abitudine di

MilanO-nEw YORkdEnVER, danilO È quEllO di SEMpRE di Luca Chiabotti

Prima cosa: Danilo dà l’impressione di divertirsi davvero. È ricchissimo, soprattutto dopo aver firmato un contratto da oltre 10 milioni di dollari a stagione per i prossimi quattro anni con i Denver Nuggets, ma non è uno di quegli sportivi milionari che restano chiusi nel loro status alla ricerca perenne di un modo – spesso un po’ roboante e sopra le righe – per sfuggire alla pressione e alla noia di una routine che nella Nba rasenta l’alienazione (partita, viaggio, sonno, prepartita, partita, viaggio, giorno dopo giorno). E non ha ceduto neppure allo star system del giocatore professionista, del calciatore famoso per intenderci. Bella forza, direte voi, a Denver si fa fatica a cenare alle nove di sera, c’è poco da fare le stelle. Ma anche a New York, o a Milano perché no, Gallinari s’è goduto la vita nel modo di sempre (e facendosi beccare poco dai gossip…). L’unica differenza tangibile rispetto al Danilo pre Nba, all’epoca cioè in cui era davvero un ragazzino in un mondo di grandi, è che da professionista ha capito perfettamente come gira il mondo, è sempre politicamente corretto, nel lavoro non dice mai una cosa fuori posto. Perfino troppo. A restituire la sua spontaneità c’è però l’accessibilità con la quale Danilo ci ha portato nel suo magico mondo. Non di facciata e non solo nell’ambito della sua professione dove è sempre disponibile, una specie di sogno per chi deve occuparsi di lui per lavoro. Il fatto è che lui si diverte a comunicare la sua normalità. Oggi che la vita scorre su Twitter, e quindi si è aggiornati in tempo reale dagli stessi protagonisti, ci si accorge che le sue passioni non sono cambiate: l’Olimpia Milano, il Milan, gli amici di sempre, i ristoranti degli amici, la famiglia. Anche i momenti difficili, causa gli infortuni troppo frequenti, vengono trasmessi da lui con ironia e serenità. Troppo bello per essere vero? Perché mai? 51


COVER STORY/Gallinari

allO SpECChiO L’immagine di Danilo riƃessa, come si nota dalla scritta rovesciata sulla maglietta.

chiedere il doggy bag, il sacchetto con gli avanzi della cena da portarsi a casa. Negli Stati Uniti è un’usanza praticamente di tutti, che viene incoraggiata dagli stessi ristoranti.

manCE E TaSSE ChE COmpliCaziOnE

Nel cibo spendo la maggior parte dei miei soldi. Anche quando sono in trasferta con la squadra. Sono quel che si dice una buona forchetta, in più da queste parti la mancia è parte integrante del conto. I camerieri vivono di questo, più che di uno stipendio vero e proprio. Funziona così: il cliente aggiunge un 10% al conto se il servizio è stato scadente, il 15 se è stato nella norma, il 20 se è stato eccellente. In generale, spendo più in America che in Italia, e mai troppo per vestirmi. Anche perché, quando entri in un negozio, devi sapere che al prezzo di cartellino della giacca o delle scarpe che comprerai, dovrai aggiungere le tasse, la cui percentuale cambia da Stato a Stato. Io sono in America da anni, e ancora faccio fatica a raccapezzarmi. Il dopo cena è quasi obbligato. In città c’è un locale, uno e mezzo a star larghi.

lO SfORzO In palestra, alla macchina per le spalle. 52

Dunque, ci si ritrova quasi sempre al Cloe, un ristorante che dopo una certa ora si trasforma in discoteca. È anche il posto dove si “lavora” di più per rimorchiare… Meglio le ragazze di qui o quelle di New York? Diciamo che in questo senso nel passaggio da Milano a New York ho fatto un salto di qualità, da New York a Denver uno all’indietro. A Denver mi trovo bene, sul serio: sono nato in un paesino come Sant’Angelo Lodigiano, e le mie radici le tengo ben salde dentro di me. So cosa vuol dire vivere in un piccolo centro. Certo, rispetto a New York è un’altra cosa. Là, una città da quasi 10 milioni di abitanti; qua, una da nemmeno 600 mila. New York è un miscuglio di razze, lingue, culture, religioni: non è nemmeno considerata come una città americana. Denver invece è America fino in fondo: bianca, rurale, tradizionale. New York mi manca un po’, soprattutto perché ci ho lasciato tanti amici, ma qui ho riscoperto il concetto di gruppo, riferito alla squadra. Nella Grande Mela, finito l’allenamento, ognuno scappava per i fatti suoi: chi era ospite a un evento, chi testimonial di un altro, chi aveva semplicemente un appunta-



COVER STORY/Gallinari

a pRanzO Per combattere l’infortunio, anche un bel piatto di gnocchi della mamma aiuta…

mento dall’altra parte di quella sterminata città… Molte più distrazioni, molti più impegni. A Denver c’è poco da fare, perciò passi più tempo negli spogliatoi e sotto la doccia, a fare due chiacchiere con i compagni: se non hai, come nel mio caso, una moglie e dei figli che ti aspettano, ammazzi la noia e ti saldi di più e meglio a coloro coi quali dividi punti e botte in campo. In ogni caso, nel fine settimana, c’è movimento: Denver tutto sommato è una città giovane, e ha l’Università. Tempo per gite non ce n’è molto: con la stagione così compressa, a causa del lockout che ne ha ritardato di 4 mesi l’inizio, siamo perennemente in viaggio da un palazzetto all’altro, e voi avete sicuramente idea delle distanze siderali che separano tra loro le città americane. Così, per adesso, mi sono limitato alle Red Rocks, e ne è valsa la pena: lo spettacolo offerto da quel paesaggio montuoso è veramente incredibile. Ma qui è tutto incredibile, se paragonato con l’Italia. I palazzetti da 20 mila posti, i super alberghi nei quali le stanze sono gigantesche e i bagni somigliano a navicelle spaziali… Sì, lo so, io sono un privilegiato, ma davvero gli Stati Uniti sono affetti da gigantismo, in ogni senso. Amo l’Italia, sono orgoglioso di essere italiano, ma dove sto oggi ho davvero trovato… l’America.

GALLO E L’AMERICA ➽ LE CITTÀ PIÙ AMATE

I MIEI POSTI DEL CUORE «Dal 2008 ho girato gli States in lungo e in largo, ma sono quattro le città che mi porto dentro: New York, dove il 27 giugno 2008 fui scelto al draft dai Knicks. Los Angeles, dove mi sono allenato proprio in vista del draft; Denver, perché ci gioco oggi; Dallas, dove nel 2010 ho partecipato al mio primo All Star Game, nella gara dei tiri da 3 e nella sfida tra le matricole e i giocatori con un anno di anzianità Nba». 54

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l’inchiesta/Usa e getta

tiRatemi sU Chauncey Billups, play dei Los Angeles Clippers, a terra dopo essersi lacerato il tendine d’Achille sinistro. Salterà il resto della stagione.

tUtti ROtti!! 57


l’inchiesta/Usa e getta

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a stagione Nba è cominciata con una scenetta poco abituale. A 3’25” dalla fine della seconda partita dei Mavericks, l’ala grande Sean Williams ha chiesto il cambio. Aveva giocato 11’ e segnato 12 punti venendo dalla panchina, contro Denver. Non ha fatto in tempo ad arrivare a bordocampo – e ha vomitato l’anima. Non stava male: il suo stato di forma era insufficiente e lui, semplicemente, non ne aveva più. «Mi era capitato qualche volta durante i primi allenamenti», ha detto. «Ma mai in stagione regolare». Poi è continuata con il solito assortimento di distorsioni, stiramenti, strappi e fratture a caviglie, polpacci, tendini delle ginocchia, inguini, costole e piedi, più o meno in questo ordine. A un certo punto, un buon terzo di quelli che domani notte (26 febbraio) a Orlando giocheranno l’All Star Game era fuori uso, per una ragione o per l’altra: Derrick Rose, Carmelo Anthony, Chris Paul, LeBron James, Dwyane Wade, Dirk Nowitzki e Paul Pierce (Kobe Bryant ha continuato a giocare, grazie a iniezioni di cortisone per alleviare uno strappo ai legamenti del polso). Senza dimenticare, naturalmente, Danilo Gallinari e Andrea Bargnani. ma il torace che c’entra? Ma la cosa davvero bizzarra è successa quando, uno dopo l’altro, Kwame Brown e Al Horford, i centri dei Golden State Warriors e degli Atlanta Hawks, si sono lacerati i muscoli del torace. «Non è quello che siamo abituati a vedere», ha detto Stan Van Gundy, il coach degli Orlando Magic. «Può accadere nella Nfl o ai sollevatori di pesi. Ma non da noi. Ci aspettiamo ginocchia, caviglie, di tanto in tanto una spalla. Ma i pettorali che c’entrano?». «È la prima volta che assisto a qualcosa di simile», ha commentato Jermaine O’Neal, il veterano dei Boston Celtics: «Questa lega sta diventando come il football americano». Con 66 partite compresse in 123 giorni, era quello che molti si aspettavano (tanto che le squadre hanno potuto avere una rosa di 13 giocatori fino al 5 febbraio, invece dei soliti 12). A fine novembre, appena era stato annunciato il calendario,

Ralph Reiff, il direttore del St. Vincent Sports Performance di Indianapolis, aveva avvertito che un accorciato periodo di preparazione, due soli incontri di preseason (contro otto) e tre partite consecutive per ogni squadra, fino a un massimo di nove in 12 giorni, avrebbe messo molti a rischio di incidenti (e quello occorso a Williams è certo il minore). Soprattutto dopo una serrata di 149 giorni, durante la quale i giocatori avevano dovuto tenersi in forma da soli, senza poter accedere alle strutture mediche delle squadre. preseason fondamentale I precedenti non erano incoraggianti. L’anno scorso anche la Nfl aveva avuto una serrata di 130 giorni: durante la preparazione, in meno di un mese, 12 giocatori si erano strappati il tendine di Achille, un terzo in più di quello che statisticamente avviene in tutta la stagione, secondo i dati della commissione Infortuni e Sicurezza della lega. Uno studio sugli infortuni nel baseball fra il 2002 e il 2008 ha dimostrato che in aprile (dunque all’inizio del campionato) se ne registrano cinque volte più che in settembre. Un altro della Ncaa, che copre l’arco fra il 1988 e il 2004, ha stabilito che il tasso di infortuni in allenamento è doppio nella preseason rispetto alla stagione regolare. «Per questo il periodo di allenamento è fondamentale», ha detto Tim Hewett, direttore del centro di medicina sportiva alla Ohio State University. «Per rafforzare i legamenti di ginocchia e caviglie è necessario un periodo di sei-otto settimane, in cui si alternano pliometria ad alta intensità (l’esercizio basato sul susseguirsi di contrazioni eccentriche e concentriche dei muscoli per aumentare potenza, rapidità, esplosività e forza massimale) e tempi di recupero. Quest’anno nella Nba non è stato 58

possibile». Dunque bisog na stupirsi se Chauncey Billups, il play dei L os A ngeles Clippers, ha chiuso la stagione, e forse la carriera (ha 35 anni), quando gli è salt ato i l tend i ne d’Achille alla fine della sesta partita in nove giorni? E se, assieme a lui, dopo appena sei settimane di campagna altri sei erano fuori per l’intera stagione (Horford, Brown, Darrell Arthur dei Memphis Grizzlies, Eric Maynor degli Oklahoma City Thunder, Keith Bogans dei New Jersey Nets e Greg Oden dei Portland Trail Blazers)? «Non so, sono cose che capitano», ha risposto Maurice


corpo a corpo Bargnani (Raptors, qui contro i Knicks) si è fatto male l’11 gennaio: strappo a un polpaccio. A sinistra, Ginobili. La guardia di San Antonio è stata fuori un mese per problemi a una mano. Sotto, Hill (Pacers): infortunio alla caviglia il 31 gennaio.

Evans, riserva dei Wash i n g ton Wizards e vicepresidente dell’associazione giocatori Nba, che ha avuto una parte nella soluzione della vertenza contrattuale. «Alcuni infortuni sono puramente casuali, tipo Manu Ginobili che cade e si frattura la mano. Per altri, certo, ci può essere una correlazione con gli affrettati tempi di preparazione. Ma correlazione è uguale a causa? È presto per dirlo». media infortuni Una risposta si potrà avere solo alla fine della stagione regolare, ma intanto qualcuno si è messo a spulciare fra le statistiche – con risultati contrastanti. The City, un blog sulla Nba specializzato in nume-

ri, ha preso tutti gli infortuni dal 1994-95 in poi, li ha messi in una formula matematica e ha concluso che nel 1999 (la stagione dopo il precedente lockout) ci sono stati meno infortuni per partita (0,6) che in tutte le altre stagioni successive con l’eccezione del 2007. Doug VanDerwerken, un dottorando in statistica alla Duke University, ha fatto di più. Ha preso il numero degli infortuni nei primi 41 giorni delle ultime tre stagioni e li ha messi a confronto. Ne vien fuori una me-

dia di 9 infortuni al giorno contro 7,3 (cumulativo di ’09-10 e ’10-11), una differenza significativa. Ma se si calcolano gli infortuni per partita, registrati nelle prime 24 degli stessi anni, si ha un risultato opposto: gli infortuni sono un po’ meno. Conclusione: ci sono più infortuni solo perché un maggior numero di partite sono state giocate in un minor numero di giorni. È lo stesso esito cui era arrivato Gregory Dupont, un professore all’università di Lilla, in Francia, dopo aver esaminato i dati delle Champions League 2008 e 2009: un tasso di infortuni sei volte più alto quando si gioca due volte alla settimana rispetto a una volta alla settimana. Eppure, nella Nba, l’incremento è stato marginale rispetto a una stagione in cui di norma si giocano 82 partite in 173 giorni. I Cleveland Cavaliers, per fare un esempio, giocano quest’anno 20 volte due partite c on s e c ut ive (i n quattro mesi) contro le 19 volte della scorsa stagione (in cinque e mezzo). Alla fine, mediamente, si giocano 16 partite in 28 giorni anziché le solite 14, una in più ogni due settimane. È troppo? In teoria no, ma bisogna diffidare degli incrementi marginali, per la buona ragione che prima o poi si arriva al punto di rottura (vale anche per chi corre: se uno comincia con mezz’ora al giorno e aggiunge il 10 per cento alla settimana, dopo 41 settimane si trova a correre 24 ore giorno). Tuttavia, ancora una volta, a questo punto non ci sono evidenze con59


l’inchiesta/Usa e getta

Come soffre la caviglia 11

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clusive per stabilire se la Nba abbia messo i giocatori sotto una pressione fisica eccessiva, facendoli giocare in uno stato di forma insufficiente (tanto più è basso, tanto minori sono la consapevolezza cognitiva e la capacità di mantenere stabili le articolazioni, esponendoli a una maggiore probabilità di infortuni). Rimane da stabilire perché la Nba abbia voluto 66 partite e non 50, come nel 1999. La risposta ovvia, naturalmente, è: «I soldi». Con 66 partite i proprietari delle franchigie avrebbero perso solo il 20 per cento del loro giro d’affari e i giocatori solo il 20 per cento dei loro salari. «Mi sembra un numero equo», ha detto Evans, il sindacalista. «Veniamo pagati a partita e avevamo voglia di tornare in campo», ha detto Josh Smith, ala degli Atlanta Hawks, che ammette di «vivere ormai nella vasca del ghiaccio» e di essersi sottoposto a più sedute di massaggi in questo breve scorcio di campionato che in tutta la stagione scorsa. «Nella trattativa, abbiamo combattuto su così tanti dettagli che forse non ci siamo preoccupati di quante partite dovevamo

punti deboli Caviglie, ginocchia e schiena: ecco le parti del corpo più colpite da infortuni nei 57 giocatori Nba fuori gioco in questo momento. Dati aggiornati al 20 febbraio.

giocare». Per valutare tutta la faccenda, David Stern, il commissario, ha chiesto tempo fino alla fine della stagione. E, intanto, se l’è cavata con una battuta: «Comunque si fa, si sbaglia». Ha ancora nelle orecchie la sequela di critiche quando decise per le 50 partite, dopo il lockout del 1998. Phil Jackson, che si era ritirato con la fine dell’era Jordan, propose di mettere un asterisco al titolo. Da allora in ogni suo ritorno a San Antonio, che quell’anno vinse il suo primo titolo, hanno dovuto aumentare la scorta di poliziotti. prodotto scadente Quel che è fuori discussione è la (bassa) qualità del prodotto. La stagione scorsa 28 squadre tiravano con almeno il 44 per cento – quest’anno sono 16 e due sono attorno al 40, mentre il tiro da tre punti è al 33,9 (indovinato: la percen60

tuale più bassa dall’ultimo lockout). La stagione scorsa Milwaukee aveva la media di punti più bassa (91,9 a partita) – quest’anno tre non arrivano a 90 e la media generale in attacco è 102,5 punti ogni 100 possessi palla, cinque punti meno dello scorso anno (indovinato di nuovo: la più bassa dall’ultimo lockout). La difesa di Chicago è notoriamente solida, ma non abbastanza da giustificare una media di 67 punti subiti nelle prime cinque partite in casa. Nella sfida tra Lakers e Mavericks il punteggio finale ha raggiunto un miserevole totale di 143 punti. È probabile che, andando avanti la stagione, le statistiche tornino a un livello di decenza. Quello che non migliorerà è il peso di un calendario accorciato sulle squadre più anziane, come i Celtics o i Mavericks, che nel momento in cui conta davvero dovranno vedersela con gente più giovane, come quelli dei Thunder o dei Chicago Bulls. Sempre che, ai playoff, arrivino tutti interi – ciò che, per quel che si è visto finora, non dipende dall’età.



la storia/Aspettando Milan-Juve

un uomo in viaggio

andrea pirlo è nato a brescia 32 anni fa. centrocampista, ha vinto col milan, tra l’altro, 2 scudetti, 2 champions e un mondiale per club. nel 2006 ha conquistato il mondiale con l’italia.

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ma l’impresa eccezionale dammi retta Ăˆ essere normale

EscE pochissimo. sta davanti alla tv con mogliE E Figli. producE vino ma lo assaggia soltanto. sEmbra un tipo noioso. con chi lo conoscE, Ăˆ un FormidabilE casinista di andrea schianchi foto di stefano guindani

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la storia/Andrea Pirlo

L’

impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale cantava Lucio Dalla negli Anni 70 e queste parole si appoggiano perfettamente sulla pelle di Andrea Pirlo, come un vestito ben tagliato e ben cucito. Normale non nel senso di quello che fa, perché il personaggio ci ha abituato a cose assolutamente fuori dall’ordinario quando gioca, ma di quello che non fa. Pirlo è un calciatore anomalo, si pettina i capelli allo stesso modo da quando era bambino, non esibisce tatuaggi, non frequenta i luoghi del jetset, parla sottovoce e, generalmente, si sottrae alle luci del palcoscenico. Direte: è un non personaggio. Non proprio, più semplicemente è un personaggio diverso dal classico cliché del calciatore moderno. E in questa diversità stanno la sua forza e il suo coraggio. Già, coraggio. Perché ce ne vuole tanto per lasciare una squadra con la quale in dieci anni si è vinto tutto, per affrontare una nuova avventura. Prevedibile l’obiezione: l’ha fatto per i soldi, il Milan non gli assicurava lo stipendio che lui chiedeva e la Juventus sì. Non è la verità: Pirlo è il miglior regista del mondo da una decina d’anni, ha avuto richieste dai più importanti club europei, se avesse voluto monetizzare il suo talento avrebbe fatto altre scelte. Semplicemente, dopo aver tanto dato (e tanto ricevuto) con la maglia del Milan sulle spalle, ha capito che il matrimonio era arrivato al capolinea. Non ha fatto come quei mariti (o quelle mogli) traditi che si attaccano a ogni dettaglio pur di rimanere avvinghiati alla storia. No, lui ha preso atto che non c’era più sintonia, non ha gridato al tradimento, non se l’è presa con il partner e ha cercato di ricostruirsi una vita (carriera) senza mai rinnegare quella precedente. Un divorzio normale, insomma. D’altronde da uno come Pirlo non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso. Semmai sono da notare la dignità, e anche la signorilità, mostrate quando i tifosi milanisti hanno criticato la società per non avergli rinnovato il contratto e per aver così contribuito a rinforzare una diretta concorrente per lo scudetto. Lui, Andrea, non ha mai aggiunto una parola, non ha mai alzato la voce, né alimentato le polemiche. E, stasera, quando con

la sua nuova maglia tornerà proprio a San Siro davanti agli ex compagni rossoneri per giocarsi una fetta importante di scudetto, la sua signorilità (e quello che ha dato al Milan) verrano ripagati – crediamo – da un lungo applauso. Da Milano a Torino la sua vita non è cambiata di una virgola. Casa in centro prima e casa in centro adesso. Fuori, nel senso di vita di società, ci va pochissimo. Nemmeno per la colazione al bar. Pirlo fa tutto in casa, un caffè, una brioche e poi via al campo d’allenamento. Sempre da solo, in macchina. Non ha autisti, amici-autisti, portaborse-autisti. E poi, poche uscite pubbliche e tante serate in

casa assieme alla moglie, ai due figli e agli amici. Magari davanti alla televisione, a guardare un film d’azione, come piace a lui, o una commedia d’amore, come piace a lei. Pirlo fa della riservatezza uno stile di vita. In realtà, è come uno di quei palazzi che mostrano una facciata grigia e anonima, ma se hai la fortuna di varcare il cancello d’ingresso ti si apre un mondo fatto di giardini, cortili, luci, colori. L’ex commissario tecnico dell’Italia Marcello Lippi lo ha definito «un leader silenzioso», il suo vecchio allenatore Carlo Ancelotti non ha mai nascosto che, dentro lo spogliatoio, sia un’altra persona: chiacchierone, simpaticissimo e pure casinista. Assieme a Gattuso, al Milan era quello che organizzava gli scherzi ai compagni. E in dieci anni ne hanno combinate! A Kakà, a Ronaldinho, ai più giovani e ai più vecchi… Tranne che a Maldini, perché lui era un monumento e non si poteva toccare. E ora, alla Juve, 64


al cellulare In attesa dell’imbarco prima di una trasferta.

Convinse Ancelotti a cambiargli ruolo, a Conte ha spiegato che il 4-2-4 non fa per lui

ieri e oggi Pirlo contrastato da Emanuelson in Milan Juve, al Trofeo Berlusconi nell’agosto scorso; nell’altra pagina, in maglia rossonera a Torino, contro Poulsen, nel 2010.

è la stessa cosa: Pirlo è uno dei senatori del gruppo, ascoltato e rispettato, ed è anche quello che fa, organizza, aiuta, scherza, gioca e si diverte. Poi, una volta chiusa la porta dello spogliatoio, torna alla sua eccezionale normalità. Spesso si sente dire: non ride mai, sembra davvero triste. Balle, semplicemente non gli va di far vedere i suoi sentimenti e le sue emozioni. La sua riservatezza lo ha aiutato (e non poco) nei momenti importanti della carriera. Al Milan, estate del 2003, quando ha trovato il coraggio di andare da Ancelotti e proporgli di giocare da regista arretrato anziché da trequartista. E anche alla Juventus, ha dimostrato di avere fegato perché quando ha scelto di trasferirsi non sapeva ancora chi sarebbe stato l’allenatore e, una volta ingaggiato Antonio Conte, ha avuto un confronto chiaro e netto nel quale gli ha spiegato che certe idee tattiche (ad esempio il 4-2-4) a lui non piace65


la storia/Andrea Pirlo

Sempre sotto traccia, sempre protetto dalla riservatezza e dalla normalità che ha saputo costruirsi attorno. A casa, dalla famiglia d’origine, ci torna una volta al mese, più o meno: soltanto in un’occasione si è concesso una festa a Flero, il suo paese, ed è stato quando i suoi concittadini lo hanno voluto ringraziare per la Champions League vinta nel 2007 con il Milan. Imbarazzatissimo, salì sul palco, salutò e guardò implorante il presentatore: ma quando finisce questa tortura? Certo che è strano che l’uomo più normale (a volte addirittura più noioso) del

calcio italiano sia anche il più geniale e il più spettacolare degli ultimi vent’anni! Nessuno in campo sa fare le cose che fa Pirlo, qualcuno sostiene che se fosse brasiliano avrebbe già vinto almeno due o tre palloni d’oro: visione di gioco pazzesca, precisione millimetrica nei lanci e nei passaggi, tiro potente, carisma indiscusso, personalità che lo fa apparire almeno una spanna sopra agli avversari. Eppure, quando tutto è finito e le luci si spengono, questo ragazzo ritorna nel guscio, perché soltanto lì si sente protetto e sicuro. È la normalità che vince, davvero “un’impresa eccezionale”.

la famiglia Con la moglie Deborah al matrimonio Buf fon Seredova, e col Ƃglio Niccolò (ora 9 anni) a Milano. Ha una Ƃglia più piccola, Ang ela, di 5. Ab t d dolce e gAbbANA

vano tantissimo. Pirlo è uno che sa prendersi le sue responsabilità. Al Milan ha trovato l’amico più caro, o perlomeno quello che tutti ritengono tale: Alessandro Nesta. La camera che divideva nel ritiro di Milanello era chiamata “la muta”, perché nessuno dei due passa per essere un chiacchierone. Eppure lì dentro sono nati gli scherzi più belli e complicati fatti ai compagni (anche Nesta non è come appare...), e si sono disputate le partite più emozionanti e folli di PlayStation. Poi, i due uscivano dalla stanza stropicciandosi gli occhi come se si fossero appena svegliati o avessero terminato due ore di lettura intensa. Con Nesta, è ovvio, il rapporto va avanti anche se non giocano più nella stessa squadra. Così come proseguono le frequentazioni con i pochi amici milanesi. Ma il legame più forte per Pirlo è quello con la famiglia d’origine: padre, madre, fratello e sorella. Loro stanno nel Bresciano e lui a loro ha affidato parte dei suoi affari. Non si occupa personalmente dell’azienda metallurgica e di quella vinicola, ci pensano il padre e il fratello. Andrea controlla, suggerisce, aiuta dall’esterno. E beve qualche bicchiere del vino che produce. Un sorso, non di più. Ma anche questa attività da imprenditore è sempre rimasta nell’ombra, mai una parola, una dichiarazione, un’intervista.

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Mister facebOOk aMicO del basket foto di NathaNiel S. Butler

C’era anche Mark Zuckerberg domenica scorsa al Madison Square Garden, dove i New York Knicks hanno battuto 104 a 97 i Dallas Mavericks. Il 27enne fondatore di Facebook sembrava particolarmente interessato ai tatuaggi di Iman Shumpert. Per saperne di più dovrà chiedergli l’amicizia... 69


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700 volte giallorosso foto di Luciano Rossi

Hanno funzionato le parole con cui Francesco Totti ha caricato domenica scorsa all’Olimpico i suoi compagni di squadra. La Roma è infatti riuscita a battere il Parma 1-0 con gol di Fabio Borini. Dall’inizio di questa stagione, con l’arrivo del nuovo tecnico Luis Enrique, i giallorossi hanno dato vita a una nuova abitudine: poco prima del fischio d’inizio tutti i giocatori 70


e lo staff tecnico si abbracciano in cerchio mentre il capitano si posiziona al centro e pronuncia frasi per caricare i suoi uomini. Prima della sfida col Parma, inoltre, Totti è stato premiato a sorpresa per le sue 700 presenze con la maglia della Roma. A consegnare la targa al capitano c’erano i suoi bambini, Cristian e Chanel.

tocca al capitano da quest’anno il capitano della Roma dà la carica ai suoi giocatori prima della partita. 71


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una corsa scintillante foto Di Jamie Squire 72


vittoria col botto Nonostante l’incidente nella corsa Nascar a Daytona, Busch, n.18, è riuscito a vincere la gara. 73


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quando i tifosi fanno ooh foto di Bruce Bennett

Il bambino si riflette nella balaustra, ma non riesce a vedersi. I suoi occhi vanno oltre il vetro. Sono fermi su un punto lontano, e fissano nella mente e nel cuore, probabilmente per sempre, un momento, un gesto, una giocata della partita di hockey ghiaccio cui sta assistendo. Sgranati, sorpresi, ipnotizzati. A cinque anni il mondo è ancora – e soprattutto 74


– una sorpresa. E così lo sport, che del mondo è – dovrebbe essere – una parte importante. La competizione agonistica come maestra di vita, si dice. L’augurio, per questo e per tutti i bambini del mondo, è che lo sport – visto e praticato – possa regalare loro carezze, non lasciare ferite. Sguardi come questo: incantati, e mai offesi e delusi.

un po’ di calore un giovane tifoso dei chicago Blackhawks osserva il riscaldamento pregara contro nashville. 75


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tamponamento a catena

in libertadores Guadalupe svetta in un groviglio di giocatori in Internacional J. aurich 2 0 di Coppa libertadores.

foto dI nabor GoUlart 76


imbizzarriti sulla neve

Ăˆ sempre gp Il Grand Prix di ski cross di Park City (Usa) e, sotto, il Gp Prestige di St. Moritz (Svi).

foto dI doUG PenSInGer e alex lIveSey

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anche in australia c’È il mar rosso fOtO di CAMerOn SpenCer 78


acqua e fuoco A Manly un surfista si allena al tramonto in vista degli Australian Surfing Open. 79


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un’ultima prova ancora foto di Ashley Gilbertson

Le loro esibizioni durano pochi attimi. Per questo non sempre il pubblico presente sugli spalti ha tempo di riflettere e capire quanto lavoro ci sia dietro. E, ovviamente, non solo dietro una parete come nel caso di questa foto, che mostra le cheerleader dei Denver Nuggets ripassare una coreografia mentre sul parquet è in corso la sfida. La carica di energia che 80


trasmettono queste ballerine, il loro perfetto sincronismo, la velocità con cui eseguono tutti i passi durante le loro esibizioni sono il frutto di prove intense e di lunghi allenamenti. Dare il massimo in pochi istanti non è mai facile, ecco perché ogni momento è buono per cercare di migliorare. Se poi la loro squadra vince, arriva anche una razione doppia di applausi.

coreografia le cheerleader dei denver nuggets ripassano la coreografia prima dell’esibizione. 81


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mi sento seguita foto di Bryn Lennon 82


in coppa a londra Victoria Pendleton (Gb) osserva l’allenamento del team danese dell’inseguimento. 83


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siena guarda tutti dall’alto foto Di giulio Ciamillo e CHRiStiaN De maSSiS

Con questa fanno 4 Coppe Italia di fila (un record), 12 trofei vinti consecutivamente (mettendoci dentro Supercoppa e campionato), 14 nell’era Pianigiani, 17 totali. E adesso la Montepaschi Siena, che a Torino ha incantato tutti, chi la ferma più?

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la finale Due immagini spettacolari della gara decisiva, in cui Siena ha battuto Cantù 88 a 71.





OLYmPIC / Verso Londra 2012

R A C S O S U I R O PIST A SUDAFRICANO GIOCHI, L’ATLET I A E N O ZI A C FI T: TRA FLIRT, QUALI ALLy INCORREC C TI IN AT TESA DELLA LI pO E N IO SCHERZO Sw IN vERS SQUALI. E UNO LI G SI RACCONTA A A TR I N O SI CIA, ImmER vITA… bATTUTE DI CAC HA CAmbIATO LA LI G E H C ) O C O (COL FU rem Raimondi di Raffaele paniz

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a la, mamma passav per andare a scuo ci ar : ar va ep ce pr o di m ro telli. A lo uando doveva me e i miei due fra ro et ti di en re la cid ril ac st e a ell la mattina e: Oscar, infilati qu evi le scarpe! A m sbrigatevi, mettet . ciamo, muoviti!!!» ontare altre di gambacce e us sa, e voglia di racc ro go fra a at ris , to at peroni m da ia se cc Segue fa rezza. Nato nza ù sconfinata tene pi la e va con ro na ne tto r ga ou à r Pistorius gi lico tra lo hum ca bi in Os i sì, es co m ci lle di rie sto enita, a un rbonio come attrezzi fatti in ca alformazione cong m ica a M un a. hi di a cc vi no r gi pe zza delle lane, da bami allacciate all’alte ips. Protesi grosso es ill ot Ph pr n di Va io da pa e at un h invent a infanzia: «È e Flex-Foot Cheeta te decollare la su en m al fin r fa r pe ora, le celeberrim decisive Cheetah a quei ma ug ualmente avessi già avuto le Se a? ns pe Ci bolotto scassato, e. minar cominciato a cam a prendermi!». con quelle che ho sarebbero riuscite ilo as ll’ è per questo che de re st ae che le m nosce neppure. Ed co lo n no te r ca tempi, col cavolo Os i, vers ando tutte le battu altro modo di muo insolenza, anticip to au n co a Un’altra vita, un rz he ci sc eatura androide i. e sul suo stato di cr ce, senza problem vo car appare carico ta al ad , tte re or sc ù e s’avvicinano, Os pi e ch i ad l pi de a im peggiori re Ol Co lle in de ali di atletica poi, sarà per via odotati ai Mondi rm no In questo periodo i tra to tta i. Dopo aver debu libero da pensier

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È il tempo che deve ripetere entro giugno in una gara ufƂciale sui 400 metri per poter partecipare all’Olimpiade di Londra.

Le medaglie d’oro vinte alle paralimpiadi.

LA SCHeDA È nATO SenzA I PeROnI gAmbe AmPUTATe A 11 meSI

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OLYMPIC / Oscar Pistorius

Sud (guadagnando una medaglia d’argento nella staffetta 4x400 m), ora si sta allenando per centrare l’obiettivo di Londra 2012: gli basterebbe correre ancora una volta i 400 metri al di sotto della franchigia dei 45”25, in una competizione ufficiale e non oltre la fine di giugno, per staccare il biglietto verso il villaggio olimpico. Per il resto, la ditta Pistorius & Co. procede a gonfie vele: appena dichiarato sportivo dell’anno da Africa Sports Monthly, da poco eletto uomo più elegante del Sudafrica dal mensile GQ e fresco testimonial bionico, quasi un supereroe, del profumo A*MEN Pure Shot di Thierry Mugler. Un atleta e un uomo capace di suscitare tra gli sportivi le più accese simpatie e le più estreme curiosità. Estreme e sfacciate. Tipo questa. Pistorius, ha mai fatto piedino a una donna? «Certo! Al ristorante sempre. E sono anche ragionevolmente convinto che qualcuna l’abbia fatto a me. Ma non posso certo averne la certezza matematica».

L Ar AN A L tAtuAtE u LA ENA Era in vacanza a New York lo scorso giugno. La notte non riusciva a dormire e così Oscar Pistorius è uscito dal suo hotel alle due del mattino, ha preso la metropolitana e si è inƂlato nel negozio di tatuaggi di un portoricano. Dopo 5 ore e mezza ne è uscito con un brano della Bibbia sulla schiena. È la prima lettera di San Paolo ai Corinzi e dice: «Io dunque corro, ma non in modo incerto; così combatto, ma non come chi batte l’aria; anzi disciplino il mio corpo e lo riduco in servitù perchÈ non sia io stesso riprovato, dopo aver predicato agli altri». «Sono molto religioso», ha detto Oscar chiarendo che «le scritte in fondo sono ondulate perchÈ mi ero addormentato».

Stranamente sono negato in tutti gli sport in cui si usano le mani

Non si è sentito avvantaggiato? «Il mio allenatore lo dice sempre: per ogni scarpata che mi dai tu con quei maledetti ferracci, io minimo te ne dovrei dare cinque indietro».

Esistono donne che dimostrano un’attrazione feticista per il suo corpo? «Ci sono eccome, lo capisco dalle cose che mi scrivono su Twitter, certi accenni neanche tanto velati alla mia aerodinamicità, al mio sembrare una specie di supereroe. Cose così».

C’è uno sport in cui è veramente negato? «Stranamente, quelli in cui si usano le mani. A freccette non ne imbrocco una. A badminton pure».

Ha l’ansia da prestazione quindi? «No, no. Tutt’altro: vado alla grande». Ha mai sognato di avere più mogli, come il presidente sudafricano Zuma? «Per carità. Guardi, sono felicemente single, e lo sono da un po’. Se in questi anni ho capito qualcosa sulle donne, è proprio che una alla volta, nella vita, basta e avanza».

Però frequenta poligoni di tiro. «È vero. Come fa a saperlo?». La notizia che all’aeroporto di Amsterdam volevano sequestrarle le protesi dopo averci trovato tracce di polvere da sparo ha fatto il giro del mondo. «Eh sì. Meno male che si è chiarito tutto. Sparo con una 9 mm. E ogni tanto vado a caccia con mio fratello».

Mai preso a calci nel culo qualcuno? «Sì, un sacco di volte». 90


tIfOsO deLLa LazIO Oscar Pistorius, 25 anni, durante una visita a Milano lo scorso settembre. Grande amante dell’Italia, dove viene spesso ad allenarsi, l’atleta sudafricano è anche tifoso della Lazio.

plica. Ho anche partecipato a due gare regionali, e a casa conservo alcune foto spassose mentre cado in modo spettacolare. In una sono ritratto a testa in giù, per aria, come se stessi volando. Ma a parte qualche tonfo, credo di essere un pilota piuttosto veloce». È vero che per giocare a golf usa protesi speciƂche, da terreno misto? «In realtà sono protesi fatte per la vita quotidiana, nuovissime, brevettate pochi mesi fa. Ma tutti gli amputati che le hanno provate sono concordi nel dire che sembrano fatte apposta per il golf». C’è la tasca per tenere i bastoni? «No, sono dotate di una specie di sfera rotante tra la caviglia e il piede, e permettono una rotazione fantastica. Vedesse che drop saltano fuori». Passioni non sportive ne ha? «Sono appassionato di orologi. Ma alla fine li rovino sempre: li faccio cadere, graffio il vetro, li rompo».

A caccia di cheetah, che in italiano si dice ghepardi? «No, animali piccoli, che poi possiamo mangiare. Antilopi, ad esempio». sappiamo che ha avuto un incidente nautico. racconti. «Ah, terribile. Eravamo io e il mio amico John, sulla mia barchetta, intenzionati a fare un po’ di sci nautico e wakeboard. Stavamo uscendo dal porto e, non so come mai, non ho visto la banchina e ci sono finito contro». incidente spettacolare, da Austin Powers. «Eh sì. Barca distrutta, e un bel po’ di ossa rotte». Lei è un polifratturato? «Fin da bambino. Mi sono rotto le ossa in ogni modo: andando in bici, ribaltan-

domi col pick up dei miei fratelli, cadendo dagli alberi. Ma quel che non ti uccide ti fortifica, giusto?». Ha paura degli squali oppure, considerando le sue parti indigeste, sono gli squali ad avere paura di lei? «Ah! Questa è buona. In realtà sono io ad aver paura, anzi, terrore. Quando nuoto non uso protesi, quindi sono digeribilissimo. Per combattere la fobia ho anche preso il brevetto di immersioni, facendo lezione in acque infestate, a 400 metri dalla riva. Ma non è passata. Calcoli però che un mio caro amico surfista ci ha rimesso una gamba. Terribile. Ora si consola col paddle surf, quello che si pratica col remo, ma non è la stessa cosa. E per tutti è stato un grande choc». SƂda la sorte pure in moto? «Sì, con una Honda Valentino Rossi Re-

Non ha cura delle cose? «Perdo tutto, specialmente nella mia macchina. Ci sono cose che rispuntano dopo giorni, magari nel bagagliaio, sotto i sedili. Portafogli compresi». in auto è un tipo che litiga? «Adesso mi sono calmato, ma tempo fa sì, anche perché i sudafricani hanno uno stile di guida terribile. Ma da noi c’è questa moda di andare in giro tutti quanti coi vetri oscurati, un po’ per il sole, un po’ per questioni di sicurezza. Quindi non sai mai in chi puoi imbatterti. Meglio stare attenti». usa i vetri oscurati anche lei? «Sì, una cosa senza senso, visto che sull’auto c’è scritto il mio nome a caratteri cubitali». La ciucca peggiore della sua vita? «Una presa di recente, in giro con mio 91


OLYMPIC / Oscar Pistorius

a.a.a. fIdanz ata CerCasI. Ma nOn rItardatarIa l’aspetterei più di 20 minuti». via Twitter, Pistorius non ha una Ƃdanzata ufƂciale. Ma avverte: «Non tto Molto corteggiato dalle donne, soprattu

fratello. Ricordo che la mattina successiva avevo in programma un’intervista telefonica con un giornalista indiano, alle otto in punto. La linea era disturbata da un ritardo terribile, un po’ come se ci stessimo parlando da due pianeti diversi, e la testa mi scoppiava. Credo di aver blaterato cose davvero insulse. E adesso l’idea che un miliardo di indiani possano leggere le mie dichiarazioni da ubriaco un po’ mi spaventa». Hai rituali Ƃssi? È un po’ maniaco? «Sono maniaco della puntualità. Oltre il quarto d’ora d’attesa, me ne vado». Pure con le ragazze? «Tiro fino a venti minuti, non di più». Dicevamo dei rituali. «Niente di preoccupante, solo il barbecue nel giardino di casa mia, tutte le domeniche. Di solito siamo una ventina di persone, schierate sul mio tavolone da sei metri. Io cucino il pollo, che è la mia specialità, gli altri portano pane e insalata. Sono i miei pomeriggi preferiti». Vive da solo? «Con due cani: Lila, un pitbull femmina, e un bullterrier che ho battezzato Enzo, come Enzo Ferrari. Mi piacciono i cagnoni tosti, da combattimento».

Uso l’auto con i vetri oscurati. Ma sopra c’è scritto il mio nome a caratteri cubitali!

Vi azzuffate? «Enzo mi morde con una violenza inaudita. Se non fossi nato con la malformazione ai peroni, sarei finito lo stesso in queste condizioni per colpa dei suoi morsi. Guardi qua! (E solleva l’orlo dei jeans per mostrare i buchi lasciati dai canini di Enzo nel suo polpaccio sintetico). In Sudafrica c’è un tizio, tale Micki Pistorius, che scrive saggi sui serial killer. Lo conosce? «Sì, mio cugino. Il libro s’intitola Catch me a killer». Gente strana i Pistorius. «Le donne della famiglia no. I maschi sono tutti sciroccati. Mio nonno era un pugile. Poi, quando ha smesso, è stato 92

dichiarato personalità di spicco nella storia dell’agricoltura africana per alcuni metodi innovativi d’irrigazione da lui inventati. Un po’ pazzi, un po’ artisti». Crede di essere un buon ballerino? «Beh, a Ballando con le stelle mi avete visto». Eh, appunto. «Io sono convinto di essere un mago della pista. I miei amici sostengono invece che sia il peggior ballerino del Sudafrica. Ma per ballare la roba che piace a me, trance music, hard house, il genere del deejay olandese Tiesto tanto per capirci, non serve essere Michael Jackson». Le hanno mai fatto scherzi pesanti che coinvolgessero il suo handicap? «Miliardi di volte. In collegio, mentre dormivo, una notte mi hanno nascosto le protesi e poi hanno dato fuoco al mio letto. Sono scappato a passo del giaguaro, strisciando sul pavimento». Per niente divertente... «E perchè? Quel giorno ho capito che nessuno prendeva troppo sul serio la mia disabilità, che ero considerato un ragazzo come tutti quanti. Quindi non solo è stato divertente. È stato uno dei giorni più belli della mia vita».


xister

Nuovo Honda Integra. Il resto è preistoria.

La vecchia concezione delle due ruote ha le ore contate. Finti predatori e potenza senza cervello si estingueranno, sostituiti da una specie più evoluta e adatta ai nostri tempi. Motore bicilindrico da 700cc e 52 CV, ruote da 17”, C-ABS, innovativo cambio sequenziale a doppia frizione e consumi record*. Hai ancora nostalgia della preistoria?

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x-ray/Oscar Pistorius

taLento o aIuto teCnoLogICo? anCora SI DISCute Se Le proteSI agevoLIno pIStorIuS rISpetto aI normoDotatI. ma per IL taS Le Lame In CarbonIo renDono meno perChÉ non reStItuISCono tutta L’energIa Che vIene DaLLa SpInta di Claudio arrigoni uscita dai blocchi e falcata

Le principali differenze riguardano la produzione di energia per lo sprint iniziale.

Spinge con piedi, caviglie e muscoli del polpaccio. Le gambe sono basse sotto il busto e producono la massima energia possibile.

Deve alzarsi il più velocemente possibile per non perdere l’equilibrio e iniziare a correre. Sono le anche a produrre la forza per tenere le ginocchia vicino al petto.

posizione nella corsa

passaggio dall’assorbimento dell’energia all’accelerazione.

Quasi tutti i muscoli della gamba creano la forza per la spinta in avanti. Il ginocchio permette l’estensione della gamba mentre la caviglia spinge.

Le anche devono generare circa il doppio dell’energia rispetto a uno sprinter normodotato. L’energia trasmessa alla lama di carbonio raggiunge la punta e si scarica.

94


«N

on voglio competere sapendo di non essere lì per il talento e per il duro lavoro, ma per un equipaggiamento». Oscar Pistorius è sempre stato corretto: il primo a non opporsi a studi su di lui e sulle protesi. «Un uomo senza gambe più veloce nella corsa di uno con le gambe»: per la Iaaf era realtà e gli aveva vietato di correre contro i normodotati. Il Tas, più alto organo di giustizia sportiva, ribaltò la decisione: non ci sono vantaggi. Oscar usa protesi

passive. Semplificando: non restituiscono neanche tutta l’energia che viene dalla spinta e rendono meno di un piede umano. Pistorius ha talento: la quasi totalità degli sprinter amputati usa quelle protesi, ma sui 400 m non si avvicina ai suoi tempi. Non basta usare le scarpe di Bolt per correrecomelui.Oscarnonèunimbattibile: ai Mondiali paralimpici ha perso i 100 m da Jerome Singleton, che però è amputato a una sola gamba e in partenza ha più

scatto. Pistorius deve seguire regole: può usare solo le protesi studiate dal tribunale, che sono le stesse dal 2004. La scienza è più avanti. Dice Hugh Herr, uno dei biomeccanici migliori al mondo: «C’è un certo livello di negatività nella società. Se si guarda Pistorius, si vede che ha un corpo inusuale. Va bene quando non è com­ petitivo. Ma quando comincia a vincere, diventa minaccioso. Più tecnologia, e non meno, farà più giusto lo sport».

falcata e appoggio del piede sul terreno

Decelerazione e assorbimento dell’energia.

I muscoli delle anche aiutano a stabilizzare le ginocchia e generano velocità. La lama di carbonio si comprime, immagazzinando e poi scaricando l’energia della corsa.

Quadricipite, ginocchio e polpaccio lavorano insieme per assorbire energia. La caviglia stabilizza.

corsa lanciata

La fase di accelerazione o generazione di velocità.

L’energia esce dalle lame come da una sorgente, spingendo in avanti l’atleta. Solo l’80% dell’energia assorbita nella fase di compressione viene rilasciata.

LLuStraz one D’arCo

Quando il piede spinge in fuori la parte inferiore della gamba, genera più del doppio dell’energia che aveva assorbito.

Come lavorano i muscoli: ●

produzione potenza ● 95

assorbimento energia ●

stabilizzazione


iNtervista/Non solo Sei Nazioni

Andrea Masi

io NoN CroLLo

L’errore coN L’iNghiLterrA? «iL giorNo PiÙ triSte DeLLA MiA cArrierA». LA SuA L’AquiLA trAMortitA? «DeVe riNAScere». VitA e riViNcite Di uN rugBiStA AZZurro

di Luca castaldini ˜ foto di riccardo Venturi

È proprio forte L’utility back degli Aironi e della Nazionale Andrea Masi, 30 anni, al Forte Spagnolo di L’Aquila. 96


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intervista/Andrea Masi

I

l gigante è ferito per il fantasma dello stadio Olimpico e soprattutto per l’incubo della sua L’Aquila tramortita in cui passeggiamo insieme tra ponteggi, disillusioni, crepe e speranze. Eppure ad Andrea Masi il fardello non intacca l’educazione all’antica né altera il timbro di voce basso e garbato. Il gigante, come impone l’indole della sua gente, non crolla. «Il giorno della partita di Roma con l’Inghilterra [in cui un suo rinvio intercettato ha provocato la meta di Hodgson che ha dato il la alla rimonta dei Bianchi; ndr] è stato il più triste della mia carriera. C’erano molte aspettative, credevamo in quella vittoria. E poi tutta quella gente allo stadio, la passione incredibile per una Nazionale che non vince (quasi) mai. Nello sport un errore ci sta, adesso tocca a me essere bravo a superare un momento negativo con la voglia di rifarmi». A partire da oggi a Dublino, contro l’Irlanda, nel terzo turno del Sei Nazioni. Come ha reagito? «Già di mio, dopo una partita, non dormo. È l’adrenalina. In questo caso, ecco, la notte è stata ancora “più” insonne». Come si sfoga in simili situazioni? «Chiudendomi in me stesso e cercando di risolvere la questione da solo. E poi passeggiando. Il giorno dopo l’Inghilterra, qui a L’Aquila, ho fatto una lunga camminata coi miei due cani labrador. Anche se c’erano 10 gradi sotto zero».

FeritO DaL sisMa Masi davanti all’entrata della fortezza, resa inagibile dal terremoto del 2009.

A 18 anni era già nazionale Andrea Masi nasce a L’Aquila il 30 marzo 1981. Utility back di 183 cm per 99 kg, esordisce a 16 anni in A con il club della sua città, dove rimane Ƃno al 2003. Seguono Viadana (2003 06), Biarritz (2006 09) e Racing Parigi (marzo 2009 11). Dall’anno scorso gioca in Pro12 (ex Celtic League) con gli Aironi Viadana. In Nazionale, dove esordì a 18 anni e 5 mesi (il ìdeb” più giovane del dopoguerra), vanta 66 caps e 13 mete. È testimonial della linea sportiva Ea7 (foto sotto) Ƃrmata Giorgio Armani.

Ecco, L’Aquila. Com’era prima del terremoto? «Parto da quando ero un ragazzino. Era il quartiere Pettino, dove i miei abitano ancora. E voleva dire cortile, campi, giochi, amici. Stavo fuori tutto il giorno, al ritorno ero nero, sporco e mamma m’infilava direttamente nella vasca».

il granturco, lavoravo nelle vigne. E facevo colazione sull’albero… D’estate la sveglia era alle 4 e mezza. Io andavo subito sull’albero a mangiare le ciliegie. Senza sosta. Infatti mi venivano certi mal di pancia…». Come mai, in una città così ovale, riuscì a schivare il rugby Ƃno ai 13 anni? «Non lo ricordo. Ma so che se ho iniziato a giocare è grazie allo scudetto del 1994 nella finale in cui L’Aquila Rugby vinse contro il Milan strafavorito». Come andò quel giorno? «Prima della gara ci furono i titoli dei giornali che ci davano per spacciati. Poi il trionfo in campo e quindi la festa, infinita direi, in piazza Duomo e dopo in tutta la città. I giocatori si lanciavano dal pullman tipo Jim Morrison dal palco e poi la gente se li passava sopra la testa come dei sacchi». Immagini di un rugby ruspante. Di quello del 2012 invece c’è qualcosa che non le piace? «I giocatori che fanno le star, chi si atteggia a vip. Sono comportamenti che non appartengono al nostro ambiente».

Parla di campi. Da rugby? «No, quelli sono arrivati a 13 anni. Erano i campi dei nonni, era l’orto di quelli materni o gli uliveti e i 7-800 alberi di ciliegie di quelli paterni a Turi, nel Barese».

Eppure lei, dopo D&G, adesso è testimonial di Armani. «È vero, sono testimonial, presenzierò a qualche sfilata, mi si vedrà sulla campagna della linea sportiva, questo sì. Ma non farò il vip, statene certi».

Andrea era un piccolo agricoltore? «Ovvio. Guidavo il trattore, raccoglievo 98


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intervista/Andrea Masi

Ha giocato a Parigi con Chabal, che è “il” vip del rugby. «Solo mediatico, perché di persona è umile e disponibile. La sua vita non è facilissima, se vuole andare a vedere gli Champs-Élysées può farlo solo con una macchina dai vetri oscurati, altrimenti è la bolgia. All’aeroporto, quando partivamo per una trasferta, capivo dove fosse Seb quando notavo centinaia di persone spostarsi. E andare attorno a lui». Ma Chabal si taglierà mai i capelli? «Appena smetterà con il rugby. Coi capelli corti non lo riconoscerà nessuno». Tra i compagni di squadra ha e ha avuto tantissimi stranieri. Dovesse parlare di uno il cui stile di vita merita di essere raccontato, chi sceglierebbe? «Sireli Bobo, il figiano. Quando era con me a Biarritz era normale, usciva, si divertiva. Poi l’ho ritrovato a Parigi e sembrava quasi aver avuto un’illuminazione divina. Adesso fuori dal campo legge tutto il giorno la Bibbia. E col pennarello si scrive qualche passo sugli scarpini». Dopo un mese insieme al nuovo c.t. Brunel, che idea se n’è fatto? «Mi piace, conosce il rugby alla perfezione. E poi non gli scappa nulla. Anche mentre mangiamo ci osserva per capire con chi ha a che fare. Un perfezionista». Dopo L’Aquila dell’infanzia e dello scudetto, arriviamo a quella del terremoto. Lei il 6 aprile 2009 dov’era? «A Parigi. Ero arrivato al Racing da una settimana e quella sera, avendo appena giocato, appunto non riuscivo a dormire. E dalle 3.40 in poi iniziarono ad arrivarmi le notizie dell’Ansa…». Fu il giorno più brutto della sua vita? «Le tre ore peggiori che io abbia mai vissuto, quelle che passarono prima di par-

parmigiano Masi vive a Parma con la Ƃdanzata Consuelo, ingegnere nel campo della robotica.

lare con i miei. Le linee telefoniche erano saltate e io iniziai a pensare al peggio». Sono passati quasi tre anni da quel giorno. Qual è la situazione? «Le attività del centro sono state spostate in chioschi lungo viale della Croce Rossa ed è triste pensare che una città vivace come L’Aquila adesso “sia” una via. Io rivoglio vedere il centro com’era prima. L’aquilano è tosto, però questa botta gli ha intaccato lo spirito. Tanti sono infelici, si vede dagli occhi. Parlo con gli amici e loro mi dicono: non c’è più niente». C’è una storia positiva, di rinascita che merita di essere raccontata? «Ce n’è più di una. Ma per restare al rugby direi l’organizzazione, da parte dell’associazione Forza L’Aquila compo-

L’aquilano è tosto, ma il sisma gli ha intaccato lo spirito. In città vedo molti infelici, basta guardarli negli occhi 100

sta da sportivi locali, della partita del 18 marzo tra Italia Emergenti e Inghilterra Students allo stadio Fattori». La ricostruzione come procede? «Si è fatto molto i primi tempi, ma da due anni praticamente non si fa più niente. In tanti, qui, da subito, investirono soldi in beneficenza. Ma come li hanno investiti? La gente teme che sia finito tutto e che ci abbiano dimenticato». A Ƃne carriera lei tornerà a viverci? «Mi piacerebbe, ma non lo so. Qui qualcosa deve cambiare. E poi, finora, è stata la mia ragazza ad adattare la sua carriera alla mia. Lei viaggia molto tra Parigi e Nizza. Perciò non è da escludere anche un ritorno in Francia». Com’era l’Italia vista da là? «Mi faceva incazzare. Siamo un Paese meraviglioso che non sa sfruttare il suo potenziale. In Francia invece tutto funziona. Le città, per esempio: qui non sono tenute a dovere, mentre là sono pulite e ordinate. E poi ci vedono sempre come degli arraffoni che pensano solo a fregarti».



l’ospite/Sex and gol

musColi iN VistA melissa satta, 26 anni, showgirl e modella. sarda, è nata a boston. il padre, enzo, è architetto e politico.

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Melissa Satta

il DiAVolo CoRpo a boateng fa scintille (e, pare, ord). ma sapevate che anche lei campi da calcio? solo per i lividi sulle gambeÂť a Ëœ foto di Kenneth Willardt

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l’ospite/Melissa Satta

I

l telefono squilla, e nel suo inglese impeccabile e tutto costellato di lovelovelove Melissa Satta attacca con un concerto di oh baby e oh darling con le ciglia che sbatacchiano e annessi sospirini d’amore. Dall’altra parte del Blackberry c’è il calciatore coi flessori più fortunati e affaticati di tutta la serie A: Kevin Prince Boateng, centrocampista del Milan, k.o. per un risentimento muscolare alla coscia sinistra appena rientrato dopo un mese di stop. Eccesso d’impiego sulla trequarti da parte di mister Allegri, era stata la sentenza dei fisiologi di Milan Lab dopo il penultimo infortunio muscolare del ghanese. Eh no: eccesso di passione da parte di questa splendida femmina italiana, hanno rintuzzato i giornali spagnoli, da Marca in giù, che riprendendo un’intervista a Vanity Fair l’hanno accusata di essere la vera sfiancatrice dello stallone tatuato. Solitamente fresca e spensierata come un mazzetto d’insalata, oggi Melissa tradisce in effetti un insolito terrore negli occhi: «Ma lei non sa che casino m’è piombato addosso. Nel calcio gli equilibri sono delicatissimi, bisogna stare attenti a tutto quello che si dice. E se l’argomento è il sesso, non ne parliamo!». E la congiuntura, in effetti, non la aiuta. Terminato Kalispera! con Alfonso Signorini, si è prontamente messa a girare per Comedy Central una sitcom sexy sul tema erotico maggiormente in voga tra le ventenni d’oggi: il trombamico. Ossia, il ragazzo capafresca e disimpegnato con cui chiacchierare come si farebbe con un’amica e con cui fare sesso come nel più sfrenato dei sogni notturni. Titolo? Amici@Letto, dieci sketch girati in esclusiva per Facebook e diventati subito fenomeno di costume. Anzi, fenomeno di lingerie: per chi non fosse interessato alla sociologia delle lenzuola implicita nel format, è consigliabile saltare direttamente all’episodio numero cinque e godersi il favoloso e inedito ministrip della Meli nazionale. Tema della puntata: la triangolazione. E questa volta, Boateng e il tridente di Allegri non c’entrano davvero.

vicini vicini al concerto e dopo cena, cosa riserva la serata?

Kevin Prince Boateng e Melissa Satta all’uscita da un locale. Sono insieme da novembre.

Il centrocampista del Milan e la showgirl sarda al Forum di Assago, alle porte di Milano, dove hanno assistito al concerto della popstar Rihanna.

prince si comporta da vero signore

Ancora Boateng con la Satta. Il calciatore ghanese è separato con un Ƃglio.

Figliola, una volta per tutte: quante volte? «Non crederà che la abbia contate?». LÕha detto lei: dieci a settimana. Pi• massacrante di un ritiro a Pinzolo. «Ma le pare? Non sono mica una ninfomane, io! Mi riferivo al personaggio che interpreto per Comedy Central, una ragazza single con un tran tran sessuale piuttosto intenso. Nella mia vita privata sono lontana da certe medie». Che delusione: Melissa e Prince come Sandra e Raimondo. «Non esageriamo. Io e Kevin siamo solo molto incasinati col lavoro e le occasioni sono quelle che sono. Ma poi, non ho capito: cos’è tutto questo interessamento? Siamo i soli a fare l’amore in questo Paese?». Certo che no. I ƃessori come stanno? «Ora bene. Ma io non c’entro. Non dimentichiamo che Prince è uno sportivo e farsi male è normale, Melissa o non Melissa». sesso su facebook L’ultimo lavoro di Melissa è la web sitcom Amici@Letto, prodotta da Comedy Central per Facebook. 104

Al limite si sta attenti con le posizioni. Grazie a certe opzioni del kamasutra,



l’ospite/Melissa Satta

E perché ha smesso? «I lividi sulle gambe non mi piacevano. Stavo diventando signorina».

per un uomo è come starsene comodo in tribuna. «Non mi faccia parlare. Rischio di non entrare più allo stadio».

Girano foto di lei a cavallo di un quod... «Lo uso in Sardegna. Lo inforco la mattina e sto tutto il giorno nei boschi. E dovrebbe vedermi sui go kart mentre faccio le curve in derapata. Straccio qualsiasi maschio».

Lei che è una luminare del settore, dia una spiegazione riguardo al cortocircuito tra calciatori e soubrette. «Semplice: facciamo tutti spettacolo. Quindi orari impossibili, domeniche a lavorare, interviste che escono con scritto il contrario di ciò che volevi dire, foto sui giornali. Si condividono gli stessi problemi. Quindi capirsi è più facile».

Sogni adrenalinici proibiti? «Uno l’ho realizzato da poco, in Brasile, buttandomi col paracadute».

I motivi ormonali, invece? «Ancora più semplici: mi attira l’uomo alto, muscoloso e molto fisicato».

Il prossimo? «Correre un rally. Magari con Valentino».

Dalla Canalis alla Satta, pare che il maschio colored tiri parecchio. «Mah, a me è la prima volta che mi capita. Ma nero o non nero, Prince è un figo pazzesco a prescindere. No?». Figo pure Allegri? «Noooo. Io vedo solo il mio fidanzato!». Tevez è l’uomo più brutto del mondo? «Chi?». Meglio la rumba del suo ex Bobo Vieri o il Moonwalk di Boa? «No, dai. Non riesco a scegliere». A Ballando Bobo sembra un altro. Sorride, addirittura. «Nel calcio vieni massacrato tutti i giorni, e sei costretto a crearti uno scudo. Lui nel privato è sempre stato così, simpatico e generoso. Ora sta vivendo una seconda giovinezza, sono felice per lui».

Su Twitter la parola che dice più spesso è “mangiare”. «È vero. Ho sempre fame».

Nel calcio vieni massacrato, e sei costretto a crearti uno scudo. Ma nel privato, Bobo Vieri è sempre stato un generoso.

Record di ingozzamento? «Mezzo chilo di pasta al pomodoro».

Amici@Letto è uno show comico: si considera una tipa buffa? «Involontariamente, sì. L’altro giorno camminavo scrivendo messaggini, a testa bassa, a grandi falcate. Mi sono ritrovata con la faccia contro un palo della luce, in corso Como, pieno di gente». È vero che ha conosciuto Lady Gaga a Los Angeles? «Sì. Me l’ha presentata il suo produttore, che è anche a capo di un progetto editoriale dove sono tra le protagoniste». E sarebbe? « Culo, un libro fotografico di Raphael Mazzucco. Una collezione dei sederi più belli del mondo. Ci sono Fergie, Pamela Anderson, Paris Hilton. E io».

Lei, da calciatrice, menava? «Giocavo nel Quartu Sant’Elena, fascia sinistra. Dividevamo il campo con i maschi, e non di rado bisognava difendersi dai loro calcioni: perdere contro le femmine non piace a nessuno».

Una volta ha detto: nuda, però, mai. «Confermo. Il nudo è passato di moda, meglio il vedo e non vedo. Non trova?».

Scattavano i rissoni. «Una volta c’è stata persino un’invasione di campo, fomentata dai parenti degli avversari, scandalizzati dall’arbitraggio. Ci volevano menare. Ci siamo dovute asserragliare negli spogliatoi».

Se partisse ora un sondaggio il risultato la sorprenderebbe. «In ogni caso non posso permetterlo. Se mi spoglio sono botte. Da mamma, papà, fratelli. E adesso pure dal fidanzato». 106



AVVENTURA/Islanda a due ruote

lA NEVE lA lUcE lA moTo

offroad in sella a una 250, tra ghiacci e getti d’acqua bollente in una terra ostile. sveglia all’alba, freddo secco, voglia di divertirsi: le cinque ore strappate al buio di un meccanico islandese testo e foto di marco stoppato e amanda ronzoni

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TRA i gEysER A mENo 8 ore 10, il sole spunta all’orizzonte a geysir, la famosa area geotermica che ha dato il nome ai fenomeni dei geyser. e che rappresenta il punto di partenza per il tour in moto a meno 8 gradi di temperatura.

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AVVENTURA/Islanda a due ruote

EmozioNi A gETTo coNTiNUo Si scarica la moto dal furgone e ci si veste con cura. Con il sole ancora basso si è pronti per macinare chilometri in totale solitudine sugli sterrati ghiacciati, dove è difƂcile anche camminare in equilibrio. Qualche evoluzione nella neve e poi una breve sosta nella valle di Haukadalur per assistere con lo stupore di un bambino all’eruzione dello Strokkur. Uno spettacolo che si ripete a intervalli regolari di 4 e 8 minuti. 110


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AVVENTURA/Islanda a due ruote

ciElo scURo E cAscATE d’oRo Anche se abituato agli spettacoli che questa terra del grande nord offre abitualmente, Dori rimane incantato a contemplare le cascate d’oro di Gullfoss, uno dei luoghi più famosi e visitati dell’Islanda durante l’estate ma completamente solitario nei mesi invernali Da qui si parte per raggiungere l’interno del Paese dove, per centinaia di chilometri, non si incontrano case o insediamenti umani.

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AVVENTURA/Islanda a due ruote

S

ono le 8 del mattino a Selfoss, pae­ sino nel sud dell’Islanda noto per le serre scaldate con l’acqua e il vapore bollente che si sprigionano da questa terra vulcanica. È buio, il sole non è ancora all’orizzonte, in questa stagione arriva tardi, verso le 10, e tramonta pre­ sto, non dopo le 15, e non sembra scaldare molto. Ci sono otto gradi sotto lo zero, l’aria pulita e un freddo secco che quasi non si percepisce. Dori fa il meccanico, ha la passione per le moto, oggi non lavora. Carica su un furgone 4x4 la sua Ktm 250 EXC­F, gli stivali, la pettorina, casco, guanti e si dirige verso l’interno, dove le strade si perdono nel nulla apparente. In questo Paese non bisogna fare molti chilometri per trovarsi da soli e Dori, come molti islandesi, ama la solitudine che questi spazi offrono, a contatto con la natura, in armonia con la sua moto, il mezzo che lo fa sentire libero. Lascia il furgone in uno spiazzo davanti all’hotel Geysir, dove ogni cinque minuti dalla terra scaturisce un rovente getto di acqua calda fino a 40 metri di altezza: ecco perché il fenomeno geotermale prende universalmente il suo nome da questa località. Dori slega la moto, l’accompagna giù dal­ la breve rampa di alluminio, lega giusto per sicurezza con degli elastici una bot­ tiglia di acqua riempita di benzina sul parafango anteriore e accende il mono­ cilindrico. I giri del motore si alzano

subito, lo scappamento sputa getti fred­ di. Qualche minuto, il tempo di vestirsi, ma non roba da Artico: semplici calzoni e giacca da cross e il motore si calma, gira piano, civile, poco invadente. Le ruote chiodate si aggrappano al fondo gelato e schegge di ghiaccio schizzano dal poste­ riore. Dori parte, una marcia dopo l’altra senza tirare. La moto si scalda, il rumore si diffonde attutito da neve, vuoto e soli­ tudine. L’aria gelida filtra nel casco, la pelle si raffredda ma la concentrazione e la gioia di guidare in questi luoghi sono un anestetico meraviglioso.

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pREpARAzioNE TEcNicA Per i suoi tour Dori usa una Ktm 250 EXC F di serie equipaggiata con pneumatici chiodati, indispensabili sui fondi ghiacciati o innevati.

Campi di lava innevati, blande colline, pozze di fanghi bollenti e cascate selvag­ ge sono lo sfondo straordinario dell’or­ dinaria fuga di Dori. La velocità aumen­ ta, qualche salto, curvette strette che, vista l’aderenza dei chiodi, si affrontano non in derapata ma piegando. Il contro­ sterzo estetico va cercato nei tratti più innevati e meno ghiacciati alzando nu­ vole di neve. È gioia pura guidare in que­ sti luoghi, libertà degli spazi, libertà del tempo, libertà dell’anima ma con un pro­ fondo rispetto per l’ambiente che la moto, attraversandolo, sembra un po’ violen­ tare. Il rispetto per ciò che ti circonda sembra una costante fondamentale in Islanda, patria dell’offroad. Perciò la gen­ te di qui non esce dalle piste né attraver­ sa i campi di lava coperti dai muschi. Dori, per esempio, ripristina con le mani e con grande cura l’erba che affiorava dalla neve appena schiacciata dalla Ktm appoggiata a bordo pista. Perché lì le ruote non avrebbero dovuto passare. La giornata trascorre veloce, qualche sosta per brevi spuntini, una zuppa cal­ da al distributore di benzina e poi ancora in moto per una volata a gas spalancato fino al tramontare del sole, quando si raggiunge il furgone e si torna a casa. Niente imprese, niente record di tempe­ ratura o performance da superman: solo un pomeriggio d’inverno in Islanda in­ seguendo un ragazzo con una grande passione.



MODA / Urban Cowboy

STILI DI GUIDA di Fabrizio Sclavi e Roberta Lo Baido ˜ foto di Marco Falcetta

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PIETRO FIGINI (Meccanico per passione) Giubbino in nappa Prada (€ 2.480), jeans Timberland (€ 144) e sneakers ispirazione basket Onitsuka Tiger (€ 95). Da tre anni Figini produce moto “fatte su misura” assemblando pezzi realizzati a mano da lui e dai suoi due collaboratori, che condividono lo spazio arredato e decorato come una galleria d’arte moderna, con il lavaggio per moto Motosplash. Dalla loro ofƂcina di Milano TPR Italian Factory escono 20 prototipi all’anno acquistati da veri appassionati di motociclismo (www. tpr-italianfactory. com).

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MODA

MARCO FALCETTA (Fotografo) Giacca in pelle con impunture (€ 675) e sciarpa in cotone (€ 60) tutto Bikkembergs, jeans effetto used MCS Marlboro Classics (€ 179) e sneakers in pelle intrecciata Converse by John Varvatos (€ 242).

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NICOLÒ VANNUCCINI (Pubblicitario) Bomber in pelle lavata testa di moro Virtus Palestre (€ 470), cardigan effetto lucido e mélange con cappuccio Stone Island (€ 260) e pantaloni in denim delavé Energie (€ 222).

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MODA

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Da sinistra: ROLANDO ALBERTO (Imprenditore) Giacchino in cotone con toppe in felpa OVS (€ 60), felpa con stampa H&M (€ 25), pantaloni in denim adidas Originals (€ 120) e sneakers in pelle scamosciata Puma (€ 90). DANIELE SAURO (Tecnico moto) Giacca in cotone con zip Gant by Michael Bastian (€ 272), felpa in cotone con bottoni e cappuccio Freddy (€ 109) e jeans con cuciture a contrasto Nicwave (€ 145). GIOVAN BATTISTA PANIGADA (Imprenditore) Giubbino in tessuto tecnico con proƂli e fasce elastiche Museum (€ 250) e felpa ispirazione street style Converse (€ 69).

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MODA

F

LUCA TRAVAGLINI (Imprenditore) Giacca in pelle tecnica con protezioni Dainese (€ 529), felpa in cotone con cappuccio Diadora (€ 80), jeans slim Ƃt Puma (€ 85). GROOMING: Cristina Bonetti per HM Battaglia.

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E

ROBERTO RIZZO (Ristoratore) Giacca in pelle Gas (€ 435), felpa con cappuccio a taglio vivo Fred Perry (€ 110), jeans cinque tasche North Sails (€ 115) e sneakers in suede Lotto Leggenda (€ 140).

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doLCe nera Bagnata

eCCo gLi osCar di sw

morgan 75 anni di strada

dalle piscine a san remo. la passione per il nuoto della cantante

da the artist a clooney: le nostre scelte per le statuette che contano

il compleanno dell’auto sportiva piÙ antica del mondo

Kennan Harvey

CLUB

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BianChissime emozioni

heliski nella british columbia (canada) tutto quello che c’È da sapere per fare un’esperienza indimenticabile nel paradiso dei fuoripista 127


In Canada Heliski, una magia

ClUB/ viaggiare di Max Monti

La meta

uN SoggIoRNo DA FAvoLA NELLA BRITISH CoLuMBIA, pER SCIARE NELLE zoNE pIÙ INACCESSIBILI E pRovARE L’EMozIoNE DEL FuoRIpISTA pIÙ “vERo” (ovvIAMENTE, SEMpRE IN SICuREzzA): SE L’IMpIANTo DI RISALITA È uN ELICoTTERo, TuTTo È poSSIBILE. E… INCREDIBILE

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> Periodo consigliato: da metà dicembre alla prima metà di aprile > Temperature: medie stagionali basse (minima -20, massima -5). > Superficie area sciabile: circa 15.000 kmq (11 i distretti sciistici). > Precipitazioni nevose annue (alla quota media di 1.600 m): da 20 a 30 metri. > Percentuale di giorni con tempo proibitivo per l’heliski durante la stagione: 13%. > assicurazione infortuni: non è obbligatoria, ma consigliata.

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ilenzio, velocità, libertà e soprattutto l’impareggiabile sensazione di essere i primi a lasciare il solco con gli sci sulla neve intatta. Queste le parole piùutilizzatedachihaprovatol’emozione di una discesa in neve fresca. Se poi al posto delle pelli di foca si usa l’elicottero come impianto di risalita, la magia si amplifica. L’heliski (helisnowboard se si sceglie la tavola) è la quintessenza del fuoripista. Senza dimenticare che con questo mezzo si possono raggiungere zone inaccessibili in altro modo. Il miglior luogo dove sperimentare questa silenziosa e bianca sensazione di

Mike Powell, ToPher Donahue, ScoTT MarkewiTz

info Utili

isolamento è, da sempre, la British Columbia. Il grande Stato canadese posto all’estremità ovest del continente americano ha una lunga tradizione in fatto di sport invernali soprattutto grazie alla particolare conformazione del territorio e alla posizione geografica che ne fanno l’area sciabile più grande del pianeta. Migliaia di kmq di territorio, per l’esattezza oltre 15.000, vengono ogni inverno inondati di precipitazioni nevose che garantiscono una media di 4 metri di powder, così è chiamata la neve appena caduta. La disponibilità di elicotteri è notevole, poiché sono usati 128

come normale mezzo di trasporto nelle zone poco servite dalla rete stradale. I prezzi quindi sono più abbordabili e l’affidabilità ampiamente garantita. A rendere ancora più unica questa esperienzac’èilfattocheleorganizzazioni che propongono attività di questo genere fanno soggiornare gli ospiti (mediamente le gite di heliski durano almeno 3 giorni) in piccoli lodge immersi nelle foreste e costruiti a decine di chilometri da qualsiasi centro abitato. L’esperienza del selvaggio Nord viene però offerta con tutti i comfort del caso e con il massimo standard di sicurezza possibile.


Gli attrezzi

iDeali Per la neve FreSca

sulla neve pantera nitro È una delle tavole più vendute per il freeride. È veloce e precisa in tutte le condizioni. € 509,90.

sentinel salomon Sci appositamente creati per il backcountry, adatti per qualunque esperienza in fuoripista. € 589.

Nello zaino

cinque oggeTTi Da PorTare SeMPre con SÉ Per Sciare al Sicuro

Quattro le zone di maggiore interesse. Nell’area ovest si pratica l’heliski nelle S out he r n C h i lcot i n Mou nt a i n s , soprattutto a Whistler, luoghi dove il livello di neve fresca riesce a raggiungere a volte le punte degli alberi. Il North Pacific Range, al confine con l’Alaska, è il territorio con il maggior numero di itinerari possibili. Nella British Columbia centro-orientale ci sono i resort più lussuosi come Nelson, Revelstoke e Golden. Più a nord, nel Klondike, si trova Atlin, notevole centro di heliski sviluppatosi da poco e molto apprezzato dai puristi del genere.

sonda importante nella ricerca dei sepolti. Deve misurare 240 cm in estensione ed essere diritta senza flessioni. vanno bene quelle in alluminio e quelle, più leggere, in titanio o carbonio. Da € 50.

arva radioapparecchiatura ricetrasmittente che permette la facile localizzazione in ogni momento. viene indossata obbligatoriamente dai partecipanti alla escursione. Da € 200.

avalUng È un kit che permette, se travolti da una valanga, di direzionare all’indietro l’aria espirata, calda e contenente co2, così da avere disponibile alla bocca aria fresca ricca di ossigeno. Da € 70.

aBs Si tratta di un air bag, contenuto in un apposito zaino, che in caso di valanga viene attivato per gonfiarsi in meno di 2 secondi e avvolge lo sciatore con un volume di oltre 150 litri. Da € 600. 129

pala Semplice quanto indispensabile, è lo strumento fondamentale per il primo soccorso. in lega di metallo è più leggera e resistente. Deve avere una lunghezza minima di 45 cm. Da € 60.


CLuB/ ViAggiAre di max monti

Weekend

E anche in Italia l’elicottero “va” PER gli aPPaSSiOnaTi di hEliSki, lE nOSTRE mETE PiÙ bEllE: in PiEmOnTE E in vallE d’aOSTa

A CeRVINIA

B

COuRMAyeuR

C

SeSTRIeRe

B

reuil Cervinia è la migliore base per l’heliski d’alta quota. Intorno al Cervino c’è la possibilità di seguire vari itinerari di media difficoltà sui ghiacciai della zona, anche con formule weekend, sia sul versante italiano sia su quello svizzero. Per chi vuole spingersi oltre, e ha una buona preparazione fisica (e non soffre l’altitudine), due possibilità: arrivare in elicottero quasi in vetta al Monte Rosa, a 4.550 m, e scendere lungo il ghiacciaio sul più alto heliski d’Europa o scegliere formule su misura con viaggi multipli fino a un totale di 15.000 m di dislivelli.

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I comprensorio del Monte Bianco è contornato da alcune delle migliori valli per il freeride e l’heliski. Partendo da Courmayeur, si possono esplorare la Val Veny e la Valgrisenche. È possibile avventurarsi sul versante francese del Bianco o affiancare l’esperienza in elicottero con la scalata alla vetta del monte più alto d’Europa partendo dal campetto base sul Piton des Italiens. L’itinerario consigliato dagli esperti è quello del Ghiacciaio di Bionnassay, 16 km di discesa partendo, a quota 3.900 m, dalla zona del Miage fino alla base della Val Veny vicino al traforo del Bianco.

nche se in Piemonte l’heliski è meno sviluppatorispettoallaValled’Aosta, partendo da Sestriere, Pragelato o dall’alta Val di Susa si possono raggiungere mete famose per il freeride, sia in territorio italiano che francese. Nel comprensorio della Via Lattea, la Valle Argentiera, la Val Thuras e la Val Pellice sono le aree pre­ ferite dagli appassionati. In alternativa, tempopermettendo,èpossibileaccordarsi con le guide alpine della zona e dirigersi con gli elicotteri sull’area del Monviso, precisamente verso il comprensorio di Crissolo considerato il nuovo paradiso per le discese in neve fresca.

INFO

INFO

INFO

Sito: www.heliskicervinia.com. Tel. 0166/94.92.67. Prezzi: da € 170 a 1.850. Equipaggiamento fornito in loco. Periodo: dal 20 dicembre al 15 maggio.

Sito: www.heliskicourmayeur.com. Tel. 327/23.40.016. Prezzi: da € 300 a 4.050. Equipaggiamento fornito in loco. Periodo: da gennaio a maggio.

dormire SerToreLLi SPorTHoTeL Cervinia, via Guido Rey 28, tel. 0166/94.97.97. Da € 90 a persona. Ottima struttura per gli sportivi dotata di sala per la preparazione dei propri sci e snowboard con assistenza di esperti.

dormire ViLLA noVeCenTo Courmayeur, via Monte Bianco 64, tel. 0165/84.30.00. Da € 140 per persona a notte. Uno dei top hotel di charme della valle, situato in una delle zone più eleganti di Courmayeur.

mAngiAre riFugio guide deL CerVino Cervinia, Plateau Rosa, tel. 0166/94.83.69. Circa € 35. Si cena a quasi 3.500 metri di altitudine e si scende con gli sci al chiaro di luna.

riLASSArSi Terme di PrÉ Pré Saint Didier, Allée des Thermes, tel. 0165/86.72.72. Da € 32 l’ingresso per persona.

Storico stabilimento termale riaperto da pochi anni.

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Sito: www.heliski italia.it. Tel. 335/66.01.940. Prezzi: da € 170. Equipaggiamento fornito in loco. Periodo: da gennaio a metà aprile.

dormire HoTeL SHACkLeTon mounTAin reSorT Sestriere, via Assietta 1/B, tel. 0122/75.07.73. Da € 70 per persona a notte. 19 camere quasi tutte suite, il meglio per gli amanti del freeride.

mAngiAre L’AnTiCA SPeLonCA Borgata di Sestriere, via Visitazio ne 23, tel. 0122/75.10.01. € 30 circa.

Ricavato da un vecchio ovile in pietra, famoso per gli antichi piatti di origine medievale.



CLUB/mUsiCa di carlo croci

Dolcenera

Sanremo, foto sexy e piscina. Io mi butto doPo lo strEss dEll’ariston E l’EmozionE di avEr Posato PEr la Prima volta sEnza vEli, la cantantE torna alla sua PassionE: il nuoto, «un vEro toccasana. E adoro la PEllEgrini»

S

e non avesse fatto la cantante, Dolcenera si sarebbe reincarnata in un pesce. Su questo non ha dubbi. Infatti, in questo periodo che segue Sanremo e anticipa il tour (in cui farà ascoltare dal vivo sia la nuova hit presentata al Festival, Ci vediamo a casa, sia i pezzi forti di Evoluzione della specie, il disco del 2011 rieditato per l’Ariston), la trentaquattrenne leccese, di Galatina, conosce un solo metodo per rilassarsi. Quale? Tuffarsi in acqua. «Appena posso trovo una piscina, uno stagno, una pozzanghera e nuoto. Mi rigenera moltissimo». Da dove nasce questa passione per l’acqua? «Dalle estati trascorse al mare. Ricordo

EvoLUzionE dELLa spECiE² Dolcenera Emi music

il fortunato album uscito nel 2011 è stato riconfezionato ad hoc per il Festival con l’aggiunta di due inediti più il brano di sanremo, ci vediamo a casa, che sarà anche la colonna sonora dell’omonimo film di maurizio Ponzi, in uscita ad aprile.

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che già quando avevo 5 anni mi tuffavo e facevo delle immersioni straordinarie in cui mi accovacciavo sul fondo del mare per vedere tutto da lì sotto». Ha mai pensato di trasformarla in qualcosa di più di un antistress? «No. Tra l’altro, per un po’ la passione per l’acqua l’avevo pure persa. Poi però, quando anni fa mi sono trasferita a Firenze per iniziare la carriera, mi è capitato di andare ad abitare vicino a una piscina. E lì ho riassaporato il gusto del cloro». Nel brano di Sanremo canta che la sua generazione non ha eroi: neppure tra quelli dello sport? «Difficile averne. Io per esempio ammiro


Altri ascolti FErmoimmaginE Francesco Renga

+ Ed Sheeran

Forte del brano di Sanremo, Renga scatta per la prima volta una fotografia alla sua carriera da solista con un doppio album che raccoglie il meglio e tre inediti. Punto di svolta o è solo la fine del ciclo con la sua vecchia casa discografica?

Capelli rossi arruffati, 21 anni, gli ultimi passati in piccoli club prima e su divani di amici dopo. Un James Blunt che ha ingoiato rap. In Gran Bretagna è già un fenomeno e per una volta non sbagliano.

univErsal giudizio

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ThE paTh oF ToTaLiTy Korn

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a diFFErEnT Kind oF TrUTh Van Halen

Incredibile ma vero: Eddie Van Halen e David Lee Roth tornano insieme, non accadeva dal 1984. Ancora più incredibile: lo fanno per dare vita a un album in puro pop metal Anni 80. Rinfrescante più che nostalgico.

Gli eroi del metal alternativo degli anni Zero? Azzerate il ricordo. Questo album riparte dall’elettronica più dura grazie all’aiuto della nuova star del djing, lo statunitense Skrillex. Complessivamente, un‘ottima mossa.

roadrunnEr

atlantic/WarnEr

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univErsal

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«Sono anche un’ammiratrice di Tania Cagnotto. Ma non potrei mai avere il coraggio di fare quello che fa lei dal trampolino»

Federica Pellegrini. E Tania Cagnotto, ma non potrei mai avere lo stesso coraggio di fare quello che fa lei, soprattutto a causa di un incidente che mi capitò da piccola in cui mi sono fatta male proprio tuffandomi. Tornando alla mia generazione, la definirei di quasi-senza-casa». In che senso? «Vede, Ci vediamo a casa è nata dalla difficoltà che ho avuto io, come tanti coetanei, a confrontarmi con la tematica della casa: al funzionario della banca che doveva concedermi un mutuo ho dovuto spiegare che cosa significa fare l’artista, con le precarietà della situazione che ne consegue, per cui ci sono anni in cui si lavora perché si incide un disco e si va in tour e anni invece in cui si sta fermi. E allora mi sono chiesta quanti salti mortali debbano fare quei giovani che vogliono avere una casa oggi». Meglio un lavoro noioso? «Forse vivo in un altro mondo rispetto a quello di chi ci governa, ma l’80 per cen-

sExy sanrEmo dolcenera (vero nome Emanuela trane), 34 anni, al piano sul palco dell’ariston. nell’altra pagina, in versione sensuale: lo scorso settembre è stata in copertina su Playboy.

to dei ragazzi del Sud, me compresa, sono abituati a mollare le proprie famiglie a 18 anni, ad andare a studiare al Nord e a mantenersi da soli, magari aiutati dalle borse di studio. Quando vai via hai una sola certezza: che i tuoi affetti resteranno per sempre lontani da te. Non è una sensazione piacevolissima, né dal punto di vista dei genitori né da quello del figlio. Cambiare lavoro con creatività è più una bella frase che non una soluzione: i giovani la creatività ce l’hanno di sicuro, il problema è creare le condizioni per trovare lavoro». Si sente più a suo agio a cantare in abito da sera per il Papa al concerto di Natale o a stare nuda sulla copertina di Playboy? «Sono due rappresentazioni estreme della mia personalità, la prima riservata e l’altra sfrontata. Ma la vuole sapere una cosa? Non mi pento, però la copertina di Playboy non la rifarò più. Una volta sì, due è troppo». 133


club/cinema di Aldo Fittante

la notte delle stelle

Tutti muti si assegnano gli Oscar PEr IL MIGLIOr FILM È SFIDA TrA DUE PELLICOLE CHE CI rIPOrTANO A qUANDO IL CINEMA NON AvEvA il Sonoro: THE ArTIST DI HAzANAvICIUS E HUGO CABrET 3D DI SCOrSESE. TrA GLI OUTSIDEr WAr HOrSE DI SPIELBErG E IL BASEBALL DI L’ArTE DI vINCErE

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arà Billy Crystal – nona volta per il comico di Long Beach – a presentare l’84ª edizione della Notte delle Stelle, nelle ore piccole italiane tra il 26 e il 27 febbraio, con cerimonia in diretta su Sky Cinema 1 a partire dalle 22.55 fino all’alba. Un’edizione sotto il segno di due pellicole, The Artist e Hugo Cabret 3D, firmate dal francese Michel Hazanavicius e dal newyorchese Martin Scorsese, entrambe evocatrici del Cinema Muto. Si scontreranno sulla base di dieci candidature contro 11 dopo i successi raccolti in varie parti del mondo: il primo, già vincitore di tre Golden Globe (miglior film musicale, miglior protagonista con Jean Dujardin e miglior colonna sonora) e già in concorso a Cannes 2011 – dove il citato Dujardin vinse la Palma d’oro come migliore attore protagonista – è reduce dal recente trionfo ai Baf-

hugo cabret 3d

di martin scorsese con Asa Butterfield e Ben Kingsley. GIUDIzIO

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E queste sono le “nostre” statuette clooney miglior attore tra le scelte del critico di sW aldo fittante nelle categorie piÙ importanti miglior film Tra the artist, opera senza parole che omaggia l’epoca prima dell’avvento del sonoro, e Hugo Cabret 3D, tratto da La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Selznick, preferiamo il primo per il coraggio di riproporre il cinema delle origini.

miglior regista In gara Woody Allen (con Midnight in Paris), Michel Hazanavicius ( The Artist), Terrence Malick ( The Tree of Life), Alexander Payne (Paradiso amaro). E martin scorsese, cui destiniamo la nostra statuetta per i suoi prossimi, splendidi 70 anni.

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miglior attore Dovrebbe vincere Gary Oldman, straordinario protagonista di La talpa (e alla sua prima nomination) ma il nostro Oscar lo diamo senza dubbio a george clooney, l’unica vera star della Hollywood contemporanea.

miglior attrice La lotta sarà tra meryl streep (17ª nomination e già due Oscar), eccelsa Margaret Thatcher in The Iron Lady, e Glenn Close (“solo” sei nomination Ƃnora), nei panni di un uomo in Albert Nobbs. Per noi merita di più la Streep, mimetica come non mai.

miglior attore non protagonista SƂda tra 4 assi: Kenneth Branagh (My Week with Marilyn), Nick Nolte ( Warrior), Christopher Plummer (Beginners). E il nostro preferito: max von sydow, indimenticabile feticcio del cinema di Ingmar Bergman.


the artist

di michel Hazanavicius

con Jean Dujardin e Bèrènice Bejo. GIUDIzIO

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Per le scenografie, tra i favoriti ci sono i nostri Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo

migliore attrice non protagonista Favorita è Jessica Chastain, che nel 2011 si è imposta, tra l’altro, con Il debito, The Tree of Life e The Help, per il quale gareggia, ma noi diciamo bÉrÉnice bejo ( The Artist), capace di rilanciare il glamour delle dive del Muto.

sceneggiatura originale Un Ƃlotto per Michel Hazanavicius, che oltre a concorrere con la regia e il montaggio di The Artist, è nella cinquina dei 5 migliori autori. Ma per noi “l’oro” va a woody allen: il copione di Midnight in Paris è un piccolo gioiello.

sceneggiatura non originale Per i Ƃlm tratti da romanzi, la coppia sorkin & Zaillian e il loro L’arte di vincere (con un baseball come non lo avete mai immaginato), batte La talpa (dal thriller di le Carrè) e Hugo Cabret 3D, ricavato dal lavoro di Selznick).

ta, gli Oscar inglesi, con ben sette premi conquistati. Il secondo, oltre al Golden Globe per il miglior regista, di Bafta ne ha vinti due: per il miglior suono e le migliori scenografie, firmate dagli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, ovviamente candidati anche per le ambitissime statuette dorate di Hollywood. Ferretti & Lo Schiavo (coppia anche nella vita e favoritissimi della vigilia) vantano nella loro bacheca due Oscar (per The Aviator e Sweeney Todd) e ben otto nomination, compresa quella per Hugo Cabret 3D. L’altro italiano in gara, Enrico Casarosa, compete invece nella categoria Miglior Corto d’Animazione con La Luna. Terzi incomodi nella corsa al ruolo di grande protagonista degli Oscar sono War Horse di Spielberg, il film sul baseball L’arte di vincere (sei nomination), Millennium. Uomini che odiano le donne di Fincher, Paradiso amaro con Clooney (cinque) e The Help (quattro), tutti nelle sale italiane in queste settimane.

migliori scenografie Titolo (e tifo) per i nostri dante ferretti & francesca lo schiavo, candidati per le bellissime ambientazioni di Hugo Cabret 3D. In gara anche i creatori di set di The Artist (Bennett & Gould) e Midnight in Paris (Dubreuil & Seibel).

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miglior colonna sonora Più di tutti va celebrato john williams (80 anni, e già 5 Oscar vinti) in gara con due Ƃlm di Spielberg: War Horse e Le avventure di Tintin. Il Segreto dell’Unicorno 3D. Citazione anche per Ludovic Bource con The Artist.


CLUB/LiBri di Claudio Lenzi

Maradona, che fenomeno (anche fuori dal campo) La vita di diego dopo iL ritiro tra maLattie, droga, amiCi e passioni

ho visto maradona (senza paLLone)

di Emiliano Guanella

meLampo pag. 176

€ 15

giudizio

Leo La vaLLe

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l fútbol è lo sport più bello e più sano del mondo, gli sbagli di uno non devono guastarlo. Io ho sbagliato e ho pagato, ma la pelota no se mancha. Il pallone non si sporca». Chi pensa che Maradona senza pallone sia come la pastiera napoletana senza canditi si sbaglia. Avete presente i 45 giri degli Anni 60? Il lato A del Pibe de oro lo conoscono tutti, è la hit che ha fatto ballare, godere e disperare milioni di tifosi nel mondo. Poi è arrivato il 25

ottobre del 1997, letteralmente “El dia que Diego Armando abandono el fútbol”. Girato il disco, nessuno poteva immaginare cosa sarebbe accaduto. Emiliano Guanella, corrispondente dall’America Latina per diverse testate italiane, ha vissuto il ritiro del numero 10 più famoso al mondo in presa diretta. Le crisi di salute, gli abissi della droga, le glorie pubbliche, i proclami alla nazione, gli amori e le amicizie, fino agli ultimi anni da condottiero della nazionale argentina.

Un ritratto vivo e vero di “el Diego” nella sua terra e fra la sua gente, dal barrio di Villa Fiorito, il quartiere dove ha trascorso l’infanzia, fino ai viaggi a Cuba e all’esperienza del Mondiale in Sudafrica. Nel libro, con la prefazione di Gigi Garanzini, non mancano i giudizi personali su tanti colleghi e il racconto degli scontri dentro lo spogliatoio e nel circo mediatico. Il Maradona pubblico e privato è un uomo eccezionale, talvolta disperato, certamente contemporaneo.

Altre letture fUori gioCo di Gianfrancesco Turano

viaggio neLLo sport itaLiano di Michele Uva e Marco Vitale

ChiareLettere 288 pag

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In tribuna come nei salotti buoni del potere. L’editore indipendente Chiarelettere stavolta si occupa di calcio attraverso i suoi presidenti, una galleria di 10 personag gi (compreso l’ultimo arrivato Thomas DiBenedetto).

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Nella marcia d’avvicinamento a Londra 2012 non può mancare questo viaggio: dagli antichi Giochi di Olimpia al calcio che verrà. Tenerissima la dedica: “A Yara Gam birasio, ginnasta”. Per addetti ai lavori. giUdizio

giUdizio

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club/arte di Francesco Bonami

In anticipo sulla palla In ritardo sull’arte molti calciatori e allenatori comprano opere del 900. ma le scelte...

corrado corr

il gallerista Grande appassionato di arte, l’ex giocatore di roma e Juventus Jonathan Zebina (quinto da sinistra) posa con altri bianconeri durante l’inaugurazione della sua galleria d’arte “JZ”, aperta a milano nel 2007.

J

ohnMcEnroe,quandoandòinpensione, aprì una galleria d’arte a New York ma le cose gli andarono meno bene che a Wimbledon. Essere in anticipo sugli artisti si rivelò molto più difficile che esserlo sulla palla. Finita l’avventura come mercante, McEnroe ha continuato a collezionare opere d’arte, più appassionato di Warhol che dei nuovi talenti emergenti. Un po’ come se uno avesse preferito Rod Laver a lui quando si stava rivelando un tennista prodigio. Nelle loro passioni culturali, gli sportivi sono spesso molto conservatori e in ritardo sulle tendenze più di moda. Forse è più facile per un calciatore capire un Picasso

che vale quanto lui che un Matthew Barney che invece costa quanto un giocatore di serie B. Collezionare arte comunque è un passatempo molto popolare nel mondo del calcio. Quando era a Torino Fabio Capello sentiva molto l’influenza della famiglia Agnelli che ha sempre collezionato arte. Tra i bianconeri c’era anche un giocatore gallerista, Jonathan Zebina. Ma già il manager del Milan Ariedo Braida aveva la passione per l’arte: dietro la sua scrivania aveva un fantastico Gino de Dominicis. Passione trasmessa alla vicepresidente del Milan Barbara Berlusconi che ha investito in una galleria, la Cardi Black Box a Milano.

Il campionato dell’arte contemporanea però è molto lungo. Per vincerlo o per perderlo sono necessarie molte stagioni. Pensiamo alla Transavanguardia, allenata da Achille Bonito Oliva, alla metà degli Anni 80 era come il Barcellona oggi. Poi sono saltati gli schemi ed è finita in serie C. Peccato, perché i Transavanguardisti sono la passione del c.t. della Nazionale Cesare Prandelli che li colleziona con gusto. Per fortuna, a differenza dei giocatori, le opere d’arte si possono tenere sulle pareti del nostro spogliatoio casalingo tutta la vita. Quando ci stufano, anziché in panchina, basta mandarli in cantina.

I consigli dell’esperto le tre regole d’oro del critico francesco bonami per collezionare arte contemporanea vince la passione l’unico modo per investire in arte contemporanea è comprare ciò che ci piace convinti di buttare via i soldi. si possono avere piacevoli sorprese. la furbizia paga raramente, la passione sempre.

senza parole l’arte si guarda, non si ascolta. i galleristi migliori sono quelli che parlano meno. per ogni minuto di conversazione togliete 1.000 euro dal prezzo dell’opera. se per vendervi un quadro da 50 mila euro il mercante parla un quarto d’ora il quadro ne vale 35 mila.

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non capite? fa niente non bisogna sempre capire tutto quello che ci piace. l’importante è non comprare mai ciò che capiamo ma non ci piace.



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wellness di saBrina commis

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di andrea arcoBelli

semBra un orologio, È pieno di led colorati e misura l’attivitÀ Fisica di un’intera giornata

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motoroLa motoaCtv motoactv.com più indicato per i veri sportivi, il Ƃtness tracker di motorola è supertecnologico. gps, touch screen. tanta tecnologia e poco design. da $ 249

Bat tagLia per La terra un Fumetto con protagonista l’eternauta che a Buenos aires comBatte contro gli alieni

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c

Le aLternative

di FaBio licari

la nuova tendenza di palestre e centri Benessere È aFFidare il cliente a piÙ specialisti

metti aL poLso i tUoi sforzi

i sono dei giorni in cui si ha l’impressione di aver corso una maratona pur non avendo fatto nulla al di fuori dalla norma. Inseguire un autobus, salire le scale, giocare con i figli o col cane, magari il calcetto o la palestra. Nike Fuelband (in vendita negli Stati Uniti dal 22 febbraio a 149 dollari) è un bracciale dotato di accelerometro che registra ogni movimento del corpo assegnandogli un punteggio progressivo, Fuel appunto. Più led accesi uguale più attività svolta. Insomma, l’evoluzione di quello che una volta si chiamava podometro, ma molto più figo grazie al design accattivante e alla App fatta di grafici e statistiche da postare, twittare e sharare. Utile? Forse no. Ma non lo erano il bracciale di gomma gialla “Livestrong” (si faceva beneficenza, ma fu la moda a decretarne il successo), e se ne vendettero oltre 80 milioni di pezzi, o il PowerBalance, che spopolò lo scorso anno, anche dopo che vennero sbugiardati i suoi millantati benefici. Nike Fuelband arriverà in Italia in estate, ma sul web non mancheranno le offerte per acquistarlo subito.

comics

a

ltro che personal trainer. L’ultima tendenza nel settore fitness e wellness è il personal-team: una vera squadra di specialisti che ti rimette in forma. Per esempio Virgin Active propone nei suoi sette club di Milano il programma Trattati con Cura, con 3 esperti (personal trainer, nutrizionista e psicologo) che per 12 settimane saranno a disposizione dei soci. Previsti incontri individuali, per fissare gli obiettivi, e di gruppo, per condividere difficoltà e risultati. Il costo (abbonamento escluso) è di 120 euro (www.virginactive.it). Aspria Harbour Club propone invece serate di gruppo, a tema wellness con personal trainer e mental coach per i soci (costi su richiesta). I partecipanti avranno diritto a un voucher gratis per un successivo incontro individuale. (www.harbourclub.it). E le palestre Audace di Milano mettono a disposizione un’intera équipe: personal trainer, osteopata e nutrizionista, per incontri individuali. Per i nuovi iscritti 3 lezioni gratis di personal training. L’équipe è a disposizione anche per i frequentatori giornalieri del Club (ingresso 20 euro, www.audacepalestre.com). Infine, nei centri Downtown e Skorpion il trainer è in team con il beauty coach. I soci potranno così affiancare ai consigli strettamente tecnici un parere su make up e cura del corpo (www.downtownpalestre.it).

a più tragica battaglia contro gli alieni che hanno invaso la Terra si combatte al Monumental di Buenos Aires: non gioca il River, non c’è il Superclasico con il Boca, ma un gruppo di sopravvissuti, disperati e infreddoliti, che difende l’Argentina e, così, il mondo. Al comando c’è Juan Salvo, l’Eternauta, il viaggiatore del tempo, antieroe di uno dei grandi capolavori del fumetto mondiale. Nato nel 1957 dalla fantasia illimitata di Hector G. Oesterheld (desaparecido nel ’77 per essersi opposto al regime di Videla) e dalla matita popolare di Francisco Solano Lopez, l’Eternauta è attuale e emozionante oggi come oltre cinquant’anni fa: con il suo bianco e nero accecante, con la sua denuncia politica contro tutti gli autoritarismi (profetico, pensando all’Argentina), con il suo ritmo da grande romanzo che attraversa più generi. Da pochi mesi un’editrice italiana, la 001, ha pubblicato l’edizione definitiva: formato originale (orizzontale), quasi 400 pagine con tavole restaurate e digitalizzate, copertina cartonata, testi e foto inedite, introduzione di Goffredo Fofi. Uno spettacolo dal successo inatteso. Anche in rete: il volume è il primo fumetto entrato nella top 10 di Amazon.

L’eternaUta H.G. oesterheld s. Lopez 001 edizioni 380 pagine giudizio: ***** € 40 140


due ruote di carlo canzano

nUda e Cattiva

cucina pop di davide oldani

molto piÙ di una moto da cittÀ, l’ultima nata della husqvarna È ideale per i tracciati misti

gLi stakis Che godUria

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a brividi solo pensare a un giro in moto nel Grande Freddo. Se poi lei si chiama Nuda… Ma questa originale e bella (più dal vero che in foto) stradale, una sorpresa da una specialista del fuoristrada come Husqvarna (nome svedese, proprietà tedesca, della Bmw, ma italianissima), è capace di scaldare. Con un’erogazione fluida, continua, in bella progressione di un motore che si avverte “cattivo”, ma anche amico, mai brusco, che regala possibilità di divertimento in sicurezza. E con un bilanciamento notevole che garantisce una tenuta da record. Limitativa per lei – un po’ supermotard un po’ naked – la definizione di moto da città. La Nuda è l’ideale per i tracciati misti, terreno perfetto per le moto più vere. E, a dispetto di una sella rigida e della sua… nudità, pensiamo sia piacevole anche per il turismo. Per sognare qualche passo dolomitico, in attesa del bel tempo.

sU strada e neL deserto nome: nuDA > motore: bicilindrico parallelo 898 cc > potenza: 105 cv (77 kW) a 8.500 g > peso: 174 kg (a secco) > prezzo: 9.900 euro (11.590 la “r”) il telaio, un traliccio tubolare, è quello accorciato della Bmw gs 800F. il motore deriva da quello della Bmw F800r, ridisegnato e aumentato di cilindrata di 100 cc (la coppia massima è di 100 nm a 7.000 giri). nella versione “r” cambiano forcella (sachs), ammortizzatore (Öhlins), freni (Brembo), colore (nero e rosso).

le ricette del cuoco che ama deFinirsi “decacheF”, cioÈ decatleta della cucina

tech sport di lorenzo cazzaniga

iL tUo tennis ai raggi x BaBolat ha creato un sensore per racchetta che permetterÀ un’analisi dei propri colpi su pc

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er sua stessa ammissione, anche a Rafael Nadal succede di avere il “braccino”, quella sgradevole sensazione di tensione che rattrappisce i muscoli, rallenta i movimenti, ti fa perdere partite che credevi già vinte. Ora, però, potrebbe essere possibile stimare scientificamente cosa accade in determinati momenti della partita. Dopo 5 anni di ricerche, infatti, Babolat ha creato un sensore che verrà integrato nella racchetta e permetterà di scaricare successivamente su computer tutti i dati della prestazione del giocatore. Per quanto ancora non siano stati rivelati i parametri esatti che verranno indicati (la presentazione ufficiale verrà fatta al prossimo Roland Garros, la commercializzazione nel 2013), è presumibile che si potranno ottenere rivelazioni su come si comportano braccio e racchetta e quindi valutare il loro rendimento nei vari momenti della partita. Un aiuto per i professionisti, ma anche (soprattutto?) per i giocatori di club perché, per dirla con le parole di Eric Babolat, «l’innovazione non serve se non aiuta a far progredire il tennis e non consente a tutti di avvantaggiarsene».

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orse non sono proprio dieci le discipline sportive che pratico con costanza, a meno che si considerino anche le corse quotidiane contro il tempo, i salti carpiati per arrivare a tutto e i traguardi da tagliare ogni giorno. Insomma, non sono un olimpionico, ma pallone, tennis e bicicletta sono tre modi in cui mi piace esprimere la voglia di stare all’aria aperta, il bisogno di movimento, la cura per il corpo. E siccome il benessere non comincia e finisce in una palestra o in un campo di calcio, io lo prolungo anche a tavola. Ecco un esempio, dove la stagionalità, il gusto e il risparmio trovano una buona sintesi. Le mie idee nascono sempre da ingredienti semplici, in questo piatto suggerisco gli stakis (tubercoli rustici, di sapore gradevole, che ricordano – uniti – i sapori del carciofo e della patata), ma vanno benissimo anche le patate.

veLLUtata di patata primitiva (stakis), straCCiateLLa aL fior di Latte e zafferano InGReDIenTI PeR 4 PeRsone * 500 g di stakis * sale, olio, pepe * pistilli di zafferano * stracciatella al fior di latte lavare bene gli stakis e immergerli in una pentola d’acqua salata. a cottura ultimata, dopo una ventina di minuti circa, togliere dall’acqua 16 pezzi. Frullare il resto insieme al liquido di cottura Ƃno a ottenere una crema densa. aggiungere un pizzico di sale, un goccio d’olio, poco pepe, pistilli di zafferano. servire insieme a un cucchiaio di stracciatella al Ƃor di latte. 141


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COMPLEANNO La Morgan 4/4 Anniversary: 920 kg di peso, motore 2 litri benzina, 145 cv, da 0 a 100 km/h in 7”2, velocità 190 km/h, consumo medio 16 km/litro

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Auguri Morgan da 75 anni mito della strada LA sportivA piÙ AnticA in produzione ceLebrAtA con L’edizione LiMitAtA 75th AnniversAry

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mmutata, almeno nell’aspetto, da 75 anni, migliora tranquillamente ogni 12 mesi il primato di auto più longeva in produzione. È la Morgan 4/4 (4 cilindri, 4 ruote) che nel 1936 fu la prima 4 ruote della Casa inglese, nata nel 1910 come produttrice di veicoli a 3 ruote. Costruita in modo artigianale, a mano, con gli stessi criteri di sempre (telaio in acciaio con una sovrastruttura in legno di frassino

su cui vengono applicati pannelli di alluminio), sportiva e leggera, celebra i suoi 75 anni con una versione Anniversary, in edizionelimitata,chemontalatrasmissione della più grande e potente Plus 4 e conta su alcune selezionate personalizzazioni e dettagli estetici di pregio. Certo il motore non è più quello della 4/4 originale (un Coventry Climax 1.100 cc da 34 cv), ma un Ford 2.000 da 145 cv. Uno

sfizio che di listino costa 38.750 sterline (circa 46.300 euro) in linea con le ri­ chiestissime Morgan (da uno a tre anni di attesa) in una gamma che oltre alla 75th Anniversar y Edition (già sold out) comprende altri 8 modelli, inclusi un roadster 4 posti, la possente Plus 8 e la Aero Coupé con telaio in alluminio. Intanto la Morgan torna alla 24 Ore di Le Mans per celebrare la vittoria di classe di 50 anni fa.

I modelli un fascIno IntramontabIle sIa nella versIone pIÙ moderna sIa nella tradIzIonale a tre ruote rIproposta nel 2011

AErO COuPÉ La Morgan più moderna e potente è la Aero coupé con telaio in alluminio, pesa 1.175 kg, ha motore bmw 4,8 litri v8 da 367 cv. velocità 273 km/h, da 0 a 100 km/h in 4,5”.

thrEE whEELs nel 2011 è stata riproposta la 3 ruote con motore bicilindrico 1.8 da 115 cv di provenienza harley davidson. c’è anche il modellino in scala a pedali prodotto in 500 esemplari. 147



ovunque calcio Una partita sul Canal Grande a Venezia e, sotto, Messi sulla spiaggia di Rio.

cluB/ videogame di Andrea Arcobelli

FiFa street

Esce il 16 marzo per Ps3 e Xbox360.

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GIUDIzIO

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E se Messi giocasse a Venezia? “LA PULCE” PROTAGONISTA DI FIFA STREET, CHE PORTA IL CALCIO A RIO, AL MADISON E ANCHE SUL CANAL GRANDE

S

ulle spiaggie di Rio, per le calli di Venezia o all’interno del Madison Square Garden di New York, il calcio va in trasferta espandendo i suoi orizzonti e riscoprendo in qualche modo le sue origini di gioco semplice, giocato dai ragazzini nei campetti e per le strade di tutto il mondo. E Fifa Street, ancora una volta, riporta lì la palla, dimostrando che non serve uno stadio da 100 mila posti

per rendere spettacolare questo sport ma bastano un po’ di passione e due porte. Se da una pa r te dispiace veder abb a ndon ato i l b el l is si mo st i le fumettistico dei capitoli precedenti, è un piacere veder crescere tecnicamente questo gioco. Che ha perso un po’ l’aria frivola della street art, ma dimostra di aver ereditato due caratteristiche (qualità tecniche e grafica di altissimo

livello) dal fratello maggiore Fifa 12. Notevole anche la gamma di trick portati sullo schermo dai più famosi calciatori del mondo (in primis, l’uomo copertina Leo Messi) e gestiti da un sistema di controllo impeccabile. E nei campetti improvvisati di Fifa Street scende in campo anche… la squadra di SportWeek, presente con il logo storico del giornale sulla cartellonistica a bordo campo.

alla console IL TRIANGOLO SEXY (E HORROR) IN CATHERINE OTTO fINALI POSSIbILI PER VINCENT, DIVISO TRA fIDANzATA E AmANTE

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Catherine è un gioco strano, tutto vissuto tra sogno e realtà. La storia è quella di Vincent, trentenne combattuto tra la relazione con la fidanzata Catherine e l’amante Katherine. Diviso tra il crescere o restare eterno ragazzo. Ammazza il tempo passando le serate al pub con gli amici e a bere. Poi torna a casa e, nella notte, le tribolazioni lo perseguitano, trasformando il gioco in un complesso puzzle game in cui trovare la via d’uscita dagli

incubi. Non mancheranno mostri e caproni antropomorfi a rendere l’impresa più ardua. Come finisce la storia di Vince lo decidono le scelte del giocatore. Otto i finali possibili per un gioco atipico che mischia l’horror delle tribolate nottate ai momenti sexy con le due ragazze. Grafica stile manga di grande qualità per gli occhi di un pubblico adulto. 149


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rascinato dalla diffusione planetaria di lettori mp3 e smartphone sempre più multimediali, quello delle cuffie e degli auricolari è diventato uno dei comparti tecnologici che gode di migliore salute in assoluto sul mercato. A fronte di un generale segno “meno” registrato da un po’ di tempo in tutti i settori dell’elettronica di consumo, nel corso dell’anno passato l’aumento delle vendite di questa tipologia di accessori è stato, se-

condo i dati di GfK Retail and Technology Italia, del 4,1 per cento per numero di pezzi venduti e addirittura del 18,6 per cento se si considera il fatturato dell’intero comparto. Tra auricolari tagliati su misura per chi pratica attività sportive, cuffie stereofoniche che garantiscono il più completo isolamento dall’ambiente esterno e modelli appositamente studiati per il mondo dei videogiochi, ce n’è davvero per tutti i gusti,

forme e colori. Anche quelli rossi, verdi e gialli che hanno simboleggiato la bandiera della musica reggae e che oggi tornano a brillare sulla linea di prodotti firmati House of Marley, realizzata sotto la supervisione dei figli del leggendario Bob; dispositivi ad alta fedeltà costruiti utilizzando materiali ecologici earth-friendly, il cui ricavato va in parte destinato alle iniziative benefiche promosse dalla famiglia del cantante giamaicano.

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STAFF TesTaTa di proprieTÀ de “La GazzeTTa deLLo sporT srL” - a. Bonacossa DireTTore reSponSAbile: AnDreA monTi VicedireTTori: Gianni VaLenTi (Vicario), Franco arTuri, sTeFano cazzeTTa, ruGGiero paLomBo, umBerTo zapeLLoni ©rcs mediaGroup spa- diVisione quoTidiani - Via soLFerino, 28 - miLano sede LeGaLe: Via rizzoLi, 8 – miLano

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ho letto l’intervista a emiliano mondonico sull’ultimo numero di SportWeek. ho pensato che di certi esempi positivi bisognerebbe parlare molto più spesso. Con le sue parole ha certamente saputo dare un po’ di speranza a chi ha malattie simili alla sua. grande mondo. serGio TrinaTe Torino Mondonico è stato un esempio non solo in questi ultimi mesi. Tutta la sua carriera dimostra il suo spessore umano e bisogna ricordare che il suo impegno sociale non è mai mancato, anche nei momenti più fortunati. E noi siamo stati molto contenti che lui ci abbia scelto per raccontare, in maniera così umana, la sua storia.

ho letto con piacere l’intervista ad Alessandra Sensini e agli altri personaggi olimpici nei numeri precedenti. il nuovo SW continuerà a occuparsi dei nostri eroi in vista di londra 2012? GioVanni Ferraresi miLano La risposta ce l’ha già tra le mani. Non solo continueremo a intervistare i campioni, italiani e stranieri, più attesi ai Giochi, ma aumenteremo gli spazi di approfondimento del tema Olimpiade con inchieste e rubriche.

numerando: caraTTeri in quesTo numero: 183.309 paroLe in quesTo numero: 33.437 paroLa piÙ FrequenTe: monDo (35 VoLTe) paroLa piÙ LunGa: rADioAppAreCChiATure (20 caraTTeri)

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QUal È Il vErO mOtIvO pEr CUI CapEllO ha lasCIatO l’INGhIltErra? Il vero motivo per cui Capello ha lasciato l’Inghilterra è che lui purtroppo, nonostante sia stato lì poco più di quattro anni, ha grossissimi problemi con la guida a sinistra e con la sua macchina a oggi ha fatto 13.844 frontali, che gli sono costati 22 milioni 322 mila sterline solo in constatazioni amichevoli. Cosicché tutto il suo ingaggio è andato in infortunistica stradale. Per questo ha pensato di andare all’Anzhi, non certo per i soldi, ma perché nel Dagestan c’è la guida a destra.

anni speriamo che vinca definitivamente, e cioè convincere suo fratello Silvio a non fare più film.

Hai un piano antifreddo per evitare la sospensione delle partite di calcio? Certo. Il piano antifreddo da me ideato per evitare la sospensione delle partite è molto semplice. Si prende il piano antifreddo di Alemanno e si fa esattamente il contrario.

Chi ti piacerebbe premiare alla Notte degli Oscar? Alla Notte degli Oscar mi sarebbe piaciuto tanto premiare Cita, la scimmia di Tarzan, ma purtroppo è morta, e allora andrò allo zoo di Bologna e premierò Lucio Dalla.

Quale sarà la prossima sƂda di Giovanni Soldini?

Sì, sono molto deluso perché speravo che l’uomo di Monti avrebbe detto sì.

Che sport insegni ai tuoi Ƃgli? Prima di insegnare sport ai miei figli, devi sapere che ho pensato bene di seguirli attentamente passo passo nella loro evoluzione per vedere quali attitudini palesassero, e una volta accertata una certa propensione insegnare loro l’attività più consona. Ma siccome i miei figli sono ormai tutti maggiorenni e l’unica attitudine che hanno è per il curling, ho pensato bene di far costruire delle bocce particolari con sotto un panno Vileda così che loro, giocando a curling tutto il giorno in casa, la tengono a specchio. Da allora tutti mi dicono che sono proprio un buon papà.

umber to grat

La prossima sfida di Giovanni Soldini sarà la sfida che tutti noi da

Sei deluso per il no di Monti a Roma 2020?

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