Romancero gitano La collezione p/e 2016 del brand Korai di Tiziana Capillo

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MINISTERO DELL’UNIVERSITA’ ALTA FORMAZIONE ARTISTICA E MUSICALE ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI PALERMO DIPARTIMENTO DI PROGETTAZIONE E ARTI APPLICATE SCUOLA DI PROGETTAZIONE ARTISTICA PER L’IMPRESA DIPLOMA ACCADEMICO DI SECONDO LIVELLO IN PROGETTAZIONE DELLA MODA

Romancero gitano La collezione p/e 2016 del brand Korai di Tiziana Capillo 8267

Relatore Vittorio Ugo Vicari

a.a. 2014-2015



INDICE INTRODUZIONE Capitolo I Note sul popolo Rom in Spagna

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Capitolo II

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Capitolo III Rassegna sullo stilismo di moda ispirata ai . gitani di Spagna ed al Flamenco Capitolo IV Repertori iconografici (pittura, scultura, arti . decorative, gioielleria, oreficeria, ricamo) Capitolo V Romancero gitano. La collezione p/e 2016 del . brand Korai . 5.1 Romancero gitano Spring/Summer 2016 . 5.2 Brand Identity . 5.3 Analisi di marketing . 5.4 presentazione della compagnia (biografia . aziendale) . 5.5 Accessori . 5.6 Il mood . 5.7 Cartella colori . 5.8 Cartella tessuti . 5.9 Tavole di progetto APPARATI . Indice delle illustrazioni . Bibliografia . Sitografia

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Note di flamenco (catalogo dei principali interpreti) 2.1 Catalogo dei principali interpreti

p. 57 p. 77 p. 78 p. 78 p. 79 p. 80 p. 82 p. 83 p. 88 p. 89 p. 91 p. 205 p. 207 p. 208



INTRODUZIONE Il progetto di tesi qui illustrato ha lo scopo di lanciare nel mercato il brand emergente Korai, attraverso una collezione ampia e ben definita che include linee con target diversi. Questa strategia offre la possibilità di acquistare capi sartoriali a prezzi concorrenziali senza tralasciare le caratteristiche estetiche, di funzionalità e di ricercatezza dei materiali che distinguono il brand, e che divengono vantaggio rispetto alle altre case di moda del settore. Per la realizzazione della collezione p/e 2016 Romancero gitano, la ricerca è partita dallo studio della cultura Rom, le sue origini, la cultura e le tradizioni che vi sono radicate. Il flamenco e, di conseguenza, tutti i suoi maggiori interpreti sono essenziali all’interno del progetto, in quanto sono fonte d’ispirazione per la collezione. Il flamenco ne è maggiormente parte integrante grazie al contributo della compagnia Duende Sur, che renderà parte della collezione in azioni coreografiche le quali compongono lo shooting fotografico per il mercato e sono, di più, parte di un discorso coreografico da mettere in scena. Di notevole importanza sono stati anche tutti i materiali relativi all’iconografia spagnola (pittura, scultura, arti decorative, oreficeria, ricamo) utili alla progettazione della collezione, delle linee, dei colori e dei tessuti. Fonte primaria del nostro discorso sul flamenco è stato Federico Garçia Lorca, ispiratore sin dal titolo, della tesi e della collezione. Essa è, pertanto, un Romancero gitano nelle forme, nella scelta dei materiali e nelle soluzioni stilistiche adottate. Ma fonte è stata anche molta della letteratura letteraria ed artistica tra otto e novecento della Spagna andalusa, non ultimo Pablo Picasso e le sue Tauromachie grafiche. Il risultato finale è una proposta di mercato per la primavera estate del 2016 da indirizzare a quattro segmenti di mercato particolari: l’alta moda; il prêt-à-porter, il commerciale ed il 7


costume per lo spettacolo. Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno collaborato alla realizzazione della tesi: la professoressa Arianna Oddo, per la sua disponibilità e per aver reso possibile questo progetto; Massimiliano Capillo per l’impaginazione; Andrea Saluti per lo shooting fotografico, il Prof. Sergio Daricello per il suo fondamentale contributo nella parte progettuale e stilistica; il Prof. Sergio Pausig per la progettazione dell’accessorio; in ultimo un ringraziamento speciale al Prof. Vittorio Ugo Vicari, mio relatore, per avermi sapientemente guidata in questo percorso di studi.

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A Giovanni



CAPITOLO PRIMO Laddove si disserta dei popoli gitani d’Andalusia

Note sul popolo Rom in Spagna Spesso ci troviamo a parlare di “zingari”, “zigani”, “rom” o “gitani”, termini che si usano per indicare diverse etnie nomadi provenienti da diversi paesi d’Europa e che in passato erano tutte accomunate dalla stessa lingua, il romanì. Questa, infatti, è l’unica lingua indoaria parlata1, quasi esclusivamente in Europa fin dai tempi del Medioevo. È un idioma che la maggior parte dei linguisti ritiene discenda dalle parlate popolari dell’India settentrionale, e che si sarebbe sviluppata indipendentemente proprio per la struttura sociale in caste che già caratterizzava l’India antica. Studi di linguistica e di filologia hanno individuato moltissimi termini del romanì che derivano dal persiano, dal curdo, dall’armeno, dal greco, la qual cosa testimonierebbe del tragitto percorso dalle popolazioni rom dal subcontinente indiano fino in Europa, in un periodo storico compreso tra l’VIII ed il XII secolo d.C. (fig. 1: tavola delle migrazioni rom) 1

Le lingue indoarie sono un ramo della famiglia linguistica indoeuropea. Esse formano un sottogruppo delle lingue indoiraniche, insieme alle lingue iraniche. I parlanti la lingua, in Europa, sono circa 4,6 milioni, il 60-70% dei quali in Europa orientale e nei Balcani, e non hanno un proprio Stato. Oggi il romaní è lingua minoritaria riconosciuta in Austria, Finlandia, Germania e Svezia, lingua ufficiale del distretto di Šuto Orizari nella Repubblica di Macedonia e lingua ufficiale di 79 comuni rurali e della città di Budești in Romania. 11


Col tempo la parola “zingari” ha assunto una connotazione negativa, infatti si ritiene eticamente scorretto definirli con questo termine e sono erroneamente definiti “nomadi” nonostante molti di loro siano da diversi secoli sedentari. Altri termini usati sono “Rom” e/o “Sinti” usando il nome dell’etnia, o “rumeni”, a causa della cittadinanza di molti di loro, nonostante non ci sia nessuna connessione tra il termine “Rom” e lo Stato della Romania, il popolo o la lingua rumena. Dunque, basandosi sull’idioma da loro utilizzato, il termine più corretto sarebbe “popolazione romanì”. In Italia, nei documenti ministeriali si continua ad utilizzare il termine “zingari” per indicare l’insieme delle etnie romanì ed in relazione alla lingua dei Rom e Sinti che rappresentano le popolazioni romanì in Italia. La romanì è suddivisa in otto grandi gruppi etnici: Rom, Sinti, Kalè, Romanichals, Romanisael, Khorakhanè, Dasikhanè e Camminanti siciliani. Alcuni di questi gruppi si suddividono a loro volta in sottogruppi: -Kalè: presenti in Spagna e Portogallo, suddivisi in catalani, andalusi e portoghesi, lasciarono l’India all’inizio del XI secolo per giungere in Asia Minore e alla fine dello stesso secolo migrarono verso l’Impero bizantino e poi in Europa; -Romanichals: presenti nel Regno Unito; -Romanisael: presenti in Svezia e in Norvegia; -Khorakhanè2: presenti soprattutto nel bresciano e provenienti dal Kosovo e Bosnia Erzegovina, caratterizzati dalla religione musulmana; Lettori di Corano.

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-Dasikhanè: presenti in Italia, provenienti da Romania e Bulgaria, caratterizzati dalla religione ortodossa; -Camminanti siciliani: presenti in Sicilia, la comunità più cospicua si trova a Noto in provincia di Siracusa, nonostante discendano dai romanì giunti nell’isola intorno al 1300, essi rifiutano l’idea di identificarsi con tale etnia. Si dedicano alla vendita ambulante o a mestieri come l’arrotino, lo stagnino, l’ombrellaio e riparazione di cucine a gas; -Gitani o Gitans: presenti nel sud della Francia e in Spagna, sono di origine spagnola e arrivati in Francia durante la guerra civile spagnola, sono molto legati al cristianesimo; -Sinti: questo nome deriva dalla parola persiana “Sindh” che indica l’attuale zona del Pakistan e per estensione tutta l’India. Sono presenti in Italia, Germania, Austria, Olanda, Danimarca, tra i più famosi circensi italiani di origine sinti ricordiamo la famiglia Orfei e i Togni; - Manouches o Manus: sono i sinti residenti in Francia, si occupano di mestieri come giostrai, circensi e venditori di rottami e bonsai e sono per la maggior parte evangelici. Questa categoria è la più sorvegliata da parte delle strutture francesi per ragioni legate alle normative sui clandestini; -Teich: sinti tedeschi; -Estrekàrja: sinti austriaci; -Valshtikè: sinti francesi; -Piemontàkeri: sinti piemontesi; -Rom harvati: giunti dalla Jugoslavia, caratterizzati da un ulteriore sottogruppo chiamato khalderasha;

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-Rom lovari: giunti dall’Ungheria, si occupano principalmente dell’allevamento di cavalli; -Rom balcanici: presenti nei Balcani; -Rom Jugoslavi: provenienti per l’appunto dalla Jugoslavia; -Rom romeni: provenienti dalla Romania e dalla Moldavia, vivono in quasi tutte le regioni italiane e sono a loro volta suddivisi in rom abruzzesi, molisani, napoletani, cilentani, pugliesi e calabresi. Praticano l’allevamento, il commercio dei cavalli e la chiromanzia3; Secondo alcune fonti, le popolazioni romanì si sarebbero stabilite in Europa nel corso dell’epoca medioevale e, in tempi più recenti si sarebbero stabilite anche in altri continenti4. La maggior parte degli studiosi ritiene che il luogo d’origine di queste popolazioni sia una regione situata tra l’India e il Pakistan e che, agli inizi del XI secolo furono costretti ad abbandonare per sfuggire alle devastanti invasioni di Mahmud di Ghazna5. Queste supposizioni derivano dalla provenienza della loro lingua di derivazione indoaria, dalle loro caratteristiche somatiche e dalle documentazioni storiografiche della loro presenza in tali territori; ma questi potrebbero anche essere stati solo una tappa intermedia di una migrazione molto più complessa, poiché la cultura romanì risulta diversa da Detta anche “Romnìa”. Di solito le popolazioni rom sono stanziali ed hanno la cittadinanza del paese in cui risiedono. 5 Mahmud di Ghazna (971 – 1030) fu un re afghano della dinastia Ghaznavide. E’ stato il più importante tra i sultani della città afghana di Ghazna. Grazie alle sue conquiste il regno si espanse fino a diventare un impero che comprendeva gli attuali Afghanistan, Pakistan e India nordoccidentale. 3

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quelle dell’area indiana. Infatti, seguendo le tracce linguistiche, alcuni studiosi affermano che dopo la fuga dal subcontinente indiano la prima tappa della migrazione fu in Armenia, poi l’Impero Bizantino6. Arrivarono in Europa tra il XIII e il XV secolo, esiste infatti un documento veneziano del 4 marzo 1283 in cui si ordina di allontanare dalla città i “gagiuffi”7. Un secondo consistente flusso arrivò in Italia nel 1392 a causa della battaglia del Kosovo fra le armate ottomane e serbo-cristiane. A testimonianza delle varie migrazioni italiche sono fondamentali due cronache: la Cronica di Bologna, di autore anonimo, e il Chronicon Foroliviense di frate Girolamo Fiocchi8, da questi testi si desume che gli zingari sono arrivati a Bologna e a Forlì nel 1422. Successivamente la presenza di questi popoli nomadi si consolida in tutto il mondo, in particolare, nel XVIII secolo vi furono arresti di massa in Spagna, la schiavitù in Romania che fu abolita solamente dopo il 1850, i campi di concentramento nazisti9 e la xenofobia verso queste etnie sviluppatisi nell’epoLa prima testimonianza scritta della presenza delle popolazioni romanì in Asia Minore, è un manoscritto agiografico scritto nel 1068 dal monaco georgiano George Hucesmonazoni: La vita di San Giorgio di Athos (10091065); ivi Costantino IX chiama “Atsincani” coloro che usano la magia, che predicono il futuro e che praticano stregonerie in genere. 7 Termine che deriva da “egiziano” e significa quindi “zingaro”. 8 Girolamo Fiocchi, in religione Girolamo da Forlì (1348 – 1437), è stato uno storico italiano appartenente all’Ordine dei Frati Predicatori, cronista del XIV-XV secolo. 9 Il regime nazista attuò il genocidio della popolazione romanì, uccidendo 500.000 zingari nei campi di sterminio e durante il trasferimento verso i lager. I Rom ricordano questa tragedia con il termine “Porajmos” e cioè devastazione. 6

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ca attuale. Le migrazioni più recenti risalgono alla fine della Seconda guerra mondiale, a cavallo degli anni sessanta-settanta a seguito del terremoto che devastò la Macedonia, nel 1987 a causa della guerra nella ex Jugoslavia e, infine, alla caduta dei governi di Socialismo reale, quindi da larga parte dei paesi dell’Europa Orientale. Probabilmente, il non riuscire ad accettare gli zingari nella società attuale dipende anche dalla loro visione del mondo e dalla loro religione. Essi infatti rielaborano la religione cristiana, protestante, ortodossa e musulmana, inserendo i concetti mitici della propria cultura. Hanno un’idea mitica di un mondo diviso tra forze luminose ed oscure in perpetua lotta: il Dio creatore “Del” o “Dèvel” è assistito da forze spirituali soprannaturali benigne, dai Santi, dagli spiriti e dai propri defunti, cosiddetti “mulè”; mentre dall’altra parte vi sono creature maligne che agiscono per conto del diavolo “Beng”. In particolare, il culto dei morti è molto sentito ed è diffusa la convinzione che se il morto non viene debitamente onorato questo possa riapparire in forma di animale o uomo per vendicarsi. Nella loro struttura non esistono classi sociali, le uniche distinzioni all’interno della comunità sono quelle tra maschi e femmine, intese come divisione dei compiti, e tra giovane e anziano. Per il Rom la famiglia è al primo posto; con questa viene condiviso tutto, soprattutto gli interessi e gli affari; il prestigio viene conquistato dal capofamiglia per il mestiere che svolge e a volte per il riuscire ad imporre la propria volontà a terzi. Esiste anche la “Kumpània”, cioè l’insieme di fa-

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miglie estese, non necessariamente unite da parentela, ma tutte appartenenti allo stesso gruppo. Nel decidere la collocazione abitativa, i romanì tendono a preservare l’unità della famiglia estesa e spesso risiedono in aree attrezzate costituite da roulotte, baracche o container, con scarse condizioni igienico sanitarie e di sicurezza abitativa, infatti sono comuni incendi e incidenti. Risiedono anche in case popolari, alloggi costruiti dai vari comuni in aree specifiche o, nel migliore dei casi, in case di proprietà o in affitto. Tutte queste etnie stanno perdendo la loro caratteristica nomade poiché le attività da loro tradizionalmente praticate sono in declino, dunque sono costretti ad integrarsi nel mondo del lavoro senza avere un grado di istruzione adeguato. Secondo i loro ideali l’ospedale, il prete o il medico ricordano la morte e quindi i contatti con essi devo essere ridotti al minimo; inoltre, alla donna gravida e per quaranta giorni successivi al parto non è consentito svolgere alcuna attività in quanto considerata impura (come la nascita e la morte); addirittura, tutti gli abiti da lei indossati, le stoviglie dove ha mangiato e gli altri oggetti adoperati durante la gravidanza vengono distrutti e bruciati. Il matrimonio in giovane età è comune tra tutte le culture Rom ed è regolato da varie usanze; nei Sinti avviene per “fuga”, i due giovani infatti si rifugiano per alcuni giorni presso parenti. Invece nei Rom avviene per “acquisto”; infatti, quando c’è l’accordo dei due giovani e delle rispettive famiglie, la famiglia dello sposo corrisponde una somma di denaro alla famiglia della sposa come risarcimen-

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to. Il matrimonio si può avere anche tra persone di diverse etnie o tra romanì e “gagè10”.

Estraneo alla popolazione romanì. Il termine “gagé” indica nella lingua romanì “il non essere rom” o meglio “il non appartenere alla dimensione romanì”. I gagé sono “gli altri” per definizione. Per i Rom, ad esempio Cristo è stato messo in croce dai gagé, e la crocifissione è l’esempio più chiaro della loro malvagità. La distinzione di base resta quella tra Rom e Gagé, o meglio tra la dimensione romanì e la dimensione gagikanì (cioè dei gagè). Gagé è il plurale, sia maschile sia femminile. Gagò il singolare maschile e il singolare femminile è Gagì. 10

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CAPITOLO SECONDO

Note di Flamenco Il flamenco è uno stile musicale, una tecnica di pittura e una danza tipica dell’Andalusia11. E’ fortemente influenzato dalla L’Andalusia possiede un patrimonio storico e culturale molto variegato, riflesso diretto della varietà dei popoli che hanno conquistato e abitato questa terra: fenici, Cartaginesi, Greci, Romani e Arabi ne hanno segnato la cultura. Dopo la battaglia tra romani e cartaginesi, nel 200 A.C circa inizia la dominazione di Roma che durerà circa sette secoli. Lo stesso Giulio Cesare (101 a.C- 44 a.C.) governerà l’Andalusia dal 61 al 60 a.C. Nel IV secolo d.C inizia la decadenza dell’Impero Romano e con essa arrivano le prime invasioni barbariche. I visigoti conquistano la Regione il cui nome deriva, infatti, da Al-(V)andaluz, termine usato dagli Arabi e che significa “la terra dei Vandali”, da cui poi l’antico nome Vandalicia. Quando i Musulmani attaccano l’Andalusia, i Visigoti sono completamente impreparati. Inizia così un dominio durato circa 8 secoli, che ha lasciato le più belle testimonianze del passaggio dei Musulmani in Europa, contribuendo ad accrescere lo splendore delle città e regalando a tutta l’Andalusia il periodo di massima fioritura artistica, politica e culturale. La capitale della Spagna musulmana diventa Cordoba. In questi otto secoli i musulmani costruirono moschee, scuole ed università, palazzi maestosi ed edifici suntuosi, diffondendo la loro poesia e letteratura in tutta la regione e introducendo per la prima volta, medicina, astronomia e geografia, insieme all’artigianato e alla cura dell’agricoltura, che fu profondamente innovata attraverso l’introduzione di nuove tecniche di irrigazione e coltivazione, di canali, pozzi e nuove specie, come la melenzana e il mandorlo. Anche la carta è arrivò in Europa attraverso il califfato di Cordoba. I musulmani hanno lasciato molte parole che si usano ancora oggi, come alcàzar (fortezza), arroz (riso), naranja (arancia), e limòn (limone). Con la Conquista dell’America, non tutte le province divennero ricche come Cadice e Siviglia. Lo stesso Carlo V (1500 –1558), che diventerò sovrano del Sacro Romano Impero, si curò molto poco dell’Andalusia. Quando Filippo II (1527-1598) diventa Re, nel 1556, la Spagna diventa il centro di un Impero che univa 11

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cultura gitana; più in particolare possiamo dire che affonda le sue radici nella cultura musicale araba, per le sue intonazioni, degli Ebrei e della cultura cristiano-andalusa. Inoltre, uno studio comparativo tra la danza indiana Bharata Natyam12 e la danza del flamenco rivela moltissime somiglianze. Felix Grande13 afferma che l’origine del nome “flamenco” che in America, Olanda, Sicilia, Napoli e molte parti di Austria e Germania. Con Filippo II inizia la persecuzione dei Mori che furono deportati in altre parti del paese. Nel 1700 Felipe V (1683 –1746) diventa Re ma il suo diritto al trono viene cancellato da un accordo tra austriaci e inglesi. Nel 1812 il parlamento delibera una costituzione liberale, subito abolita da Fernando VII (1784 –1833). Per la Spagna il secolo dell’800 è considerato come il Periodo Romantico, così come viene rappresentato nel Barbiere di Siviglia e nella Carmen. Il 14 Aprile 1931, scoppia la rivoluzione e viene dichiarata la Repubblica. La forma di governo liberale viene presto sostituita dalle riforme radicali dei socialisti e degli anarchici: separazione tra stato e chiesa, riforma agraria, laicizzazione della scuola. Nel 1936 il partito di destra che si rifaceva al fascismo e al nazismo, guidato da Francisco Franco (1892 –1975) instaura una dittatura che durerà fino al 1977. Dopo la morte di Franco (1975) sale al trono Juan Carlos di Borbone (1938); viene approvata una costituzione democratica e insieme a questa, inizia il percorso autonomistico delle regioni spagnole. Nel 1980 l’Andalusia diventa una regione autonoma.

Il Bharatanatyam è con molta probabilità uno degli stili più antichi di danza classica indiana. La sua antichità è documentata dalla letteratura, dalla scultura, dalla pittura e dalla storia delle varie dinastie che si sono succedute in India. La peculiarità del Bharatanatyam è quella di concepire il movimento nello spazio principalmente lungo linee rette o in triangoli; viene data importanza alla precisione delle linee e alla nitidezza delle forme. Si potrebbe affermare che nel Bharatanatyam prevalgono movimenti angolari e simmetrici e si ricerca la geometria perfetta. La musica, ingrediente fondamentale, è quella del sud dell’India chiamata “karnatica”. 13 Lara Félix Grande (1937-2014) è stato un poeta, critico ed 12

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spagnolo significa “fiammingo” è legato alle Fiandre e alla rivalità tra i ballerini spagnoli e i professionisti che giungevano in Spagna dalle Fiandre all’epoca del dominio asburgico. Questo genere di ballo e musica risalirebbe al XVII secolo e sarebbe influenzato dalle varie culture che fiorirono nel corso dei secoli in Spagna. Esistono varie teorie sull’origine del termine; ad esempio, secondo altri studiosi la parola “flamenco” deriverebbe dai termini arabi “Felah-menkoub” (Contadino che vaga alla fonte); un’altra teoria afferma che il flamenco è il nome di un coltello o un pugnale. Secondo gli scrittori George Borrow14 e Hugo Schuchard15, alcuni zingari avrebbero servito l’esercito germanico, essi venivano chiamati “flamencos”, dunque da qui la provenienza del termine “flamenco”. Manuel Garcìa Matos16, afferma che “flamenco” deriva dal gergo utilizzato alla fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo e deriverebbe dal tedesco con il significato di “ardente”. Alcuni storici ritengono che gli zingari nomadi abbiano notevolmente contribuito alla diffusione del flamenco in Spagna nei primi anni del XV secolo, quindi non furono solo gli emittenti di quest’arte, ma gli importatori della semantica di esperto di flamenco spagnolo, considerato uno dei grandi innovatori della poesia spagnola degli anni Sessanta. 14 George Borrow (1803–1881) è stato uno scrittore inglese, noto soprattutto come autore di novelle incentrate sulla vita degli zingari. 15 Hugo Ernst Mario Schuchardt (1842–1927) è stato un linguista tedesco. Maestro indiscusso degli studi di romanistica, si occupò anche di basco e di lingue miste come i pidgin, i creoli e la lingua franca del Mediterraneo. 16 Manuel Garcia Matos (1912-1974) è stato un famoso folklorista e membro dell’Istituto Spagnolo di Musicologia. Ha studiato violino, flauto, e pianoforte, con interessi di studio per strumenti e danze tradizionali. 21


flamenco, la cui origine sarebbe indiana. In origine, il flamenco consisteva in un semplice canto a cappella (“cantes”) con un battimani a sostegno del canto (“palmas”) e un ballo con una ballerina che batteva i piedi come una sorta di tip tap (” zapateado”); completavano il tutto le percussioni fatte con il “cajon”, le nacchere e la chitarra chiamata “toque”17. Il flamenco si ispira anche agli inni liturgici Mozarabici cristiani18, o “riti mozarabici”, la cui presenza è attestata dall’inizio del IX secolo. Queste liturgie saranno sostituite (poiché vietate) agli inizi del XI secolo dai vari papi, e dai re di Castiglia e Aragona. Saranno riutilizzati ancora nel XVI secolo grazie al vescovo Cisneros della Cattedrale di Toledo, che vede questo come “un buon modo per riportare all’ovile gli infedeli”. Il mozarabico appare pienamente nella poesia trobadorica19 chiamato Il “toque”, deriva dalla chitarra barocca e si pensa sia apparsa in Spagna nel XV secolo. E’ simile a quella classica ma utilizza il legno di cipresso per le fasce ed ha il fondo più sottile; inoltre, presenta una piastra trasparente detta “golpeador” che serve per preservarla quando il chitarrista batte con le dita sulla cassa armonica per ottenere un effetto percussivo. Viene chiamato inoltre “rasgueo”, il rapido movimento delle dita sulla cassa armonica per ottenere un effetto percussivo. 18 Il rito mozarabico (altrimenti detto visigotico, ispanico, toledano o isidoriano) è una liturgia della Chiesa cattolica nata nel IV secolo nella Penisola iberica (più precisamente nelle regioni appartenenti all’antico regno visigoto di Toledo), che è stata praticata fino all’XI secolo nei territori ispanici, tanto in quelli cristiani, quanto in quelli musulmani. Questo rito è tuttora utilizzato dalla Chiesa latina in alcune regioni spagnole e per la chiesa spagnola riformata episcopale (anglicana). Ad esso si associa un tipo di canto, impropriamente chiamato canto mozarabico. 19 Al centro della poesia trovadorica, vi è l’ideale dell’amor cortese («fin’amor» in occitano), il cui concetto base è la “mezura”, cioè la “misura”, la distanza tra fuoco passionale e signorilità dei modi nel corteggiamento, o tra carnalità e realtà dei fatti nel caso di un possibile adulterio. 17

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“muwachchaha”, un termine che si trova deformato in lingua romanì come “muvaachaha”. Tra gli strumenti tradizionali troviamo il “rabàb”, un vecchio violino con due corde fatte di budello di pecore e un arco fatto di crine usato a sostegno dei primi “cantaores” o “cantaor”. Venne utilizzato anche il mandolino intorno ai primi anni del ‘900. Alla fine del XVII secolo, il flamenco ha cominciato ad essere riconosciuto e sostenuto dai diseredati e dagli esclusi, mentre tra il ‘700 e ‘800 esso comincia ad acquisire un ruolo sociale e culturale. Si dice anche che il flamenco fu reso popolare proprio in questo periodo nella località di Jerez de la Frontera, in Andalucia, da Tio luis de la Juliana20 che, mentre trasportava acqua dalla fonte di Jerez albarizones, cominciò a creare le sue canzoni. Ovviamente questa versione non è confermata ma, egli viene comunque considerato il patriarca del flamenco. Intorno al 1920, grazie anche a Federico Garcìa Lorca (1898– 1936, v. infra. p. 26) e al compositore Manuel de Falla y Matheu (1876–1946, v. infra, p. 30), che si batterono per far riconoscere il flamenco come arte e per preservarne la purezza, il flamenco raggiunge il suo massimo successo e vengono aperti i primi “tablaos” (i locali dove si tengono spettacoli appositi); ma intorno al 1950 la sua vera anima comincia a svanire, perdendosi in uno pseudo-folklore che servirà solo ad accrescere il Tio Louis de la Juliana era un cantante nato a Jerez de la Frontera alla fine del XVIII secolo. E’ considerato uno dei primi cantanti nonché creatore della musica flamenca. E ‘una delle figure più leggendarie della storia del flamenco. 20

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pubblico rendendolo scontato e banale. In tempi più recenti, si sono create delle evoluzioni della musica flamenca, come il “flamenco nuevo”, avviata da Paco de Lucìa21 e Camaròn de la Isla22. Questa nuova versione consiste nel mescolare il tradizionale flamenco con correnti musicali del novecento e del XXI secolo come la rumba, la musica pop, rock, jazz, rap e musica elettronica. Un nuovo processo di universalizzazione che esiste già dal 1970. L’originale “flamenco cante” invece, consiste in una forma tradizionale con diverse strutture ritmiche e armoniche. Il ritmo è la caratteristica più importante per distinguere le diverse forme di flamenco; i pezzi sono composti da diverse parole dette anche “falsetas” in cui è nascosto un sentimento intenso e dove il ritmo viene generato e accompagnato dalla chitarra flamenca (fig. 2: flamenco in Cordoba). Alcune forme di flamenco vengono espresse solo attraverso la danza, altre solo con la chitarra, altre solo con il canto (“a palo seco”); inoltre alcuni balli sono tradizionalmente svolti dagli uomini e altri solo dalle donne. Tuttavia, molti aspetti tradizionali perdono la loro rigidità, ad esempio la “Farruca” tradizionale danza maschile, è oggi praticata anche dalle donne. E’ originaria del nord della Spagna, ed è stata portata in Andalusia, a metà del XIX secolo dai giovani che andavano al nord per lavorare come stagionali, baristi o friggitori di pesce; sarebbe poi stata adottata dai musicisti andalusi. Il Francisco Sánchez Gómez, in arte Paco de Lucía (1947–2014), è stato un chitarrista e compositore spagnolo, tra i più grandi musicisti di flamenco. 22 José Monge Cruz, in arte Camarón de la Isla (1950–1992), è stato un cantante spagnolo, considerato il più grande nel genere flamenco. 21

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“baile” flamenco è l’espressione più conosciuta di quest’arte, soprattutto dai turisti che tendono erroneamente ad identificare il flamenco con il ballo; inoltre, nei tablaos, la danza è sempre caratterizzata da improvvisazione. Tutti gli stili musicali del flamenco sono detti “palos”; ne esistono più di cinquanta, anche se alcuni sono eseguiti raramente. I palos, vengono classificati secondo alcuni di criteri musicali ed in particolare come ritmo, tonalità e melodia; alcuni provengono da altri generi musicali e sono stati “aflamencados” nel corso del tempo come la Farruca, la sevilliana, il fandango e altri canti. Il modello ritmico del palo, con il numero di battiti e l’” accentrazione”, è chiamato “compàs”; il termine si usa anche per indicare la base melodica tipica di un “palo”. All’interno di una rappresentazione flamenca, il chitarrista suona degli assoli melodici (falsetas) intervallati a dei momenti in cui predispone un tappeto sonoro (compàs) per il cantante, quest’ultimo intona delle “letras”o “coplas”, ossia delle strofe affiancate dallo “jaleo” (incitazioni a voce) e il ballerino esegue lo “zapateado” battendo i piedi. Quando il ballerino esegue un assolo si chiama “escobilla”, mentre i movimenti delle braccia sono detti “braceo”. Più in generale, i “palos” si possono classificare in due grandi gruppi: il “cante hondo”, cioè profondo, e il “cante chico”, cioè piccolo. Al primo gruppo appartengono palos di sofferenza e tragedia come la “soleà”, la “seguiriya” e la “petenera”, invece al cante chico appartengono generi più leggeri come la “buleira”, il “tango flamenco”, l’” alegria”. Tra questi sono presenti palos detti anche “de ida y vuelta”, cioè

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di andata e ritorno come la tradizionale “guajira” che presenta un suono latinoamericano. Tra questi due grandi gruppi ci sono anche delle forme intermedie che vengono chiamate “cante intermedio” e alcuni nuovi stili moderni, “styles hybrides”, che uniscono tradizione e modernità. In questi ultimi possiamo trovare strumenti musicali di recente introduzione come il violino, il contrabbasso, il flauto traverso, la chitarra elettrica e percussioni come il cajon.

II.1 Catalogo dei principali interpreti Come abbiamo già visto, il flamenco riesce ad unire musica, ballo e sentimento in un unico palos, questo è il motivo per cui nel corso del tempo si sono susseguiti una serie di artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura flamenca. Tra i più importanti poeti e compositori ricordiamo (in ordine d’importanza): Federico Garcìa Lorca, Vicente Aleixandre e Juan Ramón Jiménez. Federico Garcìa Lorca: (1898-1936) è stato un poeta drammaturgo spagnolo appartenente alla generazione del 27’23, un gruppo di scrittori che affrontò le Avanguardie europee La cosiddetta Generazione del ‘27 fu una costellazione di autori della letteratura spagnola che si fece conoscere nel panorama culturale intorno all’anno 1927, con l’onore che fu tributato al poeta Luis de Góngora nell’Ateneo di Siviglia, al quale partecipò la maggioranza di coloro che abitualmente si considerano suoi membri. L’ultimo membro vivente del gruppo fu Pepín Bello, morto nel 2008. 23

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con risultati eccellenti; infatti, la prima metà del Novecento viene definita “Edad de Plata” e cioè l’età dell’argento per quanto riguarda la letteratura spagnola. La sua prima opera letteraria, Impressiones y paisajes, venne pubblicata nel 1918 ma non ebbe successo se non in ambito locale. G. Lorca prosegue gli studi a Madrid e all’università stringe amicizia con Luis Bunuel24, Salvador Dalì25 e Gregorio Martinez Sierra26, con quest’ultimo mette in scena nel 1919 la sua opera d’esordio, El maleficio de la mariposa, che in realtà non venne ben accolta dal pubblico. Ma egli riesce a ribaltare questi insuccessi divenendo membro di spicco dell’avanguardia artistica del proprio paese e comincia a pubblicare raccolte di poesie come Canciones e Romancero Gitano. Verso la fin del 29’, a causa di una depressione profonda decide di fare un viaggio in America che gli servirà da ispirazione per il suo capolavoro: Poeta en Nueva York. Il suo ritorno in Spagna coincide con la caduta della dittatura di Primo de Rivera27 ed il ristabilirsi della deLuis Buñuel Portolés, semplicemente noto come Luis Buñuel (19001983), è stato un regista, sceneggiatore, attore, produttore cinematografico, montatore, compositore e poeta spagnolo naturalizzato messicano. 25 Salvador Domènec Felip Jacint Dalí i Domènech, marchese di Púbol (1904 –1989), è stato un pittore, scultore, scrittore, cineasta, designer e sceneggiatore spagnolo. 26 Gregorio Martínez Sierra (1881–1947) è stato uno scrittore, drammaturgo e impresario teatrale spagnolo dell’epoca del Modernismo. 27 Miguel Primo de Rivera y Orbaneja (1870–1930) è stato un militare e politico spagnolo. Governò la Spagna come dittatore dal 15 settembre 1923 al 30 gennaio 1930. Primo de Rivera sospese la Costituzione, istituì la legge marziale, impose una rigida censura e bandì tutti i partiti politici, alcuni dei quali sopravvissero solo in clandestinità. Fondò quindi l’Unión Patriótica Española, creando un sistema monopartitico. Egli tentò di ridurre la disoccupazione investendo denaro nelle opere pubbliche, ma queste 24

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mocrazia. Tra le sue opere ricordiamo anche Bodas de sangre, Yerma e La casa de Bernarda Alba. Scoppiata la guerra civile spagnola28, Lorca lascia Madrid per Granada, viene arrestato spese statali causarono una rapida inflazione che portò ulteriore malcontento popolare. La grave crisi economica che colpì la maggior parte dei paesi occidentali dopo il crollo di Wall Street nel 1929, acuì ulteriormente la situazione. Alla fine, perse l’appoggio di quasi tutte le parti sociali e il Re stesso probabilmente lo convinse a dimettersi nel gennaio 1930. Questo portò però nel giro di pochi mesi alla caduta della monarchia spagnola e all’instaurazione della Seconda Repubblica. 28 La guerra civile spagnola (nota in Italia anche come guerra di Spagna) fu una guerra civile svoltasi tra il luglio 1936 e l’aprile 1939 fra i nazionalisti (noti come “nacionales”), autori del colpo di Stato ai danni della seconda repubblica spagnola, ed i repubblicani (noti come “republicanos”) composti da truppe fedeli al governo repubblicano, guidato dal Fronte Popolare di ispirazione marxista. La guerra, che portò al crollo della repubblica, segnò l’inizio della dittatura del generale Francisco Franco (il cosiddetto franchismo), che manifestava grande interesse per l’ideologia del fascismo, grazie anche ai consistenti aiuti da parte della Germania nazista e dell’Italia fascista. Nel 1931 il re Alfonso XIII (1886–1941) abbandonò la Spagna recandosi volontariamente in esilio a causa delle pressioni dei partiti politici a lui ostili e in seguito alla sconfitta dei suoi candidati nelle elezioni amministrative tenutesi l’anno prima. Nacque così la seconda repubblica spagnola, con Niceto Alcalá-Zamora y Torres (1877–1949), come presidente, che alle prime elezioni generali di quell’anno vide la netta vittoria di un fronte formato da repubblicani e socialisti. La politica del nuovo governo, mirante a trasformare il paese con profonde riforme contro i grandi capitalisti, il clero, i latifondisti e i militari, provocò un clima di scontro con le forze della destra, alimentato anche dalla forte tradizione anarchica radicatasi nel paese, dalla crescita delle organizzazioni sindacali e delle istanze socialiste. Inoltre, la situazione di milioni di cittadini spagnoli era disperata per l’estrema indigenza; d’altra parte solo 90 famiglie detenevano la stragrande maggioranza delle terre, generalmente mal utilizzate. Il 10 agosto 1932 ci fu un fallito golpe militare con il sollevamento della piazza di Siviglia, guidato dal generale José Sanjurjo. (1872–1936). Le elezioni generali del 1933 registrarono la vittoria di una coalizione di centro-destra che comprendeva i conservatori cattolici della “Confederación Española de Derechas Autónomas” (CEDA). 28


In seguito alla vittoria, si scatenarono violenze in tutto il paese, in parte dovute alle sinistre che in preda all’euforia della vittoria assaltarono le chiese e le proprietà private dei benestanti Tra il 12 luglio e il 13 luglio 1936 ci furono il sequestro e l’uccisione del leader dell’opposizione monarchica José Calvo Sotelo (1893–1936), messa in atto da alcuni ufficiali di polizia di simpatie socialiste. Le forze conservatrici e nazionaliste insorsero contro il governo del Fronte Popolare eletto qualche mese prima. L’insurrezione partì dal sollevarsi delle truppe di stanza nel Marocco spagnolo, i nazionalisti speravano di ottenere rapidamente il controllo della capitale Madrid e delle principali città spagnole. Siviglia, Pamplona, La Coruña, Cadice, Jerez de la Frontera, Cordova, Saragozza e Oviedo che caddero tutte sotto il controllo degli insorti, diversamente da Barcellona e Madrid (anche per la mobilitazione collettiva della cittadinanza e delle improvvisate milizie volontarie che riuscirono a contenere gli insorti). A causa di ciò, il moto golpista si trasformò in una lunga guerra civile. I capi dell’armata furono i generali Francisco Franco ((1892–1975), Emilio Mola (1887–1937), Gonzalo Queipo de Llano(1875–1951) e José Enrique Varela (1891-1951), i noti “cuatro generales”. Il navarrese e carlista generale José Sanjurjo fu il leader incontestato del sollevamento militare, ma rimase ucciso tre giorni dopo l’inizio della rivolta in un incidente aereo che qualcuno ritiene provocato da un attentato dinamitardo, il 20 luglio 1936, mentre si recava in Spagna per prendere il controllo delle forze insorte. Francisco Franco prese la guida delle forze nazionaliste del sud della Spagna, il generale Emilio Mola di quelle del Nord. Dopo la morte nel 1937 di quest’ultimo, Francisco Franco rimase il comandante indiscusso di tutti i nazionalisti e gestì gli eventi in modo tale che alla fine della guerra non ci sarebbe stata opposizione interna a un suo governo dittatoriale. Nel 1938 i nazionalisti arrivarono al Mar Mediterraneo tagliando in due la parte di Spagna controllata dai repubblicani. Il governo cercò di trattare la pace in maggio, ma Franco chiese la resa incondizionata, e la guerra continuò a infuriare. Il governo allora pose tutte le sue risorse in una campagna per riconnettere le due parti del suo territorio, nella Battaglia dell’Ebro, che iniziò il 24 luglio e durò fino al 26 novembre. Il fallimento dell’obiettivo determinò lo sviluppo finale della guerra. Otto giorni prima dell’anno nuovo, Franco reagì lanciando un massiccio attacco alla Catalogna. Le truppe repubblicane, presero la città di Teruel e le dure condizioni climatiche dell’inverno impediscono il tempestivo arrivo delle truppe inviate da Franco. Il 29 gennaio 1938 Francisco Franco diviene capo del governo, restando anche capo provvisorio dello Stato. Il 27 febbraio, i governi di Regno Unito e 29


e fucilato da militanti del movimento politico CEDA29 il 19 agosto del 1936, perché di sinistra e omosessuale. Manuel De falla: (1876–1946) Importantissimo compositore spagnolo ed esponente dell’Impressionismo musicale, studiò composizione sotto la guida di Pedrell30. Dal 1907 al 1914 soggiornò a Parigi a contatto con Debussy31 e Maurice Ravel32. Con il sostegno di Lorca fondò una compagnia di spettacoli e balletti. Nelle sue opere per chitarra si trova modernità sia per l’utilizzo timbrico sia per avere conferito nobiltà allo strumento, sino ad allora relegato a ruoli esclusivamente popolari. Fino al 1922 le sue composizioni vengono conosciute come “francesi”, non intese nel senso nazionalistico del termine ma piuttosto nel senso di un genere musicale. Scrisse diverse partiture per i Ballets Russes e si mise in evidenza con una serie di concerti composti tra il 1923 e il 1926; con essi Francia riconobbero con riluttanza il regime franchista. Solo Madrid e pochi altri capisaldi rimasero nelle mani delle forze governative. Il 28 marzo, Madrid cadde nelle mani dei nazionalisti. Il giorno seguente, anche Valencia, che aveva resistito sotto i cannoni dei nazionalisti per quasi due anni, si arrese. La vittoria venne proclamata il 1º aprile, quando l’ultima delle forze repubblicane comunicò la resa. 29 La Confederazione Spagnola delle Destre Autonome (in spagnolo Confederación Española de Derechas Autónomas, CEDA) fu un partito politico di destra. 30 Felip Pedrell i Sabaté (1841–1922) è stato un compositore spagnolo. 31 Claude-Achille Debussy (1862–1918) è stato un compositore e pianista francese. È considerato e celebrato in patria e nel mondo come uno dei più importanti compositori francesi, nonché uno dei massimi protagonisti del Simbolismo musicale. 32 Joseph-Maurice Ravel (1875–1937) è stato un compositore, pianista e direttore d’orchestra francese. Il suo brano più celebre per orchestra è certamente Boléro. 30


raggiunse l’apice della modernità. Intorno al 1936, dopo la Guerra civile, lasciò la Spagna ed emigrò in Argentina dove rimase fino ai sui ultimi giorni. Vicente Aleixandre: (1898 –1984), è stato uno dei più importanti poeti spagnoli, vissuto tra Siviglia, Malaga e Madrid. Nell’estate del 1917 conosce il coetaneo Dàmaso Alonso33 che lo avvia alla lettura dell’opera di Rubèn Darìo34 e alla scoperta della sua vocazione letteraria. Nel 1926 escono le sue prime liriche sulla «Revista de Occidente» che segnano l’ingresso di Vicente nel suo gruppo generazionale. A madrid risiede in una casa che diventa punto di riferimento di molti scrittori ed intellettuali dell’epoca, per ciò detta anche “la casa della poesia e dell’amicizia”. Nel 1932 pubblica Espadas como labios e nel 1935 gli viene assegnato il “Premio nacional de literatura”. Successivamente, a causa di un problema ad un rene non prende parte agli eventi della Guerra civile ma collabora con la rivista rivoluzionaria «Hora de Espana». Nel 1949 viene chiamato a far parte dell’Accademia Espanola e nel 1977 riceve il Premio nobel per la letteratura. Juan Ramòn Jiménez: Juan Ramón Jiménez Mantecón (1881– 1958) fù un poeta spagnolo. Ricevette il Premio Nobel per la Dámaso Alonso, il cui nome completo è Dámaso Alonso y Fernández de las Redondas (1898–1990), è stato un poeta, scrittore e filologo spagnolo, appartenente alla generazione del ‘27. 34 Félix Rubén García Sarmiento, meglio conosciuto con lo pseudonimo Rubén Darío (1867–1916), è stato un poeta, giornalista e diplomatico nicaraguense. 33

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letteratura nel 1956 ed è stato uno dei più importanti intellettuali della generazione del 14’35. La sua ispirazione è volta all’arte, ama la pittura e la letteratura e nel 1900 fa un viaggio a Madrid dove conosce Francisco Villaespesa, che lo introduce nel gruppo di letterati di maggior successo. Dopo una forte depressione, trascorre lunghi periodi tra la Svizzera e l’Italia e si dà alla letteratura simbolista. Risiede isolato a Moguer, e dal 1905 al 1912 scrive intensamente e stringe amicizia con il pittore Sorolla36 e con Dalì. Nel 1910 pubblica Elejias; dopo sei anni si imbarca per New York e sposa Zenobia Camprubì Aymar, con la quale aveva lavorato ad alcune traduzioni. Nello stesso periodo pubblica Melancolia e Laberinto, tipica variazione della narrativa modernista spagnola. Nella sua lirica il poeta è al centro della vita culturale del suo paese. Dal 1921 comincia a curare riviste, tra cui «Indice»alla quale collaborano vari letterati. Tra il 1928 e il 1936 inizia a scrivere La generazione del ‘14 o generazione del 1914 designa, secondo alcuni autori, un gruppo di scrittori spagnoli che, nati intorno al 1880, svolsero la loro attività dal 1900 circa. Rispetto alla generazione precedente (generazione del 98) è autodidatta e anarchica, i novecentisti inoltre si caratterizzano per la loro formazione intellettuale e per la sistematizzazione delle loro proposte. I novecentisti si sentono attratti dalla cultura europea e analizzano i problemi della Spagna da questa nuova prospettiva. La loro proposta consiste nel modernizzare intellettualmente il paese. Da questo punto di vista, i loro apporti al cosiddetto dibattito sopra l’essere spagnoli portano a un significato distinto da quello attribuito dalla generazione precedente sebbene non le fosse coincidente, soprattutto dopo la Guerra civile. Il rifiuto del sentimentalismo e dell’esaltazione personale porta loro all’analisi razionale dell’arte, compresa la poesia. 36 Joaquín Sorolla y Bastida (1863–1923) è stato un pittore spagnolo, annoverato per aver rinnovato la pittura spagnola in chiave impressionista ed anche uno dei più prolifici con un catalogo di più di 2.200 opere. 35

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i Ritratti di Espanoles de tres mundos, che provocarono molte polemiche, inoltre nel 1935 rifiuta l’invito a far parte della Real Academia. Nel 1936 escono Cancion e Verso y prosa para ninos e la casa editrice Signo inizia a pubblicare tutte le sue opere complete in 21 volumi. Poco dopo la Guerra civile spagnola il poeta, insieme alla moglie, lascia la sua patria per gli Stati Uniti: qui cerca invano di spingere il governo ad intervenire per riportare la pace in Spagna. Trascorre un breve periodo in Puertorico, quindi si stabilisce con la moglie all’Avana. Di esilio in esilio il destino lo spinge di nuovo in Puertorico dove insegna all’università, ma nel 1956 lo accoglieranno gli avvenimenti ultimi della sua vita, la morte della moglie Zenobia, avvenuta tre giorni dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la letteratura e infine, nel 1958, la morte. Tra i più importanti Cantaores flamenchi ricordiamo (in ordine d’importanza): Estrellita Castro, Manolo Caracol, Camaron de la Isla e Falete. Estrellita Castro: Estrellita Castro, il cui vero nome era Estrella Castro Navarrete, (1908–1983), è stata una cantante, ballerina e attrice spagnola che nell’immaginario collettivo incarnò la spagnola sivigliana (fig. 3: ritratto di Estrellita Castro). Nonostante la povertà della famiglia, fu avviata allo studio del flamenco in un’accademia di Siviglia fin da bambina, perché potesse collaborare con i suoi spettacoli di flamenco al mantenimento dei suoi; inoltre si esibiva nel canto e nel ballo tra-

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dizionali in occasione di cerimonie e di feste. Accompagnata dalla madre e per interessamento del torero Ignacio Sánchez Mejías,37 a dodici anni vinse un festival benefico a Siviglia. Da quel momento venne considerata una promessa del flamenco ed il successo non tardò ad arrivare. Per quanto Estrellita si dichiarasse estranea alla politica, non è chiaro il ruolo che questa artista ebbe verso i regimi di allora. Ciò che si sa è che poté annoverare fra i suoi ammiratori anche alcuni fra i gerarchi nazifascisti del novecento europeo; infatti, perfino Hitler, amante del cinema e dell’attività cinematografica, volle conoscerla. Quando si trovava in Italia per girare il suo film I figli della notte, coproduzione italo -ispanica, fu avvicinata da uno dei produttori italiani, il marchese Giacomo Dusmet, il quale le propose, per interessamento dello stesso Benito Mussolini, un appuntamento con lui. Dopo l’incontro, nel quale Estrellita si esibì in alcuni suoi pezzi, ricevette in dono dal Duce una fascia d’oro con uno smeraldo ed un brillante. All’età di 71 anni, quasi cieca, in situazione economica precaria, morì a Madrid per arresto cardiaco. Per sua volontà, accompagnata da una nutrita schiera di ammiratori, venne sepolta nel Cementerio de la Almudena con il suo caratteristico ricciolo sulla fronte, “el caracolillo”, che fin da quando era bambina l’aveva accompagnata nel successo, e tutti gli abiti dei suoi debutti. Ignacio Sánchez Mejías (1891–1934) è stato un torero spagnolo. La sua figura trascese di molto l’ambito strettamente legato alla corrida, poiché fu anche scrittore e membro rinomato della Generazione del ‘27, che lo fece diventare uno dei significativi personaggi della cultura popolare della Spagna prima della guerra civile. 37

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Manolo Caracol: Manolo Caracol, il cui vero nome era Manuel Ortega Juárez, (1909–1973), è stato un cantante e attore spagnolo. Esempio tipico di una famiglia d’arte, in quanto molti dei suoi parenti avevano già fatto parte del mondo dello spettacolo, incarnò nell’immaginario collettivo la voce del flamenco. Manolo Caracol nasce a Siviglia, nell’Alameda de Hércules, il 9 giugno 1909. Dotato di una voce straordinaria, nel 1922 vinse il primo premio nel “Concurso de Cante Jondo de Granada”. Inizialmente riusciva a vivere partecipando alle feste private organizzate dalla ricca aristocrazia e dai signori andalusi. Con la Guerra civile spagnola la situazione cambiò completamente e, non essendo più possibile un tale tipo di attività, decise di tentare la carriera teatrale. Fu una scelta felice e presto, guadagnata la popolarità, comincia negli anni quaranta la sua carriera di cantante e attore cinematografico. Sua figlia Luisa lo accompagnò sui palcoscenici fino al 1957. Nel 1958 pubblicò la sua prima raccolta di pezzi: Una historia del Cante. Nel 1963, dopo un’umiliante Captatio benevolentiae nei confronti del Generalissimo Francisco Franco38 e del regime franchista, implorò in ginocchio, lodando il regime e il capo di stato, che gli fosse concessa l’apertura di un Tablao. Dopo qualche tentativo riuscì ad inaugurare insieme con i suoi figli il suo agognato locale: il “Tablao Los Canasteros”. MaFrancisco Franco y Bahamonde, solitamente abbreviato in Francisco Franco e conosciuto anche come il Generalísimo Franco o il Caudillo de España (1892–1975), è stato un generale, politico e dittatore spagnolo. Fu l’instauratore, in Spagna, di un regime dittatoriale noto come Franchismo, parzialmente ispirato al fascismo. Rimase al potere dalla vittoria nella Guerra civile spagnola del 1939 fino alla sua morte nel 1975. 38

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nolo Caracol dedicò gli ultimi anni della sua vita alla cura di questo luogo simbolo dell’arte flamenca, al quale sono legati nomi importantissimi di cantanti e ballerini. Morì nel 1973 in un incidente automobilistico sulla strada statale di Aravaca, nei pressi di Madrid, a 63 anni. Durante la sua carriera ricevette diversi riconoscimenti e fra questi: un omaggio alla “IX Fiesta de la Vendimia de Jerez de la Frontera” (1966), nel “Potaje Gitano” di Utrera (1971 e 1973), nella “VII Fiesta de la Bulería” (1973). Ricevette poi la Medaglia d’Oro nella “III Semana de Estudios Flamencos de Málaga” (1965) e fu insignito dell’Ordine di Isabella la Cattolica (1969). Camaròn de la Isla: José Monge Cruz, in arte Camaròn de la Isla (1950–1992), anch’egli è considerato uno dei più importanti cantanti di flamenco (fig. 4: ritratto di Camaròn de la Isla). Da giovane si appassionò al canto e cominciò a frequentare la casa dei Monge, luogo di ritrovo per i più grandi cantanti andalusi dell’epoca. Nel 1958 cominciò ad essere protagonista di alcuni spettacoli pomeridiani nella Venta de Vargas, facendosi notare. Nel 1962 vinse il suo primo premio al Concorso di Flamenco del Festival di Montilla a Cordova e cominciò a cantare alle feste più popolari dell’Andalusia. Collaborò anche con Paco de Lucìa con il quale registrò ben nove dischi tra il 1969 e il 1977; nel 1979 iniziò anche la sua rivoluzione musicale, poiché cominciò ad inserire nel mondo del flamenco sonorità proprie del jazz e del rock. Il suo più grande successo fu l’esibizione di tre giorni a Parigi presso il

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Cirque d’Hiver del 1987. Camaròn incise il suo ultimo disco nel 1992, ma le registrazioni vennero interrotte a causa di un peggioramento delle sue condizioni di salute, poiché gli venne diagnosticato un grave cancro ai polmoni dovuto all’eccessivo consumo di droga. Nel 2005 venne realizzato un film in suo onore: Camaròn. Falete: Rafael Ojeda Rojas, noto come Falete (1978). Falete è un cantautore gitano figlio d’arte. Debuttò per la prima volta al Teatro Lope de Vega di Siviglia all’età di diciassette anni e negli anni novanta fu protagonista di diversi spettacoli di flamenco in Spagna e all’estero. Falete è inoltre un personaggio molto conosciuto nella cronaca rosa spagnola, in quanto il suo fidanzato sposo finì in carcere per aver inscenato il suo sequestro. All’interno del mondo del flamenco, il ballo ha da sempre assunto un valore molto importante, dunque tra i più importanti bailaores spagnoli ricordiamo: Lola Flores, Joaquín Cortés, Antonio Gades, Carmen Amaya. Lola Flores: Lola Flores, la Faraona, il cui vero nome era María Dolores Flores Ruiz, (1923–1995), è stata una cantante, ballerina e attrice spagnola (fig. 5: ritratto di Lola Flores). Nacque in Andalusia, figlia di una donna gitana. Iniziò ad esibirsi da giovanissima nell’osteria del padre a Jerez de la Frontera. Il suo debutto fu a sedici anni, nel 1939, al teatro Villamarta

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con lo spettacolo Luces de Espana, e dopo due anni esordì anche al cinema con il film Martingala, interpretando una giovane donna gitana. Iniziò con Manolo Caracol una relazione sentimentale e artistica che durò fino al 1951. Condusse anche vari programmi televisivi, di varietà e un’autobiografia a puntate chiamata El coraje de vivir, che ebbe molto successo. Venne processata intorno al 1986 per non aver dichiarato i suoi redditi al fisco e nel 1972 le fu diagnosticato un tumore al seno; ne morì a settantadue anni presso la sua residenza di Madrid. Joaquìn Cortes: Joaquín Pedraja Reyes, in arte Joaquín Cortés (1969), è un ballerino spagnolo. Nacque a Cordova e fin da piccolo fu appassionato di danza (fig. 6: ritratto di Joaquìn Cortes). Dal 1981 cominciò a prendere lezioni di ballo a Madrid e nel 1984 fu accettato come membro della Compagnia di balletto nazionale della Spagna. Viaggiò con gli spagnoli del National Ballet in giro per il mondo, esibendosi in teatri importanti come il Cosmopolitan Opera House di New York e il Cremlino a Mosca; inoltre, divenne conosciuto per la sua capacità di resistenza e atletismo. Intorno al 1992 costituì la Joaquìn Cortès Flamenco Ballet company per cercare di creare un suo stile personale di flamenco, danza classica e moderna. Nel 1999 Cortès è stato oggetto di un documentario lanciando il tour di successo Soul, inoltre, nel 2000 ha ottenuto un ruolo nel film Gitano e nel 2004 in Vaniglia e cioccolato. Dal 2004 al 2015 è stato coinvolto più volte in programmi tv, concerti e

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film. Antonio Gades: Antonio Gades, nome d’arte di Antonio Esteve Ródenas (1936–2004), è stato un danzatore e coreografo spagnolo, tra i principali interpreti del flamenco del XX secolo. I suoi lavori più noti sono spettacoli di danza tratti dalla Carmen di Prosper Mérimée39, dalle Nozze di sangue di Federico García Lorca (supra) e un adattamento dal brano musicale El Amor Brujo di Manuel de Falla. La notorietà di queste opere è stata ottenuta principalmente grazie agli adattamenti cinematografici realizzati dal regista Carlos Saura, in collaborazione con la danzatrice Cristina Hoyos40. Gades è stato anche fondatore (1978) e direttore artistico del Balletto Nazionale Spagnolo (Ballet Nacional de España). È morto a Madrid dopo una lunga battaglia contro il cancro. Carmen Amaya: Carmen Amaya (1918–1963) è stata una ballerina e cantante spagnola di flamenco di origini gitane. Carmen Amaya è uno dei miti del ballo di flamenco in quanto rivoluzionò il modo di ballarlo. La sua scuola fu la strada, dove cantava e ballava per guadagnare qualcosa. Intorno ai sei anni cominciò a spostarsi nei teatri e locali più rinomati di Madrid e Barcellona. Il suo successo fu immediato, infatti era ancora molto giovane quando cominciò a ballare a PariProsper Mérimée (1803–1870) è stato uno scrittore, storico e archeologo francese. 40 Cristina Hoyos Panadero (1946) è una ballerina, coreografa e attrice spagnola. 39

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gi al Teatro Palace. Nel 1930 divenne parte della compagnia di Manuel Vallejo, girò tutta la Spagna e fece uno spettacolo durante l’esposizione Universale. Lavorò in svariati paesi del mondo rientrando in Spagna nel 1947, venne fotografata diverse volte per svariate copertine di riviste e venne elogiata dalla Regina d’Inghilterra. Morì nel 1963 dopo il suo ultimo film Con odio e con amore, di Francisco Rovira Beleta41.

Francisco Rovira Beleta (1912–1999) è stato un regista e sceneggiatore spagnolo. 41

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CAPITOLO TERZO Rassegna sullo stilismo di moda ispirata ai gitani di Spagna ed al Flamenco

Per quanto riguarda la moda, possiamo dire che moltissimi stilisti sono stati influenzati dalla cultura gitana e flamenca per le loro collezioni. Molti di essi, essendo di origine spagnola hanno inserito chiari riferimenti alla Spagna in tutti i loro capi a prescindere dal tema d’ispirazione scelto. Tra i più importanti di origine spagnola ricordiamo (in ordine d’importanza): Cristobal Balenciaga, Manolo Blahnik, Custo Dalmau, Mariano Fortuny, Paco Rabanne, Ágatha Ruiz de la Prada, Juanjo Oliva, Antonio Pernas, Desigual, Estrella Archs, Amaya Arzuaga, Elena Benarroch Vila, Elena Benarroch, Adolfo Dominguez, Elio Berhanyer, Jesus del Pozo, Fernando Sánchez, Andres Sarda Sacristan. Cristobal Balenciaga: Cristobal Balenciaga Eizaguirre (1895– 1972). Durante l’infanzia aiuta la madre sarta e all’età di dodici anni comincia a lavorare come assistente di un sarto. Durante l’adolescenza crea i suoi capi e la marchesa di Casa Torres, che diventa sua cliente e protettrice, lo invita a Madrid dove apprende l’arte dell’alta sartoria. Balenciaga è l’unico stilista della sua generazione a disegnare, tagliare e cucire da solo le proprie creazioni. Nel 1919 apre la sua prima boutique

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a San Sebastiàn e successivamente anche a Madrid e Barcellona. Cominciò a vestire anche la famiglia reale spagnola e l’aristocrazia, ma a causa della Guerra civile chiuderà le sue boutique e sarà costretto a trasferirsi a Parigi, dove, nel 1937 apre la casa di moda. Nello stesso anno debutta all’interno dell’atelier con la sua prima collezione ispirata al Rinascimento iberico. Negli anni seguenti reinterpreta in ogni collezione stili appartenenti ad epoche passate della storia spagnola, come nella collezione Jacket of light, in cui ritroviamo i boleri che indossavano i toreri. Nel 1945 prende parte al Theatre de la mode42 e nel 1947 lancia il suo primo profumo, “Le dix”: un chiaro riferimento al numero civico della boutique. Con il “New look” degli Anni cinquanta, Balenciaga decide di liberare la donna trasformando la silhouette, ampliando le spalle, cancellando il punto vita ed eliminando qualsiasi tipo di costrizione al busto. Seguendo questi principi crea nel 1951 il Tailleur semi aderente, nel 1953 la giacca a palloncino e nel 1955 l’abito a tunica. Nel 1958 la casa Abrahm creò per Balenciaga un nuovo tessuto, il “Gazar”: una sorta raffia di seta che permetteva, grazie alla sua particolare struttura riManifestazione di promozione dell’alta moda francese organizzata sul finire del 1945 per riaffermarne, dopo l’oblio della guerra, il monopolio che era, allora, mondiale e incontrastato. Duecento bambole-manichino testimoniarono al mondo che l’haute couture di Parigi era ancora viva. Alte 70 centimetri furono vestite da Lelong (1889-1952), Patou(1880-1936), Piguet (1901-1953), Schiaparelli (1890-1973), Vionnet (1876-1975), Balenciaga e Fath (1912-1954). Cartier, Van cleef e Arpels le ingioiellarono. Christian bèrard (1902-1949), Cocteau (1889-1963), Boris Kochno (1904– 1990) disegnarono piccole scenografie. Le bambole debuttarono al Pavillon Marsan del Louvre. Nel primo anno di pace andò in tournèe: Londra, Barcellona, Stoccolma e New York. 42

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gida, di dare vita a nuove forme (fig. 7: modello di Balenciaga). Se il successo internazionale arriva subito dopo la Seconda guerra mondiale, negli anni sessanta esso è al culmine grazie alla reinterpretazione del classico abito in stile Impero. Nel 1968, con l’avvento del pret-a-porter, Balenciaga si ritira pur restando un grande riferimento artistico per successivi stilisti di fama internazionale. Attualmente il marchio è diretto da Alexander Wang43 e fa parte del gruppo Kering44. Manolo Blahnik: Manuel Manolo Blahnik Rodríguez (1942) è il creatore di una nota casa di moda produttrice di scarpe da donna. Blahnik si laureò all’Università di Ginevra in Letteratura nel 1965 e successivamente proseguì i suoi studi artistici Alexander Wang (1983) è uno stilista statunitense di origini taiwanesi. Wang lancia la sua prima linea di abbigliamento femminile nel 2007. Wang è apprezzato per le sue capacità sartoriali ed è principalmente noto per lo stile dei suoi abiti femminili, sottili ed in qualche modo mascolini. Molto caratteristico nel suo stile è anche l’utilizzo del cashmere, del cotone e del lino abbinato a tagli basic. Dopo aver disegnato la sua collezione autunno 2008, utilizzando principalmente il colore nero, ha prodotto per la stagione successiva una collezione a base di colori sgargianti come l’arancione, il rosa, e l’acquamarina al proclamo di, “Loro volevano colore, loro avranno colore!”. Oltre ai suoi marchi, è responsabile del brand Balenciaga. 43

Kering (conosciuta in precedenza come Pinault-Printemps-Redoute e PPR) è una holding multinazionale francese fondata dall’imprenditore François Pinault (1936) Oggi Kering comprende un gruppo mondiale di marchi (divisione lusso, divisione sport & Lifestyle e retail) distribuiti in 120 paesi. 44

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a Parigi. Si trasferì a Londra nel 1970 e nel 1973 aprì il suo primo negozio, chiamato “Zapata”, nel Chelsea. Le sue scarpe sono caratterizzate da tacchi vertiginosi, lacci, cuciture particolari che le rendono uniche, cosicché il loro prezzo spazia da centinaia a migliaia di dollari (fig. 8: scarpe di Manolo Blahnik). Fu insignito del titolo di baronetto dalla regina Elisabetta durante il suo compleanno del 2007 per via del grande apporto che egli diede all’industria della moda britannica. Custo Dalmau: Custo Dalmau (1959). Ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Barcellona. Studiò architettura ma decise di dedicarsi a disegnare t-shirt dopo un viaggio in America. Inizialmente collaborò con il fratello David e con l’azienda tessile Meyba, ma nel 1983 decise di trasferirsi negli Stati Uniti per vendere porta a porta le sue creazioni. Il marchio Custo Barcelona nasce nel 1996 e nel 1997 i due fratelli furono invitati a sfilare durante la Settimana della moda primavera-estate di New York, divenendo molto popolari. Le loro t-shirt hanno uno stile innovativo e colorato per cui, intorno alla fine degli anni novanta, cominciarono ad essere utilizzate anche per alcune le serie tv come Friends e Sex and the city (fig. 9: t-shirt Custo Barcelona). Oggi, anche se la maglieria resta il prodotto di punta, Custo Barcelona offre anche una completa linea di moda. Mariano Fortuny: Mariano Fortuny y Madrazo (1871–1949) è stato un pittore, stilista, scenografo e designer di moda

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spagnolo naturalizzato italiano. Rimasto orfano all’età di tre anni, Fortuny si trasferì a Parigi con la madre e cominciò ad accostarsi alla pittura. Nel 1889, con la famiglia si trasferì a Venezia e aprì il suo laboratorio nel Palazzo Pesaro Orfei. Cominciò a concepire anche creazioni di moda, infatti recuperando l’abbigliamento greco, le stampe di Morris45 e i motivi decorativi catalani, creò uno stile caratterizzato da lunghe tuniche (chiamate “Delphos”) realizzate con tessuti leggeri lavorati a plissé (fig. 10: tunica Delphos); ad egli infatti si può collegare il relativo brevetto del 1909. Il palazzo Pesaro Orfei ospita oggi il Museo Fortuny. Paco Rabanne: Francisco Rabaneda Cuervo, detto Paco Rabanne (1934). Durante la Guerra civile spagnola abbandonò la Spagna rifugiandosi in Francia con la madre. Cominciò gli studi come architetto, ma negli anni sessanta diventa famoso come “Enfant terrible” de mondo della moda francese. Cominciò infatti a creare gioielli per Givenchy, Dior e Balenciaga e solo nel 1966 riuscì ad aprire la sua casa di moda. Per le sue creazioni usava materiali alternativi e fuori dal comune come metallo, carta e plastica, infatti Chanel lo ribattezzò “il metallurgico della moda” (fig. 11: giacchino in maglia metallica), inoltre fu il primo stilista ad utilizzare la musica durante le sue sfilate. E’ conosciuto anche per i suoi costumi di scena nel film Barbarella.

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William Morris (1834 –1896) è stato un artista e scrittore britannico. 45


Ágatha Ruiz de la Prada: Ágatha Ruiz de la Prada y Sentmenat (1960). Figlia di Juan Manuel Ruíz de la Prada y Sánchiz ed Isabel de Sentmenat y de Urruela, Ágatha Ruiz de la Prada è la dodicesima marchesa di Castelldosrius. Inizialmente si dedica alla pittura, in particolare alla Pop art; successivamente, a ventuno anni, debutta nel mondo della moda. Nel 1980 consegue il diploma presso l’Escola d’Art i Tecniques de Diseno de Moda de Barcellona e nel 1981 tiene la sua prima sfilata. Lo stile di Agatha rappresenta una vera rivoluzione, poiché il rigore e la sobrietà del passato vengono sostituiti da colori accesi e fantasie di lune, stelle, soli e cuori (fig. 12: Ritratto di Agatha Ruiz de la Prada). Dal 1991 la stilista allarga la produzione al design di arredamento ed oggetti per la casa, collaborando con svariate aziende come la Swatch e dal 1995 vengono aggiunte anche le collezioni per bambini. Nel 2003 crea una linea da uomo con colori solitamente riservati all’abbigliamento femminile come l’arancione, il fuxia e il giallo. Il marchio attualmente possiede negozi a Milano, Parigi e New York. Juanjo Oliva: Juanjo Oliva (1972) si considera uno stilista di pura vocazione: in famiglia nessuno aveva mai intrapreso questa carriera, né si pensava che Juanjo riuscisse a tradurre in successo e fama una passione ed una vocazione del tutto personali. Si diplomò alla scuola di Disegno e Moda di Madrid (IADE) e partì subito alla volta di New York per frequentare un master sulla moda. Agli inizi degli anni novanta fu chiamato

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dalla stilista Isabel Berz (oggi direttrice della scuola di moda di Madrid) per preparare la sua sfilata nella più nota rassegna di fashion spagnola, la “Pasarela Cibeles”. Alla fine degli anni novanta nascono il gruppo Zara ed il gruppo Inditex, che si affidarono alla creatività di questo giovane stilista per il lancio delle prime linee. Nel 2000 Juanjo decise di aprire il suo laboratorio a Madrid, chiamato “Egotherapy”. Il suo stile nasce da semplicità ed elenganza unite all’alta moda e alla sua tradizione spagnola, collezioni total black e mix cromatico (fig. 13: Abito di Juanjo Oliva, collezione 2012). Oggi è professore allo IADE e all’Università politecnica di Madrid, inoltre è considerato uno dei maggiori stilisti della nuova generazione spagnola. Antonio Pernas: Antonio Pernas Wise, (1944). Inizialmente frequenta la facoltà d’ingegneria e si dedica a cucire uniformi per la Marina e cappotti da donna. Negli anni settanta crea la prima collezione in collaborazione con la moglie Maria Freire. Anche le sue collezioni hanno sfilato dal 1991 alla “Pasarela Cibeles” e subito dopo, a La Coruna, apre il suo primo laboratorio. Dal 2005 il marchio Antonio Pernas è stato acquisito dal gruppo Candy. Delle sue innovazioni fa sicuramente parte l’integrazione di studi di moda all’interno di università pubbliche (fig. 14: Abito di Antonio Pernas,). Desigual: Desigual è un’impresa produttrice di abbigliamento e calzature con sede a Barcellona (Spagna), che si caratterizza

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per la linea allegra dei propri prodotti, con stampe dai colori vivaci e l’incorporazione di graffiti. Desigual è stata fondata nel 1984 dai fratelli Christian e Thomas Meyer. Essa produce capi d’abbigliamento, accessori e calzature per uomo, donna e bambino. Nel 2011 l’azienda ha iniziato una collaborazione con il designer francese Christian Lacroix46. Nel gennaio 2011 ha firmato una partnership con il Cirque du Soleil per disegnare la linea Desigual Inspired by Cirque du Soleil, composta da sessanta tra capi e accessori ispirati al celebre sodalizio canadese. Nel gennaio 2011 Desigual ha lanciato una campagna in Spagna e Portogallo dal nome “Entra desnudo, sal vestido” (“Entra nudo, esci vestito”), con la quale invitava i propri clienti a recarsi vestiti esclusivamente del proprio intimo presso un punto vendita allo scopo di venire abbigliati gratuitamente da capo a piedi (fig. 15: reportage della campagna Desigual “Entra desnudo, sal vestido”,). La campagna ha avuto talmente tanto successo che nel negozio di Madrid circa duecento persone hanno atteso l’apertura del negozio in lingerie per fruire dei saldi invernali. La campagna è stata ripetuta nel 2011 a Londra, Berlino, Stoccolma, Madrid, Praga e New York. Nel 2012 ha avuto luogo a Madrid, Siviglia e Lione. A luglio 2013 l’iniziativa di marketing è stata proposta anche a Milano. Nel luglio 2008, il marchio Custo Barcelona, dello stilista Custo Dalmau (supra), minacciò una denuncia facendo intendere che Desigual avesse copiato sistematicamente parecchi suoi prodotti con l’intento di confondere la clientela. 46

Christian Lacroix (1951) è uno stilista francese. 48


La denuncia comminata, però, non fu mai formalizzata. Estrella Archs: (1974). Si trasferisce a Parigi dopo aver completato un Master alla Central Saint Martins di Londra, laureandosi con lode. Lavora per diversi marchi internazionali come Prada, Nina Ricci, Cacharel, Emilio Pucci, Ungaro, Lacroix, viaggiando tra Parigi, Firenze e Milano. Nel 2007 fonda la sua casa di moda presentandola nello stesso anno durante la settimana della moda di Parigi. La caratteristica delle sue collezioni sono le forme nuove e pure che si fondono in uno stile molto femminile, sensuale, poetico, apparentemente semplice (fig. 16: Collezione Estrella Archs s/s-2011,) . Amaya Arzuaga: (1970). Nel 1992 ha completato i suoi studi in Fashion Design presso l’UPM e incorporata come designer nell’ Ellipse, azienda di famiglia. Nel 1994, ha creato la sua compagnia. Vende e presenta regolarmente la propria collezione durante fiere ed eventi internazionali come “l’Atmosfera” a Parigi e “Fashion Cotterie” a New York, alla “Camera Nazionale della Moda Italiana” a Milano, alla “Pasarela Cibeles” a Madrid, alla “Passarella Gaudí” di Barcellona e alla “Londra Fashion Week”. Oggi Amaya Arzuaga ha più di duecento punti vendita in Spagna (fig. 17: Amaya Arzuaga collezione autunno/inverno 2011). Elena Benarroch Vila: Elena Benarroch Vila, (1955) oggi, è diventata una delle più importanti stiliste spagnole degli ul-

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timi decenni ricevendo moltissimi premi. Nata a Tangeri in seno ad una famiglia ebrea, ha aperto il suo primo negozio a Madrid nel 1979 diventando famosa per l’accurata selezione delle materie prime, in particolare il visone, e per le sue collezioni in pelle fresche e giovanili. Nel 1980 presenta la sua prima sfilata “Benarroch” e un anno dopo apre un secondo negozio. Nel 1982 ha rappresentato la Spagna alla Fiera Internazionale di Francoforte e nello stesso periodo cominciò a disegnare anche per il marchio Bottega Veneta, presentando la collezione da lei curata nel 1984 a Tokyo. Nello stesso anno ha ricevuto il Golden Needle, riconoscimento assegnato alle sarte di prestigio. Nel 1985 inizia a tingere le pelli e giocare con disegni geometrici (fig. 18: Pelliccia-di-Elena-Benarroch), riceve il Legend Award, premio americano per la migliore collezione dell’anno, Nel 1987 ha ricevuto il Design Award della rivista «Cambio 16» e nello stesso anno ha presentato una delle sue collezioni con fantasie ispirate a Venezia; ha inoltre lanciato una collezione di pellicce per gli uomini, con l’aiuto di Miguel Bosé47. Nel 1989 l’edizione americana di «Vogue» pubblica in copertina uno dei suoi capi; nel 1997 lancia la sua prima collezione di gioielli e un profumo chiamato Yael. Adolfo Dominguez: Adolfo Dominguez Fernández (1950) è un uomo d’affari e stilista spagnolo. Dopo aver trascorso la sua infanzia nella sartoria dei suoi genitori, si trasferisce a SantiaLuis Miguel González, noto come Miguel Bosé (1956), è un cantante, compositore, attore cinematografico e conduttore televisivo italo-spagnolo. 47

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go de Compostela per studiare Filosofia. Più tardi vive a Parigi e Londra, dove entra in contatto con il movimento ambientalista, espandendo le sue conoscenze anche verso l’arte e il cinema. Nel 1970 apre il primo negozio “Adolfo Dominguez” a Orense in Spagna, che oggi si chiama “AD Man-linea”. Sposa Elena Gonzalez Alvarez, attualmente membro del Consiglio di Amministrazione della società. Nel 1980, il marchio comincia a prendere rilevanza. Vengono create molte collezioni poi presentate sulle passerelle di Parigi e Madrid. Vengono aperti nuovi punti vendita nella capitale spagnola e a Barcellona, inoltre, l’azienda comincia a vestire attori oltreoceano come i protagonisti della serie americana Miami Vice. Adolfo Dominguez diventa il primo designer spagnolo che lancia collezioni di profumi con il proprio nome. Alla fine degli anni ’80 comincia a commercializzare nuovi prodotti: pelle, lingerie e occhiali da sole. Dal 2000, l’azienda lancia nuove linee: U Boy e Girl (2003), AD + (2004), Adolfo Domínguez Children (2004). I capi di Adolfo Dominguez si caratterizzano per la loro componente di alto design. Una grande attenzione alle forme e all’uso di materiali di qualità si mixano per creare capi unici dal lusso accessibile (fig. 19: outfit di Adolfo-Dominguez collezione s/s 2013). Adolfo Dominguez è diventato famoso anche per il suo slogan degli anni 1980 “Le rughe sono belle”. Le sue tre figlie, Tiziana, Adriana e Valeria sono parte attiva del gruppo nsocietario; infatti, Tiziana Dominguez è direttore del Dipartimento di Corporate Social Responsibility e dell’Ufficio stile. Attualmente Dominguez Fernández risiede nella città galiziana, esercitan-

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do la sua attività come Presidente della società internazionale con oltre seicento punti vendita in tutto il mondo Elio Berhanyer: Elio Berhanyer, nato Elio Berenguer, (1929). E’ il creatore di moda spagnola più importante del suo secolo, con l’eccezione del grande maestro Balenciaga. L’insegnante Berhanyer è uno dei più grandi rappresentanti della moda spagnola nel mondo. Unisce couture prêt-à-porter, progettando anche uniformi, come l’uniforme delle forze armate spagnole. Elio comincia a realizzare i suoi primi disegni all’età di diciassette anni e decide di trasferirsi a Madrid poiché interessato al mondo del design e della moda. La sua carriera inizia nel 1956 e nel 1960 veste alcune delle personalità più importanti della Spagna e del mondo come Ava Gardner, Cyd Charisse48, e alcuni nobili spagnoli. La sua vera vocazione era l’architettura ma non poteva studiarla per mancanza di fondi; infatti, i suoi disegni presentano linee geometriche, solide strutture e volumi architettonici. Attualmente vive a Madrid, anche se molto spesso si reca alla sua città natale, Córdoba, dove si dedica esclusivamente a tenere lezioni di disegno presso la locale Università (fig. 20: abito di Elio Berhanyer, collezione-2010). Jesus del Pozo: Jesus del Pozo (1946-2011). Nel 1974 ha Cyd Charisse, nome d’arte di Tula Ellice Finklea (1922–2008), è stata un’attrice e ballerina statunitense che legò il suo nome ad alcune fra le maggiori commedie musicali prodotte a Hollywood negli anni quaranta-cinquanta. 48

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aperto il suo primo negozio di abbigliamento maschile e nel 1976 ha presentato la sua prima collezione di abbigliamento maschile a Parigi “Sehm”. Dal 1980 ha presentato le sue collezioni donna prêt-à-porter alla Pasarela Cibeles di Madrid. Nel 1992 Jesús del Pozo ha fatto il suo ingresso nel mondo dei profumi con “Duende” la sua prima fragranza femminile; seguono “Quasar” (1994), “Essence Elfo” (1996), “Halloween” (1997), “Quasar Adventure “(1999),” J. del Pozo In Black “(2005), “Bacio Halloween “(2008) e “Ambra” (2010). Tra il 1992 e il 1994 crea collezioni di lingerie, gioielli e scarpe. Alla fine del 1996 è apparso in «Fashion Barcelona» con la sua prima collezione di abbigliamento prêt-à-porter. Nello stesso anno ha iniziato a produrre industrialmente le collezioni. Nel 1997 lancia il suo nuovo marchio “JDP” in Giappone. Nel 1999 crea l’associazione di Fashion Designers spagnoli e nel 2001 pubblica la sua nuova linea per bambini “Jesus del Pozo Junior” e la sua fragranza “it On”. Nel 2002 introduce una nuova linea di articoli per la tavola disegnata da lui e prodotta da Vistaalegre. L’anno successivo crea la “Fundación Jesús del Pozo” e dal novembre 2004 organizza il “Corso Professional Certificate in Fashion Design”. Le sue collezioni sono sempre caratterizzate dalla forte personalità e dallo stile innegabile del suo creatore (fig. 21: collezione sposa Jesus del Pozo). Con quattro decenni di lavoro nel mondo della moda, è considerato come uno dei più rinomati stilisti spagnoli a livello nazionale. Dopo la morte del suo fondatore, nel mese di agosto 2011, la casa di moda è stata rinominata DelPozo.

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Fernando Sánchez: Fernando Sánchez (1935-2006). Era noto per la progettazione di collezioni di lingerie eleganti. Sánchez è nato in una famiglia benestante di Anversa (Belgio). Suo padre morì quando era molto giovane. Quando aveva quindici anni, la madre si recò a Parigi per vedere i disegni di Jacques Fath49. Più tardi inviò un portfolio a Fath ed egli lo raccomandò per iscriversi alla “Couture École”, una scuola di moda a Parigi molto prestigiosa. Fu compagno di classe di Yves Saint-Laurent50, e mentre questi rivoluzionava il vestito delle donne per il giorno, Sánchez rivoluzionava quello da notte. Nel 1960, si trasferisce a New York e sperimenta nuove tecniche di sartoria per lingerie. In seguito ha lavorato per Nina Ricci51 e Christian Dior (fig. 22: abiti Fernando Sánchez, 1970). Morì il 28 giugno 2006 per un arresto cardiaco causato da leishmaniosi. Andres Sarda Sacristan: Andres Sarda Sacristan è un ingegnere tessile e stilista spagnolo, creatore del marchio di lingerie Andres Sarda. Era nato in una famiglia che si dedicava già al settore tessile in Catalogna. Finiti gli studi di ingegneria tessile, entra a far parte dell’azienda di famiglia e uno dei suoi primi compiti è stato quello di introdurre i suoi prodotti nel Jacques Fath (1912-1954) è stato uno stilista francese considerato uno delle tre influenze dominanti per la moda del dopoguerra gli altri sono Christian Dior (1905-1957) e Pierre Balmain (1914–1982). 50 Yves Henri Donat Mathieu Saint Laurent (1936–2008) è stato uno stilista francese, tra i più famosi e conosciuti creatori di moda del XX secolo. 51 Nina Ricci è il brand di una maison di moda fondata a Parigi da Maria “Nina” Ricci e dal figlio Robert nel 1932. 49

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mercato americano. Nel 1962 fonda il proprio studio dedicato alla progettazione e produzione di lingerie, e piÚ tardi incorpora costumi da bagno (fig. 23: costume da bagno Andres Sarda). E’ noto per essere stato il primo stilista ad utilizzare fibre elastiche nei suoi progetti, in particolare ricongiungendosi al settore moda di lingerie. Attualmente disegna le collezioni con tre marchi: Andres Sarda, Rischio e University.

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CAPITOLO QUARTO Repertori iconografici Pittura, scultura, arti decorative, gioielleria, oreficeria, ricamo

L’Andalusia, essendo stata nel corso del tempo un territorio di passaggio per vari popoli, possiede un patrimonio artistico e culturale piuttosto vasto. In particolare, vi sono alcune tipologie di arti decorative, manifatture tessili, e arti che hanno influenzato nel corso del tempo l’area e che sono oramai legate e radicate alla sua tradizione. In pittura ed in scultura, ad esempio, la tauromachia ha ispirato vari artisti spagnoli fin dall’antichità, visto il forte radicamento nella tradizione popolare andalusa. Goya52, tra il 1814 e il 1816 realizzò delle incisioni dove si manifestava l’eterna lotta fra tori e toreri. Più avanti, tra gli anni ’30 e ‘40 del ‘900 fu Picasso53 ad eseguire diversi lavori raffiguranti tori, corride e minotauri. Essi erano realizzati in china su carta e cartone; nello specifico, la loro realizzazione risale al periodo in cui l’artista condivise la sua vita artistica e sentimentale con la fotografa Dora Maar54 (fig. 24: disegno su carta in china Francisco José de Goya y Lucientes (1746–1828) è stato un pittore e incisore spagnolo. 53 Pablo Ruiz y Picasso, semplicemente noto come Pablo Picasso (1881– 1973) è stato un pittore, scultore e litografo spagnolo di fama mondiale, considerato uno dei maestri della pittura del XX secolo. 54 Dora Maar (1907–1997) è stata una fotografa, poetessa e pittrice francese di origine croata. Fu autrice di collage e fotomontaggi di matrice surrealista molto apprezzati. La lunga relazione con Pablo Picasso accrebbe 52

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di Picasso). Il toro è visto come emblema nazionale spagnolo e nei capolavori di Picasso è spesso il protagonista; infatti, questi lavori furono realizzati anche su tele e pezzi di ceramica come piatti, anfore o centrotavola, dove la figura del toro era la caratteristica e dominava l’opera attraverso una serie di contrasti di colori, molto spesso tra il bianco e nero. Che rappresentino o meno una corrida, essi riflettono i contrasti della vita e della morte (inevitabile il riferimento al suo celebre Guernica). Alla tauromachia si è interessata anche la pittura tendente all’Astrattismo dell’artista statunitense Ralston Crawford55, invece per la scultura ricordiamo l’artista spagnolo Manuel Alvarez56 e Oscar Estruga57 (fig. 25: scultura con toro di Oscar Estruga). Tra le arti decorative spiccano in particolare le ceramiche andaluse. La loro maggiore produzione comincia durante il periodo della dominazione araba tra l’VIII secolo e la fine del IX; con il loro arrivo comincia il miscelarsi di vari stili, e tale periodo è perciò chiamato “paleoandalusí”. Queste ceramiche si distinguono per le forme eleganti nei disegni e per lo smalto utilizzato che risulta essere molto brillante e dai colori estrela sua notorietà. 55 Ralston Crawford (1906–1978) è stato un pittore e fotografo e litografo statunitense. 56 Manuel Francisco Álvarez (1727–1797) è stato uno scultore spagnolo. Fu scultore di corte e direttore dell’Accademia di S. Fernando. Gli furono commissionate le statue raffiguranti le quattro stagioni nel parco del Prado di Madrid. 57 Oscar Estruga i Andreu (1933) è un pittore e scultore andaluso, si dedica anche alla ceramica. 58


mamente vivaci (fig. 26: ceramica andalusa). Il loro sviluppo è stato alimentato nel corso del tempo dall’impiego in campo architettonico; infatti oltre ad essere utilizzate come stoviglie, esse hanno preso campo sotto forma di piastrelle decorative. I disegni possono variare anche in base alla zona geografica, ritroviamo forme più dritte nell’area settentrionale e ad “s” nell’area meridionale. Per quanto riguarda l’oreficeria, spiccano due tecniche che ebbero grande fortuna in Spagna: la filigrana e la granulazione. Con il termine filigrana ci si riferisce principalmente, in oreficeria, alla tecnica artistica consistente nella lavorazione ad intreccio di fili sottili d’oro e/o d’argento i quali, dopo la ritorcitura, vengono fissati su un supporto, anch’esso di materiale prezioso, in modo da creare un elegante effetto di struttura traforata. L’effetto finale di una lavorazione in filigrana avrà maggior pregio a seconda del giusto rapporto fra materiale prezioso e altra lega utilizzati. I tipi di filigrana possono essere: filigrana nera o opaca, filigrana chiara, filigrana ombrata. Nell’oreficeria, la granulazione è una tecnica decorativa consistente nella saldatura di piccole sfere auree, denominate “grani”, ad un sottofondo, in genere lamina, secondo un disegno prestabilito. Quando i grani raggiungono proporzioni microscopiche (nell’ordine di 0,1 mm di diametro) si attribuisce a questa stessa tecnica il nome di “pulviscolo”. Si tratta di una delle più complesse ed affascinanti tecniche dell’arte orafa, d’origine etrusca nel mondo mediterraneo antico, ed al tempo stesso anche una delle più discusse (fig. 27: gioiello

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realizzato con la tecnica della granulazione). Esattamente tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, la Spagna entra nell’era della modernità. Gli elementi caratteristici di questa epoca si ritrovano anche nel design dei gioielli. Un nome importante di questo periodo fu Lluis Masriera58. Egli rappresentava già la terza generazione di una famiglia dalla lunga tradizione orafa. Iniziò a lavorare a 15 anni nel settore della gioielleria al fianco di suo padre e di suo zio. Ebbe poi modo di approfondire le sue conoscenze con gli studi presso la “Scuola di Belle Arti” di Ginevra, dove si specializzò nell’arte della smaltatura, tecnica spesso utilizzato nell’arte di gioielli del suo tempo per i ritratti in miniature dei cammei. Durante un soggiorno a Parigi, Masriera identificò immediatamente le forme e le linee dell’estetica Art Nouveau, che nei suoi gioielli unì con l’estetica dell´avanguardia catalana (fig. 28: gioiello di Masriera). Quando tornò a Barcellona, decise di cambiare completamente il suo stile e produrre gioielli che si adattavano di più con lo stile della città moderna, allontanandosi dalla gioielleria tradizionale. Sviluppò una tecnica più delicata della smaltatura, nota come “smalto traslucido “; solo pochi orafi al mondo conoscono e sono in grado di usare ancora tale tecnica, che era stata sperimentata nell’Europa moderna dal tardo Rinascimento in avanti, e che ben si integrava ora nei linguaggi del Liberty e dell’Art Deco. Le sue opere divennero così popolari e richieste che fu costretto a sviluppare un sistema per creare i suoi gioielli in serie e soddisfare i molti Lluís Masriera i Rosés (1872-1958) fu orafo, pittore, scenografo e direttore teatrale. 58

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committenti. Complessa e variegata risulta essere l’arte del ricamo. Ne esistono due tipologie legate strettamente all’area geografica. Ad esempio, il “ricamo a giorno” è opera di esperte artigiane della Valle de la Ortava e del comune di Icod de los Vinos (arcipelago delle Canarie). Si procede tagliando il tessuto di lino e sfilando i fili di trama per poi introdurre la stoffa nel telaio in modo che sia tesa, e, successivamente, riunire i fili sciolti a mazzetti per riempire così gli spazi vuoti che adornano il tessuto, usando un’infinità di disegni geometrici (fig. 29: esempio di ricamo a giorno). Un’altra lavorazione tipica è il “calado canario”, eseguita su una trama ed un ordito tessile, con filato di cotone o seta. La “caladora” è la ricamatrice. L’origine di questa tecnica sembra nascere in Portogallo, nelle regioni andaluse e nell’arcipelago delle Canarie; in seguito si è mescolata ad altri tipi di sfilature diffondendosi in altre regioni. La produzione del “calado” era eseguita all’interno delle mura familiari per i propri fabbisogni fino al 1891, anno in cui prese il sopravvento su tutte le altre tecniche e divenne un vera produzione artigianale, tanto che nel 1901 si aprì un’attività di esportazione (fig. 30: esempio di calado canario). Il principale luogo di importazione fu Londra, che provvedeva anche al materiale per la lavorazione. Dopo la seconda guerra Mondiale, gli ordini calarono improvvisamente e diminuirono anche le “caladoras” fino al 1950. Nelle varie isole dell’arcipelago, la Sezione organizzava il lavoro nei

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vari atelier artigianali. Ricordiamo inoltre che il costume tradizionale di Fuerteventura (isola subtropicale dell’arcipelago delle Canarie) è fornito di un grembiulino chiamato “delantal” ornato di calado canario.

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CAPITOLO QUINTO

Romancero gitano La collezione p/e 2016 del brand Korai Il progetto prevede la realizzazione di un’ampia collezione moda dal nome “Romancero Gitano” per la stagione primavera-estate 2016. Essa comprende una linea di abiti commerciali, una prêt-à-porter, una di alta moda e una linea di abiti da ballo ispirati al flamenco e più in generale alle tradizioni andaluse, finalizzata alla vendita in store e, nel caso degli abiti da ballo, all’utilizzo per spettacoli di flamenco della compagnia di danza Duende Sur. Lo studio della collezione parte dall’analisi della nascita di questo stile musicale, le sue origini, i popoli che ne hanno preso parte, e tutti i maggiori interpreti che hanno fatto parte nel corso del tempo e che hanno dato il loro contributo a questo complesso e sfaccettato stile musicale. Nello specifico, lo studio prevede anche un’analisi più profonda e interiore di quest’arte, nel riuscire a capire il suo significato di gesti, di passi e di canto. Dal punto di vista stilistico, anche il repertorio iconografico è fondamentale per approfondire e conoscere il modo di vestire del popolo andaluso, per cercare di rivisitarne al meglio lo stile e proiettarlo verso un orizzonte nuovo, fresco, moderno, senza mai dimenticare le sue origini.

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V.1 Romancero Gitano Spring/Summer 2016 L’irruzione all’interno della collezione di asimmetrie, ruches over size, trasparenze e scollature maliziose, crea un’identità di flamenco completamente nuova mixata ad elementi più tradizionali come la vita alta, i cinturoni, le spalline sovrapposte e le allacciature che ricordano le corde delle chitarre. Parte dell’ispirazione riprende anche elementi tipici del mondo maschile andaluso; ritroviamo infatti bordure a contrasto, boleri, bretelle sotto forma di tagli sartoriali e mantelline che diventano parte integrante di corpini. La palette racchiude i colori tipici del costume andaluso: nero, bianco, oro e rosso mescolati tra loro. In “Romancero Gitano” ritroviamo tessuti pregiati come seta, georgette, chiffon e crepe per l’alta moda e il prêt-à-porter e alcuni tessuti più semplici come il jersey e il cotone elasticizzato per la parte commerciale e il ballo.

V.2 Brand Identity Il brand Korai di Tiziana Capillo nasce nel 2010 da un’attenta analisi di mercato, uno studio sul tipo di abbigliamento che qualsiasi donna vorrebbe e vuole indossare, un mix tra preta-porter e alta moda. Abiti che mettono in evidenza i punti di forza della silhouette femminile, focalizzando l’attenzione

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dell’osservatore nella bellezza dei tessuti, nello studio dei tagli e delle forme. Al brand, appartengono tutti i capi dalle linee e forme ricercate ma allo stesso tempo semplici e adatti alla vita frenetica metropolitana. Abiti ultramoderni realizzati con precisione e cura, che stupiscono per la loro originalità e per l’estrema ricercatezza nei tessuti. Il target di riferimento va dai 25 ai 45 anni, con un potere d’acquisto medio-alto.

V.3 Analisi di marketing Il made in Italy non rappresenta solo un marchio di qualità, ma un modello di organizzazione industriale in cui un’impresa, nata con un forte legame con il territorio e con una spiccata vocazione artigianale, si trasforma in un nucleo di servizi avanzati in grado di gestire sia le fasi di produzione che quelle di creazione, di distribuzione e commercializzazione. Il sistema tessile-abbigliamento-moda italiano, nonostante la pesante crisi che sta attraversando, rimane all’avanguardia a livello mondiale, soprattutto grazie ai fattori della creatività, dell’originalità, del design, delle tecnologie, confermandosi uno dei settori trainanti per quanto riguarda il made in Italy. E’ necessario per le imprese mantenere nel tempo una continuità nei loro processi di cambiamento, continuità che viene espressa nella brand identity costruita e consolidata nel tempo, sedimentata nella personalità dell’azienda stessa. Il consumatore di moda, utilizzando il prodotto, definisce le

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proprie scelte in relazione alla proiezione della propria immagine verso uno specifico marchio che possa rappresentarla. Lo stile è una scelta estetica che riguarda i singoli capi della collezione, le loro caratteristiche e la loro combinazione, dunque si può affermare che l’innovazione nel settore della moda si realizza attraverso la generazione di un stile radicalmente nuovo. La prima e indispensabile chiave di successo sul mercato è quindi lo stile di ogni singolo capo prodotto, che automaticamente, diviene lo stile della casa e l’identità di ogni collezione. L’innovazione sul piano stilistico è il tassello su cui si fonda la creazione di una realtà aziendale e la figura dello stilista è fondamentale. Egli riesce ad unire il suo patrimonio culturale e formativo alla creatività personale creando un prodotto con personalità propria in grado di dialogare con il consumatore e che possa trasferire originalità alla linea di prodotti. Il vantaggio concorrenziale non risiede più solo nella capacità di offrire un insieme di valori, ma nella capacità di mettere insieme domanda del consumatore e offerta del brand. Tutti questi fattori contribuiscono a rafforzare lo stile e l’immagine di un determinato prodotto ma non lo determinano del tutto, infatti, assumono rilievo fondamentale gli investimenti nell’area comunicazione, azioni pubblicitarie e le fiere di settore.

80


V.4 Presentazione della compagnia (biografia aziendale) DUENDE SUR La compagnia, di recente formazione, nasce da artisti che hanno studiato e studiano con rigore e passione il flamenco, ma che al contempo hanno un bagaglio di esperienze musicali ampio e variegato che spazia dalle pratiche improvvisative alla musica popolare siciliana di ricerca, dal sefardì59 al tango argentino. Questa ricchezza di linguaggi permette ai DUENDE SUR di affrontare il flamenco con spirito di innovazione, riempiendolo di legami con altre culture vicine per genesi e per contaminazione. DUENDE SUR mette in scena uno spettacolo pieno di forza espressiva e di profondità comunicativa, che coinvolge lo spettatore in un’esperienza di energia pura e di passione (fig. 31: il Duende Sur durante uno spettacolo). In questo percorso In Spagna esistono comunità ebraiche da epoche remote. Durante il medioevo gli ebrei iberici convissero con cristiani e arabi musulmani. Dal 1492 gli ebrei furono però brutalmente espulsi dalla penisola iberica e si trasferirono in altri paesi europei soprattutto nel Nord dell’Africa e nel Mediterraneo orientale. La loro musica è fatta di una base di origine ispanica e di elementi diversi, arabo-andalusi, turchi, balcanici, ecc.. Caratteristica unificante è l’aver mantenuto l’uso del “judezmo”, vale a dire una varietà dello spagnolo come propria lingua. Importante il ruolo ricoperto dal canto femminile, accompagnato dal tamburello. Gli strumenti musicali sono quelli della tradizione locale araba. All’interno della comunità era compito delle donne cantare la vita ebraica, accompagnandosi con il “pandero”, il tradizionale tamburello unico strumento ad essere utilizzato per tenere il ritmo. I Sefarditi si fecero così rappresentanti di un genere musicale in cui sono riscontrabili parallelismi con il flamenco e la musica dei popoli balcanici. Lo spagnolo, lingua dei loro canti, venne addirittura adoperato durante le funzioni religiose e dopo l’espulsione diventò la loro lingua madre, sostituendosi quasi completamente all’ebraico. 59

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il ballo rappresenta l’aspetto più immediato e coinvolgente che scatena sensualità e dinamismo, il canto è il legame primordiale con la parte più profonda dell’anima creatrice, la chitarra è la trama sulla quale si poggiano i primi due elementi. Il repertorio è composto da brani flamenchi ri-arrangiati e da brani originali. Il gruppo è composto da: Alejandra Bertolino Garcia: cante, cajòn. Arianna Oddo, Dora Moscato: baile Antonio Livoti: chitarra flamenco Salvo Compagno: Cajon - Percussioni Duende è una parola del gergo flamenco e rappresenta l’ispirazione artistica, ma soprattutto l’unione tra artisti e ascoltatori. E’ un folletto che si materializza nell’atto della creazione e che eleva esecutori e ascoltatori su un piano di comunicazione più profondo. V.5 Accessori Per completare la collezione, ed in particolare la linea di abiti da ballo, è stato progettato e realizzato un accessorio per capelli. Si tratta di un pettine gioiello che verrà indossato da Arianna Oddo, in complemento all’abito durante uno degli spettacoli di flamenco della compagnia Duende Sur. Esaurita la parte progettuale, sono presentati in galleria gli esiti

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degli shooting fotografici relativi a: • Il costume di scena per la compagnia DUENDE SUR • Documentazione fotografica dello spettacolo che andrà in scena in data 19 settembre 2015 • Un abito d’alta moda • Un abito pret-a-porter • Un accessorio per capelli I suddetti materiali sono consultabili sul sito www.tizianacapillo.it V.6 Il mood Nelle tavole sono presenti i seguenti stilisti: Ralph Lauren, Balmain, Stephane Rolland, Galliano, Balenciaga, Roberto Capucci, Mc Queen.

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84


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86


87


V.7 Cartella colori

negro blanco rojo dorado 88


V.8 cartella tessuti

cod.0046

cod.0047

cod.0048

cod.0049

cod.0050

cod.0070

cod.0045

cod.0051

cod.0074

cod.0044

cod.0054

cod.0052

cod.0043

cod.0042

cod.0041

89



V.9. Tavole di progetto

91



TAVOLA 1

Picasso, Tauromachia, litografiia 30 x 43 cm

Elaborazioni grafiche per prototipi di stampe su stoffa 93


TAVOLA 2

94


TAVOLA 3

95


TAVOLA 4

96


TAVOLA 5

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TAVOLA 6

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TAVOLA 7

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TAVOLA 8

100


TAVOLA 9

101


TAVOLA 10

102


TAVOLA 11

103


TAVOLA 12

104


TAVOLA 13

105


TAVOLA 14

106


TAVOLA 15

107


TAVOLA 16

108


TAVOLA 17

109


TAVOLA 18 mod.0051 pe16

110


mod: pantalone 0051 pe16

mod: gilet 0051pe 16

zip invisibile centro davanti

15cm

7cm

7cm

50cm

elastico in vita e lacci

jj 70cm

elastico in vita

riccio

tessuto:

consumo:

cod. 0047 pantalone cod.0047 - 2m cod. 0046 cinto, lacci, tasche

cod. 0046 - 35cm

tessuto: cod. 0047 bordura centro davanti e cinto cod. 0046 gilet

111

consumo: cod. 0047 - 40cm cod. 0046 - 1,5m


TAVOLA 19 mod.0067 pe16

112


mod: abito corto 0067 pe16

zip invisibile centro dietro

7cm

95cm

76cm

tessuto:

consumo:

cod. 0047 lacci

cod. 0047 - 10cm

cod. 0046 abito

cod. 0046 - 2,5m

113


TAVOLA 20 mod.0070 pe16

114


mod: top 0070 pe16

mod: pantalone 0070 pe16

bottoncino

60cm

5cm

20cm

zip invisibile sul fianco

104cm

coulisse

tessuto: cod. 0047 maglia cod. 0046 lacci e maniche

consumo: cod. 0047 - 1,5m cod. 0046 - 40cm

tessuto:

consumo:

cod. 0047 cinto, lacci cod. 0047 - 30cm cod. 0046 pantalone cod. 0046 - 2m

115


TAVOLA 21 mod.0050 pe16

116


mod: abito corto 0050 pe16

5cm

bottoncino

zip invisibile centro dietro

cod.0047

95cm

cod.0051

tessuto: cod. 0047 fianchetti, interno abito e lacci cod. 0046 parte centrale abito cod. 0051 fianchi abito

consumo: cod. 0047 - 2,5m cod. 0046 - 1,5m cod. 0051 - 1,,5m

117


TAVOLA 22 mod.0021 pe16

118


mod: top 0021 pe16

mod: pantalone 0021 pe16

28cm

52cm

bottoni a pressione e zip centro davanti

104cm

tessuto: cod. 0047 maglia superiore cod. 0046 maglia sotto e lacci

consumo: cod. 0047 - 50cm

tessuto:

consumo:

cod. 0048 pantalone cod. 0048 - 1,5m

cod. 0046 - 70cm

119


TAVOLA 23 mod.0068 pe16

120


mod: abito corto 0068 pe16

allacciatura centro dietro 5cm

82cm

zip invisibile centro dietro

tessuto: cod. 0046 abito

consumo: cod. 0046 - 2m

121


TAVOLA 24 mod.0017 pe16

122


mod: giacca 0017 pe16

mod: pantalone 0017pe16

zip in metallo centro davanti

50cm

elastico in vita e lacci 15cm

104cm

tessuto: cod. 0047 colletto, polsini e cinto cod. 0046 giacca e maniche

consumo:

tessuto:

consumo:

cod. 0047 - 30cm

cod. 0047 pantalone cod. 0047 - 1,5m

cod. 0046 - 1,5m

cod. 0046 bordure

123

cod. 0046 - 1,5m


TAVOLA 25 mod.005 pe16

124


mod: abito corto 005 pe16

80cm

37cm

zip in metallo centro davanti

15cm

tessuto:

consumo:

cod. 0047 bordure e tasche

cod. 0047 - 1m

cod. 0046 abito

cod. 0046 - 1m

125


TAVOLA 26 mod.0057 pe16

126


mod:maglia 0057 pe16

mod:pantalone 0057 pe16

allacciatura anteriore

50cm

bottoncino

lacci e riccio 106cm

tessuto: cod. 0047 lacci maniche cod. 0046 spallie e lacci maglia cod. 0051 maglia

consumo: cod. 0047 - 10cm cod. 0046 - 10cm cod. 0051 - 1,5m

tessuto: cod. 0047 parte esterna pantalone cod. 0046 parte interna pantalone e cintino cod. 0051 lacci e taschine posteriori

127

consumo: cod. 0047 - 1m cod. 0046 - 1m cod. 0051 - 10cm


TAVOLA 27 mod.0069 pe16

128


mod: abito corto 0069 pe16

8cm

82cm

zip invisibile centro dietro

tessuto: cod. 0047 abito cod. 0046 spalline

consumo: cod. 0047 - 1,5m cod. 0046 - 20cm

129


TAVOLA 28 mod.0052 pe16

130


mod:tuta 0052 pe16

50cm

zip invisibile centro davanti

155cm

tasche a filetto

tessuto:

consumo:

cod. 0047 taschine

cod. 0047 - 10cm

cod. 0046 tuta

cod. 0046 - 2m

131


TAVOLA 29 mod.0049 pe16

132


mod: abito corto 0049 pe16

82cm

45cm

zip invisibile centro dietro

tessuto:

consumo:

cod. 0046 abito

cod. 0046 - 1,5m

cod. 0070 spalline e cinto

cod. 0070 - 30cm

133


TAVOLA 30 mod.0055 pe16

134


mod: top 0055 pe16

mod: pantalone 0055 pe16

cod.0070 bottone

55cm

zip invisibile sul fianco tasche a filetto

65cm coulisse

tessuto: cod. 0050 maniche e parte inferiore maglia cod. 0070 corpino

consumo: cod. 0050 - 2m cod. 0070 - 40cm

tessuto: cod. 0050 cintino, lcci e tasche cod. 0070 pantalone

135

consumo: cod. 0050 - 1,5m cod. 0070 - 20cm


TAVOLA 31 mod.0056 pe16

136


mod: top 0056 pe16

mod: pantagonna 0056 pe16

zip invisibile centro dietro

allacciatura anteriore

60cm

32cm 60cm

coulisse

tessuto:

tasche a filetto

consumo:

cod. 0051 maniche e cod. 0051 - 1m cintura cod. 0044 - 1m cod. 0044 maglia cod. 0041 - 1m cod. 0041 fodera

tessuto: cod. 0051 pantagonna cod. 0044 cinturino e tasche

137

consumo: cod. 0051 - 1,5m cod. 0044 - 20cm


TAVOLA 32 mod.0054 pe16

138


mod: giacca 0054 pe16

mod:pantalone 0054 pe16

zip invisibile centro davanti

60cm

zip invisibile sul fianco

104cm

tessuto:

consumo:

tessuto:

consumo:

cod. 0050 giacca

cod. 0050 - 1,5m

cod. 0050 cintura

cod. 0050 - 30cm

cod. 0070 spalline

cod. 0070 - 30cm

cod. 0070 - 1,5m

cod. 0042 fodera

cod. 0042 - 1,5m

cod. 0070 pantalone e bordure

139


TAVOLA 33 mod.0011 pe16

140


mod:blusa 0011 pe16

mod:gonna 0011 pe16

zip invisibile centro dietro

55cm

zip invisibile centro dietro

automatici

60cm

tessuto:

consumo:

cod. 0045 maglia

cod. 0045 - 1m

cod. 0054 spalline e lacci

cod. 0054 - 30cm

tessuto:

consumo:

cod. 0052 bretelle e cod. 0052 - 1m bordura cinturino cod. 0054 - 1m cod. 0054 gonna cod. 0042 - 1m cod. 0042 fodera

141


TAVOLA 34 mod.0026 pe16

142


mod: top 0026 pe16

mod: pantalone 0026 pe16 abbottonatura anteriore

zip invisibile centro dietro

60cm

cod.0054

cod.0044

104cm

tessuto:

consumo:

cod. 0044 maglia

cod. 0044 - 1m

cod. 0054 spalline

cod. 0054 - 30cm

tessuto: cod. 0044 interno pantalone cod. 0054 pantalone

143

consumo: cod. 0044 - 1,5m cod. 0054 - 1,5m


TAVOLA 35 mod.0015 pe16

144


mod: giacca 0015 pe16

mod: gonna 0015 pe16

zip invisibile centro davanti

50cm

zip invisibile centro dietro

70cm

tessuto: cod. 0044 giacca e maniche

consumo: cod. 0044 -1,5m

cod. 0051 - 1m cod. 0051 spalline e centro davanti cod. 0043 - 1,5m

tessuto:

consumo:

cod. 0044 cinturino cod. 0044 - 20cm cod. 0051 gonna

cod. 0043 fodera

145

cod. 0051 - 1,5m


TAVOLA 36 mod.0029 pe16

146


mod: tuta 0029 pe16

zip invisibile centro dietro

cod.0051

cm

35

77cm

cod.0050 cod.0051

29cm

cod.0044

cod. 0044

tessuto:

consumo:

cod. 0044 - 50cm

cod. 0050

cod. 0050 - 1,5m

cod. 0051

cod. 0051 - 1m

cos.0042 fodera

cos.0042 - 1m

147


TAVOLA 37 mod.0030 pe16

148


mod: top 0030 pe16

mod: pantalone 0030 pe16 zip invisibile sul fianco

60cm

zip invisibile centro dietro

104cm

tessuto:

consumo:

tessuto:

consumo:

cod. 0045 maglia

cod. 0045 - 1m

cod. 0052 bordure

cod. 0052 - 30cm

cod. 0070 spalline

cod. 0070 - 30cm

cod. 0070 pantalone

cod. 0070 - 1,5m

149


TAVOLA 38 mod.0016 pe16

150


mod: top 0016 pe16

mod:gonna 0016 pe16

zip invisibile centro dietro

60cm

zip invisibile centro dietro

55cm

finta allacciatura centro davanti

tessuto:

consumo:

tessuto:

consumo:

cod. 0045 maglia

cod. 0045 - 1m

cod. 0042 fodera

cod. 0042 - 1m

cod. 0070 colletto

cod. 0070 - 10cm

cod. 0070 fodera

cod. 0070 - 1m

cod.0050 parte interna gonna

cod.0050 - 1m

cod.0074 parte esterna gonna

151

cod.0074 - 1m


TAVOLA 39 mod.0013 pe16

152


mod: abito corto 0013 pe 16 zip invisibile centro dietro cod.0074

cod.0045

cod.0051

cod.0074

cod.0051 80cm

cod.0045 cod.0045

tessuto:

consumo:

cod. 0042 fodera

cod. 0042 - 1m

cod. 0051

cod. 0051 - 1m

cod.0045

cod.0045 - 1,5m

cod.0074

cod.0074 - 30cm

153


TAVOLA 40 mod.003 pe16

154


mod:camicia 003 pe16

mod: pantalone 003 pe16

zip invisibile sul fianco

80cm

60cm

abbottonatura centro davanti

tessuto: cod. 0045 maglia e maniche cod. 0044 polsini, colletto, abbottonatura

consumo: cod. 0045 - 2m cod. 0044 - 1m

tessuto: cod. 0050 pantalone cod. 0044 cintura e bordure

155

consumo: cod. 0050 - 1m cod. 0044 - 1m


TAVOLA 41 mod.0024 pe16

156


mod: abito corto 0024 pe16

finta allacciatura

29cm

77cm

cod.0054

zip invisibile centro dietro

tessuto:

consumo:

cod. 0074 abito

cod. 0074 - 1m

cod. 0054 parte superiore corpino

cod. 0054 - 40cm

cod.0041 fodera

cod.0041 - 1m

157


TAVOLA 42 mod.0022 pe16

158


mod: maglia 0022 pe16

mod:pantalone 0022 pe16

bottoncino

55cm

zip invisibile sul fianco

104cm

coulisse

tessuto:

consumo:

cod. 0051 maglia

cod. 0051 - 1,5m

cod. 0044 spalline e lacci

cod. 0044 - 20cm

tessuto: cod. 0051 bordure cintura cod. 0044 pantalone

159

consumo: cod. 0051 - 10cm cod. 0044 - 1,5m


TAVOLA 43 mod.0028 pe16

160


mod: giacca 0028 pe16

mod: shorts 0028 pe16

zip invisibile e allacciatura centro davanti

50cm

zip invisibile sul fianco

47cm

tessuto: cod. 0054 mantellina cod. 0050 corpino cod. 0052 fodera

consumo: cod. 0054 - 60cm cod. 0050 -60cm cod. 0052 - 1m

tessuto: cod. 0054 pantalone cod. 0050 cintura

161

consumo: cod. 0054 - 60cm cod. 0050 - 30cm


TAVOLA 44 mod.007 pe16

162


mod: abito corto 007pe16

100cm

zip invisibile centro dietro

tessuto:

consumo:

cod. 0074 abito

cod. 0074 - 1,5m

cod. 0070 cintura e spalline

cod. 0070 - 30cm

cod. 0041 fodera

cod. 0041 - 1,5m

163


TAVOLA 45 mod.002 pe16

164


mod: giacca 002 pe16

mod: pantalone 002 pe16

zip in metallo centro davanti

50cm

zip invisibile sul fianco

104cm

tessuto:

consumo:

cod. 0050 spalline e cod. 0050 - 1m bordure cod. 0070 - 1,5m cod. 0070 giacca cod. 0042 - 1,5m cod. 0042 fodera

tessuto: cod. 0050 pantalone e cintura cod. 0070 cintura e interno pantalone

165

consumo: cod. 0050 - 1,5m cod. 0070 - 1,5m


TAVOLA 46 mod.0027 pe16

166


mod: abito corto 0027 pe16

77cm

zip invisibile centro dietro

tessuto: cod. 0054 cintura, corpino, bordure pantalone cod. 0044 corpino e pantalone

consumo: cod. 0054 - 1m cod. 0044 - 1m

167


TAVOLA 47 mod.0010 pe16

168


mod: giacca 0010 pe16

mod:pantalone 0010 pe16

zip invisibile centro davanti

zip invisibile sul fianco

50cm

cod.0054

cod.0050

frange decorative nere 104cm

tessuto:

consumo:

tessuto:

consumo:

cod. 0054 spalline

cod. 0054 - 30cm

cod. 0054 cintura

cod. 0054 - 20cm

cod. 0044 giacca e maniche

cod. 0044 - 1,5m

cod. 0044 bordure cintura

cod. 0044 - 10cm

cod. 0050 - 50cm cod. 0050 fianchetti e spalline cod. 0042 - 1,5m

cod. 0050 pantalone

cod. 0042 fodera

169

cod. 0050 - 1,5m


TAVOLA 48 mod.006 pe16

170


mod: abito corto 006 pe16

zip invisibile centro dietro cod.0052

77cm

cod.0051

cod.0074

cod.0051

cod. 0074

tessuto:

consumo:

cod. 0074 - 1m

cod. 0051

cod. 0051 - 1,5m

cod. 0052

cod. 0052 - 1,5m

cod. 0043 fodera

cod. 0043 - 1m

171


TAVOLA 49 mod.0023 pe16

172


mod: abito 0023 pe16

zip invisibile centro dietro

100cm

finti ganci

tessuto:

consumo:

cod. 0045 godet, centro corpino cod. 0045 - 2,5m cod. 0051 abito

cod. 0051 - 1,5m

cod. 0042 fodera

cod. 0042 - 1,5m

cod. 0044 cintura e bordure

cod. 0044 - 1,5m

173


TAVOLA 50 mod.001 pe16

174


mod: abito lungo 001 pe16

155cm

zip in metallo centro davanti

tessuto:

consumo:

cod. 0050 abito

cod. 0050 - 2m

cod. 0051 spalline e cintura

cod. 0051 - 1m

cod. 0042 fodera

cod. 0042 - 2m

cod. 0044 polsini, godet, bordure cinta

cod. 0044 - 2m

175


TAVOLA 51 mod.0014 pe16

176


mod: abito lungo 0014 pe16

bottoncini

60cm

zip invisibile centro dietro

lacci

160 cm

tessuto:

consumo:

cod. 0045 godet e collo

cod. 0045 - 2m

cod. 0070 baschina e scollo

cod. 0070 - 50cm

cod. 0041 fodera

cod. 0041 - 2m

cod. 0074 abito

cod. 0074 - 2m

177


TAVOLA 52 mod.0035 pe16

178


mod: abito lungo 0035 pe16

21cm

122cm

zip invisibile sul fianco

tessuto:

consumo:

cod. 0070 interno godet

cod. 0070 - 2m

cod. 0041 fodera

cod. 0041 - 1m

cod. 0074 abito

cod. 0074 - 3m

179


TAVOLA 53 mod.008 pe16

180


mod: abito lungo 008 pe16

122cm

30cm

zip invisibile centro dietro

150cm

tessuto:

consumo:

cod. 0054 abito

cod. 0054 - 2,5m

cod. 0041 fodera

cod. 0041 - 1,5m

cod. 0074 interno ruches

cod. 0074 - 1m

181


TAVOLA 54 mod.0038 pe16

182


mod: tuta da ballo 0038 pe16 finta allacciatura anteriore

158cm

zip invisibile centro dietro

tessuto:

consumo:

cod. 0044 tuta

cod. 0044 - 3m

cod. 0049 corpino e cintura

cod. 0049 - 60cm

cod. 0051 bordure

cod. 0051 - 50cm

183


TAVOLA 55 mod.0043 pe16

184


mod: abito da ballo 0043 pe16 finta allacciatura anteriore

zip invisibile centro dietro

158cm

34cm

tessuto:

consumo:

cod. 0048 abito

cod. 0048 - 1m

cod. 0049 godet e maniche

cod. 0049 - 2m

185


TAVOLA 56 mod.0041 pe16

186


mod: tuta da ballo 0041pe16 cod.0051

zip invisibile centro dietro

158cm

finta allacciatura centro davanti

tessuto: cod. 0048 corpino

consumo: cod. 0048 - 50cm

cod. 0051 maniche, pantalone cod. 0051 - 2m tuta e bordure

187


TAVOLA 57 mod.0046 pe16

188


mod: abito da ballo 0046 pe16 zip invisibile centro dietro

158cm

finta allacciatura centro davanti

tessuto:

consumo:

cod. 0044 abito

cod. 0044 - 2m

cod. 0051 godet laterali

cod. 0051 - 2m

cod. 0043 fodera

cod. 0043 - 2m

189


TAVOLA 58 mod.0040 pe16

190


mod: abito da ballo 0040 pe16 bottone

finta allacciatura centro davanti

158cm

zip invisibile centro dietro

tessuto:

cod. 0051 corpino, gonna, godet maniche cod. 0048 cintura, spalline, maniche

consumo:

cod. 0051- 3,5m cod. 0048 - 1m

cod. 0043 - 3,5m

cod. 0043 fodera

191


TAVOLA 59 mod.0045 pe16

192


mod: abito da ballo 0045 pe16 zip invisibile centro dietro

158cm

finta allacciatura centro davanti

tessuto: cod. 0049 spalline, cintura, godet cod. 0048 corpino e gonna cod. 0042 fodera

consumo: cod. 0049 - 2,5m cod. 0048 - 2m cod. 0042 - 2m

193


TAVOLA 60 mod.0042 pe16

194


mod: abito da ballo 0042 pe16 zip invisibile centro dietro

158cm

finta allacciatura centro davanti

tessuto:

consumo:

cod. 0051 gonna e bordure

cod. 0051 - 2,5m

cod. 0048 corpino

cod. 0048 - 2m

cod. 0043 fodera

cod. 0043 - 2,5m

195


TAVOLA 61 mod.0044 pe16

196


mod: abito da ballo 0044 pe16 zip invisibile centro dietro

158cm

65cm

tessuto:

cod. 0048 mantella, primo terzo godet cod. 0051 corpino e gonna cod. 0049 secondo e quarto godet, cintura

consumo:

cod. 0048 - 2,5m cod. 0051 - 1m cod. 0049 - 2,5m cod. 0043 - 1,5m

cod. 0043 fodera

197


TAVOLA 62 mod.0037 pe16

198


mod: abito da ballo 0037 pe16 zip invisibile centro dietro

158cm

finta allacciatura centro davanti

tessuto:

consumo:

cod. 0049 spalline, cintura, polsini, primo e terzo godet

cod. 0049 - 2,5m

cod. 0048 abito, maniche e secondo godet

cod. 0048 - 2,5m cod. 0043 - 1,5m

cod. 0043 fodera 199


TAVOLA 63 mod.0039 pe16

200


mod: abito da ballo 0039 pe16 zip invisibile centro dietro

158cm

frange decorative nere

tessuto:

consumo:

cod. 0049 abito

cod. 0049 - 3m

cod. 0042 fodera

cod. 0042 - 3m

201



Apparati



Indice delle illustrazioni

Indice delle illustrazioni Fig. 1 Mappa delle migrazioni Rom in Eurasia Fig. 2 Flamenco in Cordoba Fig. 3 Ritratto di Estrellita Castro Fig. 4 Ritratto di Camaron De La Isla Fig. 5 Ritratto di Lola Flores Fig. 6 Ritratto di Joaquin Cortes Fig. 7 Modello di Balenciaga Fig. 8 Scarpa di Manolo Blahnik Fig. 9 T-shirt Custo Barcelona Fig. 10 Tunica Delphos Fig. 11 Giacchino in maglia metallica Paco Rabanne Fig. 12 Ritratto di Agatha Ruiz de la Prada Fig. 13 Abito di Juanjo Oliva, collezione 2012 Fig. 14 Abito di Antonio Pernas Fig. 15 Reportage della campagna Desigual Entra desnudo sal vestido Fig. 16 Collezione s/s Estrella Archs 2011 Fig. 17 Amaya Arzuaga, collezione Autunno inverno 2011 Fig. 18 Pelliccia di Elena Benarroch Fig. 19 Outfit di Adolfo Dominguez, collezione s/s 2013

p. 50 p. 51

Fig. 20 Fig. 21 Fig. 22 Fig. 23

p. 52 p. 53 p. 54 p. 55

Abito di Elio Berhanyer, collezione 2010. Collezione sposa Jesus del Pozo Abiti Fernando Sรกnchez, 1970 Costume da bagno Andres Sarda

205

p. 11 p. 24 p. 33 p. 36 p. 37 p. 38 p. 43 p. 44 p. 44 p. 45 p. 45 p. 46 p. 47 p. 47 p. 48 p. 49 p. 49


Fig. 24 Disegno su carta in china di Picasso Fig. 25 Scultura con toro di Oscar Estruga Fig. 26 Ceramica andalusa Fig. 27 Gioiello realizzato con la tecnica della granulazione. Fig. 28 Gioiello di Masriera Fig. 29 Esempio di ricamo a giorno Fig. 30 Esempio di calado canario Fig. 32 Il Duende Sur durante uno spettcolo

206

p. 57 p. 58 p. 59 p. 59 p. 60 p. 61 p. 61 p. 81


Bibliografia Atlante della moda, Logos ed., Modena 2011 BOWLES HAMISH, Balenciaga and Spain, Skira Rizzoli ed., Milano 2011 Dizionario della moda, a cura di Guido Vergani, Baldini Castoldi Dalai ed., Milano 2003 FINTONI SERGIO, Produrre e distribuire moda, prefazione di Gaetano Marzotto, I libri Polimoda, Franco Angeli ed., Milano 2008 GAMBOA JOSE’ M., Una storia del Flamenco, Hoepli ed., Milano 2011 SPINELLI SANTINO, Rom, Genti Libere. Storia, arte e cultura di un popolo misconosciuto, prefazione di Moni Ovadia, Baldini & Castoldi ed., Milano 2012

207


Sitografia

http://www.adolfodominguez.com http://www.agatharuizdelaprada.com http://www.amayaarzuaga.com/amaya-eshop https://www.andressarda.com http://www.arthemisia.it/intra/upload/contenuti/file/ PICASSO_.pdf http://www.bagues-masriera.com https://www.delpozo.com http://www.don-quijote.it http://www.elenabenarroch.com http://www.elmirabras.it/flamenco.htm http://www.estrellaarchs.com http://www.eurorom.org/cultura.html http://www.fashionfromspain.com http://www.fioretombolo.net/caladocanario1.htm http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html http://www.il-mondo-delle-gemme.juwelo.it/llius-masrieraorafo-famoso-spagna http://www.juanjooliva.com http://www.leiweb.it/moda/sfilate-moda/donna-primaveraestate-2014/fernando-sanchez http://www.manoloblahnik.com http://www.oscarestruga.com http://www.tierra.it/IT/tierra/8/32/Geografia-della-modaspagnola.aspx

208



Finito di stampare nel mese di Settembre 2015 Tipografia Eliorapida, Palermo


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